Al FICO Eataly World Simona Riccio, torinese, Digital Strategist e Social Media Marketing Manager del CAAT, terrà un intervento sulle disparità di carriera e lavorative tra i sessi, nell’ ambito dell’Empowering Women Worldwide”
‘Empowering Women Wolrdwide’ rappresenta il claim dell’evento WomenX Impact creato e condotto da Eleonora Rocca, che vuole portare in Italia un messaggio di WomenEmpowerment e Futuro, in programma a Bologna e in modalità online al FICO Eataly World, nei giorni del 18, 19 e 20 novembre prossimi. Si tratta di una full immersion per dar voce alle donne che sono riuscite a distinguersi nei loro rispettivi percorsi di carriera e alle persone che desiderano aggiungere nuove competenze al proprio bagaglio professionale. Venerdì 19 novembre, alle 12.40, interverrà sul palco Simona Riccio, Digital Strategist e Social MediaMarketing Manager del CAAT, Centro agroalimentare di Torino, e fondatrice della trasmissione radiofonica “PARLACONME”, in onda lo scorso anno sulla Radio web Radiovidanetwork.
Simona Riccio terrà un intervento dal titolo “Riparto da me. Come superare (con successo) il licenziamento”.
Il suo speech ha lo scopo di far emergere come la differenza tra i sessi non consista soltanto in una differenziazione di stipendi, ma anche e soprattutto di opportunità che alle donne vengono sottratte proprio in quanto donne. Da sempre Simona Riccio fa presente questa diseguaglianza sui suoi canali social e soprattutto sul suo Canale Linkedin , in cui è stata riconosciuta quale LinkedinTop Voice Italia. Il tema da lei trattato ha poi ottenuto un enorme riscontro, prendendo spunto dal focus redatto da Paola Piovesana su Largo Consumo, in cui emergono i dati raccolti dal “Global gender Cap report 2021”.
Insieme a Maurizio Fiengo, Tutor e Orientatore delle Politiche Attive del lavoro e creatore del “Kit del lavoro”, ha creato un Carosello Digitale, attraverso il quale entrambi parleranno del tema “7 motivi perché… siamo Donne oltre le gambe c’è di più “.
Si tratta di sette claim che vogliono dimostrare quanto la differenza e le opportunità di lavoro debbano essere eguali per tutti i generi, facendo emergere quanto una donna possieda anche quella marcia in più, data anche dal peso e dal carico creato da questa situazione. Simona invita tutti a parlarne , dai docenti ai media, agli esponenti politici, in modo tale che in tempi brevissimi venga colmato questo Cap di fronte a una Carta Costituzionale vigente che vieta espressamente la disparità di trattamento discriminata dai generi.
Molti saranno i temi che Simona Riccio affronterà nel corso del suo speech, tra cui il ruolo della donna durante la pandemia da Covid 19 e come siano state le più penalizzate, essendosi dovute occupare maggiormente della famiglia e il fatto che risulti inaccettabile che il reddito delle donne italiane sia in media pari al 57,2% di quello degli uomini , a fronte di molte più ore lavorate. Verrà inoltre evidenziato come, secondo Eurostat, una donna italiana guadagni 25 mila euro annui contro i 44 mila degli uomini, a fronte di molte più ore lavorate. La differenza non consiste tanto nel grado di istruzione, che spesso le donne presentano anche più degli uomini, quanto nella maternità, che viene spesso considerata un problema. Simona Riccio evidenzierà anche come di questa problematica della disparità tra uomo e donna si stanno prendendo cura il Comitato Nazionale, la Consigliera Nazionale e la Rete delle Consigliere di Parità, per elaborare dei progetti a livello parlamentare, in grado di eliminare le disparità di genere.
Mara Martellotta

Sono venuto a conoscenza del World Fashion Festival ad inizio marzo, quando la mia amica torinese Silvia Actis Perino me ne ha parlato, lei ha vinto il premio per il miglior abito dell’evento. Si è svolto il 28/29 e 30 ottobre, l’evento ha visto la presenza di 50 worldwide designers, 120 media partners e 48 espositori internazionali (italia Romania USA Marocco India Belgio Germania ecc..) ci sono state anche figure importanti del governo di Dubai e imprenditori.
Pagine social dell’evento si possono trovare anche su facebook e instagram.
Sì, una nuova legge emanata dal regno saudita lo consente. La notizia c’è tutta e colpisce parecchio perché stiamo parlando di un mondo, quello delle armi, che fino a ieri, nelle monarchie del Golfo, era tassativamente maschile. Allora Matteo Renzi, sempre più criticato in Italia perché tiene conferenze a pagamento molto redditizie a Riad ha ragione quando afferma che l’Arabia Saudita del principe ereditario Mohammed Bin Salman sta diventando più aperta, liberale e democratica. Vero è che qualcosa si sta muovendo sul serio in quel Paese, le donne possono finalmente guidare liberamente l’auto e adesso vogliono anche imparare a difendersi, a comprare armi e a sparare al poligono come fanno gli uomini. La realtà però in Arabia è molto diversa. Nonostante qualche apertura e qualche timida riforma il regno saudita guidato da Mbs resta in testa alla lista delle nazioni che violano i diritti umani. Attivisti, pacifisti, artisti e intellettuali continuano a finire in carcere e si usa la pena di morte con decapitazione per reati come lo spaccio di droga e l’omosessualità. Non c’è rapporto al mondo sui diritti umani che non condanni Riad. Secondo le organizzazioni che studiano gli Stati in base alla repressione interna, Bin Salman, da quando guida di fatto la monarchia, ha accentuato la repressione del dissenso e l’Arabia Saudita è in classifica dietro solo al Messico. Nei primi sei mesi di quest’anno i sauditi hanno già giustiziato lo stesso numero di persone uccise dal boia in tutto il 2020 e il Regno resta uno degli Stati più insicuri per le violenze e gli abusi compiuti contro i suoi cittadini. Sotto accusa in particolare l’uso sistematico di torture, esecuzioni, omicidi, sparizioni inspiegabili, arresti illegali e uso della pena di morte, proteste vietate contro il regime, forti limiti alla libertà di espressione, impossibilità per i cittadini di partecipare alla vita pubblica e totale mancanza di libertà religiosa. Tra le vittime illustri il giornalista Jamal Khashoggi barbaramente eliminato nel 2018. Nelle carceri saudite le violazioni dei diritti umani sono quotidiane e colpiscono prigionieri politici e attivisti come Loujain al Hathloul e Mohammed al Rabea. Filippo Re