ECONOMIA E SOCIETA'- Pagina 681

Italia Abroad, “2016: Opportunità tra occidente ed oriente”

con reg lascarisDal marketing strategico all’analisi dei mercati  il tutto eseguito da un pool di professionisti. Dopo uno studio della società viene formulata un’offerta che possa creare una connessione con enti pubblici o aziende private con il supporto legale e finanziario

Italia Abroad è un’associazione che si occupa di promuovere l’Italia e i suoi protagonisti all’estero attraverso uno studio trasversale che va dal marketing strategico all’analisi dei mercati  il tutto eseguito da un pool di professionisti. Dopo uno studio della società viene formulata un’offerta che possa creare una connessione con enti pubblici o aziende private con il supporto legale e finanziario. A contorno di questa specifica analisi l’ associazione mostra l’Italia in tutti suoi aspetti da quello culturale a quello turistico gastronomico ,  per poter far conoscere tutte le migliori opportunità del nostro paese nel mondo. Il 16 Marzo  l’associazione organizza dalle ore 14.30 alle ore 18.30, presso la Sala Viglione del Consiglio Regionale del Piemonte, un convegno denominato “2016: Opportunità tra occidente ed oriente” che affronterà vari temi tra cui le possibilità culturali, di investimento e strategiche per l’Italia da esportazione.  Al seminario ci saranno due importanti relatori, ex-parlamentari della Repubblica, che ora si occupano di internazionalizzazione di imprese e di Cooperazione Internazionale. Se volete partecipare affrettatevi a inviare la vostra adesione.

Francesca Ramondo

ABROAD

Relatori del convegno saranno due esperti di relazioni internazionali:l’On. Nicola Manca e l’On. Famiano Crucianelli, mentre dal mondo delle imprese il Dott. Gianni Bientinesi, direttore Business Intelligence di Leroy Merlin Italia, analizzerà il “sistema paese” e le performance delle imprese italiane all’estero. Il seminario continuerà con interventi più tecnici, a partire da un’analisi Paese, con focus su alcuni paesi dell’Africa, il Marocco e sulla Cina, che verranno presentati ed analizzati dalla Dott.ssa Maria Cristina Zuddas e dal Dott. Stefano Maggi. Dopo aver elencato le opportunità, le possibilità di crescita e di sviluppo l’Avv. Stefano Ponza e il Dott. Marco Bodo analizzeranno e illustreranno le caratteristiche, spesso non valutate attentamente dalle medie e piccole imprese italiane degli aspetti della vendita internazionale, il primo da un punto di vista della contrattualistica ed il secondo invece da un punto di vista più fiscale.

Omicidio in Barriera: le avvisaglie c'erano, non si speculi ma si faccia

tosettoSTORIE DI CITTA’ / di Patrizio Tosetto

C’è chi commentando il delitto ha sottolineato il degrado umano che ne è stata una delle cause. Sembra che tranne l’intervento di un ex alpino, altri siano stati a guardare. Non discuto né confuto. Sono altresì convinto che il degrado umano affonda le proprie radici nel degrado sociale

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Nessuno può speculare sull’omicidio di Piazza Bottesini, usare a propri fini politici questa tragedia. Alcuni fatti mi hanno decisamente colpito. Sicuramente il degrado dell’alcolismo, ed il fatto che l’omicida fosse conosciuto fino ad arrivare ad avere un nomignolo. Quasi fosse entrato di diritto nell’habitat della zona. Proprio come una normale consuetudine, trasformatasi in tragedia. Nessuno vuole trovare altrui colpe, o ritornare su ciò che è stato e sul suo perché. Ma qualcosa bisogna pur fare. Subito! Già scritto: ero stato come osservatore alla manifestazione contro la criminalità e lo spaccio in piazza Foroni.(nelle foto – ndr)

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Insolentito da due ubriachi ho avuto paura. Non erano italiani, non era l’omicida italiano. Questa mia paura è durata due minuti trasformandosi in agitazione. Insolentito in piazza Bottesini. In quei due minuti ho pensato come, se o  non reagire.  Messa in moto l’auto mi sono dileguato pensando a chi abitava nel raggio di cento metri.Probabilmente per i residenti c’è la costante paura, e per cercare di controllarla, la sua trasformazione in normalità. I cari amici a cui raccontavo il tutto, forse per rincuorarmi mi dicevano: dai…che sarà mai? Mi sono ricordato una emblematica frase di Eduardo De Filippo: continuare a dire che sono cose da niente, diventano cose da niente. Sempre a questi miei amici rispondevo: avverrà qualcosa di irrimediabile, è avvenuto. Di una sorte tragicamente beffarda, ad essere ucciso è stato un romeno.

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Non bisogna essere un chiaroveggente per intuire la tragedia. Non è tempo di polemiche,  è tempo d’agire.Ilda Curti è una cara amica. in questi giorni abbiamo polemizzato, sullo sfondo alcune mie affermazioni negli  articoli scritti sulla Barriera. La polemica ci ha portato alla rottura. Poi abbiamo “scoperto” d’avere in comune l’iscrizione dei figli al Liceo Scientifico Albert Einstein, dopo essere stati iscritti in un liceo del centro. Ed io le ho chiesto di far pace, richiesta prontamente e simpaticamente POLIZIA CROCETTAaccettata. Mi ha amabilmente chiesto di “cambiare” lenti per leggere la realtà della Barriera. Vorrei, ma ciò che vedo non è determinato dall’ideologia. Rimarco il suo lavoro positivo sull’integrazione, importantissimo ma non sufficiente. Ilda ed io siamo “sulla stessa barricata”. Dunque? Non c’è niente da fare: maggiore controllo delle forze dell’ordine per prevenire, come deterrente, ma anche per reprimere. Poi, in ultimo, non per importanza, decongestionare di problemi e di tensioni questo “martoriato” storico quartiere di Torino. C’è chi commentando il delitto ha sottolineato il degrado umano che ne è stata una delle cause. Sembra che tranne l’intervento di un ex alpino, altri siano stati a guardare. Non discuto né confuto. Sono altresì convinto che il degrado umano affonda le proprie radici nel degrado sociale, e la decongestione è un primo passo contro il degrado.

 

(Foto: il Torinese)

Se il bilancio è "pop": Torino prima in Italia e in Europa

Pop può essere anche il bilancio. Lo dimostra per primo in Italia e in Europa il Comune di Torino, che ha redatto il Popular Financial Reporting, uno strumento contabile che rappresenta le performance degli enti pubblici locali, su base integrata. La partenza è concepire il bilancio comunale integrato, in ottica di consolidamento, con i dati contabili delle società e delle organizzazioni (fondazioni, associazioni) che il Comune delega nell’erogazione dei servizi per i cittadini

di Paolo Pietro Biancone*

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Per dirla in parole POP, il bilancio diventa non più un adempimento per addetti ai lavori, ma diventa uno strumento per decidere e condividere con tutti coloro che sono interessati alle politiche e alle strategie dell’azienda pubblica locale. In primo luogo, il bilancio POP, largamente diffuso da ormai molti anni nei Paesi anglosassoni (USA, Canada, Australia), si configura come elemento di stimolo alla partecipazione e al confronto, favorendo il coinvolgimento di tutti i “portatori d’interesse”, dalle famiglie alle associazioni di volontariato, dalle imprese alle organizzazioni sindacali, dai professionisti agli studenti, agli anziani, alle persone con disabilità.

Le idee dei cittadini sono una preziosa risorsa di cui ogni amministratore pubblico deve sempre fare tesoro. Per questo motivo, il Popular Financial Reporting del Comune di Torino, frutto della collaborazione scientifica del Dipartimento di Management dell’Università di Torino, rappresenta uno strumento assai efficace per invogliare le persone a far sentire la propria voce a proposito dei bisogni del territorio in cui vivono, lavorano e trascorrono il loro tempo libero e, al contempo, per spingere a fornire utili indicazioni per la definizione dei programmi di governo della Città. E’ un documento alla base di una più ampia innovazione culturale sia scientifica, in quanto rivede il bilancio in ottica di semplicità e accessibilità ai non addetti ai lavori, sia aziendale, in quanto l’azienda deve compiere sforzi di identità e organizzativi per riuscire a redigere un documento che comporta il coinvolgimento di tutte le aree aziendali e di tutto il gruppo di aziende che gravitano intorno al Comune.
Cruciale è anche il piano di diffusione del documento, che deve essere strutturato, capillare e sfruttare tutti i canali per la condivisione e il confronto: in questo la rete aiuta.

Le sfide lanciate nell’introduzione del bilancio POP sono molte e presentano non poche difficoltà a livello di cambiamento culturale e organizzativo: la prima tra tutte è studiare contenuti che siano adeguati alle aspettative dei portatori di interesse, per lo più non addetti ai lavori, nel rispetto della normativa di bilancio, che non va mai disattesa. Il percorso del bilancio POP è ancora lungo, ma è iniziato. I dettagli del bilancio POP della Città di Torino sono sul sito della Città e sulle relative pagine social.

* Director of the European Research Center for Islamic Finance

Editor in Chief European Journal of Islamic Finance

Department of Management

University of Turin

(foto: il Torinese)

Lunedì 14 Marzo alle ore 9.00, presso l’Aula Santander del Nuovo Polo Didattico di Corso Unione Sovietica 218/bis, si svolge l’evento di presentazione del primo “Popular Financial Reporting” in Italia, realizzato nell’ambito del corso di dottorato in Business and Management del Dipartimento di Management, coordinato dal prof. Paolo Biancone.

Programma:
Ore 9.15 Interventi di apertura
Gianmaria Ajani, Magnifico Rettore dell’Università di Torino
Piero Fassino, Sindaco di Torino
Valter Cantino, Direttore del Dipartimento di Management
Davide Di Russo, Vice presidente del Consiglio Nazionale
Dottori commercialisti ed esperti contabili
Luigi Puddu, Professore ordinario di Ragioneria – Università di Torino
Ore 10.10 Presentazione del Popular Financial Reporting della Città:
Paolo Pietro Biancone, Coordinatore del Dottorato di ricerca
in Business Management – Università di Torino
Gianguido Passoni, Assessore al bilancio – Città di Torino
Silvana Secinaro, Ricercatrice – Università di Torino
Valerio Brescia, PhD candidate – Università di Torino

 

Empowering women: Emanuela Allegra, grafica e illustratrice

Sabrina Allegra è una sociologa freelance specializzata in temi riguardanti il genere. Con il fotografo Stefano Di Marco ha realizzato un reportage  (Empowering women through their job and passion) focalizzando l’attenzione sull’empowerment delle donne attraverso la loro professione. Il reportage comprende sei storie di donne, corredate di foto

Di Sabrina Allegra www.womensocialinclusion.org 

Foto  di Stefano Di Marco www.stefanodimarco.com

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2/ EMANUELA ALLEGRA, GRAFICA E ILLUSTRATRICE

CHI È EMANUELA ALLEGRA?

Emanuela è un’illustratrice e artista grafica cosmopolita, creatrice e proprietaria del marchio MANDRILLO. Ormai da tre anni Emanuela vive nella capitale ungherese, Budapest, dove, oltre a riprodurre le sue grafiche su T-shirts, adesivi, posters e cartoline, realizza murales per i suoi clienti.Le grafiche di Emanuela nascono sempre dal disegno a mano libera e solo in un secondo momento elaborate, tramite i vari software in digitale. La fase finale per la produzione delle sue creazioni è la stampa sull’articolo prescelto.Come nelle altre interviste emerge dal racconto di Emanuela l’elemento chiave della passione:

 

mi appassiona e stimola ogni giorno disegnare ed elaborare nuove grafiche, vedere il risultato finale stampato, sperimentare nuove tecniche e materiali ed infine diffondere i miei prodotti nel mondo.

 

COME NASCE LA PASSIONE PER IL DISEGNO?

Emanuela inizia a disegnare presto, sin da piccola, e da allora non ha più smesso. La sua vena creativa impiega anni prima di trovare la forma a lei più congeniale, ma soprattutto il modo di concretizzarla professionalmente. Il potenziale artistico di Emanuela rischiava di affievolirsi nelle estenuanti ricerche di lavoro:

 

Inizialmente consultando le migliaia di offerte di lavoro per creativi provavo un grande senso di smarrimento o inettitudine. Infatti non riuscivo mai a rispecchiare e soddisfare le richieste delle offerte. Vengono richiesti anni di esperienza e conoscenze enormi a qualcuno che sta iniziando a muovere i primi passi nel mondo del lavoro, che pare decisamente un controsenso!

 

Dopo centinaia di curriculum inviati senza quasi mai ricevere risposta e scartando a priori le esperienze di internship come grafica, trattandosi di lavorare gratis o quasi, Emanuela prende in mano la sua vita decidendo di cominciare a viaggiare. Il viaggio fa esplodere in lei la necessità di disegnare per il puro e semplice bisogno personale, dando sfogo al suo istinto creativo. Un giorno incuriosita dalla possibilità di stampare i suoi disegni su T-shirt rimane elettrizzata dal risultato. L’apprezzamento dei suoi prodotti, prima tra i suoi amici e poi tra le persone intorno a lei, segna l’inizio della sua attività professionale, nata fondamentalmente ascoltando se stessa e la sua indole:

 

da lí in poi é stata solo questione di proseguire con coraggio ciò che si era rivelato con tanta spontaneitá.

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LA SUA FONTE DI ISPIRAZIONE NELLA SUA PROFESSIONE?

Nel mondo dell’arte e della creatività l’ispirazione riveste un ruolo cruciale per l’artista. Per Emanuela è il mondo animale e in particolare quello delle scimmie, così sorprendentemente simili a noi, a fornirle l’ispirazione per le sue grafiche, talvolta esilaranti:

 

Guardo molti documentari sulla natura, trovo che le somiglianze tra l’uomo e gli animali aumentino il sentimento di appartenenza ad un unico grande gruppo che condivide la vita su questo Pianeta. Voler far sorridere é uno dei motivi che mi spingono a creare.

 

Emanuela e il suo estro creativo non sono mai avulsi dalla realtà circostante: gli incontri e gli episodi del quotidiano, spesso esorcizzati attraverso contenuti metaforici, hanno infatti un ruolo decisivo nella sua produzione grafica. Le relazioni umane e sociali sono, dunque, sempre presenti nella vita di Emanuela, rivelandosi una preziosa fonte di stimolo e arricchimento che ritrova anche nell’occupazione part-time che svolge a contatto con persone provenienti da tutto il mondo.

QUALI SONO LE DIFFICOLTÁ INCONTRATE IN AMBITO PROFESSIONALE?

Emanuela racconta di come sia stato difficile, inizialmente, applicare la sua passione ad una attività professionale concreta. Tradurre la propria passione nella professione desiderata non è affatto facile, ma una volta raggiunta questa consapevolezza bisogna fare bene attenzione a non fare calpestare i propri sogni dagli altri. Emanuela parla appunto di quale sfida sia stata affrontare il mondo esterno, in particolare:

 

i pregiudizi e i cosiddetti consigli delle persone comuni, quelle non specializzate nel mio ramo professionale e quelle che purtroppo non hanno avuto il coraggio di dar seguito alle proprie passioni.

 

Il rischio è sovente quello di demoralizzarsi convincendosi che tornare coi piedi per terra sia la soluzione più saggia, abbracciando schemi di vita standard e forse più rassicuranti, in un primo momento. Ma è proprio questo l’ostacolo più insidioso da superare: trovare la necessaria sicurezza in se stessi e il coraggio di rischiare mettendocela davvero tutta per realizzare i propri sogni.

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IN QUANTO DONNA?

La percezione di Emanuela è quella di una discriminazione di genere a priori, diffusa a “macchia d’olio” nella società di oggi, che si respira anche in ambito professionale. Ammette infatti di aver avuto esperienze di atteggiamenti machisti nei suoi confronti senza, tuttavia, essersene fatta intimorire.

QUANTO É IMPORTANTE AVERE UNA PERSONA DI RIFERIMENTO SU CUI CONTARE?

Emanuela ha avuto la fortuna di poter contare sul supporto di persone a lei care, familiari e amici. Nutre, inoltre, una profonda gratitudine nei confronti degli insegnanti della University of East London che, durante gli studi di Grafica e Illustrazione, le hanno trasferito con entusiasmo gli strumenti per la sua crescita individuale e professionale.Se il sostegno delle persone che ci circondano rappresenta un punto di forza nel processo di self-empowerment non bisogna, d’altro canto, trascurare l’emento più importante, emerso più volte nel corso delle interviste: il proprio coraggio.

 

quando si tratta di credere nel progetto di cui sei responsabile é imprescindibile trovare in se stessi il coraggio di rischiare e la forza di andare avanti, mettendo “un mattone sull’altro”, giorno per giorno, affinché il progetto si avveri.

 

OGGI LE DONNE SONO DAVVERO LIBERE DI SCEGLIERE IL LORO DESTINO?

Riflettendo sul concetto di discriminazione nei confronti delle donne, Emanuela parla di un atteggiamento discriminitorio quasi involontario le cui radici affondano nell’educazione e nella cultura interiorizzate fin dall’infanzia delle persone. In Ungheria, Paese in cui vive da tre anni, la situazione delle donne è formalmente paritaria rispetto agli uomini, a livello legale le donne sono tutelate tanto quanto gli uomini e godono dei diritti fondamentali.

Tuttavia, scavando negli strati più profondi della società ungherese, permangono, sia nella sfera pubblica che privata, atteggiamenti maschilisti secondo i quali, ad esempio, la donna sarebbe meno forte dell’uomo. All’interno della famiglia esiste ancora una forte divisione dei ruoli che vede l’uomo come fulcro economico della famiglia mentre la donna relegata nei panni di “serva”.

Adottare atteggiamenti, o comportamenti, denigratori e svalutativi nei confronti delle donne diventa una strategia per il mantenimento del potere da parte dell’uomo, preservando in questo modo lo squilibrio nei rapporti di genere.

Emanuela sottolinea quanto sia fondamentale che, nella lotta alla discriminazione e violenza di genere, siano proprio le donne le protagoniste del cambiamento rifiutando qualsiasi impostazione culturale che le vorrebbe sottomesse rispetto agli uomini. Parte del cambiamento sociale risiede, dunque, nelle menti delle donne, attraverso il superamento delle aspettative sociali di stampo tradizionalista e conservatore (la donna come “angelo del focolare”), ed evitando al tempo stesso il circolo vizioso dell’autovittimizzazione.

SOGNI E PROGETTI PER IL FUTURO?

Emanuela vuole continuare a crescere professionalmente su tutti i fronti: sia nell’esportazione delle T-shirt firmate MANDRILLO in tutto il mondo, che nella realizzazione di murales. Inoltre non esclude la possibilità di collaborare con altri artisti a qualche progetto stimolante!

EMANUELA ALLEGRA IN SINTESI?

Ottimista, determinata e creativa.

Empowering women: Grazia Isoardi, artigiana tessile

Sabrina Allegra è una sociologa freelance specializzata in temi riguardanti il genere. Con il fotografo Stefano Di Marco ha realizzato un reportage  (Empowering women through their job and passion) focalizzando l’attenzione sull’empowerment delle donne attraverso la loro professione. Il reportage comprende sei storie di donne, corredate di foto

Di Sabrina Allegra www.womensocialinclusion.org 

foto  di Stefano Di Marco www.stefanodimarco.com

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1 / GRAZIA ISOARDI, ARTIGIANA TESSILE
 
 

É il 20 febbraio, sono le 10 di mattina in punto e il sole, ancora un po’ timido, fa capolino su Torino. Ci troviamo in una zona caratteristica della città, ai piedi della collina di Torino. Grazia ci aspetta nella sua abitazione dove ci attende un’accoglienza inaspettata: caffè e torcetti. Ci sistemiamo e cominciamo la nostra piacevole chiacchierata.

CHI É GRAZIA ISOARDI?

Grazia, ideatrice del marchio IsoardiTorino, è una raggiante “quasi cinquantenne”  artigiana tessile, specializzata nella produzione di copricapi e accessori, con una forte impronta etica a favore dell’ambiente e del lavoro sostenibile. Spesso l’età delle donne viene rimossa nei discorsi che le riguardano. In questo caso Grazia non ne fa mistero: la sua età testimonia una volta in più il suo vasto bagaglio culturale e professionale accumulato lungo il suo percorso. Per capire chi è Grazia oggi bisogna considerare il suo background formativo e culturale profondamente influenzato dagli studi in Sociologia e dal suo interesse per tutto ciò che è Cultura Materiale. Queste le premesse che, inizialmente, la portano ad investire le sue competenze nello sviluppo locale del suo territorio, nell’area di confine tra Moncalieri e Chieri, dove Grazia è cresciuta. Per oltre 15 anni Grazia coordina i progetti promossi dalla sua Associazione, che si distingue per la promozione di valori di sostenibilità ambientale e di integrazione sociale, aspetti che non abbandoneranno mai la vita professionale di Grazia. La crisi finanziaria e la crescente riduzione delle risorse pubbliche, fondamentali per il sostentamento dei progetti,  determinano  la fine di questa esperienza. Grazia decide così di reinventarsi attingendo ad una sua vecchia passione di quand’era ragazza: l’artigianato tessile.

COME NASCE LA PASSIONE PER LA CREAZIONE DI COPRICAPI?

La passione di Grazia per i cappelli nasce fin da piccola:“se mio fratello faceva dei viaggi io gli chiedevo di portarmi un cappello”  racconta. Da ragazza impara per caso a usare la macchina da cucire di un suo amico, a quel tempo ancora a pedali.Un giorno nota in una rivista un cappello cloche di velluto azzurro e nero che le piaceva molto. Provò a farlo e dopo qualche giorno di lavoro fu un gran successo tra le sue amiche. Da lì nacque la voglia di provare a realizzare ciò che le piaceva e di vendere al Balon.Dopo un Master di Ecomoda presso la Fondazione Pistoletto di Biella, storico epicentro del tessile laniero in Italia, acquisisce una formazione a 360° che fonde la sua passione per la produzione tessile con l’attenzione per l’impatto ambientale e sociale che essa ha sul Pianeta.Il momento decisivo nella sua carriera di artigiana arriva tre anni dopo la conclusione del suo Master, grazie a un progetto di micro-credito che le permette di fare davvero il salto di qualità, un momento che ricorda come illuminante e decisivo.Grazia parla anche dell’importanza del coraggio come di uno dei più importanti insegnamenti trasferitole in fase di formazione.Il coraggio di credere nel proprio progetto, di proporsi al mondo esterno, di immettersi sul mercato con i propri prodotti contribuisce enormemente al processo di self-empowerment, di autostima e sicurezza di sé, così fondamentali in ambito professionale.

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QUALI SONO LE DIFFICOLTÁ INCONTRATE IN AMBITO PROFESSIONALE?

Il momento più critico nella vita professionale di Grazia risale alla fase di transizione dal vecchio al nuovo mestiere, durata circa un anno, in cui le sue energie erano concentrare su entrambi i fronti.Nel mestiere di artigiana un aspetto cruciale è la risorsa limitata del tempo, da investire non solo nella parte di design e di produzione ma anche in quella  commerciale. Essere artigiana indipendente rappresenta per Grazia un valore aggiunto ma è allo stesso tempo molto impegnativo. Uno degli effetti collaterali del suo lavoro è quello di poter dedicare meno tempo alle relazioni sociali e d’affetto, per esempio con il fratello e gli amici.

 

IN QUANTO DONNA?

Essere donna nel mondo dell’artigianato non ha mai rappresentato un ostacolo per Grazia. Guardando alla precedente professione, Grazia confessa che nelle relazioni con l’amministrazione pubblica locale il suo ruolo di Coordinatrice veniva in qualche modo sottovalutato, velatamente preso poco in considerazione.

 

DA DOVE NASCE L’ISPIRAZIONE DURANTE LA CREAZIONE?

É la passione a motivare Grazia ogni giorno nella sua professione. Nella fase di creazione di nuovi modelli racconta di ispirarsi agli insegnamenti dell’artista e designer Bruno Munari, come per esempio è avvenuto nella brillante idea del cappello coi lacci, nato come se fosse un foglio di carta.Per liberare la mente si dedica invece alle lavorazioni di rifinitura e di tagli e cuci presso il CUCITO CONDIVISO MAI-GAD, al Cortile del Maglio di Torino, uno spazio aperto da Silvia Maiorana dove il professionista ha a disposizone una postazione attrezzata.Dalla strada e dagli incontri non previsti nascono inoltre nuove ispirazioni e idee per il futuro…

QUANTO É IMPORTANTE AVERE UNA PERSONA DI RIFERIMENTO SU CUI CONTARE?

Grazia ammette quanto sia cruciale avere un partner in grado di supportarla, viste le sue lunghe giornate lavorative.

OGGI LE DONNE SONO DAVVERO LIBERE DI SCEGLIERE IL LORO DESTINO?

Grazia parte da una considerazione interessante: sul genere maschile pesano forti pressioni sociali e culturali che vogliono l’uomo come figura di riferimento per la coppia e attorno cui ruota principalmente il bilancio familiare.Seguendo questo ragionamento le donne potrebbero avere maggiori opportunità di esplorare il loro potenziale, rispetto ai loro partner, proprio in virtù delle aspettative meno vincolanti in ambito professionale.Una lama a doppio taglio a ben vedere che non consente alle donne di investire al 100% nelle loro competenze e nei loro progetti professionali, senza contare le difficoltà oggettive determinate dalla scarsità di servizi alla famiglia che non conciliano affatto la vita privata con quella professionale.

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QUANTO É IMPORTANTE SOGNARE?

Grazia non ha mai smesso di sognare. Da piccola sognava di diventare archeologa o astronauta. Amava l’idea dell’avventura che in qualche modo ritrova nella sua professione di artigiana. Per vendere bisogna avventurarsi, racconta, e lei coglie volentieri questa necessità viaggiando per l’Italia tra Torino, Lodi, Parma e Modena.Sognare per Grazia è una necessità, nonostante l’incognita del futuro in Italia. Per la prima volta Grazia e il suo partner prendono, infatti, in considerazione l’ipotesi di emigrare all’estero ripartendo da zero.

GRAZIA ISOARDI IN SINTESI?

Determinata, fantasiosa e concreta.

Residenza Crocetta, dove si valorizza la socialità dell'anziano

Quattro Associazioni di volontariato e un’assistenza di alto livello fanno sentire l’anziano una persona

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Sono le Rsa a rappresentare oggi la nuova frontiera nel campo dell’assistenza agli anziani, che costituiscono un universo sempre più variegato e bisognoso di percorsi non solo di lunga degenza, ma anche riabilitativi. A Torino una delle Rsa di eccellenza è la Residenza Crocetta del gruppo Segesta che fa capo alla multinazionale francese Korian. Si trova nel cuore dell’omonimo quartiere residenziale, in via Cassini 14.

raviglione” La residenza Crocetta – spiega il direttore gestionale Raffaele Raviglione – è una Rsa direi atipica, in quanto molto attenta, oltre alla parte relativa alla presa in carico e alla cura, anche alla componente sociale dell’anziano, che riteniamo fondamentale nel mondo della terza età. Offriamo molti luoghi di incontro capaci di favorire la socializzazione tra gli ospiti e un contatto continuo con i parenti. La vicinanza del mercato rionale è un fattore positivo per gli ospiti più autonomi, che possono recarvisi anche quotidianamente. La nostra Rsa accoglie anche l’antica chiesa dell’ Opera Pia Convalescente alla Crocetta, che conferisce il nome al quartiere”.

“Il mondo degli anziani d’altronde – aggiunge Raffaele Raviglione – oggi si presenta sempre più variegato e comprende anche, accanto ad ospiti autosufficienti o parzialmente, pazienti non autosufficienti, in stato vegetativo e colpiti da malattie neuro-degenerative. La nostra Rsa è diventata, ormai, un braccio operativo degli ospedali, in grado di colmare quel gap che purtroppo è presente in campo assistenziale sul territorio. La degenza ospedaliera, infatti, ha oggi un costo troppo elevato da sostenere, pari a 600- 1000 euro al giorno, e, quindi, realtà come la nostra stanno diventando un valido e indispensabile supporto per la cura delle pluripatologie. Vantiamo una capienza di 190 posti letto, distribuiti in camere singole, doppie e a 3/4 posti letto. La nostra struttura offre innovazioni impiantistiche rilevanti, tra cui ossigeno centralizzato, impianti di chiamata, un sistema di riciclo e raffrescamento dell’aria e tutte le più moderne attrezzature di ausilio”.

“Abbiamo ospiti che sono autosufficienti – precisa Raffaele Raviglione – altri che presentano una demenza lieve e altri ancora con demenza conclamata. Una retta per un ospite che presenta una demenza, in convenzione con l’ASL, va dai 35,78 ai 47,86 euro a giornata. E’ l’unità valutativa geriatrica (UVG) dell’ASL di competenza a stabilire il punteggio sociale sanitario per accedere alle graduatorie assistenziali per ricoveri in convenzione. In regime privato, invece, sono presenti diverse fasce assistenziali che partono dai 64 euro e per le fasce più compromesse, sui 115 euro. La nostra residenza ha conseguito il 15 dicembre 2015 la certificazione di qualità ISO”.

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“La residenza Crocetta è anche specializzata – aggiunge Raviglione – nella cura dei disturbi di personalità prrsenti in tutti i tipi di demenza senile, ovvero in quei pazienti che presentano disturbi del comportamento e, in linea generale, in quelli che tendono a manifestare forme di aggressività, vagabondaggio e progressiva perdita dell’orientamento. Anche la conformazione dei nuclei e degli arredi consente una gestione ottimale e il monitoraggio costante di questi pazienti”.

In questi anni, con grande successo, la residenza si è anche contraddistinta nell’organizzare sia convegni a tema, quali quelli dal titolo “Etica nella cura”, “Ed io avrò cura di te”, “Alzheimer: idee per la qualità della vita”, ma anche eventi di “rottura”, secondo la definizione amata dal direttore Raffaele Raviglione, cioè dal carattere ludico-culturale, capaci di favorire preziosi momenti socializzanti sia per gli ospiti sia per i loro familiari, aperti a tutta la comunità e anche ai cittadini torinesi.

La nostra struttura, la cui casa madre francese vanta circa 70 mila posti letto tra Italia, Germania, Belgio e Francia, potrà offrire servizi in piu seguendo i pazienti sul territorio, con servizi di prossimità, assistenza domiciliare, assistenza in ospedale, visite mediche, prelievi e sostegno psicologico. Nella struttura sono presenti un’assistenza infermieristica diurna e notturna sulle 24 ore, servizio psicologico, fisioterapico, infermieristico e assistenziale, nonché quello medico. Fondamentale è anche l’impegno nella residenza del mondo del volontariato, localizzato in un’ala della struttura, con la presenza quotidiana di ben quattro associazioni, l’ AVO, l’ AVUSS,   l’ AMAR e il SEA, Servizio Assistenza Anziani, diretto da Maria Paola Tripoli, una donna di risorse inesauribili. Di prossima inaugurazione la biblioteca interna.

 

Mara Martellotta

40 anni di Consulta femminile

Ha accompagnato con numerose iniziative la storia delle donne piemontesi nel loro percorso di acquisizione della parità di trattamento legale e di affermazione nella società

consultafemminile donneIl 5 febbraio 1976 veniva istituita, prima in Italia, la Consulta femminile regionale. L’organismo consultivo del Consiglio regionale del Piemonte ha accompagnato con numerose iniziative la storia delle donne piemontesi nel loro percorso di acquisizione della parità di trattamento legale e di affermazione nella società.Il ruolo della Consulta fra passato, presente e futuro è stato illustrato durante una conferenza stampa presieduta da Cinzia Pecchio, presidente della Consulta femminile regionale, e alla quale hanno partecipato anche il presidente del Consiglio regionale, Mauro Laus, e la vicepresidente del Consiglio regionale con delega alla Consulta, Daniela Ruffino.“Il progresso della condizione femminile ha sempre ricadute positive su tutta la società: è dunque un obiettivo nell’interesse di tutti i cittadini, uomini compresi”, ha dichiarato Laus. “Il primo fronte su cui mi sono impegnato, da presidente dell’Assemblea legislativa piemontese e da coordinatore delle politiche inerenti le pari opportunità in seno alla Conferenza dei presidenti delle Assemblee regionali, è proprio quello per il radicarsi di una mentalità più evoluta, senza la quale anche l’applicazione di buone leggi risulta difficile”. “La Consulta è stata sempre testimone in prima linea dei cambiamenti relativi alla presenza della donna nella società e una delle sfide più importanti su cui dobbiamo lavorare rimane quella di far comprendere agli uomini la necessità della complementarietà”, ha affermato Pecchio.  “È importante che l’entusiasmo e la forza che caratterizza le donne impegnate nel sociale, come le partecipanti alla Consulta femminile, si trasmetta anche alle nuove generazioni che vivono un periodo complesso e delicato, così come un altro obiettivo prioritario deve essere quello di rivolgerci alle donne che sono più in difficoltà”, ha dichiarato Ruffino.La presidente Pecchio ha poi illustrato le principali attività previste per il 2016, a partire da una serie di incontri sul territorio piemontese che la Consulta svolgerà da aprile per far conoscere le sue finalità e dare visibilità alle associazioni che la compongono.Sarà poi sviluppato il progetto Il difficile equilibrio delle donne tra casa, lavoro, figli, genitori e sociale con un seminario di informazione sul lavoro delle donne in Piemonte, azioni di sensibilizzazione per un invecchiamento attivo delle donne, percorsi di prevenzione sul tema della medicina di genere e su cardiologia, nutrizione e oncologia e iniziative di approfondimento sul tema della disabilità e il diritto allo studio dei bambini disabili. Saranno inoltre perseguite azioni per agevolare il dialogo interculturale, sociale e religioso proseguendo, fra le altre attività, la collaborazione con il Concorso Lingua madre e con l’istituzione del secondo premio Consulta femminile.Continuerà infine il progetto avviato nel novembre scorso Piemonte in rete contro la violenza sulla donna, in collaborazione con le forze di polizia, i pronti soccorso, i servizio sociali e le associazioni operanti nel settore.

 

www.cr.piemonte.it

 

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http://www.jusp.com

Jacopo__Vanetti.

Dall’ invenzione di un giovane ragazzo , Jacopo Vanetti, è nato Jusp , un brevetto incubato da manager italiani per promuovere il Mobile POS Chip&Pin; l’oggetto in questione è il più piccolo al mondo e il meno caro , pur essendo innovativo e totalmente prodotto in Italia. Obiettivo dell’azienda è di fornire ai commercianti un sistema che semplicfichi il processo di vendita in particolare nel momento del pagamento per renderlo più snello e fruibile. Jusp vuole essere il partner ideale per chiunque voglia aprire un negozio, ma anche per chi già possiede un’attività e desideri ottimizzare la gestione: dal conto di pagamento al gestionale, passando per gli strumenti di analisi e di marketing al cliente. Perchè Jusp è vantaggioso a confronto con un convenzionale POS:

1) SEMPLICITA’ – La comodità di attivare il servizio da casa con il proprio computer, senza andare nella sede della propria banca dove fare la coda ed aspettare anche fino a 7 settimane l’intervento del tecnico per l’attivazione.

2) VELOCITA’ – Durante la registrazione online il cliente inserisce l’IBAN del proprio conto corrente bancario già esistente ed il servizio accrediterà i soldi direttamente sul proprio conto corrente.Jusp

3) RIPARMIO I costi soliti di attivazione di un centinaio di euro sono evitati grazie al fato che basta scaricare l’Applicazione. Inoltre scompare la locazione mensile che va dai 10 ai 60€ perché si paga solo una tantum 49€ che è il costo di acquisto di KUSP.

4) TECNOLOGIA- JUSP funziona collegato a PC, tablet e smartphone offrendo al negoziante un gestionale prodotti/cassa ed altri comodi strumenti per la gestione del proprio business totalmente a costo zero.

L’aver internalizzato fin dal principio l’intera catena del valore ha reso questa azienda unica nel suo genere : progettazione e produzione di hardware, progettazione e messa in opera di software, vendita ed erogazione del servizio finanziario.

Per questo motivo è stata premiata con riconoscimenti e certificazioni a livello internazionale e ha acquisito grandi clienti come assicurazioni ed importanti distributori come Fastweb che ha lanciato il Fast Pos con Jusp.

 

Francesca Ramondo

Qui l’intervista a Jacopo
https://www.youtube.com/watch?v=k_bvTsdm4ew
 
 
 
 

Barriera, un coacervo di problemi. Ci mancava il suk

tosettoSTORIE DI CITTA’ / di Patrizio Tosetto

Larga parte della popolazione è esasperata. Il limite è stato superato. Ed è vero che non bisogna fermarsi al passato. Ho sentito il Sindaco. Ha indicato nelle nuove infrastrutture una delle risposte, come la messa a gara della progettazione della linea 2 della metropolitana che collegherà zona nord e zona sud della città. Verissimo! Ma sono operazioni che non sono “dietro l’angolo”

Dall’assessore Ilda Curti riceviamo e leggiamo: sono le varie realizzazioni fatte Da Urban, con finanziamenti europei, in Barriera di Milano. L’ assessore è un’amica ed ha la mia stima. In particolare per il suo duro lavoro nel  realizzare politiche d’integrazione. Ci siamo sentiti in questi giorni e lei non ha confutato le mie notizie sulla presenza di criminalità organizzata nei vari suk. Mi ha spiegato i bandi pubblici realizzati dalla città ed il perché della scelta dei siti. Mi permetto d’obbiettare: continuano ad esserci sospetti sulla presenza della criminalità, non dissipati dai vari SUK DEGRADOpassaggi burocratici. Poi…se proprio si voleva individuare un sito per il suk, questo non doveva essere individuato in Barriera, dove sono molte le lacerazioni. Un concentrato di problemi, nella loro non soluzione, produce una miscela esplosiva.  Sicuramente c’è strumentale razzismo, ma la tensione non è derivata solo da ciò. Scelte sbagliate sono state fatte. La principale, concentrare il tutto. Sicuramente nella nostra città è aperto il problema delle periferie. Anche Piero Fassino mi pare tardivamente consapevole. La scelta di via Pisa come sede elettorale ne è la pratica evidenza. Meglio tardi che mai. Non si è fatto nulla per la Barriera? No sicuramente, ma sentendo i residenti, se si è fatto è stato importante ma non sufficiente. Ho la bacchetta magica? Assolutamente no! E’ più facile considerare e criticare che fare. Ma non possiamo né vogliamo suk nuovo1tacere sul “cuore del problema”. In Barriera c’è troppa congestione di questioni, e tutti gli sforzi d’integrazione, ad esempio, vengono vanificati dalla eccessiva caoticità. Sarà compito dei nuovi amministratori, inutile fare gli struzzi. Larga parte della popolazione è esasperata. Il limite è stato superato. Ed è vero che non bisogna fermarsi al passato. Ho sentito il Sindaco. Ha indicato nelle nuove infrastrutture una delle risposte, come la messa a gara della progettazione della linea 2 della metropolitana che collegherà zona nord e zona sud della città. Verissimo! Ma sono operazioni che non sono “dietro l’angolo”. Indispensabile fare subito qualcosa. Come ad esempio trovare una nuova sistemazione al suk. Non centra nulla il razzismo. E solo una questione di buon senso.

Empowerment economico delle donne: per lo sviluppo sostenibile e contro la violenza

Nonostante i notevoli progressi avvenuti negli ultimi quarant’anni in favore
della tutela internazionale delle donne, tra i quali la Convenzione di Beijing
del 1979 (CEDAW) e la Convenzione di Instanbul del 2011, ancora oggi 1
donna su 3, nel mondo, risulta essere stata vittima di violenza
psicologica o sessuale, quasi sempre esercitata dal partner o dall’ex

donne ricerca

Sabrina Allegra è una sociologa freelance specializzata in temi riguardanti il genere. Con il fotografo Stefano Di Marco ha realizzato un reportage  (Empowering women through their job and passion) focalizzando l’attenzione sull’empowerment delle donne attraverso la loro professione. Il reportage comprende sei storie di donne corredate di foto, che pubblicheremo nei prossimi giorni, successivamente alla presentazione che segue

Nonostante i notevoli progressi avvenuti negli ultimi quarant’anni in favore
della tutela internazionale delle donne, tra i quali la Convenzione di Beijing
del 1979 (CEDAW) e la Convenzione di Instanbul del 2011, ancora oggi 1
donna su 3, nel mondo, risulta essere stata vittima di violenza
psicologica o sessuale, quasi sempre esercitata dal partner o dall’ex.
Vivere esperienze di violenza, comporta seri danni alla salute psico-fisica della
donna che la conduce in uno stato di depressione, isolamento sociale e di
povertà (Rapporto OMS 2002). Le conseguenze di questo fenomeno, diffuso
globalmente e trasversalmente in tutte le classi sociali, costituiscono un
elevato costo sociale ed economico per la società stessa, come sostiene il
Direttore della Banca Mondiale Ede Ijjasz-Vasquez in questa
testimonianza: “To End Poverty, Eliminate Gender-Based Violence”
Uno dei 17 obiettivi della nuova Agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile,
approvata dall’Onu il 27 settembre 2015, rimanda alla preminente necessità di
eliminare ogni forma di disuguaglianza di genere promuovendo, al tempo
stesso, la legittimazione di tutte le donne e ragazze (Goal 5. Achieve gender
equality and empower all women and girls).
Parlare di sviluppo sostenibile implica agire su tre fronti interconnessi fra
loro, quello economico, ambientale e sociale, in una prospettiva che, per la
prima volta nella storia, è stata accolta a livello globale e vedrà, nei prossimi
14 anni, i 193 Stati membri dell’Onu impegnati a conseguire i risultati attesi.
Violenza domestica, povertà, barriere socio-culturali nell’accesso
all’istruzione, al lavoro e al credito, fame, malnutrizione, basse o
inesistenti condizioni igienico-sanitarie, sono solo alcuni tra i problemi
che affliggono le donne e le ragazze nel mondo.
Anche in ambito occupazionale il gap di genere nel mondo è ancora marcato:
solo la metà delle donne lavora, contro i 3/4 degli uomini. A parità di
competenze le donne guadagnano meno degli uomini, a livello globale circa
il 24% in meno, oltre che con minori garanzie contrattuali. Se si considerano
le ore investite nel lavoro di cura, in ambito domestico, le donne inserite nel
mercato del lavoro affrontano giornate lavorative ben più lunghe rispetto agli
uomini, senza tuttavia ricevere alcun riconoscimento economico.
Lo sviluppo sostenibile si realizza, dunque, attraverso il programma d’azione
dei singoli Stati membri, definito dall’Agenda 2030, nella direzione di una
progressiva riduzione delle condizioni di vulnerabilità delle donne e
delle ragazze, investendo in istruzione e campagne di sensibilizzazione,
e in secondo luogo nella promozione del loro empowerment economico.
Con il concetto di empowerment, letteralmente “dare o conferire potere a
qualcuno”, le donne diventano attori della nuova strategia globale
attraverso l’accesso ai servizi finanziari, le competenze in ITC
(Information and Communications Technology), l’acquisizione di diritti per
l’accesso a risorse naturali ed economiche e quelli riguardanti l’eredità.
L’indipendenza economica in ambito professionale e l’auto-realizzazione,
rappresentano, oltre all’istruzione, i principali strumenti in grado di limitare i
rischi per le donne di trovarsi in condizioni di abusi e discriminazioni, anche se
come sappiamo tali rischi pervadono tutte le classi sociali, donne in carriera
comprese.
Se investire in sé stesse e nel proprio progetto di vita diventa un atto
rivoluzionario in Paesi come l’India, in altri rimane pur sempre un atto
di coraggio.

donne ricerca2

INTRODUZIONE AL REPORTAGE
Un progetto a cura di Sabrina Allegra e Stefano Di Marco

Il Reportage Empowering women through their job and passion nasce
dalla volontà di dare voce a quelle donne che conducono, dirigono e gestiscono
la loro attività professionale in modo enstusiasmante e intraprendente.
Obiettivo ultimo del progetto è di infondere quello stesso coraggio, di cui le
donne intervistate si fanno portavoce, fra le altre donne, quelle che per molti e
diversi motivi non trovano la forza e le risorse per credere in se stesse.
Un messaggio, dunque, delle donne per le donne.
Ho scelto di raccontare, attraverso lo strumento dell’intervista discorsiva e
della fotografia, le storie di 6 donne libere professioniste, imprenditrici e
artigiane, indagando le dimensioni di genere nei loro percorsi professionali e
del self-empowerment, ovvero l’auto-realizzazione attraverso la propria
passione, professione e carriera.
“Le fil rouge” di queste 6 storie di vita è la determinazione e il coraggio
(elementi chiave che emergono dalle interviste) nell’aver creduto in se stesse e
nell’essersi messe in gioco realizzando, giorno dopo giorno, la propria
passione, nonostante le difficoltà e gli ostacoli incontrati.
Le donne intervistate rappresentano un campione eterogeneo per età,
provenienza e settore professionale. Le nostre strade si sono incrociate in
alcuni casi per un piacevole caso, in altri per una serie di coincidenze e in un
altro caso ancora è stata la vita a sceglierci come sorelle.
Grazia è artigiana tessile, Francesca è proprietaria e Chef del suo bistrot,
Emanuela è grafica e illustratrice, Paola è fotografa, Adriana è fotografa e
videografa, Elisa è artigiana ceramista.