POLITICA- Pagina 486

Rete Bianca: “Immigrazione e sicurezza, ora basta con il buonismo”

Anche se va condannata ogni forma di razzismo. Sotto questo aspetto è perfettamente inutile lanciare strali contro il recente decreto sulla sicurezza approvato dalle Camere

Rete Bianca: Immigrazione e sicurezza, ora basta con il buonismo. Serve una vera iniziativa dell’area cattolico popolare. “L’immigrazione non la si può più affrontare con la categoria del buonismo. Anche se va condannata ogni forma di razzismo. Sotto questo aspetto è perfettamente inutile lanciare strali contro il recente decreto sulla sicurezza approvato dalle Camere. Certo, si può e si deve migliorare ma è francamente un boomerang proporre un referendum, come ha fatto il Pd, per cancellare una legge che affronta un tema che la pubblica opinione continua a ritenere fondamentale e decisivo per garantire una tranquilla e civile convivenza. E proprio il tema della sicurezza, dell’immigrazione e del rispetto della legalità richiede adesso, anche da parte dell’area cattolico popolare, una rinnovata iniziativa che ponga al centro dell’attenzione la responsabilità e una vera cultura di governo. Basta con il buonismo e con una gestione irresponsabile che ha caratterizzato per troppo tempo il comportamento politico della sinistra che, come ovvio e persin scontato, lo ha pagato politicamente ed elettoralmente. Certo, le leggi vanno applicate seriamente uscendo dagli slogan e dalla propaganda e premiando gli esempi virtuosi che emergono dalle politiche di integrazione. Ma, soprattutto, è arrivato il momento di saper intercettare e rappresentare le istanze che emergono dai ceti popolari e da quelli più disagiati. A partire dalle tanto declamate periferie. Se la stragrande maggioranza di quest’area sociale, sul tema della sicurezza e della gestione concreta dell’immigrazione, si è rivolta alla Lega e ai 5 stelle ci sarà pur una motivazione politica. Respingendo la gestione aristocratica e astratta di larghi settori della sinistra. Rete Bianca, con altri soggetti politici e culturali, vuole affrontare laicamente questi temi senza pregiudizi e senza veti politici. Pena appaltare alla Lega, forse definitivamente, il compito di affrontare e di risolvere tutti i problemi riconducibili alla sicurezza e alla gestione della immigrazione nella società contemporanea”.

Rete Bianca Piemonte:  Giorgio Merlo, Mauro Carmagnola, Giampiero Leo

“Immigrazione e Sicurezza: oltre il buonismo e contro il razzismo”

Il convegno sarà un momento di riflessione e di proposta che Rete Bianca – il movimento politico nato per ricomporre il cattolicesimo politico e sociale a livello nazionale e locale – affronta sul tema

 

“Immigrazione e Sicurezza: oltre il buonismo e contro il razzismo” e’ il titolo del convegno
organizzato da Rete Bianca Piemonte che si terrà sabato 1 dicembre a partire dalle 9,30 a Torino
presso il centro culturale Dar al Hikma di via Fiochetto 15.
Modera: Giampiero Leo
Introduce: Giorgio Merlo
Intervengono: Eugenio Bravo segretario generale Siulp Torino
Don Ermis Segatti, Docente Teologie Extraeuropee. Facoltà Teologica.
Salvatore Bottari, Responsabile Servizio Immigrazione e Asilo. Comune di Torino.
Conclude: Mauro Carmagnola
Il convegno sarà un momento di riflessione e di proposta che Rete Bianca – il movimento politico
nato per ricomporre il cattolicesimo politico e sociale a livello nazionale e locale – affronta sul tema dell’immigrazione e della sicurezza superando i luoghi comuni che da troppo tempo caratterizzano la posizione e il ruolo dei cattolici italiani quando affrontano questi argomenti. Posizioni che hanno finito per rafforzare, comprensibilmente, il progetto e la proposta della Lega. Rete Bianca si pone l’obiettivo di iniziare ad invertire questa tendenza. A cominciare, appunto, dall’area cattolica torinese e piemontese.

 ARTESIO (TORINO IN COMUNE – LA SINISTRA): IL FUTURO DI FCA

INCONTRO CON IL CONSIGLIO COMUNALE E IL CONSIGLIO REGIONALE

In previsione dei Consigli aperti di Regione e Comune sulle prospettive industriali di FCA, la Fiom-Cgil ha chiesto di incontrare tutti i gruppi consiliari, con Torino in Comune. Il tema della produzione dell’auto a Torino è stato un profilo forte del nostro programma elettorale: per il ruolo centrale avuto da Fiat; per la diffusione e la specializzazione dell’indotto; per il legame storico con la Città. La progressiva finanziarizzazione, i trasferimenti delle produzioni, i limitati segmenti di mercato delle vetture di alta gamma realizzati in Italia, il ricorso ininterrotto alla cassa integrazione per i dipendenti degli stabilimenti torinesi ci preoccupano, pur auspicando che la imminente presentazione del piano industriale possa aprire nuove prospettive”. Lo afferma la consigliera di Torino in Comune Eleonora Artesio. “La Città è profondamente coinvolta: la manifattura è un asse essenziale per Torino; la possibilità di innovare verso la mobilità sostenibile e la guida sicura (auto elettrica e guida autonoma) trova qui le capacità della ricerca e il sapere della filiera dell’auto; il livello dell’occupazione e la dignità del lavoro sono un fattore della qualità urbana. Queste le osservazioni scambiate nell’ incontro odierno e che, aggiornate al piano industriale di prossima divulgazione, Torino in Comune rappresenterà nella seduta dei Consigli del 13 dicembre”, Conclude Artesio.

Torna la mediazione?

Di Giorgio Merlo

Dunque, anche i giallo/verdi scoprono la mediazione. Cioè quella “cultura della mediazione” che è stata la cifra distintiva dei cattolici democratici impegnati in politica. Quella mediazione che ha permesso alla politica italiana, dal secondo dopoguerra in poi, di salvaguardare il pluralismo, di rafforzare ed estendere la democrazia, di valorizzare le autonomie locali e, soprattutto, di comporre gli interessi contrapposti. Insomma, con la “cultura della mediazione” la politica italiana ha evitato derive autoritarie e sbandate peroniste. E questo grazie, in modo prevalente se non esclusivo, alla cultura del cattolicesimo politico e ai suoi migliori interpreti che si sono succeduti nelle diverse fasi storiche. Certo, poi la politica italiana e’ cambiata profondamente e la radicalizzazione ha preso il sopravvento con un carico demagogico, propagandistico e qualunquista che ha travolto quel modo di fare e di essere in politica che per svariati decenni ha permesso all’Italia di poter essere fedele ai principi costituzionali.

 


Ora, anche l’attuale governo – e nello specifico la Lega e i 5 stelle – riscopre la mediazione attorno
ad un provvedimento centrale per un paese: la tradizionale legge finanziaria. Dopo un muro contro
muro con l’Europa fatto per rivendicare le proprie buone ragioni, e anche per cercare di restare
fedeli ai rispettivi elettorati, si è arrivati alla conclusione che occorre “mediare” per evitare una
sostanziale delegittimazione con pesantissime ricadute di natura economica e finanziaria. Certo,
un metodo che può scontentare pezzi di elettorato dei rispettivi partiti ma che, lo dobbiamo pur
riconoscere, introduce nell’attuale dialettica politica quel minimo di cultura di governo che resta
indispensabile e necessaria per qualunque forza politica che si candida a guidare pro tempore gli
italiani. E’ altrettanto indubbio che cultura delle mediazione, cultura di governo e senso delle istituzioni non possono essere a lungo declinate da forze e movimenti che sono in parte estranei a quel bagaglio culturale e politico. Ed è questo il motivo decisivo per far tornare protagonista nello scenario politico italiano quella cultura cattolico democratico, popolare e sociale che resta l’unica vera novità capace di qualificare e rafforzare il tessuto democratico del nostro paese e dare forza e qualità a quell’afflato riformista altrettanto necessario ed indispensabile. Perché, come sempre capita, e’ meglio l’originale della copia. Anche e soprattutto quando si parla di “cultura di governo” e “cultura della mediazione”.

Piccole e grandi intese. Da trent’anni se la giocano i soliti

Grande scatto in avanti di Sergio Chiamparino nella lotta dei sondaggi verso il candidato del centrodestra,  fino a ieri in pole position nel vincere le elezioni in Regione Piemonte . Intorno alla Tav si sta giocando quasi tutto. Chiara Appendino si è già  giocata il tutto per tutto per essere considerata un po’ diversa dai suoi sodali pentastellati. Ma l’aver tentato di tenere un piede in due scarpe non paga.    Il terreno della Tav è troppo scivoloso, soprattutto ora con 23 km di galleria in Italia e l’80 % dell’insieme delle strutture in Francia. Poi ci sono i soliti dietrologi. Fanno notare che le 7 pasionarie c’erano e ci sono sempre state dietro le quinte della politica torinese. Evidenziano chi erano e vogliono (forse) diventare. Dei loro rapporti familiari e parentali. Si sono fidate di Chiara e sono rimaste bruciate dalla sua giovane inesperienza e (forse) non si fidano dei partiti esistenti. Con poche certezze, così come c’è la difficoltà di Cirio di rappresentare l’intero schieramento di centrodestra. Ed eccoli i tartufai di notizie e di segnali che chiedono: è realistico l’accordo tra Forza Italia e il Chiampa? Il nostro Governatore ce la mette tutta. Non facile ma non impossibile. Come l’Araba fenice ritorna la possibilità di un accordo sotterraneo tra i berlusconiani e il Chiampa supportato da mille liste civiche. La notizia delle notizie è l’arrivederci del nostro Piero Fassino. Ciau Turin, vado fora a travaié. Ingrata città, ti voglio tanto bene ma non mi hai capito. Ha fatto il sindaco per dovere d’ufficio girando il mondo per far investire capitali qui. Zero riconoscenza da parte degli imprenditori che solo ora si sono accorti di aver sbagliato abbracciando Chiara Appendino.
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Il vicesindaco sfilerà con i gruppettari al corteo No Tav. Mai così in basso le istituzioni locali. I fassiniani non ci sono più ed hanno rotto le righe. Dio per tutti e tutti per sè. Metà da una parte e metà dall’altra. Persino la decennale collaborazione tra Paola Bragantini e Nadia Conticelli sembra rotta. Magari un gioco delle parti con sfondo la candidatura alle regionali. Spunta  poi la candidatura di Mauro Marino. Proprio lui, giovane repubblicano Presidente del Consiglio Comunale di Torino, tra gli inventori di Allenza per Torino e (forse) inventore di Valentino Castellani, grande amico dell’allora potentissimo Enrico Salza, antichissimo amico di Sergio Chiamparino. Ora grande sponsor politico delle Si Tav . Corsi e ricorsi storici. Con alcuni dettagli: sono passati più di 25 anni . Sembra un secolo. E le cavallette pentastellate in tre anni hanno fatto un deserto e l’ hanno chiamato decrescita infelice. Mai demordere. Mauro Marino ha aiutato in modo esemplare Renzi e Boschi. Competente di finanza e buon avvocato. Inoltre affine proprio a questo mondo di alta borghesia torinese. Repubblicano, e tutti conoscevano le simpatie della famiglia Agnelli verso i Repubblicani di Ugo La Malfa. Solo Umberto era democristiano. Una pecora nera in famiglia c’ è sempre.
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Solo che ora non c’ è più la Fiat  e gli Agnelli sono cittadini del mondo. E già qualcuno comincia nel dire che Mauro Marino potrebbe essere un buon candidato a sindaco. Da una parte l’industriale Boglione e dall’altra appunto Marino. I conti tornano anche perché la nostra Chiara Appendino non regge più. Non conta più nulla e le hanno voltato tutti le spalle. E chi a suo tempo si é sbagliato giura che non si sbaglierà più. Ci vuole sia in Regione che in consiglio comunale un governo amico della Tav, pure i francesi ce lo chiedono. Parlare con Toninelli o la Castelli del caso è del tutto inutile. Sono il solito malfidente. Il grande sponsor di Mauro Marino è Mauro Laus. Essendo lucano non dovrebbe far parte del giro da trent’anni. Lui non ha imparato il torinese. Ma è uomo intelligente e  capace di aspettare i tempi maturi. Nel mentre, con il suo nuovo ruolo di senatore, è grande estimatore di Matteo Renzi che non molla e dà direttive al gruppo come al partito. Matteo Renzi che in tempi non sospetti ha detto che Gallo non va bene per fare il segretario regionale. Matteo Renzi che essendo toscano è un attento conoscitore dei cosiddetti poteri forti . Un po’ come noi torinesi: un occhio ai poveri e una notevole attenzione alla finanza e industria . Viceversa non si andrebbe da nessuna parte. Sergio Chiamparino è rientrato in gioco, su questo non ci sono dubbi. 70 anni come non sentirli. Vedremo se simile sorte toccherà al PD. Una cosa è sicura, il centrodestra non sta a guardare.
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Sono stato a Trino dal vice sindaco Roberto Rosso. Anche qui ( forse ) la storia si ripete. Il Roberto Rosso che ha perso con Sergio Chiamparino. Il Roberto Rosso che non andando d’ accordo con Enzo Ghigo ne ha denunciato la scorrettezza: al ballottaggio mi ha boicottato. Ora che Enzo Ghigo è tra i più accaniti sostenitori dell’accordo con Chiampa. Roberto Rosso che nella Sala di Camillo Benso Conte di Cavour nel Comune di Trino mi ripeteva : “con Fratelli d’ Italia desidero dire la mia alle regionali. Non si vince o si perde la Regione solo con Torino. Anzi il centrodestra vince soprattutto fuori da Torino. Sono anche consigliere comunale di Torino. E anche a Torino sono cambiate le cose…nella continuità”. Tre anni sono bastati per capire che con i pentastellati non c’è molto da capire.
Tre anni per capire che se la giocano i soliti, da trent’anni a questa parte.
Patrizio Tosetto

Salone del Libro: la Regione non partecipa all’asta

La Regione Piemonte non parteciperà all’asta per l’acquisizione del marchio Salone del libro. È  quanto annunciato in aula dall’assessora alla Cultura, Antonella Parigi  rispondendo al question time del consigliere di Liberi e Uguali, Marco Grimaldi

“La Regione è intervenuta per salvare tutto quello che era nelle sue possibilità, ma come enti pubblici siamo impossibilitati a sanare debiti di qualsiasi società o fondazione – ha puntualizzato l’assessora Parigi – Nel frattempo abbiamo sottoscritto un protocollo d’intesa con la Fondazione Circolo e la Città di Torino per dare avvio e seguito alla manifestazione nei i prossimi tre anni, le risorse necessarie sono già state deliberate. Accogliamo con favore tutte le iniziative portate avanti dai cittadini e dai comitati spontanei poiché dimostrano quanto la cultura rappresenti ancora uno dei pilastri di questa città. Sarebbe bello che questo interesse dei cittadini si rivolgesse anche ad altre realtà, penso ad esempio al  teatro Regio”. La base d’asta da cui si partirà è di circa 500.000 euro, composti dal marchio e i suoi collegati (ad esempio Portici di carta) per 355.000, 117.000 euro per le strutture e gli allestimenti del Lingotto, 20.000 per i restanti beni dell’ex Fondazione del Libro. I creditori del Salone hanno più volte ricordato che salvare il marchio però non basta “la Fondazione in liquidazione ha 10.753.000 euro di debiti, di cui 7.000.000 con persone o aziende torinesi. Lo scarto tra crediti esigibili e debiti denunciati dovrebbe ammontare a circa 4.500.000”. Negli ultimi giorni si è attivata una proposta di crowdfunding da parte di liberi cittadini per la partecipazione all’acquisizione del marchio. “Un grave errore che Regione e Città non partecipino all’asta per l’acquisizione del marchio del Salone del Libro, dovrebbero al contrario essere in prima fila – dichiara il consigliere Grimaldi – “Gli stessi enti dovrebbero essere i primi interessati a mettere insieme risorse e attori diversi, invece continuiamo a sperare che siano ‘altri soggetti’ del territorio a farlo. Non si dica che questa è una strada obbligata. Non partecipare all’asta è una scelta perché lascia campo aperto ai privati, con il rischio che, acquisito il marchio, facciano il Salone che vogliono, dove vogliono e come vogliono”. Durante la sessione del question time è stata data risposta anche alle interrogazioni di Benito Sinatora (Lega Nord) su lavori manutenzione Accademia di medicina di Torino; di Nadia Conticelli (partito democratico) sul disservizio trasporto disabili con scuolabus; di Elvio Rostagno (partito democratico) sulla variante est di Carmagnola; di Daniele Valle (partito democratico) sul servizio assistenza alla comunicazione per studenti sordi nella zona di Moncalieri; di Francesco Graglia (Forza Italia) sull’incremento posti letto CAVS; Giuseppe Policaro (Fratelli d’Italia) sul nuovo complesso scolastico Erminio Maggia di Stresa; Valter Ottria (Liberi e Uguali) su tutela collegamenti ferroviari tra la stazione di Alessandria e le dorsali ferrovie tirreniche e adriatica; di Giorgio Bertola (Movimento 5 Stelle) su approfondimenti indagine epidemiologica nei territori adiacenti discarica di Chivasso e Montanaro; di Davide Bono (Movimento 5 Stelle) sul mancato accantonamento dei fondi per il rinnovo contratto dei medici e dirigenti dipendenti del SSR.

(foto: il Torinese)

 

La goccia scava… Lapietra (e i ponti)

Ogni volta che piove, torrenti d’acqua si riversano giù dal cavalcavia di via Guido Reni: a terra si forma una sorta di lago. Se per i cittadini è un problema, per la Giunta va tutto bene:È così dal 2007, nulla di anormale”. Dopo la discussione in Sala Rossa della mia interpellanza, ho chiesto di poter approfondire il tema in una prossima seduta della Commissione Urbanistica. Tutte le volte che piove, il ponte si trasforma in una cascata e sulla strada sottostante si forma  un lago di due metri di diametro. Parliamo del cavalcavia di via Guido Reni. Per i cittadini, il fatto rappresenta un problema.Solo per loro, però: per l’Amministrazione molto meno. L’Assessore Lapietra spiega la situazione richiamando, con nonchalance, un intervento di drenaggio effettuato, addirittura, nel 2007. Tutto “normale”, dunque.Ho chiesto di poter approfondire il tema in Commissione Urbanistica, anche per capire se altri ponti in Torino siano o meno in simili condizioni.Chiudo con una battuta: la goccia, si sa, scava la roccia… o Lapietra?

Silvio Magliano – Capogruppo Moderati, Consiglio Comunale Torino.

PERNIGOTTI: VIGNALE- BOTTA VISITANO LO STABILIMENTO

“La Regione Piemonte utilizzi parte delle risorse a disposizione per dare una soluzione ai lavoratori Pernigotti”

Pochi giorni fa gli esponenti del Movimento Nazionale per la Sovranità Gian Luca Vignale e Marco Botta avevano dichiarato “Non vogliamo lasciare soli i dipendenti della storica fabbrica di cioccolatini e torroni e vogliamo garantire loro il nostro sostegno non solo nelle sedi amministrative ed istituzionali, ma anche fisicamente davanti allo stabilimento”. Promessa mantenuta, questa mattina si sono recati ai cancelli della Pernigotti per incontrare i lavoratori. “Ai lavoratori abbiamo espresso che la soluzione più concreta è dare attuazione dell’Ordine del Giorno da me proposto” spiega Vignale. “Solo sedendosi al tavolo con la proprietà turca, si potrà dare voce all’acquisizione del marchio da parte della Regione che potrà garantire di individuare un imprenditore che si occupi della produzione”. “L’augurio è che ora non si perda tempo prezioso e si proceda fattivamente con la salvaguardia della produzione, dei posti di lavoro e di un marchio storico del nostro territorio» dichiara Botta. “Va ricordato – proseguono – che, a seguito della trasformazione di Finpiemonte da banca a finanziaria, nelle casse della Regione ci sono 200 milioni di euro finalizzati al sostegno delle imprese, al mantenimento e alla creazione di posti di lavoro”.  Vignale conclude “senza indugio la Regione Piemonte utilizzi parte delle risorse a disposizione per dare una soluzione ai lavoratori Pernigotti e all’intero territorio novese”.  

 

I limiti di Torino

Torino è una città spenta, nonostante le ” luci di artista ” in questo periodo le conferiscano un fascino particolare. Questa è la mia impressione. Non tutte le difficoltà  dipendono da chi in questo momento  governa la città, ma si va diffondendo la convinzione che  l’attuale Amministrazione rappresenti un ostacolo ad un suo rilancio

 Del resto un conto era stare all’opposizione, criticare la giunta Fassino ( che non aveva affatto demeritato)  e indicare una esigenza di cambiamento; altra cosa è gestire i problemi e tentare di risolverli.  Tre sono, secondo me,  i limiti di fondo: un ideologismo esasperato; l’assenza di un visione strategica che invece è stata il punto di forza delle giunte che hanno preceduto l’attuale e,  infine, l’inesperienza e una forte dose di incompetenza. Il combinato disposto tra un certo ideologismo e l’incompetenza ha effetti micidiali. La città fino a un po’ di tempo fa appariva dinamica e capace di cogliere e valorizzare le opportunità; oggi non è cosi e, proprio per questo, credo che una parte di coloro che avevano ritenuto che fosse necessario voltare pagina, si stiano interrogando sull’efficacia del loro voto rispetto ai risultati. La Sindaca Appendino era apparsa agli occhi di molti una “novità” : è  giovane, non diceva cose così strampalate, anche perché criticare chi gestisce il potere, non avendo mai governato, consente una formidabile rendita di posizione; inoltre non era del tutto  estranea ad una parte dell’establishment che pure criticava. I risultati non sono stati quelli che molti si attendevano: dal no alle Olimpiadi alla decisione di essere in giro per il mondo mentre la sua maggioranza approvava un atto di indirizzo che per la prima volta schiera il Comune sul fronte dei No al progetto, è  stato un susseguirsi di errori e decisioni sbagliate. I Torinesi sono persone pragmatiche e di buon senso; anche quelli che non l’avevano votata, erano curiosi di capire se e come sarebbe cambiata la città, ma col passare  dei mesi le preoccupazioni per il futuro e le critiche nei confronti dell’immobilismo della Amministrazione  sono via via divenute prevalenti. L’esito della manifestazione convocata per riaffermare il valore della Tav dal punto di vista degli interessi di Torino e del Piemonte ha espresso plasticamente questo disagio, segnando se non una rottura una presa di distanze sempre più  marcata di una parte della città. È presto per dire se e come questa disillusione si tradurrà sul piano politico e personalmente diffido da chi con troppa superficialità stabilisce una serie di automatismi, ma la situazione si è rimessa in movimento sia a Torino che nel resto del Paese.

Wilmer Ronzani

Molinari (Lega), bando videosorveglianza: “Oltre 4 milioni a 96 comuni del Piemonte”

“Per garantire ai cittadini una maggior sicurezza: reale, e non solo percepita”
“37 milioni di euro complessivi a 428 comuni italiani. Al Piemonte oltre 4 milioni e 274 mila euro, suddivisi tra 96 amministrazioni locali. Mentre altri chiacchierano, la Lega fa i fatti”.  Così Riccardo Molinari, capogruppo della Lega alla Camera dei Deputati, e segretario della Lega Piemonte, commenta la decisione del Ministero dell’Interno, guidato da Matteo Salvini, di rifinanziare il bando sulla videosorveglianza, privilegiando i comuni con il maggior tasso di criminalità. 

 

 

Questi i dati di sintesi: 
Alessandria (15 comuni) oltre 599.000 euro 
Asti (51 comuni) 2.226.000 euro 
Biella (2 comuni) 33.000 euro 
Cuneo (8 comuni) oltre 320.000 euro 
Novara (10 comuni) oltre 291.000 euro 
Torino (7 comuni) 681.000 euro 
Vercelli (3 comuni) oltre 124.000 euro 

Totale Piemonte: 96 comuni finanziati per oltre 4.274.000 euro 

Una politica, quella per la sicurezza dei territori, e delle persone che li abitano, da sempre nel Dna della Lega, e che Matteo Salvini ha sempre posto come priorità assoluta, e ora con coerenza sta perseguendo da Ministro dell’Interno.  La richiesta di maggior protezione, da parte dei cittadini e delle imprese, è forte e per nulla legata ad emotività, come qualcuno ha sostenuto in passato: semmai determinata dal bisogno oggettivo di poter vivere, spostarsi, lavorare sul proprio territorio con serenità, e nella certezza che lo Stato, nelle sue diverse articolazioni, è presente e vigile al fianco delle persone. Esigenza, questa, che emerge con ancora maggior forza nelle piccole comunità, capaci di forte coesione, ma che spesso si trovano a maggior distanza fisica rispetto ai presidi delle forze dell’ordine.  “Consentire a tanti piccoli e medi comuni del territorio piemontese di effettuare importanti investimenti in videocamere e altri strumenti elettronici di controllo del territorio – continua Molinari – significa permettere ai cittadini di vivere, muoversi, lavorare in contesti di maggior sicurezza, in forte sinergia con le Prefetture e le Forze dell’Ordine cui spetta naturalmente il compito di intervenire tempestivamente, ogni volta che se ne manifesta la necessità. La Lega come sempre privilegia i fatti alle parole. A chi da anni parla, spesso a vanvera, di insicurezza ‘percepita’ il Governo risponde con un provvedimento che si preoccupa di produrre maggior sicurezza reale, mettendo a disposizione dei sindaci le risorse per dotarsi delle strumentazioni necessarie”.