redazione il torinese

Capodanno in piazza

È vero che è stato un “annus horribilis”  e che la città è in crisi, diminuiscono gli abitanti, l’età media è sempre più alta, aumentano i poveri e che ne sono successe di tutti i colori ma che il Comune avrebbe eliminato la Festa di fine anno  in Piazza San Carlo non pensavo. Effettivamente non c’è molto da festeggiare tra licenziamenti nei musei cittadini, tutta la mia solidarietà ai lavoratori, rischi di licenziamenti al Salone del Libro e minacce di farli in GTT ( gruppo torinese trasporti)  , ma la festa poteva servire , anche solo per una sera, a dimenticare i problemi o per provare ad esorcizzarli.  Invece ha vinto la paura, oramai una psicosi, che si ripetesse il “flop” dei 24 giugno per il San Giovanni per non pensare o anche solo ad immaginare il peggio. Il ricordo della tragedia di Piazza San Carlo è ancora vivo. E così nulla! Il classico brindisi  di fine anno in piazza sarà a porte chiuse, al coperto, ” indoor” .  Ai torinesi non rimane che andare a Settimo Torinese , dove  si aspetterà  il nuovo anno in Piazza Campidoglio con le note dagli Statuto, Beppe Braida ed altri. Al posto di Fabrizio Puppo , Sindaco di Settimo Torinese,  dopo le polemiche sul blocco delle auto per ridurre l’inquinamento da polveri sottili , inviterei Chiara Appendino per il brindisi delle ore ventiquattro. Altra interessante alternativa , sono previsti bus e treni speciali per l’andata e il ritorno, è Asti dove nella tradizionale Piazza Alfieri si esibirà la brava Elisa. Torino periferia di Settimo e provincia di Asti! Buon Anno Nuovo.

Capodanno, i botti spaventano gli animali… e non solo

Al via una campagna di sensibilizzazione lanciata dall’Amministrazione comunale per richiamare l’attenzione, sulla pericolosità di petardi, mortaretti, fuochi d’artificio e altro materiale pirotecnico, ai danni degli animali.

Con i disegni della classe 2D della scuola elementare Manzoni sono state realizzate la locandina e la cartolina.

 Consigli utili:

e’ importante innanzitutto rivolgersi al proprio veterinario che vi saprà indicare le soluzioni più adeguate da adottare per affrontare questi problemi in caso di paura o panico del vostro animale

Proteggere i cani e i gatti

  •  Assicurarsi che abbiano sempre un luogo di facile accesso dove ripararsi e trovar rifugio
  • Assicurarsi che siano in un ambiente protetto e sicuro da cui non possano allontanarsi
  • Portare a passeggio il cane durante le ore diurne sempre al guinzaglio:  ricordarsi infatti che un cane spaventato può cercare di scappare ed allontanarsi da voi
  • Tenere i gatti e i cani in casa nelle ore serali, quando i botti potrebbero essere più facilmente utilizzati
  •  All’imbrunire, chiudere bene le imposte delle finestre, accostare le tende e coprire e attutire il rumore dei botti con della musica
  • Non punire mai i vostri animali quando sono spaventati: un tale comportamento potrebbe peggiorare il loro stato d’animo
  • Dotate il vostro animale di microchip (obbligatorio per i cani e facoltativo per i gatti). Permette di rintracciare più facilmente il vostro  animale nel caso dovesse scappare.

Per i cani

  •  Programmare in tempo le misure atte ad aiutare i cani ad affrontare il rumore dei botti chiedendo consiglio al vostro veterinario.
  • Predisporre un “rifugio” sicuro per il cane individuando una zona tranquilla della casa
  • Abituare  il proprio cane ad associare questo luogo ad uno spazio tranquillo, facendogli trovare, ad esempio, i propri giochi preferiti.  Questa abitudine insegnerà al cane che quell’area è  un luogo sicuro e piacevole dove potersi rifugiare nel caso in cui si dovesse sentire in pericolo
  • E’ importante che il cane possa accedere al proprio “rifugio”, anche in vostra assenza

  Cosa fare durante i fuochi d’artificio o i botti

  • Chiudere tutte le finestre in modo da oscurare al meglio le stanze, così da eliminare qualsiasi problema causato dai bagliori improvvisi.
  • Non lasciare il cane da solo.
  • Dedicare più attenzione al vostro animale: giocate provando a coinvolgerlo, ma senza forzarlo
  • Ignorare i rumori dei botti e i bagliori causati dai fuochi, dimostrando la vostra tranquillità al cane.

Per i gatti

  •  Assicurarsi che il gatto abbia almeno un luogo dove andare a ripararsi
  • Fare attenzione che il gatto non esca da casa

Per gli altri animali

  • Se il tuo animale vive all’esterno, coprire con una coperta, la gabbia o la voliera, così da proteggerlo dai bagliori dei fuochi e dai rumori forti. Lasciare una piccola fessura per far circolare l’aria
  • Mettere a disposizione luoghi protetti  dove il vostro animale possa ripararsi

Cosa fare se…

… hai un animale domestico “non convenzionale” (coniglio, cavia, furetto, criceto, pappagallo, canarino, tartaruga, camaleonte, ecc. ecc.) o hai bisogno di aiutare un animale selvatico terrorizzato e/o ferito?

Rivolgiti al Centro Animali Non Convenzionali – C.A.N.C, tel. 011.6709157. Reperibilità notturna: 366.6867428

Cosa fare per…

…segnalare irregolarità, vendita illegale e/o comportamenti scorretti?

Chiama il Corpo di Polizia Municipale, Centrale Operativa, tel. 011 011 1.

 

L’articolo 9, comma 23 – del  Regolamento n. 320 della Città di Torino per la Tutela e il benessere degli animali vieta di far esplodere petardi, botti, fuochi d’artificio e articoli pirotecnici in genere.

Oggi al cinema

LE TRAME DEI FILM NELLE SALE DI TORINO

A cura di Elio Rabbione

 

Assassinio sull’Oriente Express – Giallo. Regia di Kenneth Branagh, con Judi Dench, Michelle Pfeiffer, Johnny Depp, Penelope Cruz e Branagh nelle vesti di Hercule Poirot. Altra rivisitazione cinematografica del romanzo della Christie dopo l’edizione firmata da Sidney Lumet nel ’74, un grande Albert Finney come investigatore dalle fiammeggiati cellule grigie. Un titolo troppo grande per non conoscerlo: ma – crediamo, non foss’altro per il nuovo elenco di all star – resta intatto il piacere di rivederlo. Per districarci ancora una volta tra gli ospiti dell’elegante treno, tutti possibili assassini, una partenza da Istanbul, una vittima straodiata, una grande nevicata che obbliga ad una fermata fuori programma e Poirot a ragionare e a dedurre, sino a raggiungere un amaro finale, quello in cui la giustizia per una volta non vorrà seguire il proprio corso. Durata 114 minuti. (Ambrosio sala 1, Massaua, Eliseo Blu, Ideal, Lux sala 1, Reposi, The Space, Uci)

 

Borg McEnroe – Drammatico/biografico. Regia di Janus Metz Pedersen, con Shia LaBeouf, Sverrir Gudnason e Stellan Skarsgård. Due campioni, due storie e due personalità diversissime, gli stili che catturano opposte folle di fan, i movimenti freddi e calibrati dell’uno contro quelli nervosi e impetuosi dell’altro, la calma contro il nervosismo, la loro rivalità che li vide a confronto per 14 volte tra il ’78 e il 1981, fino alla finale di Wimbledon, che qualcuno ancora oggi considera una delle più belle partite della storia del tennis. Fino alla loro amicizia, fuori dai campi. Durata 100 minuti. (Classico)

 

50 primavere – Commedia. Regia di Blandine Lenoir, con Agnès Jaoui, Pascale Arbillot e Thibault de Montalembert. Raggiunta l’età del titolo, Aurore non vive proprio quel che si potrebbe definire un periodo felice, senza problemi. Si ritrova separata dal marito, a dover fare la cameriera in una piccola città di provincia anche per dare una mano alle due figlie. Come se non bastasse, il lavoro va in fumo e bisogna mettersi alla ricerca di un altro, una figlia aspetta un bebè che la chiamerà nonna e le vampate della menopausa sono sempre più lì ad aggredirla. Ritroverà un amore di gioventù e pensa di poter ricominciare. Ma non è così semplice. Durata 89 minuti. (F.lli Marx sala Chico, Nazionale sala 2)

 

Coco – Animazione. Regia di Lee Unkrich e Adrian Molina. Fa parte di una famiglia che certo non stravede per la musica il piccolo Miguel e lui non ha altro sogno che diventare chitarrista. Questo il preambolo; e a dire quanto la Pixar guardi allo stesso tempo ad un pubblico di bambini (ma, per carità, senza nessun incubo) e di adulti, ecco che Miguel si ritrova catapultato nel Regno dei Morti a rendere omaggio ai tanti parenti che non sono più attorno a lui. Durata 125 minuti. ((Massaua, Ideal, Lux sala 2, Reposi, The Space, Uci)

 

Come un gatto in tangenziale – Commedia. Regia di Riccardo Milani, con Paola Cortellesi, Antonio Albanese, Claudio Amendola e Sonia Bergamasco. Quando gli opposti si attraggono. Ovvero l’incontro tra Giovanni, intellettuale di sinistra, abitazione nel centro di Roma, tutto quadri e libri, in riunione a Bruxelles a parlare di periferie e di quanto sia opportuna la contaminazione tra l’alto e il basso, e Monica, borgatara di una periferia stracolma di extracomunitari, piena di tatuaggi, dal più che dubbio gusto nel vestire, consorte in perenne debito con la giustizia: incontro che nasce quando i due ragazzini dell’una e dell’altra parte iniziano un filarino che punta deciso al futuro. E se l’incontro portasse l’intellettuale e la borgatara a rivedere le loro antiche posizioni? Durata 98 minuti. (Massaua, Greenwich sala 1, Ideal, Reposi, The Space, Uci)

 

Dickens: l’uomo che inventò il Natale – Commedia. Regia di Bharat Nalluri, con Dan Stevens, Christopher Plummer e Jonathan Pryce. Trentunenne, nel 1843, il giovane scrittore Charles Dickens deve far fronte ad alcuni insuccessi letterari, a cinque figli da mantenere e ad un tenore di vita del padre che è prodigo di operazioni finanziarie al limite del baratro. In sole sei settimane, attingendo alla vita di ogni giorno e riandando allo stesso tempo ai personali ricordi di un tempo, in un perfetto quadro dell’epoca vittoriana, tra ingiustizie sociali e ricchezze, darà vita ad una novella che rappresenta appieno lo spirito del Natale, incentrata sul carattere dispotico e cinico del vecchio Ebeneezer Scrooge come sulla sua piena conversione alla bontà. Era nato “Il racconto – o canto – di Natale”. Durata 114 minuti. (Massaua, The Space, Uci)

 

Ferdinand – Animazione. Regia di Carlos Saldahna. Non ha mai avuto vita facile il libro dell’americano Munro Leaf da cui oggi nasce questo cartoon di Saldahna (già premiato autore di “Rio” e dell’”Era glaciale”), libro del ’36 su cui franchisti prima e nazisti poi non poco s’accanirono (era, inevitabilmente, nell’animo di Gandhi). La vicenda del toro decisamente pacifista diverte oggi bambini e anche adulti dal cuore pronto a rilassarsi, pronti a simpatizzare con un animale che è destinato a combattere nell’arena ma che al contrario preferisce circondarsi di fiori, fugge da chi gli impone quelle regole, stringe amicizia con una piccola animalista. Lieto fine che s’impone, al fianco del “pericolosissimo” toro altri simpatici personaggi, tra cui da non lasciarsi sfuggire la capra Lupe. Durata106 minuti. (Massaua, Greenwich sala 2, Ideal, Reposi, The Space, Uci)

 

Happy End – Drammatico. Regia di Michael Haneke, con Isabelle Huppert e Jean Louis Trintignant. Una famiglia dell’alta borghesia a Calais. Il padre è il fondatore di un’azienda, ora guidata dalla figlia e dal nipote ribelle. Si devono risolvere i problemi che stanno dentro la fabbrica (qui è successo un incidente che ha provocato la morte di una persona) e la famiglia (qui il fratello della donna si risposa e inizia ad avere problemi con la figlia di primo letto, che gli è stata affidata dopo che la madre è stata ricoverata): tutto questo mentre i migranti stazionano sulle spiagge e creano tendopoli. Durata110 minuti. (Ambrosio sala 3)

 

L’insulto – Drammatico. Regia di Ziad Doueiri, con Adel Karam e Kamel El Basha (Coppa Volpi a Venezia). A Beirut, un incidente tra due uomini, un operaio palestinese che è caposquadra di un cantiere con l’incarico di una ristrutturazione e un meccanico di religione cristiana. Quando costui, Toni, rifiuta di riparare una vecchia grondaia che ha bagnato la testa di Yasser, questi lo insulta, e gli insulti si accompagnano alle percosse, per cui l’incidente finirà in tribunale: situazione aggravata dal fatto che la moglie di Toni ha per lo spavento dato alla luce prematuramente una bambina che lotta tra la vita e la morte. Un caso particolare che adombra un conflitto molto più allargato e mai cessato: come ancora dimostra il processo, dove un padre e una figlia, difensori dell’una e dell’altra parte, esprimono due diverse generazioni e un giudizio diametralmente opposto. Durata 110 minuti. (Nazionale sala 1)

 

Loveless – Drammatico. Regia di Andrei Zvyagintsev, con Alexei Rozin e Maryana Spivak. Premio della giuria a Cannes. Un uomo e una donna, dopo anni di matrimonio, si dividono, hanno già costruito altre relazioni. Una separazione carica di rancori e recriminazioni. Nella loro vita Alyosha, un figlio non amato, vittima dell’indifferenza e dell’egoismo, che dopo l’ennesimo litigio, scompare. Supplendo al lavoro della polizia, un gruppo di volontari si mette alla ricerca del bambino, senza risultati. Durata 127 minuti. (Romano sala 3)

 

Napoli velata – Drammatico. Regia di Ferzan Ozpetek, con Giovanna Mezzogiorno, Alessandro Borghi, Beppe Barra, Luisa Ranieri, Anna Bonaiuto. In una Napoli piena di ambiguità e di misteri, in bilico tra magia e superstizione, tra follia e razionalità, Adriana, ogni giorno a contatto con il mondo dei non-vivi per la sua professione di anatomopatologa, conosce un uomo, Andrea, con cui trascorre una notte di profonda passione. Si sente finalmente viva ed è felice nel pensare ad un prossimo appuntamento. A cui tuttavia Andrea non verrà: è l’inizio di un’indagine poliziesca ed esistenziale che condurrà Adriana nel ventre della città e di un passato, dove cova un rimosso luttuoso. Durata 110 minuti. (Eliseo Grande, Ideal, Massimo sala 1, Reposi, Romano sala 2, The Space, Uci)

 

Natale da chef – Commedia. Regia di Neri Parenti, con Massimo Boldi, Biagio Izzo, Dario Bandiera, Rocìo Munoz Morales, Paolo Conticini e Milena Vukotic. Immaginate i quattro peggiori cuochi non stellati sulla madre terra coinvolti nel G7. Riusciranno a far passare nelle bocche dei grandi (?) schifezze e intingoli. Per chi vuol ridere alla maniera dei soliti, vecchi, poco digeribili cinepanettoni. Ma tant’è, vengono una volta l’anno e poi non più. Durata 97 minuti. (Uci)

 

Paddington 2 – Commedia. Regia di Paul King, con Brendan Gleeson, Hugh Grant, Sally Hawkins e Ben Whishaw. L’orsetto inventato dalla fantasia dello scrittore inglese Michael Bond è in cerca di un regalo per la centenaria zia Lucy. Scova nel negozio di antiquariato del signor Gruber un antico libro, prezioso, che verrà rubato e del cui furto verrà sospettato un fascinoso attore. Durata 95 minuti. (Uci)

 

Poveri ma ricchissimi – Commedia. Regia di Fausto Brizzi, con Christian De Sica, Anna Mazzamauro, Enrico Brignano, Lucia Ocone. Per le risate degli aficionados, ma rimane pur sempre l’Oscar annuale del gossip e della scalogna: quel po’ po’ di tornado che s’è abbattuto sull’innominato regista, da cui la Warner s’è affrettata a prendere le distanze, e le botte sulla povera e antica signorina Silvani di fantozziana memoria, taciute prima e squadernate poi. Per poi, alla fine, forse, tanto rumore per nulla, per ritrovarci tra i piedi, dopo il lauto botteghino del passato Natale, ‘sta banda de burini che a forza di mettere in banca preziosi euri e cucinare supplì si comprano pure un castello. E chi li tiene più. Ma se il non trascurabile malloppo va mantenuto, non resta che fare del borgo nato uno stato indipendente, dopo referendum d’obbligo manco fosse la Catalogna, girare le spalle all’Italia e uscendo dall’euro dare nuova vita alla moneta locale. Nel frattempo, si ritrova l’occasione per inalberare De Sica con una capigliatura bionda grano che manco Donald e lasciare la nuova first lady tra le braccia e le manette e le fruste di Massimo Ciavarro manco tra le stanze del piacere di “Cinquanta sfumature…”. Di qualsiasi colore siano. Durata 96 minuti. (Massaua, The Space, Uci)

 

La ruota delle meraviglie – Drammatico. Regia di Woody Allen, con Kate Winslet, Justin Timberlake, James Belushi e Juno Temple. Inizio anni ’50, pieni di colore nella fotografia di Vittorio Storaro o rivisti in quelli ramati di un tramonto, un affollato parco dei divertimenti a Coney Island, quattro destini che s’incrociano tra grandi sogni, molta noia, paure e piccole speranze senza sbocco. Ginny è una ex attrice che oggi serve ai tavoli, emotivamente instabile, madre di un ragazzino malato di piromania, frequentatore di assurde psicologhe; Humpty è il rozzo marito, giostraio e pescatore con un gruppo di amici, che ha bevuto e che ancora beve troppo, Carolina è la figlia di lui, rampolla di prime nozze, un rapporto interrotto da cinque anni, dopo la fuga di lei con un piccolo ma quantomai sbrigativo gangster che adesso ha mandato due scagnozzi a cercarla per farla stare zitta, ogni mezzo è buono. Rapporto interrotto ma la casa di papà è sempre quella più sicura. E poi c’è il giovane sognatore, Mickey, che arrotonda facendo il bagnino e segue un corso di drammaturgia, mentre stravede per O’Neill e Tennessee Williams, artefice di ogni situazione, pronto a distribuire le carte, facendo innamorare l’ultima Bovary di provincia e poi posando gli occhi sulla ragazza. Forse Allen costruisce ancora una volta e aggroviglia a piacere una storia che è il riverbero di ogni mélo degli autori anche a lui cari, impone una recitazione tutta sopra le righe, enfatizza e finge, pecca come troppe volte nel suo mestiere di regista, non incanta lo spettatore. La (sua) vittima maggiore, che più risente del debole successo è la Winslet di “Titanic”, che pur nella sua nevrotica bravura non riesce (o non può, obbediente alla strada tracciata dall’autore) a calarsi appieno nel personaggio, come in anni recenti aveva fatto la Blanchett in “Blue Jasmine”. Durata 101 minuti. (Ambrosio sala 2, Centrale V.O., Due Giardini sala Nirvana, Eliseo Rosso, F.lli Marx sala Harpo, Romano sala 1, Uci)

 

Seven Sisters – Fantascienza. Regia di Tommy Wirkola, con Noomi Rapace, Glenn Close e Willem Dafoe. Un’attrice sola per sette diversi ruoli, un futuro più o meno lontano in cui la sovrapposizione terrestre ha portato all’applicazione di una rigidissima politica del figlio unico su scala globale. Ma da anni, sette sorelle, che hanno il nome dei giorni della settimana, vivono in segreto in un appartamento, uscendone una per ogni giorno della settimana, con la stessa identità. Poi, un lunedì, Monday non torna a casa. Durata 123 minuti. (Uci)

 

Smetto quando voglio – Ad honorem – Commedia. Regia di Sydney Sibilia, con Edoardo Leo, Libero De Rienzo, Pietro Sermonti, Neri Marcorè e Luigi Lo Cascio. Terzo e ultimo capitolo della fortunata saga sulla banda di ricercatori, vittime della crisi e di un precariato che va sempre più stretto a chi può mettere in campo lauree con ottimi voti, che abbiamo conosciuto come inventori di una droga sintetica legale e in seguito come collaboratori in incognito della polizia: oggi sono in procinto di evadere tutti quanti insieme di prigione per ritrovarsi dove tutto è cominciato, alla Sapienza di Roma, per contrastare l’ultimo nemico, il crudele e pericolosissimo Mercurio. Durata 96 minuti. (Greenwich sala 3)

 

Star Wars: Gli ultimi Jedi – Fantascienza. Regia di Rian Johnson, con Mark Hamill, Daisy Ridley, Carrie Fisher, Laura Dern, Benicio del Toro e Adam Driver. Luke Skywalker si è ritirato in un esilio volontario, in un nascondiglio segreto ai limiti del pianeta sperduto. La giovane Rey ha bisogno del suo aiuto, nell’incontrarlo gli donerà la vecchia spada laser appartenuta alla sua famiglia. Vecchi e nuovi personaggi, ultima apparizione della Fisher, indimenticabile principessa Leia, ad un anno esatto dalla scomparsa. Immancabile per il pubblico che da sempre segue la saga. Durata 152 minuti. (Massaua, Ideal, Lux sala 1, Reposi, The Space, Uci anche in 3D)

 

Suburbicon – Drammatico. Regia di George Clooney, con Matt Damon, Julianne Moore e Oscar Isaac. Una storia scritta anni fa dai fratelli Coen. Al centro le case e i viali ordinati du Suburbicon, cittadina americana emersa negli anni Cinquanta. Da un lato, il personaggio di Matt Damon, ineccepibile padre di famiglia, che nasconde sotto le buone maniere e tutto l’affetto il desiderio di far fuori la moglie, con l’aiuto della cognata con cui vuole iniziare una nuova vita (entrambi i personaggi affidati alla Moore). Dall’altro, la comunità tanto perbene che accende le polveri allorché quell’angolo di paradiso vede all’improvviso la presenza di una famiglia di colore. L’intolleranza razziale esplode. Durata 105 minuti. (Massimo sala 3, Uci)

 

Super vacanze di Natale – Quelcherestadeicinepanettoni. Regia (?) di Paolo Ruffini. Ovvero De Laurentis ha messo in mano a Ruffini trentacinque anni di un fenomeno che forse ha letto l’Italia dagli Ottanta in giù e lui s’è divertito (e il pubblico?) a ritagliare le facce di quanti l’hanno popolato, quelli che ci hanno creduto e quelli che si sono stufati, quelli che ci hanno marciato e si sono fatto un avvenire, quelli che si sono tolti il fastidio delle bollette e molto di più, quelli che non hanno apprezzato l’iniziativa e hanno querelato il vecchio produttore (leggi Boldi): tra i fasti e i nefasti ricompaiono De Sica, Boldi, Ezio Greggio, Stefania Sandrelli, Alessandro Siano, Belen, Claudio Amendola, Jerry Calà, Nino Frassica, Lillo&Greg, Nancy Brilli, Massimo Ghini… Durata 86 minuti. (Uci)

 

The greatest showman – Biografico/musicale. Regia di Michael Gracey, con Hugh Jackman, Michelle Williams, Zac Efron, Zendaya. La vita di Phineas Taylor Barnum, l’uomo che inventò il grande circo, figlio di un povero sarto, da sempre innamorato di Charity che diverrà sua moglie (pur non disdegnando un occhio ad altre relazioni) e che fu il sostegno della sua attività imprenditoriale, l’uomo che con fatica e lungimiranza seppe far fonte ad un destino che allineava frettolosamente successi e batoste, l’uomo che raccolse con dignità sotto il suo tendone uomini altissimi e nani e donne barbute. Come sotto vicenda, accanto a lui, il ricco Phillip (Efron) capace di fuggire dalla sua condizione agiata per rifugiarsi nel mondo circense che gli farà conoscere l’amore di una trapezista. Durata 110 minuti. (Ambrosio sala 3, Massaua, Eliseo Rosso, Greenwich sala 2, Ideal, Reposi, The Space, Uci)

 

Wonder – Drammatico. Regia di Stephen Chbosky, con Julia Roberts, Owen Wilson e Jacob Tremblay. Auggie è un bambino di dieci anni, una malformazione cranio facciale ha fatto sì che non abbia mai frequentato la scuola. Quando i genitori prendono la decisione che è venuta davvero l’ora di affrontare il mondo degli altri, per il ragazzino non sarà facile. Al tavolo di Auggie, in refettorio, nessuno prende posto, un gruppetto di compagni continua a divertirsi a prendere in giro il suo aspetto. Poi qualcuno comunicherà ad apprezzarlo e ad avvicinarsi a lui. Durata 113 minuti. (Centrale V.O., Massaua, Due Giardini sala Ombrerosse, F.lli Marx sala Groucho, Lux sala 3, Massimo sala 2, Reposi, The Space, Uci)

 

E’ tempo di bilanci e di intenti attorno al “caminetto un po’ tetro” del sistema Torino

L’OPINIONE  di Enzo Biffi Gentili

Quando andranno alle urne i cittadini, ci si passi la volgarità, “inchiappendinati”, rafforzeranno un centro destra che però molte idee precise, e segni di discontinuità rispetto al passato, per ora non mostra. È fine anno, ed è anche tempo di intenti

 

È fine anno, ed è tempo di bilanci. Che non sono solo quantitativi e amministrativi, ma anche qualitativi e politici. I primi sono tragici –entri in un ente o un’azienda pubblica, e scopri la polvere nascosta sotto il tappeto, frutto di gestioni precedenti “esuberanti”- i secondi drammatici. Perché inducono a un complessivo giudizio di inadeguatezza che riguarda sia la cultura di governo che la cultura di opposizione, di oggi e di ieri. Con la sensazione che il “sistema Torino” in fondo sia rimasto lo stesso, e che il grillismo si sia rivelato un ircocervo (con questa parola si indicava, nella antica zoologia fantastica, un ibrido animale, mezzo caprone e mezzo cervide; poi in tempi moderni il termine è stato usato metaforicamente, dal Croce, per definire formazioni politiche caratterizzate da una intrinseca contraddizione intellettuale). Intorno a questo “caminetto un po’ tetro” subalpino -copyright Guido Gozzano ne L’amico di nonna Speranza– nasce spontanea la parodia di quella poesia: “rinasco, rinasco nel mille novecento settanta!”. Perché gli anni Settanta furono quelli del PCI “partito di lotta e di governo”, e della “aggregazione” e partecipazione come primi obbiettivi dichiarati dal sindaco dell’amministrazione rossa torinese, soprattutto per le periferie (teorie che furono classici esempi di “doppiezza comunista” e carenza progettuale). Attenzione, Appendino, a non confondere Novelli con Olivetti. Non son più quei tempi plumbei, ma stanno emergendo povertà e disoccupazione, con una minor capacità delle forze politiche di insediamento sociale. Non son più nemmeno quei tempi creativi: si pensi al successo internazionale dell’Arte povera d’allora, che ancor oggi, a 50 anni esatti dopo la sua prima mostra, qui si continua a celebrare. Insomma, il principale difetto attuale è quello di prefigurazione del futuro. I “tagli” sono obbligati, ma appaiono indiscriminati, e accanto fioriscono i supermercati. La postura della Sindaca appare alquanto rattrappita, e ancora scarse sono le azioni di apertura alla società civile (ma non quella dei soliti noti, per favore). Si pensi di più a sostenere i giovani. destinatari logici di spese di investimento. che in qualche caso hanno dimostrato buoni propositi, soprattutto nel campo del disegno: sono i casi, in occasione della recente manifestazione Torino Design of the City, degli eventi intitolati Torino stratosferica di Luca Ballarini Bellissimo e Nuove arti applicate “impegnate” di Undesign e altri.

Contemporaneamente si chiamino al confronto esperti anziani tradizionalmente estranei alle idee ricevute e alle pompe della rete di potere: è fondamentale pure una mediazione generazionale. E ancora si tentino di coniugare le nuove forme del pensiero e lavoro manuale e di quello digitale. Altrimenti chi andrà ai seggi lo farà di nuovo solo per licenziare chi aveva il compito di governo (atto compiuto nel 2016, si confessa, anche da chi scrive). Un film del quale già conosciamo la trama: i cittadini, ci si passi la volgarità, “inchiappendinati”, rafforzeranno un centro destra che però molte idee precise, e segni di discontinuità rispetto al passato, per ora non mostra. È fine anno, ed è anche tempo di intenti.

Amianto, una proposta di legge

Se Afeva ha ormai un consolidato nella lotta all’amianto, nell’ultimo anno anche un’altra associazione su questo fronte è stata piuttosto attiva, non tanto per i drammi di Casale Monferrato ma per alte parti d’Italia, l’Ona – Osservatorio nazionale amianto. L’associazione, presieduta dall’avvocato Enzo Bonanni ha recentemente elaborato, tramite Nicola Forte, componente del suo Comitato tecnico – scientifico, una proposta di legge che, se è ormai andata perenta in questa legislatura, potrà senz’altro venire posta all’attenzione del Parlamento in quella che nascerà nei primi mesi del prossimo anno. La proposta, presentata a Roma in Campidoglio, prevede che venga riconosciuto un credito d’imposta per le spese di bonifica dei materiali di amianto, nella misura del 50% per i produttori di reddito d’impresa, del 75% per i privati; e la detrazione del 50% dell’importo di erogazioni liberali finalizzate alla bonifica dell’amianto presente nelle scuole e negli ospedali. E come strumento di contrasto viene indicata la strada della bonifica. Luciano Mutti, oncologo di fiducia dell’Osservatorio Nazionale Amianto, ribadisce come l’unico strumento veramente efficace per fermare la strage delle patologie da amianto sia quello della bonifica, anche con le detrazioni e bonus fiscali, come previsto dalla proposta di legge, mentre Bonanni sottolinea che nei prossimi 10 anni, a causa delle pregresse esposizioni a polveri e fibre di amianto, si registrerà un picco dei casi e purtroppo dei decessi (oltre 50.000), con circa 5 miliardi di euro di spese sanitarie che graveranno sulla collettività e a cui si dovranno aggiungere il peso sociale e i costi per le prestazioni previdenziali e assistenziali, con un conseguente “un rischio collasso del welfare”. In Campidoglio è intervenuto anche il presidente dell’Inps Tito Boeri che ha portato, a livello nazionale, un dato davvero impressionante, prevedendo che l’amianto possa essere bonificato nei prossimi 85 anni: così, però, l’epidemia di patologie asbesto correlate durerebbe almeno 120 anni, e ci sarebbero non meno di 100.000 nuovi decessi solo in Italia. Naturalmente, questa, e per fortuna visto il ruolo di “Città Martire” che ha assunto Casale con il Monferrato, non è il caso della città di Sant’Evasio, dove le bonifiche sono cresciute notevolmente negli ultimi anni, come pure la sensibilità al problema è ormai un patrimonio comune, grazie anche all’impegno delle amministrazioni comunali che si sono succedute sino a quella attuale di Titti Palazzetti.

Massimo Iaretti

 

Fondazione Musei, Appendino assicura mantenimento posti di lavoro

I posti di lavoro saranno mantenuti. Lo ha assicurato la sindaca Appendino ai sindacati al termine dell’incontro sulla questione dei 28 esuberi alla Fondazione Torino Musei, presente l’assessora alla Cultura Francesca Leon. I sindacati hanno dichiarato che Appendino ha annunciato un intervento a tutela dell’occupazione e non saranno stanziati altri contributi alla cultura. Se verrà cambiato il datore di lavoro, la richiesta dei sindacati è di mantenere  tutti i diritti, anche  l’articolo 18.

Museo Risorgimento, boom di presenze

Sono stati 1.710 i visitatori che in questi giorni di festa, da martedì  26 a giovedì 28 dicembre, hanno visitato il Museo Nazionale del  Risorgimento. Sono invece circa 150.000 gli ingressi registrati in tutto  il 2017. Un dato molto positivo che conferma il buon andamento degli  ultimi mesi. Ricordiamo che fino a domenica 7 gennaio 2018  il Museo resterà sempre  aperto, ad eccezione della giornata di Capodanno. Oltre che l’esposizione permanente, il pubblico potrà visitare la mostra  “Cinzano: da Torino al mondo” che è stata prorogata fino all’11 febbraio  2018. In allegato il comunicato stampa e le fotografie di alcune opere  esposte. Inoltre domani, sabato 30 dicembre, nell’ambito del progetto Musei.Amo  saranno proposte due visite guidate teatrali alle ore 15.30 e alle ore  17 a cura di ART.Ò e Oikos Teatro.

La sindaca: “Andremo avanti, stiamo lavorando bene per la città. E dovrebbero farlo tutti”

Conferenza stampa di fine anno per Chiara Appendino e gli assessori comunali a Palazzo Civico. “Non è un miracolo arrivare a fine mandato: ci arriveremo perché stiamo lavorando bene. C’è chi continua a dire che la nostra amministrazione cadrà, ma noi  siamo ancora qui e continuiamo a fare bene per la nostra città. Chiedo la stessa responsabilità a tutti, quella  di lavorare per la città”. Così ha detto la prima cittadina che ha voluto respingere le critiche all’amministrazione municipale per problemi quali il dramma di piazza San Carlo, Gtt, il bilancio e le inchieste giudiziarie.  “Tre i punti fondamentali per il nostro futuro –ha spiegato Appendino -. Il primo è la scelta del piano di rientro; la scelta più difficile, saranno più difficili i mesi di gennaio e febbraio ma che l’unico strumento in grado di dare un futuro alla città. Secondo punto, l’istituzione di un nuovo strumento, l’interpellanza del cittadino: strumento simbolico, che permette al cittadino di entrare in contatto con la Giunta e ritrovare fiducia nelle istituzioni. Perché la politica è farsi parte attiva nelle scelte della città”. Poi il Piano regolatore, “il progetto Torino 2030: laboratorio della sostenibilità. Da gennaio inizia un lavoro di confronto con la Città per costruire un piano di sviluppo con la revisione del Piano regolatore, a partire dai bisogni delle persone. Primi interlocutori i giovani. Ogni mese incontri con soggetti in modo pubblico per la costruzione della nuova città che vogliamo”.

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La replica giunge dall’opposizione, in particolare da Forza Italia, attraverso una nota del capogruppo azzurro in Sala Rossa, Osvaldo Napoli: “Se sindaco e giunta non vogliono usare l’amministrazione di Torino per fare campagna elettorale per il M5s allora dovrebbero, con una punta d’umiltà, spiegare perché nessuna delle promesse elettorali è stata fin qui realizzata. Avrebbero dovuto spiegare perché nel volgere di un anno e mezzo sono esplose situazioni – penso alle difficoltà finanziarie di GTT, ma anche ai licenziamenti della Fondazione Torino Musei – rispetto alle quali è difficile tacere, dai banchi dell’opposizione, mentre è doveroso da parte della giunta trovare risposte credibili e socialmente sostenibili. Di chi la responsabilità? Dei Cinquestelle o del PD? Non c’è bisogno di strumentalizzare, gli elettori torinesi sanno giudicare da sé attribuendo responsabilità a chi ha governato ieri e a chi governa oggi”.

TEATRO STABILE DI TORINO: UN ANNO DI RISULTATI STRAORDINARI

Il Teatro Stabile di Torino – Teatro Nazionale chiude in maniera molto positiva l’anno 2017: tutti gli indicatori chiave di prestazione sono infatti in forte progresso rispetto all’esercizio precedente.

Confrontando i risultati del 2016 con quelli del 2017, sul fronte dei ricavi lordi dell’attività gli incassi al botteghino passano da 1,95 a 2,3 milioni di euro, facendo segnare un aumento del 19%, mentre il fatturato per la vendita di spettacoli a terzi e per rientri da coproduzioni cresce da 1,3 a 1,6 milioni di euro, ossia del 23%.

Altrettanto significativo è l’aumento degli spettatori in sede: si passa infatti dalle n. 137.382 presenze del 2016 alle n. 158.643 presenze del 2017, in progresso del 15%.

In aumento anche il numero delle recite di produzione e coproduzione, n. 359 (di cui n. 232 in sede, n. 16 in Piemonte, n. 111 in Italia e all’estero), il numero delle recite ospiti, n. 280, e il numero degli spettatori fuori sede, pari a n. 62.477.

Tra spettacoli prodotti, coprodotti e ospitati, in sede e fuori sede, compresi quelli del festival Torinodanza, nel 2017 lo Stabile ha aperto il sipario n. 639 volte, in crescita del 13% rispetto al 2016.

Infine nel 2017 lo Stabile e Torinodanza si confermano al vertice delle classifiche del MiBACT sia tra i teatri nazionali sia tra i festival disciplinari ed entrambi vedono crescere del 7% il contributo Fus (Fondo Unico per lo Spettacolo) rispetto all’anno precedente, totalizzando 2.828.734 Euro.

 

Dati anno 2017 Aumento % su 2016
Spettatori in sede n. 158.643 + 15%
Spettatori in tournée n. 62.477 +   8%
Spettatori totali (in sede e in tournée) n. 221.120 + 13%
Recite totali (prodotte, coprodotte, ospitate) n. 639 + 13%
Ricavi lordi da bigliettazione 2.301.250 € + 19%
Fatturato lordo per vendita spettacoli 1.603.700 € + 23%

 

 

«A nome mio e di tutto il Consiglio di amministrazione – dichiara il Presidente Lamberto Vallarino Gancia – esprimo grande soddisfazione per i risultati ottenuti nell’esercizio che va chiudendosi, che hanno consentito al Teatro non solo di assorbire un forte taglio dei contributi ma addirittura di consolidare le proprie funzioni pubbliche di presidio culturale permanente al servizio della comunità. Un ringraziamento particolare – aggiunge Vallarino Gancia – va ai Soci Aderenti che pur nella difficile situazione generale non hanno mai fatto venir meno il loro sostegno. E un apprezzamento speciale – conclude Vallarino Gancia – va al Direttore Filippo Fonsatti, che con la sua efficiente conduzione manageriale ha saputo affrontare e brillantemente superare le criticità, ai due Direttori artistici uscenti, Mario Martone e Gigi Cristoforetti per la qualità altissima della loro programmazione, e a tutto lo staff del Teatro per la competenza, l’impegno e la passione con cui affronta quotidianamente le nuove sfide».

«Incassi e fatturato, contributo Fus, affluenza di spettatori e produttività hanno toccato livelli mai conseguiti prima nella storia del Teatro Stabile – precisa il Direttore Filippo Fonsatti. Siamo orgogliosi dell’accoglienza riservata alle nostre proposte, che pur incontrando il favore del pubblico più ampio non hanno mai rinunciato al “rischio culturale”. Da questi dati significativi e competitivi – conclude Fonsatti – si parte per istruire l’istanza ministeriale per il prossimo triennio 2018-2010 che dovrà confermare allo Stabile lo status di Teatro Nazionale».

 

Dal 1° gennaio 2018 saranno operativi i nuovi vertici artistici della Fondazione: Valerio Binasco Direttore artistico del Teatro Stabile, Anna Cremonini Direttrice artistica del festival Torinodanza, Gabriele Vacis Direttore della Scuola per attori, Fausto Paravidino Drammaturgo residente. «Una squadra d’eccellenza, ambiziosa e affiatata – commentano il Presidente Vallarino Gancia e il Direttore Filippo Fonsatti – che saprà ridefinire l’identità artistica e culturale dello Stabile e consolidarne la competitività in ogni ambito dell’attività istituzionale: produzione, programmazione, formazione e ricerca. A tutti loro – proseguono Vallarino Gancia e Fonsatti – porgiamo il nostro più caloroso benvenuto e un augurio di buon lavoro».

 

A proposito di futuro prossimo, sul fronte delle produzioni e coproduzioni il 2018 si annuncia fin dai primi mesi ricco di proposte tra grande repertorio e drammaturgia contemporanea: a gennaio debutta al Teatro Gobetti L’illusion comique di Corneille per la regia del giovane Fabrizio Falco, approda al Carignano la coproduzione internazionale Les trois sœurs di Cechov nella versione della star globale Simon Stone e sarà ripreso Il Sindaco del Rione Sanità di Eduardo De Filippo firmato dal direttore artistico uscente Mario Martone, in tournée al Piccolo di Milano e all’Argentina di Roma; a febbraio Disgraced di Akhtar messo in scena da Martin Kušej, tra i più acclamati registi europei, sarà ospite del Residenz Theater di Monaco di Baviera mentre Valerio Binasco inizierà le prove della sua prima produzione da direttore artistico, Don Giovanni di Molière, in programma al Carignano da aprile.

 

 

Caso Gtt, se la Giunta non ha colpe deve comunque trovare soluzioni

STORIE DI CITTA’    di Patrizio Tosetto
Mi sa che l’unica strada percorribile per tentare di salvare capra e cavoli nella brutta storia di Gtt è la veloce nomina di un commissario con poteri speciali. Commissario con una missione quasi impossibile. Ma é dovere quasi morale: dovrà salvaguardare i posti di lavoro, fare tornare i conti. Soprattutto rendere credibile l’azienda. E serve un piano industriale credibile che destini una parte delle risorse anche al miglioramento dei servizi oggi di fatto al collasso. E alla fine è opportuno attrarre capitali privati. La credibilità aziendale è fondamentale. Questa giunta lasci perdere, cedendo il passo a chi è capace, magari perché ha già affrontato questioni simili. Con un “dettaglio” finale che, pensandoci bene , non è secondario. La città di Torino dovrà saldare i suoi debiti, pena la possibile richiesta di fallimento dell’azienda con i successivi danni patrimoniali da chiedere agli amministratori, responsabili perché maggioranza. Possibilità non tenuta in debito conto dai pentastellati che hanno votato un bilancio contro il parere dei sindaci. Io non l’avrei fatto. Tanta confusione, troppa confusione in chi amministra questa nostra Torino.
 
Confusione in chi dovrebbe, se non risolvere, aiutare a risolvere i problemi della città. Tanti, tantissimi. Prima si poteva e forse si doveva dissentire su scelte non condivise. Ora non ci sono più le scelte da condividere o criticare, per il semplice fatto che non ci sono scelte. Il dramma Gtt é sotto gli occhi di tutti. I penstallati contro l’entrata dei privati in azienda, il Comune che non ha soldi. Sì, proprio gli stessi grillini che sono contro la vendita di azioni. E dicono candidamente che i soldi ce li mettano lo Stato e la Regione. Senza ovviamente aver approvato un adeguato piano industriale. Purtroppo il niente impastato con il nulla. Ricapitalizzare senza mettere dei soldi é semplicemente l’impossibile. E comunque chiedere di mettere dei soldi senza un appropriato piano industriale è velleitario e demagogico. Un’ azienda privata che non va bene ha di fronte queste possibili soluzioni:  chiude ma deve pagare i debiti. Chiede il concordato preventivo in continuità. Ricapitalizza e/o ricapitalizza con l’entrata di nuovi soci. Tragicamente elementare. Orbene, questo non si capisce da parte pentastellata:  quale strada si vuole e si dovrebbe imboccare. Ora il cda deve giudicare ed eventualmente approvare il piano industriale. Secondo Appendino e l’ assessore competente dipende  solo da questa approvazione.

Con questo atteggiamento di fondo: non essendone la causa anche le soluzioni non dipendono da noi amministratori pentastellati.E condividiamo le forti preoccupazioni dei sindacati. Preoccupazioni principalmente occupazionali, timore confermato dall’incontro con l’Appendino. Senza che ad esempio venisse presentata almeno una bozza do questo famoso piano industriale. Vorremmo essere ottimisti, forse abbiamo il dovere di esserlo. Ma non ci riusciamo.Non ci convince la credibilità di chi dovrebbe guidare il progetto di risanamento. Non solo il cda e l’attuale amministratore delegato.  Ma soprattutto il socio di riferimento, il Comune di Torino. Troppo tempo é stato perso e in questi casi la velocità delle scelte é fondamentale, oltre alle necessarie risorse economiche. Il commissariorio rimane l’unica scelta operativa possibile. Chi paga sono lavoratori e cittadini-utenti.