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Sotto le macerie della politica si registrano nuovi movimenti

Il nulla cosmico che sta caratterizzando la scena politica è ormai imbarazzante, inaccettabile.

Con la scusa dell’emergenza si sono affidati i pieni poteri ad una squadra di dittatorelli dello Stato Libero di Bananas che hanno evidenziato limiti imbarazzanti. Ma il fatto stesso che l’opposizione non sia stata in grado di contrastare questa deriva dimostra l’assoluta inconsistenza dell’intero centrodestra…

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Sotto le macerie della politica si registrano nuovi movimenti

 

 

Senza dimora. Grimaldi (LUV): “Tamponi a tutti”

“Perché accedano alle strutture, apriamo le foresterie militari”

“Abbiamo firmato l’appello per chiedere al Comune di prendere in carico le persone che bivaccano davanti a piazza Palazzo di Città e in Piazza d’Armi e ci siamo uniti, ancora una volta, al grido di allarme di tanti operatori sanitari, associazioni e soggetti del terzo settore che chiedono da tempo una riposta per i senza dimora, che in questa crisi vivono una condizione di estrema difficoltà.

Per loro restare a casa non è possibile” – dichiara il Capogruppo di Liberi Uguali Verdi, Marco Grimaldi, in particolare in merito alla vicenda dello smantellamento (prorogato ma avvenuto il 3 maggio) del campo allestito dalla Città di Torino con la Croce Rossa Italiana e la Protezione Civile nell’ambito del “Piano di Inclusione Sociale – area 5 (azioni ed interventi di rete per l’inclusione sociale dei cittadini in condizioni di marginalità estrema)”.

“Parliamo di 96 uomini, 12 donne e altre 30 persone che dal mattino del 4 maggio si sono ritrovati in strada senza alcuna alternativa e hanno cercato riparo in piazza Palazzo di Città, mentre altri sono rimasti in Piazza d’Armi” – prosegue Grimaldi.- “È inutile scandalizzarsi perché restano all’aperto in condizioni sanitarie rischiose, se le istituzioni non fanno tutto il possibile per restituire condizioni dignitose a tutti loro”.

Al momento la gran parte degli aiuti alimentari ricevuti sono frutto della solidarietà di movimenti, singoli cittadini e organizzazioni del terzo settore. Le condizioni igieniche si aggravano quotidianamente, considerato inoltre che i bagni degli esercizi commerciali non sono agibili, né sono stati aperti i bagni pubblici in prossimità.

“È vero” – aggiunge Grimaldi – “che il Comune ha disposto una convenzione con strutture esterne e l’ampliamento dei posti, ma c’è un problema: l’accesso a questi luoghi è comprensibilmente vincolato a un tampone negativo. Come potranno i senza dimora inserirsi nelle graduatorie se la Regione non si fa subito carico di effettuare loro un doppio tampone? E poi possiamo fare molto di più per aumentare i posti per la notte: le foresterie militari sarebbero idonee e, dalle informazioni ricevute dalle associazioni, alla caserma Riberi (ex ospedale militare) ci sarebbero già una trentina di posti liberi, altri 50 alla caserma di Bardonecchia e 100 posti sarebbero poi disponibili all’Hotel Blu di Collegno. Che cosa aspettiamo a verificare e utilizzare questi luoghi per l’isolamento fiduciario e la quarantena di chi una casa non ce l’ha? L’Unità di Crisi aiuti il Comune a trovare delle soluzioni adeguate”.

Coronavirus, Scanderebech: “Quale sicurezza nel trasporto in sharing?”

E’ stata discussa oggi in Sala Rossa l’interpellanza sulla sicurezza e sanificazione nel trasporto in sharing, bici, auto, scooter, monopattini; presentata dalla consigliera comunale Federica Scanderebech.

“Ho dovuto presentare un’interpellanza, dopo non aver ricevuto alcuna risposta in sede di commissione, sulla sicurezza dei cittadini che utilizzano mezzi in sharing: dalle bici alle auto, senza dimenticare scooter e monopattini. Credo che in questo momento la sicurezza sanitaria debba essere una priorità in tutti i servizi che vengono erogati direttamente dalla Città o delegati a enti esterni. Una considerazione che vale per i servizi di trasporto pubblico quanto quelli in sharing, che per definizione, essendo in condivisione tra più utenti, potenzialmente possono diventare veicoli di diffusione del contagio. Mezzi peraltro che hanno continuato a essere usufruiti anche da personale sanitario durante il lockdown, in particolare 500 monopattini attivi (6 società su 8 hanno arrestato il servizio), 1.700 bici adoperabili e tutte le società di auto hanno mantenuto il servizio, con mia immensa preoccupazione sull’uso corretto in prevenzione dei contagi”, commenta Scanderebech.

“Per questo – continua la consigliera – reputo necessario e indispensabile prevedere la dotazione almeno sulle auto e sugli scooter in sharing di dispositivi di protezione individuale monouso, guanti e mascherine, oltre al sottocasco monouso per lo scooter. Che congiuntamente ad una sanificazione che non sia solo quotidiana, ma effettuata ad ogni cambio di utente potrebbe prevenire i contagi. E prevedere altrove l’obbligo dell’utilizzo di mascherine e guanti per l’uso dei mezzi in sharing”

“Ho consigliato inoltre – aggiunge Scanderebech – che sia data adeguata comunicazione, allegata ai veicoli in condivisione e sulle app, per l’utilizzo di buone pratiche al fine di evitare la diffusione del virus COVID-19, oltre per una opportuna comunicazione del momento in cui sia avvenuta l’ultima sanificazione. Addirittura a Shanghai alcune app di delivery indicano la temperatura corporea del riders, qua si chiede venga divulgato e comunicato nelle app la data e l’orario della sanificazione. Parrebbe che il Comune di Roma della stessa parte politica stia gestendo il tutto molto meglio, mi domando perché non si possano confrontare per attuare reali buone pratiche”

Conclude Scanderebech: “L’Assessore ha fornito una risposta vaga e frammentata, tanto da trasmettere l’idea che la Giunta non abbia un quadro preciso dei protocolli sulle procedure di sanificazione adottate a Torino. Mi pare che si stia navigando a vista. Non mi darò pace finché il tema non avrà le giuste e dovute risposte, anche presentando una mozione”.

Ravetti (Pd): “Il Covid-19 non ha frenato la violenza di genere”

“Un atto di indirizzo per sostenere le vittime di violenza”

 “La convivenza forzata, le restrizioni alla circolazione, l’instabilità socioeconomica legati all’emergenza causata dalla pandemia rischiano di aggravare ulteriormente gli episodi di violenza domestica contro donne e minori.

Inoltre, la riduzione dei contatti esterni e la prolungata condivisione degli spazi domestici con il partner rendono, spesso, ancora più complicata l’emersione di situazioni di violenza: infatti, nelle ultime settimane si è registrata una diminuzione degli accessi delle donne ai centri antiviolenza e agli sportelli, ma anche delle denunce stesse per maltrattamenti, fatto, purtroppo, che non indica una regressione del fenomeno, ma è anzi il segnale di una situazione nella quale le donne rischiano di trovarsi più esposte alla violenza e ai maltrattamenti” afferma il Presidente del Gruppo Pd in Consiglio regionale Domenico Ravetti.

“Ho presentato un ordine del giorno – spiega Ravetti – che per l’importanza del tema auspico venga condiviso da tutti i colleghi del Consiglio regionale, che impegna la Giunta regionale a intervenire con una serie di ulteriori misure a sostegno delle donne vittime di violenza. E’ importante che l’accesso alle case rifugio o ad altre strutture sia rapido e sicuro e, a questo proposito, devono essere eseguiti alle vittime e ai loro figli tamponi in regime di massima urgenza per evitare rischi di contagio. E’, inoltre, fondamentale potenziare la promozione dell’accesso ai numeri antiviolenza e antitratta anche attraverso comunicazioni istituzionali sugli organi di informazione, ma anche attraverso l’esposizione di cartelli informativi sui mezzi di trasporto pubblico, nei supermercati, nei negozi, nelle farmacie e in tutti i luoghi pubblici”.

“Le case rifugio – prosegue il Presidente Ravetti – dovranno essere dotate di tutti i dispositivi necessari per proteggere le persone ospitate: mascherine, guanti monouso, disinfettanti.  Propongo, inoltre, che, in questo periodo di emergenza, vengano annullati i costi delle utenze telefoniche e dei servizi internet all’interno di queste strutture e si provveda a dotare i minori ospitati degli strumenti tecnologici per continuare a seguire le attività formative, garantendo loro il diritto allo studio. Infine, in questo momento, penso debba essere valutata la possibilità di prevedere un fondo regionale apposito per erogare alle donne vittime di violenza e prive di autonomia economica un contributo aggiuntivo”.

“Il Covid-19 – conclude Ravetti – non ha frenato la violenza di genere. Dobbiamo fare in modo che le donne possano, anche in questo periodo di emergenza, trovare supporto, sicurezza e la via di uscita dall’incubo che stanno vivendo con i propri figli e che siano consapevoli che potranno ricevere l’aiuto necessario per uscire da una prigione fatta di solitudine e disperazione”.

Associazione Pannella: sciopero della fame per i senzatetto

Riceviamo e pubblichiamo / Militanti dell’Associazione Marco Pannella di Torino (che promuove le iniziative del Partito Radicale nonviolento) hanno avviato  uno sciopero della fame a staffetta di dialogo nei confronti del Comune e delle massime autorità locali affinchè vengano sensibilizzati e intervengano con la massima sollecitudine in aiuto a quelle persone che non hanno neanche diritto a servizi igienici basilari oltre che aiuti di prima necessità.

L’iniziativa nonviolenta in corso promossa contro le sistematiche violazioni costituzionali delle nostre autorità governative, non può ignorare quanto sta avvenendo davanti alla sede del Comune di Torino.

Continua infatti ininterrottamente da cinque giorni la vera e propria emergenza dei senzatetto a causa della decisione del  Comune di chiudere lo scorso 3 maggio il centro di accoglienza notturno di Piazza d’Armi. Non è stata prevista alcuna alternativa per i senzatetto e clochard in piena emergenza Covid-19 che ora si trovano in stato di necessità sotto i portici di Piazza Palazzo di Città accampati con tende e sacchi a pelo di fortuna senza servizi igienici e assistenza di alcun tipo.

L’Associazione Marco Pannella di Torino aveva scritto nei giorni scorsi una lettera aperta alla Sindaca, al Prefetto e al Presidente della Regione Piemonte senza ricevere nessuna risposta. In Parlamento il deputato Roberto Giachetti, iscritto al Partito Radicale, ha depositato  una interrogazione parlamentare urgente al Ministro degli Interni e al Ministro della Salute.

Vita di Barriera

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PAROLE ROSSE  di Roberto Placido / Nelle ultime settimane diversi articoli ed interventi, l’ultimo sul Corriere Torino di sabato 9 maggio 2020 a firma di Paolo Coccorese, si sono occupati della situazione in Barriera di Milano ed in Borgata Aurora, due dei quartieri più problematici di Torino.

L’intervista del Corriere mi ha fatto ricordare un comizio, si facevano ancora, per le elezioni europee del maggio del 2009, in Piazzetta Cerignola. Prima di iniziare, ero insieme all’allora Sindaco Sergio Chiamparino e mi sembra Sergio Cofferati, alcuni cittadini che mi conoscevano, essendo cresciuto in quel quartiere, con un fare accorato e già allora disilluso mi segnalarono tutti i problemi di convivenza e di abbandono.

Mi pregarono di fare un breve giro con loro, Via Montanaro, Via Sesia e le altre vie intorno al mercato di Piazza Foroni. Ed era chiaro agli occhi di chiunque, tranne di chi non voleva vedere, che non vedeva da anni e che ha continuato a non vedere fino ai giorni nostri. Pipì ed escrementi sulle soglie dei portoni, mini atti vandalici diffusi, una concentrazione di extracomunitari in parte dediti a traffici illeciti, spaccio ed altre cose simili. La sinistra incominciò a pagare elettoralmente quel distacco da quella che era sempre stato una parte molto forte del suo insediamento politico ed elettorale in città. Qualche anno dopo ritorno in Via Montanaro con una cara amica giornalista milanese che doveva fare un servizio per il Foglio, un sabato mattina affollato ed assolato, ci ritroviamo davanti alla sede del Partito Democratico, storica sezione di quel quartiere dal Partito Comunista Italiano fino al PD, e ricordo che ebbi da dire molto bruscamente con alcuni nigeriani che non volevano che fotografassi la “casa dello spaccio”, il retro di un palazzo di ringhiera interamente abitato da extracomunitari. Potei verificare la situazione che, se possibile, era peggiorata e cosi nel tempo quando ci ritornai su invito di alcuni ambulanti. Quando ci fu il tracollo elettorale della sinistra, a favore dei cinque stelle prima e della destra poi, non fui assolutamente sorpreso, anzi! Quei cittadini erano stati fin troppo pazienti e generosi verso la sinistra. La differenza era lampante tra gli anni della mia infanzia e prima adolescenza, fine anni ’60 e ’70, dove ci furono investimenti in case, scuole, servizi, verde pubblico ed i vari piani di recupero delle periferie della fine degli anni ’90 e primo decennio del nuovo millennio. Tra Avventure Urbane, uno dei progetti più fantasiosi, ed investimenti di soldi pubblici fatti di tante parole ed immagine e poca sostanza sui problemi veri. Come mi disse un caro amico e compagno che lì ci vive da sempre, “l’atteggiamento e l’approccio di “questi” è di chi pensa che in Barriera abbiamo l’osso al naso e ci deve spiegare come dobbiamo viverci”.

Ci siamo detti e ricordato che noi eravamo orgogliosi di abitarci. Tornando a quanto è stato scritto in questi giorni la sorpresa di leggere che c’è chi ora, a sinistra, storce il naso con l’atteggiamento classico della sinistra fighetta, di quella “gauche caviar” che tanti danni ha fatto e continua a fare, per la presenza dei blindati di esercito e carabinieri. Certo che non si risolve solo con quelli ma prima bisogna garantire un minimo di legalità. Gli assembramenti prima durante e dopo le limitazioni per il Covid 19 erano e sono principalmente di spacciatori e loro amici. Avere permesso certe concentrazioni senza controllo è una delle principali responsabilità. Non è un problema di ”abitabilità”, gli extracomunitari che si sono inseriti, come i meridionali immigrati allora, hanno un livello di adattamento e sopportazione superiore a chi spesso ne parla e chiedono solo di potere lavorare e vivere in pace tranquillamente nel rispetto delle regole. I primi ad essere danneggiati sono proprio loro. Alla “Barriera” ci sono affezionato e lì c’ho lasciato il cuore da quel lontano 14 luglio 1967 quando arrivai a Torino con la mia famiglia e come tanti altri andammo ad abitare in quel quartiere popolare. Così quando leggo in cronaca dei giardini di Via Padre D’Enza, dove ho frequentato la scuola media, mi scatta un moto di rabbia per l’abbandono in cui da decenni versa la “Barriera”. Senza un piano serio di investimenti in lavoro, servizi, asili e legalità la situazione non potrà che peggiorare. Mi sono soffermato a parlare del passato perché è impossibile parlare del presente in quanto l’attuale amministrazione, dopo avere fatto lì il pieno di voti, semplicemente non ha fatto nulla. Il prossimo anno ci saranno, almeno sono previste, le elezioni amministrative per eleggere il Sindaco e rinnovare il Consiglio Comunale ed i quartieri popolari faranno la differenza e se ne ritornerà a parlare. Urge un piano vero per quei quartieri. Alla sinistra è evidente che non possono bastare centro, collina e crocetta.

Moro, il progetto, lo stile e i cattolici democratici

IL COMMENTO  di Giorgio Merlo / “Coscienza di sè e apertura verso gli altri”. Queste parole di Aldo Moro racchiudono più di ogni altra cosa il segreto del magistero politico, culturale, sociale e anche istituzionale del leader pugliese. E cioè, una forte consapevolezza del proprio ruolo politico legato ad una identità culturale altrettanto delineata accompagnata, però, da una altrettanto e spiccata disponibilità al dialogo e al confronto con gli altri.

Ovvero, anche con quei mondi lontani dalla propria appartenenza culturale ma curiosi e convinti che solo attraverso il metodo democratico della condivisione e della inclusione è possibile costruire un mondo migliore. Il mai tanto decantato “bene comune”. Ora, è difficile e complesso rileggere il magistero politico e culturale di Aldo Moro. Per chiunque. Anche per coloro che storicamente si riconoscono nella tradizione del cattolicesimo politico e democratico del nostro paese. Ma proprio da quella sorgente è possibile recuperare sorsi di cultura politica e di metodo democratico che conservano tuttora una bruciante attualità. A cominciare, appunto, dal metodo. Che non è una questione formale o burocratica ma, al contrario, è intrisa di profonda e ricca cultura democratica. Perchè solo attraverso la comprensione di ciò che capita realmente nella società da un lato e la chiara volontà di costruire un processo politico il più possibile inclusivo dall’altro è possibile contribuire a far camminare in avanti quella “democrazia difficile” a cui proprio Moro faceva riferimento nella sue costanti e profonde riflessioni politiche. Soprattutto quando si costruivano nuovi scenari, nelle diverse fasi storiche, e sempre nel solco della cultura e del percorso democratico. Ecco la prima grande lezione politica di Aldo Moro che non può e non deve essere archiviata. Anche in una vita politica articolata e confusa come quella che stiamo attualmente vivendo.

In secondo luogo la “coscienza di sè”. E cioè, essere consapevoli che nella dialettica politica democratica si è portatori di interessi, certamente, ma soprattutto di un progetto di società perchè si è espressione di una precisa cultura politica. L’attaccamento di Moro alla Democrazia Cristiana non era l’esaltazione religiosa di un partito, che resta sempre un mezzo e mai un fine dell’azione politica, ma la capacità attraverso uno strumento politico di far decollare ed evidenziare, in qualsiasi momento, i valori e la cultura di un filone ideale che non potevano mai essere sacrificati sull’altare della convenienza, del trasformismo e della mediazione al ribasso. Certo, Moro era uomo di mediazione e di un alto compromesso, ma sempre finalizzato al “bene comune” e senza rinunciare mai alle proprie convinzioni culturali. Ora, è proprio su questo versante che noi misuriamo la distanza siderale – non delle fasi storiche che scorrono e che quindi sono diverse le une delle altre – tra una politica ispirata e condizionata da una cultura politica che orienta le scelte concrete e legislative, e una politica dominata dal trasformismo e dalla radicale assenza di qualsivoglia tensione ideale. Se non imposta dalla legge dei sondaggi e dalla volontà di demolire il “nemico” a seconda delle convenienze momentanee. Ovvero, l’alternativa del metodo moroteo e della cultura morotea.

Ecco perchè il recupero attivo, e non protocollare, del magistero politico e istituzionale di Aldo Moro oggi può essere l’elemento determinante per inaugurare una nuova fase politica nel nostro paese. Senza alcuna tentazione nostalgica – oltretutto fuori luogo – ma fortemente ancorati a quella memoria storica che può ancora essere decisiva per contribuire al rinnovamento e alla rifondazione della politica contemporanea. Un messaggio particolarmente attuale e vincolante per l’area cattolico democratica e cattolico popolare. Una rete organizzativa e valoriale che nella vasta periferia italiana continua ancora ad essere un asse portante del tessuto democratico del paese, oltre ad aver contribuito, nei passaggi cruciali della storia politica italiana, alla crescita della democrazia in un contesto di libertà e di giustizia sociale costante. Ma per centrare questo obiettivo il recupero della “lezione” morotea è decisivo. E i cattolici democratici non devono nè rinnegare il proprio passato nè, tantomeno, reinventarlo. Si tratta, molto più semplicemente, di riattualizzarlo. Con coraggio, con coerenza e soprattutto con lo stile. Perchè Aldo Moro è stato sì un grande e raffinato leader politico. Ma lo è stato perchè aveva uno stile e una coerenza che lo hanno reso più credibile agli occhi del suo partito e della società nel suo complesso. Avversari compresi. E da quella sorgente occorre continuare ad attingere. Per il bene della politica italiana e la stessa qualità della nostra democrazia.

Gallo (PD): “Gli esclusi da Cirio e dalla Lega. Subito 10 milioni in più!”

 “E si lavori per comprendere tutte le categorie escluse!

“Il Presidente Cirio ci ha chiesto di stralciare il Bonus Piemonte dal ddl Riparti Piemonte che sarà approvato in un secondo momento.

Oggi inizieranno i lavori per approvare il provvedimento lunedì. Diciamo sì all’approvazione del bonus Piemonte lunedì, ma chiediamo che venga ampliata la platea degli aventi diritto! Il bonus Piemonte deve essere esteso a tutte le categorie merceologiche rimaste chiuse a causa del Covid 19! Devono essere corrette almeno le principali storture dell’impianto disegnato dalla Giunta Cirio, stanziando almeno ulteriori dieci milioni di euro!” afferma il Vice Presidente del Gruppo Pd in Consiglio regionale Raffaele Gallo.

“Il disegno di legge della Giunta Cirio – spiega Gallo – esclude, infatti, dal” bonus Piemonte” molte categorie tra le più colpite collegare a settori quale turismo e commercio! Per tutte queste siano stanziate subito le risorse. Il Pd pensa alle attività collegate al turismo e escluse dalla Giunta Cirio:

– le agenzie di viaggio che avranno difficoltà a gestire un turismo, limitato dalle disposizioni legate all’emergenza,

– gli hotel, i bed and breakfast e le guide turistiche.

– inoltre le librerie e cartolibrerie alle quali Cirio ha impedito di aprire, nonostante le chiare disposizioni del Governo,

– i cinema che non si sa quando apriranno,

– i benzinai

– i tatuatori che non sono inseriti insieme agli estetisti e parrucchieri

– il terzo settore che ha bisogno di un forte sostegno e che lo ha manifestato pubblicamente.

Ad oggi in tutto il Riparti Piemonte non esistono sostegni per il terzo settore!

Questi sono gli esclusi da Cirio e dalla Lega che da noi, come Partito Democratico, saranno tutelati con emendamenti dedicati. Già lunedì tutti gli esclusi devono essere inseriti immediatamente nella platea di coloro ai quali andrà il bonus e devono essere stanziate le risorse necessarie”.

Quando in politica si era avversari, non nemici

Aldo Moro fu assassinato dalle Br il 9 maggio del 1978. Il suo corpo abbandonato in via Caetani nel quartiere ebraico di Roma. Via equidistante tra via Botteghe Oscure e piazza del Gesù.

Tra la sede storica del PCI e quella della DC. I due partiti non andavano sempre d’accordo. Anzi, erano palesemente alternativi. Al loro interno convivevano diverse anime o lontanissime dalla possibilità di un accordo governativo o favorevoli. Enrico Berlinguer da anni aveva proposto il compromesso storico.

Aldo Moro cautamente possibilista. Voleva sbloccare la situazione politica. Berlinguer ha dedicato gli ultimi suoi anni a due obiettivi. PrimO andare al governo per realizzare delle riforme, come diceva, strutturali. Secondo liberare il PCI dal giogo mortale dei comunisti russi. Alberto Franceschini fondatore delle Br , ex giovane comunista di Reggio Emilia ha sostenuto che le Br erano indecise tra, appunto, Berlinguer e Moro. Optarono per il secondo perché Berlinguer era troppo protetto dal servizio d’ordine del PCI. Indicativo, no? L’ obiettivo terroristico era ben chiaro: impedire l’alleanza tra i due partiti. Ed è altresì vero che i servizi segreti di mezzo mondo erano entusiasti che il lavoro sporco lo facessero loro. Dai russi agli statunitensi, dagli inglesi ai australiani  qualcuno ha brindato quando fu ucciso Moro ed i nostri servizi segreti fecero di tutto per far sì che Moro venisse liberato incolume. Consumato il dramma l’ Italia protestò. Il rispetto che dovevamo ai democratici si concretizzò nel chieder loro di sfilare per primi. E cambiava anche la mia percezione della DC come partito. I nemici erano i terroristi rossi, gli avversari i dc. C’e’ una radicale differenza, prima di tutto il rispetto per l’avversario.  Anni in cui conobbi i giovani democratici. Donatella Genisio, figlia  d’arte con il padre sindacalista della CISL. Sposata con Paolo Girola allora giornalista del Tg 3, in anni successivi impegnato nel sindacato subalpino dei giornalisti. Piero Damosso, che partito dal giornalismo piemontese è approdato alla testata nazionale. Tra i più ” interessanti” era  Giampiero Leo.

Salì dalla Calabria per studiare nella nostra Università. Ciellino e leader incontrastato degli studenti cattolici. Consigliere comunale e poi consigliere regionale ed assessore. Assessore alla cultura. Una volta gli chiesi perché non era voluto diventare parlamentare o senatore. Mi risposte che voleva stare in mezzo alla gente. Chiaramente leader, un leader a modo suo, anzi, a modo loro. Insomma, scoprivo un mondo nuovo, non semplice da capire fino in fondo. Erano la nuova nidiata politica di Bodrato che aveva rotto con Carlo Donat-Cattin. Era la sinistra democristiana, la vera sinistra democristiana. Strano partito la DC, dalla famiglia Gava che controllava la Campania a Salvo Lima in odore di mafia, a  Piersanti Mattarella ucciso dalla mafia. Su Giulio Andreotti, da sempre al potere e il suo sodale romano Sbardella detto lo Squalo, magari solo cattive dicerie. Formidabile la definizione d di Gian Paolo Pansa: la  Balena Bianca, significandone  l’originalità. Con Leo tanti i ricordi e le comuni sorti. In primis la difesa fisica dalla violenza degli estremisti violenti. Per lui il triste primato anche in questo. Patrizio Peci nell’autobiografia  Io l’infame, raccontò che Leo sfuggì ad un agguato Br per pura fortuna. Una volta ci sedemmo sulla scalinata  d’accesso di Palazzo Nuovo. Probabilmente nel 1979, elezioni per i decreti delegati. Un momento di pausa della campagna elettorale o forse per la raccolta delle firme per la presentazione delle liste di Ateneo e  facoltà.

Una volta anche la democrazia era più seria. Si parlava del più e del meno, comunque di politica. Scherzando gli dissi: ma se sei un compagno che ci stai a fare nella DC? Mi rispose con un’espolosione di parole, fermarlo non è mai stato semplice. Abbina concetti e valori politici con esempi concreti avvaloranti le sue tesi. Sintesi: più che un compagno sono un popolare che ha trovato in Comunione e Liberazione la propria casa. Nella casa ho trovato una comunità. Desidero un incontro tra i popoli comunista e popolare. Era per il compromesso storico? Francamente non penso proprio. Era e forse è ancora per l’alternanza come stimolo per la democrazia. Il passaggio tra la prima repubblica e la seconda determinò anche in casa DC la diaspora. Molti con i popolari che diventarono Margherita e poi Ds. Giampiero Leo ripetutamente eletto nelle file di Forza Italia. Non c’è da stupirsi visto che Formigoni , governatore della Lombardia, fu il loro Mosè che gli fece attraversare il mare verso il centrodestra. Insomma, praticamente, lui ed io sempre su sponde politiche opposte. Lui scherzando diceva: i comunisti non mangiano più i bambini. Io, sempre scherzando: non è vero che tutti i democristiani sono golpisti e di destra. Idealmente ancora su quella scalinata di Palazzo Nuovo. Avversari politici e non nemici politici. Avversari che avevano un nemico comune che erano i violenti e i terroristi. Oggi Leo è impegnato per i diritti delle minoranze politiche e religiose. Ed oggi siamo solo alleati e non più avversari. Il tempo è stato con noi galantuomo, anche perché in quel lontano 1978 eravamo sulla stessa barricata.

Patrizio Tosetto

Le opposizioni: “Commissione di Inchiesta sulla gestione Covid-19″

“Tutti i Gruppi di opposizione in Consiglio regionale firmeranno la richiesta di istituzione di una Commissione di inchiesta sulla gestione della crisi Covid-19” – dichiarano i Presidenti dei Gruppi di PD, M5S, Liberi Uguali Verdi, Lista Monviso e Moderati.

“Bisogna fare chiarezza” – proseguono gli esponenti dell’opposizione – “sui provvedimenti e sulle procedure adottati in questi mesi di pandemia. E ci piacerebbe che la maggioranza condividesse questo obiettivo, esattamente come è accaduto in altre Regioni. La trasparenza e la volontà di dimostrare che è stato fatto tutto il possibile per affrontare una situazione così complessa dovrebbero essere interesse di tutti i Gruppi del Consiglio regionale. Sicuramente è un interesse di tutti i cittadini”.

Domenico Ravetti (Pd)

Sean Sacco (M5S)

Marco Grimaldi (Luv)

Mario Giaccone (Lista Monviso)

Silvio Magliano (Moderati)