“Continua, tra l’indifferenza delle autorità preposte, lo stillicidio dei morti e dei feriti “da caccia”. In questi giorni l’ennesimo “omicidio venatorio” è toccato ad un cacciatore, ucciso nella campagna romana dal proiettile partito dal fucile di un compagno di battuta. Il numero delle vittime – almeno sette in questa stagione, tra cui due ragazzi di vent’anni – richiede l’intervento del governo e del Parlamento, che dovrebbe esaminare le mie proposte per l’introduzione di restrizioni alla caccia e, appunto, del reato di omicidio venatorio. Basta con le stragi di animali e di persone”. Lo afferma l’on. Michela Vittoria Brambilla, presidente della Lega italiana per la Difesa degli Animali e dell’Ambiente, che intanto invita a fermare del tutto la stagione di caccia “in considerazione delle eccezionali condizioni di maltempo”: “Molti ecosistemi sono già in ginocchio, senza bisogno dei cacciatori”. Il bollettino della “guerra” nei boschi e nelle campagne è in effetti pesante, considerando che mancano ancora tre mesi alla chiusura ufficiale della stagione venatoria. Oltre ai sei morti, sono decine i feriti, compresi due bambini colpiti da pallini da caccia, nelle province di Forlì-Cesena e di Ancona. L’ultima piccola vittima, di 9 anni, è uscita dalla rianimazione pediatrica giovedì scorso. “Fermo restando l’obiettivo a medio-lungo termine di abolire del tutto la caccia – spiega l’on. Brambilla – ho presentato due proposte di legge di cui le cronache suggeriscono l’esame con urgenza. La prima riguarda l’omicidio venatorio. Chi spara nelle campagne e nei boschi e colpisce una persona dev’essere punito più
severamente di chi commette un “normale” omicidio colposo, proprio perché il cacciatore tiene legittimamente in mano un’arma letale, cioè ha una responsabilità in più. E’ lo stesso principio seguìto per dare vita al reato di omicidio stradale e la pena base che vorrei applicare è la stessa: da due e sette anni di reclusione. Del resto, secondo un’inchiesta di “National geographic”, la percentuale dei morti “da caccia” è, fatte le debite proporzioni, simile a quella delle vittime per incidenti automobilistici, con la differenza che oggi spostarsi in automobile è quasi sempre una necessità mentre la caccia non è affatto necessaria”. “La seconda proposta – prosegue l’ex ministro – riguarda il silenzio venatorio il sabato e la domenica, per tutelare chi nei boschi e nelle campagna va per godersi la natura e non per distruggerla, e alcune misure restrittive. Oggi le distanze di sicurezza da potenziali bersagli come case, strade, ferrovie, mezzi agricoli o animali domestici variano secondo i casi da 50 a 150 metri: vanno sistematicamente raddoppiate, con controlli rigorosi. Riguardo al porto d’armi: mentre le procedure per le richieste motivate da esigenze di difesa personale sono rigidissime, una licenza per uso sportivo si ottiene più facilmente. Vale cinque anni e il certificato medico di idoneità è necessario solo al momento del rinnovo. Troppo poco, soprattutto perché la maggior parte dei cacciatori ha un’età compresa tra 65 e 78 anni”. Nelle 11 stagioni di caccia tra il 2007 e il 2018, secondo l’Associazione vittime della caccia, ci sono stati 217 morti e 804 feriti, senza contare gli incidenti con armi da caccia fuori dall’ambito venatorio.
Tertium non datur (una terza cosa non esiste)
Nel dibattito e negli eventi, dopo tante parole i sostenitori del Sì sono passati all’azione ed ai fatti, che si stanno susseguendo a Torino sul tema , oramai annoso, della TAV, se ne sentono di tutti i colori. Da un lato paragoni e parallelismi facili e per questo banali e sbagliati come quello di paragonare la manifestazione , o le manifestazioni, prevista per il prossimo 10 novembre , alla ” marcia dei quarantamila “. Hanno la memoria corta o peggio ancora non conoscono i fatti e la storia. Non si intravede né un Vittorio Merloni o un Cesare Romiti oppure un Vittorio Ghidella, non c’è un altro Giovanni Agnelli o un Luigi Arisio. Con tutta la simpatia per Mino Giachino o Massimo Giuntoli e per il “quartetto” di donne, Giovanna Giordano, Simonetta Carbone, Patrizia Ghiazza e Giovanna Giordano , non rappresentano , almeno per il momento, quello che rappresentò Luigi Arisio. Dietro non c’è la Fiat a sostenere, favorire
ed organizzare la “marcia”. È vero c’è la “rete” , ci sono i Social ma non è la stessa cosa. Dall’altra parte , ancora più importante , non ci sono i lavoratori, i sindacati, a parte la CGIL torinese , e con tutta la considerazione possibile per quel “Barnum Partito” che è il M5S (movimento cinque stelle ) non è assolutamente paragonabile a quello che era allora il P.C.I. ( Partito Comunista Italiano). Hanno avuto il merito , quello sì, di lanciare l’iniziativa che ad oggi sta andando verso le centomila adesioni.
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Di conseguenza e per fortuna non vale la famosa citazione : la storia si ripete prima in tragedia e poi in farsa. Non è però sostenibile ne accettabile chi prova a barattare la realizzazione dell’opera con il potenziamento del trasporto locale e la realizzazione della seconda linea della metropolitana torinese. Una cosa non può e non deve , a questo punto, escludere l’altra . Un trasporto pubblico locale efficiente e dignitoso per i pendolari , così come la realizzazione della seconda linea di metropolitana a Torino , non sono né in alternativa né in sostituzione del completamento del collegamento ferroviario ad alta velocità con la Francia. Ricordo che, anche in previsione della costruzione dell’opera sono stati realizzati il S.IT.O. ( Interporto di Torino), il C.A.A.T ( centro agroalimentare ) in prossimità dello snodo ferroviario di Orbassano. Per realizzare queste opere , con ingenti risorse pubbliche, sono stati sacrificati terreni agricoli di pregio ( prima classe) , compromettendo l’area e creando le condizioni affinché si collocasse poi il Termovalorizzatore di Torino per i rifiuti solidi urbani (RSU). Tutti questi interventi ed investimenti, oltre a migliorare l’efficienza e la redditività economica di alcuni settori, erano e sono finalizzati a ridurre il trasporto merci su gomma. Una cosa è chiara, oramai la stragrande maggioranza dei torinesi oltre ad essere delusi da un Sindaco , Chiara Appendino, evidentemente inadeguato e per di più sostenuto da una maggioranza consiliare che definire eterogenea ed
estemporanea è poco, ha trovato un collante nella realizzazione della TAV. Collante che va anche oltre la realizzazione della stessa opera ferroviaria ed è stato facilitato dalla incredibile vicenda della candidatura olimpica . Si è spostata quella importante parte di popolazione che non aveva ancora preso una posizione definita o che non la evidenziava. Tutto questo in una grande e fragorosa assenza dei partiti che anzi , insieme ad i suoi esponenti, vengono invitati a restarne ufficialmente estranei. Sancendone così il loro fallimento , pericoloso per una democrazia, e facendo venire meno il loro ruolo di rappresentanza ed organizzazione dei cittadini. Quanto prima bisognerà rimediare a questa situazione pericolosa e se si vuole evitare di correre rischi plebiscitari se non peggiori. Una cosa è comunque certa, in questa vicenda, tra le due posizioni a favore , SI , e contro, NO , alla realizzazione della TAV una terza via non esiste praticamente più e comunque non ha più né spazio né cittadinanza . Non solo nel giornalismo il “terzismo” è finito. Tertium non datur!
“La TAV si fa o non si fa? È ora che la Lega si esponga e dimostri con i fatti se è a favore o contro la Tav o se vuole restare ostaggio di Di Maio”. Lo scrive sui suoi profili social Lara Comi, europarlamentare di Forza Italia e vicepresidente del Gruppo PPE. “Noi di Forza Italia siamo per le infrastrutture e lo sviluppo e lo è sempre stato anche il centrodestra – aggiunge Lara Comi – ora la Lega deve decidere se restare coerente con i propri principi e con il proprio elettorato del Nord e se intende rispettare le esigenze di sviluppo e crescita del Piemonte e del Nord-ovest del Paese, oppure se preferisce accodarsi alle necessità elettorali e di consenso interno di Luigi Di Maio”.
Forza Italia: “Il Piemonte realizzi la Tav”


Una giornata al Senato
Entrando al Senato si entra dentro ad un’altra dimensione. Una certa emozione ci pervade, ci si lascia dietro il caos di una Roma solare. A due passi Piazza Navona piena di turisti. Gentilezza ed attenzione dei commessi e forze di polizia. Diventa naturale il rispetto per il silenzio che non prevede minimamente il rumore, meno che mai la voce alta. Sembra quasi di non essere in Italia. A parte le battute si respira aria di serietà. Sapete, le istituzioni sono sempre le istituzioni. Terzo piano e siamo arrivati: appuntamento alle 15 30 con la vice Presidente del Senato, Anna Rossomando. Puntualissima ci fa entrare, non abbiamo molto tempo. Alle 16,30 iniziano i lavori d’aula. Inizia il confronto tra due generazioni. Anna Rossomando da 40 anni è in politica. Sara Tosetto, di 21 anni, è al secondo anno di Scienze politiche indirizzo internazionale, Università 3 di Roma.Passione comune, appunto, la politica. Più che confronto è Sara (emozionatissima) che fa mille domande tra curiosità e voglia di conoscere per capire.
Presidente, da quanto è in politica e perché si è appassionata alla politica?
Verso i 15 16 anni, per passione, ero al liceo classico Massimo Dazeglio, anni di fortissime tensioni e contrasti. La famiglia mi ha instradato, mio padre avvocato e mia madre insegnante. Elemento unificante era ed è credere nella democrazia. Anni contro il terrorismo di destra e di sinistra, gli anni del rapimento Moro come gli anni dei 35 giorni alla Fiat per la difesa del posto di lavoro. Anni in cui il conflitto ti formava, ti temprava.
A Che cosa non ha mai rinunciato?
A studiare. Dammi pure del tu, Sara. Per me conoscere e soprattutto approfondire è sempre stato un imperativo categorico. E mi sono sempre trovata bene. Un consiglio che ti do Sara, è quello di studiare e poi ancora studiare.
Orgogliosa e contenta d’essere stata eletta Vicepresidente del Senato?
Eletta. Ecco la parola ” magica “. E’ un momento complesso questo, per il mio partito (il PD) e per la stessa tenuta democratica del nostro Paese. Essere eletta in un momento così delicato mi dà una grande responsabilità verso chi mi ha eletto e soprattutto verso il Paese. Ti assicuro non è retorica. Desidero assolvere appieno le mie funzioni istituzionali, una delle quali è quella di garantire la piena dialettica tra le parti politiche in Parlamento.
E per la carriera politica?
Non ho mai inteso la politica come carriera.
Il PD ti aiuta nel tuo lavoro?
Come Vice presidente no e non sarebbe neppure logico farlo. Come senatrice cerco io di aiutarlo, ammesso che si voglia far aiutare. Il mio partito sta vivendo uno dei momenti più difficili della storia della sinistra nel nostro Paese, dobbiamo darci tutti, politici e non, da fare. Ci sono ancora militanti che con la loro passione possono rivendicare con ragione di tornare ad essere protagonisti. Ripeto, io non voglio lasciare nulla di intentato.
Prima hai parlato di questione democratica. Spiegati meglio…
Ho esagerato? Non penso proprio. Le dichiarazioni di Casaleggio contro l’attuale sistema parlamentare sono un esempio, Grillo che un giorno e l’altro pure attacca il Presidente della Repubblica ne è un altro. Poi, Salvini e Di Maio che attaccano i poteri di garanzia democratica dello Stato. Quando si levano critiche, queste sono rimandate al mittente con la motivazione: “si facciano eleggere!” Affermazione in contrasto con la concezione liberal democratica della nostra Democrazia.
Ultima domanda: sei ottimista o pessimista?
Realista. Non voglio cadere e non cado nel cinismo, ma trovo nel lavoro le risposte possibili ai problemi.
Anna Rossomando è stata molto esaustiva. Ci congeda.
“Vi chiedo scusa ma ora vi debbo proprio lasciare. Ma voi continuate il vostro giro al Senato”.
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Mi dice Matteo (suo strettissimo collaboratore) che possiamo assistere all Seduta. Così una commessa d’aula ci scorta non prima d averci invitato a lasciare i dispositivi elettronici. Per il pubblico è vietato. Come sono altre le regole da rispettare. Come silenzio, cravatta ed abbigliamento adeguato. Inizia la seduta. E i nostri occhi inseguono l insieme dell emiciclo. Come si comportano i senatori mentre “scorrono” i vari interventi? Non tutti sono attenti. Anzi direi la maggioranza particolarmente distratta. Ma si sa, anche le democrazie hanno difetti. Sara mi guarda decisamente stupita. Ma obbediente al silenzio rimanda le eventuali domande usciti. Usciti Roma come al solito è bellissima. È il tempo delle risposte. Camminiamo molto, diverse le domande. Le risposte sono riassunte nella famosa frase del Presidente partigiano Sandro Pertini. Preferisco la più imperfetta democrazia, alla più perfetta delle dittature. Ci accorgiamo di transitare sotto la casa dove visse Giacomo Matteotti, me lo fa notare Sara. Matteotti ucciso dai fascisti. Casuale forse l’incontro con la Storia. Ma non casuale la difesa anche morale di questa Storia. E Roma è ancora più bella.
Patrizio Tosetto

“Dato che questo governo afferma di aver a cuore la sicurezza dei cittadini, mandiamo in carcere chi uccide o ferisce una persona mentre caccia per divertimento. Ho appena depositato una proposta di legge per introdurre, sul modello dell’omicidio stradale, il reato di omicidio venatorio, con la fattispecie collegata di lesioni gravi o gravissime procurate durante l’esercizio della caccia, anche in forma non consentita”. Lo ha detto l’on. Michela Vittoria Brambilla, presidente del Movimento Animalista e della Lega Italiana Difesa Animali e Ambiente, commentando il caso del bambino di Osimo, colpito ieri da alcuni pallini da caccia e ricoverato nel riparto di rianimazione pediatrica dell’ospedale di Ancona. “Quando si tratta di caccia – aggiunge l’ex ministro – certe forze politiche fanno sconti, anche in tema di sicurezza. Siamo stanchi della sostanziale indifferenza, quando non si tratta di vera e propria connivenza con cui le autorità competenti, dalle Regioni ai ministeri, assistono allo stillicidio di morti e feriti, anche persone di minore età, provocate dalle doppiette dei cacciatori. E’ ora di dire basta. Allo scopo non solo propongo di prevedere, a questo punto per legge, con un progetto che ho già scritto, il silenzio venatorio il sabato e la domenica, una stretta nelle concessioni delle licenze di porto d’armi per uso “sportivo” o di caccia insieme a controlli medici annuali, ma anche i reati di omicidio venatorio, lesioni gravissime e gravi. Chi spara nelle campagne e nei boschi e colpisce una persona dev’essere punito più gravemente di chi commette un “normale” omicidio colposo, proprio perché il cacciatore tiene legittimamente in mano un’arma letale. In analogia con l’omicidio stradale, la pena base ipotizzata è fino a 7 anni di reclusione. In aggiunta, sono previste numerose circostanze aggravanti”.”Alla piccola vittima – conclude l’on. Brambilla – auguro pronta guarigione, alla famiglia esprimo la mia vicinanza, a chi deve decidere chiedo: fino a quando dovremo sopportare tutto questo? Solo perché non ci sono di mezzo gli immigrati, il divertimento di pochi vale più della sicurezza di tutti? L’abolizione della caccia è e resta il nostro unico obiettivo”.
RICEVIAMO E PUBBLICHIAMO “Quanto accaduto oggi in Consiglio regionale non è degno di un’istituzione che rappresenta tutti i cittadini”. Lo afferma la consigliera regionale di Movimento Libero Indipendente, Stefania Batzella, riferendosi alla bagarre scoppiata in Aula dopo l’informativa del presidente della Regione, Sergio Chiamparino, sul Tav. “I toni usati da alcuni consiglieri, le minacce fisiche, gli insulti, le aggressioni verbali – spiega – sono stati vergognosi. Io da sempre combatto ogni forma di violenza e oggi tra i banchi dell’assemblea legislativa ne ho vista tanta. Ci è mancato poco che
qualcuno alzasse le mani. Che esempio diamo ai cittadini? Il Consiglio regionale è sempre in prima linea per contrastare ogni forma di violenza e poi in Aula assistiamo a queste scene penose. Non ci sto. Mi sento in dovere di chiedere scusa ai piemontesi per quanto accaduto”. “Democrazia – aggiunge Batzella – significa libertà di pensiero e confronto costruttivo, che può anche essere acceso, ma deve sempre rispettare la persona”. “Sul Tav non ho cambiato idea – conclude la consigliera di Mli – e resto sempre contraria all’opera, ma comportamenti del genere in un’aula come questa sono del tutto inaccettabili da chi dovrebbe dare per primo il buon esempio”.

A scanso di equivoci la sindaca Chiara Appendino l’aveva detto, appena prima di partire per Dubai, a promuovere la Città negli Emirati: “Siamo sempre stati contrari alla Tav, la posizione è già nota da tempo. Ora la decisione spetta al governo e spero si arrivi in fretta ad una conclusione”. Oggi, in consiglio comunale (dove una folta delegazione di imprenditori e sindacati pro-Tav si è recata per manifestare il dissenso da tale posizione) e a margine del dibattito in Sala Rossa si sono scatenate le reazioni degli esponenti politici e delle associazioni di categoria a favore della Torino -Lione. Ecco alcuni commenti.
Altri servizi e aggiornamenti dedicati alla questione Tav e la posizione di M5S
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ALBERTO MORANO LISTA CIVICA “E’ la prima volta in tanti anni che tutte le organizzazioni imprenditoriali e produttive della Città fanno sentire forte e chiara la loro voce. Finalmente la Città si è accorta del vuoto assoluto, della mancanza di visione e strategia di una maggioranza e di una giunta che oggi vogliono, con arroganza, sacrificare, sull’altare di una presunta ideologia, il futuro ed il destino di una Città e di una Regione. Il secondo profilo che vorrei sottolineare è l’assenza, oggi, come peraltro altre volte, del Sindaco. Assenza che risulta ancor di più di fronte alla presenza della Città e segnala plasticamente la distanza e la frattura fra la Torino che lavora e produce ed il governo 5 Stelle. Rappresentanti della maggioranza 5 Stelle hanno provato ad obiettare, da un lato che vi era la concomitanza con il Forum di Finanza Islamica (decisivo, e faccio fatica a non sorridere, per i destini di Torino) e dall’altro che la Sindaca è notoriamente No Tav. E che Torino sia affidata a persone con l’esperienza di un bambino di 5 anni, senza alcuna capacità di gestione dei problemi emerge chiaramente da quanto è stato fatto dalla Giunta in questi due anni e trova conferma nella lettura dei curricula vitae di chi ci amministra. Mi limito a due: il Sindaco e l’Assessore di punta, il presunto trait de union con il mondo imprenditoriale. L’esperienza più significativa del Sindaco nel mondo del lavoro è stata lo stage alla Juventus a cui ha unito 5 anni di Consiglio Comunale nel corso dei quali, pur rivestendo la carica di Vice Presidente della Commissione Bilancio, non si è accorta dello stato comatoso dei conti di Torino. Ancor più debole è il curriculum dell’”Avvocato Assessore al Commercio” che gli anglosassoni definirebbero benevolmente “not notable“, e che vanta forse solo qualche esperienza come organizzatore di eventi e serate in una discoteca poi fallita. Queste sono le persone che oggi rappresentano Torino al Forum di Finanza Islamica che si tiene a Dubai e che dovrebbero convincere investitori arabi ad investire su Torino, ma che certamente si dimenticheranno di dire loro che arrivare a Torino non è così facile stante la carenza di collegamenti e domani sarà anche più difficile e che, forse, dovranno dotarsi di biciclette per spostarsi da una parte all’altra di una città che i 5 Stelle sognano senza autovetture”.
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OSVALDO NAPOLI FORZA ITALIA “L’ordine del giorno presentato dal M5s fa di Torino la capitale “No Tav” e riprende nella sua interezza la lettera aperta, inviata lo scorso 5 settembre, dal Movimento “No Tav” al premier Giuseppe Conte e al ministro Toninelli. Il trionfo della cultura del “No” è ormai inesorabilmente completo. Se al caos delle Olimpiadi aggiungiamo adesso anche la vittoria della linea “No Tav” possiamo drammaticamente confermare che l’Appendino e la sua maggioranza, con la loro ottusa opposizione alle grandi opere e alle infrastrutture, si confermano, anche in Piemonte, i peggiori nemici dell’Italia e delle sue prospettive, presenti e future, di crescita. “Errare è umano perseverare è diabolico”. Se il mondo industriale, commerciale e produttivo di Torino, usano parole pesanti nei confronti della maggioranza consiliare torinese e del futuro del Piemonte, siamo arrivati alla frutta se non al digestivo anche nei rapporti istituzionali. La Tav è opera fondamentale perché, senza, il Piemonte e l’Italia rischiano di rimanere isolati e relegati ai margini di qualsiasi disegno di crescita logistica e di sviluppo. È facile intuire come un approccio così sfacciatamente ideologico ai problemi di Torino sia un forte campanello d’allarme per tutte le categorie produttive e le associazioni di impresa. Forza Italia farà un’azione sempre più capillare nella società civile e tra le forze produttive per sbarrare la via del declino imboccata con allegro disinteresse dai Cinquestelle”
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DAVIDE GARIGLIO PARTITO DEMOCRATICO “Folle autolesionismo. Solo così si può definire la scelta della maggioranza che sostiene Chiara Appendino in Consiglio comunale di pronunciarsi contro la realizzazione del collegamento ferroviario Torino-Lione. Le nostre imprese non investiranno più nella nostra Regione. C i impoveriremo e diventeremo sempre più marginali. Non é vero che il blocco della TAV porterebbe più soldi per il trasporto pendolari. Le somme da restituire all’Unione europea, i danni da pagare alla Francia e la messa in sicurezza delle opere costerebbero quanto la stessa realizzazione dell’opera. Se vincessero i NO TAV, non avremmo l’opera e spenderemmo lo stesso il denaro: un capolavoro di autolesionismo”. “Gli unici a guadagnarci sarebbero i tedeschi perché il collegamento europeo est-ovest passerebbe a nord delle Alpi e avvantaggerebbe ulteriormente il nord Europa. Come Partito Democratico ci batteremo con forza a fianco del fronte SI TAV che oggi, per la prima volta, é sceso in piazza per opporsi a questa scelta di chi governa la nostra Città”.
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FABRIZIO RICCA LEGA NORD “ La Lega continua a essere favorevole al Tav: il Piemonte non può essere tagliato fuori dai corridoi commerciali. Il documento presentato oggi è una fuga in avanti del Movimento 5 Stelle che non ci saremmo aspettati. Si tratta di una posizione puramente ideologica, il Governo del cambiamento andrà avanti anche senza queste sceneggiate. C’è una maggioranza di cittadini silenziosa a favore dell’opera e i voti ottenuti alle ultime elezioni comunali dal M5S non erano legati al Tav.”
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SILVIO MAGLIANO MODERATI “Sgomento e preoccupazione per la tenuta democratica e per il futuro della nostra città. Questo il mio stato d’animo a pochi minuti dall’essere stato espulso dalla Sala Rossa per la sola intenzione di esprimere il mio assoluto, motivato e documentato sostegno alla TAV. Oggi è andato in scena un gravissimo attentato alla libertà di espressione, mia e degli altri colleghi di Minoranza. È così che muore la democrazia. Queste modalità di conduzione dell’Aula ricordano in maniera inquietante fasi storiche drammatiche del passato della nostra nazione, che speravamo di esserci per sempre lasciate alle spalle e che la storia stessa ha condannato senza appello. Sul merito: ribadisco ancora una volta che la TAV è fondamentale per il futuro di Torino. Oggi questo stesso futuro è stato messo a repentaglio dalla cecità ideologica di una Maggioranza che dovrà prendersi le proprie responsabilità nei confronti di tutti. Le reti infrastrutturali che legano Kiev al Portogallo sono parte integrante e irrinunciabile del sistema di connessione dei trasporti, e non solo, dell’Europa. La domanda è chiara e la risposta è semplice: vogliamo che Torino sia inclusa in queste reti? Io rispondo sì, i Cinque Stelle no”.
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COMMERCIALISTI E NOTAI: SENZA TAV RISCHI PER SVILUPPO DEL TERRITORIO “Gli Ordini professionali dei Dottori Commercialisti ed Esperti Contabili, degli Avvocati e dei Notai della provincia di Torino, senza alcuna velleità politica, ma con l’unico scopo di evitare un ulteriore danno al territorio, già funestato da una crisi economica senza precedenti, ritengono che ogni rivalutazione dei lavori relativi alla Nuova Linea Torino – Lione contenga in sé il rischio di relegare Torino e il Piemonte ad un isolamento con conseguenti ripercussioni sull’economia e sullo sviluppo anche culturale del territorio. Pur non avendo le competenze tecniche necessarie per le valutazioni di impatto ambientale, la positiva esperienza dell’alta velocità Torino – Milano – Roma – Napoli e gli studi posti in essere dagli organi all’uopo preposti, portano a ritenere che la mancata apertura di un moderno canale ferroviario di collegamento con l’Europa limiterebbe ulteriormente le aziende e le persone del territorio, in un mondo ed in un mercato che vedono una sempre più accentuata necessità di interazioni e scambi. Gli Ordini scriventi vorrebbero veder superate le diversità culturali e politiche affinchè le “grandi opere” vengano considerate sfide da affrontare e non ostacoli da evitare e ciò al fine di tutelare il territorio aprendolo al futuro.Gli Ordini professionali, da sempre coesi con le istituzioni, sono convinti che occorra ponderare con grande attenzione le scelte sul tema, onde evitare di farsi guidare da astratte prese di posizioni politiche distanti anni luce dalle necessità di Torino e del Piemonte tutto”.