ECONOMIA E SOCIETA'- Pagina 681

Appendino, Boschi e la Città della Salute

appendino3La candidata pentastellata Chiara Appendino torna sul tema della Città della Salute, sul quale era intervenuta il ministro Boschi facendo intendere che l’elezione della “grillina” alla carica di primo cittadino avrebbe affossato la realizzazione delle nuove Molinette. «Apprendo con piacere che il ministro Boschi abbia fatto un passo indietro, anche perché la mia posizione sulla Città della Salute è sempre stata coerente. Siamo favorevoli, la vogliamo – ha sottolineato Chiara Appendino – Crediamo però che la Città della Salute debba essere realizzata con risorse pubbliche. Non ci piace l’idea dell’intervento privato, tant’è che noi vediamo in modo positivo quello che era il progetto iniziale, il Masterplan del 2011, perché meno oneroso». E ancora: «La nostra intenzione è quella di realizzare una Città della Salute fattibile nel più breve tempo possibile, senza promettere cose che poi non si possano mantenere. Vorremmo riprendere il Masterplan del 2011 insieme ai soggetti interessati come Regione e Governo per avere un progetto low-cost rispetto a quello ora previsto nell’area ex Avio,  che recuperi e riqualifichi gli edifici esistenti delle Molinette, per i quali sono già stati spesi ingenti fondi pubblici, e edifichi le due nuove torri. Auspichiamo che il governo sia collaborativo nell’interesse di Torino».

Librolandia, la comprensione di un’azienda parte dal bilancio

Un’analisi minuziosa della situazione economica e finanziaria, che nel settembre scorso prevedeva a bilancio pre-consuntivo 2015 un disavanzo negativo di oltre 900.000 euro. La situazione è stata ribaltata operando su tre fronti
salone chiusura 16
di Paolo Pietro Biancone*
 

Il bilancio della Fondazione per il Libro rispecchia l’andamento positivo del Salone del Libro. Si registra, infatti, segno più nei conti della Fondazione per il Libro. L’esercizio 2015 chiude con un utile di € 37.629, che al netto delle imposte di competenza (pari a € 30.131) giunge a € 7.498. Chiusura positiva anche per la previsione di Bilancio 2016 e per il Fondo di dotazione, riportato a valori positivi dopo anni di progressiva erosione fino a toccare valori negativi. Un’azione che il nuovo vertice della Fondazione, diretto da Giovanna Milella, ha avviato da subito con un’analisi minuziosa della situazione economica e finanziaria, che nel settembre scorso prevedeva a bilancio pre-consuntivo 2015 un disavanzo negativo di oltre 900.000 euro. La situazione è stata ribaltata operando su tre fronti:

La spending review sui costi della Fondazione.ferrero milella salone

L’allargamento della compagine, propiziato dal risanamento interno avviato nel secondo semestre 2015 che ha consentito l’ingresso di Miur, Mibact e Intesa Sanpaolo tra i Soci Fondatori.

L’acquisizione di nuovi sponsor, sia con avvisi pubblici di ricerca di mercato, sia con trattative dirette, come quella che ha portato Unicredit fra i main partner.

Perché i cittadini torinesi devono conoscere e comprendere questi risultati? Perché questi risultati sono stati raggiunti da un’azienda (privata, pubblica, non profit), che impiega risorse umane del territorio e risorse finanziarie anche pubbliche.

Comunemente il bilancio è visto come un adempimento amministrativo, ma è una visione errata. Il bilancio è, per sua natura, lo strumento che garantisce la conoscenza dell’andamento della gestione di una azienda e sullo stato della sua ricchezza (in estrema sintesi, fondo di dotazione o capitale conferito dai soci e investimenti, denaro a disposizione dedotti dai debiti).

L’uso distorto dello strumento porta a una perdita di credibilità da parte soprattutto dei non addetti ai lavori e, questo, è un male: rappresenta la perdita di valore per uno strumento importante per tutti, territorio compreso. Il successo di un’azienda è il successo della comunità e del territorio, così come la crisi o addirittura la chiusura di un’azienda è un insuccesso e un problema per tutto il territorio, qualsiasi siano le dimensioni di essa.

Occorre recuperare il valore del bilancio, comprenderlo, spiegarlo, semplificarlo perché si ripristini la sua importanza. Per far ciò occorre studiarlo diffusamente nelle scuole, inserire corsi ad hoc nei diversi percorsi di laurea, condividere con le risorse umane delle diverse aziende i risultati di bilancio.

lingotto saloneNon ultimo, abolire i tecnicismi e un lessico difficile, che allontana dalla comprensione.

Più il bilancio sarà semplice, comprensibile, accessibile, più si eviteranno usi distorti dello strumento e ci sarà maggiore controllo da parte di tutti, più competenti e più informati. La trasparenza comincia dalla conoscenza e dalla possibilità di comprendere.

Per questo, ben vengano azioni di ricerca virtuose come quella dell’Università di Torino – Dipartimento di Management e il Comune di Torino per studiare e testare nuove forme di bilancio da spiegare al cittadino. Il bilancio Pop – già adottato nei Paesi anglofoni dal 60 per cento delle municipalità – è uno strumento contabile che rappresenta le performance degli enti pubblici locali, su base integrata: la partenza è concepire il bilancio comunale integrato. in ottica di consolidamento, con i dati contabili delle società e delle organizzazioni (fondazioni, associazioni) che il Comune delega nell’erogazione dei servizi per i cittadini. Un documento completo, facile da leggere per i non addetti ai lavori, accessibile, condivisibile, graficamente accattivante.SALONE LIBRO XX

D’altronde, è dal 1300 che con la costituzione senese i temi della trasparenza sono importanti. Chi governa, si legge nel Costituto del 1309, deve avere a cuore “massimamente la bellezza della città, per cagione di diletto e allegrezza ai forestieri, per onore, prosperità e accrescimento della città e dei cittadini”. E che il bene della collettività dovesse necessariamente passare dalla condivisione e dalla trasparenza e fosse al centro degli obiettivi del governo senese di quel periodo, lo dimostra anche il fatto che pochi anni dopo venne dato incarico ad Ambrogio Lorenzetti di dipingere in una sala di Palazzo Pubblico le ormai celeberrime allegorie con “Gli effetti del buono e del cattivo governo”, una sorta di ulteriore traduzione – questa volta “visiva” – dei principi che il Costituto Senese faceva propri e che così potevano essere alla portata anche di chi non sapeva leggere, nel segno di una classe dirigente matura, che non temeva di aprirsi e dichiarare i suoi intenti di conduzione della res publica, rendendo consultabile il proprio progetto politico.

(Foto: il Torinese)

*Docente di bilancio consolidato e coordinatore del corso di dottorato in business & management dell’Università di Torino

 

Gli sfratti sono in calo sotto la Mole

case popolariQuelli per morosità sono scesi del 74,46 per cento

Dagli ultimi dati del Ministero dell’Interno risulta che nel 2015 sono diminuiti, nella provincia di Torino, sia i provvedimenti di sfratto emessi (– 74,46% rispetto al 2014, essendosi ridotti di 3.457 unità) sia gli sfratti eseguiti (– 16,43%, 82 in meno rispetto all’anno precedente). Lo rileva Ape Confedilizia di Torino, precisando che ad essere in calo sono anche gli sfratti per morosità, che sono scesi di 3.373 unità (– 74,46%). A livello nazionale, i dati del Ministero indicano che nel 2015 sono diminuiti sia i provvedimenti di sfratto emessi (– 16,58% rispetto al 2014, essendosi ridotti di quasi 13.000 unità), sia gli sfratti eseguiti (– 10,44%, quasi 4.000 in meno rispetto all’anno precedente). Nelle grandi città, addirittura, i provvedimenti di sfratto emessi sono diminuiti del 23,78% rispetto al 2014. Ad essere, in calo, in Italia sono soprattutto gli sfratti per morosità, che sono scesi di oltre 12.000 unità (– 18%), raggiungendo una quota che non si toccava da quattro anni.

Librolandia dalla crisi alla rinascita chiude in utile il Bilancio 2015

Segno più anche per il fondo di dotazione e il Bilancio preventivo 2016
 

salone 12

Segno più nei conti della Fondazione per il Libro. L’esercizio 2015 chiude con un utile di € 37.629, che al netto delle imposte di competenza (pari a € 30.131) giunge a € 7.498. Chiusura positiva anche per la previsione di Bilancio 2016 e per il Fondo di dotazione, riportato a valori positivi dopo anni di progressiva erosione fino a toccare valori negativi. Sono i risultati dell’imponente azione di risanamento e messa in sicurezza condotta, assieme all’attuale Consiglio d’Amministrazione, dalla Presidente Giovanna Milella fin dal suo insediamento l’11 giugno 2015, e compendiata nei documenti che oggi il Cda della Fondazione per il Libro ha esaminato e predisposto per l’approvazione da parte dell’Assemblea dei Soci Fondatori. Un’azione che il nuovo vertice ha avviato da subito con un’analisi minuziosa dellasituazione economica e finanziaria, che nel settembre scorso prevedeva a bilancio pre-consuntivo 2015 un disavanzo negativo di oltre 900.000 euro.

salone chiusura 16
La situazione è stata ribaltata operando su tre fronti:

1.     La rigorosa spending review sui costi della Fondazione.

2.   L’allargamento della compagine, propiziato dal risanamento interno avviato nel secondo semestre 2015 che ha consentito l’ingresso di Miur, Mibact e Intesa Sanpaolo tra i Soci Fondatori.

3.     L’acquisizione di nuovi sponsor, sia con avvisi pubblici di ricerca di mercato, sia con trattative dirette, come quella che ha portato Unicredit fra i main partner.

Il risultato positivo è motivo di grande soddisfazione nell’analisi della Presidente Giovanna Milella:salone 483 «La riunione odierna del Consiglio di amministrazione chiude un anno cruciale di sforzi e cambiamenti e segna davvero la rinascita della Fondazione. Una rinascita resa possibile grazie al contributo congiunto di tre componenti: i Soci storici, i nuovi Soci e la Fondazione stessa, che ha saputo tagliare i propri costi e risparmiare tra il 2015 e il 2016 oltre un milione di euro. Un ringraziamento speciale per questo lavoro va al Sindaco Piero Fassino, che si è prodigato in prima persona affrontando ogni momento critico, di concerto con il Presidente della Regione PiemonteSergio Chiamparino e con la collaborazione degli Assessori Antonella Parigi eMaurizio Braccialarghe. Fondamentale è stato in ogni passaggio l’apporto di questo Consiglio d’Amministrazione, che ha lavorato con assoluta determinazione, competenza e armonia. Un grazie particolare va al direttore editoriale Ernesto Ferrero, che ha portato a compimento un Salone scintillante e il cui successo è sotto gli occhi di tutti, e alla squadra della Fondazione, che ha lavorato dando il massimo e adeguandosi alle nuove, complesse procedure».

(foto: il Torinese)

Oro, ecco come comportarsi

L’angolo del Private Banker 

di Fabio Ferrarese

oro

ferrareseL’oro, da sempre, viene considerato dalla stragrande maggioranza dei risparmiatori come il bene rifugio per eccellenza nei momenti di forte incertezza per le altre tipologie di investimenti in portafoglio. Così è avvenuto anche durante l’ultima crisi del 2011, quando la valutazione del metallo giallo raggiunse il prezzo di 1.900 USD per oncia, quasi il 50% in più rispetto ai valori attuali.

Nei momenti in cui i listini azionari flettono, oppure quando l’inflazione inizia a galoppare, gli investitori riscoprono questo asset per difendersi nelle fasi di volatilità dei mercati. È successo anche questa volta: in concomitanza con le svalutazioni della moneta cinese le borse internazionali hanno iniziato a scendere e, come potete vedere dal grafico sottostante, da dicembre 2015 questa commodities si è rivalutata di oltre il 20%.

ferrarese grafico

Il 2 maggio 2016 la quotazione ha raggiunto i 1.294,00 USD, il massimo da sedici mesi a questa parte, grazie alla debolezza del dollaro Usa ed alle bassissime quotazioni petrolifere. La domanda che gli investitori ora si pongono è: quale potrà essere la forza e la durata del rialzo in corso e cosa tenere d’occhio per anticiparne i movimenti futuri?

Guardando nuovamente il grafico si può notare come l’attuale fase di rialzo si sia realizzata in tempi molto stretti ed ora sembra che l’oncia sia destinata a prendersi un periodo di pausa. Nonostante i volumi degli scambi abbiano supportato questa rivalutazione in maniera più concreta che in passato e quello che sembra frenare il rally è la mancanza di fondamentali.

Che cosa intendiamo per fondamentali? Quegli elementi che in passato ne hanno generato il rialzo: un’impennata dell’inflazione, un crollo dei listini azionari, un periodo di profonda recessione dell’economie, ecc. In questo momento, per esempio, la spinta potrebbe arrivare da un’accelerazione del processo di normalizzazione dei tassi da parte delle banche Centrali (in particolare della Federal Reserve) oppure da un aumento dell’inflazione.

Gli attuali tassi negativi, incorporati anche dalle nuove emissioni di obbligazioni da parte dei Paesi industrializzati, ha portato assenza di rendimento per i risparmiatori facendo confluire molti di loro sulla scelta di inserire o incrementare nel proprio portafoglio la percentuale investita nel metallo prezioso. Quindi, come prima cosa, bisogna tenere presente l’andamento dei tassi perché questo influenza le scelte di molti investitori prudenti e/o conservatori.

Un secondo consiglio è quello di tenere sempre ben presente la quantità di oro che viene prodotta. Infatti per tutte le materie prime esiste un prezzo di estrazione sotto il quale non conviene andare perché la successiva commercializzazione non risulta poi conveniente. Questo punto di pareggio per il metallo giallo è fissato a 1.000 USD per oncia. Quando il prezzo si è avvicinato a questo valore la produzione si è contratta ed ha esercitato una spinta sul prezzo (più o meno lo stesso scenario che sta coinvolgendo il prezzo del petrolio).

Un terzo elemento da tenere in considerazione sono gli acquisti di oro da parte delle banche centrali. Pensate che queste da sole hanno contribuito per circa un 13% della domanda globale di tale metallo. Bisogna sapere che la quantità d’oro presente nelle casse delle banche centrali si calcola sull’ammontare di valuta estera che ogni Paese detiene. Gli Stati Uniti, per esempio, hanno nelle proprie casse poca divisa estera e molto oro (oltre 8.000 tonnellate, che corrispondono quasi al 75% delle sue riserve). La Germania ne detiene 3.381 tonnellate, l’Italia 2.451 e la Francia 2.435. La Cina ha accumulato oro soltanto per il 2,2% delle proprie riserve. Tutti i Paesi, che vogliono rafforzare la credibilità delle proprie divise e contestualmente vogliono diversificare la natura delle proprie riserve, per proteggersi dalla volatilità dei mercati, tendono ad aumentarle. Negli ultimi sei anni la Banca Centrale Cinese, per realizzare quanto appena descritto, ha acquistato in media tra le sei e le otto tonnellate d’oro al mese, raddoppiandone le quantità da luglio dello scorso anno. In concomitanza con la caduta della quotazione del petrolio anche la Russia ha aumentato le proprie riserve aurifere mediante acquisti sul mercato. In controtendenza e per stato di necessità si sta muovendo il Venezuela che per far fronte alla crisi petrolifera ha venduto oltre novanta mila tonnellate di oro (25% delle sue riserve) nel corso degli ultimi sedici mesi.

In conclusione, essendo tante le variabili da prendere in esame, è consigliabile avere sempre questo asset in portafoglio per una corretta diversificazione, mentre per decidere quando sovra o sotto pesarlo il consiglio è quello di farsi sempre seguire da un esperto negli investimenti.

Per curiosità ed approfondimenti potete scrivere a fabio.ferrarese@yahoo.it

 

Turismo e rievocazioni per il Monferrato

ICASORZO FIGURANTIl 4 giugno del 1642 i soldati spagnoli del governatore di Pontestura Gerolamo Britto si recarono a Casorzo (piccolo centro della Provincia di Asti al confine con quella di Alessandria che un anno fa è salito agli onori della cronaca per un servizio della Rai sul fatto che era stato il primo in Piemonte ad adottare il sistema del Controllo del Vicinato) per esigere un oneroso tributo per il loro comandante. Ma non trovarono gli uomini che si erano rifugiati nei boschi nelle vicinanze per sfuggire all’ennesima vessazione. C’erano, però, le donne, i bambini e gli anziani, rifugiati tutti in nel campanile della chiesa. Così gli sgherri del Governatore sfogarono su questi innocenti la loro ira e diedero fuoco al campanile, finendo, come recita il rapporto del previsto Scoffone, edito nel 1880 nella “Miscellanea Monferrina” Minoglio, quelli che cercarono scampo dallfinestre e divennero facile bersaglio per il tiro dei loro archibugi. Si tratta di una tristissima vicenda che è alla base della rievocazione storica che si è svolta sabato 4 giugno, nella chiesa parrocchiale, con il contributo di oltre 50 figuranti (e tre splendidi cavalli neri) del Rione San Silvestro di Asti e dl centro studi Valentina Visconti, il tutto con la regia di Maria Teresa Perosino. Un primo ricordo era stato fatto l’anno passato, di giorno ed all’aperto, ma la seconda edizione della rievocazione ha avuto un effetto davvero notevole, a partire dal ricordo delle famiglie delle vittime fatto dalla narratrice proprio all’inizio della chiesa. Quale sia stato il campanile distrutto non è stato saperlo, visto che si parla di quello della parrocchiale di San Vincenzo o della chiesa di San Giorgio, ma l’eccidio ci fu. L’evento, che ha visto anche la partecipazione di piccolissimi e bravissimi sbandieratori dai tre anni e mezzo ai cinque, è stato molto apprezzato dai partecipanti alla serata, che ha registrato un breve intervento del sindaco di Casorzo Ivana Mussa. Sono intervenuti anche il sindaco di Montemagno, Claudio Gotta ed il consigliere delegato al turismo dell’Unione dei comuni della Valcerrina, Massimo Iaretti che ha commentato come “sia un’esperienza positiva, da ripetere e da replicare sul territorio, anche nella Valcerrina, sia alessandrina, sia astigiana, sia torinese. Le rievocazioni storiche, se costruite bene e con intelligenza, possono essere un elemento di richiamo per un turismo delle città metropolitane, in grado di fare conoscere uno dei circuiti di turismo minore tra i più belli in Italia, qual è il Monferrato, e tra i più suggestivi ed incontaminati in Piemonte, quali sono la collina monferrina e la valle”.

La vivisezione è inutile e crudele

tettamantiTettamanti: “E’ importante la specificità sulla sperimentazione alternativa.”

Durante la conferenza sulla sperimentazione alternativa, organizzata dall’International Animal Protection League a Torino, abbiamo intervistato il dott. Massimo Tettamanti, che si batte da tempo per trovare una ricerca scientifica alternativa a quella animale.

Dottor Tettamanti, come è arrivato a questo punto della sua carriera ad occuparsi di sperimentazione alternativa? Mi sono avvicinato al discorso della sperimentazione animale come attivista per i diritti degli animali, quindi più con il cuore che con la conoscenza scientifica. Poi mi sono laureato in chimica e durante i miei studi ho capito bene che, a mio parere, la strategia migliore per sostituire l’uso degli animali nei laboratori sia quella di proporre dei metodi tecnologicamente avanzati di alto valore scientifico e permettere questo cambiamento culturale e scientifico nella comunità scientifica italiana.

Quanto è importante la sperimentazione alternativa dal punto di vista scientifico? Ritengo che sia importantissima. È passato un secolo dalla nascita della sperimentazione animale: la tecnologia è diventata dominante nella nostra vita e la nostra idea è quella di applicare la tecnologia a metodologie di ricerche tecnologicamente avanzate che non facciano uso di animali, ma, che facciano uso direttamente di materiale umano.

Ci sono sostegni a livello legislativo? Si, ci sono dei sostegni a livello legislativo. Secondo la normativa, in presenza di un metodo alternativo, il ricercatore non può usare l’animale. Il nostro obiettivo è quello di dimostrare l’esistenza di questi metodi alternativi, portandoli all’interno delle università, creando degli assegni di ricerca e delle borse di studio per svilupparle e diffonderle, per convincere la comunità scientifica dell’esistenza di questi metodi. Dopo aver convinto la comunità scientifica, sarà più semplice modificare il tutto a livello legislativo.

Quale potrebbe essere un metodo alternativo? Alcuni dei metodi alternativi che svilupperemo sono le cosiddette “bio banche di tessuti umani”, cioè dei database con dei tessuti umani che normalmente provengono dai resti di operazioni. Questo materiale viene mantenuto vivo in una cultura, non solo singola cellula, singolo tessuto, ma diversi organi messi in comunicazione tra di loro come avviene all’interno del nostro organismo. In questo modo avremo un risultato specifico per l’uomo e per alcuni pazienti con specifiche malattie. Con l’aiuto dei più moderni sistemi informatici si potrà dare una spinta alla ricerca che, al momento, non si riesce a dare con il modello animale, a causa delle differenze tra specie.

Può farmi un esempio di malattia sviluppata nell’essere umano, ma, non presente nell’animale? Ad esempio la sclerosi multipla, tutte le malattie rare, tantissime forme di tumore o malattie cardiovascolari che gli animali non hanno, che però sono le principali cause di morte in Italia, in Europa e nel mondo industrializzato.

Come possiamo curare un essere umano se, nell’animale non si sviluppa la stessa malattia? È questo il problema, l’animale si ammala di malattie diverse e viene mantenuto in condizioni artificiali, e questo rende molto difficile studiare la vera malattia umana. Per questo è importante avere la vera malattia mantenuta attiva e viva e lavorare direttamente su simulatori umani. Dobbiamo direttamente intervenire sull’uomo, sulla specie umana, con la sua malattia specifica, che evolve spontaneamente. Inoltre, nessun individuo è uguale a qualsiasi altro individuo: ci sono alcune patologie che colpiscono solo un determinato individuo, quindi, bisogna studiare il dna, i tessuti e gli organi per capire come evolve la malattia, per poterla curarla.

In conclusione, possiamo sostenere la rilevanza della specificità della sperimentazione alternativa.

Esattamente, perché la ricerca è svolta principalmente su topi e ratti che sono specie molto diverse da quella umana, pertanto, estrapolare il risultato ottenuto sugli animali presuppone un salto che il ricercatore non può conoscere. Questo crea una serie di rallentamenti. Riuscire ad avere materiale umano di alta qualità specifico per l’uomo, potrà velocizzare la ricerca soprattutto per quelle malattie che sono tipiche umane.

Annalisa Chirico presenta l'anticonformista Veronesi

La giornalista ospite del Rotary Torino Crocetta

CHIRICO

A Torino ospite d’eccezione Annalisa Chirico, giornalista e scrittrice. La serata, organizzata dal presidente  del Rotary Torino Crocetta, avvocato Irma Ciaramella, si è svolta nella prestigiosa sede della Fondazione degli Avvocati Fulvio Croce. Con l’avvocato  Ciaramella, al tavolo dei relatori, erano presenti il prof. Mario Airoldi, primario di oncologia delle Molinette e il dottor Franco Maria Botta in qualità di moderatore. Annalisa Chirico ha presentato il libro “Confessioni di un anticonformista” scritto insieme al prof. Umberto Veronesi (Marsilio Editore).

“Ho voluto raccontare la vita di Umberto Veronesi come non è mai stato fatto prima ha esordito la scrittrice la storia di uomo dalle origini contadine che grazie al suo talento e alla voglia di sgobbare riesce a realizzare durante la sua esistenza linimmaginabile e impossibile, per i tempi in cui inizia la professione di medico, sfida contro il cancro al seno”. Ma il libro oltre alla storia della moderna concezione che Umberto Veronesi riesce con determinazione a far prevalere grazie all’aiuto di tanti nel campo scientifico e medico è anche la storia privata della sua vita. E’ un dialogo tra la giovane autrice e l’anziano professore sui grandi temi dell’esistenza, l’amore, le passioni, la pace, gli avvenimenti della storia. A tratti sembra di leggere un romanzo… invece è una vita vera e vissuta di un grande personaggio italiano che ha saputo farsi apprezzare dalla comunità scientifica internazionale. C’è voluto tempo naturalmente per affermare la sua idea rivoluzionaria: “il seno non va amputato, il seno si può conservare”.

“La lezione che si ricava, soprattutto per le giovani generazioni spiega Annalisa Chirico è di non cedere mai all’autocompatimento, ma lottare senza sosta per diventare ciò che si desidera”. Prima di concludere la serata Annalisa Chirico ha illustrato la sua nuova iniziativa: “Fino a Prova Contraria” (www.finoaprovacontraria.it ) un’associazione di cittadini che crede nello stato di diritto. L’associazione nasce dalla consapevolezza che in Italia non esiste ancora un sistema giudiziario equo ed imparziale e che troppo spesso assistiamo a casi di giustizia negata, sia in ambito civile che penale.

Il prossimo appuntamento con la presidente di “Fino a Prova Contraria” Annalisa Chirico è il 19 luglio a Roma a Palazzo Wedekind con ospiti illustri e con alcune vittime della giustizia.

Sarajevo ricorda David Bowie con un grande murales

BOWIE 2A Sarajevo è stato inaugurato un enorme murales dedicato a David Bowie: misura 13 metri per 10,5 ed è ritenuto attualmente il più grande al mondo. Dipinto su un edificio del campus universitario della città, l’ex caserma Maresciallo Tito, a breve distanza dalla strada nota come Sniper Alley, il viale dei cecchini durante la guerra  è stato inaugurato sulle note di “Space oddity”.  Sul graffito si legge la scritta “La moda cambia ma voi sarete sempre i miei eroi'”. L’iniziativa si deve a un gruppo di artisti di Sarajevo e dal gruppo “Bowie Team Sarajevo”. Gli schizzi sono stati realizzati dall’illustratore di fumetti della  Marvel, Enis Cisic, e trasformati in murales dal pittore Zoran Herceg, che ha impiegato un mese e mezzo per completarlo. A promuovere l’iniziativa di un graffito che ritraesse Bowie, morto di cancro lo scorso 10 gennaio a 69 anni, è stato il musicista locale Vedad Trbonja. David Bowie non visitò Sarajevo, ma durante la guerra  ( 1992-95) utilizzò la sua fama per provare ad aumentare la consapevolezza su quel dramma  e per raccogliere denaro a fini umanitari.

Marco Travaglini

Nella terra dei merli. Il Kosovo tra passato e futuro

KOSOVO2A quindici anni dalla guerra in Kosovo, la popolazione di etnia serba e quella KOSOVO1albanese vivono in un regime di tregua. Ed è proprio tra le pieghe di questa fragile sospensione che prende spunto il docufilm “Nella terra dei merli – Kosovo tra passato e futuro“, un ritratto toccante di questo lembo d’Europa (Kosovo deve il suo nome alla Kosovo Polje, la Piana del Merli, luogo di molti dei fatti storici che hanno segnato queste terre) che parte dal passato per arrivare fino ai nostri giorni: la storia di uno Stato che, tra molte avversità, prova a guardare a un domani ricco di incognite e problematiche complesse. Il docufilm racconta l’impegno in Kosovo della missione italiana della KFOR, la forza militare Nato – di cui fa parte anche l’Esercito Italiano –KOSOVO3 responsabile del mantenimento della sicurezza e del ristabilimento della pace dopo la cessazione delle ostilità nel 1999. Il film è un viaggio attraverso il Kosovo di oggi, in compagnia di tre unità LMT (liaison monitoring team) dell’Esercito Italiano, che si occupano di monitorare le necessità, le richieste ma anche le proteste della popolazione. Partendo dal Villaggio Italia, sede del Multi National Battle Group-West della KFOR, attraversa da nord a sud il paese per raccontare la situazione complessa di questo piccolo paese. Prodotto da Good Day Films di Michele Bongiorno, in collaborazione con Sky Cinema e diretto da Andrea Bettinetti, Nella terra dei merli: Kosovo tra passato e futuro è stato realizzato con il supporto dello Stato Maggiore della Difesa – Ufficio Pubblica Informazione e dello Stato Maggiore dell’Esercito – Ufficio Pubblica Informazione e Comunicazione.