ilTorinese

“E iliadi di corpi trascendono la mia condizione”

POESIA / ASTERIO  di Alessia Savoini

Ch’ “ogni cosa esiste più d’una volta, infinite volte”.

L’osservai
(:eremo)
al patibolo del possibile;

la sua causa gli fu condanna

e quivi stava
in attesa della sua virgo,

per l’espiazione d’una sete edonica,
sul crinale flebile del bivio,

a consumare
il plesso – lunare- del recesso.

Tutto era taciuto
fuorché grida
del suo [appetitoso] incesto.

Ne udii il lamento
“fui dell’uomo
la sua medesima condizione
o della bestia
la sua parte più sensibile?”

Mi vide.

Sopraggiunse
e d’ira
si accesero, – alle mie istanze -,
i vermigli della penombra.

Aggredì il suo atto,
sovvertì l’istinto,
confuse gli aneliti.

Mi afferrò i capelli e mi scoprì i seni,
soffocò il respiro
costringendomi in ginocchio
e con la bocca sorbire
la resina dell’estasi.

Vendicò (me:)
Arianna
nell’incavo umido dell’edonismo.
Mi legò i polsi
con il filo del suo inganno
e in questo
avea saputo precedere
ogni fittizia resistenza
del mio bramar il suo
ibrido corpo.

Dedalus
nel circuito pulsionale dell’erranza
imprigionò
i sepolcri incustoditi d’un desio indomabile
e tale condanna dissipò,
negli antri del mio ardore,
fiumi di ardesia.

Si nutrì degli acini acerbi di una vergine carnale,
nella dimora dell’illecito,
ai confini della percezione dell’errore,
insinuando perversamente le dita
nella fessura delle mie labbra,
ungendo di saliva l’estuario della mia libido,
graffiando la cenere
della sua estorsione.

“Nostro peccato fu ermafrodito;
ma perché non servammo umana legge,
seguendo come bestie l’aperitivo,

in obbrobrio di noi, per noi si legge,
quando partinci, il nome di colei
che s’imbestiò ne le ‘mbestiate schegge.”

(Borges, La casa di Asterione)
(Dante, Purgatorio, canto XXVI, vv. 86-87)

 

Leggi qui:

E’ tempo di “Turbopopulismo”

Il libro di Marco Revelli e Luca Telese presentato  a Torino lunedì 16 dicembre 2019 alle ore 18 al Circolo dei Lettori

Le voci dei populisti vanno ascoltate. Bisogna fare i conti con il loro messaggio: «Voi siete il passato, noi siamo il futuro».

Un populismo senza popolo: è il controsenso generato dalla nostra miopia politica. Dalle radici contadine alla lotta operaia, le istanze politiche forti si sono sempre basate su identità forti: sociali, culturali, anche geografiche. Ma oggi è il tempo della fragilità, della dispersione, dell’incertezza e coloro che furono popolo invecchiano senza maturità, si arrabbiano senza speranze. E riempiono le piazze di uno scontento scoordinato, la fibrillazione dei dimenticati, di coloro che vivono nel margine e sono stufi di pagare il benessere di chi invece occupa il centro della scena. In un dialogo profondo e necessario con Luca Telese, Marco Revelli racconta loro, gli esclusi. Dà voce e corpo al dolore e al disinganno di chi ha smesso di sentirsi parte della storia per tramutarsi nell’equazione geografica delle periferie. Privati di una cultura condivisa, bombardati dalle incitazioni all’odio di élite negative che perseguono il proprio progetto di potere e ricchezza, non sono più difesi da una sinistra che al «siamo con voi» ha sostituito il «si salvi chi può». Queste pagine delineano, con chiarezza e passione esemplari, le ragioni di un tracollo civile. E indicano un’unica, impervia ma possibile, via di fuga. Contro le «passioni tristi», la volgarità del linguaggio e la violenza delle piazze; contro la disumana pedagogia che nutre i mostri, sui social e fuori: tornare a credere nel popolo.

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MARCO REVELLI   sociologo, politologo, storico, insegna Scienza della politica all’Università del Piemonte orientale. Fra i suoi ultimi libri, pubblicati con Einaudi: Poveri, noi (2010), Finale di partito (2013), Populismo 2.0 (2017) e La politica senza politica (2019).

LUCA TELESE è giornalista, autore e conduttore televisivo e radiofonico. Ha pubblicato molti saggi sulla storia politica recente del nostro Paese tra cui il longseller Cuori neri (Sperling & Kupfer 2006). Il suo ultimo libro è Cuori contro (Sperling & Kupfer 2017).

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  • Prezzo di copertina 11,90 euro
  • Pagine 112
  • Anno 2019
  • Collana I Solferini
  • Formato brossura
  • Disponibile anche in edicola

Rapina a Madonna di Campagna: arrestati gli autori, ragazzi ventenni

Era circa l’una di notte di giovedì scorso quando una pattuglia della Squadra Volante ha intercettato una
Stilo con due persone a bordo su via De Panis. L’auto, alla vista dei poliziotti, aumentava sensibilmente
la velocità in direzione di corso Grosseto, pertanto gli agenti decidevano di fermarla e sottoporre a
controllo gli occupanti. I due, entrambi di origine marocchina con cittadinanza italiana, di 19 e 20 anni,
sono apparsi molto nervosi al controllo. L’auto sulla quale viaggiavano è risultata sprovvista di
copertura assicurativa e pertanto è stata sottoposta e sequestro amministrativo. Durante la
perquisizione della stessa, gli investigatori hanno rinvenuto un telefono cellulare con cover rosa al cui
interno vi era una carta di identità intestata ad una cittadina albanese; in merito, i due giovani non
erano in grado di dare alcuna giustificazione. Ritenendo potessero essersi macchiati di un delitto più
grave, gli agenti perlustravano le vie limitrofe e venivano avvicinati da una ragazza di 18 anni, di
nazionalità albanese, che riferiva loro di essere appena stata vittima di rapina. Due giovani la avevano
avvicinata chiedendole di salire a bordo per consumare una prestazione, ma al suo netto rifiuto il
passeggero era sceso dall’auto, strattonandola e facendola cadere a terra; qui, le sottraeva il telefono
che custodiva all’interno della cover la carta di identità. I due complici sono stati arrestati per rapina
aggravata in concorso.

“Curare con la parola”. Microprovincia festeggia i suoi primi 40 anni

Con una monografia dedicata al grande psichiatra Eugenio Borgna

E’ nelle librerie l’ultimo numero di Microprovincia, la rivista di letteratura fondata nel 1979 a Stresa dal poeta Franco Esposito. Tra le più longeve nel panorama italiano,la rivista – pubblicata in origine dalle Edizioni Rosminiane Sodalitas ed ora  dalla novarese Interlinea Edizioni – dedica annualmente un numero monografico a personalità che hanno lasciato un segno importante nella cultura italiana ed europea.

 

Un appuntamento ormai classico, atteso da tanti amanti delle buone letture, che ha visto Franco Esposito e molti altri scrittori e intellettuali occuparsi negli ultimi numeri di Enrico Emanuelli, Mario Soldati, Sebastiano Vassalli, Vincenzo Consolo, dopo aver dedicato interi volumi anche a Clemente Rebora, Piero Chiara, Antonio Rosmini, Sandro Sinigaglia, Gianfranco Contini e tanti altri. Il numero del quarantennale di Microprovincia (il 54°,per l’esattezza) s’intitola “Eugenio Borgna.Curare con la parola” ed è interamente dedicato, con interviste e testimonianze,  ad uno dei protagonisti e maggiori autori della psichiatria italiana alla vigilia dei novant’anni:. Borgna, nato a Borgomanero nel novarese il 22 luglio del 1930, ha riassunto così la sua incredibile storia lunga pcoo meno di un secolo: “La psichiatria ha cambiato la mia vita, è stata il mio destino”. Eugenio Borgna  è stato libero docente alla Clinica delle malattie nervose e mentali dell’Università degli Studi di Milano, primario emerito di Psichiatria dell’Ospedale Maggiore di Novara, nonché autore – come scrisse la giornalista di Repubblica Giuliana Sica, prematuramente scomparsa nel 2013, ” di libri bellissimi su temi sempre uguali e sempre diversi, sull’arcipelago delle emozioni che abitano la nostra vita interiore come la nostalgia e i sentimenti di colpa, l’inquietudine e la disperazione, l’ansia e i rimpianti, le attese e le speranze, la gioia e la solitudine“.Tra i suoi successi editoriali, Le parole che ci salvano (Einaudi) e La solitudine dell’anima (Feltrinelli). La scrittura e il pensiero di Borgna rifuggono dal linguaggio dello specialismo e propongono il costante incontro e confronto con la grande letteratura, da Proust a Thomas Mann a Goethe, e la poesia, da Emily Dickinson a Giacomo Leopardi. Un numero prezioso, questo di Microprovincia, e proprio per questo molto atteso. Il volume ospita i testi di Pierfranco Bruni, Barbara Castellaro, Marina Corradi, Andrea Dallapina, Luca Doninelli, Gillo Dorfles, Raffaele Fattalini, Angelo Gaccione, Umberto Galimberti, Giulio Giorello, Antonio Gnoli, Gianmaria Messina, Umberto Muratore, Ercole Pelizzone, Giannino Piana, Giovanni Scarafile, Gabriele Scaramuzza e Luciana Sica.

Marco Travaglini

Natale in palcoscenico

Cosa succede in Piemonte

Nelle settimane che precedono le feste natalizie, i palcoscenici del Piemonte ospitano grandi nomi della scena teatrale italiana, tra riletture di classici e testi contemporanei.

Con Il berretto a sonagli Valter Malosti affronta per la prima volta Pirandello, rivisitazione d’autore che va in scena il 10 dicembre a Tortona, l’11 a Oleggio, il 13 a Ceva e il 14 a Fontanetto Po. Jurij Ferrini interpreta invece Zanetto e Tonino, i  due gemelli protagonisti di una rilettura di Goldoni ad opera di Natalino Balasso, a Chivasso il 10 dicembre, ad Asti l’11, il giorno successivo a Pinerolo e il 14 dicembre a Savigliano. Torna in circuito anche Lino Guanciale – premio Ubu 2018 come miglior attore – a Verbania il 12 dicembre con Gabriella Pession in After Miss Julie. La settimana successiva Filippo Timi è il protagonista di Skianto, una favola amara su desideri di un ragazzino disabile raccontati con ironia pop, il 18 e 19 dicembre a Casale e il 20 ad Asti. Per scoprire gli appuntamenti nei teatri più vicini a te clicca qui.

“Torino ferita”, un convegno a 40 anni dall’attentato alla Scuola di Amministrazione Aziendale

ANNI DI PIOMBO

Mercoledì 11 dicembre, a partire dalle 9.00 del mattino, l’Aula consiliare del di Palazzo Lascaris a Torino ospiterà il convegno “Torino ferita, 11 dicembre 1979” promosso dall’Associazione “La porta di vetro” con il patrocinio e il sostegno del Comitato Resistenza e Costituzione del Consiglio regionale del Piemonte e l’adesione della Fondazione CRT e dell’Aiviter, l’associazione italiana vittime del terrorismo.

Quarant’anni fa, nello stesso giorno, si consumava uno degli episodi più cruenti e sanguinosi degli “anni di piombo” a Torino, con l’attentato dei terroristi di Prima Linea alla Scuola di Amministrazione Aziendale di via Ventimiglia, la prima businness school italiana. L’irruzione armata all’interno della SAA, mettendo in pratica un’idea criminale pianificata con la stessa “geometrica potenza” che vantavano in quegli anni le Brigate Rosse, provocò il ferimento di dieci persone tra studenti e docenti. In quel 1979 Torino visse uno dei suoi anni più bui e difficili, con gli attentati di Prima Linea che provocarono feriti e morti come la guardia carceraria Giuseppe lo Russo e l’ingegnere Carlo Ghiglieno, dirigente della Fiat. Il convegno, come ha osservato uno degli organizzatori e vittima dell’attentato, si pone l’obiettivo di affrontare il tema più generale della violenza, prestando attenzione ai risvolti umani, delle persone. Partendo da questa considerazione il programma prevede un confronto sul tema partendo dalla memoria storica con i testimoni dell’attentato e una riflessione con esponenti del mondo scolastico e del lavoro. Ritornando al programma, dopo l’introduzione del giornalista Michele Ruggiero, Presidente de La Porta di Vetro, e gli interventi di Mauro Salizzoni, Vicepresidente Consiglio regionale del Piemonte, Roberto Della Rocca, Presidente dell’Aiviter, Stefano Allasia, Presidente Consiglio regionale del Piemonte, si parlerà della “memoria storica” dell’evento. Moderati dal giornalista Luciano Borghesan, interverranno Vittorio Musso, già docente Master SAA, Giuliano Giampaolo, del direttivo dell’Aiviter, Rodolfo Poli, dirigente della Polizia di Stato, Giancarlo Caselli, magistrato tra i principali protagonisti della lotta al terrorismo e alla mafia. Il secondo tema della mattinata sarà “la violenza”. Moderati da Tiziana Bonomo, curatrice ex allieva SAA, interverranno Paolo Turin, già docente Master SAA, Roberto Maria Sparagna, magistrato della procura di Torino e il giornalista Domenico Quirico. Dopo una breve pausa il convegno, che si concluderà verso le 13,30, affronterà il terzo e ultimo tema, quello della “riflessione”. Moderati dal giornalista Paolo Griseri, interverranno Nino Boeti, già Presidente del Consiglio regionale del Piemonte, il professor Giorgio Pellicelli, Alessandro Magini, autore de “Le città ferite”, il professor Pietro Terna e Donatella Pacces, figlia di Federico Maria Pacces, fondatore della SAA.

Marco Travaglini

Trasporti transfrontalieri, buone notizie

Ripresa dei lavori di raddoppio del tunnel di Tenda, deroghe per i mezzi pesanti nella Val Roya e treni più veloci sulla Cuneo-Ventimiglia. Questi i temi affrontati nei giorni scorsi alla Conferenza Intergovernativa italo francese a Roma, cui ha partecipato l’assessore ai Trasporti della Regione Piemonte Marco Gabusi con i tecnici piemontesi Giovanni Ruberto, per il settore stradale, e Marina Veneziano, per il comparto ferroviario. 

«Siamo moderatamente soddisfatti – commenta l’assessore Gabusi – per lo sblocco del cantiere del Tenda. Dico moderatamente perché quest’opera è comunque in ritardo e il territorio sta soffrendo ormai da troppo tempo». Il cantiere per il raddoppio del tunnel stradale del Col di Tenda, bloccato a maggio 2017, quando risultavano eseguiti il 23% delle opere (poco meno di 31 milioni di euro del contratto iniziale pari a 133,1 milioni), è in attesa di riaprire a seguito del nuovo affidamento Edilmaco nel maggio 2019. L’ipotesi iniziale di riapertura a settembre 2019 è infatti slittata, ma sembrano esserci notizie positive. «I tempi ora sembrano essere più chiari – conferma l’assessore Gabusi – e ci sono tutti gli elementi per riaprire presto il cantiere. Anas sta infatti predisponendo con Edilmaco la perizia di variante ed entro una decina di giorni avremo la relazione. Inoltre, entro un mese e mezzo il consorzio inizierà la rimozione del materiale anidritico, indispensabile per poter riprendere i lavori. Ora che Anas ha ufficialmente sgombrato il campo dalle ipotesi di cambiamenti o ridimensionamenti del progetto trapelate nelle scorse settimane, presumiamo che lo scavo della galleria possa iniziare per la primavera 2020».

 Aperture al dialogo e convergenza anche sul fronte dei trasporti ferroviari. È infatti confermata la disponibilità per il rinnovo della convezione italo francese che consente la manutenzione e la messa in sicurezza della linea ferroviaria Cuneo-Ventimiglia. «La prospettiva per la firma di una nuova convezione è fissata entro l’anno 2020 – spiega l’assessore Gabusi –.  Immediatamente dopo la Regione Piemonte potrà chiedere l’aumento della velocità dei treni, che era stata ridotta dal gestore dell’infrastruttura francese per salvaguardare l’infrastruttura in assenza di garanzie sull’assunzione degli oneri di manutenzione da parte degli stati e così rendere più rapido il collegamento. Le tre Regioni interessate, Piemonte, Liguria e Auvergne-Rhône-Alpes hanno inoltre concordato di mettere in atto tutte le azioni utili per inserire la tratta nelle linee transfrontaliere». Questo consentirebbe di accedere ai fondi europei e avere così finalmente un polmone economico per il potenziamento della tratta. «Il percorso – commenta l’assessore – è senz’altro articolato, ma ritengo che si siano gettate le basi per una nuova stagione della Cuneo-Ventimiglia».

Ultimo punto all’ordine del giorno, il tema del traffico dei mezzi pesati lungo il confine italo francese. Pochi però i passi in avanti. È stato infatti chiesto alle istituzioni francesi di prevedere delle deroghe, anche limitate nel tempo, al limite di carico nella Val Roya di 19 tonnellate, imposto nel 2017. L’attuale situazione di precarietà dell’autostrada A6, che potrebbe chiudere nuovamente e improvvisamente, unita alla chiusura della Maddalena per rischio valanghe e alla condizione di fragilità delle strade dopo le alluvioni hanno portato ad un sostanziale isolamento del Cuneese nei suoi trasporti da e verso la Francia. «Le risposte di oggi sono state però ancora interlocutorie – spiega l’assessore Gabusi – e tutt’altro che concrete. In una simile situazione è chiaro che non ci basta la solidarietà a paroleCiò che vogliamo è una soluzione concreta e rapida. Ci impegneremo per ridare la possibilità di movimento al territorio, pensando soprattutto alle aziende, che hanno l’esigenza di trasporti importanti delle merci. Le imprese, che abbiamo anche visitato nei giorni scorsi, sono in grave pericolo, poiché le mancate consegne si stanno accumulando a causa delle numerose interruzioni stradali in Liguria dovute alle alluvioni, con la conseguente compromissione di commesse a dir poco vitali».

Lazzaretti. Fu delitto di Stato

David Lazzaretti, barrocciaio autodidatta, nel 1868, ricevuta ‘l’illuminazione’ a 34 anni, iniziò nella regione del Monte Amiata una predicazione millenaristica di totale rinnovamento religioso. Dapprima il Governo e la Chiesa guardarono a lui con occhio benevolo, pensando di poterne sfruttare la figura nei difficili anni successivi all’Unità d’Italia, ma quando fondò una comunità cristiana su basi solidaristiche e giunse  a proporre una nuova cosmogonia che lo voleva ‘secondo figlio  di Dio’ accanto a Gesù i potenti lo abbandonarono e una pallottola in fronte in uno scontro con la forza pubblica pose fine alla sua vita.

Sabato il Centro Studi che porta il suo nome, di Arcidosso, in Provincia di Grosseto, in collaborazione con l’Archivio di Stato di Grosseto, il Museo delle Civiltà di Roma, l’Istituto centrale per la Demoetnoantropologia di Roma ha organizzato un convegno su ‘Il processo ai seguaci di David Lazzaretti – Corte d’Assise Siena 1879’ che si è svolto nella sala del consiglio comunale della città toscana. Tra i relatori c’era anche il Roberto Gremmo, autore, tra le sue diverse opere del libro ‘Davide Lazzaretti. Un delitto di Stato’ edito per i tipi di Storia Ribelle, nel 2002. Il suo contributo si è soffermato su ‘Il delegato di pubblica sicurezza Carlo De Luca al processo di Siena’. “C’è un legame con il Piemonte – spiega Gremmo, ricercatore e storico che si è soffermato più volte su aspetti in chiaroscuro della storia più o meno recente – ed è rappresentato da quel don Francesco Grignaschi al quale avevo dedicato nel 1997 un libro ‘Il Nuovo Messia e la Madonna Rossa’ andato da tempo esaurito”. In sostanza don Grignaschi, sacerdote della Val d’Ossola, in odore di eresia, venne allontanato dalla Diocesi di Novara, arrivò a Viarigi nell’Astigiano e si proclamò il ‘Cristo tornato sulla terra” e qui ebbe un seguito tra i contadini. Arrestato e cacciato in Francia scrisse un libro ‘Rivelazioni sull’Apocalisse’ che sarebbe stato scritto ‘alle sorgenti del Tevere’ e qui potrebbe avere avuto un collegamento con il giovane barrocciaio. Gremmo, nel suo intervento, si è soffermato sul particolare del carabiniere che colpì a morte Lazzaretti, poi ucciso in circostanze misteriose e sul delegato di polizia presente sul posto, che sarebbe stato legato ai servizi segreti. Insomma un mistero dell’Italia diventata da pochi anni uno Stato unitario, timorosa che quelle idee comnitarie di Lazzaretti potessero fare attecchire la pianta del socialismo utopistico del secolo scorso.

Alla figura di Lazzaretti ha dedicato anche un libro Arrigo Petacco qualche anno fa, ‘Il Cristo dell’Amiata’, mentre il vincitore di Sanremo, Simone Cristicchi ha portato in scena una piece teatrale a partire dal 2015.

Massimo Iaretti

 

“Meritocrazia Italia” punta su innovazione ed equità sociale

Riceviamo e pubblichiamo

Si è concluso nella suggestiva cornice della Biblioteca Nazionale di TORINO – Auditorium Vivaldi – l’incontro organizzato dall’Associazione Meritocrazia Italiana sul tema: P.A. e BENESSERE SOSTENIBILE – Equità sociale e innovazione.
Vi è stata una numerosissima partecipazione, tante le personalità del mondo delle Istituzioni che si sono ritrovate a Torino per discutere e confrontarsi con il Presidente dell’Associazione, i vertici ed i tanti iscritti, nella convinzione che:”… innovazione ed economia circolare sono obiettivi di civiltà in cui Meritocrazia Italia crede e che farà di tutto, nelle proprie possibilità, per tenere alta l’attenzione dei cittadini sull’utilità di un progresso eco compatibile….”

I numerosi e prestigiosi relatori, tutti sapientemente guidati dal giornalista Marco Sodano-Digital Editor de La Stampa, hanno evidenziato che il benessere sostenibile è il principale indicatore per valutare il progresso di una società e non solo dal punto di vista economico ma anche socio-ambientale. Sviluppare delle politiche mirate al miglioramento dell’ambiente, servizi, sanità e istruzione deve essere tra gli obiettivi.

Sabato 7 dicembre è stata la volta della Direzione Nazionale dell’Associazione, svoltasi nell’aula del Consiglio dell’Ordine egli Avvocati di Torino. Tanti ed importanti i punti all’ordine del giorno, sicuramente la tanto attesa relazione introduttiva del Presidente dell’Associazione, Avv. Walter Mauriello, il quale ha ribadito che Meritocrazia Italia non è “contro nessuno”, evidenziando la necessità di dialogo e confronto trasversale con tutte le forze politiche, associative e popolari, perché l’obiettivo è quello di avvicinare di nuovo le persone alla Politica e arginare lo strappo cretosi tra la politica e la società civile.

La giornata si è conclusa con la tanto attesa seconda lezione di CREA, la Scuola di Formazione Politica dell’Associazione, sul tema: “Ordinamento giuridico Italiano e dell’Unione Europea” relatore prof. Alessia Fachechi Responsabile Nazionale Dipartimenti.

Conclude la due giorni meritocratica a Torino il Presidente dell’Associazione l’Avv. Walter Mauriello il quale saluta gli associati, dando appuntamento al prossimo evento e alla prossima Direzione Nazione, prevista per il 24 e 25 gennaio 2020, nella meravigliosa cornice della Città, capitale della Cultura 2019, Matera.

Meritocrazia Italia

Record italiano sui 100 stile libero per il torinese Miressi

Il campione vola in finale agli Europei in vasca corta

46’’03. È il nuovo record italiano dei 100 stile libero in vasca corta, firmato oggi pomeriggio da Alessandro Miressi nella semifinale dei Campionati Europei in vasca corta in corso al Tollcross International Swimming Centre di Glasgow. Il 21enne torinese tesserato per Fiamme Oro e Centro Nuoto Torino ha migliorato di un centesimo il precedente primato nazionale stabilito da Marco Orsi a Riccione il 19 aprile del 2015; ha così legato ancor di più il proprio nome alla gara regina del nuoto, dopo aver scritto nell’estate del 2018 il record italiano in vasca lunga (47’’92, un tempo nuotato oltretutto all’indomani del titolo europeo, conquistato proprio a Glasgow). Tornando al presente, oggi il campione allenato da Antonio Satta ha chiuso le semifinali con il miglior tempo assoluto, candidandosi a un ruolo da protagonista per la finale in programma domani pomeriggio alle 18.23 (ora italiana, le 17.23 in Scozia). È passato a metà gara in 22’’15 e nei secondi 50 metri ha spinto con la sua inesorabile progressione, completando le due vasche con un notevolissimo 23’’88. Ha ovviamente abbassato anche il proprio primato personale, di 46”84 e stabilito nell’aprile del 2017 a Riccione. Alle sue spalle ci sono i russi Vladislav Grinev (46’’26) e Vladimir Morozov (46’’42), quindi il lituano Simonas Bilis (46’’53), l’ucraino Sergii Shevtsov (46’’55), il britannico Duncan Scott (46’’68), il francese Maxime Grousset (46’’82) e il polacco Kacper Majchrzak (46’’83). Da ricordare che ieri Alessandro ha centrato il sesto posto nella finale dei 50 stile libero, dopo aver nuotato il personale di 21”18 in semifinale, e che mercoledì nella prima giornata degli Europei in vasca corta era salito sul terzo gradino del podio con la staffetta 4×50 stile libero.