ilTorinese

Con Piemonte dal Vivo il Black Friday è sul palco

Per il terzo anno la Fondazione Piemonte dal Vivo promuove “Black Friday a Teatro”, offrendo al pubblico una vasta gamma di nomi e spettacoli teatrali d’alta qualità, in promozione – dal 29 novembre al 1° dicembre – a prezzi ridottissimi per chiunque acquisti online.

L’iniziativa si inserisce tra le azioni messe in atto da Piemonte dal Vivo per incrementare e stimolare l’accesso degli spettatori alla vasta gamma di proposte multidisciplinari sostenute dal circuito regionale. Questo, infatti, uno degli obiettivi verso cui tende l’attività della Fondazione, che – in collaborazione con gli enti locali – si occupa di diffondere nei teatri piemontesi spettacoli realizzati dalle più qualificate compagnie regionali, nazionali e internazionali, programmando quasi 900 repliche in un anno, in oltre 70 comuni, per un totale di 158 palcoscenici calcati.

Le proposte selezionate per il Black Friday spaziano da piccole tournée a date singole, per un ventaglio di offerte multidisciplinari tra prosa, danza e circo.

Fausto Coppi. L’affollata solitudine del campione di Gian Luca Favetto è un racconto a più voci in parole e musica per celebrare a cent’anni dalla nascita il grande sportivo. Lo spettacolo è in tournée in Piemonte, giovedì 5 dicembre allo Spazio Kor di Asti; venerdì 6 dicembre al Teatro San Francesco di Alessandria; sabato 7 dicembre al Teatro della Parrocchia di Cumiana; martedì 10 dicembre al Teatro Toselli di Cuneo.

Il silenzio grande con Stefania Rocca e Massimiliano Gallo, per la regia di Alessandro Gassman, porta in scena la complessità dei rapporti familiari, martedì 3 dicembre al Teatro Civico di Vercelli e mercoledì 4 dicembre al Teatro Concordia di Venaria.

La parrucca con Maria Amelia Monti e Roberto Turchetta, dal testo di Natalia Ginzburg, è una commedia comica, drammatica e vera, in cui il personaggio femminile a tratti ricorda la figura dell’autrice, venerdì 6 dicembre al Teatro Sociale di Valenza.

In Happy Hour i due interpreti-danzatori Mauro Paccagnella e Alessandro Bernardeschi ripercorrono, attraverso 10 coreografie e un dialogo costante e diretto con il pubblico, le loro vite e i loro ricordi di teenagers cresciuti negli anni ‘70 in Italia, sabato 7 dicembre al Café Muller di Torino.

Cyrano dans la lune di Deriva Clun è una storia dai risvolti a volte comici, altre volte tristi, con in scena due clown-attori sabato 7 dicembre allo Spazio Centro Fiere Montexpo/Moncirco di Montiglio d’Asti.

I due gemelli, liberamente tratto dal testo goldoniano, viene reinterpretato da Jurij Ferrini su testo di Natalino Balasso giovedì 12 dicembre al Teatro Sociale di Pinerolo.

AgGREGazioni di e con Claudio ‘Greg’ Gregori è in scena sabato 14 dicembre al Teatro Magnetto di Almese (To). Greg come solista si misura nel suo primo monologo tratto dall’omonimo libro e trasformato in pièce teatrale.

La Bella Addormentata, incredibile capolavoro del balletto classico, viene portato in scena dal Balletto di Mosca – Russian Classical Ballet, sabato 14 dicembre al Teatro Il Maggiore di Verbania.

La Locandiera è una interpretazione della celebre commedia di Goldoni da parte dell’Accademia dei Folli, domenica 15 dicembre al Teatro Pertini di Orbassano (To).

Vertigo Christmas Show con Cirko Vertigo è il consueto appuntamento natalizio, nello chapiteau di Grugliasco, domenica 29 dicembre al Teatro Le Serre.

PIEMONTEDALVIVO.IT

Una Juve “sarriana”prevale sull’Atletico Madrid

Una Juventus decisamente più “sarriana” quella che si è vista in campo ieri sera a Torino, contro un avversario come sempre ostico: del resto, alla squadra di casa bastava un solo punto per il primato in classifica.
I bianconeri hanno fatto vedere tratti di bel gioco soprattutto nel primo tempo, perchè nel secondo l’Atletico ha tentato il tutto per tutto riversandosi in avanti e impegnando non poco la difesa bianconera, che però ha sfoderato un De Ligt superbo, un muro contro il quale sono andate ad infrangersi tutte le speranze di pareggio degli avversari.
Ma nel primo tempo, in effetti, tutta la Juventus ha giocato bene, partendo con il 4-3-1-2: sulle fasce De Sciglio a sinistra e Danilo a destra, centrocampo a rombo con Matuidi, Pjanic e Bentancur, Ramsey trequartista dietro a CR7 e Dybala.
Madama parte tranquilla, tanto fraseggio e ottimo possesso palla, tanto che l’Atletico non riesce a spezzare la trama della Juve e si limita a subire per lunghi tratti; nonostante la superiorità, però, la Juve fatica a trovare il tiro in porta, perchè CR7 è sempre defilato a sinistra e si limita a sponde e chiusure di triangoli, ma non va mai alla conclusione, mentre Dybala fa moltissimo movimento e cerca di inventare, però – tranne un tiro al minuto 9 – , non vede la porta sino all’azione del goal, che arriverà allo scadere del primo tempo: la sensazione è che manchi il finalizzatore, l’uomo da area di rigore, insomma là davanti mancava il Pipita.
La squadra di Simeone ci prova solo con due conclusioni di Saul, ma il centrocampista spagnolo prima non riesce a girare un colpo di testa da posizione invitante, poi impegna Szczesny con una rasoiata dai venticinque metri, bravo il portierone bianconero a non farsi sorprendere.
E veniamo al goal della Joya, un autentico capolavoro balistico: minuto 46′ pt, punizione defiliatissima alla sinistra del portiere avversario, palla che si va ad infilare nell’angolino alto a destra, dove Oblak non può arrivare (e neanche se lo aspettava, ci scommettiamo).
La ripresa inizia senza cambi, l’Atletico prova a reagire e al 49′ sugli sviluppi di azione d’angolo è il solito Saul a calciare verso la porta di Szczesny, che blocca in due tempi; Simeone allora tenta di forzare un po’ i tempi, toglie Vitolo e butta dentro Joao Felix: infatti l’Atletico diventa più propositivo rispetto al primo tempo e De Ligt è provvidenziale nel murare una conclusione proprio di Joao Felix.
La Juve ha più spazio per ripartire: al 60’st Ronaldo s’invola sul centrosinistra, salta Hermoso, ma poi dopo 40 metri di campo calcia alto. Sarri risponde con Bernardeschi per Ramsey e proprio lui sfiora il raddoppio al 66′ st con un’azione personale che finisce sul palo.
Nel finale, l’Atletico spinge a più non posso e prova a chiudere la Juve nella propria area di rigore, ma De Ligt è decisivo nel chiudere su Morata in area all’80’st, e poi all’83’st su Correa, pronto a battere a rete a pochi passi dalla porta di Szczesny: intervento che vale come un goal.
La Juve riparte, ma Khedira è in fuorigioco e sfuma l’azione del possibile raddoppio. Nel finale, è invece Morata a non agganciare l’assist di Joao Felix a due metri dalla linea di porta.
Riepilogo: buona Juve rispetto alle ultime prestazioni di campionato, si è visto il gioco di Sarri per alcuni tratti, ma la partita è stata decisa, ancora una volta, da una prodezza individuale: tutti contenti, ma c’è ancora da lavorare e ovviamente aspettiamo il miglior Cristiano Ronaldo, in difficoltà anche ieri sera.
Ovunqueecomunque #finoallafine
Rugiada Gambaudo

Tribunale Europeo dei brevetti, ancora un derby con Milano

Appello per collocare a Torino

Ancora una volta Torino e Milano sono in lizza e se la città della Mole regge sul piano calcistico, generalmente perde in tutti gli altri campi. Questa volta le due metropoli si contendono una delle sedi del Tribunale europeo dei brevetti, che non andrà più a Londra causa Brexit.

In realtà l’idea non è stata della classe politica ma del comitato “Sì Torino va avanti”, quello pro Tav, il cui appello è stato fatto proprio con voto unanime da Consiglio comunale consiglio regionale.
Si potrà vedere dunque quanto pesa la classe dirigente della città, in testa la sindaca Appendino ( che per altro può contare sull’amicizia del ministro degli esteri Di Maio), ma anche il presidente della regione Cirio.

“La politica e le istituzioni hanno accolto il nostro appello”, ha detto Simonetta Carbone, de comitato Sì Torino va avanti, “ già sottoscritto dall’Unione Industriale torinese, dall’ Api, dall’Amma, dall’Ordine degli Architetti. In esso sottolineavamo che con la Brexit Londra, indicata dall’Unione Europea come una delle tre sedi del Tribunale Unificat0 dei Brevetti, quella dei brevetti chimico-farmaceutici, era uscita di scena”.

Ora spetta al governo decidere. Sarà battuta per una volta l’inerzia di collocare a Milano le sedi più prestigiose di istituzioni e aziende, complice anche la “comunità dei manager” che vogliono stare in un centro dove hanno più possibilità di carriera e la forza della rappresentanza politica? E la politica torinese e piemontese sarà capace di far sentire la voce di una città che sta nuovamente attraversando un momento difficile ? Negli ultimi 5 anni a Torino si sono persi altri 8 mila posti di lavoro, le richieste di reddito di cittadinanza sono in proporzione le più alte fra le città del Nord , così le persone in stato di indigenza.

E’ chiaro che non sarà questa scelta da sola a risolvere i problemi di Torino, ma potrebbe essere un ulteriore mattone verso un pluralismo economico di una città che non potrà in futuro contare solo sulla manifattura e può servire anche per metterla al centro dell’attenzione internazionale

Bivacchi e cocaina in piazza Chiribiri

Agenti del III Comando San Paolo/Cenisia/Cit Turin/Pozzo Strada e del Reparto Operativo Speciale della Polizia Municipale col Nucleo Cinofilo sono intervenuti questa mattina, mercoledì 27 novembre, in piazza Chiribiri presso uno stabile in disuso.

Era pervenuta segnalazione della presenza di persone all’interno dell’edificio.

Durante la perlustrazione degli ambienti gli agenti  rinvenivano dei giacigli e 17 grammi di sostanza stupefacente, verosimilmente cocaina. Gli accessi della struttura sono stati chiusi dal tecnico delle ispezioni edilizie della Città.

Ecco i premiati di “Quarto Potere”

La Fondazione del quotidiano  CronacaQui, “Quarto Potere” ha consegnato, ieri in municipio a Torino  i premi a coloro che nel 2019 a Torino e in Piemonte si sono distinti per l’impegno particolare nel “diffondere i principi della libera informazione nelle sue diverse articolazioni” in riferimento ai suoi valori, alla diffusione delle notizie sul territorio piemontese, all’analisi dell’evoluzione dei fenomeni socioculturali, alla storia e alla tutela del patrimonio storico, alla divulgazione della cultura e dell’arte: il giornalismo come «cane da guardia del potere», scriveva Indro Montanelli. Sono stati insigniti: Pier Franco Quaglieni, Roberto De Masi, Alberto Sinigaglia, Stefano Gribaldo, Patrizia Polliotto, Giancarlo Bonzo.

Ubriaco in auto travolge motociclista

Gli è stato riscontrato un  tasso alcolemico superiore di  quattro volte il limite consentito. E’ l’automobilista che ha fatto manovra dove era vietato e ha investito  un motociclista. Il centauro é in gravi condizioni al Cto.  L’incidente  ieri sera  in corso Orbassano a Torino. La vettura, Audi A4, era  guidata da un 41enne di nazionalità romena su corso Tazzoli verso corso Unione Sovietica: in piazza Cattaneo ha tagliato l’incrocio per immettersi  Corso Orbassano,  travolgendo il motociclista  53 anni.

“Sì ai tornelli al Campus Einaudi”

Riceviamo e pubblichiamo

FUAN – AZIONE UNIVERSITARIA: “PER LA TUTELA DEGLI SPAZI IN CUI STUDIARE” 

I rappresentanti del FUAN – Azione Universitaria questa mattina si sono riuniti in Rettorato per denunciare direttamente al Rettore la mancanza di posti per studiare all’interno della biblioteca Bobbio del Campus Luigi Einaudi e proporre l’installazione di tornelli come soluzione pratica a riguardo.

«Molti studenti – spiega Andrea Montalbano, presidente del FUAN – Azione Universitaria – ci hanno segnalato che la biblioteca Bobbio del Campus Einaudi è costantemente piena ed è sempre più difficile prendere posto per studiare già dal primo mattino. Questo accade perché – continua Montalbano – non esistendo controlli di alcun tipo all’ingresso della biblioteca, i posti sono spesso occupati da utenti esterni o da “furbetti” che, dopo essersi appropriati di un posto a sedere, lo lasciano occupato con quaderni e libri per ore, allontanandosi nel frattempo dalla biblioteca o perfino dal Campus. Al Rettore abbiamo chiesto l’installazione di tornelli all’ingresso così come già avviene in altre sedi di Unito. I tornelli – prosegue Montalbano – spesso oggetto di sterili critiche, rappresentano in realtà un sistema efficace per almeno tre motivi: in primis permettono agli studenti di conoscere a priori se ci sono o meno posti disponibili per studiare; in secondo luogo, prevedendo solamente pause da 30 minuti per mantenere il posto, scoraggiano gli studenti “furbetti” ad occupare i posti con quaderni e zaini; infine, assegnano la priorità nell’accesso alla biblioteca agli studenti dell’Università di Torino, che pagano migliaia di euro di tasse ogni anno e per questo è giusto che abbiano la priorità nell’accesso alla biblioteca rispetto agli utenti esterni. A questi ultimi – conclude Montalbano – non sarebbe comunque negato l’accesso agli spazi universitari: basterebbe effettuare una semplice registrazione».

Chi risolverà la questione dei tecnici comunali?

Il 25 novembre, davanti a Palazzo Civico, si è tenuto il  presidio dei Tecnici e professionisti del Comune di Torino.
ANTEL non molla e ritenta la strada della protesta per essere ascoltati e considerati dalla
civica amministrazione capitanata dalla sindaca  Appendino.

ANTEL è la principale associazione sindacale
dei tecnici, preziosi  ed essenziali per la macchina amministrativa. Ad esempio, se loro non
intervengono nel dare agibilità alle strutture scolastiche le scuole chiudono. Ciò è anche la
loro debolezza. Di fatto non possono scioperare. Sarebbe interruzione di pubblico servizio.
Per giunta ne rispondono penalmente se qualcosa nei cantieri non funziona. Scende l’ assessore
competente Iaria. Ascolta ma si limita nel dire:  “Datemi i dati tecnici che non
conosco”.
Replay di ciò che è avvenuto in commissione consiliare. Scende pure Enzo La Volta, vice
presidente del consiglio. PD ora all’ opposizione ed ex assessore. Scuote la testa. “Ci tentiamo
ma sarà dura”. Assunzioni. Nelle delibere che indicono bandi di concorsi
nulla è previsto in tal proposito. Motivo? I pentastellati vogliono esternalizzare i compiti
professionali. Concretamente sarà un professionista esterno che farà il direttore dei lavori . Il
perché della scelta è presto detto: amplia la platea degli interlocutori ed allontana
da sè eventuali  dirette conseguenze, anche penali. Ed allora perché non lo si dice? Classica melina a
centro campo per, momentaneamente, non pagare il dazio, allontanando il problema.
Trattative difficili se non impossibili per il sindacato ANTEL. Latitante Beppe Ferraris Vice
direttore ed ormai prossimo alla pensione. Avverrà che le 200 assunzioni riguarderanno solo
i servizi diretti. Quando? Questa è un’ altra questione. L’ Appendino è asserragliata.  In sostanza non ha più una maggioranza coesa introno a sè. Pure i magistrati rincarano la dose con nuovi
capi di imputazione. Unica spiegazione logica è che  sta aspettando una via d’uscita per non perdere
completamente la faccia. In fondo è ancora amica di Luigi Di Maio. Rimangono i problemi. Ma
sarà di altri il compito di risolverli. Anche i problemi dei tecnici e professionisti del Comune di Torino.

 

Patrizio Tosetto

Il sogno di Battiston, una favola che è un piccolo capolavoro narrativo

Il successo italiano al 37° TFF

È tratto da un recente fatto di cronaca Dio esiste, il suo nome è Petrunya – presentato con successo all’ultima Berlinale – della regista macedone Teona Strugar Mitevska, una produzione che raggruppa Belgio/Slovenia/Croazia/Francia e Macedonia, presentato nella sezione “Festa Mobile” e in uscita sugli schermi il 12 dicembre. Un titolo che rientra a pieno diritto nel vasto discorso della violenza sulle donne, che allo stesso tempo s’allontana dall’abuso sessuale per dirci quanto ogni pregiudizio coltivi il germe della pericolosità e quanto una società sia ancora radicalmente legata a ferree e antiche tradizioni, poste ciecamente in campo civile come in quello religioso. La lotta di una donna, Petrunya, una “bruttina stagionata”, disoccupata e con una laurea in storia, obbligata a dover combattere giorno dopo giorno contro una madre che la sminuisce con i suoi giudizi negativi. Dopo l’ultimo colloquio di lavoro andato male, con l’eventuale datore a dirle che non sa che farsene di lei come segretaria e senza giri di parole che è brutta e non se la scoperebbe mai, Petrunya s’incrocia sulle rive di un fiume con una cerimonia ortodossa, in cui una croce di legno, gettata nelle acque dal pope, assicurerebbe un anno di prosperità a chi la raccolga: e a raccoglierla è Petrunya, in un atto istintivo, immediato, in mezzo ad un gruppo folto e agguerrito di uomini. Che non ci sta, per il fatto che la tradizione vuole che soltanto i maschi gareggino per recuperare la croce, da sempre, e sono insulti e aggressioni e fughe mentre intervengono autorità religiose e civili, interrogatori contro la donna (la donna macedone e di oggi, e non soltanto) nel continuo tentativo di quelle autorità di barcamenarsi come ben sanno, tra ipocrisie e infondatezze, mentre il popolo becero fuori cerca di irrompere nella stazione di polizia. E una giornalista televisiva, a dover combattere la propria crisi familiare e a prendere a cuore il destino della protagonista. Alla quale quel calvario di soprusi è umanamente utile per far propria la decisione del cambiamento, attraverso la lotta cui si prepara, in casa e fuori. Migliore nella prima parte e destinato a stagnare per qualche tratto man mano che deve districarsi lungo la serie degli interrogatori, nel chiuso delle stanze, Petrunya, che ha al centro la bella prova della combattiva Zorica Nusheva, è comunque nelle mani della Mitevska un film che raggiunge appieno i propri scopi di rivolta e riesce a costruire una pagina nuova intorno alla “povertà” della donna balcanica.

Se siamo dalle parti della banalità per quanto riguarda Wet season firmato da Anthony Chen (Singapore/Taiwan, in concorso al 37° TFF) – insegnante di cinese, di perenne malinconia, malvista e presa in giro da colleghi e studenti, marito assente e sbadato, suocero da imboccare e accudire, incrocia allievo più che affettuoso identificandolo con quel figlio che non ha mai avuto, timide resistenze e innamoramento, incontro clandestino, monsoni perennemente in agguato e gran disco del sole nel finale a ricordarci che una nuova età può sempre nascere: con tutta probabilità un momento di stanchezza per i selezionatori -, ancora dal concorso (unico rappresentante per l’Italia) balza su bello pimpante Il grande passo, opera seconda, dopo Finchè c’è prosecco c’è speranza del ’17, di Antonio Padovan (scritta con Marco Pettenello), che ha il grosso pregio di essere una bellissima favola pronta a guardare tra le facce e i territori disseminati intorno a Rovigo al cinema di Mazzacurati, non disdegnando di sognare in grande, alla Spielberg (e le musiche di Pino Donaggio a volte paiono John Williams); e quello di risparmiarci, per un titolo almeno, tutti i drammi e il drammume, le lacrime e le infelicità che invadono la terra e le nostre diverse società, di tenerci fuori dai pensieri che ci stringono ogni giorno più forte e di farlo con intelligenza, con stupore autentico, con sorrisi ben distribuiti, con una buona dose di follia che in fin dei conti non guasta. Insomma, una piccola innocente rivelazione. Ci dice di Mario, spirito strampalato, Luna Storta lo chiamano in paese, del suo continuo guardare a quel grande e bianco disco notturno, lui lassù ci vuole andare, lui il missile che lo porterà lassù lo prepara davvero. Non che il primo tentativo gli riesca senza intoppi, un gran fuoco alla partenza e procura un incendio che distrugge i campi dei vicino: e allora da Roma, dove gestisce con la madre un negozio di ferramenta, arriva il fratello con i piedi ben saldi a terra, il Mario, quasi mai visto, fratello per parte di padre, un tale che s’è fatto una nuova famiglia e che di loro non s’è mai occupato (ma quanto Dario ha creduto in lui!), un fratello che vuole essere un aiuto immediato perché Luna Storta non sia messo in una casa di cura. Ben raccontato, dando libero sfogo alla fantasia e alla disubbidienza, al realismo imposto e al desiderio di evasione, alla fuga (ma quanto somigliano alle illustrazioni di un vecchio Pinocchio quei due poliziotti che tentano di fermare Dario!), Padovan regala con il suo piccolo circo del Nord-Est un’opera matura, ambiziosa pur nella leggerezza del racconto, forte di quel sogno che sorregge l’esistenza di molti. A Giuseppe Battiston è sufficiente un sospiro, una brevissima pausa, un movimento impercettibile degli occhi per costruire dei veri e propri momenti geniali, Stefano Fresi lo tallona con il suo corpo massiccio, un monumento alla positività, al propositivo: una coppia che qualcuno finalmente ha legato in un bell’esempio di cinema alto.

 

Elio Rabbione

 

Nelle immagini, di seguito: Zorica Nusheva, interprete di “Dio esiste, il suo nome è Petrunya”; la furia dei monsoni in “Wet season”; Giuseppe Battiston e Stefano Fresi, i due fratelli di “Il grande passo”, opera seconda diretta da Antonio Padovan

Sì alla “magia del Natale”. Perchè essere laici non significa essere miscredenti

Di Pier Franco Quaglieni
Pur lontano ideologicamente da Elena Chiorino, assessore all’istruzione della Regione Piemonte, non sono contrario alla proposta avanzata ai presidi piemontesi  di consentire i presepi e i canti di Natale nelle scuole, per non privare soprattutto i bambini della “magia del Natale “, oscurata dal consumismo edonista ed oggi dalla povertà di troppi.
Magia del Natale che riecheggia la mia infanzia in cui sentivamo con gioia ed emozione il Natale come una grande festa anche delle famiglie riunite attorno al presepe e all’albero. Mario Soldati dedicò una  trasmissione al pranzo di Natale, evocandone anche il valore religioso,intervistando il suo amico e compagno di scuola Fra Mariano, allora una start televisiva come Soldati.
L’aver dissociato il valore religioso del Natale dalla festa come hanno imposto  i laicisti e’ stato un grosso errore perché non si può fare tabula rasa dei valori,creando il deserto dell’indifferenza.
La magia del Natale e’ parola purtroppo  oggi quasi improponibile  e dimenticata che andrebbe recuperata in una temperie culturale fatta di nichilismo scettico e barbaro.
E sono d’accordo con l’assessore anche sul fatto che il Cristianesimo sia parte fondante della nostra identità storica e culturale, un’identità che va conosciuta e rispettata anche da chi intenda vivere in Italia e integrarsi nel nostro Paese.
Fare il presepe a scuola non offende nessuno e non rappresenta un’imposizione.
Ben misera cosa è  invece l’opposizione al presepe di chi sproloquia di laicità come certi radicali torinesi che non rivelano ne’ sensibilità ne’ cultura adeguata per capire i valori religiosi senza praticarli. La loro e’ un’assenza di buone letture .
La vera laicità e’ rispetto per tutte le identità, in primis di quella religiosa.
E’ la libertà religiosa studiata ed amata dal laico Francesco Ruffini, e’ lo spirito che animò Benedetto Croce a scrivere il “Perchè non possiamo non dirci cristiani “. E’ la scelta del laico Mario Pannunzio di avere nella bara i “Promessi sposi” di Alessandro Manzoni. Sono le pagine del cattolico laico e liberale Arturo Carlo Jemolo , storico insuperato  dei rapporti tra Stato e Chiesa e della laicità .
I laicismi alla Viano  e alla Rodota’ sono delle mistiche ateizzanti che disprezzano il dato religioso in nome di un materialismo che non ha nulla da invidiare al marxismo. E ‘ un laicismo furioso profondamente illiberale che cozza anche con Marco Pannella che parlò  sempre di laici credenti e non credenti .
Vietare il presepe significa offendere le nostre tradizioni culturali, prima ancora che quelle religiose. Essere laici non significa essere miscredenti, imponendo nella scuola uno squallido ateismo di Stato di moda nell’ URSS . Questa è una concezione che non e’ laica, ma becera,volgare, intollerante, incapace anche solo  di comprendere i valori spirituali che esistono, al di là del fatto di avere  non avere una fede religiosa.