ilTorinese

Italia Lib – Pop: “Lo Russo sia sindaco e non giustifichi Askatasuna”

“In occasione dei soliti, immancabili, disordini creati dalle frange estreme della sinistra, dagli anarco-insurrezionalisti e dai Centri Sociali, leggere la dichiarazione del Sindaco di Torino, Stefano Lo Russo, che derubrica quanto avvenuto a Torino il 24 ed il 25 Aprile, a semplici ‘episodi spiacevoli’, lascia interdetti, trattandosi, invece, di aggressione a manifestanti pacifici ed europeisti, attacco alle Forze dell’Ordine, occupazione del palco e assedio ad una sede di un partito politico parlamentare. Forse, il leader della Giunta che ha dichiarato Askatasuna ‘bene comune’, è in uno stato confusionale ed invece di ritenersi Sindaco della Città, ritiene di essere Sindaco dei Centri Sociali”, così Claudio DesiròSegretario di Italia Liberale e Popolare, commenta le parole di Stefano Lo Russo, riguardo gli scontri in occasione della Festa della Liberazione.
“Davanti ad una due giorni di celebrazioni che viene ancora una volta violentata e derubata del valore intrinseco della giornata, a maggior ragione nell’80 anniversario della Liberazione stessa, le parole del Sindaco lasciano intravedere quelle stesse connivenze e complicità con i sedicenti antagonisti, ormai già sottolineate da tempo, non solo in occasione dell’impropria regalia di un edificio pubblico ai propri occupanti, dediti agli scontri”, aggiunge Desirò.
“Manifestazioni e manifestanti che parlano indebitamente di libertà e democrazia, che sfociano per l’ennesima volta in atti di violenza politica e violenza urbana, che meriterebbero parole di ferma condanna da parte di chi ricopre il ruolo più alto dell’amministrazione locale. Forse, per non infastidire troppo alleati e sostenitori, il Primo Cittadino ha ritenuto opportuno il derubricare quanto avvenuto ad eventi ‘spiacevoli e circoscritti’“, continua Desirò.
“Viene da chiedersi fino a che punto il centrosinistra che si ammanta di dichiarazioni democratiche ricche di valori e diritti vorrà proseguire questa strada contigua e parallela con i sobillatori delle piazze e fino a che punto un’Amministrazione Comunale che dovrebbe rappresentare tutti i cittadini avrà il coraggio di spingersi al fine unico di tutelare i delinquenti violenti”, conclude Desirò.
Italia Liberale e Popolare

Dalla finestra spara ai vicini di casa e alla polizia

È finito in carcere l’ottantottenne di Cossila San Grato nel Biellese  che giovedì ha sparato contro una vicina di casa e contro i poliziotti usando un’ arma in suo possesso, un residuato bellico non denunciato. Infastidito dal passaggio sotto la propria abitazione aveva prima lanciato sulla strada alcune bottiglie d’acqua e dopo  si era messo a sparare anche verso gli agenti che poi sono riusciti a disarmarlo.

NOTIZIE DAL PIEMONTE

Marsala, il destriero di Giuseppe Garibaldi

L’isola di Caprera fa parte dell’arcipelago di La Maddalena a nord-est della Sardegna, al largo della costa Smeralda. L’isola, abitata da poche decine di persone (la maggior parte degli abitanti risiede nel borgo di Stagnali) è raggiungibile grazie a un ponte che la collega all’Isola Maddalena, e fa parte integrante da più di vent’anni dell’area protetta dell’Arcipelago della Maddalena. Caprera è famosa per essere stata il buen retiro di Giuseppe Garibaldi che giunse per la prima volta sull’isola il 25 settembre del 1849. Tra varie peripezie vi tornò spesso e vi visse a lungo fino alla morte. L’eroe dei due mondi si spense nel tardo pomeriggio del 2 giugno 1882 e nella sua casa l’orologio fu fermato mentre i fogli di un grande calendario non vennero più staccati segnando per sempre l’ora e il giorno della sua morte.

Le spoglie di Giuseppe Garibaldi riposano da allora in un’area dell’isola che prende il nome di compendio Garibaldino. Lì, nel piccolo cimitero di famiglia, il sepolcro del comandante dei Mille si trova sotto un grande masso di granito con delle grosse maniglie sui lati. A poca distanza dalla sua sepoltura c’è anche un cippo abbandonato, coperto dai rovi, dove si può leggere a malapena l’incisione voluta dallo stesso eroe: “Qui giace la Marsala che portò Garibaldi in Palermo, nel 1860. Morta il 5 settembre del 1876 all’età di 30 anni”. Marsala era l’inseparabile cavalla bianca di Garibaldi. Aveva 14 anni quando gli venne regalata dal marchese Sebastiano Giacalone Angileri che, raggiunto Garibaldi e i suoi Mille sulla spiaggia di Marsala, tenendola per le briglie, disse: “Generale, questo è un dono per voi”.

E così, in sella alla sua adorata cavalla, Garibaldi entrò a Palermo il 27 maggio 1860. E con lei affrontò l’intera campagna militare nel regno delle Due Sicilie, affezionandosi a tal punto da portarla con sé il 9 novembre 1860, quando salpò per Caprera. Sull’isola, la cavalla, rimase con lui fino alla morte, nel 1876, quando aveva ormai trent’anni, età avanzatissima per questi quadrupedi. Lo storico Giuseppe Marcenaro, nel suo libro Cimiteri. Storie di rimpianti e di follie, citandone la storia, scrive che a Marsala in via Cammareri Scurti una lapide collocata nel maggio del 2004 su iniziativa del Centro Internazionale di studi Risorgimentali Garibaldini ricorda il giorno del “regalo”. Recita, l’epigrafe: “Sebastiano Giacalone a Giuseppe Garibaldi donò l’anonima bianca giumenta che ribattezzata Marsala uscì da questo portone e corse le vie della gloria a Calatafimi, a Teano, a Caprera con l’invitto Generale unificatore della patria italiana”. Così, come Bucefalo, il cavallo di Alessandro Magno, Asturcone, il destriero di Giulio Cesare o Marengo, il piccolo stallone arabo di Napoleone, anche Marsala è giusto che abbia il suo posto nella storia.

Marco Travaglini

 

Parco della Salute di Torino, con il contratto di affidamento un primo passo per la fase esecutiva dei lavori

Il contratto di affidamento della concessione per la progettazione, costruzione e gestione del Parco della Salute, della Ricerca e dell’Innovazione di Torino al raggruppamento di imprese Consorzio SIS e ABP Nocivelli è stato firmato in Regione dal commissario Marco Corsini e da Claudio Dogliani, legale rappresentante della società di progetto che si è aggiudicata la gara.

Presenti alla cerimonia il presidente Alberto Cirio, l’assessore alla Sanità Federico Riboldi e i rappresentanti della cabina di regia che, accanto a Regione e azienda ospedaliera universitaria Città della Salute e della Scienza, comprende Prefettura, Comune, Università e Politecnico di Torino.

«Siamo davvero a un passo cruciale – ha commentato il presidente Cirio – Fino a pochi mesi sembrava che questo progetto fosse destinato a tramontare e invece la determinazione della Regione, il supporto del Governo, che con noi ha deciso di nominare il commissario straordinario Corsini e il grande lavoro suo e dei tecnici, che ringrazio, hanno consentito di arrivare alla firma del contratto d’appalto. Si passa così dalla fase delle carte a quella, finalmente, della progettazione esecutiva e dei cantieri».

«Adesso comincia una fase di concertazione che avrà tre tavoli: il primo che coinvolge l’Università per definire risorse e modalità per la parte di sua competenza, il secondo con il Comune di Torino per aggiornare la destinazione urbanistica dell’area, perché quella di oggi è datata, e il terzo confronto va fatto l’azienda sanitaria per gli aspetti strategici e amministrativi sul Parco: è già previsto che il Regina Margherita è autonomo e resta separato e sul resto si valuta tutti insieme», ha proseguito Cirio.

Nei prossimi mesi la cabina di regia, insieme a tutti i soggetti coinvolti, definirà nel dettaglio la sua struttura e le sue relazioni con il sistema ospedaliero, quello esistente e quello in fase di realizzazione, si Torino e dell’area metropolitana.

L’assessore Riboldi ha evidenziato che «la Regione prosegue nel suo piano di realizzazione di nuove strutture sul territorio, che complessivamente vale oltre 4,5 miliardi di euro. Oggi aggiungiamo un altro tassello fondamentale nell’iter per la costruzione del Parco della Salute, un’opera fondamentale non solo per Torino ma per tutto il Piemonte. Ringrazio il commissario Corsini per il suo lavoro nel rispetto del cronoprogramma: ora entriamo in una fase decisiva che richiede la collaborazione di tutti i soggetti che compongono la cabina di regia».

«Avevo preso un impegno con il presidente e l’ho mantenuto, la stipula di questo contratto è un momento fondamentale – ha sostenuto Corsini – Da adesso in poi partono i termini esecutivi, la conferenza dei servizi che auspico sia gestita in tempi giusti per dare poi il via alla progettazione esecutiva e alla consegna dei lavori. Avevo detto che avremmo imboccato una strada in discesa e stiamo sfruttando l’abbrivio».

Soddisfazione è stata espressa anche dai rettori di Università e Politecnico, Stefano Geuna Stefano Corgnati, e da Thomas Schael, commissario della Città della Salute e della Scienza di Torino.

I prossimi passi

Con la firma del contratto si chiude la complessa fase di aggiudicazione e si entra formalmente nella fase esecutiva dei lavori. Il contratto prevede la realizzazione da parte dell’affidatario della progettazione esecutiva e della realizzazione dei lavori, il cui importo offerto in sede di gara è di 495 milioni di euro, che diventano 592,4 con Iva e spese tecniche.

Sono inoltre in corso di realizzazione i lavori di bonifica dell’area, affidati con un precedente appalto che beneficiano di un finanziamento di 18,5 milioni.

L’investimento complessivo ammonta pertanto a 610,9 milioni di euro, di cui 226,8 a carico dello Stato, 11,9 della Regione e 372,2 del concessionario.

Il contratto fa seguito alla firma dell’accordo di programma tra Ministero dell’Economia e Finanze, Ministero della Salute e Regione Piemonte con il quale sono stati finanziati con 84,3 milioni dello Stato e 4,4 della Regione.gli extra costi a integrazione delle risorse già stanziate. Prevista anche la corresponsione di un canone di disponibilità (comprensivo dei costi di manutenzione e energetici) di 39,99 milioni di euro all’anno per 25 anni.

Ora il commissario Corsini potrà convocare la conferenza dei servizi, che consentirà di ottenere tutti i permessi, nulla osta e le autorizzazioni necessarie per l’avvio dei lavori. L’impresa dovrà poi procedere allo sviluppo del progetto esecutivo e alla successiva esecuzione delle opere.

La conferenza dei servizi sarà convocata nei prossimi giorni e si concluderà al massimo entro il mese di novembre, da lì ci saranno otto mesi per la progettazione esecutiva e l’avvio dei lavori.

cs

Cosap: “Ancora violenza in piazza”

Ancora una volta, una manifestazione a Torino è degenerata in violenza.
I fatti avvenuti il 24 aprile, durante la fiaccolata conclusasi in Piazza Castello, confermano un
preoccupante copione che si ripete ormai da anni: gruppi violenti approfittano delle celebrazioni per
scatenare caos e accaparrarsi il palco.
Le immagini della Polizia stretta tra le transenne mostrano l’odio verso chi indossa la divisa, ma
anche la tolleranza verso i violenti da parte di chi dovrebbe garantire la sicurezza pubblica. È
inaccettabile che, anno dopo anno, si permetta ai soliti violenti di trasformare una ricorrenza nazionale
in un teatro di scontri. Ormai il 25 aprile, invece di essere una giornata di unità e memoria, diventa ogni anno il solito copione di aggressioni e disordine.
Le immagini che circolano con la Polizia costretta ad indietreggiare e ad essere rinchiusa circondata
dalle transenne non fotografano solo la violenza contro le Forze dell’Ordine, ma evidenziano anche
la tolleranza verso i violenti nelle decisioni immediate da parte di chi dovrebbe gestire l’ordine
pubblico; si dovrebbe cercare innanzitutto di evitare simili accadimenti che mettono in pericolo
l’incolumità dei colleghi, come infatti avvenuto. Anche ieri abbiamo contato 5 feriti tra le forze
dell’ordine che sia aggiungono alle già decine di feriti da inizio anno in episodi di manifestazioni
nella sola provincia di Torino. Chiediamo che questi episodi non si ripetano più e che venga messa
fine alla mattanza di colleghi feriti in ordine pubblico!”
Il COSAP ribadisce la necessità di un cambio di passo nelle strategie di ordine pubblico e di maggior
protezione per gli operatori, troppo spesso lasciati soli di fronte alla violenza organizzata.

COSAP, Raffaele Pascarella

Segretario Generale Provinciale

“Oltre le barriere”… per una più ampia “inclusività”

Il “Forte Albertino” di Vinadio riapre con la lodevole novità del percorso a videoguide nella “Lingua dei Segni”

Giovedì 1° maggio

Vinadio (Cuneo)

L’hanno definito “un progetto per l’esplorazione in autonomia”. Artefici e promotori, altamente lodevoli, la “Fondazione Artea” (Fondazione partecipata da “Regione Piemonte” e “Comune di Cuneo”, con l’obiettivo di “valorizzare e promuovere il patrimonio storico-artistico e paesaggistico del territorio”), il cuneese Comune di Vinadio e l’“Istituto dei Sordi” di Torino (con il sostegno della “Fondazione CRC” – Bando “Patrimonio Culturale”) ai quali si deve la riapertura, il prossimo giovedì 1° maggiodalle 10, del “Forte Albertino”, con una grande importante novità: fra gli esempi di “architettura militare” più significativi dell’intero arco alpino, la “Fortezza” (vero capolavoro dell’ingegneria e della tecnica militare, voluta da re Carlo Alberto e costruita fra il 1834 ed il 1847) tornerà infatti ad accogliere il sempre numeroso pubblico di visitatori con l’introduzione di un “percorso con videoguide” in “Lingua dei Segni Italiana” (“LIS”), attraverso cui i visitatori “non udenti” o “ipoacusici” potranno esplorare il “Forte” in completa autonomia, accedendo a contenuti informativi e coinvolgenti in “LIS”, con messa in voce e sottotitolazione in lingua italiana.

Il progetto di “inclusione sociale” ha per titolo “Oltre le barriere – La storia del Forte in LIS” e, in concreto, permetterà di scaricare dal sito www.fortedivinadio.com, oppure inquadrando il “QR code” su appositi pannelli in loco, cinque “videoguide” per visitare il fronte superiore del “Forte”, con partenza da “Porta Francia” e uscita a “Porta Neraissa”, in un itinerario che si sviluppa su due livelli di camminamento. Dopo un’introduzione sulla storia del “Forte”, il percorso permetterà di approfondire i dettagli di alcune foto ottocentesche della struttura militare, per poi accompagnare i visitatori sul “fronte superiore”, presso la galleria delle “Casematte” e nel passaggio scoperto, per poi terminare il tour presso la “Porta Neraissa”.  Attenzione: per accedere al percorso, è necessario recarsi in biglietteria e ritirare il pieghevole con l’indicazione dei luoghi in cui utilizzare le “videoguide”.

Con “Oltre le barriere”, dichiara Giuseppe Cornara, sindaco di Vinadio, “il ‘Forte’ si impegna a diventare un luogo di cultura pienamente inclusivo, in cui l’accessibilità non è solo un obiettivo, ma una realtà concreta. Con questo progetto, ampliamo la fascia di pubblico che può accedere al ‘Forte’, incrementando così il potenziale turistico a beneficio dell’intero territorio”.

E al sindaco Cornara, fa eco Davide De Luca, direttore di “Fondazione Artea”: “Il percorso intrapreso con ‘Oltre le barriere’ offre ai visitatori la possibilità di accedere, per la prima volta ed in completa autonomia, a contenuti sulla storia e sull’architettura del complesso fortificato. Grazie alla proficua collaborazione con l’‘Istituto dei Sordi’ di Torino, possiamo proporre uno strumento efficace e garantire un’esperienza di visita accessibile, non soltanto alle persone sorde, ma a tutti coloro ai quali possa interessa di conoscere il ‘Forte’ in modalità ‘smart’ e multimediale”.

Come sempre, dalla riapertura di giovedì 1° maggio, il “Forte” offre inoltre tante altre possibilità di visita, come l’accesso al percorso multimediale “Montagna in Movimento”, alla mostra permanente “Messaggeri Alati” e all’esperienza immersiva del “Vinadio Virtual Reality” con la spy story “Giallo forte”. Tra le altre attività esperienziali, tornano anche i percorsi a contatto con la natura che circonda la Fortezza: le montagne della Valle Stura sono infatti tutte da scoprire con le piacevoli escursioni in bicicletta di “Pedala Forte”, l’iniziativa che promuove il cicloturismo in modo eco-friendly, attraverso quattro itinerari che seguono, in modo differenziato in base al grado di difficoltà, le architetture del sistema difensivo.

Infine, per il secondo anno, si rinnova al “Forte” il progetto dell’“Orto Segreto” che permette ai visitatori, attraverso specifiche attività didattiche o con una semplice visita, di coltivare fiori, piante e erbe aromatiche in uno spazio dedicato in cui “prendersi cura della terra – spiegano gli organizzatori – imparare ad ascoltare la natura e i suoi ritmi e riscoprire antichi saperi”.

Per info su orari e biglietti di ingresso: “Fondazione Artea”, corso Nizza 13, Cuneo; tel. 0171/1670042 o www.fondazioneartea.org

g.m.

Nelle foto: Percorso con videoguide in LIS; un angolo del “Forte”, in primo piano il “Rivellino”, al centro la “Porta Francia”; Davide De Luca

Ragazzo di 20 anni trovato morto in un canale

È stato ritrovato in acqua il corpo senza vita del 20enne pakistano che era caduto martedì sera nel canale Quintino Sella a Novara. Sono intervenuti i Vigili del fuoco con i sommozzatori giunti da Milano, Verbania e Torino. Il corpo del ragazzo era incastrato fra la vegetazione acquatica ad alcuni metri di profondità.
NOTIZIE DAL PIEMONTE

Dal 1° dicembre tutele europee per l’artigianato artistico Made in Piemonte 

A partire dal prossimo 1° dicembre, le eccellenze dell’artigianato artistico, tipico e tradizionale del Piemonte e dell’intero Made in Italy potranno contare su un’importante forma di tutela in più: il marchio europeo di qualità Indicazione Geografica Protetta (IGP). Finora riservato esclusivamente ai prodotti agroalimentari, questo riconoscimento rappresenta uno strumento fondamentale anche nella lotta alla contraffazione e alla falsificazione dei manufatti artigianali.

Questa possibilità riguarderà da vicino anche le imprese artigiane torinesi e piemontesi, che potranno così valorizzare e proteggere le proprie produzioni attraverso la richiesta di registrazione del marchio IGP, evidenziandone la specificità e il legame con il territorio.

L’estensione del marchio IGP ai prodotti artigianali è prevista dal Regolamento (UE) 2023/2411, che amplia il sistema di tutela delle indicazioni geografiche a quei beni la cui qualità, reputazione o caratteristiche risultano strettamente connesse al territorio di origine.

Per ottenere il riconoscimento, i manufatti dovranno soddisfare tre criteri principali: provenire da un’area geografica ben definita (sia essa un luogo, una regione o uno Stato), possedere caratteristiche o una reputazione attribuibili alla loro origine geografica e prevedere almeno una fase della produzione all’interno di tale zona.

«Con questo nuovo strumento avremo, finalmente, un riconoscimento giuridico e commerciale delle competenze tradizionali e dell’identità culturale dei territori – commenta Dino De Santis, Presidente di Confartigianato Torino – che garantirà trasparenza e qualità ai consumatori e contribuirà in modo concreto alla difesa del Made in Italy e Made in Piemonte. L’artigianato artistico, inoltre, costituisce un grande patrimonio culturale ed economico e rappresenta nel mondo l’emblema del gusto, della creatività, dell’unicità del made in Piemonte. Per la sua capacità di essere pezzo unico e su misura è per la nostra regione un’enorme risorsa creativa e reattiva contro l’omologazione del gusto indotta dalla globalizzazione e rappresenta la difesa della memoria, dell’identità e della diversità».

Il Santo Padre: chi era costui?

Il ritorno di Sua Santità Francesco alla casa del Padre ha messo in moto una serie di considerazioni, di critiche, di esaltazioni della sua figura a cui sono ormai abituato, essendo stato questo il quinto Pontefice che io ricordi, oltre a Papa Giovanni XXIII morto quando ero piccolissimo. Anche in questo caso, come in molti altri, la gente si professa espertissima di ecclesiologia, di teologia, di ogni disciplina che possa, in un modo o in un altro, riferirsi alla figura del Papa.

Parafrasando Don Abbondio, sarebbe più opportuno dire “Francesco! Chi era costui?” perché di Francesco, chiunque non sia stato giornalista accreditato presso la Santa Sede o Vaticanista o Ministro di culto cattolico può dire ben poco, salvo riportare le notizie rimaneggiate dalla stampa ”ad usum delphini”.

La curiosità, che una volta era sinonimo di intelligenza ma comincio a pensare che non sia più così, porta le persone a cercare in rete, in modo quasi compulsivo, ogni informazione ottenendo, ipso facto, notizie contrastanti, critiche (in senso negativo) non possedendo le basi minime per capire, valutare e farsi un’idea propria.

Ecco così che una piazza San Pietro che solitamente si riempie di fedeli per l’angelus o per il “nuntio vobis” mostra migliaia di turisti che al passaggio della salma di Francesco, anziché farsi il segno della Croce o raccogliersi in preghiera, scattano foto come se ci fosse un premio per chi ne pubblicherà di più.

E’ quindi, evidente, che nella maggior parte delle persone l’aspetto fideistico, religioso, di devozione abbia ceduto il passo al conformismo, alla banalità, al “quello che fanno gli altri” in un mix di paganesimo, ateismo, ineducazione o, meglio, maleducazione e mancanza di rispetto.

Sono le persone che quando occorre un incidente stradale, anziché soccorrere il malcapitato, fanno una diretta sui social per dimostrare che anch’essi, pur nella loro insulsa ed inutile esistenza, manifestano deboli segnali di attività cerebrale.

Ecco così che chi vorrebbe recarsi in San Pietro per motivi religiosi trova la piazza occupata da tifosi dei social e chi non ha alcun interesse per l’argomento si trova tempestato di notizie spesso in contrasto tra di loro.

In omaggio al Santo Padre, che ebbi l’onore di incontrare a Torino durante l’ostensione del 2015, redigerò questo articolo in forma più breve del solito. Vorrei solo sottolineare come la vera trasgressione, oggi, sia l’essere normali, sia fare ciò che ci interessa e non ciò che fanno gli altri.

E se qualcosa non ci interessa? Basta cliccare da un’altra parte.

Sergio Motta

Torino dall’alto: l’esperienza gastronomica che conquista al Piano 35

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SCOPRI – TO ALLA SCOPERTA DI TORINO
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Torino sa stupire, e questa volta lo fa con l’eleganza sospesa del Ristorante Piano 35, all’interno del Grattacielo Intesa Sanpaolo, il più iconico della città. Da qui, la vista è qualcosa che va oltre il semplice panorama: un respiro ampio su tetti, viali, colline fino all’arco delle alpi. L’occhio si perde tra i dettagli urbani mentre la luce filtra attraverso la serra bioclimatica, trasformando ogni pranzo o cena in una parentesi sensoriale fuori dal tempo. Non è solo cucina d’alta quota, è un modo diverso di vivere la città.
Un viaggio tra sapori audaci e tecnica impeccabile. A guidare questo percorso enogastronomico ci sono Marco Sacco e Christian Balzo, chef che non temono di osare. I loro tre percorsi degustazione propongono un equilibrio perfetto tra inventiva e precisione. L’esperienza è multisensoriale, ogni piatto racconta una storia fatta di consistenze, abbinamenti inaspettati, ricordi rielaborati. Uno su tutti, lo storione con pesche, umeboshi, marshmallow, warasoya e wasabi: un piatto che sorprende e lascia il segno. Impeccabile il risotto all’aglio nero con gamberi di fiume, robiola e ciorella, eseguito con una tecnica che sfiora la chirurgia. L’atmosfera è rilassata ma attenta, mai rigida, con piatti dinamici e giocosi, pensati per incuriosire.
Un’esperienza che coinvolge tutti i sensi. Il ristorante propone anche la celebre carbonara au coq, piatto iconico del ristorante Piccolo Lago, da comporre direttamente al tavolo. Un’idea che parla di partecipazione, di gioco, ma anche di grande tecnica: la preparazione si trasforma in un piccolo rito condiviso, che unisce convivialità e alta cucina. È uno dei momenti più apprezzati del menu, capace di coinvolgere anche i palati più tradizionali. A completare l’esperienza, un servizio misurato e attento. Ogni dettaglio è curato con eleganza e precisione, in perfetto equilibrio tra formalità e calore umano. Il personale è preparato, disponibile, capace di guidare senza invadere, di raccontare i piatti senza mai renderli ostentati.
In questo spazio sospeso tra vetro, acciaio e cielo, la cucina si fa racconto e la città diventa scenografia. Il Piano 35 è più di un ristorante panoramico: è un luogo dove Torino si lascia riscoprire a ogni boccone, dove la tradizione incontra la sperimentazione e dove ogni elemento – dal design al menu parla la lingua della qualità. Una destinazione da vivere almeno una volta, per chi cerca un’esperienza che vada oltre il semplice mangiare bene. L’esperienza al Piano 35 non si esaurisce con l’ultimo piatto servito. È un percorso che rimane addosso, che continua anche dopo aver lasciato il tavolo. La carta dei vini, curata con grande attenzione, accompagna ogni portata con scelte che valorizzano tanto il territorio quanto le etichette più internazionali, selezionate per armonizzarsi perfettamente con l’identità del menu. La stessa filosofia si ritrova nei dolci, che chiudono il pasto con leggerezza e creatività, senza mai perdere in coerenza.
In un’epoca in cui l’alta cucina rischia di diventare spettacolo fine a sé stesso, qui si riscopre l’equilibrio tra emozione e contenuto. Piano 35 non cerca di stupire a ogni costo: preferisce raccontare, evocare, far riflettere. E ci riesce con la discrezione di chi sa, e non ha bisogno di dimostrarlo. Che siate torinesi in cerca di una nuova prospettiva sulla vostra città o viaggiatori curiosi con il desiderio di esplorare Torino anche con il palato, questo è un indirizzo che vale la salita. Letteralmente.
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Noemi Gariano