Quando il vecchio Pci mi processò per una giovane compagna

Ciò che non ho mai sopportato nel PCI era la disciplina ferrea. Talmente ferrea che c’erano i tribunali interni. Dalle sezioni al comitato federale, alla direzione nazionale venivano eletti i probiviri.

Affiancato al  comitato federale c’era il comitato federale di controllo. Insieme al Comitato centrale veniva eletto dal congresso nazionale il Comitato Centrale di controllo. Generalmente questi comitati erano presieduti da ex partigiani di specchiata e limpida moralità.

Comitati che giudicavano anche sulla morale individuale dei compagni. Mio padre, operaio alla Grandi Motori, nel 1955 doveva partire per l’Unione Sovietica per frequentare la Scuola di Marxismo e Leninismo. Tre  anni che avrebbero determinato un salto anche sociale. Si doveva licenziare dalla Fiat intraprendendo la carriera del rivoluzionario di professione. Non più con le pistole, ma con il convincimento. Anche per questo la formazione ideologica era indispensabile. Fu convocato da Pietro Comollo, presidente del comitato di controllo. Pietro Comollo a scapito del suo aspetto bonario l’aveva fatta la rivoluzione:  Guardia Rossa durante l’occupazione delle fabbriche nel 1919. E capo del servizio d’ordine al giornale Ordine Nuovo. Li conosceva tutti,  da Antonio Gramsci a Palmiro Torgliatti ed Umberto Terracini, anche lui radiato dal PCI perchè contrario a Stalin e dopo il confino rientrato grazie a Palmiro Togliatti. Pietro Comollo comunicò a mio padre che non andava più in Urss e doveva sposare Mariuccia visto che erano ben due anni che si parlavano. Il perché era molto semplice, persino, direi, elementare: mio padre era un capopopolo e doveva dare il buon esempio essendo lui davvero un buon esempio. Comollo aveva ragione sul fatto che Nando (mio padre) era un capopopolo. Segretario della 9^ sezione. Sede  in piazza Crispi con oltre 2000 iscritti. Basso fabbricato a due piani, costruzione in legno. Casa del popolo annessa. Al pian terreno sala biliardo e mescita di vino. Al secondo gli uffici e il salone per le riunioni. Tutto uno scricchiolio. Nella stanzetta in fondo la sede dei Pionieri e di Arci Uisp. Dalla culla allo sport e cultura. Mio padre ebbe la forza di contraddire Comollo: non posso sposarmi perché mi sono lasciato con Mariuccia. “Dove sta il problema, basta che le parli e tutto si sistema”.

Nel mentre si fissa la data. Non è dato sapere la loro reazione. Ma dopo due anni nacqui io e presumo che accondiscendettero. Il partito docet. Non penso che si sposarono perché lo diceva il partito, ma sicuramente diede una spinta e nascendo, in qualche modo debbo qualcosa a quel partito, o a quella idea di partito. Sedici  anni dopo toccò  a me. Venni “processato” ed assolto. L’ accusa:  essermi introdotto nottetempo in sezione, civico 35 di via Baltea con una donna. Ero stato visto da una compagna di provata fede. Precisamente erano le 7 del mattino, avevo le chiavi perché segretario del locale circolo. Vero, ero in compagnia, ma il nostro scopo era legalissimo, prendere i volantini stampati la sera prima e distribuirli nelle scuole di Barriera. Non fui condannato, anche perché il fatto non sussisteva, ma i probiviri fecero due raccomandazioni. Dovevo restituire le chiavi e soprassedere alla mia nomina a responsabile degli studenti di Barriera di Milano. Perché? Non si sa mai, e poi si forgia anche così la dedizione e il senso dell’attaccamento al Partito. Capisco che oggi è difficile se non impossibile capire. Tant’è che non capii neppure io. Ero furibondo e considerato il tutto decisi di buttare la spugna e dimettermi da quel mondo. Uscito dal liceo mi aspettava il vecchio compagno Giacu da anni in pensione, che dedicava tutte le mattine a rassettare i locali della sezione. Comprava l’Unità che esponeva nella bacheca.

“Ciao, ciao che ci fai qui. Pensavo che avessi le palle come tuo padre ma mi sbagliavo”. Aveva colpito nel segno del mio amor proprio. Risposi : “se non mi vogliono meglio che me me vada”. e lui: “Vedi, non ce l’hanno con te. È una logica che li ha formati durante la guerra. Una logica alla quale neppure Palmiro Togliatti poteva sfuggire. Ci furono assemblee in tutta Italia per giudicare la sua relazione con Nilde Jotti”. Stralunai: ” scusa? Sono passati più di 20 anni e poi io non sono né Togliatti né mio padre ed ho solo 16 anni”. Sorridendo mi rispose: “vero ma sei entrato in una comunità, con le sue regole, che possono anche cambiare, ma basta essere d’accordo nel cambiarle”. Mi convinse. Dopo un anno mi ridiedero le chiavi e diventai responsabile di zona. Dopo anni, nella segreteria provinciale. Tra chi mi promosse Livia Turco, segretaria provinciale. Lei esempio di quello che il compagno Giacu voleva dirmi: se vuoi arrivare fin là meglio avere il supporto del Partito. Livia è diventata Ministro per la sua intelligenza ed ha affinato la sua competenza nel Partito, appunto. Ci vogliamo bene da tanto. Scherzando mi ha sempre ricordato che ero sempre fuori linea. Tradotto non ero sempre d’accordo con la maggioranza. Quasi un bastian cuntrari, a cui non va bene mai nulla. Che ci posso fare se la mia indole è quella. Magari un individualista che però sa apprezzare l’ insieme con i suoi contro ma pure tanti pro.

Patrizio Tosetto

Leggi qui le ultime notizie: IL TORINESE

Lascia un commento

Your email address will not be published.

Articolo Precedente

Basket, Reale Mutua si conferma come Title Sponsor

Articolo Successivo

L’economia non riparte e rischia di affondare

Recenti:

IL METEO E' OFFERTO DA

Auto Crocetta