ECONOMIA E SOCIETA'- Pagina 177

Stellantis e Politecnico di Torino rinnovano l’accordo

Per cooperazione su formazione e attività di Ricerca e Sviluppo

 A Torino, il Presidente di Stellantis, John Elkann, e il Rettore del Politecnico di Torino, Guido Saracco, hanno sottoscritto un protocollo d’intesa che conferma la collaborazione avviata nel 1999 e periodicamente rinnovata. L’obiettivo è rafforzare i progetti di ricerca e sviluppo sui temi della mobilità, sostenibilità e dell’economia circolare, coinvolgendo professori, ricercatori e studenti, congiuntamente alla tradizionale offerta di una solida preparazione tecnico-scientifica.

L’accordo supporta il Corso di Laurea in Ingegneria dell’Autoveicolo per il quadriennio 2022-2026 e le relative attività di ricerca per accelerare lo sviluppo di prodotti per la mobilità sostenibile. L’impegno da parte di Stellantis ammonta a un totale di 7,4 milioni di euro, pari ad una media annuale di 1,85 milioni di euro per lo più focalizzati sulle sfide tecnologiche proposte dal settore automotive e della mobilità sostenibile: elettrificazione, guida autonoma e interconnessa, digitalizzazione dei processi di manifattura e sviluppo di processi di fabbrica a supporto dell’economia circolare.

I risultati conseguiti nel corso del periodo 2018-2022 sono rilevanti e costituiscono una solida base di sviluppo per raggiungere nuovi traguardi. Per quanto riguarda l’attività didattica legata all’Ingegneria dell’Autoveicolo, sono aumentati nell’ultimo quadriennio gli studenti immatricolati sui due livelli (Laurea di I livello e Laurea magistrale), passando a 1878, mentre erano 1432 nei quattro anni precedenti. Sono saliti così complessivamente a oltre 4742 gli studenti immatricolati ai corsi di ingegneria dell’Autoveicolo dalla sua istituzione, nel 1999. Confermata la vocazione internazionale del corso: la percentuale di studenti stranieri si è attestata a circa il 15% degli immatricolati. È continuata inoltre un’importante attività didattica in diversi corsi annuali da parte di manager e professionisti di Stellantis. Offerto dal Gruppo anche un nutrito programma di moduli formativi volontari per gli studenti su tematiche specialistiche di progettazione e processi di fabbricazione del veicolo.

Positivo il bilancio sulla ricaduta occupazionale di questo percorso formativo: le percentuali di laureati impiegati ad un anno dalla laurea continuano ad essere tra le migliori in ambito nazionale, con il 93,3% dei laureati magistrali impiegati a un anno dal conseguimento del titolo (Almalaurea).

L’accordo ha inoltre supportato i percorsi di laurea internazionale (International Dual Master Degree) sviluppati insieme all’Università di Windsor (Canada) e all’Università di Oakland (USA).

I progetti di ricerca congiunti finanziati dall’accordo nel quadriennio 2018-22 sono stati 48 ed hanno affrontato, anche con la partecipazione di studenti, la soluzione di problemi industriali nell’ambito della propulsione elettrica, della guida autonoma, dei nuovi materiali, della manifattura additiva e dello sviluppo e applicazione delle tecnologie di industria 4.0.

Il Presidente di Stellantis, John Elkann ha commentato: “Le trasformazioni epocali che interessano il mondo dell’auto stanno cambiando non solo le diverse attività di produzione, ma anche l’intero settore della mobilità: per spostarci in modo veloce, sicuro, confortevole e rispettoso per l’ambiente è necessario sviluppare nuovi saperi, anche intensificando la relazione tra università e industria. Rinnovando la felice collaborazione avviata ormai oltre 20 anni fa con il Politecnico, rafforziamo la nostra capacità di essere protagonisti dell’auto anche nel futuro, a Torino e in tutto il mondo”.

Il Rettore del Politecnico di Torino, Guido Saracco, ha ricordato: “Il rinnovo dell’accordo con Stellantis consolida un rapporto di partnership ormai ventennale, uno dei più longevi e fruttuosi per il nostro Ateneo, che riguarda tematiche di ricerca avanzata e interdisciplinare, un approccio al trasferimento tecnologico focalizzato sulla condivisione della conoscenza. Rimane cardine dell’accordo la co-progettazione di un corso di laurea, l’Ingegneria dell’Autoveicolo, che ha rappresentato al suo esordio una novità assoluta nel panorama formativo italiano, ma ancora oggi mantiene intatta la sua grande attrattività per gli studenti grazie proprio allo stretto rapporto tra industria e accademia e alla sua dimensione internazionale che beneficia della rete di collaborazioni sia del Politecnico di Torino, che di Stellantis”.

Il Piemonte, una regione fotovoltaica. In testa alla classifica nazionale per produzione di energia

Ricerca Aceper

L’assessore regionale all’Energia, Matteo Marnati: «Questo dimostra la grande capacità della nostra Regione di investire in fotovoltaico. Siamo solo all’inizio di un percorso che ci porterà a triplicare questo dato entro il 2030»

Secondo i dati emersi da una ricerca fatta da Aceper (Associazione dei consumatori e produttori di energie rinnovabili) su un campione di oltre 5mila impianti fotovoltaici situati in 17 regioni italiane, il Piemonte risulta al primo posto della classifica per produzione di energia da fotovoltaico, terza per “virtuosità”, ovvero per il rapporto tra energia effettivamente prodotta e energia attesa in termini di produzione.

«Un risultato che fotografa una realtà già improntata allo sviluppo delle fonti rinnovabili, che sarà ulteriormente implementato dalle azioni che, come Regione Piemonte, abbiamo avviato per il raggiungimento degli obiettivi europei al 2030 – commenta l’assessore regionale all’Ambiente e Energia Matteo Marnati – A partire dall’approvazione, il 15 marzo scorso, del nostro Piano Energetico Ambientale Regionale articolato su quattro direttrici fondamentali: sviluppo delle fonti energetiche rinnovabili, riduzione dei consumi energetici, sviluppo della green economy e definitiva affermazione di un modello di generazione distribuita, che favorirà in particolare lo sviluppo delle comunità energetiche». «Un modello – aggiunge l’assessore – che consentirà, in parallelo al raggiungimento degli obiettivi fissati dall’Agenda 2030, anche per raggiungere il più possibile l’autonomia energetica».

Proprio le comunità energetiche sono un punto di forza della politica regionale: il Piemonte è stata la prima regione ad avviare questa esperienza, con l’approvazione, prima regione in Italia, di una legge regionale dedicata. Dal dicembre 2020 sono infatti in vigore disposizioni e incentivi per sviluppare i sistemi collettivi di autoconsumo da fonti rinnovabili e attualmente le comunità energetiche sono sperimentate con successo in 4 aree della regione.

«In attesa dell’uscita del decreto per la costituzione delle comunità energetiche – conclude l’assessore – questo dato dimostra dunque la grande capacità della nostra Regione di investire in fotovoltaico: siamo solo all’inizio di un percorso che ci porterà a triplicare questo dato entro il 2030».

 

Sì tav, voto positivo alla Finanziaria

GIACHINO : I SITAV DANNO UN VOTO POSITIVO alla FINANZIARIA 2023 del GOVERNO MELONI che ACCELERA LA TAV 
E’ un’opera che allargherà e avvicinerà il mercato per europeo e mondiale  alle aziende italiane che importano ed esportano. Negli ultimi dieci anni senza l’aumento delle esportazioni, il PIL italiano, penultimo in Europa per tasso di crescita, sarebbe stato in rosso. Negli ultimi vent’anni il PIL procapite italiano ha perso 25 punti rispetto alla media europea. Meno lavoro o lavoro più povero le conseguenze ma anche forte disoccupazione giovanile.
La politica e i partiti debbono dare priorità all’aumento dello sviluppo del Paese a un tasso di almeno 2 punti l’anno per creare nuove occasioni di lavoro e per diminuire il peso del Debito Pubblico che dagli anni 70 è in costante aumento.
Investimenti come la TAV, la Nuova Diga di Genova ci porteranno più logistica e più turismo, due settori labour intensive sapendo che i Paesi con una logistica più efficiente hanno resistito meglio alla crisi.
Con la nostra grande Manifestazione di Torino del Novembre 2018 abbiamo battuto la stagione dei NO a Tutto che hanno contribuito a bloccare il Passe.
Dopo il blocco decretato dal Governo giallorosso la accelerazione dei lavori della TAV decisa dal Governo Meloni consentirà al nostro Paese di ricevere dalla Europa un contributo aggiuntivo di un miliardo per la costruzione della tratta italiana da Bussoleno a Torino. Si perché nella estate del 2019 l’Europa che inizialmente finanziava solo il 40% del costo delle tratte transfrontaliere decise di finanziare anche il 50% della tratta italiana da Bussoleno a Torino ovviamente a lavori in corso.
Ecco un altro bel risultato delle manifestazioni SITAV pacifiche è molto partecipate.
Con la costruzione delle autostrade e dei trafori autostradali alpini l’Italia costruì il Boom economico , con  le nuove Reti ferroviarie come la TAV e i corridoi del Brennero e della Genova- Rotterdam l’Italia potrà uscire dalla ventennale stagnazione , bloccando la fuga all’estero dei nostri ragazzi neolaureati con uno sviluppo green e sostenibile.
 
Mino GIACHINO 
SITAV SILAVORO 

“Cinema mon amour”, Gaetano Renda scuote la crisi delle sale cinematografiche

Il convegno ha aperto il 40° TFF

Il cinema non gode proprio di una buona salute ma qualcuno oggi azzarda a dire che i sintomi di un più o meno rapido miglioramento s’incomincia a vederli. Cautela, tutti si sorridono ma si muovono in fin dei conti ancora con i piedi di piombo, forse l’allegria di aver fatto centro con certe opere italiane uscite di recente e soprattutto di essere tornati in sala, uno accanto all’altro, non più divisi da quegli odiosi nastri biancorossi, ormai lontani ma ben presenti nella memoria, non più a guardarsi in cagnesco se qualcuno mai ci provava a sedersi vicino a te, esempio inaudito della demonizzazione della sala cinematografica, ebbene senti che s’è ripreso a respirare un’altra aria. “Riportare il pubblico in sala” è del resto il ritornello pieno di combattiva speranza che ogni produttore e distributore ed esercente va ripetendo, il Piemonte è al secondo posto in Italia dopo il Lazio per set e giornate lavorative, la nostra Film Commission è osannata e ricercata da chi s’impegna a girare un nuovo film, cinema e televisioni la cercano, mai come in queste ultime settimane si sono visti parcheggiati in città mezzi di trasporto di nuove produzioni, il botto americano di pochi mesi fa ha riempito i cuori e le casse di gioia: poi, al termine della filiera, ci si accorge che qualcosa non funziona più o per lo meno certo come ci si dovrebbe aspettare. Vuoi allora l’aria del momento, vuoi la lodevolissima tempestività del presidente Cirio, arriva bene augurante la notizia di un aiuto, da parte della Regione, a strettissimo giro di decisione, dall’inaugurazione a 48 ore dopo, un nuovo piano di finanziamento per il triennio 2023/2025. Diventano quattro i milioni annui di euro cui s’aggiungono altri nove per le tante sale, non soltanto per renderle luoghi atti a ospitare manifestazioni culturali ed eventi ma altresì per attuare un prezioso restyling  e un altrettanto augurabile adeguamento tecnologico. Quindi benvenuti ai complessivi 21 milioni triennali che porteranno modernizzazione e nuovi impegni.

Comunque, esuli ancora dall’euforia generale, venerdì scorso, alle 9 del mattino, il festival s’è svegliato con la sala 3 del Massimo gremita di addetti ai lavori, di curiosi, di operatori, di un selezionato gruppo di ospiti, in presenza e in streaming, per cui Gaetano Renda, agguerrito esercente di Centrale, Due Giardini e Fratelli Marx, ha potuto da provetto entertainer dare corpo a “Cinema mon amour – L’avventurosa storia del cinema nelle sale”, a quel convegno preparato per intere settimane forse per mesi, con cui poter rivedere e fare il punto sull’importanza della sala, sul suo rapporto “prioritario e imprescindibile” con la collettività, sul desiderio di tornare a incontrarsi e a scambiarsi idee, sul presente e sul futuro. “Vi siete contati, ragazzi?”, direbbe il cinefilo riportandoci alla mente “I guerrieri della notte” di Walter Hill: sì, siamo in tanti e si può cominciare.

Mentre la sottosegretaria alla Cultura Lucia Bergonzoni – in attesa che le siano affidate le deleghe allo Spettacolo – ribadisce l’attenzione dell’attuale governo per la nostra città (sarà la prossima settimana a Torino) quanto sia importante la ricaduta sul territorio, uno dei soggetti non ultimo, l’occupazione, Renda sottolinea come negli ultimi decenni la città sia passata ad essere da immagine di fabbriche e di industria a eccellenza culturale. Il presidente del Museo del Cinema, Enzo Ghigo esprime ancora una volta il concetto che “senza sale il cinema non c’è” nonché la volontà di tutta quanta l’organizzazione del festival a far sì che per questa edizione fosse offerto al pubblico completamente in presenza, pur in “una condizione pandemica non ancora del tutto risolta”.

Il solito vecchio problema sono le piattaforme, che con i comodi divani di casa propria continuano a rubare spettatori. O forse avrà ragione (noi crediamo “anche” ragione) Alberto Barbera, direttore della Mostra veneziana, quando nei mesi passati scatenò un mezzo putiferio per aver osato ribadire che non solo le piattaforme ma pure la “povertà” intellettuale (eguale “di intelletto”) di certe opere cinematografiche nostrane portava inesorabilmente all’abbandono o ad una massiccia rarefazione del pubblico. Apriti cielo! Ma il concetto è innegabile, tangibile, la commedia italiana diventa il capro espiatorio, la mancanza dell’attore del momento fa disertare, il vecchio stile come l’idea azzardata spaventano. Come altrimenti si spiegherebbe la cancellazione, nel giro di una sola settimana” di opere come “Brado” di Kim Rossi Stuart o di “War” di Gianni Zanasi? Chiaro comunque che quelle invasioni di campo di certi network non fanno la salute del cinema, certo che gli abbonamenti alla rete sono più comodi, certo altresì che occorrerà arrivare a inventarci formule nuove ad accompagnare le proiezioni. Come ci si debba anche interrogare come non sia possibile anche a casa nostra passare ai 150 giorni dei francesi i nostri soli 90 perché un film possa passare dallo schermo al quello televisivo di casa. Si dovrà frenare quel calo di spettatori che è stato nei primi sette mesi del 2022 del 56 e rotti per cento rispetto allo stesso periodo del 2019, il Piemonte dovrà riacquistare robustezza visto che è passato da un bacino di 4 milioni ad una cifra dolorosa di 1,8. Domenico De Gaetano, direttore del Museo del Cinema, osserva altre cifre: “Nelle due sale destinate al cinema Massimo alle prime visioni il calo è stato del -44%, nella sala 3, dove sono proiettati i classici, si è registrato un -15%, il che significa che la passione per il cinema non è mai venuta meno”.

Un eccellente intervento, chiaro e appassionato, dati e idee alla mano, è arrivato da Barbara Bruschi, presidente Aiace Torino. Forse da lei, docente universitaria che coglie da una ragazza, nei corridoi di Palazzo Nuovo, la frase “se è per andare a vedere un film allora me ne sto a casa”, forse il grido più affannoso. Narra di un’America che, attraverso studi e dichiarazioni, denuncia la disgregazione di certe comunità quando si è visto meno pubblico in una sala di bowling, quando le immagini di certi servizi ci rendono la solitudine domestica o lo sguardo di un televisore in ogni stanza, con la cancellazione di ogni rapporto familiare, con la separazione netta di fasce d’età, con il chiudersi senza se e senza ma nel proprio mondo ristretto. Anche lei, come Renda, come tutti gli altri, esprimono la necessità di spostare le persone verso la sala intesa come luogo di aggregazione, imperdibile e decisamente auspicabile: qualcuno sogna che presto le sale possano essere intese come “bene culturale”. Ancora una ventata di ottimismo da Enzo Ghigo, per quanto riguarda il Museo del Cinema: “Nel ponte dei Santi più di 13.700 persone hanno visitato il Museo, noi tutti felicissimi se si pensa che proprio in quei giorni l’ascensore che porta alla terrazza della Mole era in manutenzione e che quindi ognuna di quelle persone che sono entrate lo hanno fatto perché soltanto attirate dalle esposizione e dalla mostra di Argento che avrebbero trovato sotto la volta dell’Antonelli”.

Elio Rabbione

Nelle immagini, Gaetano Renda organizzatore di “Cinema mon amour”; Steve Della Casa, direttore del 40° TFF, Enzo Ghigo e Domenico De Gaetano, Presidente e Direttore del Museo del Cinema.

Exor Ventures e nuovi investitori sposano il progetto della startup FidoRent

Nuovi investimenti provenienti da privati e fondi internazionali lanciano la realtà che offre servizi di protezione sull’affitto per le città di Torino e Milano

Una nuova stella nel firmamento delle startup italiane. Grazie all’accordo trovato con Exor Ventures e nuovi investitori, la startup FidoRent debutta nel mercato degli affitti residenziali del Nord-Ovest grazie a un nuovo round di investimenti per un totale di €400.000 che garantisce alla neonata impresa il supporto necessario ad ampliare il territorio di riferimento, offrendo i propri servizi sulle città di Torino e di Milano.

Il problema degli affitti non pagati
Dopo un anno dalla nascita del progetto nel venture builder Vento, per FidoRent è arrivato quindi il momento di entrare a far parte dei protagonisti del settore, offrendo nuove soluzioni al crescente problema del mancato incasso degli affitti nelle città. In Italia, solo nel 2021, si calcola infatti che gli affitti non percepiti ammontino a un totale di quasi €1.3 miliardi.
FidoRent ha scelto di cambiare la prospettiva e rivoluzionare il mercato offrendo ai proprietari di casa la possibilità di ottenere fino a 24 mensilità di affitto anticipate, al netto di una commissione che verrà trattenuta, e garantirsi la migliore protezione contro i rischi legati a ritardi o mancati pagamenti. In alternativa all’anticipo delle mensilità, FidoRent può predisporre un piano di affitto mensile garantito, con lo stesso grado di protezione ma senza alcun costo per il proprietario, in quanto il costo verrà ricoperto dall’inquilino. Una realtà ambiziosa che guarda alle principali sfide dei proprietari di casa, ma che si apre anche a nuovi partner commerciali, come agenzie e intermediari immobiliari.

Un supporto d’eccellenza
Ampio il ventaglio di investitori che stanno credendo nel progetto, tra i quali compaiono figure di rilievo del settore, come uno dei primi 10 dipendenti di AirBnb, che ha collaborato alla crescita del colosso internazionale.
A dare fiducia alla nuova startup tutta italiana spicca soprattutto il nome di Exor Ventures: braccio operativo di Exor, con cui vengono supportate aziende emergenti che hanno le potenzialità di diventare leader nel proprio mercato. Un sostegno di alto profilo a cui si somma la competenza di chi conosce profondamente il mercato. A enfatizzare la bontà del percorso, tra i sostenitori di FidoRent c’è infatti Casavo: azienda leader del settore e tra le prime realtà capaci di dimostrare come il potenziale tecnologico possa essere un valore aggiunto nel settore immobiliare.
Federico Gallina, co-founder di FidoRent, ha commentato: “Il mercato degli affitti residenziali sta vivendo uno stato di profondo cambiamento, ma anche di instabilità, che si ripercuote su ogni attore in gioco. Quando abbiamo lanciato FidoRent ci siamo posti l’obiettivo di riportare fiducia nel rapporto tra proprietario e inquilino: da qui la nascita di diversi servizi a tutela dei locatari. Ieri sembrava solo un’idea ambiziosa, mentre oggi siamo alla concreta ricerca di nuovi partner commerciali e, anche grazie al prezioso supporto di Exor Ventures e di Casavo, sappiamo di poter espandere l’ecosistema FidoRent e cambiare profondamente il mercato”.

Non puoi piacere a tutti

Quante volte ci siamo sentiti inadeguati ad un ambiente, ad un gruppo di persone, ad una partner sentimentale che stavamo cercando di conquistare?

E come abbiamo reagito per sentirci adatti? Qualcuno avrà cercato di assumere una postura diversa, altri avranno girato i tacchi abbandonando il campo, altri ancora avranno addirittura raccontato chissà quali storie per essere creduti diversi, migliori, importanti.
Normalmente sono gli adolescenti che, per sentirsi accettati in un gruppo, in un contesto, vestono come gli altri componenti, adottano lo stesso linguaggio, fumano e bevono alcolici per sentirsi adulti o accettano pericolosissime prove di coraggio per non essere considerati degli “sfigati”.
Terminata l’adolescenza, però, dovrebbe subentrare l’accettazione del proprio corpo e del proprio carattere, cercando eventualmente di modificare i difetti oggettivi (aggressività, pigrizia, ecc).
Quasi sempre, tuttavia, ciò che si pensa non piaccia agli altri è ciò che non piace a noi stessi ed allora ecco che, alla comparsa elle prime rughe (un tempo era una prerogativa femminile, ora non più) cominceremo con creme anti-age per poi passare agli interventi di chirurgia plastica nella vana speranza di sembrare più giovani; ovviamente con il cedimento dei tessuti dovuto all’età gli interventi di chirurgia plastica andranno ripetuti con risultati spesso osceni, che rendono chi se ne è sottoposto alle critiche più feroci.
Tra il sé reale (ciò che un individuo è realmente) ed il sé ideale (le sue aspettative su ciò che vorrebbe essere) quanto più queste coincidono, tanto maggiore sarà la sua autostima.
Personalmente non ho mai inseguito ideali dove la ricchezza venisse al primo posto, non ho mai dovuto indossare abiti griffati per sentirmi a mio agio e resto quello che sono tanto con gli amici, quanto con nuove conoscenze, sia nel Consiglio comunale in cui sono eletto sia quando sono stato ammesso ad entrare nel Palazzo presidenziale di Bratislava o quando sono stato Segretario Nazionale di un sindacato autonomo.
Certo, in parte è carattere ma occorre anche la consapevolezza che, se cerchi di indossare un abito che non è il tuo, rischi di fare una figura peggiore di quella che stai cercando di evitare.
Alcune persone si sono rivolte a me, non importa che fossero amici o persone appena viste, lamentandosi di essere poco colte, di non aver studiato, di non avere una professionalità o di svolgere lavori umili e, perciò, di sentirsi inferiori a chi li circonda.
La prima osservazione che pongo davanti a loro occhi è che noi vediamo ciò che gli altri ci fanno vedere, non ciò che è realmente: sapeste quante persone che hanno un’autovettura costosissima in realtà l’anno presa a rate e quando si accorgono di non riuscire più a pagarle (magari dopo soli sei mesi) la restituiscono, raccontando però che non funzionava bene, aveva n difetto strutturale e cose del genere; noi, però, sentiamo solo la loro versione.
Oppure persone che, nel tentativo di conseguire una laurea, cambiano almeno tre facoltà con motivazioni spesso incredibili non ammettendo di non essere fatti per studiare.
Finché giudicheremo le persone dal loro status sociale, anziché dalla loro natura, dal loro comportamento, dalla loro umanità, da ciò che fanno anziché da ciò che raccontano dovremo sempre mettere in conto che quella persona potrebbe mentire su se stessa.
Nella trilogia “Amici miei” il conte Mascetti (Ugo Tognazzi) raccontava: “Fino a 21 anni mi sono fatto vestire e spogliare dal cameriere; il Conte “Lello” Mascetti s’è fatto un viaggio di nozze di tre anni e mezzo con moglie e un orso di due metri al guinzaglio.”
Peccato che ora vivesse in un monolocale alla giapponese con il bagno coi piedoni (alla turca). Eppure gli amici delle zingarate lo accettavano per ciò che era, per ciò che poteva dare (compagnia e risate), non certo per essere stato un conte.
E questo si collega al discorso dell’amicizia, oggetto di un mio prossimo articolo. Se uno ti è amico lo è nei momenti belli ed in quei bui, per ciò che sei e non per ciò che gli dai.
Se devi diventare qualcun altro per piacere, significa che agli altri non piaci tu, ma ciò che fingi di essere; per cui gli altri fingono di esserti amici.

Sergio Motta

Una montagna sacra per il Gran Paradiso

Mille firmatari per una proposta che farà storia

Un progetto per far pace con la Natura

 

Il progetto sarà presentato e condiviso il 26 novembre alle ore 10 presso la Sala Stemmi del Museo nazionale della Montagna, Piazzale Monte dei Cappuccini 7 – Torino

Sono più di mille i primi firmatari del progetto “Una Montagna Sacra per il Gran Paradiso”, e sono persone di radici e culture molto diverse: alpinisti, escursionisti, naturalisti, giornalisti, scrittori, artisti, montanari, frequentatori rispettosi di ogni vita e di ogni luogo che hanno condiviso con entusiasmo la proposta. Nessun conquistatore.

La filosofia del progetto

Il progetto nato dall’idea di Toni Farina e Antonio Mingozzi per onorare i cent’anni del Parco nazionale Gran Paradiso con un’azione di alto profilo, che si spingesse oltre la mera celebrazione, ha raccolto l’adesione di un qualificato ventaglio di sostenitori, in forma associativa e individuale, tra cui: il Club Alpino Italiano e l’Alpine Club di Londra, gli alpinisti Kurt Diemberger, Fausto De Stefani, Hervé Barmasse, Alessandro Gogna, Manolo, il climatologo Luca Mercalli, l’antropologo Duccio Canestrini, i giornalisti Paolo Rumiz, Michele Serra, Enrico Camanni, il regista Fredo Valla, i saggisti Guido Dalla Casa e Silvia Ronchey, gli scrittori Paolo Cognetti, Matteo Righetto, Tiziano Fratus, Daniela Padoan, Raffaella Romagnolo, gli attori Giuseppe Cederna, Lella Costa, Giovanni Storti.

In un’epoca avida di performance e povera di spirito, in una società segnata dalla competizione e dal dissennato consumo delle risorse naturali, i sostenitori del progetto auspicano che almeno su una cima – identificata con il Monveso di Forzo, l’elegante triangolo a cavallo tra la Valle Soana e la Valle di Cogne ci si astenga dalla “conquista” per riscoprire il significato del limite. Si tratta ovviamente di un atto simbolico: fermarsi sotto la cima lasciandola ai giochi del vento è scelta rivoluzionaria per una cultura antropocentrica e “padrona”.

Niente di confessionale: il termine “sacro” va inteso in senso laico, nel segno del rispetto e della contemplazione. E niente di costrittivo: la “Montagna Sacra” non sarà mai un luogo di divieti. Il progetto non prevede alcuna interdizione formale e nessuna sanzione pecuniaria. Molto più semplicemente, l’impegno a non salire sul Monveso è una scelta culturale, un libero ammonimento, un vivissimo auspicio, nella speranza che venga compreso e abbracciato dall’intera comunità.

www.sherpa-gate.com/la-montagna-sacra/

https://www.facebook.com/montagnasacra

Programma dell’incontro pubblico

26 novembre 2022, ore 10/13

Sala Stemmi del Museo Nazionale della Montagna

Piazzale Monte dei Cappuccini 7 – Torino

 

Saluto di Bruno Migliorati (CAI – Presidente Comitato Direttivo Gruppo Regionale Piemonte)

Saluto di Lorenzo Giacomino (Sindaco di Ronco Canavese)

 

Apertura Antonio Mingozzi e Toni Farina: “Una Montagna Sacra per il Gran Paradiso”

 

Alessandro Gogna “La libertà del limite”

Guido Dalla Casa “La Montagna Sacra e l’ecologia profonda”

Riccardo Carnovalini “Cercando il Dio delle piccole cose”

Paola Loreto “Lo sguardo e la voce della poesia”

Ettore Champretavy “Corsa e contemplazione in montagna: l’apparente paradosso”

Daniela Padoan “Nello spirito della Laudato Si’”

Giuseppe Cederna “La bellezza, l’invisibile e il Pellegrino”

 

Conclusioni di Enrico Camanni

 

Coordina Rosalba Nattero

 

Sarà proiettato in anteprima il documentario di Alessandro Gogna e Achille Mauri “Montagna Sacra”

L’evento sarà trasmesso in diretta streaming sulla pagina Facebook “Una Montagna Sacra nel Gran Paradiso”

 

Rosalba Nattero

Presidente

Per contatti: nattero@inrete.it  

SOS Gaia – Piazza Statuto 15, 10122 Torino

www.sos-gaia.org  –  info@sos-gaia.org

“Il grido della pace” Religioni e Culture in dialogo da Roma a Torino

 Alla Casa del Teatro dei ragazzi e dei giovani

Quest’anno, l’incontro internazionale di preghiera per la pace delle religioni mondiali, nello spirito di Assisi, ha avuto come titolo “Il grido della pace- Religioni e culture in dialogo”. Si è svolto a Roma da domenica 23 a martedì 25 ottobre. L’evento ha raccolto le attese di pace dei popoli e delle culture, in un tempo segnato dal tragico ritorno della guerra in Europa, che sta causando molte vittime e molta distruzione. C’è bisogno di inviare un forte messaggio di speranza e di fiducia nel futuro.
Oggi lo “spirito di Assisi”, uno spirito di dialogo e amicizia, capace di coinvolgere leader religiosi, politici e gente comune nella costruzione della pace a ogni latitudine, appare sempre più necessario. Su questo si sono confrontati leader religiosi e rappresentanti dei popoli e delle culture di ogni parte del mondo nei tre giorni di convegno, che si è tenuto al Centro Congressi La Nuvola, conclusosi con la preghiera per la pace al Colosseo insieme a Papa Francesco, e con l’approvazione di un appello comune.
Ritenendo che un documento così importante e significativo meriti di essere condiviso e conosciuto il più possibile, si è pensato di promuovere anche in Piemonte un momento di dibattito che approfondisse quanto realizzato il 25 ottobre scorso al Colosseo dai leader mondiali delle religioni.
Il Coordinamento interconfessionale del Piemonte “Noi siamo con voi” e il Comitato Interfedi della Città di Torino, con il patrocinio del Consiglio Regionale e del proprio Comitato per i diritti umani, si sono uniti nella comunità di Sant’Egidio per condividere l’impegno per la pace, nato dalle diverse tradizioni religiose, offrendo a tutta la comunità civile un gesto di responsabilità e di concordia per la pace. Anche i responsabili di diverse comunità religiose presenti a Torino e in Piemonte sottoscriveranno l’appello di pace di Roma, unendosi ai leader delle religioni mondiali.
L’appuntamento è per sabato 26 novembre, alle 18:30, alla Casa del teatro dei ragazzi e dei giovani, in corso Galileo Ferraris 266, a Torino.
Saranno presenti Daniela Sironi, per la comunità di Sant’Egidio; Valentino Castellani, Presidente del comitato Interfedi della Città di Torino; Giampiero Leo, portavoce del Coordinamento Interconfessionale del Piemonte “Noi siamo con voi”.

Mara Martellotta

Scommettere sull’Italia: l’avvio di un’attività a Torino come immigrato argentino

 

Una famiglia Italo-Argentina intrapendente,una storia di successo. Intraprendere a Torino con un prodotto argentino.

German è arrivato con i suoi genitori per la prima volta in Italia nel 1990 da bambino, per ambizioni lavorative del padre, all’epoca un giovane ingegnere. Dopo quattro anni nel frusinate, suo papà viene trasferito a Torino, città dove la famiglia trova una seconda casa e una nuova vita. Le tradizioni argentine però non si perdono mai, il mate quotidiano, le domeniche mattina ad ascoltare musica folklorica (il padre è oriundo di Misiones, nord dell’Argentina) ma soprattutto le Empanadas che la mamma di German prepara secondo la ricetta familiare trasmessale dalla sua bisnonna. Passano dieci anni nella prima capitale italiana fin quando, per via della nostalgia, decidono di provare a rientrare in Argentina.

Ma l’Argentina come si sa, vive periodi di difficoltà economica e non solo. Rientrati tra il 2004 e il 2005, con il paese sudamericano appena uscito dalla famosa e tragica crisi del 2001, i genitori del ragazzo faticano a trovare lavoro stabile nei rispettivi campi. Tutto questo, sommato all’inflazione sempre in crescita e alla delinquenza quasi fuori controllo fa sì che, nel 2014, dopo un incidente stradale in cui la mamma vieni investita mentre passava sulle strisce pedonali e si salvi per miracolo, decidano di trasferirsi definitivamente e nuovamente a Torino.

È proprio mentre si riprende da questo incidente che la mamma si appassiona ancora di più alla cucina e che German dice alla mamma che le sue Empanadas erano troppo buone per non farle conoscere al mondo. Comincia così, poco prima del rientro, l’elaborazione da parte del ragazzo di un business plan che, una volta a Torino, viene presentato a diverse persone, ong e banche al fine di ottenere un prestito per aprire un negozio. I rifiuti di chi non crede nel progetto si susseguono durante un paio d’anni finchè, la Cooperativa Raggio, alla ricerca di un progetto del quartiere da “sponsorizzare”, affida per alcune ore la cucina del bar della Cascina Roccafranca a Griselda, la mamma di German. In questa cucina del quartiere torinese di Mirafiori Nord le Empanadas cominciano poco a poco a farsi conosciute nella zona della Circoscrizione 2 grazie agli apericena in cascina e grazie al fatto che vengono vendute alle milongas (i posti in cui si balla tango) nei weekend.

Finalmente, nel 2018 e tramite l’appoggio dell’Ufficio Pio e di Banca Etica, la famiglia riceve l’ok per quanto riguarda il business plan ed il prestito per aprire un negozio dedicato alle Empanadas, la specialità di street food per eccellenza dell’Argentina.

Il 9 luglio 2019, in coincidenza con il giorno dell’Indipendenza Argentina, Alpi Empanadas apre le sue porte in Corso Peschiera 198b e nonostante una pandemia ed una crisi economica ancora in atto, le Empanadas della famiglia di German e Griselda, preparate con carne di angus argentino e prodotti da contadini locali e a km0, continuano a conquistare non solo le tavole dei torinesi ma anche quelle di tanti che vengono da fuori per assaggiarle o di chi decide di farsele spedire in altre regioni d’Italia.

La perseveranza e la voglia di intraprendere di questo ragazzo immigrato dall’Argentina e della sua famiglia sono senza dubbio un esempio di come l’immigrazione può diventare una ricchezza per tutto il territorio.

Bernardita Feldman 

ParlamiDiSpreco: iThanks vince la finale Nord-Ovest del premio Cambiamenti

Con un progetto legato alla riduzione del food waste

Lo scorso 12 maggio alle ore 18.00 andava in diretta sulla pagina Linkedin di Parla Con Me la puntata di #ParlamiDiSpreco e tra gli ospiti vi era Andrea Albert Maria Gasco – Founder & CTO di iThanks, il primo assistente digitale che automatizza il controllo e la gestione dei prodotti in scadenza nei supermercati e nei negozi, e non solo, risolvendo il problema spreco del cibo.

Oltre a questo riesce a elaborare analytics unici che permettono di migliorare le performance del punto vendita e ridurre l’impegno e la fatica degli addetti, evitando che il cibo scada e migliorando anche la sostenibilità del negozio.

Durante la puntata Andrea Albert Maria Gasco ha spiegato quanto, grazie a loro, le date di scadenza degli alimenti non saranno più un problema.

Lo scorso 18 novembre 2022, presso Il Teatro Juvarra, fortemente voluta da CNA Piemonte, si è tenuta la fase finale Nord Ovest del premio Cambiamenti, all’interno della quale è  risultata vincitrice, come miglior startup, Nord-Ovest, accedendo alla finale nazionale del premio, che avrà luogo a Roma il 15 dicembre prossimo.

Il Team di Parla Con Me è costituito da Simona Riccio – Social Media Marketing Manager e Founder della trasmissione, con la partecipazione dell’onorevole Maria Chiara Gadda – Prima firmataria della legge 166 sullo spreco alimentare e testimonial ufficiale di Parlami di Spreco; Alessio Criscuolo, Maurizio Fiengo e Davide Conti.

Parlami di Spreco è l’iniziativa che pone al centro del dibattito l’ampio tema dello spreco alimentare, che affligge il nostro Paese e il nostro pianeta, offrendo una tavola rotonda che ospiti aziende e personalità di spicco nella lotta contro lo spreco alimentare, mettendo al centro soluzioni innovative per contrastarlo.

La trasmissione è ripresa il 18 novembre scorso e continuerà fino a fine giugno.


Per riascoltare tutte le edizioni precedenti, potete visitare il nostro sito www.parlaconmeofficial.it