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Torino dice addio a Wilma Zavart, al secolo Zavattaro, “l’ultima soubrette d’Avanspettacolo”, come l’ha definita in questi giorni nel ricordarla sui social una sua cara amica, la grande attrice napoletana Isa Danieli. Torinese, nata in via Principe Amedeo, come volle specificare con orgoglio in uno dei nostri incontri, Wilma Zavart, ed in seguito Wilma De Landa, come pretese Erminio Macario, quando divenne sua prima ballerina iniziò a calcare le scene giovanissima, quasi per caso.
Quattordicenne allieva della Scuola di ballo del Teatro Regio venne chiamata all’ultimo momento da una sorella più grande a sostituire una ballerina. Lì fu subito notata e chiamata a calcare i palcoscenici dei teatri torinesi, uno per tutti il mitico Maffei, e poi nel corso degli anni di tutta Italia. Lavorò molto con un altro torinese ricordato da tutti, Riccardo Miniggio, in arte Ric, al quale insegnò a ballare; fece inoltre molti Caroselli in tv, ma pochissimi programmi televisivi, allora quelli sperimentali, a causa del suo carattere un poco ribelle. Seppure sempre dolce e gentile e mai aggressiva nella sua avvenenza, in via Montebello la chiamarono una sola volta e poi mai più.
Venne definita dalla stampa dell’epoca: burrosa, statuaria e sempre sorridente. Nel 1967 lasciò improvvisamente il mondo dello spettacolo all’apice del suo successo “perché non mi ci trovavo più e non volevo finire a fare spogliarelli una volta che il fantastico e magico mondo dell’Avanspettacolo oramai finì “, mi confidò, e decise quindi di fare altro.
Aprì e gestì anche un rinomato ristorante di pesce torinese. A testimoniare la sua carriera tantissime fotografie da lei gelosamente custodite nel suo appartamento a Porta Palazzo che furono esposte nel 2022 in una mostra a lei dedicata all’interno della Tettoia dell’Orologio di piazza della Repubblica, praticamente proprio sotto casa sua.
L’ultimo saluto a Wilma avverrà presso la Parrocchia di San Gioacchino, in corso Giulio Cesare, lunedì 12 agosto, dove verrà officiata la Messa alle ore 10,30. Alle 11,30, l’ultima testimone dell’Avanspettacolo torinese, verrà accompagnata al Cimitero Monumentale della sua amatissima città.
Igino Macagno
Dovrebbe essere il weekend più caldo dell’anno a Torino ma non solo. Nel capoluogo piemontese torna il bollino arancione, ovvero con allerta caldo di livello 2 a segnalare un forte disagio bioclimatico. La temperatura massima percepita, stando alle previsioni, arriverà ai 36 38 gradi di temperatura percepita. Con simili e persistenti condizioni di disagio aumentano i rischi per la salute, in particolare per i soggetti più fragili come bambini e anziani.
Alle consuete raccomandazioni e ai consigli per limitare il disagio per le persone più fragili (evitare di bere alcolici, caffè, bevande gassate o zuccherate; bere molta acqua e mangiare frutta fresca; nelle ore più calde evitare di uscire di casa e nella propria abitazione utilizzare tendaggi o chiudere le imposte), ricordiamo che il Comune di Torino ha predisposto l’apertura nelle varie Circoscrizioni di aree di accoglienza climatizzate, attrezzate con condizionatori o ventilatori, a libero accesso.
Qui di seguito l’elenco dei centri aperti nel mese di agosto, con relativi orari e giorni di chiusura:
– Centro d’incontro corso Orbassano 327/A: aperto dal lunedì al sabato dalle 14.30 alle 18.00, domenica e festivi dalle 14.30 alle 18.30 (chiuso 11/25 agosto)
– Centro d’incontro Rignon corso Orbassano 200: aperto dal lunedì alla domenica dalle 14.30 alle 18.00
– Centro d’incontro via Filadelfia 242: aperto dal lunedì al sabato dalle 14.00 alle 19.00 (chiuso 15 agosto)
– Centro d’incontro via Rubino 86/A: aperto dal lunedì alla domenica dalle 15.00 alle 18.30 (chiuso 15 agosto)
– Centro d’incontro via Negarville 8/3: aperto dal lunedì alla domenica dalle 15.00 alle 18.30 (chiuso 15 agosto)
– Centro anziani via Millio 20: aperto dal lunedì al venerdì dalle 09.00 alle 12.00 e dalle 15 alle 17.30
– Centro anziani via Osasco 80: aperto dal lunedì al venerdì (ad esclusione del mercoledì) dalle 14.30 alle 19.00
– Spazio anziani via Pilo 50: aperto dal lunedì al venerdì dalle 14.30 alle 18.00 (chiuso 15/18 agosto)
– Centro d’incontro via Ponderano 20: aperto dal lunedì al sabato dalle 14.30 alle 19.00, domenica dalle 16.00 alle 19.00
– Centro d’incontro piazza Stampalia 85: aperto dal lunedì alla domenica dalle 16.00 alle 19.00 (chiuso 15 e 16 agosto)
– Centro d’incontro via Cuneo 6 bis: aperto dal lunedì al sabato dalle 15.00 alle 18.00
– Centro d’incontro corso Belgio 91: aperto dal lunedì alla domenica dalle 14.30 alle 19.00 (chiuso 15/18 agosto)
Ricordiamo inoltre che è attivo anche il Servizio Aiuto Anziani, una vera e propria “sentinella telefonica” per fornire informazioni utili sull’allerta meteo o accogliere richieste di aiuto, grazie alla collaborazione di una rete di associazioni di volontariato che possono anche fornire, in particolare agli anziani soli, servizi di accompagnamento per visite mediche, piccole commissioni, ritiro della pensione e qualche ora di compagnia al domicilio. Il Servizio è disponibile ai numeri 011.81.23.131 e 011.011.33.333, ed è operativo tutti i giorni feriali dalle ore 9.00 alle 17.00 (dopo quest’orario e nei fine settimana risponde il centralino della Polizia Municipale).
I bollettini sulle ondate di calore per la città di Torino sono disponibili con aggiornamento quotidiano sul sito di Arpa Piemonte, mentre sul sito del Ministero della Salute si può consultare il vademecum con regole e consigli utili per difendersi dal caldo.
Ha minacciato la proprietaria dopo essere entrato in casa e al termine di una colluttazione con la donna ha derubato il denaro contante ed è fuggito. I fatti sono avvenuti a Biella. La polizia grazie alle analisi delle immagini riprese da un impianto di videosorveglianza è risalita al presunto rapinatore, un uomo di 37 anni, che è stato arrestato.
Gli agenti del Commissariato di P.S Dora Vanchiglia hanno tratto in arresto due uomini italiani di trenta e quarantasette anni gravemente indiziati di furto aggravato in concorso.
Durante il servizio straordinario di controllo del territorio, personale dell’ufficio investigativo del commissariato, transitando in via Aosta, si accorge di due uomini che, uscendo da un esercizio commerciale a passo svelto, si dirigono in direzione via Lodi; uno dei due, in particolare, trasportava una grossa busta ed era in evidente affanno.
Gli agenti, insospettiti dal loro atteggiamento, e ritenendo che la coppia potesse avere rubato della merce dal supermercato per poi rivenderla, li fermano per un controllo in Corso Giulio Cesare.
Dopo averli identificati, i poliziotti rinvengono all’interno della busta 69 confezioni di carne in scatola, di cui 2 danneggiate e aperte, il cui valore commerciale ammonta a circa 170 €.
Ipotizzando che la merce provenisse dal supermercato di via Aosta da cui la coppia era stata vista uscire, i poliziotti raggiungevano l’esercizio commerciale prendendo contatti con un responsabile, il quale informava che si era appena verificato un furto, ad opera di due uomini, perfettamente corrispondente ai due fermati e ripresi anche dalle telecamere di vigilanza interna.
La merce non danneggiata veniva restituita al proprietario del supermercato.
Ieri sera il Commissariato di P.S. San Paolo ha coordinato un controllo straordinario del territorio, concentrato particolarmente in Via Dante di Danni e Via Pollenzo.
Il servizio, svolto insieme al personale del Reparto Prevenzione Crimine Piemonte, di un’unità cinofila della Polizia di Stato, di personale della Polizia Locale e Ispettori dell’A.S.L. servizio Sian (servizio igiene alimenti e nutrizione), ha portato i seguenti risultati:
104 persone identificate;
29 veicoli controllati;
4 esercizi pubblici controllati;
10 sanzioni amministrative per un totale di 15.140,00 euro;
Durante il servizio è stato controllato un ristorante in Via Osasco, sanzionato dalla Polizia Locale per illeciti amministrativi per una sanzione pari a più di 1300 euro. Gli ispettori dell’A.S.L. riscontravano, inoltre, precarie condizioni igieniche quali colatura di grasso dalla cappa della cucina, ripiani di lavoro sporchi e mancanza di barriera antinfestante alla finestra per un totale di 1000 euro. Si accertava infine la presenza di due lavoratori, con mansione di cuoco e aiuto-cuoco, cittadini peruviani, privi di contratto di assunzione e di regolare autorizzazione sul territorio italiano. Il tutto è stato segnalato all’ispettorato del lavoro per le previste sanzioni a carico del datore di lavoro.
Un ristorante sito in via de Sanctis è stato sanzionato dalla Polizia Municipale per un totale di 1800 euro per illeciti amministrativi. Gli ispettori dell’A.S.L. hanno riscontrato, inoltre, gravissime carenze igienico sanitarie, nello specifico i locali adibiti alla cucina presentavano sporcizia diffusa e presenza di blatte ed escrementi di ratti. Uno dei congelatori e un frigorifero sono stati sottoposti a sequestro poiché contenevano alimenti sporchi, ricoperti di ghiaccio, scaduti, conservati in sacchetti inidonei e in promiscuità; poiché questi alimenti potevano nuocere alla salute umana, è stata disposta la distruzione.
Il locale è stato sanzionato per un totale di 6000 euro per le precarie condizioni igieniche ed è stata decretata la sospensione dell’attività sino al rispristino delle condizioni previste.
Infine, un bar in Via Dante di Nanni è stato sanzionato per un totale di 5000 euro per mancata esposizione della licenza comunale, del listino prezzi e per occupazione abusiva. Nel medesimo bar, uno degli avventori veniva trovato in possesso di hashish, per cui gli veniva contestato un illecito amministrativo.
I controlli proseguiranno con cadenza regolare
Queste belle immagini dei giardini della reggia di Venaria sono state scattate da Mario Alesina
Torino sul podio: primati e particolarità del capoluogo pedemontano
Malinconica e borghese, Torino è una cartolina d’altri tempi che non accetta di piegarsi all’estetica della contemporaneità.
Il grattacielo San Paolo e quello sede della Regione sbirciano dallo skyline, eppure la loro altitudine viene zittita dalla moltitudine degli edifici barocchi e liberty che continuano a testimoniare la vera essenza della città, la metropolitana viaggia sommessa e non vista, mentre l’arancione dei tram storici continua a brillare ancorata ai cavi elettrici, mentre le abitudini dei cittadini, segnate dalla nostalgia di un passato non così lontano, non si conformano all’irruente modernità.
Torino persiste nel suo essere retrò, si preserva dalla frenesia delle metropoli e si conferma un capoluogo “a misura d’uomo”, con tutti i “pro e i contro” che tale scelta comporta.
Il tempo trascorre ma l’antica città dei Savoia si conferma unica nel suo genere, con le sue particolarità e contraddizioni, con i suoi caffè storici e le catene commerciali dei brand internazionali, con il traffico della tangenziale che la sfiora ed i pullman brulicanti di passeggeri “sudaticci” ma ben vestiti.
Numerosi sono gli aspetti che si possono approfondire della nostra bella Torino, molti vengono trattati spesso, altri invece rimangono argomenti meno noti, in questa serie di articoli ho deciso di soffermarmi sui primati che la città ha conquistato nel tempo, alcuni sono stati messi in dubbio, altri riconfermati ed altri ancora superati, eppure tutti hanno contribuito – e lo fanno ancora- a rendere la remota Augusta Taurinorum così pregevole e singolare.
1. Torino capitale… anche del cinema!
2.La Mole e la sua altezza: quando Torino sfiorava il cielo
3.Torinesi golosi: le prelibatezze da gustare sotto i portici
4. Torino e le sue mummie: il Museo egizio
5.Torino sotto terra: come muoversi anche senza il conducente
6. Chi ce l’ha la piazza più grande d’Europa? Piazza Vittorio sotto accusa
7. Torino policulturale: Portapalazzo
8.Torino, la città più magica
9. Il Turet: quando i simboli dissetano
10. Liberty torinese: quando l’eleganza si fa ferro
4. Torino e le sue mummie: il Museo Egizio
Con oltre 850.000 visitatori all’anno, il Museo Egizio è un inopinabile punto di riferimento nel panorama culturale e scientifico, non solo del territorio ma anche a livello internazionale.
Al di là della sua notorietà, il primato museale è quello di essere il primo museo del mondo interamente dedicato alla civiltà nilotica.
La collezione affonda le sue radici nel lontano Seicento, quando Carlo Emanuele I di Savoia entra in possesso della Mensa isiaca, una minuziosa tavoletta in bronzo di epoca romana, nota anche come “Tavola bembina” – perché originariamente di proprietà del Cardinal Bembo- preziosamente intarsiata in bronzo e metalli, raffigurante figure e geroglifici a imitazione di quelli egizi.
Il reperto suscita grande interesse tra gli studiosi dell’epoca, che iniziano ad appassionarsi a quella parte di mondo, dove in effetti si sviluppano le prime civiltà che tutt’oggi studiamo con fascinazione e meticolosità. Accade così che tra il 1759 e il 1762, Vitaliano Donati venga incaricato di recarsi in Egitto per effettuare una serie di scavi, da cui emergono diversi reperti di straordinaria bellezza, tuttavia sarà necessario attendere le campagne napoleoniche prima che “la moda dell’egittologia” dilaghi in Europa, soprattutto grazie alle scoperte di Bernardino Drovetti, collezionista piemontese, allora diplomatico al servizio della Francia, a cui si deve la raccolta di ben 8.000 reperti.
Nonostante tale motivazione pare comunque strano che proprio qui, ai piedi delle Alpi, sorga una raccolta così ampia, da essere seconda solo al Museo del Cairo, tutta dedicata a quell’esotica cultura sabbiosa e vetusta, non di meno ormai il Museo si presenta come uno dei principali centri nevralgici torinesi, indissolubilmente legato alla cittadinanza e, anzi, luogo misterioso che ben si addice a sottolineare un certo carattere occulto della Torino esoterica.
Il Museo infatti, oltre alla fama intellettuale indiscussa, si circonda di diverse leggende che lo rendono “unico” anche sotto altre ottiche: vi ricordate, cari lettori, che cosa è avvenuto nell’ormai lontano 2000? In quell’anno si registrano innumerevoli casi di bambini colpiti da malessere e intossicazioni proprio durante la visita all’Egizio, i medici non trovano subito una spiegazione e lasciano così il tempo ai superstiziosi di gridare “alla maledizione del faraone”; poco dopo viene in effetti fuori che la colpa è delle mummie, o meglio, delle loro teche, pulite con un particolare solvente che danneggia il benessere del pubblico.
Vi è inoltre la questione dei triangoli magici, quello Bianco e quello Nero, i cui influssi positivi e negativi si riversano silenziosi e costanti sui cittadini, ecco, proprio all’interno dell’edificio pare vi siano molti oggetti dalle forti influenze energetiche, sia benevole che malevole, anche se gli esperti del settore ci tranquillizzano ricordandoci che il bene abbonda e la maggior parte dei reperti incriminati sono in realtà legati alla Magia Bianca.
Tiriamo quindi subito un sospiro di sollievo, senza tuttavia abbassare del tutto la guardia, dopotutto non è poco lo spazio occupato dal papiro definito “Libro dei Morti”, una delle “attrazioni principali” dell’esposizione che, con i suoi 864 cm di lunghezza, occupa un’intera parete! Si tratta di un diuturno reperto risalente al 332-320 a. C. e contenente vere e proprie istruzioni per guidare le anime nell’aldilà; le sepolture egizie sono solite avere un oggetto simile nel corredo del defunto, ma quello conservato a Torino è il più dettagliato e completo mai stato ritrovato.
E voi, in che sfera d’influenza lo inserireste, in quella Bianca o in quella Nera?
A connettere il Museo alla città, vi è poi una delle molte versioni del mito della fondazione dell’antica Augusta Taurinorum: un giovane principe egizio, Pa Rahotep, costretto ad abbandonare il proprio paese d’origine ed a intraprendere un lungo viaggio, che prima lo porta sulle coste della Liguria, ed infine lo vede approdare in Piemonte dove, sulle sponde di un fiume – il Po, secondo la storia- fonda una città che denomina Eridania -il fiume Po, per secoli, è noto come Eridano-. Una volta insediatosi, Pa Rahotep introduce il culto del dio Api, raffigurato con le sembianze di un Toro. Da qui la derivazione del nome della città.
Trovo sempre affascinanti, cari lettori, questi aspetti mitici e leggendari, ma è bene occuparsi anche di altri assunti, decisamente più quantificabili anche se meno “intriganti”.
Torniamo all’epoca ottocentesca, precisamente nel 1824, quando re Carlo Felice acquista la collezione Drovetti, e, dopo averla unita a quella di Donati, dona vita al primo museo in nuce dedicato alla civiltà egizia.
La prima esposizione ha sede presso il “Collegio dei Nobili”, edificio costruito su progetto di Michelangelo Garove (dal 1679), tuttavia, nel corso del secolo, grazie agli interventi, di Giuseppe Maria Talucchi e Alessandro Mazzucchetti, lo spazio viene ampliato e adeguato alle nuove necessità, finché, a seguito degli importanti rinnovamenti, nel 1832, il Museo apre finalmente al pubblico.
Secondo il gusto del periodo, i reperti dell’antico Egitto sono “mescolati” con articoli romani, preromani e preistorici, ed è inoltre presente una sezione di storia naturale.
Nel tempo la collezione s’ingrandisce, comportando diversi cambi di sede, dall’Accademia delle Scienze, al Regio Museo di Antichità fino alla sede attuale, in via Accademia delle Scienze.
Di determinante importanza sono stati gli scavi archeologici di Ernesto Schiaparelli e di Giulio Farina, i quali, tra il 1903 e il 1937, portano a Torino circa 30.000 referti. Nel 1924 lo stesso Vittorio Emanuele III di Savoia solca i corridoi dell’esposizione, attraversando per primo la nuova ala del Museo, denominata “Ala Schiapparelli”, nella quale sono visionabili oggetti provenienti da Assiut e Gebelein.
Tra gli anni ’30 e gli anni ’80 del Novecento si predispongono ulteriori ristrutturazioni e adattamenti, tra cui l’installazione della Pinacoteca e la sistemazione dell’Ala Schiaparelli; di particolare rilevanza è stata, all’epoca, l’opera di ricomposizione del tempietto rupestre di Ellesiya, donato dal Governo Egiziano in riconoscimento dell’aiuto italiano nel salvataggio dei templi nubiani minacciati dalle acque della diga di Assuan. Per il trasferimento a Torino la struttura viene tagliata in 66 blocchi e poi ricostruita ed inaugurata il 4 settembre 1970.
A partire dagli anni ’80 l’attenzione si pone sulla costruzione di nuovi spazi espositivi sotterranei, dedicati ai ritrovamenti di Assiut, Qau el-Kebir e Gebelein, nonché all’ampia sala del piano terra destinata ad accogliere le testimonianze dell’Età Predinastica e dell’Antico Regno.
Un altro anno da ricordare è senz’altro il 2006, (Giochi Olimpici Invernali di Torino), quando lo statuario è riallestito dallo scenografo Dante Ferretti; l’intervento rifunzionalizza gli ambienti all’intero percorso museale, ora articolato su cinque piani espositivi, muta inoltre notevolmente anche la generale atmosfera, ora assai suggestiva e teatrale, costituita da un’illuminazione impattante e altamente immersiva. La riapertura del 2015 segna il nuovo approccio rivolto ai visitatori, decisamente meno “faticoso” e “didattico” dell’originale, ma maggiormente apprezzato dal pubblico di massa, che allo sforzo intellettivo predilige l’apprendimento “stile TikTok”.
Ancora qualche parola per chi fosse interessato al contenuto della raccolta e non solo ai “selfie” nella Galleria dei Re.
Oltre al già citato Libro dei Morti, vi sono altri due papiri degni di nota: il papiro dello sciopero e il papiro erotico.
Il primo documenta uno tra i più antichi scioperi della storia, svoltosi durante il regno di Ramesse III, portato avanti dagli operai e dagli artigiani impegnati nella costruzione delle tombe reali di Luxor; il secondo invece, proveniente dal villaggio di Deir el-Medina, “smorza” l’idea austera e monumentale che solitamente caratterizza l’estetica dell’arte egizia, mostrando al pubblico illustrazioni sinuose e figure curvilinee, ma soprattutto immagini esplicitamente erotiche, contrassegnate da tratti ironici ai limiti della comicità, senza mai perdere il tocco raffinato tipico dell’Oriente.
Oltre a testimoniare che “chi non lavora, non fa l’amore” – lo sciopero termina dopo alcuni mesi- i reperti dimostrano come la Cultura con la “C” maiuscola non abbia nulla a cui spartire con censura e bigottismo, aspetti esclusivi degli integralismi religiosi e dei regimi politici totalitari. Ce lo insegnavano già millecinquecento anni prima di Cristo, eppure l’uomo contemporaneo continua ad avere una testa durissima.
Oltre alla “Tela di Gebelein”, la più antica pittura su lino mai rinvenuta, raffigurante momenti di vita quotidiana e usanze dell’epoca, consiglio di soffermarvi sulla tomba di Kha, una sorta di “archistar” dell’epoca, noto capo architetto, progettista della Necropoli Tebana. La sua bravura lo porta a lavorare per i grandi faraoni della XVIII dinastia, i suoi meriti sono riconosciuti pubblicamente, tanto da ottenere una tomba più piccola, ma uguale in tutto e per tutto a quella dei regnanti. L’architetto viene sepolto insieme alla moglie Merit, il loro corredo funerario consta di circa 460 pezzi, tra cui anche una spettacolare parrucca rimasta ancora perfettamente intatta.
Dato che è secondo solo al Museo del Cairo, non credo sia il caso di continuare, in questa sede, con l’elenco dei reperti visionabili all’interno dell’esposizione torinese, vi invito quindi ad andare, cari lettori, a scoprire le meraviglie del Museo Egizio con i vostri occhi .
Spero, con questo mio scritto, di avervi un po’ incuriosito, perché non mi stancherò mai di sottolineare l’importanza dei “luoghi delle Muse”, contenitori concreti della cultura, luoghi di testimonianza e bellezza, roccaforti dell’unica, vera, insopprimibile libertà, quella intellettuale.
Alessia Cagnotto
L’idea per scrivere questo articolo è nata in me apprendendo la notizia della morte di Mario Trufelli, giornalista e divulgatore, che ebbi la fortuna di conoscere quando era caporedattore presso la sede regionale RAI di Potenza.
Molti lo ricorderanno per aver condotto la trasmissione Check up, forse la prima ad aver diffuso il tema della medicina portandolo nelle case degli italiani con un linguaggio semplice, comprensibile anche ai non addetti ai lavori (questa è la missione della divulgazione).
Associandolo a quanto successo alcuni giorni orsono, cioè che Temptation Island ha ottenuto un’audience di molto superiore alla trasmissione divulgativa di Alberto Angela, ho riflettuto su alcuni punti.
La diffusione, globale e massiccia, dei social ha concesso, come sosteneva il compianto Umberto Eco, “[..] diritto di parola agli imbecilli” perché se un tempo era sufficiente togliere il bicchiere a chi sproloquiava nell’osteria, ora occorrerebbe recarsi a casa loro e distruggere ogni dispositivo atto a connettersi in rete.
Ecco, quindi, che ognuno si sente autorizzato a dire la sua, molto spesso nella più completa ignoranza, convinto di essere diventato un guru in materia; la sindrome di Dunning-Kruger, infatti, descrive bene come gli incompetenti siano molto sicuri di sé mentre chi è realmente competente spesso manifesti dubbi o incertezze.
Il diffondersi a pioggia di corsi che in 3 ore online ti certificano master di questa o quella disciplina (per soli 11,99 euro) aggiunge danno al danno, permettendo a molti tuttologi di sentirsi autorizzati a pontificare, con il rischio fondato di compiere danni se parliamo di coaching o altri interventi sulla psiche.
L’enorme proliferazione di consulenti sentimentali, romantici, sessuali, coach di coppia, massaggiatori delle discipline più variegate (e spesso totalmente inutili) mettono in evidenza un solo aspetto: guadagnare in fretta, in un settore in forte espansione ancora per poco, con risultati probabili sotto l’aspetto economico ma dubbi, se non pericolosi, sotto quello salutistico e legale.
Qualcuno ha ancora sentito parlare di macrobiotica? E di new age? Eppure a suo tempo sembravano il toccasana per qualsiasi problema spirituale e nutrizionale.
Se fino a qualche anno fa si cercava il professionista famoso, la cui perizia era nota, anche se più costoso di altri suoi colleghi, ora si tende al risparmio anche in settori in cui non si dovrebbe mercanteggiare affidandosi a chi dichiara di essere il top, solo perché ha speso di più in pubblicità e, magari, ha chiesto 10 euro in meno per una visita.
Vi serve un’altra prova? Quanti libri escono quotidianamente (con gli e-book il costo di realizzazione è prossimo allo zero) sostenendo, spesso, una tesi e l’esatto contrario? Ognuno, anche se titolato, sostiene di aver trovato la pietra filosofale, la formula magica o l’elisir di lunga vita e, spesso, si trova in perfetta antitesicon le tesi di altri colleghi.
Elemento comune di tutto ciò è il guadagno, la bramosia di denaro, il desiderio di arricchirsi (per farne cosa, poi?) e distinguersi da chi, invece, ha optato per scelte diverse, a loro giudizio perdenti; San Basilio Magno, uno dei padri della Chiesa vissuto 1700 anni fa, sosteneva che “il denaro è lo sterco del diavolo”. Io non tirerei in ballo entità malefiche o sovrannaturali, ma mi limiterei a considerarlo uno dei mezzi che la scoietà ha adottato per la propria, lenta, autodistruzione.
Il denaro è, per sua natura, un bene affascinante ma oltremodoinsidioso che ha avuto, da sempre, la capacità di soggiogarci, di imporre ritmi e stili di vita giungendo a modificare gli scopi che alla vita ognuno di noi attribuisce. Se, visto individualmente, il denaro è un credito (nessuno vorrebbe spendere più di quanto ricavi), visto a livello di società è un debito, che aumenta vorticosamente giorno dopo giorno. E’ come acquistare futures in borsa senza l’indicazione del prezzo. Un suicidio.
Naturalmente questo capitalismo disumano non ci danneggia soltanto dal punto di vista economico (imprenditori che, diventati finanzieri, badano solo al profitto e non si accollano il rischio di impresa) ma anche ambientale e sociale (e non solo).
Il ricorso al credito al consumo anche per le vacanze, l’acquisto dell’auto fornita di accessori che non useremo, l’applicazione di uno sconto sul prezzo d’acquisto se chiederemo un finanziamento (non pensando che gli interessi sul finanziamento sono sicuramente superiori al risparmio praticato, ed il finanziamento dev’essere erogato dalla finanziaria ufficiale di quel brand), il recarsi a cena fuori molto più di un tempo, quando ci si trovava una volta a casa di uno un’altra a casa dell’altro, di fatto legittimano il capitalismo e, a braccetto con questo, il consumismo.
Quel che nessuno spiega, e le persone in gran parte ignoranti non capiscono, è che se il capitalismo è servito a pochi, eletti, individui per acquisire il controllo di gran parte del mondo (Arnault, Jobs, Zuckerberg, Musk, Bezos, Gates e altri) per controha portato la quasi totalità degli abitanti del pianeta a perdere il controllo delle proprie finanze, delle proprie scelte e di una vita a dimensione umana.
I servi sciocchi? Sono tra di noi, autoproclamatisi discepoli del verbo “spendere” convinti di poter raggiungere l’Olimpo mentre, ben che vada, potranno salire su una collinetta dei giardini pubblici.
Sergio Motta
Crédit Agricole Italia si pone al fianco di Eaglesprojects per supportare la crescita del comparto ingegneristico italiano sui mercati internazionali.
Il gruppo bancario ha, infatti, erogato un finanziamento da 7 milioni di euro a favore di Eagleprojects, azienda controllata dal fondo di private equity Palladio Holding, attiva nella fornitura di servizi di ingegneria end-to-end e trai principali player nelleattività di digital twin e deployment della fibra ottica.
Il finanziamento si inserisce nell’ambito di un più ampio piano di sviluppo aziendale volto ad accelerare la crescita di Eagleprojectsnei mercati di riferimento, anche internazionali , prevedendo una riduzione del costo in base al miglioramento di uno scoring ESG elaborato da Cerved Rating Agency, agenzia specializzata nella valutazione del merito di credito di imprese non finanziarie italiane e nelle valutazioni di sostenibilità degli operatori economici.
Eagleprojects è stata fondata nel 2016 come start up innovativa nel settore delle telecomunicazioni, ha sede a Perugia ed è azienda leader nella fornitura di servizi di ingegneria end-to-end che vanno dalla progettazione alla direzione lavori e allo sviluppo di software ad hoc destinati ai settori delle reti quali Telecomunicazioni, Energia, Utilities e Gestione del Territorio.Vanta oltre 400 dipendenti e filiali dislocate in Italia, Germania, Grecia, Tunisia e Brasile, e da sempre si è dimostrata sensibile verso il tema dell’innovazione, con particolare attenzione nei confronti dell’intelligenza artificiale, della realtà aumentata e della robotica, elementi che le hanno permesso sia di rafforzare la propria presenza nelle aree in cui è già attiva, sia di penetrare in nuovi mercati strategici che presentano una domanda di servizi evolutivi di ingegneria. Attraverso questa operazione Credit Agricole conferma di essere un consolidato punto di riferimento a sostegno di tutte quelle imprese made in Italy che affrontano la sfida della duplice transizione, digitale e ecologica, favorendo i loro piani di investimento, sostenibili sul piano ambientale e innovativi dal punto di vista tecnologico.
Mara Martellotta