Igor Boni – Laura Botti – Silvja Manzi (Coordinatori Associazione radicale Adelaide Aglietta)
L’assessore alle Politiche sociali Augusto Ferrari ritiene che il programma attuativo della normativa nazionale “Dopo di noi”, che stanzia quasi 6,5 milioni di euro per le misure di assistenza, cura e protezione delle persone con disabilità grave prive del sostegno familiare, sia caratterizzato da due elementi chiave:
– stabilisce che una quota del finanziamento nazionale per il Piemonte sarà dedicata all’attivazione di progetti misurati per le persone e per le famiglie, aiutando così chi ha una disabilità grave a vivere con il massimo dell’autonomia possibile;
– fare in modo che tale progettualità aiuti queste persone a vivere in maniera attiva e ad essere parte del tessuto sociale.
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La definizione e l’articolazione dei progetti sono infatti finalizzati all’accrescimento della consapevolezza, all’abilitazione e allo sviluppo delle competenze per la gestione della vita quotidiana e per il raggiungimento del maggior livello di autonomia possibile. Si intende così favorire il protagonismo e l’autodeterminazione delle persone con disabilità o di chi le rappresenta per la realizzazione del proprio progetto di vita adulta, per esempio tramite un’organizzazione abitativa autonoma in alloggi con un massimo di 5 posti, agevolare la costruzione di percorsi partecipati con le famiglie e le associazioni che le rappresentano attraverso l’accoglienza in housing sociale o in co-housing, sostenere percorsi di accompagnamento dei genitori al “durante noi per il dopo di noi”, promuovere un lavoro di comunità per favorire l’inclusione sociale.
In aula l’Assessore Valmaggia ha risposto all’interrogazione urgente del Capogruppo di SEL Marco Grimaldi sul grave ritardo nella costruzione del Deposito Nazionale di stoccaggio delle scorie radioattive
Sogin è incaricata del progetto del Deposito Nazionale, dove saranno sistemati definitivamente i rifiuti radioattivi italiani (sia quelli prodotti ogni giorno negli ospedali, nelle industrie, nei laboratori di ricerca sia quelli dei vecchi impianti nucleari in fase di smantellamento), oggi stoccati in decine di depositi temporanei distribuiti nel Paese.
Il Deposito Nazionale permetterà di sistemare definitivamente circa 75.000 metri cubi di rifiuti radioattivi a bassa e media attività, la cui radioattività decade a valori trascurabili nell’arco di 300 anni, e di stoccare temporaneamente circa 15.000 metri cubi di rifiuti ad alta attività.
In Italia, il processo dovrebbe entrare nel vivo con la pubblicazione della CNAPI, la Carta Nazionale delle Aree Potenzialmente Idonee a ospitare il Deposito Nazionale, ma si è ancora in attesa del nullaosta del Ministero dell’Ambiente, previsto già nel settembre 2015 e più volte rimandato. Il 14 settembre 2016 il Ministro dello Sviluppo economico ha collocato la procedura di desecretazione del dossier “tra il secondo e il terzo trimestre 2017”, ovvero nel periodo che dovrebbe intercorrere tra la fine della procedura Vas e l’approvazione definitiva del Programma nazionale di gestione dei rifiuti radioattivi e del combustibile esaurito. Nel frattempo i ritardi e le criticità dell’iter sono costati all’Italia l’apertura di una procedura europea d’infrazione per mancata osservanza delle direttive Euratom.
L’Assessore ha confermato queste notizie a ha informato che, il 26 gennaio scorso al Tavolo della Trasparenza Nucleare della Regione, gli Enti e gli organi tecnici locali hanno nuovamente manifestato la propria preoccupazione, pertanto successivamente la Regione si è rivolta in forma scritta ai Ministeri, sottolineando fra l’altro che “diventa sempre più difficile per questa Amministrazione sostenere che l’assenso alla realizzazione sui siti delle infrastrutture necessarie al processo [di messa in sicurezza] muove dal presupposto che le stesse siano temporanee”.
“Abbiamo chiesto ancora una volta alla Giunta di sollecitare il Governo a permettere la pubblicazione della CNAPI” – dichiara l’esponente di Sinistra Italiana Grimaldi. – “Anche perché a ogni rinvio della costruzione del Deposito Nazionale coincide una nuova espansione dei depositi piemontesi altamente inidonei. Legambiente e il Comitato di vigilanza sul nucleare denunciano da tempo che nei siti della nostra regione, anziché lavorare per l’annunciato prato verde, Sogin sta costruendo nuovi depositi per stoccare materiale radioattivo”.
Sollecitata da un’interrogazione di Gianna Gancia, presidente del gruppo Lega Nord in Consiglio regionale, l’assessora alle Attività produttive del Piemonte, Giuseppina De Santis, ha assicurato l’impegno della Regione sulle misure a sostegno della promozione delle Piccole e medie imprese piemontesi (Pmi) e dei Distretti del Made in Piemonte, illustrando in particolare le iniziative sul fronte del commercio estero e dell’eccellenza enogastronomica piemontese.«Nonostante un quadro internazionale instabile – osserva Gianna Gancia – l’export continua a rappresentare una prospettiva praticabile e fattibile su molti mercati emergenti e in via di sviluppo, con una domanda di beni e servizi legata al made in Italy e quindi in Piemonte. L’enorme potenziale delle nostre Pmi deve però potersi esprimere con strumenti adeguati, come avviene in altre Regioni italiane, di vario orientamento politico, attraverso misure di autentica politica industriale, con benefici economici e lavorativi diretti e indiretti».
ON.BRAMBILLA, “VOGLIAMO RAPPRESENTARE IL CUORE DELL’ITALIA”
Se domani vi fossero le elezioni, il 15,3 per cento degli elettori prenderebbe “probabilmente,” in considerazione Il Movimento animalista fondato e presieduto da Michela Vittoria Brambilla, il 2,3 per cento lo farebbe “sicuramente”, il 35 per cento è convinto che l’ex ministro del Turismo voglia “veramente fare qualcosa in più per gli animali”. Sono i principali risultati di un sondaggio realizzato dalla Ferrari Nasi Consulenze su un campione rappresentativo di 800 casi, tra il 29 e il 31 maggio, e pubblicato sul quotidiano “Libero” nei giorni scorsi.
Secondo l’indagine, inoltre, il 54 per cento degli interpellati considera “importante” che il prossimo governo faccia una legge sui diritti degli animali. Di questa opinione sono il 66,1 per cento degli elettori che si considerano di sinistra, il 70,9 per cento di quelli che si considerano di destra, il 56,1 di quelli di centrodestra, il 52,2 per cento di centrosinistra e soprattutto il 59,7 per cento di chi dichiara di non andare a votare. La proposta dell’on. Brambilla è considerata “seria” anche dal 34,2 per cento degli elettori grillini.
“Il dato che conferma una volta di più quello che abbiamo sempre sostenuto – afferma la presidente del Movimento animalista – è la nettissima maggioranza di italiani che ritengono “importante” che il prossimo governo– dopo storiche emergenze come sicurezza, lavoro e casa – si occupi anche dei diritti degli animali. Una maggioranza nettissima a destra, a sinistra, nel centrodestra e nel centrosinistra e, soprattutto, nell’attuale area del non voto. Segno che il tema sta effettivamente a cuore agli italiani ed è davvero trasversale, come tutte le grandi battaglie di civiltà. Il secondo elemento importante, che ci conforta e allo stesso tempo carica tutti noi di grande responsabilità, è l’elevato grado di fiducia dei cittadini nel nostro impegno in difesa di tutti gli animali e dei loro diritti. Noi ci candidiamo a rappresentare il cuore dell’Italia: milioni di persone generose, che convivono con i nostri piccoli amici e in ogni caso vogliono vederli rispettati. Alle loro istanze noi intendiamo dare risposte concrete”, conclude l’on. Brambilla.
Il tema delle discriminazioni in ambito GLBTQI rimane una questione centrale all’interno dell’agenda politica e culturale del nostro Paese. A sottolinearlo è l’assessora regionale alle Pari Opportunità Monica Cerutti in seguito all’ennesimo caso avvenuto sul territorio piemontese.
La vicenda, accaduta nel biellese, è quella di un uomo che si vede negata un’assunzione nel momento in cui i suoi nuovi datori di lavoro vengono a conoscenza dell’operazione che gli ha permesso di cambiare sesso, prima era una donna. L’assessora regionale alle Pari Opportunità ha messo in evidenza come storie di questo tipo indichino l’esigenza di rendere sempre più operativa la Legge regionale n. 5 del 23 marzo 2016 “Norme di attuazione del divieto di ogni forma di discriminazione e della parità di trattamento nelle materie di competenza regionale”. Attualmente la Regione Piemonte sta lavorando alla sua attuazione.
I fatti e l’attualità indicano come il lavoro svolto dall’amministrazione regionale sia necessario e urgente, ha dichiarato l’assessora regionale alle Pari Opportunità che però ha voluto sottolineare come sia necessario rispettare anche la decisione della vittima di discriminazione che in questo caso ha voluto cedere il passo all’oblio ritirando la denuncia.La legge regionale contro le discriminazioni sostiene però chi decide di ribellarsi a eventuali soprusi anche grazie al Fondo per il gratuito patrocinio a favore delle vittime. Il Piemonte è la prima Regione italiana a dotarsi di uno strumento del genere. La Regione ha stanziato 300mila euro e sta firmando le convenzioni con gli Ordini degli Avvocati che determineranno per ciascun Ente un elenco di professionisti abilitati ai quali le vittime potranno rivolgersi, per casi relativi anche al passato, purché successivo all’approvazione della legge.
Inoltre sta ricostituendosi la Rete regionale dei Nodi antidiscriminazione ed è previsto un finanziamento di 150mila euro alle Province e alla Città metropolitana sedi di un nodo, come Biella. Nel caso specifico, infatti, ha affermato l’assessora regionale alle Pari Opportunità, l’impegno della Regione è di incentivare il lavoro in sinergia tra il nodo locale della rete, la consigliera di parità provinciale e gli avvocati che potranno sostenere le vittime di discriminazioni.
La questione è molto semplice. Ammassare 30 mila tifosi in una piazza di 12 mila metri quadrati vuol dire dilatare a dismisura il rischio di incidenti gravi . Questo è quello che è successo sabato sera a Torino, la ragione di fondo dei 1527 feriti, 900 dei quali feriti da cocci di vetro, senza che Prefetto, Questore e Sindaca Appendino abbiano avuto alcunché da ridire. Poteva succedere di peggio. Vedete la differenza? Il primo maggio tutti impegnati a impedire, a viva forza, l’entrata in piazza San Carlo di un pezzo del corteo del Primo Maggio, per il timore di contestazioni verbali. Sabato nulla da dire per una piazza, la stessa San Carlo, affollata all’inverosimile, trasformata in una polveriera. Invece che riconoscere l’errore marchiano, il gioco in questi giorni è allo scaricabarile oppure si invocano misure repressive risibili tipo quelle rivolte contro l’ultima ruota del carro, i venditori ambulanti di bibite varie. Basta con le fanfaluche. Quanto accaduto a Torino è di una tale gravità che non può rimanere senza che siano accertate le reali mancanze e responsabilità.
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Ezio Locatelli, segretario provinciale Prc di Torino
“E’ necessario chiarire tanti aspetti ancora oscuri: il diffuso abusivismo di bevande fin dal mattino, l’assenza di un’ordinanza di divieto del vetro, aspetti di pubblica sicurezza e il ruolo della polizia municipale”. Lo dichiarano i segretari regionale e provinciale del Partito democratico, Davide Gariglio e Fabrizio Morri, al termine di una riunione avvenuta con i parlamentari piemontesi presso la sede del PD in via Masserano a Torino. “Quello accaduto in Piazza San Carlo – continuano – è una pagina drammatica per Torino, resa possibile da una somma di errori gravissimi. Le responsabilità della sindaca Chiara Appendino sono evidenti: a partire dalle sue deleghe, sia quella alla polizia municipale e sicurezza sia quella ai grandi eventi. La Sindaca – rimarcano – avrebbe potuto invocare i nuovi poteri che il decreto Minniti prevede sulla sicurezza urbana, sarebbe bastato porre la priorità al Comitato per l’ordine e la sicurezza che la stessa Sindaca presiede insieme al Prefetto di Torino. Riempire una piazza di persone – sottolineano – senza vietare la vendita di bottiglie di vetro, indirizzando le persone verso un solo maxischermo, non come nel 2015 che erano due, e senza prevede adeguate vie di fuga hanno rappresentato le condizioni peggiori per creare una situazione drammatica. Fare copia incolla di delibere del 2015, senza una dovuta valutazione delle circostanze attuali, non assolve l’amministrazione attuale anzi la rende ancora più colpevole. Amministrare – rimarcano – vuol dire assumersi le responsabilità, soprattutto nei momenti difficili; invece, in questa situazione, l’amministrazione si è più preoccupata di trovare qualcuno su cui scaricare la colpa. Un Sindaco è il primo cittadino sempre e non solo per le inaugurazioni. A poche ore dalla peggiore pagina degli eventi pubblici a Torino, continueremo a chiedere chiarezza a tutti i livelli istituzionali dove siamo presenti; lo dobbiamo – concludono i segretari e i parlamentari dem – a chi sta lottando in condizioni critiche negli ospedali torinesi e alle tantissime persone testimoni di una serata che nessuno potrà più dimenticare”.