Dall Italia e dal Mondo- Pagina 4

Cerboneschi: “Le Terre di Dreora & La Profezia del Guardiano”, guerre tra luce e oscurità

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Una profezia dimenticata annuncia il ritorno dell’Oscurità Primordiale e la ricerca di un nuovo Guardiano

L’AUTORE SI RACCONTA
Mi chiamo Alessio Cerboneschi, sono nato a Firenze nel 1993, sono un tecnico informatico, ma da sempre nutro una passione profonda per la scrittura e il mondo della narrazione. Questo viaggio ha avuto inizio quando ero solo un bambino, con un libro che ha cambiato per sempre il mio modo di immaginare: Il Signore degli Anelli. Quel capolavoro di J.R.R. Tolkien non solo ha acceso la mia immaginazione, ma ha anche instillato in me un amore duraturo per il fantasy, un genere che mi affascina per la sua capacità di intrecciare storie di coraggio, magia e mondi vasti e complessi. Sin da allora, il desiderio di creare universi miei ha preso forma, e con il passare degli anni ho affinato la mia scrittura, guidato dalla voglia di raccontare storie che potessero trasportare i lettori lontano dalla quotidianità. Scrivere per me non è mai stato solo un passatempo: è un atto creativo, una porta verso mondi inesplorati, un modo per dare vita a personaggi, luoghi e trame che abitano nella mia mente. Quasi dieci anni fa, ho deciso di trasformare questa passione in un progetto concreto. È iniziato così un lungo e impegnativo viaggio creativo che oggi prende vita con la pubblicazione del mio primo romanzo: La Profezia del Guardiano. Questo libro non è solo il capitolo iniziale della saga Le Terre di Dreora, ma rappresenta anche il culmine di anni di dedizione e lavoro. Mi piace creare personaggi che non siano mai completamente eroi o antieroi, ma che rispecchiano la complessità dell’essere umano: le loro scelte, le loro paure e i loro trionfi sono il cuore pulsante della mia narrazione. Le Terre di Dreora non sono solo un mondo immaginario, ma un luogo dove chiunque può trovare rifugio e lasciarsi trasportare da storie epiche, battaglie avvincenti e profonde esplorazioni dell’animo umano. Ho voluto costruire un universo pieno di dettagli, dalle mappe alle lingue, dai miti antichi alle creature uniche che popolano le sue terre.
IL LIBRO
Le Terre di Dreora & La Profezia del Guardiano è il primo volume della mia trilogia fantasy ed è ambientato nelle affascinanti Terre di Dreora, un mondo forgiato dagli Dei e lacerato da millenarie guerre tra luce e oscurità e dove un fragile equilibrio regna da secoli. Ma quando il Protettore Supremo, ultimo baluardo di pace, si ammala gravemente, vecchie minacce cominciano a riemergere dall’ombra. Ener, un giovane cacciatore cresciuto nella tranquilla cittadina di Valhem, conduce una vita semplice, fatta di caccia e legami familiari. Ma quando misteriose creature oscure iniziano a riemergere dai confini del mondo conosciuto e si diffondono voci sulla malattia del Protettore Supremo, il giovane si ritrova coinvolto in eventi molto più grandi di lui. Una profezia dimenticata annuncia il ritorno dell’Oscurità Primordiale e la ricerca di un nuovo Guardiano. Spinto da un destino che non può più ignorare, Ener intraprende un viaggio pericoloso che lo porterà ad affrontare antichi poteri, creature leggendarie e le verità nascoste sul proprio passato. Al suo fianco, amici leali e inaspettati alleati lo accompagneranno nella lotta contro un male che minaccia di risorgere e gettare Dreora nel caos.
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Contatti: 

-Facebook: Alessio Cerboneschi – autore

Instagram: LeTerrediDreora

Sito webwww.leterredidreora.it

-Email: postmaster@leterredidreora.it

Vittima di incidente stradale e di malasanità a Torino: come tutelarsi?  

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Quali strumenti mette a disposizione la legge?

Può accadere, e purtroppo accade: una persona resta coinvolta in un incidente stradale e, nel corso del trattamento sanitario necessario per curare i danni riportati, subisce anche un caso di malasanità.

Si tratta di una doppia lesione, fisica e morale, che pone la vittima in una condizione di fragilità, di incertezza, di profonda sofferenza e di dispiacere. Come potrà fare a ottenere giustizia per una vita totalmente cambiata, a volte anche distrutta?

Quando la fiducia nel sistema viene messa a dura prova da eventi di questo tipo, è essenziale conoscere i diritti garantiti dalla legge e i percorsi per ottenere una tutela adeguata anche nella propria città, conoscendo i professionisti giusti.

In queste situazioni, il supporto di un avvocato civilista a Torino può fare la differenza nel riconoscimento dei diritti di una vittima.

È questa la figura che, grazie alla sua preparazione in materia di responsabilità civile e sanitaria, è in grado di guidare la vittima lungo un doppio percorso legale e risarcitorio. Vediamo come.

Incidente e malasanità: quando il danno è in scala maggiore

In uno scenario del genere, le conseguenze sono spesso gravi e articolate.

Dopo l’impatto iniziale – ad esempio un investimento sulle strisce pedonali o una collisione tra veicoli – la persona ferita viene ricoverata per ricevere cure mediche. Tuttavia, può verificarsi una negligenza o un errore nella gestione clinica: infezioni, diagnosi tardive, interventi mal eseguiti. L’effetto è un danno aggiuntivo, che non solo aggrava la condizione fisica, ma complica l’intero iter di recupero.

In termini giuridici, si parla di doppia responsabilità: da un lato quella dell’automobilista o del soggetto che ha causato l’incidente, dall’altro quella della struttura sanitaria o dei professionisti coinvolti nella cura.

Entrambe le circostanze possono (e devono) essere affrontate con strumenti distinti, ma coordinati, per garantire un risarcimento complessivo e proporzionato.

Due fronti, un unico percorso di tutela

La legge in Italia consente di agire separatamente per ciascun tipo di danno.

La responsabilità civile da circolazione stradale prevede il risarcimento da parte della compagnia assicurativa del veicolo responsabile.

È necessario documentare la dinamica del sinistro, le lesioni, e dimostrare come queste abbiano influito sulla vita quotidiana della vittima.

Parallelamente, in presenza di una condotta sanitaria errata o inadeguata, si può intraprendere un’azione per responsabilità medica, nei confronti dell’ospedale o del singolo operatore. Tale azione richiede l’accertamento di una colpa medica tramite perizia e l’attivazione di specifici procedimenti, come la mediazione obbligatoria.

Un avvocato civilista esperto in responsabilità sanitaria e stradale può rappresentare un punto di riferimento fondamentale in questi casi nella propria città.

Si tratta di una figura professionale che si occupa della gestione dell’intero iter legale: dalla raccolta della documentazione medica e assicurativa, alla consulenza tecnica, fino all’eventuale causa civile. È lui a coordinare periti, medici legali e testimoni, valutando con precisione la strategia più efficace per far valere i diritti della vittima.

In un contesto come quello torinese, dove le strutture sanitarie e le dinamiche del traffico presentano una notevole complessità, la conoscenza del territorio e delle prassi locali è un vantaggio non trascurabile.

Gli strumenti previsti dalla normativa italiana

Chi subisce un doppio danno può avvalersi di diverse tutele giuridiche:

  • Richiesta di risarcimento alla compagnia assicurativa del responsabile del sinistro stradale;

  • Azione legale per responsabilità sanitaria, secondo la Legge Gelli-Bianco (n. 24/2017);

  • Mediazione obbligatoria in caso di controversie sanitarie;

  • Consulenza tecnica preventiva per quantificare il danno prima del processo;

  • Costituzione di parte civile in sede penale, se vi è ipotesi di reato.

È fondamentale conservare tutta la documentazione medica, le fatture delle spese sostenute, i certificati, i referti e ogni elemento utile a dimostrare la sequenza causale tra danno e responsabilità. Su queste basi si costruisce il percorso legale per il riconoscimento del giusto risarcimento.

Diritti da difendere, strumenti da conoscere

Quando ci si ritrova vittima non solo di un incidente stradale, ma anche di una situazione di malasanità che ne aggrava le conseguenze, la sensazione di impotenza può essere profonda. I dubbi si moltiplicano: “A chi mi rivolgo?”, “Chi mi tutela davvero?”, “Riuscirò a ottenere giustizia?”.

In realtà, come hai potuto vedere, la legge italiana offre strumenti concreti per tutelare chi subisce un danno ingiusto, anche quando i fronti sono molteplici. Non si tratta solo di ottenere un risarcimento economico – per quanto fondamentale – ma anche di vedersi riconosciuti i propri diritti, la propria sofferenza, il proprio percorso di cura e di recupero.

È importante sapere che agire in tempo e farsi seguire dalla persona giusta può determinare l’andamento dell’interno iter volto alla propria tutela: affidarsi a un avvocato civilista esperto in responsabilità stradale e sanitaria consente di affrontare ogni aspetto con lucidità e competenza, evitando errori procedurali o sottovalutazioni

. È questa figura che può difendere i tuoi interessi, costruire un caso solido con il supporto di medici legali e periti, e seguirti passo dopo passo, senza lasciarti mai senza risposte.

Il primo passo è informarsi, il secondo è agire. Ogni giorno in Italia centinaia di persone vivono situazioni simili. Alcune rinunciano per paura di non farcela; altre, invece, per fortuna, decidono di farsi aiutare da professionisti che conoscono a fondo il sistema legale e i suoi tempi. Ed è proprio in questa scelta che inizia la strada verso il riscatto.

Se ti trovi in una situazione complessa e dolorosa, sappi che esiste un percorso di giustizia, verità e riparazione. E che la legge, se ben applicata da un professionista che la conosce a fondo, è uno strumento al tuo fianco.

Album fotografico di viaggio: le migliori mete italiane dove fissare i propri ricordi

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C’è qualcosa di profondamente autentico nel desiderio di immortalare un viaggio; non solo per il gusto estetico di un’immagine ben composta, ma per il bisogno – spesso silenzioso – di fermare il tempo.

Ogni foto racconta una storia: il riflesso della luce sul mare, lo sguardo stupito di un bambino davanti a un tramonto, una mano che sfiora un antico portale in pietra.

Per questo motivo, affidarsi a chi conosce l’arte dello scatto è fondamentale quando si vuole conservare la bellezza vissuta lungo il percorso: chi ha avuto modo di collaborare con un fotografo nella città di Torino, ad esempio, sa quanto uno sguardo esperto possa trasformare un’istantanea in un ricordo eterno, ricco di profondità e significato.

E chi non ama Torino anche come città di destinazione?

Scopriamo insieme i luoghi Italiani più amati dai turisti o dai visitatori nostrani, a partire dalla nostra meravigliosa Torino.

Torino: fascino, divertimento e storia

Torino è una città che sa sorprendere con la sua eleganza composta, i suoi contrasti armoniosi tra antico e moderno, la sua atmosfera europea ma dal cuore profondamente italiano.

Capitale sabauda, culla dell’unità d’Italia e oggi anche città dinamica e creativa, Torino è una destinazione perfetta non solo per chi la visita da turista, ma anche per chi vuole raccontarsi attraverso fotografie che parlano di stile, personalità e autenticità.

Con i suoi portici infiniti, le piazze scenografiche come Piazza Castello e Piazza San Carlo, le viste panoramiche dalla collina o dal Monte dei Cappuccini, ogni scorcio della città è un set naturale per scatti irripetibili.

Ma non mancano zone più moderne e di design, come il quartiere del Lingotto o il nuovo skyline con grattacieli firmati da architetti internazionali, ideali per chi desidera trasmettere un’immagine più contemporanea.

Per i professionisti, per chi gestisce una pagina web, un blog personale o i canali social del proprio brand, Torino è la città ideale in cui ambientare un servizio fotografico curato, credibile e originale per parlare di una città italiana particolarmente amata.

Farsi fotografare tra i cortili nascosti, nei caffè storici o tra le installazioni di arte pubblica significa comunicare un’identità visiva che unisce sobrietà, fascino e cultura: è la scelta perfetta per chi vuole differenziarsi con uno stile riconoscibile, evitando le ambientazioni scontate o sovrautilizzate di altre città più “inflazionate”.

Inoltre, la luce di Torino, così particolare in ogni stagione, regala tonalità morbide e raffinate che esaltano ogni soggetto e ogni dettaglio.

E poi c’è la componente emotiva: chi ama Torino, la sceglie anche per raccontare qualcosa di sé, perché ogni scatto può diventare anche un ricordo, un frammento di storia personale che si intreccia con la bellezza di una città piena di carattere.

Insomma, se vuoi che il tuo ritratto o la tua immagine professionale parli davvero di te, Torino potrebbe essere proprio lo sfondo che cercavi.

La costiera amalfitana: un mosaico di colori e luce

Se esiste un luogo in Italia dove il colore è protagonista assoluto, quello è la Costiera Amalfitana; ogni curva della strada panoramica regala scorci impareggiabili: il blu profondo del Tirreno si fonde con le tinte pastello delle case aggrappate alla roccia, mentre la luce del sole, nelle ore dorate, crea giochi d’ombra e bagliori spettacolari.

È impossibile attraversare Amalfi, Ravello o Positano senza sentire il bisogno di catturare la bellezza che esplode ovunque: dai vicoli fioriti alle terrazze che sembrano sospese tra cielo e mare.

Una fotografia scattata qui non racconta solo un paesaggio: racconta la lentezza del Sud, il profumo del limone che si mescola alla salsedine, il calore dei sorrisi locali. L’album fotografico che nasce da un viaggio in Costiera diventa, con facilità, un diario visivo di emozioni luminose, in cui anche i dettagli più semplici – una barca in lontananza, un caffè sorseggiato a mezzogiorno – assumono un valore simbolico e duraturo.

Le Dolomiti: il silenzio che parla attraverso i paesaggi

Dall’esplosione dei colori campani, ci si può spostare verso la solennità delle Dolomiti, dove le emozioni si esprimono attraverso l’ampiezza degli spazi e l’armonia tra natura e tempo; le montagne non chiedono di essere fotografate: impongono il desiderio di essere ricordate.

I loro profili netti, le cime innevate, i riflessi nei laghi alpini sembrano creati apposta per essere impressi su carta, sfogliati lentamente nelle stagioni della nostalgia.

Passeggiare nei pressi del Lago di Braies al mattino presto, quando la foschia abbraccia ancora l’acqua immobile, è un’esperienza visiva che rimane nel cuore; qui le fotografie parlano di quiete, di connessione profonda con l’ambiente, di una bellezza austera e perfetta: inserire le Dolomiti nel proprio album significa scegliere di fissare un equilibrio raro, quello tra uomo e natura, reso eterno da uno scatto ben calibrato, dove anche il silenzio diventa visibile.

Firenze e la Toscana: quando arte e paesaggio si intrecciano

Ci sono viaggi che sono pellegrinaggi culturali, e Firenze ne è forse l’archetipo: ogni angolo della città offre ispirazione; ogni scorcio, ogni finestra, ogni cupola è l’inizio di una narrazione. Ma non c’è solo l’arte nei musei; c’è l’arte quotidiana della luce, del marmo che riflette il sole al tramonto, dei tetti rossi visti dall’alto di Piazzale Michelangelo.

Fotografare Firenze non significa solo inquadrare il Duomo, ma raccontare un mondo fatto di gesti, prospettive, luci morbide e ombre calde.

Poi c’è la campagna toscana: le colline che ondeggiano come seta stesa al sole, i cipressi che si stagliano dritti e solenni, i borghi come Montepulciano o San Gimignano che sembrano dipinti; in ogni foto scattata qui, il tempo sembra rallentare, e la mano che tiene la macchina fotografica diventa testimone di una grazia semplice, profonda, che accompagna i ricordi con naturalezza e forza emotiva.

Sicilia: il contrasto che accende i ricordi

Infine, non si può parlare di mete memorabili senza citare la Sicilia; terra di contrasti forti, dove il sole picchia sulle pietre antiche e i mercati esplodono di voci, profumi e colori. Fotografare la Sicilia è come fissare una scena teatrale: ogni cosa è più intensa, ogni emozione è amplificata, ogni colore vibra.

Da Palermo a Siracusa, dalla Valle dei Templi all’Etna, ogni luogo racconta una storia densa, stratificata, che prende forma attraverso la fotografia come una sorta di affresco moderno.

In Sicilia le fotografie non si dimenticano: rimangono stampate anche nella mente; i volti, le architetture arabe, le chiese barocche, le spiagge dorate: tutto si presta a diventare parte di un album che non è solo personale, ma quasi universale, perché riesce a raccontare il cuore stesso dell’Italia, nella sua forma più intensa e affascinante.

L’album: il racconto tangibile di chi, e dove, siamo stati

Costruire un album fotografico di viaggio non è un gesto banale: ogni immagine, ogni sfumatura, ogni luce catturata ha il potere di riportarci in un luogo, in un tempo, in una sensazione. Le mete italiane offrono paesaggi così diversi, eppure così intimamente connessi tra loro, che l’album può trasformarsi in una narrazione fluida e ricca di contrasti così armonici da risultare naturali, unici, senza alcun difetto.

Scegliere di fotografare le proprio mete affidandosi a un occhio esperto – significa voler conservare più di una semplice immagine: significa voler tornare, ogni volta che si sfoglia quella pagina, a un momento preciso di pienezza, dove ogni dettaglio conta, ogni espressione vale, ogni colore racconta; perché un viaggio, quando viene ricordato con profondità, diventa eterno.

Check-up dentale fai-da-te o da un professionista? Come capire quando è il momento di andare dal dentista

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Molti di noi tendono a sottovalutare i segnali del corpo, soprattutto quando si tratta della salute orale; eppure, la bocca parla, lancia messaggi continui, anche quando non provoca dolore: riconoscere questi segnali è il primo passo per prendersi cura davvero del proprio sorriso e, soprattutto, per prevenire complicazioni che richiederebbero interventi più complessi e invasivi.

In alcune città dove la cultura della prevenzione è fortemente radicata, come nel caso di chi si rivolge regolarmente a uno studio dentistico nella città di Torino, si registra una minore incidenza di problemi gravi, proprio grazie a una maggiore attenzione ai segnali iniziali.

Ma come possiamo fare, nel nostro quotidiano, a comprendere se è arrivato il momento di rivolgersi a un professionista proprio nella nostra città?

Quando la bocca “sussurra”: cambiamenti silenziosi ma importanti

Il check-up fai-da-te non sostituisce una visita dentistica, ma può aiutarci a diventare più consapevoli per poi recarci da un professionista; alcuni cambiamenti, seppur lievi, meritano attenzione.

Ad esempio, una variazione improvvisa del colore delle gengive – che da rosa chiaro diventano più scure, gonfie o arrossate – può indicare un’infiammazione in atto.

Anche una maggiore sensibilità al caldo o al freddo, se persistente, non è da ignorare: potrebbe essere il segnale di un iniziale processo di erosione dello smalto o di un’infiammazione del nervo dentale; se mangiando un gelato o bevendo una bevanda ghiacciata, la sensazione di freddo nella bocca diventa così insostenibile da portarci a evitare del tutto alcuni cibi che prima ci erano innocui, vuol dire che c’è un problema.

Ci sono poi quei momenti in cui, lavando i denti, si nota una leggera perdita di sangue: troppo spesso viene attribuita a una passata troppo energica dello spazzolino; in realtà, può essere il primo indizio di una gengivite o di una parodontite in fase iniziale.

Anche la presenza di alito cattivo ricorrente, che non sparisce con una corretta igiene orale, è un campanello d’allarme da non sottovalutare: spesso è spia di una proliferazione batterica o di infezioni.

Denti che “scricchiolano”: i segnali funzionali da intercettare

Oltre ai segnali visivi, esistono segnali funzionali altrettanto rilevanti. Ad esempio, se la masticazione diventa meno fluida; se si percepisce un leggero fastidio alla mandibola durante i pasti; o se si inizia a sentire una tensione che si irradia verso le tempie o il collo: tutto ciò potrebbe indicare un problema legato all’occlusione o al digrignamento notturno.

È importante prestare attenzione anche al semplice rumore che la bocca produce durante i movimenti: un piccolo “clic” che prima non c’era, o una sensazione di blocco quando si apre troppo la bocca, potrebbero essere sintomi di un’infiammazione dell’articolazione temporo-mandibolare.

Un altro aspetto spesso trascurato è l’accorciamento dei denti anteriori, che può avvenire lentamente nel tempo e passare inosservato a occhio nudo; questo fenomeno, spesso dovuto al bruxismo, si accompagna talvolta a un dolore muscolare al risveglio, o a un’insolita stanchezza della mascella.

Intervenire precocemente significa evitare danni permanenti allo smalto e alla struttura dentale.

Controllare i denti da soli: tra buonsenso e consapevolezza

L’attività (che dovrebbe essere regolare) di controllare i denti da soli non richiede strumenti complessi; serve solo un po’ di attenzione e uno specchio ben illuminato: osservare il colore della lingua, l’uniformità del palato, la presenza di afte o macchie strane può aiutare a individuare segnali precoci di infezioni o di carenze nutrizionali.

Anche la consistenza della saliva è un indicatore importante: una bocca costantemente secca può essere sintomo di problemi sistemici, oppure dell’effetto collaterale di alcuni farmaci, come gli antidepressivi o gli antipertensivi.

Il segreto è trasformare il gesto quotidiano dell’igiene orale in un momento di ascolto: mentre si spazzolano i denti, ci si può soffermare sul sentire se ogni angolo è davvero accessibile; se ci sono zone che provocano fastidio; se lo spazzolino si presenta insolitamente scolorito dopo pochi giorni d’uso, segno di un’acidità eccessiva nella bocca.

Questi piccoli dettagli, che per molti passano inosservati, possono diventare preziosi alleati nella prevenzione e nel mantenimento del benessere dentale.

Il momento giusto per una visita: non aspettare il dolore

Mettiamoci nell’ottica giusta, perché il dolore è già un segnale tardivo: quando arriva, spesso il problema è già in fase avanzata; per questo, il consiglio di ogni dentista resta quello di effettuare almeno due visite all’anno. Ma anche fuori da questa cadenza standard, il corpo può inviare segnali sufficienti a farci capire che è il momento di intervenire.

Una visita di controllo, oggi, è un’operazione rapida, indolore e spesso risolutiva; inoltre, le tecnologie moderne permettono diagnosi precise anche in pochi minuti: dalle radiografie digitali all’uso delle telecamere intraorali, tutto è pensato per offrire un servizio su misura e tempestivo.

Non bisogna mai sottovalutare il ruolo della prevenzione nei bambini, negli adolescenti e negli anziani: ogni fascia d’età ha le sue vulnerabilità e i suoi bisogni specifici.

Per questo, molte cliniche oggi propongono check-up differenziati, con programmi di mantenimento personalizzati. Far entrare la visita dentistica nella routine annuale fin dalla giovane età, significa abituarsi a considerare la bocca non solo come uno strumento funzionale, ma come una parte viva, preziosa e degna di attenzione continua.

Prendersi cura di sé parte anche dalla bocca

Un sorriso sano non è soltanto una questione estetica; è un riflesso di equilibrio, benessere e cura personale; il check-up dentale fai-da-te non deve sostituire l’occhio esperto del professionista, ma può diventare un prezioso esercizio di consapevolezza quotidiana per poi sottoporsi ad una visita specialistica.

Sapere cosa osservare, come ascoltare il proprio corpo, quando fermarsi e chiedere aiuto, rappresenta una forma di responsabilità verso sé stessi.

A volte, basta una semplice visita per fugare dubbi, evitare fastidi futuri o correggere abitudini dannose; altre volte, è proprio grazie all’ascolto attento dei segnali più discreti che si riesce a intervenire tempestivamente. In ogni caso, non bisogna mai dimenticare che la salute della bocca parla di noi, delle nostre scelte (alimentari e abitudinarie) e della nostra capacità di prenderci cura di ciò che, giorno dopo giorno, ci permette di parlare, sorridere e vivere meglio.

Gli omini mini di Anja e le Teste di legno di Benny

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Nello spazio Open Ada di Torre Pellice la mostra inaugura il 22 giugno

La pittrice bavarese Anja Langst fa ritorno al suo pubblico amato con una mostra umoristica di quadri, disegni e sagome dal titolo “Gli omini mini di Anja e le Teste di legno di Benny”, a Torre Pellice, presso lo spazio Open Ada, in via della Repubblica 6. L’esposizione prenderà avvio il 22 giugno per concludersi il 27 luglio prossimo.

Qui espone l’artista bavarese che è  stata dagli anni Settanta a Torino, si è trasferita a Ginevra , quindi ha allestito un suo atelier a Bardonecchia dal 1993 e che ha chiuso quest’anno dopo 32 anni di attività, quindi è  anche approdata a Genova, sempre dedicandosi all’ umorismo, all’illustrazione e alla decorazione.

Nella mostra i suoi disegni sono accompagnati dalle “teste di legno”, dipinte e sagomate di Vip di suo marito Benny Naselli, fumettista e umorista, caricaturista, ritrattista e “uno che scrive”, come lui amava definirsi, e che ci ha lasciato nel 2023.

 

Davanti alla porta d’ingresso della mostra compare una sagoma di legno, una Bavaresina con il suo cappello, che invita il pubblico ad entrare.

“Il mio mondo è pieno e bello, perché è  vario” è  il motto di Anja. Così narrano le  tavole di disegno, che raffigurano un’umanità gioiosa, gaia, qualche volta ironica, dove i personaggi di Anja convivono uno accanto all’altro. Dal cappello del Cappellaio magico esce il fumo e si fa ammirare dai suoi fan; il Bacioso fa vedere ai suoi conoscenti e non conoscenti di essere baciato dalla dea Fortuna, come nel Piccolo Principe di Saint Exupery.

Alla scampagnata succede di tutto, un barbuto con l’aspirapolvere  è a caccia di mosche in un campo di grano, l’incallito pescatore pesca nella bacinella sull’erba, dal seno di una Rossa prosperosa esce un nanetto disorientato …. Meglio mettersi gli occhiali o venire con una lente di ingrandimento!

Degli ometti si snodano fino al primo piano, passando per l’angolo del drago e draghetto e maghetto e salendo per le scale, e arrampicandosi persino sulla vetrina.

Qui anche sulle tele dipinte con colori acrilici folleggiano i suoi mini mini.

In centro Anja dai capelli rossi ( colore che aveva dei capelli un tempo) una farfalla con “I colori vivono in me” vola ad ali spiegate, multicolori e scintillanti.

Intorno domina il colore blu, quello preferito da Anja. C’è la processione degli omini, ognuno a modo suo, sempre più in alto, il Baffone, Mr Muscolo  che fa danzare la ballerina sul palmo della sua mano, la donna fatale, il Pesce innamorato, la donna-gatta della porta accanto … di là il mondo, la luna blu, è proprio piena.

Ma non con formichine  anonime, ma con ometti, donnine, nonnine, bambinoni, stregoni con in mezzo un bel cammello, ognuno con la propria personalità, viso, con la sua attività.  Tutti insieme formano un  grande disegno.

Sull’altra parete ci sono alcuni quadri con lo sfondo rosso “ Rosso di sera, buon umore si spera”, tutto da scoprire. Una parete al primo piano, con tracce di tinteggiature passate in  verde e rosa, fa da sfondo  all’opera intitolata “Ninfe, rane, ranocchi  e persone strane”. Spuntano gli omini di Anja, le ninfee alla Monet e le rane sono rannicchiate per terra.

In questa mostra singolare c’è  tutto il piccolo mondo di Anja da scoprire, le sue favole, i suoi sogni. Un sogno che si è  verificato è  stato a Gallarate, in una mostra sull’umorismo l’incontro con Benny, il loro matrimonio,  l’unione di vita e arte. Realizzano quadri insieme, mostre, viaggi. Anja incoraggia il consorte a scrivere i suoi quattro libri, quello di poesie, di comic-strips, racconti e la sua autobiografia, e a disegnare ritratti e caricature in pubblico.

Qui alla mostra, intorno al proiettore antico di film, lo spazio è  dedicato alle Teste di legno di Benny, che sono soprattutto visi o figure di attori dipinti su legno e sagomate da Anja, alcuni sono ritratti , altre caricature. Benny è stato molto attratto dal mondo scintillante del cinema. Qui troviamo raffigurazioni di volti molto noti quali quelli degli attori John Wayne,  Marilyn  Monroe, Brigitte Bardot, Johnny Depp e altri.

Quindi si incontra un grande ‘albero della vita’ in blu, con dei ‘fiori viso’ da disegnare  e una piccola scelta  di  caricature di “Anja vista da Benny”, che ne ha fatte più di cento.

Tra tutta la gente che conosciamo,  che incontriamo trovare l’anima gemella è una cosa miracolosa, due artisti umoristi e ottimisti che creano, espongono, sorridono ( anche se uno dall’alto) con il loro messaggio “Sorridi alla vita e la vita ti sorriderà”.

Gli omini mini di Anja e le teste di legno di Benny

Inaugurazione domenica 22 giugno ore 15.

Spazio Open Ada, via Repubblica 6 Torre Pellice.

Orari ven 15-18

Sabato 10-13, 15- 18,

Domenica 10-13, 15- 18

Tel Anja 3491256344

Mara Martellotta

Come preparare l’ingresso in RSA

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Trasferirsi in una residenza sanitaria assistenziale segna l’inizio di una quotidianità nuova, spesso sicura e stimolante, ma comunque carica di emozioni forti per chi parte e per chi resta.

Prepararsi con metodo e (perché no) con un po’ di creatività, può aiutare a trasformare la tensione in fiducia e a far sentire l’anziano protagonista del proprio percorso.

Come preparare l’ingresso in RSA: prima di tutto, condividere la decisione

Il primo passo è parlare apertamente con il futuro ospite, spiegando perché optare per una struttura bene nota del territorio, come ad esempio una RSA Torino e provincia per i residenti nel capoluogo piemontese, può assicurare assistenza continua, un ricco programma di attività e la comodità di rimanere vicino ai propri affetti.

Discutere senza fretta dei benefici riduce la sensazione di distacco e permette all’anziano, laddove possibile, di esprimere le proprie preferenze: una camera singola, un giardino accessibile, la presenza di fisioterapia quotidiana, specifiche attività ecc.

Quando è possibile, una visita in anteprima agli spazi, con incontro diretto dello staff, è capace di trasformare la struttura da luogo astratto ad ambiente concreto, già un po’ familiare.

Organizzare documenti e cure

Nelle settimane che precedono l’ingresso conviene raccogliere tutta la documentazione sanitaria: referti recenti, piani terapeutici, schede delle allergie, esenzioni e tessera sanitaria. La cartella completa velocizza l’elaborazione del Piano di Assistenza Individuale e aiuta medici e infermieri a impostare correttamente terapie e controlli.

Allo stesso tempo è utile preparare un elenco di contatti: medico di base, specialisti, farmacista di fiducia, numeri dei parenti di riferimento.

Infine, se l’anziano segue diete particolari, conviene fornire al nutrizionista della struttura indicazioni puntuali su intolleranze, consistenze gradite e orari abituali dei pasti.

Come preparare l’ingresso in RSA: fare la valigia, tra comfort e ricordi

Una volta definita la data, si passa al bagaglio. I vestiti devono essere facili da indossare, in fibre naturali e con chiusure a zip o velcro, evitando bottoni minuscoli e tessuti che irritano. Pigiami, tute, biancheria e un paio di scarpe robuste con suola antiscivolo possono coprire comodamente la quotidianità. Può essere aggiunto anche un completo più elegante che servirà per feste o ricorrenze.

Nel beauty case spazio a spazzolino, dentifricio, creme idratanti, pettine, set barba o trucco leggero, forbicine a punta tonda: curare l’aspetto alimenta l’autostima e aumenta il benessere generale.

Non meno importanti sono gli oggetti del cuore: una cornice con le foto di famiglia, il libro preferito, un plaid fatto a mano, magari il piccolo laptop o il tablet usato per videochiamare i nipoti.

Infine, bisogna ricordarsi di etichettare capi e dispositivi con nome e cognome per ridurre il rischio di smarrimenti negli spazi comuni.

Dopo il trasferimento in RSA mantenere il legame

Il giorno dell’ingresso è bene accompagnare l’anziano, aiutarlo a sistemare le sue cose e restare qualche ora per condividere il primo pranzo o una passeggiata nel corridoio. Nei giorni successivi si possono fare visite brevi ma frequenti; anche messaggi o fotografie scambiate via chat sostengono il senso di continuità affettiva.

Se la struttura lo consente, organizzare piccoli rientri a casa per un compleanno o un pranzo domenicale rafforza l’idea che l’ingresso in RSA non sia un distacco, ma una base sicura da cui muoversi in libertà.

È bene ricordare sempre che occorre costruire un ponte di fiducia tra vecchie abitudini e nuova quotidianità, con una comunicazione onesta e un legame familiare che resta vivo: solo in questo modo la residenza può diventare un luogo di qualità dove vivere con dignità e protezione.

I giovani e il lavoro: uno sguardo alla situazione in Italia

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I giovani e il lavoro: molti under 30 (e non solo) in Italia si sentono soli e poco supportati nella ricerca di un’occupazione.

A dirlo è l’Osservatorio Jobiri nel report “In cerca di futuro: cosa blocca i giovani nella ricerca di lavoro”, basato su un’indagine condotta tra gennaio e dicembre 2024 su un campione di 1.100 ragazzi tra i 18 e i 29 anni.

Il quadro che emerge è chiaro: il sistema attuale di orientamento e supporto al lavoro è percepito come inadeguato e ha urgente bisogno di un evoluzione.

Lo scenario del 2025 ha già, in seguito agli ultimi risultati in merito, attuato diverse modalità d’intervento per impedire la fuga “dei giovani cervelli verso l’estero”.

Se da un lato il report Jobiri evidenzia il senso di smarrimento tra i giovani e il lavoro, dall’altro emergono segnali positivi: molte aziende e realtà formative stanno attivando progetti per i giovani che vanno oltre i classici corsi per lavorare. L’obiettivo non è solo formare, ma costruire percorsi di crescita professionale e personale, anche nei settori meno “visibili”.

Non parliamo solo dei nuovi lavori legati al digitale, ma anche di ruoli più tradizionali o operativi, come quelli nei magazzini industriali, dove aziende all’avanguardia introducono strumenti e tecnologie innovative. È il caso delle macchine Mima, già utilizzate e vendute da imprese specializzate come Cieffe Carrelli.

 In un ambiente di lavoro conosciuto è bene sentirsi tutelato con i giusti mezzi.

A tal proposito, MIMA offre soluzioni flessibili per la gestione delle esigenze di sollevamento e movimentazione delle merci: la sua gamma di carrelli elevatori, con batteria al piombo e litio, è pensata per un utilizzo non intensivo, garantendo prestazioni affidabili, costi contenuti e una maneggevolezza ideale anche in spazi ridotti.

Anche in ambiti più relazionali come le lingue, le traduzioni o il turismo culturale, molte realtà stanno puntando su inserimenti stabili e redditizi. Tuttavia, affinché questo cambiamento diventi strutturale, serve un impegno serio anche da parte delle istituzioni.

Perché oggi più che mai, i giovani e la crisioccupazionale sono un nodo cruciale da affrontare con strumenti nuovi, concreti e duraturi.

I giovani e il lavoro: perché la ricerca ha dato un risultato così negativo?

Le cause profonde del divario tra giovani e occupazione in Italia

Per quale motivo la ricerca dell’Osservatorio Jobiri ha restituito un quadro tanto critico sulla relazione tra i giovani e il lavoro?

Le risposte risiedono in una serie di fattori strutturali e culturali che da anni penalizzano le nuove generazioni. Tra questi, un ruolo importante lo gioca la carenza di politiche efficaci: nonostante gli sforzi del Ministero Politiche Giovanili.

A questo si aggiunge un forte malessere esistenziale, alimentato da incertezza, precarietà e mancanza di prospettive concrete. Molti giovani vivono la necessità di lavorare non solo come un “bisogno di lavorare”, ma anche con un’ansia continua legata alla paura di non avere un futuro rassicurante.

 È un tema che rientra pienamente nel più ampio tema sulla crisi economica e i giovani, dove l’instabilità economica si riflette in una generale disillusione.

Infine, anche l’ambiente lavorativo ha un peso: in un ambiente di lavoro conosciuto è bene sentirsi una parte attiva e valorizzata, ma spesso i ragazzi si trovano spaesati e poco integrati, senza reali occasioni di crescita. Un problema che richiede risposte urgenti e concrete.

Opportunità per i giovani: oltre i blocchi emotivi della ricerca del lavoro

La crisi e i giovani: un nodo da sciogliere per costruire il futuro

Per parlare di opportunità per i giovani (senza che lascino la patria), nel settore lavorativo, bisogna notare come i dati del sondaggio Jobiri evidenzino chiaramente quanto sia profondo l’impatto emotivo della ricerca di un impiego.

Ansia (68%), confusione (65%) e solitudine (41%) sono le emozioni più diffuse tra i ragazzi che cercano lavoro, seguite da rassegnazione (36%) e rabbia (13%). Questi numeri raccontano una realtà complessa: giovani e lavoro oggi si incontrano in un clima di fragilità e insicurezza, che richiede interventi strutturali e mirati.

In questo contesto, serve investire in vere opportunità per i giovani, rafforzando percorsi di orientamento, supporto psicologico e soprattutto corsi per lavorimirati. Per affrontare la crisi, le istituzioni e il mondo produttivo devono garantire spazi di ascolto, crescita e formazione reale.

I giovani e il lavoro: strategie digitali e AI per un futuro occupazionale più accessibile

I giovani e il lavoro rappresentano oggi uno dei binomi più urgenti e complessi del panorama italiano. La difficoltà di accesso al mondo del lavoro da parte delle nuove generazioni è aggravata da una preparazione spesso insufficiente nella fase cruciale del pre-colloquio.

Sempre secondo l’Osservatorio Jobiri, infatti, il 77% dei giovani non si esercita prima di un colloquio, l’80% non raccoglie dati sull’azienda e l’88% non si informa sul recruiter.

Dati allarmanti che evidenziano alcune delle principali cause della disoccupazione giovanile.

Per rispondere a queste criticità, Jobiri propone progetti per i giovani basati su soluzioni tecnologiche e supporto mirato.

In particolare, l’utilizzo dell’Intelligenza Artificiale consente di ottimizzare la stesura di CV, lettere di presentazione e profili LinkedIn, offrendo strumenti efficaci per valorizzare le proprie competenze e affrontare i processi di selezione con maggiore sicurezza.

Parallelamente, la digitalizzazione dei servizi di orientamento professionale consente a i giovani italiani di accedere a percorsi personalizzati di career coaching ovunque si trovino, abbattendo le barriere logistiche e rendendo il supporto più inclusivo.

Anche la preparazione ai colloqui viene potenziata attraverso simulazioni, feedback digitali e tecniche per la gestione dello stress, rendendo i candidati più consapevoli e reattivi.

In un mercato che ancora oggi presenta lavori ben pagati che non vuole fare nessuno, spesso per scarsa informazione o timori infondati, questi strumenti digitali rappresentano una leva fondamentale per aprire nuove opportunità.

Iniziative per i giovani: il 2025 sarà un anno chiave per il lavoro in Italia

Nonostante le criticità, è importante sottolineare che il Paese sta attivamente investendo in strategie innovative per affrontare le nuove sfide occupazionali.

Le istituzioni e molte realtà imprenditoriali stanno sviluppando soluzioni avanzate per accompagnare i giovani nel mondo del lavoro, garantendo loro mezzi e risorse eccellenti per contribuire con competenza e sicurezza alla crescita del sistema produttivo.

Oltre all’aggiornamento tecnologico e all’orientamento, si stanno facendo strada politiche che puntano sulla qualità del lavoro, come l’introduzione di ore di assistenza psicologica per i dipendenti.

Questa misura mira a promuovere un ambiente sano e collaborativo, riducendo lo stress e aumentando il benessere organizzativo. La qualità della vita lavorativa non è più considerata un lusso, ma una componente essenziale della produttività e della fidelizzazione.

Nel frattempo, crescono le iniziative per i giovani per renderli protagonisti attivi di questo cambiamento: dai corsi per lavorare in banca a percorsi professionalizzanti in settori tecnici e digitali, le opportunità si stanno ampliando. Eppure, l’allarme legato all’emergenza della fuga dei giovani dall’Italia resta centrale. Non è più una voce di sottofondo, ma un fenomeno reale che richiede azioni concrete.

Il 2025 si profila come un anno decisivo: i giovani e il lavoro oggi rappresentano un nodo cruciale per lo sviluppo del Paese. Investire su formazione, orientamento, supporto psicologico e valorizzazione dei cosiddetti lavori ben pagati che non vuole fare nessuno è l’unica via per invertire la tendenza e restituire fiducia a un’intera generazione.

Il lavoro per i giovani non può più attendere, e l’Italia ha la responsabilità – e l’occasione – di dimostrare che un cambiamento è possibile.

Come si vive a Torino e in Piemonte: consigli su dove abitare

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Come si vive a Torino e Piemonte? Vediamo come rispondere bene a questo quesito!

Capoluogo della regione Piemonte, Torino è una delle città più affascinanti del Nord Italia, situata in una posizione strategica ai piedi delle Alpi.

Elegante e ricca di storia, è nota per il suo straordinario patrimonio artistico e culturale, per la sua architettura raffinata e per essere sede di importanti aziende, università e centri di ricerca.

Abitare a Torino significa vivere in una città dinamica, ben collegata, a misura d’uomo e capace di offrire opportunità sia a studenti e lavoratori, sia a chi desidera godersi la pensione in un contesto tranquillo e stimolante.

Ma come si vive a Torino e in Piemonte?

La qualità della vita è elevata, i servizi pubblici sono diffusi ed efficienti, e non mancano aree verdi, piste ciclabili e spazi per il tempo libero.

Accanto al capoluogo, il Piemonte vanta una rete di città e borghi incantevoli dove vivere bene è ancora possibile, con un ottimo rapporto tra qualità e costo della vita.

Dove vivere in provincia di Torino

Tra i luoghi ideali dove vivere in provincia di Torino, spiccano cittadine come Chieri, tranquilla ma ben servita, e Pinerolo, ricca di storia e vicina alle valli alpine. Queste zone sono particolarmente apprezzate anche da chi cerca dove vivere da pensionato: aree sicure, immerse nella natura e con un costo della vita più contenuto rispetto ad altre regioni italiane.

Pensiamo ad esempio a Cuneo, con i suoi paesaggi montani e il centro storico elegante, una città dove qualità della vita e attenzione al dettaglio si riflettono anche nelle abitazioni, spesso ristrutturate con materiali moderni e infissi a Cuneo di ultima generazione, ideali per garantire isolamento e risparmio energetico.

Oppure ad Asti, patria dello spumante e di una vivace vita culturale, o ancora ad Alba, cuore delle Langhe, famosa per il tartufo e i grandi vini.

Vivere a Torino e in Piemonte: Costo della vita gestibile

Vivere a Torino e in Piemonte rappresenta una scelta intelligente per chi cerca un buon equilibrio tra qualità della vita e costi sostenibili. Rispetto ad altre grandi città italiane come Roma o Milano, Torino offre spese più contenute, soprattutto in ambito abitativo, rendendola uno dei posti dove andare a vivere più interessanti del Nord Italia.

Il mercato degli affitti a Torino varia in base alla zona: vivere in centro ha un prezzo più elevato, mentre quartieri periferici o semi-centrali permettono di risparmiare. In media, un monolocale può costare tra i 500 e gli 800 euro al mese, mentre per un trilocale si va dai 1.000 ai 1.400 euro, a seconda della posizione e delle caratteristiche dell’immobile.

Naturalmente, anche Torino risente dell’attuale aumento del costo della vita e dell’energia, ma resta comunque una città accessibile per chi desidera abitare a Torino senza rinunciare ai servizi.

Lo stesso vale per le città più piccole e i borghi della regione, ideali dove vivere da pensionato in tranquillità e con una spesa ancora più contenuta.

Il Piemonte, infatti, offre un’ampia gamma di case in Piemonte adatte a ogni profilo: dai giovani lavoratori alle famiglie, fino ai senior in cerca di contesti rilassanti.

Valutare bene zona, spese e qualità dell’immobile è il primo passo per vivere a Torino in modo sereno e sostenibile.

Trasferirsi e dove vivere in Piemonte: quali città considerare

Quando si prende in considerazione l’idea di trasferirsi, è fondamentale sapere dove vivere in Piemonte, valutando attentamente i quartieri e le città che meglio rispondono alle proprie esigenze.

Come si vive a Torino?

La capitale sabauda resta una delle mete preferite da expat, studenti e professionisti. Quartieri come Vanchiglia, Crocetta, Cenisia, Pozzo Strada e Lingotto offrono soluzioni diversificate per chi cerca un equilibrio tra qualità della vita, collegamenti e accessibilità economica.

Tuttavia, il Piemonte è una regione ricca di alternative valide anche al di fuori del capoluogo. Per chi desidera un contesto più tranquillo, ma ben collegato, Rivoli è tra i migliori posti dove andare a vivere in provincia: ricca di storia, con ottimi servizi e immersa nel verde.

Anche Moncalieri, a sud di Torino, è una delle località più richieste per vivere in Piemonte.

Il suo centro storico animato, la presenza di scuole, servizi e le case immerse nel verde ne fanno una meta ideale per famiglie e professionisti. Ben collegata alla città, offre ottime case in vendita in Piemonte in contesti tranquilli ma dinamici. Il mercato immobiliare include appartamenti moderni, ville indipendenti e soluzioni perfette anche per chi desidera acquistare casa con spazi ampi e vista panoramica.

Dal punto di vista immobiliare, Cuneo offre un’ampia disponibilità di case in Piemonte, con soluzioni che vanno dagli appartamenti in palazzi d’epoca nel centro cittadino, a ville indipendenti o rustici da ristrutturare nelle frazioni collinari. La qualità costruttiva degli edifici e il contesto naturale contribuiscono a rendere l’esperienza abitativa altamente soddisfacente, soprattutto per chi cerca un buon compromesso tra spazio, costi e benessere.

Per chi è interessato ad acquistare casa, Cuneo rappresenta una valida alternativa alle grandi città: il mercato immobiliare è più stabile e accessibile, e offre case in vendita in Piemonte con prezzi competitivi rispetto ad altri capoluoghi di provincia del Nord Italia.

Inoltre, la vicinanza con il confine francese, le stazioni sciistiche e la Riviera ligure la rendono anche una posizione strategica per chi ama viaggiare o godersi il tempo libero tra montagna e mare.

Vivere in Piemonte significa poter scegliere tra città dinamiche e centri più raccolti, senza rinunciare ai servizi, alla cultura e al buon vivere. Il consiglio è valutare attentamente ogni area in base al proprio stile di vita, al budget e agli obiettivi personali.

“Macellaio gourmet, artigiano del gusto”. Intervista a Ermanno Melatti

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In un mondo in cui spesso la velocità prevale sulla qualità, Ermanno Melatti rappresenta un esempio raro di passione, competenza e visione.

Macellaio per scelta e per vocazione, dal 2022 ha dato vita a una macelleria che è diventata un punto di riferimento per chi cerca carne di qualità e piatti pronti all’altezza della ristorazione gourmet. Lo abbiamo incontrato per farci raccontare la sua storia, i suoi valori e il suo modo di intendere un mestiere antico ma sempre più moderno.

 


 

1. Partiamo dalle origini: come nasce la sua passione per la carne e per il mestiere di macellaio?

Tutto è iniziato dalla mia passione per il barbecue americano. È stato un amore travolgente che mi ha portato a voler capire la carne in profondità: la sua origine, il suo taglio, la sua preparazione. Nel 2022 ho deciso di aprire una macelleria partendo da zero. È stata una sfida, ma anche un’avventura bellissima.

 


2. Oggi si definisce “macellaio gourmet”. Cosa significa per lei questa definizione?

Significa evolversi. Non sono solo un venditore di carne, ma un selezionatore e un creatore di sapori. Ho sviluppato una linea di 15 piatti pronti, pensata per chi ha poco tempo ma non vuole rinunciare al gusto e alla qualità. Gourmet per me è sinonimo di attenzione, innovazione e rispetto per il cliente.

 


 

3. Quali sono i criteri fondamentali che guidano la sua scelta delle carni?

Il primo criterio è l’origine: prediligo carni provenienti da allevamenti italiani, possibilmente a filiera corta e sostenibile. Evito l’allevamento intensivo e scelgo solo animali allevati secondo ritmi naturali, come i polli di razze a lenta crescita.

 


 

4. Da quali allevamenti o territori provengono le sue carni? C’è una filiera selezionata che predilige?

Sì, lavoro solo con allevamenti italiani che rispettano determinati standard di benessere animale. Mi affido a realtà che condividono la mia filosofia: sostenibilità, qualità e trasparenza.

 


 

5. In un mercato spesso dominato dalla quantità, lei punta sulla qualità. Come si riconosce una carne di eccellenza?

La carne di qualità si riconosce dall’aspetto, dalla morbidezza e, ovviamente, dal gusto. È una questione di esperienza, ma anche di educazione del palato: chi prova una carne ben selezionata difficilmente torna indietro.

 


 

6. Parliamo di razze: ci sono razze bovine, suine o ovine che considera “nobili” e che valorizza maggiormente?

Assolutamente. La fassona piemontese, gli angus spagnoli… sono razze che danno una carne straordinaria, soprattutto se allevate secondo criteri naturali e sostenibili. La qualità parte dalla genetica, ma si costruisce con la cura dell’allevamento e dell’alimentazione.

 


7. Il gusto è al centro del suo lavoro. In che modo accompagna il cliente nella scoperta di sapori autentici e ricercati?

Con i consigli. Suggerisco come cucinare al meglio ogni taglio, quale tecnica usare e con quali tempi. Ogni carne ha una storia e un potenziale che merita di essere esaltato.

 


 

8. Oltre alla carne, c’è un’attenzione anche al taglio e alla preparazione. Quanto conta la manualità e l’esperienza nella sua bottega?

È fondamentale. Un buon taglio valorizza la carne, riduce gli scarti e rende la preparazione in cucina più semplice. Ogni pezzo è trattato con cura, anche per rispettare chi lo porterà in tavola.

 


 

9. Oggi si parla molto di sostenibilità anche nel settore alimentare. Come si inserisce il suo lavoro in questa prospettiva?

Credo in un modello alimentare che privilegi il “meno ma meglio”. Non serve consumare molta carne, basta scegliere carne buona, sostenibile, etica. La sostenibilità non è uno slogan, è una responsabilità concreta.

 


 

10. Ha collaborazioni con chef o ristoranti gourmet? Come si crea un dialogo tra il banco del macellaio e la cucina d’autore?

Sì, collaboro con diversi ristoratori professionisti. Il dialogo nasce dalla fiducia: loro sanno che ogni taglio è pensato per esaltare il piatto. Io, da parte mia, ascolto le esigenze della cucina per proporre soluzioni su misura.


 

11. Cosa sogna per il futuro? Quali sono i prossimi passi per entrare a pieno titolo nel mondo del gusto di qualità?

Il mio sogno è dare continuità alla macelleria, mantenendo un alto livello di servizio. Sto lavorando a nuovi progetti legati alla gastronomia di qualità, in particolare allo sviluppo di piatti pronti a cuocere e alla frollatura delle carni. È un percorso che unisce tradizione e innovazione.

 


 

12. Un ultimo consiglio per chi vuole riscoprire il piacere della carne di alta qualità: da dove iniziare?

Bisogna provare. Scegliere con consapevolezza, avvicinarsi alla carne come a un prodotto che merita rispetto. La qualità non è solo una scelta di gusto, ma anche di salute e di etica. Meno carne, ma carne vera: questo è il mio consiglio.

 


 

La macelleria di Ermanno Melatti non è solo un negozio, ma un luogo dove la carne diventa cultura, rispetto e piacere per il palato. Un esempio di come anche il banco del macellaio possa trasformarsi in un laboratorio di alta gastronomia.

Corso Filippo Turati 18/b, Turin, Italy

342 716 0270