CULTURA- Pagina 127

Golden hour, vivere il tramonto estivo

Giovedì 27 agosto dalle 19.00 alle 24.00 Giardino GAM – Galleria Civica d’Arte Moderna e Contemporanea Via Magenta, 31 Torino

www.gamtorino.it

 

GOLDEN HOUR
Club Silencio alla GAM

 

Ingresso solo su prenotazione. L’accesso sarà consentito fino al raggiungimento della capienza massima

 

A partire dalle ore 19:00 l’associazione Club Silencio animerà i giardini della GAM, proponendo il suo nuovo format Golden Hour con cui vivere al meglio il tramonto estivo.

Nella serata di giovedì 27 agosto il museo resterà aperto fino alle ore 24:00 (ultimo ingresso ore 23:00) per visita alle collezioni permanenti del contemporaneo e alla mostra “Works” dedicata a Helmut Newton, visitabili con un biglietto ridotto a 8€.

Gratuito invece l’accesso ai giardini che saranno animati da Club Silencio con musica e cocktail bar (consumazione facoltativa).

L’accredito online è obbligatorio per tutte e due le opzioni. Verrà richiesto di specificare una precisa fascia oraria così da garantire il rispetto della distanza interpersonale lungo il percorso espositivo.

L’evento è stato progettato nel pieno rispetto delle normative di sicurezza, pertanto verrà rilevata la temperatura dei partecipanti all’ingresso, sarà obbligatorio l’utilizzo della mascherina e dovrà essere mantenuta la distanza interpersonale di 1 metro.

Accredito obbligatorio al linkhttps://bit.ly/ACCREDITO-GAM

Torino dei miracoli

Torino, bellezza, magia e mistero

Torino città magica per definizione, malinconica e misteriosa, cosa nasconde dietro le fitte nebbie che si alzano dal fiume? Spiriti e fantasmi si aggirano per le vie, complici della notte e del plenilunio, malvagi satanassi si occultano sotto terra, là dove il rumore degli scarichi fognari può celare i fracassi degli inferi. Cara Torino, città di millimetrici equilibri, se si presta attenzione, si può udire il doppio battito dei tuoi due cuori.

Articolo 1: Torino geograficamente magica
Articolo 2: Le mitiche origini di Augusta Taurinorum
Articolo 3: I segreti della Gran Madre
Articolo 4: La meridiana che non segna l’ora
Articolo 5: Alla ricerca delle Grotte Alchemiche
Articolo 6: Dove si trova ël Barabiciu?
Articolo 7: Chi vi sarebbe piaciuto incontrare a Torino?
Articolo 8: Gli enigmi di Gustavo Roll
Articolo 9: Osservati da più dimensioni: spiriti e guardiani di soglia
Articolo 10: Torino dei miracoli

Articolo 10: Torino dei miracoli

Torino è talmente magica che c’è spazio anche per i miracoli.
Data: 29 aprile 1644. Alla periferia di Torino, in riva al Po, nell’attuale C.so Casale 195, c’era solo un pilone votivo dedicato alla Madonna. Nei pressi si trovava un mulino ad acqua, e lì si stavano dirigendo Margherita Mollar e la figlia di 11 anni. Mentre la madre affidava al mugnaio il sacco di farina, la figlia si allontanò per giocare in riva al fiume. In un attimo la piccola cadde nell’acqua, la corrente la stava trascinando via tra le sue grida spaventate e le urla terrorizzate della madre. Quando tutto sembrava ormai perduto, la mamma della piccola, disperata, non trovò sostegno se non nell’invocare un’altra Madre. Ed ecco il miracolo: una bianca signora comparve sull’acqua, prese per mano la bambina e la accompagnò fino alla riva. Il prodigio ebbe larga eco e per volontà della reggente Maria Cristina di Francia, nello stesso luogo, l’anno seguente venne eretta una chiesa che fu aperta ai fedeli il 25 maggio del 1645, chiamata ancora oggi “Madonna del Pilone”.

Dunque, se i miracoli non avvengono qui a Torino, dove è conservata la Santa Sindone e dove pare sia nascosto il Santo Graal, allora dove dovrebbero avvenire? Andando indietro nel tempo, l’urbe augustea fu sede di un altro avvenimento soprannaturale, conosciuto come il miracolo del SS Sacramento. Siamo nel 1453, la Francia e il Ducato di Piemonte-Savoia sono in guerra, Renato d’Angiò vuole riconquistare il Regno di Napoli e, per nascondere la vera motivazione dello scontro, addita l’unione tra Carlotta di Savoia e il figlio di re Carlo VII, Luigi. Proprio in questo periodo turbolento e tumultuoso, l’esercito piemontese saccheggiò Exilles, senza risparmiare la chiesa del paese, da cui alcuni soldati sottrassero l’ostensorio con l’ostia consacrata. Quegli stessi uomini, il 6 giugno, festa del Corpus Domini, tornarono in città, a Torino, per vendere la merce rubata e ricavarne qualche soldo. Accadde a questo punto che il mulo che trasportava la refurtiva decise di sdraiarsi, facendo così cadere giù dalle borse tutto il bottino: gli oggetti rotolarono rumorosamente a terra, attirando l’attenzione della gente, invece l’ostia consacrata fuoriuscì dal sacco aleggiando nell’aria e risplendendo come un piccolo sole.

Nel trambusto un sacerdote alzò il calice verso l’ostia, e questa si inserì al suo interno, il calice venne portato in processione nella cattedrale di S. Giovanni. Ben undici persone confermarono l’accaduto, firmando un documento ufficiale andato ovviamente perduto. Sul luogo in cui accadde il miracolo venne dapprima eretta una colonna, poi un’intera chiesa, denominata Corpus Domini.  Anche l’unica prova tangibile dell’avvenimento è andata distrutta, l’ostia, venerata per anni, fu consumata per ordine della Santa Sede, “per non obbligare Dio a fare un continuo miracolo, conservandola intatta”.  Pare che l’avvenimento divino abbia ispirato molti uomini a dedicarsi a Dio e all’aiuto del prossimo; se sia stato per questo motivo o meno, è indubbio che nel XIX secolo il Piemonte abbia dato i natali a religiosi illustri e magnanimi, come Don Bosco, Cottolengo o Cafasso.  Proprio a Torino si tenne, nel 1953, il Congresso Eucaristico Nazionale, in cui intervenne colui che in futuro sarebbe stato Papa Giovanni XXIII. Certo queste storie appartengono ad un tempo in cui nessuno avrebbe messo in discussione la veridicità di tali avvenimenti, quando fede e magia impregnavano la quotidianità e davano rapide ed esaustive risposte per quasi ogni cosa, e c’era una frase, un ritornello, un’esclamazione adatta a chiedere aiuti divini o per scongiurare il malocchio.

“Sant’Antòini pien ëd virtù, fame trové lòn ch’a l’hai përdu”, e subito venivano fuori le chiavi, le penne, gli occhiali e tutti quegli oggetti che costantemente “non si vogliono” far trovare; per il meteo valevano i “di’d marca”, decisamente più veritieri ed immediati delle applicazioni sui cellulari; e per essere pronti ad ogni evenienza bastava fare attenzione ai pruriti, per esempio se dava fastidio il palmo della mano destra presto sarebbero arrivati dei soldi, al contrario “sente’l nas a smangè, a l’é quaidun ch’a veul rusé”; attenzione invece ai bambini che sentivano i genitori dire “i-t l’as la schin-a ch’a t’smangia!” E poi badate alle orecchie, “oria drita paròla mal dita, oria manca paròla franca”.  Tempi tanto lontani che pure non se ne vanno, perché gli usi si sono radicati nei nostri comportamenti, essi continuano a vivere nei nostri gesti quotidiani, solo che non ne conosciamo il vero significato. Quante volte diciamo “salute” a chi starnutisce, è una semplice reazione di cortesia, no? Affatto, sono dei demoni che solleticano il naso, in modo che l’anima esca dal corpo, e allora ecco l’esortazione di augurio, affinché i satanassi si allontanino e lascino in pace il malcapitato. Possiamo allora giocare a fare meno gli scettici, e finché ci sarà ancora un innamorato pronto a staccare i petali di una margherita chiedendo “m’ama, non m’ama”, la magia sarà con noi, almeno un pizzico, a consigliarci come agire in queste nostre esistenze così razionali.

Alessia Cagnotto

Ultimo appuntamento con la Pinacoteca Albertina ai Giardini reali

Workshop di acquarello en plein air ai Giardini Reali ritrovati: riprese pittoriche in punta di pennello delle varie aree con la possibilità di studiare angolazioni e scorci inserendo i particolari architettonici e decorativi presenti nel Verde Reale.

Dalle ore 15.30 alle 18.30:

–        domenica 23 agosto

Il costo di ogni singolo appuntamento è  di euro 35 – euro 30 (Abbonati Musei)

I Giardini dei Musei Reali di Torino hanno accesso gratuito.

Info e prenotazioni: pinacoteca.albertina@coopculture.it – tel. 011.0897370 (tutti i giorni 10-18 tranne il martedì e il mercoledì).

L’isola del libro. Speciale William Faulkner

Rubrica settimanale a cura di Laura Goria / Un grande applauso alle edizioni “La nave di Teseo” per aver portato in libreria i 6 racconti polizieschi di William Faulkner “Gambetto di cavallo”; autore che vinse il Premio Nobel nel 1950

Un gigante della letteratura americana e mondiale del XX secolo, nato a New Albany (Mississippi)   il 25 settembre 1897 e stroncato da una trombosi a Byhalia il 6 luglio 1962.

Gli esordi non furono facili: scrisse poesie, si mantenne facendo svariati lavori e viaggiò tra New Orleans, New York, Parigi. Sposò la fanciulla che aveva amato in gioventù, Estelle Oldham (divorziata da poco), con lei visse a Rowen Oak, che abbandonerà solo per le incursioni nella mecca del cinema. Un matrimonio difficile, dai sentimenti cupi e carente di romanticismo e affetto. Dapprima la sua carriera letteraria sembra un fallimento. Allora, deluso dai rifiuti degli editori, decide di scrivere solo più per se stesso e il risultato è uno dei suoi capolavori, “L’urlo e il furore”.

E’ l’inizio della folgorante esplosione creativa di Faulkner che sfociò nelle grandi opere composte tra fine anni 20 e inizio 30: ci ha lasciato 20 romanzi e 85 racconti, più alcuni testi per il grande schermo. La sua vita fu attraversata anche da difficoltà economiche dovute soprattutto allo stile di vita dispendioso suo e della moglie. Nel 1932 cercò di risolvere la situazione finanziaria lavorando per circa un decennio come sceneggiatore a Hollywood. La sua vita oscillò tra alti e bassi, alcol che gli distrusse il fisico e relazioni con donne più giovani che bruciarono il suo matrimonio.

Ambientò le sue opere nel profondo sud, che trasferì nell’immaginaria contea di Yoknapatawpha, di cui – con incredibile realismo- colse e descrisse in modo indimenticabile la difficile realtà rurale negli anni della Grande Depressione: tra povertà, fatica, sudore di bianchi e neri, pregiudizi, ingiustizie e schiavitù.

Ed ecco l’occasione perfetta per leggere o rileggere alcune sue opere.

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William Faulkner “Gambetto di cavallo. Sei racconti polizieschi” -La nave di Teseo-   euro 18,00

Il racconto che dà il titolo alla raccolta fa riferimento a una mossa di scacchi e l’autore lo scrisse nel 49, quasi in concomitanza con il conferimento del Nobel per letteratura. Un’ incursione nel genere poliziesco attraverso sei storie ambientate nell’immaginaria contea di Yoknapatawpha, con protagonista dilettante (sulla falsa riga di Sherlok Holmes) l’avvocato di mezza età Gavin Stevens, procuratore di contea, alle prese con disperata gente comune, miserie, misfatti e misteri. Nella provincia tormentata e bigotta, Stevens attraversa sconfinate lande dove si trova alle prese con crimini locali. Li affronta caparbio e cerca di risolverli attraverso il percorso deduttivo, armato dell’ inseparabile pipa (proprio come Faulkner stesso). Sei vicende in cui scendono in campo famiglie tragiche e disfunzionali, solitudini e rancori, illusionisti e misteriose scomparse e ricomparse, confessioni e sotterfugi.

 

“L’urlo e il furore”   -Einaudi- euro 11,50

E’ il primo grande romanzo di Faulkner pubblicato nel 1929. Racconta tragedie, decadenza e disgrazie dei Compson, una grande famiglia del sud americano alle soglie della Grande Depressione. A narrare questa stirpe, un tempo gloriosa, sono più voci; tra queste spicca quella di Benjamin, ragazzo afflitto da un ritardo cognitivo, che alterna piani temporali differenti tra passato e presente. Perché Faulkner era un maestro nel seguire una cronologia affettiva, prima ancora che temporale, ed abilissimo nell’ammantare i lunghi monologhi interiori di una potentissima forza evocatrice.

 

“Mentre morivo” -Adelphi-   euro 11,oo

E’ del 1930 questo libro che Faulkner scrisse in sole 6 settimane, quando aveva 32 anni; di giorno lavorava come operaio in una centrale elettrica e di notte creava. Ambientato nell’immaginaria contea di Yoknapatawpha è un coro polifonico intorno alla vita, alla morte e al funerale di Addie Bundren, madre di 5 figli e moglie di Anse. E’ il marito che, per rispettarne le volontà, fa costruire la migliore cassa possibile e intraprende un viaggio, tra il folle e il grottesco, su un carretto sgangherato per andare a seppellirla a Jefferson, lontano da casa. Il romanzo scivola nei racconti di 15 voci narranti che hanno fatto parte della vita di Addie, povera donna poco amata. Così com’è vissuta -in solitudine e con il suo orgoglio- rischia di morire senza il conforto dei suoi cari. Persino il figlio prediletto diserta il suo capezzale: l’unica ad assisterla è la compaesana Cora che non vuole farle “…affrontare il Grande Ignoto senza un viso familiare lì a farle coraggio”. Un libro che traccia tanti profili psicologici sullo sfondo dell’ambiente rurale con i suoi usi e le sue chiusure.

“Luce d’agosto” -Adelphi-   euro 13,00

Pubblicato nel 1932 fu considerato un capolavoro. E’ un romanzo che mette a nudo la dura realtà di disadattati ed emarginati, e indaga pregiudizi e razzismo. Lo fa attraverso le vicende di una folta pletora di personaggi: dalla povera ragazza incinta che attraversa Alabama e Mississippi per cercare il padre del bambino, a un reverendo ripudiato dalla sua Chiesa, passando per sceriffi, taglialegna, predicatori e negri disperati. Una comunità e un universo composito che si mette in allarme quando si sparge la voce di un brutale omicidio.

 

“Assalonne Assalonne” -Adelphi-   euro 28,00

Questo romanzo del 1936 ruota intorno alla vita e al destino di un uomo assillato dall’incertezza   sulla sua identità razziale. Apre scorci di vita sulle piantagioni di cotone e sulla brutalità con cui venivano fustigati i lavoratori neri. E’ la storia del contadino Thomas Stupen che diventa proprietario della piantagione in cui lavora, e di Bon, il probabile figlio. Anche in queste pagine Faulkner sciorina una narrazione multipla per mettere a fuoco una realtà che conosceva molto bene: il modo miope in cui i bianchi degli Stati del Sud consideravano il passato storico e la loro incapacità di fare i conti con la spietata piaga della schiavitù. Una curiosità: tra gli affetti più solidi di Faulkner ci fu quello che lo legò alla sua governante di colore, Callie Bar.

 

 

 

Piccole riflessioni morali tra laicità e religiosità

IL COMMENTO  di Pier Franco Quaglieni / Mario Soldati, una volta, guardando insieme a me, il cielo stellato di una sera d’agosto a Tellaro, mi disse: “Guardiamo in alto alla costellazione dei valori“. Fu una frase detta all’improvviso senza ulteriori approfondimenti, forse poteva essere anche una citazione che non sono mai riuscito a rintracciare. Questa frase mi è tornata in mente l’altra sera quando, nonostante i divieti, ho visto dalla mia terrazza dei fuochi d’artificio che non si sarebbero potuti fare. Ho pensato alla solida costellazione dei valori e agli effimeri colori pirotecnici. Ed ho colto una differenza abissale tra un sistema di valori e la chiacchiera a cui siamo abituati, volta a  narcotizzarci privandoci dei punti cardinali dell’ esistenza.

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L’opera volta a scristianizzare la società senza renderla più laica ,ma volgare ha raggiunto con la massificazione il massimo del suo effetto negli ultimi decenni durante i quali ogni regola etica, anche quelle del diritto naturale, è stata rifiutata ed  è prevalsa l’idolatria del denaro e del successo.
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Il sesso è  diventato un’ossessione ,specie quello che non si esprime secondo natura e diventa un orgoglio praticare e persino ostentare. Parlare di decadimento dei costumi appare un aspetto ormai consolidato e persino l’istituto del matrimonio come fondamento della famiglia naturale – sono parole della nostra Costituzione – sembra qualcosa da cui molti giovani rifuggono ,forse pensando alle responsabilità che certe scelte implicano. Per altri versi, il divorzio in tempi brevisssimi ha tolto oggettivamente l’importanza di una scelta fatta davanti ad un prete o ad un sindaco. Dov ‘è finita la costellazione dei valori di cui parlava Soldati che certo contemplava anche a volte scelte libertine ,ma in un contesto in cui ,ad esempio, la famiglia appariva fuori discusssione. Nel mondo intellettuale, a dare un forte scrollone è stato sicuramente Nietzsche con la teoria del superuomo e il suo dichiarato anti Cristianesimo. Prima ancora Marx aveva considerato la religione oppio dei popoli. E’ sicuramente vero che le religioni hanno delle colpe e hanno commesso dei gravi errori e sono state motivo di intolleranza e di persecuzioni,come aveva denunciato Voltaire. Ma il Vangelo ha rappresentato,come diceva Benedetto Croce, la più grande rivoluzione – incruenta – dell’umanità per cui “ non possiamo non dirci cristiani“. Croce tendeva a vedere nel suo storicismo  idealistico   il superamento della religione da parte della filosofia come momento di  sintesi di stampo hegeliano. Ma Croce riconosceva i valori fondamentali  della civiltà  “ laica o non laica che sia“. Il superomismo che arriva a D’Annunzio, ha radici antiche nel mito di Prometeo e di Icaro che rappresentano il tentativo dell’uomo di liberarsi da ogni giogo .Anche il mite Gozzano parlerà di “Dio, patria,umanità ,parole che i retori han reso nauseose“.
Anche la stessa civiltà delle macchine nata dalla spinta al progresso del Positivismo, che vedeva nella scienza una nuova religione, ha contribuito a relegare nell’ombra la costellazione dei valori.
Nel film di Luchino Visconti “ La caduta degli dei “ appare molto ben rappresentata la vicenda travagliata di una famiglia tedesca alla vigilia della dittatura  del Nazismo che a sua volta sarà una forma di  plumbeo e sanguinario neo Paganesimo, come il fascismo una manifestazione di cattolecismo ateo.In alcuni di quei personaggi si può vedere la perversione lussuriosa e viziosa della borghesia che in modo diverso troviamo in Musil e in Moravia. La tabula rasa di ogni valore per molti si identifica con l’essere laici, mentre in realtà essa è la desertificazione della vita. Il tramonto dell’ Occidente e della sua civiltà appare inarrestabile con sempre nuovi barbari che vogliono imporre il loro dominio. Il fatto che molti non rispettino neppure le regole più elementari contro il contagio della pandemia rivela la mancanza di rispetto al valore della vita che appare secondaria in rapporto ad una visione ludica dell’esistenza che due grandi laici come Croce e Salvemini  rifiutarono indicando modelli austeri e severi di vita ,tutti giocati nell’al di qua dell’esistenza umana. In grandi laici come Francesco Rufffini e Arturo Carlo Jemolo troviamo ansie religiose profonde che danno un senso alla loro vita e alle loro opere  che sono state troppo presto archiviate. I diversi relativismi etici hanno creato dubbi e sbandamenti perché l’etica  deve tendere necessariamente a  stabilire criteri universali, almeno nelle grandi scelte della vita e della morte. In questo quadro la religiosità è un modo di atteggiarsi alla vita con umiltà e senza spavalderie:  Timor Domini initium sapientiae, c’era scritto nei cortili salesiani di un tempo. Il timore di Dio non c’è più e ci sentiamo autorizzati ad agire di conseguenza. La morte di Dio annunciata da Nietzsche, filosofo della modernità e dell’ateismo, comporta che essere timorati di Dio sia privo di senso e tutto sia consentito, ”al di là del bene e del male.
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Scrivere a quaglieni@gmail.com

Migliaia di visitatori al Museo del Cinema

Nel weekend di Ferragosto il Museo Nazionale del Cinema di Torino è stato visitato da circa 3.000 persone, equamente distribuite nei 3 giorni.

“È un buon risultato – commenta Domenico De Gaetano, direttore del Museo Nazionale del Cinema di Torino – e siamo soddisfatti di come sta andando l’estate e contenti che il museo continui a essere una delle mete privilegiate a Torino”.

“I dati di questo weekend, che sono in linea con quelli di agosto, dimostrano che abbiamo fatto la scelta giusta nel tener aperto tutti i giorni – sottolinea Enzo Ghigo, presidente del Museo Nazionale del Cinema – con la speranza di aver contribuito alla ripresa del sistema museale cittadino”.

In più di cinquemila in visita a Palazzo Madama, Gam e Mao

Sono 5.147 le persone che hanno scelto di trascorrere il periodo di Ferragosto in città all’insegna dell’arte e della cultura e di visitare, tra il 13 e il 16 agosto 2020,Palazzo Madama – Museo Civico d’Arte Antica, la GAM – Galleria Civica d’Arte Moderna e Contemporanea e il MAO Museo d’Arte Orientale.

 

L’accesso contingentato a un numero limitato di visitatori ha garantito le visite in massima sicurezza, e in questo contesto 2.074 persone hanno visitato Palazzo Madama, 1.861 la GAM e  1.212 il MAO.

 

In particolare, il picco di ingressi si è registrato il giorno di Ferragosto, giornata di apertura alla tariffa speciale a 1 €. In 1.314 hanno infatti visitato Palazzo Madama, in 641 il MAO e in 708 la GAM, per un totale di 2.663 persone che hanno scelto di passare la giornata di festa nei musei della Fondazione.

Mosaici nascosti a Santa Sofia

Noi siamo con Santa Sofia ma nell’ex basilica cristiana a Istanbul sta accadendo qualcosa di sconcertante. A tre settimane dalla riapertura della chiesa della Divina Sapienza al culto islamico, ai turisti vengono ora nascosti anche i mosaici.

C’era da aspettarselo anche se il presidente turco Erdogan aveva promesso esattamente il contrario: mosaici, immagini sacre e icone sarebbero state visibili ai turisti e coperti con teli e tappeti solo durante la preghiera islamica. Invece, tra lo stupore generale, da quasi un mese i mosaici di oltre mille anni fa e gli affreschi che abbelliscono l’interno di Santa Sofia sono ancora coperti e nascosti da lunghi drappi bianchi. Pertanto, almeno per il momento, non sono esposti ai visitatori neppure dopo le preghiere islamiche. Quando torneranno visibili? Nessuno lo sa, quel sistema di tendine, di cui si parlava di recente, per coprire e scoprire icone e mosaici sembra svanito nel nulla. Solo ieri il Coordinamento interconfessionale del Piemonte “Noi siamo con voi” aveva espresso molte perplessità sulla decisione presa dall’uomo forte di Ankara Recep Tayyip Erdogan di riaprire Santa Sofia al culto musulmano. “Noi siamo con Santa Sofia, si legge nel documento del Coordinamento piemontese interfedi firmato, tra gli altri, da Giampiero Leo, Ermis Segatti, Younis Tawfik e Idris Abd Al Razag Bergia, perchè non solo le persone ma anche i simboli e i luoghi sacri possono diventare vittime di decisioni ispirate da ragioni di potere aprendo una profonda ferita nel delicato rapporto tra islam e cristianesimo e tra Oriente e Occidente. E per questo motivo diventa importante la posizione assunta dall’imam Yahyah Pallavicini, presidente della Coreis (Comunità Religiosa Islamica) secondo cui Santa Sofia dovrebbe tornare a essere chiesa cristiana”.

Filippo Re

Ferragosto al Museo Nazionale del Risorgimento

Il Museo Nazionale del Risorgimento sarà aperto anche nel weekend di Ferragosto con il consueto orario 10.00-18.00 (ultimo ingresso ore 17.30 – chiuso lunedì 17 agosto)

Nelle giornate di venerdì 14, sabato 15 e domenica 16 agosto alle ore 15.30 sono proposte visite guidate all’esposizione permanente. È possibile prenotare telefonando al n. 011 5621147; in alternativa ci si può registrare direttamente in biglietteria prima dell’inizio della visita (fino ad esaurimento posti)
Per i gruppi organizzati (min 5 – max 10 persone) la prenotazione è obbligatoria; occorre inviare una mail a prenotazioni@ museorisorgimentotorino.it

Mostra TRANSMISSIONS people-to-people

Prosegue fino al 30 agosto la mostra “TRANSMISSIONS people-to-people. Fotografie di Tiziana e Gianni Baldizzone”, arricchita di nuovi contenuti video visualizzabili dai visitatori sui propri dispositivi grazie a un QRcode: 11 brevi filmati in cui i fotografi invitano il pubblico a scoprire bonus e contenuti extra degli scatti in mostra: foto inedite, interviste e storie di Maestri e Allievi protagonisti del progetto Transmissions. La visita alla mostra è inclusa nel costo del biglietto di ingresso al museo.

Weekend di Ferragosto alla Pinacoteca Albertina

Nel weekend di Ferragosto la Pinacoteca Albertina aspetta i visitatori con la sua collezione, con la Sala dei Cartoni Gaudenziani, recentemente riallestita, e con la splendida mostra Incanti Russi. Opere pittoriche di tradizione dall’Accademia Glazunov di Mosca.

Giovedì 13/08: 10-18

Venerdì 14/08: 10-18

Sabato 15/08: 10-18

Domenica 16/08; 10-18

Lunedì 17/08: 10-18

ultimo ingresso alle 17.30

http://www.pinacotecalbertina.it