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Le identità rivelate di Troubetzkoy

L’associazione Lamberti ha presentato alla biblioteca civica di Omegna il libro Identità Rivelate, con la presenza dell’autrice Elisabetta Giordani.

Il volume è il frutto di una ricerca lunga tredici anni iniziata quando il fotografo Gianbattista Bertolazzi realizzò le immagini del catalogo delle 341 sculture in gesso, cera e bronzo di Paolo Troubetzkoy, conservate nella Gipsoteca del Museo del Paesaggio di Verbania. Fu allora che Elisabetta Giordani, con il supporto di Roberto Troubetzkoy – che da tempo stava raccogliendo e archiviando tutta la documentazione possibile sulla sua antichissima e nobile famiglia russa – e di Gianni Pizzigoni, profondo conoscitore dell’arte e per anni competente direttore del Museo del Paesaggio, accettò l’incarico di ricercare le identità di personaggi ancora sconosciuti. Un lavoro certosino che ha reso possibile ricostruire biografie e storie, offrendo un nuovo contributo alla conoscenza dell’ artista e dei suoi rapporti con i personaggi da lui ritratti dei quali sino a oggi studiosi e pubblico non si erano mai occupati in modo particolare. Il principe Paolo Troubetskoy, nato a Verbania-Intra il 15 febbraio del 1866 da padre russo – il diplomatico Pierre –  e madre statunitense, la pianista Ada Winans, lavorò e risiedette in Russia (insegnò all’ Accademia Imperiale di Belle Arti di Mosca per nove anni, dal 1897 al 1906), Francia (a Parigi, dove studiò a fondo l’opera di Rodin, e dove nel 1900 vinse il Grand Prix), Inghilterra, Usa (prima a New York nel 1911 e poi, dal 1914, a Hollywood , oltre che in Italia, a Pallanza – sul lago Maggiore –  dove tornò a vivere nel 1932 e morì sei anni dopo. Troubetzkoy aveva committenze anche in Europa, America e Russia e, come soggetti, i membri di quell’alta società internazionale appartenente alla gilded age ( l’età dorata), il periodo che si identifica con il rapido sviluppo industriale in America e la Belle Époque in Europa, in grado di assecondare ogni passione, dal mecenatismo al collezionismo d’arte, dalle corse automobilistiche, all’allevamento di purosangue e quant’altro. Lo scultore, aristocratico e semplice nello stesso tempo, ritraeva i personaggi di questo ambiente senza lasciarsi condizionare e il più delle volte non metteva né titoli né nomi alle sculture perché come lui stesso diceva: “ Io lavoro non solo per esprimere una forma, ma soprattutto per trasmettere il senso della vita, perciò la forma ha maggiore significato se vi è vitalità; per questa ragione un titolo (e quindi anche un nome) potrebbe limitare tutto ciò che la mia opera significa realmente”. L’opera di identificazione di Elisabetta Giordani è stata difficile e complicata ma molto interessante, consentendole di raccogliere cenni biografici e testimonianze fotografiche di molti di quei personaggi appartenenti a quella società internazionale con la quale lo scultore cosmopolita era entrato in contatto durante i suoi soggiorni. Oggi che l’opera e lo stile personalissimo di Troubetzkoy sono apprezzati e conosciuti è stata di grande utilità la ricerca che ha permesso di addentrarsi nelle personalità di coloro che hanno voluto farsi ritrarre da lui e quindi hanno potuto trattenere per sempre la vitalità di cui tanto parlava. Per redigere la pubblicazione, edita dal Magazzeno Storico Verbanese, Elisabetta Giordani ha visionato centinaia di immagini, foto e opere storiche alla ricerca dei personaggi incontrati e ritratti dall’artista di cui il Museo del Paesaggio possiede la più grande e completa collezione di gessi. Il libro, che presenta le biografie di 25 identità rivelate, è accompagnato dalle immagini scattate da Bertolazzi, rielaborate e completate da Francesco Lillo per il Museo del Paesaggio, e da una dedica a Gianni Pizzigoni che affidò per primo questa importante ricerca all’autrice. Vanno ricordati, come ha fatto Roberto Ripamonti dell’associazione I Lamberti nella presentazione del libro, anche alcune opere pubbliche come i monumenti ai caduti che Troubetzkoy realizzò e che non incontrarono  il gusto del tempo e dei critici come quello di Pallanza dove l’artista rappresentò una giovane vedova che con la mano lascia cadere alcuni petali di fiore sulla lapide dei caduti, tenendo in braccio un bimbo troppo piccolo per rendersi conto degli orrori della guerra o il monumento a Garibaldi creato per un concorso e rifiutato perché rappresenta un uomo esausto dalle fatiche e non scopre il poncho per far intravedere la spada. Lo stesso discorso vale per il monumento ad Alessando III realizzato dallo scultore a San Pietroburgo che rappresentava una critica all’impero dove è raffigurato un cavaliere obeso che opprime con il suo peso un cavallo recalcitrante: un contesto dove il cavaliere rappresenta l’aristocrazia e il cavallo il popolo.

Marco Travaglini

Massimo Lucioli, “Il tesoro dimenticato”: quando le buone idee accadono

Informazione promozionale

L’autore, traendo spunto dal territorio della formazione psicologica e dalla sua esperienza di vita, traccia un segmento ideale fra il libro e il lettore, definendo quindi le traiettorie su cui muovere l’emozione e le sensazioni di chi si accinge a entrare in contatto con l’opera; si scoprirà allora, che il tesoro è dentro di noi. Al bando pirati e forzieri, il viaggio più avventuroso è quello da compiere verso e intorno alla propria esistenza.

“Non si tratta di avere buone idee, si tratta di farle accadere. A volte i pensieri ti dicono di fare una cosa – racconta Massimo Lucioli – le emozioni un’altra. Quando riesci a rendere pensieri ed emozioni alleate per lo stesso obiettivo, lo stesso scopo, allora il tuo potenziale è al massimo.  Libera il tuo potenziale. Vedrai cose che non pensavi possibili”.

Scorrendo il libro che volutamente non ha un approccio manualistico, ma diretto, si incontreranno parole chiave che sono parte fondamentale della costruzione del proprio percorso di vita: risorse, intelligenza emotiva, consapevolezza, obiettivi, empatia, il viaggio. A tutto ciò si aggiunge, alla fine di ogni itinerario esplorativo del sistema vita, una vivace postilla pratica “Adesso tocca a te”, laddove, l’autore, dopo aver districato il lettore da timori e tremori, divelti i meccanismi di difesa, lo mette nella condizione di sperimentare se stesso: di uscire dalla propria zona confort ed esplorare.

www.iamwave.coach/massimo-lucioli/

Il tesoro dimenticato: non si tratta di avere buone idee, si stratta di farle accadere

Quante volte, come leader, ci siamo trovati in una situazione di incertezza. A volte i pensieri ti dicono di fare una cosa ma le emozioni ti spingono in un’altra direzione. E questo accade sia come singoli sia nei team quando per esempio dobbiamo fissare obiettivi ambiziosi, o trasformare la strategia in esecuzione di azioni concrete e funzionali, o quando dobbiamo operare un cambiamento di ruolo, di modello di business, di innovazione. Pensiamo che le nostre vite, le nostre realtà lavorative, gli obiettivi che vogliamo raggiungere siano solo guidati da processi logico-razionali, mentre in verità siamo costantemente chiamati a confrontarci con i nostri pensieri intrecciati alle nostre emozioni insieme, è inevitabile. A volte quando ignoriamo gli uni o le altre, non consideriamo tutti gli effetti che producono le nostre parole, o i nostri comportamenti, o le nostre azioni, e possiamo produrre dei piccoli disastri. Oppure quando pensieri ed emozioni entrano in conflitto spesso non riusciamo a decidere, procrastiniamo, perdiamo il momentum, non siamo efficaci. Quando invece riusciamo a rendere pensieri e emozioni alleate per lo stesso obiettivo, lo stesso scopo, allora gli effetti che produciamo sono quelli che desideriamo e la performance è al massimo perché riusciamo a liberare tutto il nostro potenziale come singoli o come team. La domanda alla quale il libro ti porta a dare una risposta è: come posso riuscire ad attraversare la foresta intricata della mia vita professionale o personale? Ti piacerebbe avere una mappa più dettagliata, più ricca, che ti permetta di comprendere meglio quali sono i pensieri e le emozioni più funzionali, più adatte ad attraversare quella foresta, a trovare la strada, ad uscirne, a raggiungere il tuo obiettivo eccellente? Quello che promette il libro non è tanto consegnarti una mappa già fatta, ma aiutarti a costruire la tua, aiutarti a trovare, con la tua personale mappa, le tue personali risorse, per diventare, per essere ciò che vuoi diventare, ciò che vuoi essere ed anche se sarà difficile (perché a volte lo sarà) avrai sempre un sorriso impavido. Il Tesoro Dimenticato, scritto prendendo lo spunto dalle ultimissime scoperte nel campo delle neuroscienze e dalle osservazioni sul campo, è un’esplorazione di come funzioniamo nella relazione tra pensieri ed emozioni, una guida alla riscoperta delle nostre risorse, il tesoro dimenticato, una guida per allenare le nostre competenze di intelligenza emotiva, perché pensieri ed emozioni non creino interferenze ma si alleino affinché le nostre idee accadano.

Qual è il senso della nostra biografia?

Qual è il fil rouge, il legame che mette insieme tutti i momenti della nostra vita fino ad oggi e per il futuro? Se mettiamo insieme i puntini della nostra vita che figura viene fuori? Sono stato manager in alcune multinazionali per molti anni, lì tutte le dinamiche raccontate nel libro trovano un’applicazione incredibile e misurabile in termini di successo o insuccesso; nel tempo libero impegno in politica e leader in tipi diversi di gruppi, associazioni, comunità; nel frattempo l’incontro con la programmazione neurolinguistica, il coaching, l’intelligenza emotiva, e quindi alla fine coach io stesso: che cosa unisce queste realtà ? Forse proprio ciò che sto facendo ora: trasferire competenze, consapevolezza, affinché io stesso e le persone attorno a me possano crescere, trovare la propria strada, dare potere e possibilità al proprio sogno; trovare soddisfazione ed entusiasmo nel condividere un percorso, una meta. Questo mi porterà ovviamente a fare altro. Ma questa è una parte della biografia appena abbozzata, non ancora scritta.

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Link:

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il libro è acquistabile su Amazon:

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Successo a Torino Comics della raccolta di racconti “De rebus brevi” di Mark Mc Candy

Torino Comics è stata la cornice entusiasmante della prima presentazione della raccolta di racconti di Mark Mc Candy, pseudonimo di Marco De Candia, giunto alla sua terza pubblicazione, dal titolo “De rebus brevi”, alla presenza anche di Marco Tomasello di Torino Comics. Luca Occhetti è  stato il vincitore  del Cover Contest ideato da Edizioni Radici Future e da Torino Comics per la realizzazione della copertina del libro. Tra decine di proposte arrivate dalla comunità di illustratori è  stata scelta la sua e, in occasione della presentazione del libro al Saloneinternazionale del Libro, il 19 maggio alle 20, Luca Occhetti sarà  presente per realizzare delle cover personalizzate per i lettori interessati.

Il libro, intitolato “De rebus brevi” edito da Edizioni Radici Future, reca la copertina realizzata da Luca Occhetti e che si ispira al mondo romano. L’autore viene raffigurato come l’imperatore Nerone su di una clessidra, che scandisce un tempo che, dopo il periodo Covid, ha assunto un nuovo valore e ritmo. “Considero la mia raccolta di racconti – spiega l’autore Marco De Candia – un libro ‘caleidoscopio’, che consente un  certo tipo di visione a seconda del modo in cui viene letto”.

Si tratta di una carrellata di situazioni brevi, spesso brevissime,incentrate intorno ai tempi difficili che la società contemporanea sta attraversando e sugli usi e costumi che si evolvono, sugli amori inespressi, talvolta traditi dalle mascherine. Molteplici gli argomenti affrontati con particolare ironia, come la firma digitale che genera un equivoco tra moglie e marito.

“De Rebus brevi” si può  considerare un libello prezioso per cogliere le mille sfaccettature della società post Covid; una serie di racconti che disvelano il carattere di personaggi tra i più vari, coinvolti in episodi che vedono i protagonisti impegnati tra casse di supermercati, strade statali, spiagge e ambienti tra i più  vari.

Non manca neanche l’acuto sguardo dell’osservatore-autore su fenomeni nuovi quali il metaverso, la blockchain e il bitcoin, colti tutti con arguzia e quella leggerezza calviniana che risultano davvero indispensabili in questa epoca post Covid. Il libro saràanche presentato presso il Caffè Fiorio a Torino il 27 aprile, evento promosso dall’Associazione “Vitaliano Brancati”.

MARA MARTELLOTTA

Il programma al Circolo dei Lettori di Novara

IO LEGGO E MI INNAMORO

La settimana al Circolo dei lettori, a Novara

Appuntamenti dal 17 al 20 aprile

 

 

Il programma della settimana al Castello. 

 

lunedì 17 aprile h 18 | Castello Sforzesco, Sala Sibilla Aleramo

Ritorno al Sud, luogo dell’origine e della rivelazione

Sofia Pirandello 

Bestie (Round Robin)
con Eleonora Groppetti

In un polveroso e rovente paese siciliano, Lucia, mite fuori e incandescente dentro, trova rifugio nelle parole. Cresciuta, va da sola al Nord, dove vive libera dal giogo dello sguardo materno e scopre l’amore, fino a lasciarsi consumare. Il Sud però tornerà a chiamarla, è il suo destino ineluttabile.

 

martedì 18 aprile h 18 | Castello Sforzesco, Sala Sibilla Aleramo

Quando qualcosa si rompe, può tornare come prima?

Erika Savio

I ragazzi sognano in technicolor (Astoria)
con Serena Galasso

Una storia, il cui perno sono Lisa e ad Alex, che narra di cambiamenti affrontati in solitudine, disagio sociale, microcriminalità, scoperta di una sessualità precoce, ma anche di sogni, speranze, amicizia e amore, quell’instancabile ricerca di legami che dà un senso alla vita.

 

mercoledì 19 aprile h 18 | Castello Sforzesco, Sala Sibilla Aleramo

Storia di un’amicizia profonda

Fabio Geda

La scomparsa delle farfalle (Einaudi)

con Erica Bertinotti

Tra conflitti e occasioni di meraviglia, tra realtà quotidiana e rivelazioni, quattro ragazzi intrecciano le loro vite con tutta l’energia della giovinezza. Un ritratto commovente di quella stagione dell’anima che più d’ogni altra si imprime in ciascuno di noi e sceglie il nostro destino.

 

giovedì 20 aprile h 18 | Castello Sforzesco, Sala delle Mura

Talking Tom Waits
Parole, canzoni, atmosfere

con Paolo Agrati, arrangiamenti a cura di Chinese Cuban Jazz Extravaganza
Una selezione di canzoni scelte, tradotte e adattate, per addentrarsi nella scrittura di Tom Waits e nelle atmosfere che regalano i suoi testi, per scoprire le storie che si celano dietro le ballad e i blues, oltre i suoni rochi, le casse con i coni rotti, le incudini pestate, il suono delle seghe.

in collaborazione con Coccato per il sociale

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GRUPPI DI LETTURA

riservati possessori Carta Io leggo di Più

 

gli evergreen

> sono al Circolo e al Castello

> puoi seguirli se hai la Carta Io leggo di Più

> iscriviti al Circolo o via mail (info.novara@circololettori.it)

 

tutti i mercoledì ore 15
English Time
con Rosanna Miramonti

 

tutti i giovedì h 15 | Castello Sforzesco, Sala Sibilla Aleramo

Alla scoperta dell’Arabo

con Cesare Ruggeri 

i monografici

> sono on line su Zoom

> puoi seguirli se hai la Carta Io leggo di Più

> se non hai la Carta, puoi comprarli al Circolo (se vuoi pagare via bonifico scrivi a info.novara@circololettori.it)

> 17/04 h 19-20
Autofiction a chi?
con Daniele Mencarelli

> 18/04 h 19-20

La lingua italiana, tra prescrizioni grammaticali e le possibilità dell’uso

con Francesca Serafini

 

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Tutti gli incontri sono gratuiti.

Prenotazione obbligatoria sul sito https://novara.circololettori.it/

 

L’isola del libro

RUBRICA SETTIMANALE A CURA DI LAURA GORIA

 

Luis Landero “Pioggia sottile” – Fazi Editore – euro 18,50

Questo è uno strepitoso romanzo che mette in scena rancori, offese, oppressione, gelosie e occasioni mancate che possono annidarsi nelle spire dei rapporti familiari ed esplodere in una sorta di terribile resa dei conti in cui tutti sono contro tutti e non c’è mediazione possibile.

Luis Landero è nato in Estremadura nel 1984, ha insegnato Letteratura a Madrid, è stato visitor professor a Yale e i suoi romanzi si trasformano in successi immediati.

Pioggia sottile” inizia con qualche goccia di astio tenuto sotto controllo per anni e finisce con una tempesta che sommerge e affoga qualsiasi possibilità di dialogo o comprensione.

Al centro del disastro 3 fratelli ormai adulti la cui vita è sempre stata dominata da una madre vedova dispotica, per nulla empatica e quasi sempre ingiusta; ha diretto con pugno di ferro e zero sensibilità le loro esistenze, creando dei disperati totali.

Siamo a Madrid e la madre sta per compiere 80 anni; il figlio prediletto Gabriel ha l’infelice idea di festeggiarla insieme alle sorelle. Peccato che da un ventennio non si parlino più.

La storia è raccontata dalla prospettiva dei figli che alla madre non perdonano i torti subiti. E viene via via sciorinata nelle confidenze che fanno ad Aurora, la moglie di Gabriel.

I nodi irrisolti sono parecchi, tanti scheletri negli armadi celati solo dalle buone maniere. A partire dalla morte precoce di un padre che viveva di fantasia e narrava storie non vere. Quando muore, la moglie attua una sistemica cancellazione della sua memoria e di tutto quello che lo riguardava.

La primogenita Sonia dopo aver subito per anni le angherie materne è stata costretta a sposare Horacio: uomo molto più anziano di lei con una passione borderline per i giocattoli e un’anima nera che scoprirete addentrandovi nelle pagine.

Di Horacio era invece innamorata la sorella minore, Andrea, altra disgraziata totale. E anche Gabriel avrà i suoi demoni interiori da rinfacciare in parte alla madre. Insomma una famiglia altamente disfunzionale ….

 

 

Joshua Cohen “I Netanyahu” -Codice Edizioni- euro 20,00

Con questo romanzo lo scrittore americano, nato ad Atlantic City nel 1980, ha vinto il Premio Pulitzer. La storia prende spunto da un dettaglio lontano e tutto sommato non di grande importanza che riguarda l’illustre famiglia dei Netanyahu, si proprio quella che annovera il premier israeliano Benjamin Netanyahu.

Il romanzo è un mix di generi che riesce nell’alchimia di tenere insieme una “campus novel” anni 50, romanzo storico e commedia brillante. L’idea è stata ispirata a Cohen dal racconto che il famoso critico letterario Harold Bloom gli fece nel 1919, poco prima di morire. I fatti sono realmente accaduti e riguardano la famiglia del professore Benzion Netanyahu, che fu collega di Bloom alla Cornwell University. Da lì Cohen è partito mettendoci la sua fantasia e bravura nel trasformare un libro in uno strepitoso successo.

La storia è ambientata nell’inverno del 1959 al Corbin College dello Stato di New York, dove l’unico docente ebreo Ruben Blum ha l’incarico di incontrare un professore israeliano che l’ateneo intende assumere come docente di storia.

A presentarsi è Benzion Netanyahu, storico e membro del sionismo revisionista. Arriva con al seguito la terribile moglie Tzila e tre figli –Yoni, Bibi e Iddy- particolarmente vivaci; il secondogenito, Bibi di 10 anni diventerà il futuro Premier di Israele.

Anche se riluttante Ruben li accoglie in casa sua e la situazione finisce ben presto fuori controllo; tra le stranezze di Tzila, che si serve a piene mani di abiti e gioielli della padrona di casa e rifila i tre marmocchi alla giovane figlia dei Blum. Si chiama Judy e verrà travolta da quelli che chiama i “tre marmittoni”, ovvero tre piccoli selvaggi.

Questo incontro avrà anche l’effetto di costringere Rube Blum a fare i conti con le sue più profondi radici ebraiche, dalle quali aveva sempre cercato di staccarsi.

E nelle pagine del romanzo, oltre a trasformare il cupo Benzion Netanyahu nel protagonista di scene divertenti, ci sono anche temi molto seri. Come una sottile denuncia delle ipocrisie e della mentalità ristretta della cultura accademica, in aggiunta a riflessioni sui conflitti religiosi e cultuali degli ebrei americani.

 

Guillaume Musso “Angelique” -La nave di Teseo- euro 20,00

Ancora una volta Musso dimostra la sua caratura con un romanzo ricco di continue sorprese, e amalgama una trama complessa in cui si intersecano le vicende di più personaggi.

Tutto inizia in un ospedale parigino dove l’ex poliziotto Mathias Taillefer torna alla vita dopo un infarto; al suo risveglio lo accoglie la musica del violoncello suonato da una giovane sconosciuta. E’ Louise Collange, una volontaria che allieta i pazienti con le note del suo strumento.

Mathias ha 47 anni, e da 5 ha lasciato la polizia; è un uomo indurito dalla vita, scontroso, e non dimentica l’accoltellamento che aveva subito in passato nell’esercizio del suo lavoro. Chiede solo di essere lasciato in pace.

Louise è una studentessa 17enne, figlia di una grande étoile della danza, Stella Petrenko, che da 3 mesi ha concluso il suo viale del tramonto precipitando dal balcone del suo appartamento.

Per la polizia è stato un incidente, ma Louise invece è convinta che la madre sia stata uccisa, e non dà tregua a Mathias finché lui, sebbene riluttante, acconsente ad aiutarla a far luce sull’accaduto.

Poi c’è l’infermiera precaria Angelique Chervet, ha 34 anni, lotta con l’incubo della povertà nella squallida banlieu in cui vive e 4 mesi prima aveva scoperto di essere incinta dopo un incontro casuale mediante Tinder.

Il caso la porterà nell’atelier del 30enne pittore Marco Sabatini, rampollo di una famiglia miliardaria e potentissima. Angelique lo trova svenuto tra le sue tele e lo soccorre.

Ma è quando scopre la sua ricchezza che mette in atto una precisa strategia, che scoprirete leggendo. Colpi di scena via uno sotto un altro ed una trama che si infittisce sempre più.

 

 

Jessie Burton “La casa del Destino” – La nave di Teseo – euro 22,00

 

E’ il sequel del fortunato “Il miniaturista”, libro di esordio dell’attrice e scrittrice inglese Jessie Burton diventato immediatamente un caso letterario.

Nell’opulenta Amsterdam del Settecento, ritroviamo Petronella Oortman portata sugli schermi da Anya Taylor-Yoj quando giovanissima era arrivata ad Amsterdam per diventare la moglie di un uomo tutto da scoprire dietro la maschera di uomo sfuggente.

Ora Nella si aggira intorno ai 40 anni, è rimasta vedova (Johannes è morto annegato) e non ha avuto figli. Abita nella stessa casa, con la domestica di sempre, il servitore di colore Otto (originario del Suriname) e sua figlia Thea, nata dall’amore con la cognata di Nella, Marin, che è morta nel dare alla luce la bambina 18 anni prima.

Da allora Nella e Otto hanno cresciuto la piccola senza l’aiuto e la protezione di quella che era una delle famiglie più prestigiose della capitale olandese. E hanno dovuto fronteggiare le maldicenze di una società chiusa in cui apparenza e norme sociali dettano legge.

E’ il 1705, epoca d’oro per la città i cui commerci sono sempre più floridi.

Thea è bella con la sua pelle ambrata (che però desta sconcerto in una società dove il diverso non viene accettato facilmente), ha 18 anni ed è innamorata del pittore teatrale Walter, che sogna di sposare.

Purtroppo la famiglia non naviga in buone acque, lotta da tempo con i problemi economici, Nella e Otto per sopravvivere sono costretti persino a impegnare i mobili di casa.

Forse un buon matrimonio per Thea potrebbe essere la soluzione e la garanzia di un futuro più sicuro e agiato.

Ma bisogna fare i conti con la passione e la testardaggine della giovane innamorata.

Qualcosa sembra cambiare quando arriva l’invito al ballo più esclusivo di Amsterdam e c’è il ritorno del miniaturista che aveva incantato la giovanissima Nella appena sposata….

 

 

“De rebus brevi”, situazioni di vita comune illuminate da una originale ironia

La presentazione della raccolta di racconti di Marco De Candia sarà moderata dalla giornalista Mara Martellotta.

 

“De Rebus brevi” è il titolo della raccolta di racconti di cui è autore Marco De Candia e che propone, come già suggerisce il titolo, una carrellata di situazioni di vita brevi, spesso anche brevissime. Si tratta di una acuta riflessione da parte dell’autore sui tempi difficili che stiamo vivendo e sugli usi e costumi in continua evoluzione. Uno spazio è anche dedicato agli amori inespressi, ai desideri repressi e all’impatto della tecnologia sulla vita quotidiana di ciascuno di noi.

Marco De Candia indaga anche sull’impatto che hanno avuto la firma digitale e il metaverso nella società attuale. L’autore indaga anche sui rapporti intimi tra coppie consolidate che vogliono ritrovare l’antico ardore e sperimentare novità  che si infrangono nella routine della vita quotidiana.

La copertina del libro è  il risultato di un contest promosso  da Torino Comics in collaborazione con Edizioji Radici Future, nella comunità dei disegnatori,  illustratori e fumettisti.

Il libro di Marco De Candia, composto da un centinaio di racconti brevi e brevissimi, percorsi da una sottile e intelligente ironia,  verrà presentato presso Torino Comics sabato 15 aprile prossimo dalle  10 alle 11.

MARA MARTELLOTTA

 

Boomers contro Millennials. Al Circolo dei Lettori

Martedì 11 aprile ore 18.30

Circolo dei Lettori Torino

Via Bogino 9

BENIAMINO PAGLIARO

presenta

BOOMERS CONTRO MILLENNIALS

Dialoga con

ALBERTO CIRIO

ANDREA MALAGUTI

 

Beniamino Pagliaro
BOOMERS CONTRO MILLENIALS. 7 BUGIE SUL FUTURO E COME INIZIARE A CAMBIARE
In libreria per HarperCollins, pp 160, euro 17,50

Le sette bugie raccontate ai millennials:

Bugia 1. La promessa

Bugia 2. La libera scelta

Bugia 3. Il mattone

Bugia 4. La scrivania

Bugia 5. La pensione

Bugia 6. La democrazia diretta

Bugia 7. Il cambiamento impossibile

Sette luoghi comuni. Sette bugie. Da “studia tanto e tutto andrà bene” a “se lavori come si deve presto avrai i soldi per comprare casa”, da “la politica si occuperà dei giovani” a “ormai facciamo sempre così, è troppo tardi per cambiare”: così Beniamino Pagliaro racconta i problemi che le generazioni recenti si sono trovate ad affrontare, dai contratti meno tutelati a pensioni fantasma e quantomai ipotetiche, sempre con la certezza di trovarsi poi, per la prima volta in più di un secolo, più poveri dei propri genitori.

C’è un motivo se i cosiddetti giovani – concetto applicato con disinvoltura e che comprende, oramai, due generazioni e mezzo – fanno più fatica ad affermarsi nel mondo del lavoro, mettono su famiglia più tardi, non comprano più casa e vivono una preoccupazione crescente, quasi un’ossessione nei confronti dell’emergenza climatica. Con questo brillante e divertente saggio Pagliaro racconta, partendo dai dati ed esperienze dirette, i problemi che affliggono la nostra realtà, e propone di aprire un fronte di dialogo: l’interazione tra la classe dirigente attuale, appartenente alla generazione dei Baby boomers, e quella futura, rappresentata dai Millennials, non può più essere ridotta a una dimensione di eterno conflitto. Non si deve più parlare di colpe, bisogna piuttosto trovare, una volta per tutte, non un capro espiatorio ma soluzioni a problemi urgenti e attuali.

Boomers contro Millennials si prefigge l’obiettivo di creare una narrazione innovativa. È un libro sul recente passato, sul presente e soprattutto sul futuro: per sconfiggere luoghi comuni e sanare abitudini malsane e radicate nella nostra cultura occorrono strumenti, libri e testimonianze che permettano di pensare il mondo in un modo nuovo. Tutti insieme.

BENIAMINO PAGLIARO

Nato a Trieste nel 1987, Beniamino Pagliaro è giornalista, caporedattore di “Repubblica” e fondatore di “Good Morning Italia”. Scrive di economia e politica e il suo libro più recente è Attenzione! Capire l’economia digitale ti può cambiare la vita (Hoepli, 2018).

L’isola del libro

Rubrica settimanale a cura di Laura Goria

 

Margaret Atwood “La vita prima dell’uomo” -Ponte alle Grazie- euro 18,00

La scrittrice e poetessa canadese pubblicò questo suo quarto romanzo nel 1979 e questa è la prima volta che viene tradotto in italiano. La storia è ambientata in Canada nel 1976, e racconta la deriva di un matrimonio in cu Elizabeth e Nate si tradiscono praticamente da quando si sono sposati, secondo un accordo in cui entrambi sanno e sono consenzienti, abili nel mantenere integre le apparenze per non sconvolgere le due figlie.

Un sistema collaudato e con un suo equilibrio che ha funzionato almeno fino al momento in cui Nate si innamora della giovane paleontologa Lesje e l’amante di Elizabeth, Chris, si spara alla testa con un fucile dopo che lei l’ha lasciato.

E’ allora che tutto rischia di crollare. Elizabeth si lascerebbe andare alla deriva in un letto; incapace di reggere il peso e la responsabilità di una morte simile. Una tragedia che grava anche sul marito al quale è toccato il riconoscimento del cadavere; e ci sono le figlie da accudire e proteggere dalla tragedia.

Elizabeth faticosamente torna al lavoro nel Museo e tenta di essere una madre decente, ma in realtà si chiude in un mondo immaginario che nessuno può penetrare. Una sorta di rifugio della mente e del cuore dove vivi e morti, passato e presente, della sua vita si scambiano e alternano continuamente. Riaffiorano anche i traumi e i dolori per gli abbandoni e le morti tragiche che hanno costellato parte del suo vissuto.

D’altro canto il marito Nate (al quale non aveva mai confidato gli spettri del suo passato) si innamora della giovane paleontologa Lesje che lavora nello stesso museo di Elizabeth.

Pure l’amante, quando rischia di essere schiacciata dal peso dell’esistenza, mette in atto una sorta di autodifesa. Culla la ricorrente fantasia in cui solo lei può immedesimarsi in un Giurassico immaginario, dove spiare l’unica presenza dei dinosauri, immaginando quindi la vita prima dell’uomo.

Nate non riesce a decidersi tra le due donne, condannando tutti loro all’infelicità e sullo sfondo del romanzo la Atwood è abilissima nel raccontare l’universo femminile e riflettere sul senso della vita, degli affetti e dell’amore.

 

 

Ivy Compton Burnett “Mariti e mogli” -Fazi Editore- euro 19,00

E’ stato pubblicato nel 1931, ed è la prima volta che viene tradotto in italiano questo romanzo di una delle più importanti scrittrici del Novecento inglese; famosa per l’abilità di scrutare a fondo e narrare le vicende di famiglie conflittuali nelle quali serpeggia l’infelicità.

Anche in questo romanzo esplora e racconta le dinamiche distorte di un’aristocratica famiglia inglese vissuta tra Ottocento e Novecento, e lo fa con un sottile cinismo e ampie dosi di acume.

Harriet Haslam è la matriarca che tiene sotto controllo con pugno di ferro 4 figli di diverse età che si ostinano a voler andare in direzioni opposte a quelle da lei contemplate.
Matthew è il primogenito che la madre vorrebbe diventasse medico; lui invece vira sulla ricerca scientifica, meno remunerativa e prestigiosa rispetto al progetto materno.

Il secondogenito Jermyn sogna di diventare poeta, ma al momento non riscuote alcun interesse presso gli editori.

Griselda si è incaponita in un matrimonio che la madre non vede di buon occhio.

Il più piccolo e quello più amato tra i 4 figli è Gregory: ha 20 anni e dimostra di prediligere la compagnia di tre attempate signore inglesi invece dei suoi coetanei e della fanciulla che la madre vorrebbe fargli sposare.

Se vi chiedete che ruolo giochi su questo scacchiere il padre, presto detto, pressoché nessuno. Godfrey è un marito educato e gentile, ma fondamentalmente buono a nulla, spendaccione e parecchio adulatore. A scontrarsi con i rampolli è sempre Harriet, spesso con toni accesi e parole che tagliano in due.

Però ad un certo punto, dopo l’ennesimo litigio con Matthew, la madre crolla e sprofonda nel malessere psicologico causato da una famiglia lontana dalla perfezione che lei vorrebbe. E’ allora che tenta il suicidio, salvo pentirsene quasi subito, guadagnando il ricovero in una clinica per sei mesi di cure.

Quando torna a casa troverà parecchi cambiamenti, e i figli che nel frattempo sono andati ognuno per la strada che si è scelto. Vedremo come la matriarca si muoverà sul nuovo terreno. Il romanzo è giocato quasi tutto sui dialoghi; poche descrizioni e tante battute con toni che centrano sempre il bersaglio. Un romanzo che sembra uno spettacolo teatrale allestito su un palco.

 

Dolly Alderton “Sparire quasi del tutto” -Rizzoli- euro 18,00

Questo romanzo è stato paragonato al “Diario di Bridget Jones” ai tempi di Tinder. A scriverlo è stata la scrittrice anglo- candese Dolly Alderton (nata a Londra nel 1988): giornalista, editorialista del “Sunday Times”, podcaster e autrice per la televisione inglese.

Protagonista è la food writer 32enne Nina Dean, orgogliosa della sua indipendenza, capace di assaporare anche la solitudine da donna realizzata. Si destreggia abilmente tra amiche, ex fidanzati e impegni di lavoro. Da poco è anche riuscita a comprarsi un piccolo appartamento in un vivace quartiere londinese, e la sua vita scorre tranquilla tra lavoro e soddisfazioni.

Neo della sua esistenza è la malattia del padre, affetto dall’Alzheimer che lo sta depauperando della memoria.

Caso vuole che si affacci nel mondo degli incontri online e incappi in una storia d’amore che credeva sarebbe stata quella giusta e per tutta la vita. Salvo poi scontrarsi con un’esperienza di ghosting, in cui lui sparisce di colpo e senza spiegazioni.

Lui sarebbe Max, conosciuto grazie a un’app di incontri, che si presenta subito al meglio e col quale inizia una relazione di quelle che sembrano far combaciare in tutto e per tutto due anime gemelle. Le dice di amarla e sembra pure dimostrarlo in una fase di pieno love bombing che apre spiragli su un futuro che pare lastricato di rose e fiori.

Poi, inspiegabilmente, Max non risponde più alle chiamate e ai messaggi; praticamente sparisce nel nulla cancellando in un colpo solo il sogno che pareva a portata di mano. Il resto lo scopriremo leggendo questo spumeggiante romanzo scritto da un’autrice nata nello stesso anno in cui Internet ha iniziato a cambiare il mondo. Una generazione entrata nell’agone della vita vivendo relazioni sia reali che virtuali.

 

 

Elin Wãgner “Ragazze di città” -HarperCollins- euro 15,00

Elin Wägner era una giornalista, giornalista, femminista, ecologista e pacifista svedese, nata nel 1882 e morta nel 1949, rimasta orfana della madre quando aveva appena 3 anni.

Nel 1907 aveva pubblicato a puntate una storia che potrebbe essere stata scritta ai giorni nostri, di una modernità incredibile per l’epoca, attualissima per noi oggi.

Ambientata a inizi Novecento è la storia di 4 ragazze che vivono insieme in un appartamentino di Stoccolma e lavorano come impiegate. Si definiscono la Banda di Northull, si capiscono e si aiutano tra loro.

Protagonista principale è la 25enne Elisabeth che ha trovato impiego in città e condivide la

minuscola casa con le altre 3 che, come lei, lavorano come segretarie: Eva, Baby ed Emmy.

Sono tutte e 4 giovani donne single senza famiglie in grado di aiutarle economicamente, pertanto possono contare solo su loro stesse e devono lavorare per mantenersi.

Ma non è così facile, tanto per cominciare perché il loro lavoro non è certo pagato lautamente; lo stipendio basta malapena a saldare i conti e a garantirsi la sopravvivenza.

Poi si muovono in un ambiente di lavoro fortemente maschilista e subiscono spesso molestie da parte dei datori di lavoro e dai colleghi che si sentono autorizzati a prendersi certe libertà. Come se non bastasse, per le stesse mansioni le ragazze vengono pagate più o meno la metà dei maschi.

Questo il quadro all’interno del quale Elisabeth, Eva, Baby ed Emmy trascorrono la loro giovinezza; ma se pensate che sprofondino nella tristezza per la costante fatica di sbarcare il lunario e per fronteggiare una mentalità a loro sfavorevole, scoprirete subito che non è così.

Certo la Stoccolma di inizio Novecento per le giovani impiegate è uno spazio difficile in cui muoversi e avanzare, sospese tra recenti conquiste sociali e un milieu in cui a dettare legge sono i maschi che continuano ad abusare del loro potere.

Ma queste ragazze imparano a destreggiarsi tra gli ostacoli, sviluppano poco a poco strategie che permettano loro di resistere e sopravvivere anche tra le ingiustizie.

Il loro appartamento è sì angusto, ma è anche lo spazio in cui depongono le corazze e parlano di libertà, diritti, costo della vita, e commentano ironicamente la loro esistenza. La sera dopo il lavoro si ritrovano e in un’atmosfera allegra, solidale, piena di vita e pensieri stimolanti, commentano la giornata con toni umoristici e sarcastici, decise a non farsi condizionare troppo dalle avversità.

La solidarietà e l’amicizia che hanno costruito non sempre bastano a vincere tutte le loro battaglie personali e non c’è sempre l’happy ending per i loro travagli; ma in questo romanzo breve troverete tutti i semi di conquiste che poi germoglieranno.

 

“Come eri bella Classe Operaia” Alla ricerca di verità scomode ma pur sempre verità

Come eri bella classe operaia. Appunto, come “eri” bella classe operaia. Eri…, ora sei ridotta a poche migliaia. C’è ancora chi vive nel mito del tuo ricordo, ma come si è più volte detto: la nostalgia non è una proposta politica. Il libro scritto dal Professor Romolo Gobbi che, a cavallo degli anni 70 e 80, fu indiscutibilmente il mio principale punto di riferimento culturale e politico.
Era dal 1989 che non lo vedevo e sentivo più. Proprio dal giorno della presentazione della prima edizione di “Come eri bella Classe Operaia”, alla libreria Comunardi. E 6 mesi fa, casualmente, passeggiando in riva al lago di Viverone, l’ho rincontrato. Immutabile nei suoi 86 anni portati magnificamente.
Romolo Gobbi scrive di sé “Il punto di vista operaio ha dominato la mia lunga e tormentata formazione politica dentro e fuori il Partito Comunista. Nel corso di questa esperienza mi sono incrociato coi principali protagonisti dell’operaismo italiano, dai quali mi distinguevo ( e mi distinguo?) Per un innato senso di ironia, accompagnato da profonda insicurezza,  che mi hanno impedito di prendermi troppo e comunque sul serio.  Anche nei momenti di maggiore coinvolgimento emotivo riuscivo in un certo punto a vedermi dal di fuori e a salvarmi dal settarismo. Ovvero sono stato settario a più riprese, ma mai a lungo sulle stesse posizioni”. E bravo Romolo, ottima sintesi su te stesso. Ed ecco. Una sua capacità: la sintesi.  Scrive in modo asciutto.  Senza inutili fronzoli ed in modo chiaro ed esplicito.  Vero, ha un ” caratteraccio “, ma si sa che la perfezione non è di questa Terra. Passeggiando  mi spiega: ho imparato questa sintesi scrivendo i primi volantini, quando studiavo e lavoravo per il Sindacato Torinese. Dovevo e volevo farmi capire dagli operai. Gli chiedo: posso parlare di te? Ma no, non è necessario. Io sono quello che ho scritto, io sono i miei libri.
Va bene, anche se per me è decisamente difficile.  Allora mi abbandono a personali ricordi.  Nel luglio del 1980 vacanze all’isola del Giglio. Giornata tipo, era una mattinata di sole e poi lui ed io passavamo il pomeriggio a chiacchierare. In realtà parlava di più lui, se si vuole il classico rapporto tra professore e discepolo. In particolare, mi descriveva cosa sarebbe successo in Fiat a settembre. Ero responsabile dei giovani comunisti delle fabbriche. Precisamente le cellule dei giovani comunisti erano al Lingotto, Mirafiori e alla Lancia di Chivasso. Dopo i 35 giorni di sciopero e i 23 mila in cassa integrazione ebbe inizio l’inesorabile declino quantitativo e qualitativo della classe operaia, del Movimento operaio e dell’operaismo. Ci fu un sussulto con la rivista “Laboratorio politico”, rivista promossa dai bei nomi dell’operaismo italiano, primo fra tutti Mario Tronti.
Romolo Gobbi ebbe la idea di realizzare un questionario rivolto ai giovani operai. La distribuzione del questionario fatta dai giovani comunisti. Oltre 200 risposte.  Con relativa pubblicazione. Convocato dal segretario del PCI torinese fui ricattato: “Se firmi sei fuori dal Partito”. Stupidamente non firmai, appunto sbagliando. Poi, nel settembre del 1982, cambiai lavoro. Non frequentavo più l’Università ed i rapporti con Romolo si diradarono.
Prima della Bolognina uscì la prima edizione di Come eri bella classe operaia. Un libro decisamente autobiografico. Soprattutto un libro che sanciva la fine di quella esperienza politico intellettuale. Ancora una volta Romolo Gobbi anticipava i tempi della sinistra, del partito comunista, del sindacato classista sul viale del tramonto. Romolo Gobbi ci ha sempre abituati ed insegnato ad andare oltre, cercando delle verità nascoste dall’ideologia. Lo è stato nel superamento storico del Mito della Resistenza. Verità scomode ovviamente che venivano rifiutate proprio per la loro scomodità. Rifiutate, omesse e rimosse ma decisamente fondate. 40 anni fa Romolo parlava e denunciava l’aumento sconsiderato della popolazione mondiale.
Con tutte le conseguenze, sia di carattere alimentare sia sui possibili esodi migratori.
Emblematico l’esempio che fa nella seconda edizione. In Cina vengono allevati 400 milioni di maiali e l’allevamento dei suini è altamente impattante sull’ambiente. L’Europa non sa che fare sull’esodo di massa che sta avvenendo. Anche gli States non sanno che fare ed ora pure libici e algerini sono contro chi ha la pelle nera. Insomma, caos allo stato puro. 40 anni sono tanti e se la politica ed i politici, in particolare, fossero intervenuti decenni fa non saremmo in queste condizioni. In verità, anche i potenti della Terra sapevano ma non avevano la convenienza nell’intervenire. Ora mi sa che sia troppo tardi. Ma fa indiscutibilmente piacere sapere che professori ed intellettuali, seppur minoritari, come Romolo Gobbi, continuino nel non mollare e a scrivere ciò che pensano. Questa e stata la vita di Romolo Gobbi ed il suo insegnamento: prendere una direzione ostinata e contraria per cercare quei perché e quelle verità scomode, ma pur sempre verità.
PATRIZIO TOSETTO

“Il Virus che ci salvo’ la vita”, al Salone debutta Silvia Di Giovine

Inaugurera’ il prossimo 18 maggio l’edizione 2023 del Salone Internazionale del Libro dove debuttera’ la scrittrice torinese Silvia Di Giovine con la presentazione del suo ultimo libro “Il Virus che ci salvo’ la vita”, Youcanprint -Self-Publishing e gia’ autrice di “Piccole storie per diventare grandi”, “Costruiro’ il mio mulino a vento” e “Saro’ il tuo peggiore incubo” finalista al Premio 1 Giallo x 1000.


Silvia, insegnante di professione, ritiene la scrittura uno strumento risolutivo che consente di tradurre le emozioni tossiche in opportunita’ che rendono consapevoli le scelte della vita.
Amazzone per passione, trasferisce le interpretazioni dei piu’ profondi e, spesso celati sentimenti, anche nel suo ultimo racconto.
Lettura consigliata.

Clelia Ventimiglia