ilTorinese

Superati i 20 mila guariti, 7 vittime e 10 nuovi contagi

CORONAVIRUS PIEMONTE: IL BOLLETTINO DELLE ORE 17

20.533 PAZIENTI GUARITI E 2419 IN VIA DI GUARIGIONE

Oggi l’Unità di Crisi della Regione Piemonte ha comunicato che i pazienti virologicamente guariti, cioè risultati negativi ai due test di verifica al termine della malattia, sono 20.533(+287 rispetto a ieri), così suddivisi su base provinciale: 2158 (+14) Alessandria, 1135 (+43) Asti, 776 (+2) Biella, 2034 (+19) Cuneo, 1796 (+0) Novara, 10.704 (+199) Torino, 893 (+10) Vercelli, 899 (+0) Verbano-Cusio-Ossola, oltre a 138 (+0) provenienti da altre regioni.

Altri 2.419sono “in via di guarigione”, ossia negativi al primo tampone di verifica, dopo la malattia e in attesa dell’esito del secondo.

I DECESSI SALGONO COMPLESSIVAMENTE A 3.941

Sono 7i decessi di persone positive al test del Covid-19 comunicati nel pomeriggio dall’Unità di Crisi della Regione Piemonte, di cui 0 al momento registrati nella giornata di oggi (si ricorda che il dato di aggiornamento cumulativo comunicato giornalmente comprende anche decessi avvenuti nei giorni precedenti e solo successivamente accertati come decessi Covid).

Il totale è ora di 3.941 deceduti risultati positivi al virus, così suddivisi su base provinciale: 649 Alessandria, 238 Asti, 206 Biella, 388 Cuneo, 337 Novara, 1.741 Torino, 215 Vercelli, 127 Verbano-Cusio-Ossola, oltre a 40 residenti fuori regione ma deceduti in Piemonte.

LA SITUAZIONE DEI CONTAGI

Sono 30.855 (+10rispetto a ieri, di cui 3 in Rsa ) le persone finora risultate positive al Covid-19 in Piemonte, così suddivise su base provinciale: 3.966 Alessandria, 1.857 Asti, 1039 Biella, 2.801 Cuneo, 2.723 Novara, 15.700 Torino, 1.309 Vercelli, 1.111 Verbano-Cusio-Ossola, oltre a 261 residenti fuori regione, ma in carico alle strutture sanitarie piemontesi. I restanti 88 casi sono in fase di elaborazione e attribuzione territoriale.

I ricoverati in terapia intensiva sono 38(+1 rispetto a ieri). I ricoverati non in terapia intensiva sono 659 (-25rispetto a ieri). Le persone in isolamento domiciliare sono 3.265.

I tamponi diagnostici finora processati sono 343.354, di cui 190.324risultati negativi.

Fegato tenuto in vita artificialmente per 23 ore trapiantato con successo alle Molinette

Pochi giorni fa un fegato e due reni sono stati trapiantati con successo, presso l’ospedale Molinette della Città della Salute di Torino, dopo essere stati tenuti in vita artificialmente per un tempo record di quasi un giorno, prima nel corpo di una donna già deceduta e poi all’interno di apposite macchine da perfusione.

Un infarto cardiaco improvviso e devastante, l’immediato arresto cardiocircolatorio, le prolungate manovre di rianimazione sia sul luogo dell’accaduto sia durante il trasporto in ospedale, il posizionamento in Pronto soccorso all’ospedale Molinette di Torino di cannule nei vasi femorali per attivare un sistema artificiale di ossigenazione e circolazione sanguigna extracorporea (ECMO), l’assenza di ripresa di una funzione cardio-respiratoria autonoma, l’accertamento della morte.

Tutto questo è accaduto in meno di 4 ore ad una giovane donna piemontese. La famiglia, avvisata del tragico evento, ha subito espresso la volontà di donare gli organi della sua parente. Mentre i

gravi danni subiti dal cuore e dai polmoni della donna ne escludevano l’utilizzo per trapianto, invece il fegato ed i reni risultavano potenzialmente idonei.

A questo punto sono state messe all’opera in sequenza le più innovative tecnologie di “preservazione” d’organo attualmente disponibili.

Prima di tutto, subito dopo la morte, per garantire l’ossigenazione degli organi addominali, è stata posizionata dalla dottoressa Marinella Zanierato (dell’Anestesia e Rianimazione universitaria, diretta dal professor Luca Brazzi) una circolazione extracorporea (ECMO) nella configurazione di “perfusione regionale normotermica” dei soli organi addominali del cadavere della giovane donna, mantenendo fegato e reni in vita all’interno del suo corpo deceduto. Durante 5 ore di questo tipo di perfusione, sia il fegato sia i reni hanno dimostrato di essere funzionalmente attivi ed in pieno recupero rispetto al danno patito a causa del prolungato arresto cardiaco. Dopodichè si è proceduto con il prelievo degli organi addominali della donatrice secondo tecniche tradizionali.

 

Tuttavia, al momento del prelievo di questi organi, le équipes trapianto dell’ospedale Molinette erano già impegnate rispettivamente in due trapianti di fegato ed in due trapianti di rene. Si è reso quindi necessario, dopo la preparazione a banco del fegato e dei reni della donatrice, il posizionamento di questi organi all’interno di sistemi di preservazione *ex vivo*, ovvero extracorporei. Insomma dopo le iniziali 5 ore all’interno del cadavere, hanno continuato ad essere tenuti in vita anche successivamente all’esterno, grazie a sangue umano. Il fegato è stato trattato e valutato per il suo corretto funzionamento per ben altre 16 ore mediante “perfusione normotermica” (ovvero a 36.5 gradi, utilizzando sangue umano e sostanze nutritizie) con una apposita macchina da perfusione, in grado di mantenere in vita fuori dal corpo un fegato fino a 24 ore. Il fegato è stato così tenuto in vita per un tempo record di più di 23 ore prima di essere trapiantato.

I reni sono stati invece preservati in “perfusione ipotermica ossigenata”, ovvero a 12 gradi con aggiunta di ossigeno, utilizzando un’altra apposita macchina da perfusione per una durata di 10 ore complessive.

 

I tre trapianti (il fegato e i due reni) sono stati successivamente eseguiti e sono tecnicamente riusciti, tutti presso l’ospedale Molinette, ad opera delle équipes del Centro Trapianti di Fegato (sotto la guida del professor Renato Romagnoli e del dottor Roberto Balagna) e del Centro Trapianti di Rene (sotto la guida del professor Luigi Biancone, del dottor Aldo Verri e del professor Paolo Gontero).

I tre organi stanno funzionando regolarmente ed i tre pazienti riceventi sono stati appena dimessi.

 

Una novità assoluta è stata quella di utilizzare per il fegato per un così lungo tempo una metodica di preservazione alternativa a quella consueta “al freddo” in ipotermia. Con la preservazione statica ipotermica, infatti, l’organo può essere preservato al massimo per 12 ore. Inoltre, anche se il freddo rallenta il metabolismo cellulare permettendo la preservazione dell’organo, questo comunque subisce un danno, che è tanto più severo quanto più compromesse sono le condizioni di partenza dello stesso e proporzionale alla durata della preservazione.

Il concetto della preservazione normotermica in macchina è radicalmente diverso. Si tratta di una metodica in cui, grazie all’utilizzo di un dispositivo particolare, si crea artificialmente un ambiente in cui il fegato di fatto “vive” al di fuori di un corpo umano, ricevendo l’ossigeno ed i nutrienti di cui ha bisogno e funzionando in modo analogo a quanto si osserva in vivo. L’utilizzo di questa metodica non solo permette di minimizzare il danno che l’organo subirebbe durante la preservazione, ma anche di “rigenerarlo” grazie alla creazione di condizioni simil-fisiologiche.

 

La ricerca ha oggi individuato nella possibilità di “curare” e “far vivere fuori dal corpo” gli organi prima del trapianto la reale innovazione in ambito trapiantologico.

 

Tra l’altro, proprio in quei giorni in poche ore, alle Molinette sono stati effettuati tre trapianti di fegato, sei di rene ed uno di cuore, tutti sotto la sapiente regia del Coordinamento regionale trapianti (diretto dal professor Antonio Amoroso).

Blitz al campo nomadi di via Cuorgnè, sequestri e denunce

Blitz dei Carabinieri al campo nomadi di via Cuorgnè, sequestrati 3 abitazioni senza autorizzazioni,  denunciate 7 persone

 Tre abitazioni all’interno del campo nomadi di via Cuorgnè erano state realizzate su terreno agricolo senza alcuna autorizzazione urbanistica.
E’ quanto accertato ieri dai Carabinieri del Comando Provinciale di Torino in collaborazione con l’Ufficio Tecnico comunale. I militari dell’Arma hanno così denunciato 7 persone e hanno sottoposto a sequestro i 3 manufatti abusivi.  La successiva perquisizione dei Carabinieri della Stazione di Leini ha, altresì, fatto luce su una serie di furti avvenuti nei giorni scorsi ai danni di un noto supermercato di Volpiano. E’ stata, infatti, rinvenuta refurtiva del valore complessivo di 1000 euro che è costata la denuncia per ricettazione, a quattro delle sette persone già denunciate per abusivismo edilizio.

“Lasciamo in ordine la città e le aree verdi”

 Beppe Tesio, presidente dell’associazione Volontari di Protezione Civile della Comunità di Scientology PRO.CIVI.CO.S. lancia un appello alla cittadinanza:

“Per favore, lasciamo in ordine la città e le aree verdi. Nel periodo di quarantena ormai alle spalle abbiamo infatti potuto notare quanto l’aria e l’ambiente urbano fossero puliti. Ora che stiamo tornando alla normalità, facciamo tesoro di questo insegnamento, rispettando le regole e usando il massimo del buonsenso. Non abbandoniamo a terra guanti, mascherine e nient’altro. Usiamo i cestini. Non inquiniamo. Anche questo è d’aiuto per mantenere se stessi e gli altri in buona salute.” L’associazione PRO.CIVI.CO.S. collabora dall’inizio dell’emergenza, tutti i giorni con le istituzioni e associazioni come parte della protezione civile cittadina. In questo periodo i volontari si stanno impegnando nella consegna delle mascherine alla cittadinanza e all’assistenza e monitoraggio nelle aree giochi dove però si trovano spesso a dover raccogliere rifiuti abbandonati. “Quella del monitoraggio è una iniziativa lodevole guidata dall’amministrazione – spiega Tesio – per fare in modo che i bambini possano finalmente giocare all’aperto in sicurezza. Ma per una buona igiene, pulizia e sicurezza come sempre, serve l’impegno di tutti, proprio di tutti.”

Costanza, la app (torinese) per mantenere la distanza

Un badge o braccialetto collegato ad una App per aiutare le aziende a mantenere i dipendenti al sicuro. La torinese Smart Beacon lancia COSTANZA – la App per la distanza. Ad adottarla per i suoi oltre 1000 dipendenti SMAT, la prima azienda in Italia a dotare i propri lavoratori di una App che tuteli la loro salute monitorando costantemente il distanziamento durante lo svolgimento delle quotidiane attività lavorative.

 

Le persone sono la risorsa più importante per qualsiasi organizzazione ed in questo periodo le aziende sono concentrate a trovare soluzioni efficienti per tutelare al meglio i propri dipendenti. Le idee per aiutare il mondo del lavoro a ripartire sono tante. Una delle soluzioni lanciate dal mondo IT, e già attiva per gli oltre 1000 dipendenti SMAT, arriva dall’azienda italiana Smart Beacon che da sempre studia e realizza applicazioni della tecnologia Beacon per il mondo del turismo e delle aziende.

Sfruttando la tecnologia Beacon l’azienda torinese ha creato COSTANZA – La App per la distanza, che consente ai lavoratori di acquisire comportamenti socialmente corretti e all’azienda di implementare e automatizzare il protocollo di distanziamento.

Ogni dipendente è dotato di un badge o braccialetto associato anonimamente ad un numero di matricola. La applicazione installata sul device aziendale avvisa l’utente qualora si trovi troppo vicino ad un altro collega e, nel pieno rispetto della privacy, traccia in maniera anonima i contatti fra i dispositivi consentendone la ricostruzione precisa in caso di contagio.

Il sistema prevede l’utilizzo combinato di uno smartphone e di un dispositivo (Tag BLE) indossato dal lavoratore. Qualora venga meno la prevista distanza di sicurezza di circa 2 metri fra i due devices, il cellulare emetterà un segnale acustico ed una vibrazione. Nel caso in cui un Tag rimanga nel raggio d’azione di uno smartphone per un periodo di tempo prolungato, l’avviso acustico sarà ripetuto ogni 60 secondi e, se il tempo di contatto ravvicinato supererà i 10 minuti, COSTANZA registrerà l’evento. Le registrazioni, che riguarderanno esclusivamente il numero di matricola dei lavoratori entrati in “contatto”, l’identificativo del cellulare, l’eventuale disattivazione dell’APP ed i riferimenti temporali di data e ora, resteranno disponibili per 60 giorni. Le informazioni raccolte consentiranno, nel caso si verificasse un caso di positività Sars-Cov2 tra i lavoratori, di identificare efficacemente e tempestivamente i cosiddetti “contatti stretti”.

“La nuova era post contagio – ha spiegato Simona Caudera di Smart Beacon – ha richiesto di ripensare rapidamente soluzioni per garantire la sicurezza in azienda. Tutti i luoghi di lavoro devono rispettare i protocolli ma esistono situazioni dove è più difficile mantenere la distanza: pensiamo agli ambienti produttivi e ai cantieri. Siamo partiti da questo tipo di esigenza per creare COSTANZA”.

Smart Beacon è da sempre attiva anche nella realizzazione di soluzioni IT per il turismo, come per esempio la APP La Venaria, realizzata per La Venaria Reale in provincia di Torino e sta lavorando anche ad uno sviluppo del progetto in campo turistico, per consentire l’accesso ai musei, alle chiese e ai siti archeologici in tutta sicurezza.

Per guardare video di funzionamento: www.youtube.com/watch?v=F9IJq4totz8

L’economia non riparte e rischia di affondare

IL COMMENTO  di Pier Franco Quaglieni / La riapertura  dei locali e degli alberghi sta dimostrando che la crisi e’ davvero gravissima. La gente non si sposta e non va al ristorante e non compra nei negozi non strettamente alimentari. La riapertura  non ha segnato la ripresa ,come per altro era prevedibile. Il non aver ipotizzato  questo disastro, attivando aiuti tempestivi ed adeguati  appare uno degli errori imperdonabili del Governo

L’opposizione ha avuto così ampio spazio  per denunciare una situazione la cui responsabilità ricade esclusivamente sulla maggioranza che non ha voluto ascoltare le proposte della minoranza aprendosi a quella solidarietà auspicata il 2 giugno  dal Presidente della Repubblica.

.

Ieri il Presidente del Consiglio  ha  parlato di un piano decennale di ricostruzione dell’economia come nell’età degasperiana. A parte l’atto gratuito di superbia di paragonarsi a De Gasperi, va ricordato che De Gasperi seppe riattivare con tempestività  una economia distrutta dalla guerra, ottenendo dagli Stati Uniti gli aiuti necessari.
Oggi dopo mesi di inattività chi ha un impresa commerciale non può affrontare il riavvio senza aiuti concreti e veloci. Meno che mai potrà pagare le tasse. E questo è un altro aspetto dirimente. Senza  iniziative concrete per salvare la vita delle aziende si rischia il fallimento di tante attività e  il dramma esistenziale di tanti italiani. E’ troppo facile addossare tutte le colpe al Coronavirus. Ci sono responsabilità oggettive in un governo composto soprattutto  di terze o quarte file. Certo va riconosciuto che ci muoviamo in una realtà inedita che crea difficoltà mai vissute  prima, ma questa comprensione dei tempi che stiamo vivendo, non giustifica l’incapacità e le inadeguatezze di troppi. O si riesce a superare la china adesso o non si arriverà  neppure ad agosto. Il distanziamento nei locali ha reso i ristoranti già di per sè  non più economici. In più la paura delle persone rende difficile la ripresa. C’è anche una paura di spendere guardando ad un futuro così incerto e difficile. All’orizzonte ci sono i nuovi poveri. Si tratta di gente che ha sempre lavorato ed ha creato ricchezza e lavoro. Forse c’è chi ritiene che tra questi imprenditori ci siano degli evasori fiscali capaci di sopravvivere con il tesoretto messo in disparte. Era già difficile andare avanti prima del Covid, adesso appare in molti casi impossibile.
Sembra che i partiti di governo non comprendano la necessità di intervenire subito. Diversamente avremo una disoccupazione che può determinare una vera e propria rivolta sociale, capace a sua volte  di travolgere le stesse istituzioni. La situazione è destinata a precipitare. Non occorre essere una Cassandra per capirlo. Basta girare per le strade. In economia il fattore  tempo è determinante. Senza voler fare della facile ironia, sembra che i monopattini abbiano ricevuto più attenzione  delle persone che lavorano. Anche nella politica estera il Governo non è stato capace di tutelare l’apertura dei confini , un elemento indispensabile per il turismo che è stato abbandonato a se’ stesso , pur essendo una risorsa nazionale di fondamentale  e vitale importanza.
Diventa imbarazzante leggere e sentire le  pietose scusanti che serpeggiano nei giornali e in Tv  a favore del Governo. Manca quel minimo di onestà intellettuale che l’informazione dovrebbe avere. In un momento tragico come l’attuale le piccole furbizie di sempre appaiono  oggi davvero imperdonabili.
,.
Scrivere a quaglieni@gmail.com

Quando il vecchio Pci mi processò per una giovane compagna

Ciò che non ho mai sopportato nel PCI era la disciplina ferrea. Talmente ferrea che c’erano i tribunali interni. Dalle sezioni al comitato federale, alla direzione nazionale venivano eletti i probiviri.

Affiancato al  comitato federale c’era il comitato federale di controllo. Insieme al Comitato centrale veniva eletto dal congresso nazionale il Comitato Centrale di controllo. Generalmente questi comitati erano presieduti da ex partigiani di specchiata e limpida moralità.

Comitati che giudicavano anche sulla morale individuale dei compagni. Mio padre, operaio alla Grandi Motori, nel 1955 doveva partire per l’Unione Sovietica per frequentare la Scuola di Marxismo e Leninismo. Tre  anni che avrebbero determinato un salto anche sociale. Si doveva licenziare dalla Fiat intraprendendo la carriera del rivoluzionario di professione. Non più con le pistole, ma con il convincimento. Anche per questo la formazione ideologica era indispensabile. Fu convocato da Pietro Comollo, presidente del comitato di controllo. Pietro Comollo a scapito del suo aspetto bonario l’aveva fatta la rivoluzione:  Guardia Rossa durante l’occupazione delle fabbriche nel 1919. E capo del servizio d’ordine al giornale Ordine Nuovo. Li conosceva tutti,  da Antonio Gramsci a Palmiro Torgliatti ed Umberto Terracini, anche lui radiato dal PCI perchè contrario a Stalin e dopo il confino rientrato grazie a Palmiro Togliatti. Pietro Comollo comunicò a mio padre che non andava più in Urss e doveva sposare Mariuccia visto che erano ben due anni che si parlavano. Il perché era molto semplice, persino, direi, elementare: mio padre era un capopopolo e doveva dare il buon esempio essendo lui davvero un buon esempio. Comollo aveva ragione sul fatto che Nando (mio padre) era un capopopolo. Segretario della 9^ sezione. Sede  in piazza Crispi con oltre 2000 iscritti. Basso fabbricato a due piani, costruzione in legno. Casa del popolo annessa. Al pian terreno sala biliardo e mescita di vino. Al secondo gli uffici e il salone per le riunioni. Tutto uno scricchiolio. Nella stanzetta in fondo la sede dei Pionieri e di Arci Uisp. Dalla culla allo sport e cultura. Mio padre ebbe la forza di contraddire Comollo: non posso sposarmi perché mi sono lasciato con Mariuccia. “Dove sta il problema, basta che le parli e tutto si sistema”.

Nel mentre si fissa la data. Non è dato sapere la loro reazione. Ma dopo due anni nacqui io e presumo che accondiscendettero. Il partito docet. Non penso che si sposarono perché lo diceva il partito, ma sicuramente diede una spinta e nascendo, in qualche modo debbo qualcosa a quel partito, o a quella idea di partito. Sedici  anni dopo toccò  a me. Venni “processato” ed assolto. L’ accusa:  essermi introdotto nottetempo in sezione, civico 35 di via Baltea con una donna. Ero stato visto da una compagna di provata fede. Precisamente erano le 7 del mattino, avevo le chiavi perché segretario del locale circolo. Vero, ero in compagnia, ma il nostro scopo era legalissimo, prendere i volantini stampati la sera prima e distribuirli nelle scuole di Barriera. Non fui condannato, anche perché il fatto non sussisteva, ma i probiviri fecero due raccomandazioni. Dovevo restituire le chiavi e soprassedere alla mia nomina a responsabile degli studenti di Barriera di Milano. Perché? Non si sa mai, e poi si forgia anche così la dedizione e il senso dell’attaccamento al Partito. Capisco che oggi è difficile se non impossibile capire. Tant’è che non capii neppure io. Ero furibondo e considerato il tutto decisi di buttare la spugna e dimettermi da quel mondo. Uscito dal liceo mi aspettava il vecchio compagno Giacu da anni in pensione, che dedicava tutte le mattine a rassettare i locali della sezione. Comprava l’Unità che esponeva nella bacheca.

“Ciao, ciao che ci fai qui. Pensavo che avessi le palle come tuo padre ma mi sbagliavo”. Aveva colpito nel segno del mio amor proprio. Risposi : “se non mi vogliono meglio che me me vada”. e lui: “Vedi, non ce l’hanno con te. È una logica che li ha formati durante la guerra. Una logica alla quale neppure Palmiro Togliatti poteva sfuggire. Ci furono assemblee in tutta Italia per giudicare la sua relazione con Nilde Jotti”. Stralunai: ” scusa? Sono passati più di 20 anni e poi io non sono né Togliatti né mio padre ed ho solo 16 anni”. Sorridendo mi rispose: “vero ma sei entrato in una comunità, con le sue regole, che possono anche cambiare, ma basta essere d’accordo nel cambiarle”. Mi convinse. Dopo un anno mi ridiedero le chiavi e diventai responsabile di zona. Dopo anni, nella segreteria provinciale. Tra chi mi promosse Livia Turco, segretaria provinciale. Lei esempio di quello che il compagno Giacu voleva dirmi: se vuoi arrivare fin là meglio avere il supporto del Partito. Livia è diventata Ministro per la sua intelligenza ed ha affinato la sua competenza nel Partito, appunto. Ci vogliamo bene da tanto. Scherzando mi ha sempre ricordato che ero sempre fuori linea. Tradotto non ero sempre d’accordo con la maggioranza. Quasi un bastian cuntrari, a cui non va bene mai nulla. Che ci posso fare se la mia indole è quella. Magari un individualista che però sa apprezzare l’ insieme con i suoi contro ma pure tanti pro.

Patrizio Tosetto

Basket, Reale Mutua si conferma come Title Sponsor

La Società Reale Mutua di Assicurazioni e Reale Immobili annunciano ufficialmente la sponsorizzazione di Reale Mutua Basket Torino anche per la stagione 2020-2021. Reale Mutua e Basket Torino hanno infatti definito tutti gli aspetti contrattuali ed economici relativi al possibile passaggio della Reale Mutua Basket Torino in Serie A e allungato l’accordo in essere di un ulteriore anno fino al Giugno 2023.

“La rinascita del grande basket a Torino è un progetto che noi di Reale Mutua abbiamo sposato un anno fa per i valori di questo sport e per il nostro forte attaccamento alla Città di Torino – ha dichiarato Luca Filippone, Direttore Generale di Reale Mutua – Per questo motivo sono orgoglioso di dire che anche il prossimo anno, al di là del campionato in cui militerà la squadra, saremo a fianco di Basket Torino per consolidare una partnership nata nel 2019 e che ricalca a pieno la nostra filosofia di “Together More”, nella convinzione che le persone giuste, unite da obiettivi e valori comuni, portano avanti progetti più grandi, ottengono risultati più importanti e affrontano da protagonisti i cambiamenti e le sfide di domani.”

 

Fondata a Torino nel 1828, la Società Reale Mutua di Assicurazioni è la più importante Compagnia di assicurazioni italiana in forma di mutua. È capofila di Reale Group, un Gruppo internazionale nel quale operano oltre 3.700 dipendenti per tutelare circa 5 milioni di Clienti. Reale Mutua offre una gamma molto ampia di prodotti, sia nei rami Danni sia nei rami Vita. I suoi Soci/Assicurati sono più di 1,4 milioni, facenti capo a 354 agenzie presenti su tutto il territorio italiano. La Società evidenzia un’elevata solidità, testimoniata da un Indice di Solvibilità (Solvency II), calcolato con il Modello interno Parziale, che si attesta al 363% (Year End 2019). 

Reale Immobili S.p.A., società di Reale Group​, nasce nel febbraio del 2002 con l’obiettivo di gestire, conservare e valorizzare il proprio patrimonio immobiliare e di quello delle altre società del Gruppo, a cui fornisce servizi di consulenza. La Società ha sede a Torino, una filiale a Milano ed una a Roma. 

La mission di Reale Immobili è diretta alla valorizzazione del patrimonio attraverso costanti interventi di manutenzione e riqualificazione dei fabbricati storici e di prestigio, volti alla conservazione ed ottimizzazione della composizione del portafoglio immobiliare stesso. 

 

Sanità, come ripartire in sicurezza? Le soluzioni di Politecnico e Ordine dei Medici

È a disposizione di medici, operatori del settore sanitario, pazienti e caregiver, il documento congiunto di Ordine dei Medici e Politecnico di Torino contenente le raccomandazioni su misure e comportamenti da adottare nei luoghi di assistenza per evitare il diffondersi del contagio da SARS-CoV-2 durante le attività sanitarie.

Il documento individua le azioni che consentono l’erogazione dei servizi con un livello di sicurezza adeguato. È frutto di uno studio condotto da ricercatori del Politecnico e da medici dell’Ordine di Torino, in cui è stato valutato l’effettivo rischio di contagio negli ambienti, a seconda del tempo di permanenza e della conformazione strutturale.

Questo rapporto si inserisce nell’ambito del progetto di studio e ricerca “Imprese aperte, lavoratori protetti” ed è frutto, come i precedenti dedicati ad altre specifiche realtà, del lavoro di un team di esperti coordinato dal professor Marco Knaflitz, che ringrazio, che ha analizzato un ambito, come quello sanitario e assistenziale, che richiede un’attenzione ancora più particolare nelle Fasi 2 e 3 –  commenta il rettore del Politecnico di Torino Guido Saracco -. Le indicazioni che emergono, proprio perché condivise con l’Ordine dei Medici della Provincia di Torino, sono molto operative e ci auguriamo possano contribuire a dare un aiuto concreto ad incrementare la sicurezza per medici e pazienti”.

“Sono molto soddisfatto del risultato di questa collaborazione con il Politecnico – sottolinea il presidente dell’Ordine dei Medici Guido Giustetto -. Abbiamo messo in campo le nostre competenze in un vero e proprio lavoro di ricerca interdisciplinare. In questi mesi molti colleghi hanno chiesto all’Ordine indicazioni su come comportarsi per ridurre al massimo i rischi per sé e per i propri pazienti. Finalmente questo documento darà una risposta esaustiva alle loro domande”.

Gli ambiti presi in considerazione sono gli studi dei medici di medicina generale, dei pediatri di libera scelta, dei medici di continuità assistenziale e degli specialisti ambulatoriali, le residenze sanitarie assistenziali (Rsa) e alcune strutture del territorio. Realtà che, a differenza degli ospedali, possono non disporre di figure professionali specifiche, in grado di pianificare gli interventi di contenimento del contagio all’interno delle strutture.

Sono dunque state effettuate modellizzazioni delle diverse condizioni di erogazione delle prestazioni sanitarie, attribuendo un fattore di rischio in base alla possibilità di affollamento, al tipo di servizio e alla modalità di interazione tra i professionisti sanitari e i pazienti. Per ogni situazione sono state formulate raccomandazioni utili a mitigare i rischi, con approfondimenti sulle corrette procedure di sanificazione di superfici e ambienti, sull’uso dei dispositivi di protezione individuale e sull’importanza di intensificare l’informatizzazione dell’attività sanitaria, dal punto di vista amministrativo e clinico.

Di seguito, una breve sintesi delle indicazioni fornite nel documento (che è in allegato).

Per quanto riguarda gli studi dei medici di famiglia e dei pediatri, ad esempio, è importante che:

–          le visite siano effettuate per quanto possibile solo su appuntamento e dopo triage telefonico;

–          ciascun medico preferisca modalità a distanza (mail e telefono) sia per le prenotazioni sia per l’invio al paziente del promemoria della ricetta dematerializzata;

–          la sala d’attesa sia organizzata in modo da garantire una distanza fra le persone di più di un metro e vengano previsti accorgimenti specifici (come non usare gli apriporta automatici) per controllare l’ingresso dei pazienti;

–          medici, pazienti e personale di studio indossino gli opportuni dispositivi di protezione e igienizzino le mani;

–          a ogni visita, il medico provveda a sanificare le superfici con le quali il paziente è venuto a contatto e disponga nuovo materiale monouso a protezione del lettino, se utilizzato durante la visita;

–          il paziente rispetti gli orari e non si presenti con temperatura frontale superiore a 37,5°;

–          i locali siano, quando possibile, areati in modo naturale e siano installati, laddove necessario, sistemi di ventilazione e filtrazione (esistono a tal proposito soluzioni efficaci e sostenibili economicamente);

–          venga rispettato in modo integrale il protocollo proposto per le visite domiciliari di pazienti No Covid;

–          sia promossa una massiccia campagna di vaccinazione antinfluenzale per il prossimo autunno.

Per quanto riguarda gli studi dei medici di continuità assistenziale valgono le medesime indicazioni sia sulla gestione delle visite ambulatoriali sia sulla gestione delle visite domiciliari. Inoltre:

–          ogni Asl dovrebbe individuare spazi adatti per lo svolgimento delle attività: un ambulatorio in cui svolgere le visite e una zona ristoro/riposo per il medico di turno, dotata di biancheria monouso e bagno. I locali dovrebbero essere igienizzati ad ogni turno.

Per quanto riguarda le Rsa, si raccomanda nello specifico:

–          la sanificazione completa della struttura, nel caso in cui non fosse stata ancora effettuata;

–          la predisposizione di un solo punto di accesso e l’adozione di due percorsi separati, Covid e No Covid;

–          l’adozione di opportune precauzioni per personale, visitatori, fornitori/addetti esterni che entrano nella struttura (dpi, igienizzazione delle mani, misurazione della temperatura);

–          l’individuazione di un referente per la prevenzione e il controllo delle infezioni e per Covid-19 e la formazione del personale;

–          l’effettuazione periodica di tamponi e test sierologici per gli operatori sanitari;

–          la riorganizzazione degli spazi, suddividendoli in tre categorie: pazienti positivi al Covid, negativi e negativizzati, con la separazione anche del personale assegnato;

–          che le visite dei parenti (quando saranno nuovamente possibili) avvengano solo su appuntamento, in una sala dedicata e previo triage telefonico per i visitatori;

–          che l’inserimento di nuovi ospiti sia effettuato solo con evidenza di tampone negativo nelle 72 ore precedenti, sia seguito da isolamento di 14 giorni dopo l’inserimento in struttura e sino a che non si ottenga un nuovo tampone negativo.

Particolare attenzione va riservata per il rientro in struttura di ospiti dopo ricovero ospedaliero: in caso di pazienti positivi, è necessario il ricovero in strutture intermedie Covid; in caso di pazienti negativizzati, si raccomanda l’isolamento per 14 giorni, al termine dei quali si effettua un ulteriore tampone. Con esito negativo, l’ospite potrà tornare nella sua stanza; in caso di pazienti già negativi, si raccomanda isolamento per il tempo necessario a effettuare un secondo tampone entro 48 ore dal primo. In caso di esito negativo, l’ospite potrà tornare nella sua stanza.

Per quanto riguarda i servizi territoriali:

–          prevedere spazi adeguati fra gli sportelli e nelle sale d’attesa, con percorsi differenziati di ingresso e uscita;

–          organizzare le visite per evitare assembramenti: valutare se effettuare le visite su 10-12 ore giornaliere e valutare l’opportunità e la fattibilità dell’estensione dell’orario lavorativo anche al sabato e domenica;

–          informatizzare il più possibile tutte le procedure amministrative. Ogni azienda sanitaria dovrebbe istituire un servizio di call center dedicato per le richieste di informazioni;

–          per i prelievi: erogare il servizio principalmente su prenotazione, scaglionando in modo opportuno l’arrivo dei pazienti;

–          garantire l’attività dei consultori e le vaccinazioni, nel rispetto delle misure di precauzione.

Elemento comune a tutti questi ambiti è l’importanza di implementare l’informatizzazione delle procedure cliniche e amministrative, attraverso la quale non solo si riducono i rischi di nuove ondate di contagio, ma è possibile migliorare l’efficienza del sistema sanitario.

Si raccomanda dunque non solo di rafforzare strumenti come i portali e i sistemi di prenotazione on line, metodi utili per evitare che i cittadini si rechino di persona per espletare le pratiche, ma anche di incentivare le attività di telemedicina (come televisita, teleconsulto, telemonitoraggio).

Il rapporto completo è scaricabile al link:  http://www.impreseaperte.polito.it/i_rapporti/la_cura_al_cittadino_riparte_in_sicurezza

“Blitz” di Cirio all’Inps: “qui ogni settimana per verificare la cassa in deroga”

Il presidente della Regione Cirio e l’assessore al Lavoro Chiorino alla sede regionale dell’Inps: «Torneremo ogni settimana per presidiare e vigilare finché l’ultimo piemontese non avrà ricevuto quello che gli spetta».

 

Entro il 21 giugno tutti i lavoratori che hanno diritto alla cassa in deroga riceveranno il pagamento per i mesi di marzo e aprile: lo ha garantito l’Inps al presidente della Regione Piemonte Alberto Cirio e all’assessore al Lavoro Elena Chiorino , che si sono personalmente recati alla Direzione regionale dell’Istituto nazionale di previdenza sociale per verificare la situazione con il direttore Emanuela Zambataro.

«Il Governo ha fatto una scelta sbagliata creando delle procedure difficili e complesse, che si sapeva avrebbero creato problemi – sottolinea il presidente Cirio – . La decisione di assegnare la cassa in deroga con un doppio passaggio Regione-Inps ha fatto “impallare” tutto il sistema. È stato un errore a monte, segnalato a suo tempo dal nostro assessore al Lavoro in Conferenza delle Regioni, ma che si è risolto solo grazie alle pressioni di noi governatori. Superata questa strozzatura, oggi siamo venuti personalmente a verificare lo stato dei pagamenti, perché non è accettabile – in un Paese normale – che una persona che aspetta la cassa di marzo a giugno non l’abbia ancora ricevuta. Quando mi ferma un cittadino per strada per dirmelo sono il primo a ritenerla una vergogna. Indignarsi non basta però, bisogna risolvere. La Regione Piemonte ha trasmesso all’Inps il 97,5% delle richieste ricevute. Di queste il 55% è stato pagato. Parliamo di circa 76 mila lavoratori, ma ne mancano ancora tanti. È il motivo per cui siamo venuti all’Inps oggi e ci torneremo ogni settimana, fino al 21 giugno, per vigilare fintantoché l’ultimo piemontese non avrà ricevuto quello che gli spetta».

«Noi assessori avevamo chiesto al Governo un unico ammortizzatore sociale a differenza della pluralità di quelli esistenti – spiega l’assessore Chiorino – . Finalmente c’è stata una semplificazione importante che ci auguriamo porti a una maggiore velocità di erogazione, ma resta da risolvere il problema dei mesi di luglio e agosto, che sono i più delicati perché ad oggi sono scoperti dal decreto del Governo».