LIFESTYLE- Pagina 5

Xmas Comics & Games, 28 mila spettatori

Si è conclusa domenica 14 dicembre scorso l’undicesimà edizione di Xmas Comics & Games, la grande festa natalizia per tutta la famiglia dedicata a fumetti, giochi, videogame, cosplay e cinema organizzata da GL events Italia in joint venture con Just for fun.

Sono stati 28 mila i visitatori  che hanno affollato l’Oval nei due giorni della manifestazione,  a caccia di sketch esclusivi tra gli stand degli oltre quaranta autori, alla ricerca della carta introvabile per completare il proprio mazzo, tra sfide a colpi di joystick, balli k- pop scatenati, selfie con il Grinch e sfilate cosplay. Un pubblico variegato e appassionato, che ha reso unica anche quest’anno l’atmosfera dell’evento.
Sono stati oltre 120 i partecipanti alla competizione Cosplay Internazionale. Il vincitore vola in Svezia.

Xmas Comics si conferma uno degli eventi di maggior richiamo per gli amanti del cosplay. Sono stati più di 120 i partecipanti alla sfilata competitiva di domenica, organizzata in collaborazione con Cosplay Family, valida anche come tappa italiana di qualificazione della gara internazionale NCC, Nordic Cosplay Championship, a cui parteciperanno cosplay qualificati provenienti da Paesi di tutta Europa. Il vincitore è stato Carlo Visentini, con il cosplay di Hook Capitan Uncino e volerà in Svezia il luglio 2026 per la finale.
È stato un successo preannunciato il grande evento di chiusura, il concerto di Cristina  D’Avena, che ha visto migliaia di persone cantare a squarciagola le sigle dei cartoni animati più amati, dai Puffi a Occhi di Gatto, da Holly e Benji a ‘È quasi una magia Johnny’.

Tra gli eventi più apprezzati la presentazione in Sala Incontri  dell’ Inkredibile Primo Nero Show, il primo fumetto di Primo Nero, e l’intervista agli attori di Riv4ali, la serie Netfix per ragazzi spin off dell’acclamata Di4ri; Simone Carrino , già  protagonista del film ‘Il ragazzo dai pantaloni rosa’, Melissa Di Pasca, Eugenia Cableri e Lorenzo Ciamei.
Le dieci band finaliste della sesta edizione della Battle of the Bands si sono esibite domenica nell’area rock curata da Joey’s Garage. La band vincitrice è la torinese Only one Black.
Il magico villaggio di Natale ha accolto centinaia di bambini che hanno potuto scattare foto con Babbo Natale, il Grinch e gli Elfi, scattare fotografie con la Christmas ELF Dance e trasformarsi nei loro personaggi preferiti con l’immancabile truccabimbi.

Mara Martellotta

Croccanti spiedini di polpettine di pesce

/

Gli spiedini che vi propongo questa settimana sono ideali come finger food per un aperitivo o come antipasto per un menu’ a base di pesce. Le polpettine, croccanti fuori e morbide dentro, si adattano ad essere preparate con diversi tipi di pesce, sono semplici e gustose, ottime servite calde o tiepide.

***

Ingredienti

300gr. di filetti di nasello

1 fetta di pancarre’

2 uova

2 cucchiai di pecorino grattugiato

Latte q.b.

Prezzemolo q.b.

Succo di 1/2 limone

Olio per friggere

Sale e pepe q.b.

Pangrattato q.b.

***

Cuocere a vapore i filetti di nasello acidulati con il succo del limone poi frullarli con la fetta di pancarre’, precedentemente bagnata nel latte, il pecorino, il sale, il pepe, il prezzemolo tritato e l’uovo intero. Con il composto ottenuto preparare delle piccole polpette che passerete prima nell’uovo sbattuto e poi nel pangrattato. Friggere in abbondante olio caldo, sgocciolare su carta assorbente ed infilzare sullo spiedino. Servire subito. Delicate e deliziose.

Paperita Patty

 

Quando la notte si mangia le stelle

/

Con passo deciso ma non frettoloso, ci si accompagnava agli altri avventori giù ai “Quattro Cantoni”. Lì, tra un bicchiere e un piatto di polenta “concia” accompagnato dai pesciolini in carpione ( una vera “mazzata” per il fegato, soprattutto alla sera, ma era quello che passava il convento e non era bello dire di no quando l’oste – il Luisin – era in vena di “offrire” il merendino fuori-orario) s’inanellavano ricordi, ritratti ed aneddoti

.

Quando la notte si mangia le stelle e si fa nera come l’inchiostro, è segno che il tempo cambia. Le nuvole, scure e cariche di pioggia, riempiono il cielo formando una coltre spessa. “E’ notte di fiaschi e di chiacchiere da osteria”, diceva Ugo Pollastri, titolare della pescheria di Feriolo, prendendomi sotto braccio. E così, con passo deciso ma non frettoloso, ci si accompagnava agli altri avventori giù ai “Quattro Cantoni”. Lì, tra un bicchiere e un piatto di polenta “concia” accompagnato dai pesciolini in carpione ( una vera “mazzata” per il fegato, soprattutto alla sera, ma era quello che passava il convento e non era bello dire di no quando l’oste – il Luisin – era in vena di “offrire” il merendino fuori-orario) s’inanellavano ricordi, ritratti ed aneddoti. Prendevano forma e si animavano i personaggi più conosciuti. Ad esempio, il Tino Bagutti ed il suo “Motom”. Tino era stato tra i primi, subito dopo la seconda guerra mondiale, ad aver tra le mani quel ciclomotore robusto ed economico ( una specie di piccola motocicletta), di buone prestazioni ed elevata affidabilità, pur essendo confinato nei limiti di cilindrata dei più classici “cinquantini”. Il Motom, creato dal fantasioso ingegner Battista Falchetto, un ex-progettista della Lancia, in collaborazione con gli industriali De Angelis Frua , venne presentato al salone di Ginevra del 1947 con il mome di Motomic ( era l’abbreviazione di “Moto Atomica”..). Come lo teneva il Bagutti era uno spettacolo: sempre lucido, in ordine.

***

Dietro al sellino aveva applicato una coda di volpe che, nelle intenzioni, doveva svolazzare davanti agli occhi dei passanti quando transitava la rombante motocicletta. In realtà, la coda restò quasi sempre giù, moscia, tristemente penzolante. Il Motom, infatti, andava a passo d’uomo sulla salita che dall’incrocio sopra il circolo di Oltrefiume saliva – tra due file di alberi – verso la Tranquilla. Tino Bagutti teneva molto “all’assetto del pilota”: guidava in posizione da corsa,proteso in avanti sul manubrio, vestito di pelle nera con cuffia di cuoio ed un paio di enormi occhialoni. Noi, all’epoca ragazzini, gli correvamo appresso, lo affiancavamo, lo guardavamo e lo sorpassavamo. Lui, umiliato, ci guardava digrignando i denti ma non ci diceva mai nulla. Non usciva nemmeno una sillaba dalla sua bocca anche se non era difficile intuirne i pensieri bellicosi. Così, lo ribattezzammo “il centauro della volpe triste”. E lui, con qualche ragione, non ci ringraziò. Un altro personaggio che veniva evocato spesso era il Balloni. Il nome non lo ricordo bene: forse si chiamava Alberto o Gilberto o qualcosa del genere. Comunque, era un bel personaggio. Era stato militare nella “Légion étrangère”,da giovane. Con la Legione aveva combattuto in Indocina, partecipando alla tragica battaglia di Dien Bien Phu, nel 1954. Era un uomo d’azione, sprezzante del rischio.Si definiva un “fascista-comunista”. La sua famiglia era stata dalla parte del Duce durante il ventennio ed alcuni avevano combattuto sotto le insegne della Repubblica di Salò. Lui, negli anni che seguirono alla Liberazione, continuò a coltivare il mito dell’ uomo forte e dell’ordine“. Dove aveva fallito il Duce, c’è sempre la possibilità che andasse bene a Stalin”, diceva ad alta voce, quando alzava un po’ il gomito, a riprova che “nel vino c’è la verità”.L’ideologia, non era opposta? L’ideologia, per lui, non c’entrava un tubo. “Ciò che conta è la dittatura. Qui ognuno fa i cavoli suoi e non risponde a nessun altro che ai propri interessi. Ed allora, caro mio, ci vuole ordine, disciplina. Un tempo era il fascismo a far rigare diritti questi lazzaroni, ora ci potrebbe pensare il comunismo”. Quel “ci potrebbe” veniva espresso in forma dubitativa poiché aveva scarsa considerazione dei comunisti locali ed italiani in genere. “Gente troppo democratica, troppo perbene. Vogliono cambiare le cose con le elezioni, con il consenso. Non capiscono che qui ci vuole lo schioppo e non il voto. Quelli lì son molli, si perdono dietro alle parole quando invece c’è bisogno di agire, di tirar fuori le palle”. Lo diceva mettendo in mostra un sorrisetto sardonico, enigmatico, sotto i baffetti radi. Non capivi mai se scherzasse o se facesse sul serio. Sono tanti anni che è trapassato ma, pensandoci, ho sempre più la convinzione che incarnasse davvero, a modo suo, il paradosso dell’essere un “fascista-comunista”.

***

C’era poi il Gùstin, al secolo Aurelio Gustavino. Abilissimo nel fare affari, si era fatto un nome per la capacità di contrattare l’acquisto del riso giù nella “bassa”, tra le risaie del novarese e del vercellese. Portava con se una stadera, una bilancia per la “pesata” a braccio, utilissima per misurazioni che non superassero i 15-20 chili. “A trattare era un mago. Li faceva su con la galla, li infiocchettava con la sua parlantina che alla fine non capivano più niente. Ah, che roba: li fregava sul peso e loro – per la paga – lo ringraziavano anche, al Gùstin”, diceva l’Ennio, con ammirazione. Il meglio di se, però, lo dava nell’acquisto delle uova dalla sciura Marianna. La frase che accomapgnava il lesto movimento delle mani nel contare le uova sembrava quasi uno scioglilingua: “Quatar e quattr’ott , e quatar che fan vott, e quatar dudas..la va ben, Marianna?”. E Marianna annuiva, consegnando sedici uova al prezzo di dodici. “Bisognerebbe tirar su un monumento all’abilità ed alla faccia tosta del Gùstin, cari miei”, sentenziava l’Alfredo. Non aveva torto. Da giovane, nei paesi attorno a Milano, il Gùstin chiedeva l’elemosina con fare dimesso. Guardava, supplicante, negli occhi le vecchie signore, sussurrando loro con un filo di voce: “Fate la carità ad un pover uomo che in una mano ha cinque dita e nell’altra tre e due”. Un po’ di denaro l’aveva raccolto, insieme a cibo, vestiti e qualche legnata sul groppone. Ma gli “incidenti di percorso” non lo dissuasero dal mettere a frutto la sua fantasia. Così passavamo le serate di pioggia all’osteria dei “Quattro Cantoni”. Fuori, la notte si era ormai mangiata le stelle; dentro, tra il fumo del camino e dei sigari e le chiacchiere degli amici, si “lustravano” i ricordi, quasi fossero le pentole della Maria dell’osteria dei Gabbiani.

Il potere della gratitudine nelle relazioni affettive / 2

/

Dimostrando gratitudine nelle relazioni affettive possiamo costruire fiducia reciproca e amore duraturo. Ci si sente compresi e stimati, e ciò è motivo di spinta per entrambi a impegnarsi maggiormente nella relazione. Praticando la gratitudine possiamo migliorare significativamente le relazioni intime, poiché prenderemo più volentieri e facilmente decisioni condivise.

Daremo maggiore attenzione alle necessità dell’altro ed eviteremo litigi ed incomprensioni che altrimenti, a gioco lungo, potrebbero compromettere il rapporto sentimentale. Naturalmente stiamo qui parlando di una relazione sana ed equilibrata, nella quale entrambi i componenti sono attenti a costruire un rapporto di stima e di amore vero.

Ma come possiamo concretamente esprimere la nostra gratitudine nei confronti del partner quando esistono questi presupposti? Intanto vivendo occasioni nelle quali abbiamo cura di dire le cose che apprezziamo nella nostra relazione e nella persona con cui la viviamo. A volte anche piccoli gesti sono estremamente significativi per esprimere il nostro apprezzamento.

Non diamo nulla per scontato nella relazione di coppia, non svalutiamola, non maturiamo eccessive aspettative, e viviamo con gioia la nostra gratitudine. Queste dinamiche positive sono molto presenti nella fase dell’innamoramento, durante la quale in genere tutto sembra più bello e luminoso, permeato dall’entusiasmo generato da un prorompente sentimento.

Quando la relazione si consolida e si stabilizza, questa è la fase in cui, invece, se non si instaura una forte componente di reciproca gratitudine, i sentimenti e le sensazioni negative possono prendere il sopravvento… Ma se riusciamo a percepire dentro di noi la gratitudine verso l’altro componente della coppia, allora dobbiamo esternarla, manifestarla.

I modi per esprimere gratitudine al nostro partner sono molteplici, come accennato in precedenza, ma qualunque sia la modalità attraverso la quale decidiamo di esprimerla, ricordiamoci sempre di trasmettere al nostro partner quanto apprezziamo sia qualcosa di lui/lei e sia la nostra relazione stessa. Diciamoglielo, dimostriamoglielo apertamente.

(Fine della seconda parte dell’argomento).

Potete trovare questi e altri argomenti dello stesso autore legati al benessere personale sulla Pagina Facebook Consapevolezza e Valore.

Roberto Tentoni
Coach AICP e Counsellor formatore e supervisore CNCP.
www.tentoni.it
Autore della rubrica settimanale de Il Torinese “STARE BENE CON NOI STESSI”.

Profumo di mare con l’insalata di polpo mediterranea

/

 

Il profumo del mare nel piatto. Un piatto fresco e leggero dal gusto unico e saporito. L’insalata di polpo puo’ essere servita come antipasto o come secondo piatto accompagnato da pane abbrustolito leggermente strofinato con uno spicchio di aglio. Una ricetta semplicemente deliziosa.

***

Ingredienti

1 Polpo di medie dimensioni

100 gr. di olive verdi o nere

100 gr. di sedano

½ cipolla rossa di Tropea

10 pomodori Pachino

20 capperi dissalati

Olio evo, succo limone, sale, pepe q.b.

2 foglie di basilico e prezzemolo, 1 foglia alloro

***

Cuocere il polpo in pentola a pressione in acqua poco salata con l’aggiunta di una foglia di alloro per circa 15/20 minuti dall’inizio del fischio. Lasciar intiepidire. Lavare e pulire le verdure, affettarle e metterle in una ciotola con le olive, i capperi, il prezzemolo tritato e i pomodorini tagliati a meta’. Tagliare il polipo a tocchetti, condire con olio evo, poco sale, pepe macinato al momento e succo di limone, unire alle verdure, mescolare e lasciar insaporire. Servire accompagnato da fette di pane casereccio abbrustolito e strofinato con poco aglio.

Paperita Patty

Il risotto verde con crema di mandorle della Cuoca Insolita!

/

Rubrica a cura de La Cuoca Insolita

Dedicato a chi pensa che fare un buon risotto sia difficile, a chi lo ama ma pensa che sia un piatto troppo calorico, a chi non se lo concede perché ha qualche problema con burro e parmigiano. Questa è una ricetta facilissima e veloce, che richiede solo cinque minuti di cottura: un risotto delicato e cremoso, con una verdura invernale, i broccoli. E c’è un trucco anche per non avere mai il riso scotto.

Tempi: Preparazione (10 min); Cottura (5 minuti). Per cottura riso leggere sulla confezione (circa 1 h)
Attrezzatura necessaria: Pentola da 2 L con coperchio, colino, tegame da 24 cm, minipimer con il suo bicchiere per frullare, cucchiaio di legno, tagliere e coltello a lama liscia
Ingredienti per 4 persone:

Per cuocere il riso:

·       Riso integrale cotto – 750 g (si ottengono da circa 300 g)

·       Acqua – circa 750 ml

·       Alga kombu – 3 cm

·       Sale grosso integrale – 1,5 cucchiaini

Per il risotto:

·       Broccoli – 250 g

·       Fagioli cannellini in scatola – 180 g

·       Acqua – 500 ml

·       Olio e.v.o. – 5 cucchiai

·       Sale fino integrale di Sicilia – 2 cucchiaini scarsi

·       Cipolla – 1 grande

·       Fecola di patate – 15 g (1 cucchiaio non pieno)

·       Crema di mandorle bianca – 50 g

Per la decorazione del piatto:

·       Noce moscata

Mandorle – 4 a testa (30 g circa in totale)

Difficoltà (da 1 a 3): 1 Costo totale: 4 €/kg)
Perché vi consiglio questa ricetta?

·       Valori nutrizionali: rispetto alla ricetta tradizionale preparata con burro e parmigiano, questo risotto ha -30% di calorie e -80% di grassi saturi.

·       Il riso integrale ha proprietà dimagranti e non fa alzare velocemente la glicemia perché è ricco di fibre.

·       80% di grassi saturi in meno rispetto ad un risotto fatto con il burro

·       Una porzione di questo risotto assicura quasi un quarto delle fibre raccomandate giornalmente.

  • Le mandorle sono ricche di Vitamina E, calcio (a parità di peso c’è più calcio nelle mandorle che nella mozzarella di bufala o nella ricotta di pecora) e acidi grassi del gruppo Omega 3.

 

Approfondimenti e i consigli per l’acquisto degli “ingredienti insoliti” a questo link).

In caso di allergie…

Allergeni presenti: Frutta a guscio (mandorle)

Come preparare il risotto verde con crema di mandorle

I TRUCCHI PER VELOCIZZARE IL LAVORO

Potete cuocere il riso anche qualche giorno prima e conservarlo in frigorifero fino a 5 giorni. Consiglio anche di tenere in frigorifero anche qualche cipolla già sbucciata e in parte a cubetti (in contenitori ben chiusi). Le potrete usare nella settimana più velocemente, sporcandovi le mani e piangendo una volta sola! Se decidete di scolare i fagioli prima, non fatelo più di 24-48 h prima.

Tenete sempre nella dispensa qualche mandorla già a pezzetti (potrà servirvi per tante ricette diverse).

FASE 1: LA COTTURA DEL RISO

Mettete in ammollo l’alga kombu per 5 minuti in poca acqua. Sciacquatela e mettetela nella pentola con il riso (che avrete nel frattempo sciacquato sotto l’acqua corrente, con l’aiuto di un colino) e il sale grosso. Aggiungete l’acqua nella pentola (in genere il doppio di acqua rispetto al volume del riso) e cuocete, coperto e a fuoco molto basso, per il tempo indicato in etichetta (potrebbe essere anche di 1 h). Lasciate riposare in pentola, chiuso, per circa 40 minuti, in modo che l’acqua eventualmente rimasta sul fondo finisca di essere assorbita dal riso. Se non vi ricordate come cuocere i cereali, andate a vedere anche la ricetta del miglio stufato sul blog.

FASE 2: IL RISOTTO IN MENO DI 10 MINUTI

Scolate i fagioli cannellini e risciacquateli sotto l’acqua corrente. Poneteli nel bicchiere del mixer insieme ai broccoli crudi tagliati a pezzetti, l’acqua, l’olio e il sale e frullate fino ad ottenere una crema liquida. Per soffriggere la cipolla, tagliatela a cubetti e versateli nel tegame dove avete già fatto scaldare bene un poco di olio a fuoco vivo. Dopo un paio di minuti di cottura, versate 2 cucchiai di acqua e fatela evaporare velocemente (servirà per rendere più digeribile il soffritto). Ora aggiungete la crema liquida di broccoli, mescolate e lasciate insaporire a fuoco medio per 3 minuti. Unite il riso integrale cotto e amalgamate con la crema, mantenendo il calore moderato. In una tazzina sciogliete la fecola di patate con un dito d’acqua fredda e poi versate nel tegame del risotto. Mescolate subito: in meno di un minuto il risotto sarà diventato cremoso. Spegnete e aggiungete la crema di mandorle, che andrà a creare la mantecatura che di solito si ottiene con il burro. Tenete coperto per un paio di minuti e poi girate.

FASE 3: IL PIATTO FINALE

Versate nel piatto (meglio piano) e distribuite il risotto inclinando leggermente e dando dei colpetti. Spolverate generosamente con la noce moscata e qualche pezzetto di mandorla.

CONSERVAZIONE

Riso integrale cotto: in frigorifero fino a 5 giorni

Il risotto pronto si può conservare in frigorifero una volta pronto, ma quando verrà riscaldato (meglio se in microonde) potrà risultare un po’ scotto. Potete comunque ravvivarlo aggiungendo un po’ di brodo.

Il profumo del Natale tra le piazze del Torinese

/

SCOPRI – TO ALLA SCOPERTA DI TORINO

Quando l’aria si fa più pungente e le luci iniziano ad accendersi già dal tardo pomeriggio, Torino entra in una dimensione tutta sua. Il Natale, qui, non è soltanto una ricorrenza: è un’atmosfera che si respira passeggiando sotto i portici, tra le vetrine storiche e, soprattutto, tra i mercatini che ogni anno animano la città e il suo territorio. I mercatini di Natale di Torino e dintorni sono diventati nel tempo un appuntamento atteso, un rito collettivo che unisce tradizione, convivialità e una passione profonda per il cibo di qualità.
.
Torino, dove il Natale si assapora lentamente
Nel cuore della città, i mercatini natalizi trovano spazio in alcune delle piazze più amate e riconoscibili. Ogni anno, queste aree si trasformano in piccoli villaggi di legno, illuminati da luci calde e decorazioni discrete, in perfetto stile torinese. Non servono date precise per raccontarli: è una consuetudine che si rinnova puntualmente, capace di attirare migliaia di persone, tra residenti e visitatori, tutti accomunati dalla stessa voglia di rallentare e godersi il momento.
Ciò che colpisce di più, passeggiando tra le bancarelle, è il modo in cui la gente vive questi spazi. Non c’è fretta. Si cammina con le mani nelle tasche del cappotto, ci si ferma a osservare un banco, si chiacchiera con gli artigiani, si assaggia qualcosa “tanto per provare” e si finisce spesso per tornare a casa con un sacchetto in più del previsto. I mercatini torinesi sono così: discreti ma irresistibili.
Il vero cuore pulsante resta la parte gastronomica. Tra le bancarelle fanno capolino dolci della tradizione, biscotti artigianali dal profumo di burro e vaniglia, paste secche preparate secondo ricette tramandate, spesso legate alle colline piemontesi. Non mancano i classici intramontabili come lo zabaione caldo, cremoso e avvolgente, sorseggiato lentamente magari appoggiati a un tavolino improvvisato, e la cioccolata calda, densa, quasi da mangiare con il cucchiaino, fedele alla grande tradizione torinese del cacao.
Negli ultimi anni, accanto ai sapori più consolidati, si sono affacciate anche nuove tendenze. Una su tutte: il cosiddetto cioccolato “Dubai”, diventato una vera curiosità gastronomica. Si tratta di un cioccolato ricco e intenso, spesso farcito con pistacchio e pasta kataifi, che richiama consistenze orientali e sorprendenti. Alcune versioni lo propongono anche con riso soffiato, per un contrasto ancora più marcato. I torinesi, notoriamente esigenti in fatto di cioccolato, ne vanno particolarmente ghiotti, e non è raro vedere file davanti ai banchi che lo propongono in varie declinazioni.
Tra bancarelle e tradizioni, il gusto prima di tutto
Se c’è un elemento che accomuna tutti i mercatini di Natale del capoluogo è l’attenzione per la qualità. Anche quando si parla di prodotti semplici, l’artigianalità è sempre al centro. I biscotti non sono mai anonimi, le creme hanno nomi che evocano territori, i dolci raccontano storie. È questo che la gente ama: non solo comprare, ma sentire di portare a casa un pezzo di atmosfera natalizia.
Accanto al cibo, naturalmente, trovano spazio anche altri simboli del periodo. Le stelle di Natale colorano gli angoli delle piazze, insieme a decorazioni fatte a mano, candele profumate e piccoli oggetti pensati come regali. Ma anche qui, tutto sembra fare da cornice a ciò che davvero attira: il profumo che si sprigiona dalle bancarelle, il vapore che sale dalle tazze fumanti, il piacere di concedersi qualcosa di buono.
I mercatini diventano così un punto di incontro. Famiglie, coppie, gruppi di amici: tutti trovano il proprio modo di viverli. C’è chi li percorre ogni anno come una tradizione irrinunciabile e chi li scopre per la prima volta, restando sorpreso dalla loro capacità di essere accoglienti senza mai risultare eccessivi.
Dalla città alla provincia, il Natale continua
Uscendo da Torino, l’atmosfera natalizia non si perde, anzi si arricchisce di nuove sfumature. Nei dintorni del capoluogo, numerosi centri propongono mercatini che, pur più raccolti, mantengono lo stesso spirito. Località come Asti e altre città del Piemonte diventano mete ideali per una gita fuori porta, perfetta per un pomeriggio invernale.
Qui il legame con il territorio è ancora più evidente. I prodotti enogastronomici locali trovano grande spazio: dolci tipici, conserve, miele, nocciole, vini da dessert. Anche in questi mercatini il cibo resta protagonista, spesso affiancato da specialità che raccontano la tradizione contadina e artigiana della regione. Non mancano le bevande calde, le versioni locali dello zabaione, le reinterpretazioni della cioccolata calda, sempre pronte a scaldare le mani e l’umore.
Passeggiando tra le bancarelle della provincia, si respira un clima più intimo, quasi familiare. Le stelle di Natale decorano gli ingressi, le luci si riflettono sulle piazze storiche e il tempo sembra scorrere più lentamente. È un Natale meno affollato, ma non per questo meno sentito, dove il piacere della scoperta si unisce alla voglia di ritrovare sapori autentici.
In fondo, che si resti in città o ci si spinga appena oltre, i mercatini di Natale del Torinese hanno tutti la stessa anima. Sono luoghi in cui il freddo diventa una scusa per fermarsi, per bere qualcosa di caldo, per assaggiare un dolce in più. Sono spazi dove il Natale non si limita a essere visto, ma viene soprattutto gustato, morso dopo morso, anno dopo anno.
A rendere questi mercatini così amati è anche la loro capacità di rinnovarsi senza perdere identità. Ogni anno cambiano alcuni profumi, compaiono nuove proposte dolciarie o variazioni sul tema del cioccolato, ma resta immutato il piacere di ritrovarsi all’aperto, avvolti da luci soffuse e da un brusio allegro. Nel Torinese il Natale passa anche da qui: da una tazza fumante tra le mani, da un assaggio condiviso, da quel senso di familiarità che, puntualmente, riesce a far sentire tutti un po’ a casa.
.
NOEMI GARIANO

A Natale Porta Palazzo brilla!

A Natale Porta Palazzo brilla!” – un’iniziativa del Comune di Torino che si svolgerà al Mercato Centrale domenica 14 dicembre

Porta Palazzo brilla, e non soltanto a Natale. Porta Palazzo vive, racconta, si anima, grida, gioisce e cresce: Mercato Centrale Torino ha sempre fatto parte di tutto questo, costruendo insieme al luogo in cui si trova un presente e un futuro tutto nuovo, in parte ancora da scrivere e da immaginare.

Non poteva quindi Mercato Centrale Torino non partecipare all’evento di Natale organizzato dal Comune di Torino per celebrare le diverse location di Porta Palazzo, con una giornata di festa domenica 14 dicembre che vedrà questa piazza storica e piena di significati illuminarsi a festa.
Si partirà alle 15.30 dalla Tettoia dell’Orologio, per poi proseguire alle 16 alla Tettoia dei Contadini e ritrovarsi, alle 17.30, alle Antiche Ghiacciaie all’interno di Mercato Centrale Torino, che si trasformeranno per l’occasione, ancora una volta, in un palcoscenico di musica e cultura.

La serata avrà inizio con l’esibizione dei sassofonisti del Conservatorio Giuseppe Verdi di Torino, con un quartetto composto dal sax soprano di Emma Rotatori, il sax contralto di Stefano Denaro, il sax tenore di Fabian Gherca e il sax baritono di Valeria Bussacchini.

Successivamente, prenderanno la parola gli scrittori Giuseppe Culicchia, Margherita Oggero e Dario Voltolini insieme alla poetessa Elena Varvello per leggere le lettere di Natale in collaborazione con il Circolo dei Lettori.
Una dichiarazione d’amore per Porta Palazzo che, non a caso, si intitola “Porta Palazzo mon amour. Lettere al cuore pulsante di Torino”. E dal cuore di Torino si accende ufficialmente il Natale, con l’allestimento dell’Albero, che prosegue con la presentazione del Calendario di Porta Palazzo 2026 intitolato “In palmo di mano”, nato dalla collaborazione tra la Fondazione Torino Musei -Museo d’Arte Orientale (MAO), Museo del Cinema – Film Commission Torino Piemonte e gli studenti e studentesse del Liceo Passoni di Torino.
Le Ghiacciaie ospiteranno anche laboratori e animazione per bambini a cura dell’Associazione Giovani Genitori, che intratterranno i più piccoli tra letture animate e giochi con le bolle di sapone. L’evento e le attività sono completamente gratuiti.
La serata si concluderà con un Brindisi di Auguri offerto da Mercato Centrale.

Mara Martellotta

Famolo strano

Molti ricorderanno il film “Viaggi di nozze” dove Verdone e la Gerini si producevano in amplessi decisamente originali, oltre che pericolosi, all’insegna del “famolo strano”.

Sebbene il paragone con anni addietro sia difficile perché sono mutati i mezzi di comunicazione e di annunci, basta un’occhiata a siti di incontri, di annunci BDSM, di annunci per trovare l’anima gemella per comprendere come il modus vivendi almeno degli italiani sia enormemente cambiato rispetto a trenta – quarant’anni fa o, perlomeno, ora sia molto più libera, frequente e palese la ricerca di ciò che sempre più italiani cercano in camera da letto (ma anche auto e tavolo vanno bene).

In primis c’è stato un aumento vertiginoso di scambi di coppie e di cuckolding: per i non addetti ai lavori, cuckold è la traduzione inglese del termine “cornuto” nella forma “cornuto e contento”. Si tratta, in altre parole, di chi cerca per la propria moglie qualcuno in grado di farla divertire, non soltanto in camera da letto ma anche portandola a cena fuori, magari anche in barca per un week end, mentre il cuckold aspetta a casa o contempla con soddisfazione ciò che gli succede intorno.

Esiste anche la versione femminile, la cuckquean, che gode nel vedere il marito impegnato con una rivale che a quel punto, però, non è più considerata tale ma, anzi, è artefice del benessere del proprio maritino.

Ma non è tutto. Sempre più uomini stanno sviluppando il lato bicurioso o bisex di sé, cercando rapporti con transgender o, mal che vada, con travestiti sia attivi che passivi contravvenendo all’icona del maschio italiano ma in onore al proverbio “in guerra e in carestia, ogni buco è galleria”.

Premesso che non sto giudicando i comportamenti né tantomeno la morale di chi fa cosa, perché ritengo che con il mutuo consenso tutto sia lecito o, come recitano le nostre fonti giuridiche “tutto ciò che non è espressamente vietato è consentito”, il problema nasce quando si dimenticano le minime norme di sicurezza, di prevenzione delle malattie e si incontrano perfetti sconosciuti.

Per preparare questo articolo ho risposto ad alcuni annunci su un sito di incontri “a tema”: incredibile la quantità di maschi (biologicamente parlando) anche sposati che, in privato, si travestono al femminile per incontrare altri maschi, preferibilmente dietro compenso.

Il fatto che chiedano soldi non stupisce: è il mestiere più antico del mondo, dopo i ministri di culto; quel che stupisce è che accettino, senza avere reale bisogno (hanno un lavoro), di adattarsi a quello stile di vita in cambio di denaro. Stile di vita sicuramente non facile per i rischi di aggressione e rapina, per quello di contrarre malattie a trasmissione sessuale (quasi tutti accettano rapporti non protetti o “al naturale” come di dice ora) e, ipotizzando il coniuge sia all’oscuro, di separarsi con addebito.

Ma non sono i soli segni dei tempi, sessualmente parlando: che dire delle sweet girl che cercano sugar daddy? Quel che è peggio non è che ragazze dai 18 (ma anche meno) fino intorno ai 30 cerchino un adulto che le coccoli in cambio di qualche prestazione sessuale saltuaria offerta con parsimonia, ma che alcuni daddyaccettino rapporti esclusivamente virtuali in cambio di pagamento tasse universitarie, abbigliamento (rigorosamente griffato) ed altre dazioni di denaro in quantità industriale senza ricevere nulla in cambio. Ed è già successo che la fanciulla che si mostra in webcam sia, in realtà, la complice disinibita di chi invece percepisce i soldi (maschietto o donna matura).

I maschietti pensano mai che le ragazze, non soltanto li sfruttano soltanto, ma stanno realizzando una forma di truffa erotica a tutti gli effetti?

Caso opposto quello mostrato nel film “Lockdown all’italiana”:tra i vari personaggi è iconico dei tempi Ricky Memphis che aggancia su un sito di incontri una matura Paola Minaccioni e si fa anticipare 50 euro per prendere il taxi ed andare all’appuntamento con lei (notare che lui fa il taxista); a fine episodio, però, la sua compagna (Martina Stella) gli chiede quanto ha chiesto alla Minaccioni e lui risponde che entro sera la convincerà a dargli molto di più.

Sergio Motta