ilTorinese

Operazione “Oro rosso”, la Polfer vigila sui furti di rame

In Piemonte e Valle d’Aosta

62 persone controllate, durante le 19 ispezioni a depositi di rottami, 8 lungo linee ferroviarie e 9 su strada: questi gli esiti dell’ “Operazione ORO ROSSO”, effettuata dal personale del Compartimento del Piemonte e Valle d’Aosta il 4 dicembre u.s., una giornata di controlli straordinari che ha lo scopo di contrastare i reati connessi al furto e commercializzazione del rame utilizzato in ambito ferroviario.
Durante le attività è stato effettuato un attento esame di tutti i materiali in giacenza, la rispettiva provenienza e tipologia, comprese le modalità di stoccaggio e conservazione, trattandosi nello specifico di rifiuti con un forte impatto ambientale.
E’ stato appurato a che titolo fossero presenti le persone identificate sui siti di stoccaggio, nel caso non fossero dipendenti, nonché è stata verificata la presenza di idonea autorizzazione a conferire metalli ferrosi.
Le operazioni, che si sono svolte contemporaneamente in tutta la penisola, su disposizione del Servizio di Polizia Ferroviaria di Roma, hanno interessato numerose località delle due regioni e si sono protratte per l’intera giornata.
A Torino denunciati per ricettazione in concorso due uomini di nazionalità Moldava, dal personale della Squadra Informativa Compartimentale e del Posto Polfer di Chivasso, poiché in possesso di un motore di un autoveicolo, risultato provento di furto, appena acquistato nella su indicata autofficina. Per il medesimo reato, il socio dell’autofficina, è stato sottoposto ad indagini preliminari in stato di libertà. Il controllo proseguiva all’interno dell’azienda, ove al termine degli accertamenti è stato sequestrato l’intero impianto e tutto il suo contenuto, poiché al suo interno sono stati rinvenuti altre componenti provento di furto, tra cui motori e targhe di autoveicoli. Inoltre è stato contestato anche il reato ambientale.
Il risultato operativo conseguito rientra nella più ampia attività di contrasto allo specifico fenomeno criminoso dei furti di rame che, da anni, vede impegnata in prima linea la Specialità, sia attraverso servizi di iniziativa che mediante controlli straordinari, quali “Oro Rosso”.

L’isola del libro

Rubrica settimanale a cura di Laura Goria

Ayanta Barilli  “Un mare viola scuro”  -DeA Planeta-  euro 17,00

E’ la ricostruzione -tra memoir e romanzo- della vita di 4 donne (inclusa l’autrice), legate ad altrettanti luoghi; ma ricompone una sola storia, quella delle antenate e della famiglia della Barilli. Ed è un racconto bellissimo, a tratti tragico, sicuramente emozionante. Ayanta Barilli è figlia del noto giornalista, saggista e polemista, Fernando Sánchez Dragó, che si separò da Caterina Barilli (professoressa di Storia e Filosofia) ancora prima che Ayanta nascesse. Oggi la giornalista radiofonica italo-spagnola esordisce come romanziera con “Un mare viola scuro”, caso editoriale in Spagna, arrivato finalista al premio DeA Planeta. Sono personaggi straordinari le antenate di cui ricostruisce la vita risalendo indietro per 3 generazioni, a partire dalla fine dell’800 per arrivare al 2017. La sfortunata bisnonna Elvira, nata a Padova, figlia di un matrimonio infelice; sposa di Evaristo, soprannominato (non a caso) Belzebù che la fece rinchiudere nel manicomio di Colorno, dove finì per impazzire davvero. Sua figlia Angela che viene affidata al padre e cresce disperatamente senza amore, sola e incompresa. Ricostruendo la sua storia, Ayanta tocca i luoghi del ramo italiano della famiglia: Parma, Padova, Roma e Tellaro, in Liguria, che ha ispirato il titolo del libro ed era il luogo delle vacanze estive. Poi c’è la madre della scrittrice, Caterina, che lega la sua vita nomade a quella dell’intellettuale Fernando; però non regge povertà, tradimenti e vita precaria. Rimasta incinta, torna a Roma dalla madre, ma l’attende una morte prematura. Sua figlia Ayanta cresce con l’adorata nonna Angela e alla sua dipartita sente l’urgenza di riannodare i fili delle vite che l’hanno preceduta. Un lavoro di ricerca titanico: a colpi di diari, lettere, foto, documenti e continue sorprese. Tutto per riportare alla luce la memoria del passato. Perché è così che Ayanta è riuscita a conoscere meglio se stessa, le sue origini e ci ha regalato un romanzo indimenticabile.

 

Esi Edugyan  “Le avventure di Washington Black”  -Neri Pozza-  euro 18,00

L’autrice canadese, ma di origini ghanesi, è un astro nascente della letteratura nord americana con al suo attivo il precedente romanzo “Questo suono è una leggenda” ( storia di un jazzista di colore perseguitato dai nazisti). In “Le avventure di Washington Black” ci regala un altro personaggio a cui affezionarci e del quale seguire le peripezie. Scenario della storia è l’isola di Barbados nel 1830, in piena epoca schiavista. Wash ha 11 anni ed è nato schiavo; quando muore il suo padrone la piantagione di Faith viene ereditata dal nipote  Erasmus Wilde, e la vita del bambino sta per svoltare. Erasmus è freddo, spietato e considera gli schiavi meno di nulla. Però ha la brillante idea di cedere Wash come valletto al bizzarro fratello minore Christopher, detto Titch. Lui è di tutt’altra pasta: geniale, sognatore, democratico e rispettoso delle vite altrui. E’ un naturalista e scienziato: sogna di librarsi alto nel cielo a bordo di un pallone aerostatico che battezza “Nemboveliero”, per il quale cruciale è il peso. E parte proprio da queste misurazioni l’avventura di Washington Black. Il romanzo diventa epico e ci trascina con continui colpi di scena dai campi di canna da zucchero intrisi del sangue degli schiavi a  più emozionanti avventure che porteranno il fanciullo in altri lidi: da un remoto avamposto nell’Artico fino al deserto del Marocco. Wash potrà così scoprire che nel suo destino possono esserci non solo frustate e cattiveria, ma anche le chanches per una vita più libera e dignitosa, in cui differenze sociali e colore della pelle vengono bypassate dal rispetto per ogni essere umano.

 

Colson Whitehead  “I ragazzi  della Nickel”  -Mondadori- euro 18,50

E’ il nuovo attesissimo romanzo di Whitehead, vincitore del Premio Pulitzer e del National Book Award con “La ferrovia sotterranea” (2016). Come allora, parte dalla storia vera per approdare a un romanzo duro, che non fa sconti. Quella bruttissima e vergognosa del Sud segregazionista di metà 900, delle lotte civili guidate da Martin Luther King. La Nickel Academy del titolo è ispirata alla Arthur G. Dozier School for Boys di Marianna, in Florida: istituto di correzione in cui, tra 1900 e 2011 (quando fu chiusa) transitarono migliaia di ragazzini afroamericani, dagli 8 ai 20 anni. Scuola – riformatorio per soli maschi, in cui il piccolo delinquente andava trasformato in “uomo onesto”. In realtà era una prigione dove venivano maltrattati, torturati ed uccisi. Bastava davvero poco per finire lì dentro: essere di colore ed etichettato come “incorreggibile”; concetto elastico che oscillava dal furtarello alla fuga da un genitore violento, o semplicemente non avere una famiglia alle spalle. A finire in questo inferno è il protagonista Elwood Curtis.  Bravo ragazzino studioso e lavoratore, abbandonato a 6 anni dai genitori e cresciuto dalla nonna. La sua unica colpa è aver accettato un  passaggio per andare al college ed essere salito sull’auto sbagliata, perché rubata. Tra realtà e finzione, centrale è la Casa Bianca, edificio sotterraneo della scuola in cui gli studenti subivano abusi, frustate e tutto l’orrore possibile. Nel prologo del romanzo c’è il ritrovamento di cadaveri in un cimitero segreto, ed è il primo impatto che non si discosta da quello che accadde veramente. Gli abusi commessi in quel pozzo di dolore senza fondo vennero alla luce anni dopo la chiusura. Quando furono scoperte innumerevoli tombe anonime, i cui resti (seppelliti di nascosto 50 anni prima) rivelarono agli scienziati il martirio subito dai ragazzini: violenze fisiche con svariati oggetti contundenti e armi da fuoco. E ancora una volta Colson Whitehead, uno dei massimi scrittori contemporanei, fa centro. Attinge alle testimonianze dei pochi sopravvissuti e continua il suo percorso di riappropriazione dell’identità afroamericana, scavando nelle tragedie del passato per vivere un presente consapevole e più pacifico.

 

 

Filiera bosco-energia: il 12 dicembre convegno a Torino

Quali  interventi e opportunità?

Il 12 dicembre, dalle 9 alle 13, presso Casa Ugi, in corso Unità d’Italia 70 a Torino, si terrà il convegno organizzato da Regione Piemonte e Ires Piemonte“Filiera bosco – energia: interventi e opportunità”.

In quest’occasione saranno presentati i risultati della ricerca condotta dall’Ires Piemonte sulla filiera bosco–legno-energia, in cui, partendo dall’analisi del quadro normativo che disciplina la filiera forestale, sono stati analizzati alcuni casi esemplari di centrali termiche già realizzate o in fase di realizzazione. L’obiettivo della ricerca era quella di raccogliere le considerazioni utili sulla politica della filiera: l’organizzazione, la regolamentazione e quali azioni intraprendere.

A seguire, verrà ospitata una tavola rotonda, in cui gli imprenditori piemontesi presenteranno le iniziative realizzate con i finanziamenti del Programma PAR FSC 2007-2013 e le opportunità riscontrate.

L’impiego delle energie rinnovabili – dichiara l’assessore allo Sviluppo delle attività produttive e delle piccole e medie imprese – Andrea Tronzano – è un obiettivo strategico della politica energetica dell’Unione Europea e, in questo ambito, il ruolo giocato dalle biomasse legnose per la produzione di energia termica e per la cogenerazione è fondamentale per il raggiungimento degli obiettivi. Le emissioni che derivano dalla combustione delle biomasse legnose sono però un problema per la qualità dell’aria quando non si tengono il considerazione la qualità del combustibile, le prestazioni degli apparecchi e i comportamenti gestionali necessari”.

“La filiera bosco-energia – aggiunge l’assessore alle Foreste, Fabio Carosso – realizzata nel rispetto delle esigenze di sostenibilità ambientale è strumento di politica energetica, ambientale, di sviluppo socio economico locale con importanti ricadute positive sulla sempre più necessaria gestione del territorio. Per gli operatori (proprietari, gestori, imprese) del settore forestale tale situazione rappresenta una importante opportunità e uno stimolo verso la scelta della tracciabilità e sostenibilità delle forniture, della qualità dei combustibili, dell’affidabilità degli impianti, della drastica riduzione delle emissioni e di una moderna offerta commerciale. Questa evoluzione si accompagna alla costituzione di accordi locali tra proprietari e gestori del bosco e produttori di energia. Le esperienze maturate rappresentano un patrimonio importante cui fare riferimento nelle opportunità offerte dagli incentivi (conto termico e certificati di efficienza energetica) oggi esistenti per lo sviluppo di nuove iniziative”.

I cattolici democratici e il Pd

Il dibattito e’ quantomai aperto e sarebbe del tutto negativo ridurlo ad una sorta di richiesta di
spazi, o di mendicare ruoli o, peggio ancora, di intestardirsi a ritagliarsi una funzione che non trova
riscontro.

Ma, al di là delle legittime posizioni e del vasto, radicato e massiccio pluralismo che
ormai caratterizza da decenni le scelte concrete e politiche dei cattolici italiani, un dato e’ indubbio:
la cosiddetta “questione cattolica”, seppur in forma diversa e più articolata rispetto ad un passato
anche solo recente, ha nuovamente fatto irruzione nel dibattito pubblico del nostro paese.
Ora, senza entrare nei dettagli di una discussione che e’ appena agli inizi, credo sia utile
richiamare almeno tre aspetti che, almeno a mio giudizio, non possono essere semplicisticamente
aggirati.

Innanzitutto, e al di là delle buone intenzioni dei vari proponenti, il tempo per dar vita ad una sorta
di Democrazia Cristiana bonsai e’ alle nostre spalle. Scrivevo in una precedente riflessione che
dopo l’esperienza di Andreotti e D’Antoni nel lontano 2001 con “Democrazia Europea”, si sono
succeduti circa una sessantina di tentativi a livello nazionale e a livello locale finalizzati a dar vita a
nuovi partiti, nuovi soggetti politici e nuove sfide elettorali. Tutti, purtroppo o per fortuna,
puntualmente falliti. Almeno a livello elettorale. Perché quasi tutti accomunati dal fatidico 0,5/1%
dei consensi. Gli ultimi due potenziali partiti nati nelle ultime settimane avranno un epilogo diverso?
Può darsi, ma se il buongiorno si vede dal mattino non c’è da essere particolarmente ottimisti su
un esito politico ed elettorale diametralmente opposto rispetto alle decine di nobili e disinteressati
tentativi sperimentati negli ultimi anni.

In secondo luogo, piaccia o non piaccia, il consenso che il centro destra – e nello specifico il
progetto leghista incarnato da Salvini – registra tra i cattolici praticanti e non, e’ massiccio e
trasversale. Un consenso che potremmo definire antico perché, dalla fine della Democrazia
Cristiana in poi, proprio il contenitore del centro destra ha registrato una vasta e convinta
adesione politica ed elettorale di settori consistenti del cosiddetto mondo cattolico italiano.
Ricordato ancora recentemente in una importante intervista rilasciata dal cardinal Camillo Ruini al
Corriere della Sera. Un consenso che, molte volte, prescinde anche dalla concreta e quotidiana
predicazione della Chiesa italiana.

Ecco perché, in ultimo luogo, se si vuol dar voce, oggi e non ieri, spessore e consistenza alla
cultura cattolico democratica, cattolico sociale e cattolico popolare, non si può non prendere in
seria consolidazione quei partiti “plurali” – almeno così si definiscono – che vivono in virtù della
pluralita’ culturale che li contraddistingue. E il Pd rientra a pieno titolo in questa dimensione e in
questo impegno. Purché siano chiare due condizioni. La prima e’ che quest’area sia più visibile e
più unita, pur senza chiudersi in una ristretta ed esclusiva enclave. Paraconfessionale. E, in
secondo luogo, che il gruppo dirigente del Pd creda sino in fondo in questa prospettiva plurale e
che valorizzi, di conseguenza, la ricchezza e la fecondità politica, culturale, ideale, sociale e
programmatica di questa pluralita’. Come, ad esempio, sostiene un autorevole dirigente come
Goffredo Bettini.

Questo, forse, e’ un impegno concreto per i cattolici democratici e popolari nell’attuale contesto
politico italiano. Pur nel rispetto di tutte le altre esperienze e di tutti gli altri tentativi che puntano a
ridare dignità, presenza e autorevolezza alla cultura politica dei cattolici italiani. Perché oggi è
così’, domani chissà…. Essendo la politica, soprattutto quella italiana, per sua natura in continua
evoluzione e in perenne mutamento. A volte persin troppo rapido, smodato e confuso.

Giorgio Merlo

Banda Ultra Larga, a rischio 40 milioni di fondi europei

Un solo collaudo in 1.206 Comuni Piemontesi previsti dal piano

ALLARME DELL’ASSESSORE MARNATI: «PIEMONTE IN RITARDO DI DUE ANNI» LETTERA AL MINISTRO DELLO SVILUPPO ECONOMICO STEFANO PATUANELLI: «La Regione è stata penalizzata dall’immobilismo degli ultimi anni. Il Governo avvii un negoziato con Bruxelles per evitare di restituire i soldi di lavori mai eseguiti».

 

Su 1.206 Comuni piemontesi previsti dal piano BUL (Banda Ultra Larga) nei quali è stata pianificata la posa di cavi e tralicci, soltanto a Bognanco in provincia del VCO è stato eseguito il collaudo, il primo in assoluto, il 5 dicembre scorso. In tutti gli altri i lavori, sotto la regia dello Stato, vanno a rilento dal 2015 da quando è iniziata la programmazione di messa in opera a livello nazionale. Il rischio adesso è che Bruxelles, stante la mancata realizzazione delle opere storni 40 milioni già impegnati per il Piemonte. Per questa ragione, l’assessore all’innovazione Matteo Marnati ha lanciato l’allarme in una lettera inviata questa mattina al Ministro dello Sviluppo Economico Stefano Patuanelli. Il dato aggiornato a oggi è di 470 progetti esecutivi approvati, mentre i cantieri aperti sono 430 e soltanto altri due collaudi sono previsti entro la fine di dicembre.

«Il Piano per lo sviluppo della Banda Ultra Larga (BUL), avviato operativamente in Piemonte lo scorso anno con l’apertura dei primi cantieri – scrive Marnati – sta evidenziando gravi difficoltà nell’avanzamento delle opere per la posa dell’infrastruttura (…). Il mancato raggiungimento, nei tempi stabiliti, dei target di avanzamento fisico e finanziario delle opere finanziate dalle risorse comunitarie (FESR e FEASR, per un totale di 90 milioni di Euro) determinerà inevitabilmente un taglio delle risorse comunitarie (…). Ritengo opportuno condividere con Lei la mia preoccupazione per tale criticità essendo il MISE soggetto beneficiario a cui la Regione Piemonte ha delegato la realizzazione degli interventi infrastrutturali finanziati con risorse FESR/FEASR 2014-2020 sulla base dell’Accordo di Programma e della successiva convenzione operativa del 2016 (…)».

«L’obiettivo della Regione Piemonte – scrive Marnati – rimane quello di garantire, in coerenza con le Agende Digitali Italiana ed Europea, la disponibilità di servizi digitali inclusivi per tutta la popolazione, quale fattore imprescindibile per lo sviluppo in termini di innovazione, crescita economica, competitività e coesione sociale, nonché per il superamento dei ritardi tecnologici che possono condizionare irrimediabilmente la crescita futura del territorio piemontese»«La Regione – conclude – è stata penalizzata dall’immobilismo degli ultimi anni. Il Governo avvii un negoziato con Bruxelles per evitare di restituire i soldi di lavori mai eseguiti».

Etica e Sport: il decennale del Premio dedicato a Rinaldo Bontempi e Maurizio Laudi

Lunedì 9 dicembre alle 18 allo Sporting di corso Agnelli – Torino

 Lunedì 9 dicembre è un giorno di Natale anticipato per lo sport piemontese. Al mattino nella sede del Circolo della Stampa-Sporting, l’Ussi (Unione Stampa Sportiva Italiana) premierà i migliori atleti piemontesi del 2019 nelle diverse discipline, e l’Associazione “Etica e Sport” presenzierà portando l’avallo del Carta Etica della Regione Piemonte.

Il pomeriggio alle 18 nella sede del Circolo della Stampa-Sporting di Corso Agnelli 45 sarà assegnato il premio “Etica e Sport”. Giunto alla X° edizione il Premio intitolato alla memoria di Rinaldo Bontempi e Maurizio Laudi.  L’Ussi testimonierà con la presenza dei propri dirigenti la particolarità di una serie di premi assegnati non necessariamente sul risultato ma sulla base di un giudizio etico e morale.

Il “Premio Rinaldo Bontempi e Maurizio Laudi” nasce nel 2008, e consta di cinque sezioni: Enti e Fondazioni pubbliche e private; Associazioni e Società Sportive; Atleti, Dirigenti e Tecnici; Scuole; Comunicatori di Sport. Nel 2015 si è aggiunto il “Premio Europeo” che verrà consegnato quest’anno per la quinta volta.

Ed è una sorpresa proprio il premio internazionale che tocca per il 2019 a Don Luigi Chiampo, sacerdote, maratoneta vincitore della prima maratona di Torino, disputata e vinta giusto tre mesi prima di prendere i voti. Questa la motivazione:

Il passaggio dalla vita di atleta a quella normale, può essere motivo di grandi turbamenti nell’individuo. Etica e Sport, ha identificato in Don Luigi Chiampo il campione che riesce a dare proprio nel più difficile momento di trasformazione, piena continuità ai valori etici acquisiti con lo Sport. Don Luigi Chiampo atleta e podista ora Sacerdote, ha fatto tesoro dell’attività sportiva come utile esperienza formativa ed etica, continuando a praticare quei valori nel mettersi al servizio degli altri ed in particolare degli ultimi.

Nella prima sezione il premio 2019 è stato assegnato alla città di Mondovi. La scelta è stata fatta fra parecchie candidature con questa motivazione:

Mondovì ha una spiccata propensione per lo sport, e in particolare per quello praticato. All’amministrazione pubblica va riconosciuto l’impegno nel settore, così come è d’esempio la

collaborazione attivissima con la scuola. Il liceo sportivo è stato teatro di un fruttifero incontro nell’occasione del rilancio della Carta Etica dello Sport in Piemonte, e ora il bando triennale per l’utilizzo degli impianti sportivi scolastici costituisce un polmone enorme per le attività delle associazioni sportive dilettantistiche.

La pergamena verrà ritirata dall’assessore allo Sport Luca Robaldo in rappresentanza del sindaco Paolo Adriano.

Nella seconda sezione “Associazioni e Società Sportive” la giuria ha premiato la Polisportiva Campus perché se è vero che l’integrazione non è facile in qualunque realtà, è ai margini delle città, in quelle periferie che talvolta non si riesce più nemmeno a rammendare, come insegna il senatore Piano. Parteciperà anche il presidente della V° Circoscrizione Marco Novello. Questa la motivazione:

La Borgata Frassati, dopo momenti di difficoltà, ha dato vita alla Polisportiva Campus che in collaborazione con la Circoscrizione 5, ha portato a diventare sportivi praticanti anche i ragazzi che avevano inizialmente vandalizzato i lavori appena ultimati del nuovo centro sportivo. Lega ambiente L’Aquilone, Scuola di calcio Atletico Taurinense, Vagabondi della Mole, e i mitici Red Devil Parenzo, ecco i nomi delle tante realtà del recente passato. E tante altre ancora sono già pronte per domani.

Nella terza sezione il premio 2019, “Atleti, Dirigenti e Tecnici” hanno prevalso le Dragonette, donne sportive accomunate da una malattia, il cancro al seno, che fortunatamente con buona prevenzione ed altrettanto buona cura, e l’uso corretto dello sport hanno ripreso a vivere. Questa la motivazione:

Per l’Associazione “Dragonette Torino Onlus” l’obbiettivo è duplice: l’accoglienza della persona da un lato, e dall’altro far sì che le donne che hanno avuto un carcinoma mammario a ritrovino la gioia di vivere e non soltanto la sopravvivenza alla malattia. Per giungere a meta il tramite è lo sport, nello specifico il “dragon boat”, il battello che si muove a forza di (tante) braccia. E poi ci sono l’organizzazione, i momenti di incontro e di confronto, e l’approfondimento medico scientifico sui temi inerenti il cancro al seno e alle sue conseguenze.

Una menzione specifica è stata anche data a Laura Milani atleta del canottaggio di valore nazionale e internazionale negli anni passati, ma anche e soprattutto tuttora motivatrice lei di tanti ragazzi che affrontano lo sport come complemento di vita. Questa la motivazione:

E’ stata un’atleta di valore assoluto e tuttora si occupa di formazione dei giovani: insegna l’arte del remo ai ragazzi, presso la Canottieri Olona. E poi non si risparmia nell’attività di volontariato (testimonial della LILT, la Lega Italiana contro i tumori); è stata pure protagonista della Maratona di Milano 2019, ha corso la Staffetta “We run for LILT “ e la Women Rowing Cup che ha visto la partecipazione di equipaggi italiani e stranieri. La sua coerenza e il rigore della carriera agonistica proseguono ora nella formazione dei giovani alla disciplina del canottaggio, unita comunque al sostegno di cause sociali di alto valore morale.

Le scuole che vengono premiate senza distinzione di ordine e grado. Verranno consegnati due premi uno per la collaborazione continuativa e l’altro per il metodo innovativo introdotto.

Il plesso scolastico “IC Torino II” comprende le scuole Parini, Morelli ed Aurora, è dislocato in Circoscrizione 7, ha collaborato per parte dell’anno scolastico passato e sta operando anche in quello in corso per una serie di incontri diversamente articolati che hanno portato ad una integrazione con le iniziative della Circoscrizione 7. Questa la motivazione:

 

 

Aver contribuito fattivamente ai confronti ripetuti, avvenuti in Circoscrizione 7. fra gli studenti delle diverse classi e gli operatori di Etica e Sport. L’interesse dei ragazzi e la sentita partecipazione degli insegnanti hanno posto in rilievo un amalgama che non è cosi frequentemente rintracciabile nella nostra realtà, e in particolare nelle aree urbane dove è in corso un difficile processo di integrazione.

L’ITIS Avogadro è una delle scuole storiche torinesi, la “fucina del lavoro” come veniva soprannominata negli anni Settanta, oppure con connotazione politica, la Stalingrado di Torino. Con le successive riforme scolastiche ha mantenuto la propria importanza e sperimenta nuove formule educative. Facendo proprio il lavoro dell’avvocato Alessia Cicerchia e dei suoi collaboratori, ha lanciato una campagna per la mediazione basata sull’utilizzazione di un’arte marziale giapponese, l’Aikido. Sarà lei stessa ad illustrare compiutamente il progetto. Questa  la motivazione:

Il progetto “SMS – a scuola di mediazione / la mediazione per la scuola” ha come obiettivo quello di rendere gli studenti protagonisti positivi dei conflitti tra pari, fornendo loro gli strumenti più utili per prevenire e/o gestire il conflitto fra coetanei.  In più il progetto accompagna gli studenti nell’esplorazione del delicato mondo delle relazioni esistenti tra genitori, insegnanti e studenti. Le attività di mediazione sono integrate da interventi ad hoc di “aikido”, l’arte marziale giapponese che porta i praticanti a sperimentare l’aggressione, il conflitto, e lo stress che ne consegue.

Infine, il premio per la V° sezione i “Comunicatori di Sport” che per la prima volta è assegnato ad un regista cinematografico e il suo ultimo film già uscito con successo nelle sale con il titolo “Dolcissime”.  Questa la motivazione:

In Italia si scrive molto di sport, ma non si raccontano quasi mai storie di sport e di sportivi, e men che mai attraverso la lente artistica del cinema d’autore. Francesco Ghiaccio e il suo team, hanno raccontato con delicatezza una storia multipla centrata su tre ragazze (ma non solo su di loro) portando in scena uno sport, il nuoto, ritratto attraverso il “sincronizzato” una delle discipline meno popolari .

Una menzione va infine rivolta all’Associazione FlowerBike, protagonisti dello splendido episodio di solidarietà e antirazzismo di cui finalmente si è parlato assai su tutti media.

Saranno autore e protagoniste a raccontare, chiudendo la serata con le immagini dei trailer.

L’elegante signore tenta la truffa ma il passato ritorna vendicativo e inaspettato

Sugli schermi “L’inganno perfetto” con Ian McKellen e Helen Mirren

 

PIANETA CINEMA a cura di Elio Rabbione

 

 

La cena è fissata in un elegante ristorante londinese. Brian ed Estelle si sono conosciuti tra le domande e le risposte di un sito per cuori solitari, accampano la ricerca di un rapporto che li accompagni negli anni, loro oggi sulla soglia degli ottanta. Adesso sono seduti lì l’uno di fronte all’altra e lì si confessano di aver mescolato un po’ le carte, a cominciare dalle loro identità. Si chiamano Roy e Betty, lui è vedovo, un figlio in Australia, lei una ex docente di Oxford: pronta, dopo la piacevolezza della serata, con il passare dei giorni, ad aprirgli il cuore e la casa. Anche il conto in banca, a piccoli passi, con qualche cenno di (falso) tentennamento immediatamente rientrato, mentre un nipote (nipote?) attento e solerte ficcanaso s’interessa non poco al nuovo venuto. Ma la verità dove sta con esattezza, è quella che vediamo? se, alzatosi da tavola, Roy si dirige nel traffico verso un locale di lap dance per concludere la serata. E se, dando sfogo a quella che sembra essere la sua professione preferita, continua a spremere a suon di truffe quanti s’imbattono fiduciosi in lui e in quanti fanno parte del suo gruppo senza scrupoli. Non c’è bisogno di aspettare troppo tempo per rendersi conto di quanto l’elegante e sostanziosa vedova attiri economicamente l’affascinante e raffinato signore con il suo bel carico di menzogne, con la sua esistenza zeppa di sotterfugi, lei estremante disponibile, piena d’affetto, recalcitrante ai maturi consigli di chi gli sta accanto e cerca di metterla sulle difensive. Mentre vedrà lo spettatore quanto proceda la carriera di Roy, che non disdegna le strade ultime dell’assassinio pur di veder concretizzato ogni suo disegno.

Fin qui il regista Bill Condon, addentrandosi con L’inganno perfetto nella fitta rete di certezze e di sospetti, costruita con saggezza a tavolino (il film è tratto dal romanzo omonimo di Nicholas Searle), la butta in commedia, un po’ “carica” ma pur sempre commedia; saggia le atmosfere e i toni soprattutto di un’unione che tira via tranquillamente e lascia scoperto il nervo malato dell’uomo (relegando forse con un certo squilibrio le intenzioni e il gioco nascosto di Betty): poi, inaspettatamente, un soggiorno berlinese scava nel passato e in maniera disordinata – con un bel primo piano irriverente della sorpresa – dà il via ad un lungo flashback che capovolge quanto è stato finora, avanzando in una materia buia che ha le pretese di abbracciare le motivazioni del presente ma che allo stesso tempo fa non poco a pugni con il tessuto cadenzato delle truffe. Tutto arriva troppo inaspettato, non giocato nelle premesse e nei risultati, forzato nel racconto, mentre un’altra finestra si apre sulla vendetta di Betty, nel cambiamento e nel vuoto della sua casa un tempo ospitale.

Su questo materiale franoso, che la sceneggiatura di Jeffrey Hatcher non riesce ad arginare, anche Condon rimane inevitabilmente coinvolto, deve vedersela con il pericolo dell’assurdo: per fortuna può contare sulle prove maiuscole di Ian McKellen (già perfetto suo collaboratore in Mr Holmes – Il mistero del caso irrisolto e soprattutto Demoni e dei sulla vita di James Whale, l’autore di Frankenstein) e di Helen Mirren, abili nel costruire la loro sottile lotta del gatto col topo, lui un misto di eleganza e crudeltà, lei pronta ad attendere il proprio momento di vendetta tra affabilità e sorrisi di gentile dama britannica. È una gara che non risparmia sfumature da grandi attori, certo il punto più alto di un film che nella propria struttura pecca di un qualche smarrimento.

I Granata vincono con Zaza e Ansaldi

Il Toro replica vincendo ai “critici” che prima della partita con la Fiorentina davanti allo storico  Filadelfia,  avevano affisso striscioni contro  Mazzarri.

Poi la terza vittoria nelle ultime quattro partite, fino a piazzarsi solo ad punto dal settimo posto del Napoli. Il 2-1 è stato determinato  dai gol di Zaza nel primo tempo e di Ansaldi nella ripresa. Le  tante assenze ( Belotti, Iago Falque, Lukic e Lyanco) oltre alla contusione di De Silvestri, non hanno impedito ai Granata di sconfiggere i viola.

Molinette, Città della Salute, Parco della Salute…

PAROLE ROSSE   di Roberto Placido

Era il, ormai lontano, 2003 e gli allora Presidente della Regione Piemonte, Enzo Ghigo ed il Sindaco della Città di Torino, Sergio Chiamparino, concordarono di realizzare le “nuove” Molinette. Fu individuata l’area dell’ex Fiat Avio nel frattempo passata, non senza strascichi giudiziari e l’immancabile lievitazione dei costi, all’immobiliarista Luigi Zunino. Si era in piena euforia o come la definì qualcuno, anni dopo, “sbornia” olimpica e si dava la realizzazione come imminente o comunque a breve.

Nel 2005 le elezioni regionali le vinse il centrosinistra ed il nuovo Presidente della Regione lanciò il famoso ….”contrordine compagni”. Così basta area Fiat Avio, dove langue l’altra grande, sfortunata e pluri indagata, opera regionale e cioè il grattacielo progettato dal famoso architetto Massimiliano Fuksas che non si sa quando mai sarà pronto. Doveva inaugurarlo la Bresso, non ci riuscì Chiamparino e chissà quando Cirio. Quindi la nuova Presidente indica l’area del” Campo Volo” sull’asse opposto all’esistente ed a quanto proposto fin ad allora. Ricordo ancora una riunione serale con Presidente, assessori regionali, consiglieri di centrosinistra e Sindaco proprio a Collegno. Nell’anno del Signore 2010 le elezioni le vinse il centrodestra con Roberto Cota e quindi nuovo cambio di area. No al Campo Volo ma rivisitazione delle Molinette con la costruzione di un nuovo edificio, in Corso Spezia, dove allora c’era il campo di calcio della famosa squadra giovanile del Bacigalupo ed ora un Parcheggio. Si arriva al 2014, altre elezioni, con un anno di anticipo, per le note vicende di “rimborsopoli” e le famose “mutande verdi”.

Alla guida della Regione Piemonte arriva, in una perfetta regola dell’alternanza, il centrosinistra con Chiamparino Presidente e si ritorna in una sorta di fatica di Sisifo, lì da dove si era partiti e cioè all’ex Fiat Avio. Prima di affrontare, sommariamente, il progetto attuale ricordo una proposta suggestiva sostenuta da tre famosi architetti torinesi e cioè l’utilizzo dell’area ex MOI (mercato ortofrutticolo) e dogane. Veniamo così, finalmente, all’area ex Fiat Avio ritenuta da molti non adatta a realizzarvi una struttura ospedaliera perché pesantemente inquinata con necessità di scendere di due metri dal livello zero ed alcuni dicono che serva scendere addirittura di sette metri. Area considerata troppo piccola per tutto quello che dovrebbe contenere. I problemi della divisione Sant’Anna-Regina Margherita sono determinati proprio da questo. L’area infatti è poco più grande di quella dell’ospedale torinese Giovanni Bosco, meno della metà del nuovo Careggi di Firenze e dell’Ospedale di Bergamo. Per di più scollegato dall’attuale area degli ospedali. Si rischia non di semplificare ma di arrivare ad avere sei ospedali più il Sant’Anna- Regina Margherita ed Oftalmico che nonostante promesse ed impegni è sempre lì.

Le scelte della giunta Chiamparino hanno portato a questa situazione. Il suo rinchiudersi e rifiutare un vero confronto e gli eventuali contributi e proposte di modifiche, prima di giustamente decidere, con tutte le realtà professionali dei medici, infermieri e professionisti non ha aiutato. Il progetto è stato definito da uno dei più stimati dirigenti sanitari torinesi, storicamente di sinistra, “oscurantista, nato con uno sguardo rivolto al passato e non al futuro e che non ha eguali in nessun nuovo e grande ospedale italiano sia pubblico che privato. Il tutto con un costo finanziario dell’opera, con l’intervento dei privati, sull’ordine del 7,5% quando il costo del denaro con CDP (Cassa Depositi e Prestiti) costa 0-0,5% sollevando, naturalmente più di qualche perplessità se non altro. La sanità pubblica piemontese continua a resistere, con punte di eccellenza, sempre con maggiori difficoltà e non so ancora per quanto, soprattutto grazie all’impegno di quanti in essa ci lavorano. In queste condizioni rischiamo di assistere alla lievitazione dei costi, del numero degli ospedali e dell’ennesima occasione persa, di divisioni sbagliate e pericolose tra ostetricia, neonatologia e materno-infantile come vorrebbe fare la nuova giunta di centro destra e che ha generato la mobilitazione di molte donne culminata con il ”Flash Mob” in Piazza Castello di ieri, sabato 7 dicembre.

Intanto l’unica novità che esiste, dopo l’accorpamento tra le Molinette ed il CTO (ospedale ortopedico-traumatologico), avvenuto qualche anno fa, sono le lenzuola fatte con la stampigliatura “Città della Salute” e non più Ospedale Molinette o San Giovanni Battista e della Città di Torino. Come si dice….. chi si accontenta, gode.

Prima sconfitta della Juve in campionato

Al peggio non c’è mai fine, dicono.
E la Juve di questo periodo lo sta dimostrando: dopo il pessimo pari con il Sassuolo in casa, con conseguente sorpasso dell’Inter in classifica, ieri sera a Roma è arrivata la prima (brutta) sconfitta, con allungo dei nerazzurri (che pure avevano pareggiato).
La Lazio ha fatto una gran bella gara, anche se nel primo tempo le cose migliori le ha fatte vedere Madama, che era passata in vantaggio al 25’ con rete su azione di Ronaldo; il goal del portoghese aveva fatto ben sperare, soprattutto per come è maturato, ovvero grazie ad una bella azione corale della premiata ditta Dybala-CR7-Bentancur.
Poi però proprio Bentancur deve abbandonare il campo, entra Emre Can ma la partita cambia in peggio per la Juve, tanto che la Lazio riesce a pareggiare ancora nel finale del primo tempo, con Luiz Felipe che approfitta di un’incertezza di Bonucci e Sandro.
Il secondo tempo vede gli uomini di Inzaghi più agguerriti, mentre la Juve cerca di contenerli facendo pressing alto, per non dar troppo spazio agli avversari; ma al 23’ st il fattaccio: Lazzari parte in contropiede, Cuadrado nervosissimo lo atterra e l’arbitro, dopo aver consultato il VAR, decide di estrarre il cartellino rosso, Juve in dieci.
Si sottolinea il periodo di flessione di Cuadrado, non sta facendo bene e tutta la squadra ne risente molto. Peccato, perché a destra era diventato una certezza, speriamo sia solo un momento no.
Entra Danilo per Bernardeschi ( ancora Bernardeschi dal primo minuto, perché?)ma i padroni di casa spingono e una Juve in inferiorità numerica non riesce ad evitare il secondo goal al 29’st, stavolta ci pensa Milinkovic-Savic.
Ci sarà ancora tempo per un rigore in favore della Lazio, ormai lanciata dal vantaggio, ma Szczesny dice no ad Immobile e gli para il rigore; nulla potrà fare tuttavia, il portiere bianconero, sul tiro di Caiceido che in contropiede lo infila al 50’st e chiude il match.
Impressioni a caldo: Sarri si sta rendendo conto che gli mancano gli uomini per fare il suo gioco? Qui urgono alternative valide: non è credibile per una squadra come la Juventus insistere con Bernardeschi dietro le punte, non è il suo ruolo e si vede. Quindi perché accanirsi così? Per carità, farà anche tanto lavoro sporco, ma siamo sicuri che sia questo l’effetto che il Mister vuole?
E poi: Can non ha più stimoli, è insofferente e lontano anni luce dal giocatore che lo scorso anno aveva  dato alla squadra forza e personalità, specie in Champions. Su Cuadrado si è già detto.
Per favore, si corra ai ripari. Altrimenti non si va da nessuna parte. E intanto Conte ringrazia.
Ovunqueecomunque#finoallafine#
Rugiada Gambaudo