POLITICA- Pagina 606

Mns e Lega verso il polo sovranista

Il Movimento Nazionale per la Sovranità e la Lega hanno iniziato un percorso per la costruzione e costituzione del Polo Sovranista, un progetto con una componente fortemente identitaria, fondato sulla qualità e sui valori e che va oltre il semplice accordo elettorale in vista delle politiche e regionali del prossimo anno. Lo aveva anticipato il Segretario Gianni Alemanno: “La Sovranità Nazionale è la premessa indispensabile per dare valore alle identità locali tanto al Nord quanto al Sud, è un’antica sfida per tutti coloro che vengono dalla tradizione della destra nazionale, ma soprattutto un salto di livello che la Lega di Salvini e Giorgetti è chiamata a realizzare in vista dei prossimi appuntamenti elettorali”. Un percorso iniziato a fine novembre a livello nazionale, con l’accordo tra Gianni Alemanno, Segretario Nazionale del Movimento Nazionale per la Sovranità e Giancarlo Giorgetti, Vicesegretario della Lega per il sostegno di Matteo Salvini a candidato premier e consolidato al convegno di Napoli di inizio di dicembre. “In Piemonte la collaborazione con la Lega è iniziata già con le elezioni della città di Alessandria, è stato fondamentale unirsi per raggiungere un risultato importante” dichiara Marco Botta, commissario regionale del Movimento Nazionale. “L’obiettivo è di formare un fronte sovranista che possa presentarsi nettamente in tutto il territorio italiano. Nella nostra Regione è forte il desiderio di un Piemonte autonomo che possa ridurre il credito fiscale di quasi 10 miliardi di euro l’anno, proprio per questo sosterremo l’iniziativa della Lega di chiedere il referendum e la conseguente autonomia della Regione, sulla scia dei successi referendari del Veneto e della Lombardia” afferma Gian Luca Vignale, consigliere regionale e presidente del Gruppo consiliare. “Come ha detto Salvini – all’incontro tenutosi ad Alessandria per presentare il comitato referendario Piemonte autonomo – un nuovo rinascimento del Piemonte parte proprio da Alessandria e noi del Movimento Nazionale siamo pronti a sostenere quest’iniziativa” sostiene Alessandro Bego, Commissario provinciale MNS.

Al Comitato, oltre a Lega e Movimento Sovranista, hanno aderito anche Direzione Italia e Movimento Progetto Piemonte.

Massimo Iaretti

 

 

 

Elezioni, il gran ballo delle candidature

STORIE DI CITTA’  di Patrizio Tosetto
Il 4 marzo si vota. Aperte le danze per le ricandidature e candidature. Per essere più precisi i più sono alla ricerca di una posizione sicura per essere eletti. Collegi sicuri per il maggioritario e teste di lista per il proporzionale. E le preferenze? Conteranno poco a nulla. Questa è una legge elettorale che ha una sola certezza: decideranno i capi di partito, logica a cui non si sottrarranno neppure i cinque stelle. Più i futuri senatori o deputati sono vicini sono vicini al Re Sole, meglio sara’ per loro. Ora tutti hanno la loro gatta da pelare. Gli uscenti sono per la maggioranza del Pd.  Il segretario Gariglio stanco di stare in panchina e l’affabile Mauro Laus che dopo quasi 15 anni di “gavetta” in consiglio regionale vuole dare il suo contributo al Parlamento. Sulla candidatura di Piero Fassino al Senato non ci sono discussioni. E una vittoria poco probabile del Pd aprirebbe la strada per diventare Presidente del Senato. Matteo Renzi è uno che le promesse le mantiene.Tutto  è in movimento ed incerto. Un esempio su tutti: Collegno Grugliasco Rivoli, area denominata non a caso la piccola Stalingrado, dove il pd e suoi candidati sono favoriti. E Umberto D’Ottavio, ex sindaco ex assessore provinciale e parlamentare uscente è in pol position. Dovrebbe vincere senonché in Liberi ed Uguali vogliono candidare Silvana Accossato, altro pezzo da novanta. Consigliera regionale ed ex assessore provinciale, già Sindaco di Collegno. E poi diciamocelo, Unberto D’Ottavio ha anche un altro difetto, è orlandiano, non e mai stato renziano.
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Personalmente ho il sospetto che Renzi voglia parare il colpo della sconfitta scegliendo solo amici suoi. Ed anche D’Alema e Bersani non stanno tanto bene . Fatto l’ accordo con Nicola Fratoianni ora bisogna garantire amici come Giorgio Airaudo che in nome dell’aver fatto saltate la lista a sinistra della sinistra, ora passano all’incasso della cambiale. Capolista, capolista. Questa è la richiesta. Altri potenziali candidati non ci stanno e prosaicamente fanno sapere ai vertici romani che la campagna elettorale se la facciano loro. Di fatto vanificando l’obiettivo del 10% . I rifondaroli mi paiono come al solito tagliati fuori. Ma anche gli altri non mi sembrano messi meglio. I pentastellati esclusi dal maggioritario, aprendo alla società civile debbono scegliere come garantire l’elezione a questi componenti. Forse per questo Grillo ha dichiarato di defilarsi in campagna elettorale lasciando la patata bollente a Di Maio. Visto che scegliendo si scontenta chi non è stato scelto. E i grillini sulle scelte ultimamente sono stati un po’ scarsini. Infine arriviamo ai potenziali vincitori: il centro destra. Dietro la facciata devono trovare accordi sui nomi, cosa tutt’altro che semplice.
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E ritornando all’esempio di Collegno scegliere un unico candidato. Cosa appunto non semplice. Poi trovare  accordi con le singole sigle che sono nate in questi anni. Mi spiego meglio: visto lo sbarramento per essere eletti chiederanno di essere messi in lista di Forza italia o della Lega, in posizione utile per essere eletti. Con alchimie nazionali. E chi è debole al Nord è forte al sud o in alcune regioni del sud. Le danze si sono aperte per tutti e, finalmente, dopo la formazione delle liste il voto.Vedremo, l’incertezza è sovrana. Ma il centro destra ha un vantaggio sul Pd. Per  sapere se sono candidati  gli basta un viaggio a Milano ( o Arcore). Nel centro Sinistra si deve per forza andare a Roma. E il territorio? Il principio che gli eletti rispondono solo ai propri elettori? Già, poco importa, sarà  per questo che aumenta chi non va a votare? Non è solo per questo ma è anche per questo.

SANITA’, RUFFINO (FI): PRONTO SOCCORSO DI RIVOLI E SUSA IN TILT

Il quadro che sta emergendo della sanità nel torinese è di un sistema totalmente in tilt. E’ ora che o Saitta si assuma la responsabilità di aver distrutto il nostro sistema ospedaliero creando code e disagi, dopo promesse roboanti di ottimizzazione del sistema“. Ad affermarlo il vicepresidente del Consiglio regionale Daniela Ruffino. La situazione denunciata dal sindaco di Venaus – spiega l’esponente regionale di Forza Italia – è la dimostrazione del fallimento della riforma sanitaria del centrosinistra. Una riforma che ha permesso la fuoriuscita dal piano di rientro, ma con questi risultati: decine di pazienti che attendono ore su ore al pronto soccorso. Una situazione indecente, altro che farsi pubblicità disinformando i cittadini. Il problema non é solo quello appunto denunciato dal sindaco di Venaus che portando suo suocero al pronto soccorso di Susa ha trovato più di trenta persone in barella; lunedì a Rivoli la situazione era al collasso con oltre 100 pazienti in carico nella prima mattinata. Non  c’erano barelle disponibili, l’attesa era attorno alle 10 ore e non c’era un medico per gestire i codici bianchi. Sono state bloccate anche le ambulanze sempre per mancanza di barelle. Si tratta di una situazione intollerabile che ha dei precisi responsabili che non hanno fatto tesoro dei disagi vissuti già lo scorso anno nello stesso periodo“. Conclude Ruffino: “Chiederò che al primo consiglio utile l’assessore alla Sanità riferisca in Aula sulla situazione di disagio che hanno dovuto affrontare i pazienti e domanderò che vengano assunti immediatamente provvedimenti per ripristinare un livello di servizi degno di questo nome”.

Cattolici, dopo il voto chissà

di Giorgio Merlo
Dunque, ancora una volta e senza scagliare accuse contro nessuno, dobbiamo prendere amaramente atto che i cattolici e ciò che rappresentano in termini politici e culturali sono disseminati lungo tutto l’arco costituzionale. Come si diceva un tempo, appunto. Ovvero, sono presenti in  tutti i partiti e in tutti gli schieramenti politici. Dal Pd a Liberi e Uguali, da Forza Italia alla Lega, da Fratelli d’Italia ai 5 stelle, dalle molteplici sigle di centro alle varie liste civetta messe in piedi dal Pd e dal centro destra. Una gamma di esperienze, di sigle, di personalita’ e di culture che hanno il pregio di garantire nei vari partiti una presenza cattolico democratico e cattolico popolare ma con scarsa capacità – occorre pur ammetterlo – di far prevalere un “pensiero” che ormai da troppo tempo nel panorama politico nazionale svolge un ruolo del tutto marginale.
E a nulla valgono le prediche di quei furbacchioni che continuano a blaterare che l’unica soluzione e’
l’assenza dall’agone politico dispensando, al contempo, pagelle a destra e a manca contro tutti
coloro che “tradirebbero” il disagio dei cattolici in politica. Ora, conosciamo tutti la vastita’ del tema in questione. E, al contempo, la difficoltà e la complessità nel dare una risposta compiuta e il più possibile coerente ad una esigenza sempre più diffusa nella varia e articolata base cattolica. Cioè’ di partecipazione e di disorientamento. Io credo, pur nel rispetto di tutte le opinioni come ovvio, che nella situazione data almeno su 3 questioni possiamo trovare un accordo di massima.
Innanzitutto dobbiamo riconoscere la presenza di un forte ed irreversibile pluralismo delle scelte
politiche dei cattolici. Un dato, questo, che non può essere messo in discussione per qualche
civetteria individuale o di gruppo o per una astratta elaborazione decisa a tavolino da qualche
illuminato. Un pluralismo che ormai è diventato un dato costitutivo per la stessa storia del
movimento cattolico italiano. Una seconda riflessione riguarda la necessità, oggi, almeno su questo non ci dovrebbe essere disaccordo, di avere una presenza politica nei vari partiti in questa fase di transizione. Dopo il partito unico dei cattolici, la Dc; dopo la breve anche se intensa esperienza del Partito popolare italiano e dopo la  parentesi della Margherita, da anni ormai questa cultura molto frastagliata al suo interno e’ disseminata dappertutto.
E a nulla valgono gli appelli all’unita’. Quello che si deve garantire e’ una visibilità politico e culturale che sia capace, nei rispettivi schieramenti, di salvaguardare una cultura, uno stile ed un pensiero che rischiano di essere sempre più stritolati nei “partiti personali” che ormai dominano lo scenario politico italiano. In ultimo, e su questo versante la riflessione si aprirà inesorabilmente dopo il voto del prossimo 4 marzo, si tratta di verificare se esisteranno ancora le condizioni per rinnovare, seriamente, la presenza laica di un partito di ispirazione cristiana. Una sorta, cioè,  di Ppi aggiornato, rivisto e modernizzato. Oggi non si può anticipare nulla. Se non l’impegno, comune, di non archiviare un patrimonio culturale, politico, programmatico e anche etico che continua ad essere importante e
decisivo per il futuro e la qualità della nostra democrazia.

FORZA ITALIA: “CON I TAGLI ALLE SCUOLE LA GIUNTA RASCHIA IL FONDO DEL BARILE”

Osvaldo Napoli, capogruppo di Forza Italia al Comune di Torino, interviene sul tema scuole:

     “Se è vero che fra il 2014 e il 2016 il numero dei bambini fra i 3 e i 5 anni è diminuito del 6%, ancora più drammaticamente vero è che il numero delle iscrizioni alle scuole dell’infanzia è diminuito del 20%. Una sproporzione evidente che basta da sola a ridicolizzare la decisione presa dalla giunta grillina di tagliare il numero delle sezioni delle scuole comunali, asili nido e scuole per l’infanzia.

     Appare più verosimile che il problema sia legato agli alti costi, alla instabilità permanente del personale, costantemente ridotto in questi ultimi anni, per tacere dell’alto costo dei pasti e all’incertezza continua in cui sono state lasciate le scuole, quelle paritarie più di altre. Il calo demografico è un dato di fatto, ma spiegare con esso i tagli delle sezioni diventa un alibi se non si considera l’approssimazione con cui è stato gestito si può il sistema scuola di Torino a partire dei nidi sino ad arrivare alle scuole dell’infanzia: sistema, va osservato, che è sempre stato una eccellenza.

     Per queste ragioni trovo preoccupanti le dichiarazioni dell’assessore e del sindaco sulla revisione del personale, perché la riduzione di personale avrà un sicuro impatto sulla qualità del sistema scolastico e questo aspetto non può essere accettato dalla politica né tollerato dalle famiglie torinesi.

     L’idea di mettere a rischio il livello e la qualità del sistema scolastico al solo scopo di ricavare qualche euro da destinare al malmesso bilancio comunale è da respingere in toto. La giunta grillina sta raschiando il fondo del barile a conferma della povertà di idee e di strategia per affrontare i problemi alla radice”.

Capodanno in piazza

È vero che è stato un “annus horribilis”  e che la città è in crisi, diminuiscono gli abitanti, l’età media è sempre più alta, aumentano i poveri e che ne sono successe di tutti i colori ma che il Comune avrebbe eliminato la Festa di fine anno  in Piazza San Carlo non pensavo. Effettivamente non c’è molto da festeggiare tra licenziamenti nei musei cittadini, tutta la mia solidarietà ai lavoratori, rischi di licenziamenti al Salone del Libro e minacce di farli in GTT ( gruppo torinese trasporti)  , ma la festa poteva servire , anche solo per una sera, a dimenticare i problemi o per provare ad esorcizzarli.  Invece ha vinto la paura, oramai una psicosi, che si ripetesse il “flop” dei 24 giugno per il San Giovanni per non pensare o anche solo ad immaginare il peggio. Il ricordo della tragedia di Piazza San Carlo è ancora vivo. E così nulla! Il classico brindisi  di fine anno in piazza sarà a porte chiuse, al coperto, ” indoor” .  Ai torinesi non rimane che andare a Settimo Torinese , dove  si aspetterà  il nuovo anno in Piazza Campidoglio con le note dagli Statuto, Beppe Braida ed altri. Al posto di Fabrizio Puppo , Sindaco di Settimo Torinese,  dopo le polemiche sul blocco delle auto per ridurre l’inquinamento da polveri sottili , inviterei Chiara Appendino per il brindisi delle ore ventiquattro. Altra interessante alternativa , sono previsti bus e treni speciali per l’andata e il ritorno, è Asti dove nella tradizionale Piazza Alfieri si esibirà la brava Elisa. Torino periferia di Settimo e provincia di Asti! Buon Anno Nuovo.

PIANO RIFIUTI REGIONALE, I COMMENTI DI PD E FORZA ITALIA

Il Consiglio regionale ha approvato il disegno di legge che detta norme sulla gestione dei rifiuti e sulla gestione integrata dei rifiuti urbani

FERRENTINO (PD): “NUOVO TESTO UNICO SUI RIFIUTI, REVISIONE INTEGRALE SULLA MATERIA”

“La nuova legge – spiega il Consigliere regionale Pd Antonio Ferrentino, relatore del provvedimento – opera un’integrale revisione della legislazione di settore, comprendendo in un unico testo normativo la disciplina di alcune materie previste da più leggi”.

“Il provvedimento – prosegue Ferrentino – è frutto di un lungo lavoro che ha coinvolto numerosi soggetti al fine di renderlo il più condiviso possibile ed è importante sottolineare come la governance sia stata modificata, trasferendone la competenza dalla Provincia alla Regione e affidando ai Comuni, singolarmente o in forma associata, le funzioni di organizzazione e controllo diretto del servizio di gestione integrata dei rifiuti urbani”.“Il Piemonte si pone obiettivi ambiziosi, distinguendosi come una delle regioni più virtuose – sostiene il Consigliere Ferrentino – e prevede che, entro il 2018, la produzione di rifiuti urbani indifferenziati non superi i 190 chilogrammi per abitante, scendendo a 159 nel 2020”.

“Si inserisce in questo quadro – conclude Antonio Ferrentino – l’ordine del giorno, del quale sono il primo firmatario, che, preso atto della modifica, introdotta con il Bilancio di previsione dello Stato per l’anno 2018, che prevede che una parte dell’ecotassa venga destinata ai Comuni dove sono ubicate discariche, con conseguente riduzione del fondo che la Regione destinava a premiare i Comuni virtuosi, impegna la Giunta regionale a verificare la possibilità di destinare, nel Bilancio di previsione finanziario 2018-2020, risorse aggiuntive a favore delle politiche virtuose di gestione dei rifiuti realizzate dai Comuni piemontesi”.

 

PICHETTO E PORCHIETTO (FI): UN TESTO NON CONDIVISO CON IL TERRITORIO, TRANNE CHE CON QUALCHE COMUNE AFFINE POLITICAMENTE

“Abbiamo convintamente votato no contro il Piano Rifiuti regionale appena approvato in Consiglio regionale perché si tratta di un testo di legge non concordato con il territorio, se non con qualche Comune affine politicamente, di fatto esautorando tutte le restanti amministrazioni dai processi decisori così come avvenuto proprio la scorsa settimana nello sconcerto di una novantina di sindaci durante l’audizione avvenuta a palazzo Lascaris. Si tratta di una cattiva legge, redatta ideologicamente con metodi politicamente errati”. A sostenerlo il capogruppo di Forza Italia Gilberto Pichetto e il consigliere regionale Claudia Porchietto.

Concludono Pichetto Porchietto: “Questa legge si tradurrà in maggiori costi nei prossimi anni e in misure penalizzanti per i piccoli e medi Comuni. Il Partito Democratico e il centrosinistra dovrà risponderne nel 2018 e nel 2019 quando vi saranno le elezioni e i cittadini e i sindaci potranno valutarli avendone subiti gli effetti. La nostra opposizione è stata sempre nel merito, in Commissione come in Aula, avevamo fatto proposte di buon senso che non sono state prese in considerazioni con un atteggiamento totale di chiusura dimostrato anche dalla proposta di legge sull’argomento redatta da un certo numero di sindaci piemontesi e che giace non discussa in qualche cassetto del Consiglio regionale. Questa è una legge che non tiene conto di 2/3 del territorio regionale, spiace che si sia persa nuovamente una occasione per fare buona politica”.

BATZELLA, (MLI) GIOCO D’AZZARDO PATOLOGICO: “LA REGIONE DEVE INFORMARE TEMPESTIVAMENTE LA POPOLAZIONE”

Dal Consiglio regionale

“VIGILARE SUI COMUNI PER LA CORRETTA APPLICAZIONE DELLA LEGGE”

In Aula ho espresso parere favorevole al “Piano Integrato delle attività di contrasto, prevenzione, diagnosi, cura del Gioco d’Azzardo Patologico”, anche se è arrivato in ritardo rispetto alle previsioni indicate nella legge stessa.

E’ una legge importante, frutto del lavoro condiviso di tutte le forze politiche, che ritengo possa davvero dare una risposta concreta per la prevenzione e il contrasto di una grave piaga sociale e sanitaria che coinvolge tante persone. Persone che si illudono di poter guadagnare denaro con il gioco, e invece si ritrovano a perdere tutto, peggiorando situazioni economiche già gravemente compromesse.

Ora, però, la Regione non deve abbassare la guardia e tenere alta l’attenzione sull’applicazione della legge nella sua interezza. Tanti Comuni, infatti, non si sono ancora adeguati alla nuova normativa per quanto riguarda le ordinanze indicanti le limitazioni degli orari di slot-machine e videolottery, la cui apertura è ora ridotta a otto ore nell’arco della giornata.

Inoltre è necessario che la Regione provveda in tempi rapidi all’avvio della campagna di informazione necessaria per comunicare alla popolazione come funziona il servizio offerto dai Dipartimenti “Patologie delle Dipendenze” delle Asl per chi è affetto da questa patologia.

L’Asl To3, per esempio, assiste un’alta percentuale di questi malati, dispone di un’équipe che lavora con grande professionalità, l’accesso al servizio è diretto e i tempi sono limitati a qualche giorno d’attesa. Inoltre non si paga il ticket ed è previsto il rimborso del biglietto dei mezzi pubblici per i meno abbienti che si rivolgono al servizio.

Purtroppo i giocatori non sono a conoscenza di tutte queste informazioni, e spesso non sono neppure consapevoli di essere affetti da questa patologia. E’ su questo che adesso la Regione deve intervenire: un’informazione a tappeto per prevenire, contrastare e curare il “gioco d’azzardo patologico”. Oltre a vigilare sulla corretta applicazione della legge da parte dei Comuni.

Stefania Batzella

Traffico e smog, Osvaldo Napoli (FI): “Sospendere moratoria è assurdo”

Il commento di Osvaldo Napoli, capogruppo di Forza Italia a Palazzo Civico

“La decisione di sospendere la moratoria sullo stop del traffico e di bloccare, a partire dal 27 dicembre, anche le auto Euro 5 è un provvedimento privo di ogni buon senso. Per due ragioni molto semplici: la prima è che questo blocco riguarda la sola città di Torino, e quindi è destinato a creare caos per chi deve entrare o uscire dalla città. Un minimo di accortezza avrebbe dovuto indurre a un coordinamento con i Comuni dell’Area metropolitana per evitare disagi ed equivoci. La seconda ragione, ancora più semplice della prima, riguarda la natura in sé del provvedimento. Bloccare anche le auto Euro 5, che sono il contingente più numeroso e lasciare libertà di circolazione a poche migliaia di auto Euro 6, appare, ed è, discriminatorio. Tanto vale fissare il blocco completo della circolazione, magari in una fascia oraria più ristretta. A meno che il provvedimento del Comune, ma non osiamo neppure pensarlo, non sia un invito ai torinesi a cambiare la loro auto per comprarne una Euro 6”.  

BONI (RADICALI ITALIANI): SULLO IUS SOLI PER ORA VINCONO CODARDIA E OPPORTUNISMO

RICEVIAMO E PUBBLICHIAMO

“Mattarella non sciolga le Camere per dare tempo al Senato di discutere”


Igor Boni, che è in  sciopero della fame, vista l’assenza del numero legale al Senato mentre si votava finalmente sulla legge relativa allo Ius Soli e vista la convocazione della prossima seduta al 9 gennaio ha commentato: “Sospendo la mia azione nonviolenta, condotta a fianco di Luigi Manconi e molti altri dirigenti e militanti radicali. Abbiamo costretto il Senato alla discussione ma il combinato disposto di diversi opportunismi e bassezze hanno per ora impedito di giungere al voto. Il gruppo dei 5 stelle è il principale responsabile del mancato numero legale data l’assenza di tutti i suoi Senatori, un atteggiamento inqualificabile giocato sulla pelle di 800 mila minori pronti ad acquisire diritti e doveri di ogni altro cittadino italiano. Poi certo anche da parte di settori della maggioranza si è dato un contributo decisivo di inerzia per fermare il processo che eravamo riusciti a riattivare, così come da parte dell’opposizione di Centrodestra dove spicca Calderoli per la sua volgarità, che non sorprende e non è nuova. Incomprensibile anche la convocazione del Senato da parte del Presidente Grasso per il 9 gennaio (fra 17 giorni!) che pare voler mettere una pietra tombale su una legge ragionevole e urgente. A questo punto la richiesta al Presidente della Repubblica Sergio Mattarella è di non sciogliere le Camere per consentire alla ripresa dei lavori di procedere nella discussione”.