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Ecco i nuovi collegamenti estivi di Flixbus da Torino per la Liguria

Al via collegamenti speciali con 20 località balneari. Operativi da giovedì 30 luglio, per tutta l’estate

La Riviera delle Palme e la Riviera dei Fiori collegate comodamente e senza cambi

 

A poche settimane dalla riattivazione delle rotte con il Piemonte, FlixBus si focalizza sui collegamenti con la Riviera di Ponente, per offrire ai bagnanti in partenza dal capoluogo una soluzione di viaggio sostenibile e per tutte le tasche per raggiungere alcune delle mete balneari più rinomate della Riviera delle Palme e della Riviera dei Fiori.

Da domani, giovedì 30 luglio, fino alla fine della stagione, saranno infatti operativi collegamenti straordinari fra Torino e 20 località ponentine lungo il tratto di costa fra Savona e Ventimiglia, con partenza sia dal terminal di Corso Vittorio Emanuele che dalle fermate di Torino Lingotto e Torino Stura.

 

Riviera delle Palme e Riviera dei Fiori: 20 località raggiungibili tutta estate

Oltre a Savona, già raggiungibile dal capoluogo piemontese, sono 12 le destinazioni della Riviera delle Palme interessate dai collegamenti straordinari operativi da domani: nell’ordine, gli autobus verdi di FlixBus fermeranno a SpotornoNoliVarigottiFinale LigurePietra LigureLoanoBorghetto Santo SpiritoCerialeAlbengaAlassioLaigueglia e Andora.

Lungo la Riviera dei Fiori, alle fermate di ImperiaSanremo e Ventimiglia, già collegate con Torino, si affiancano invece quelle di Diano MarinaSan Lorenzo al Mare, Arma di Taggia e Bordighera.

Le tratte per il Ponente Ligure si aggiungono a quelle operative da Torino verso varie altre località turistiche italiane: tra le mete balneari collegate con il capoluogo piemontese si possono citare località chiave della Riviera Romagnola come Rimini, Milano MarittimaCervia e CesenaticoMonopoliPolignano a MareOstuni e Otranto in Puglia e Cariati e Cirò Marina in Calabria. Chi alla vivacità delle spiagge preferisce la montagna può sfruttare invece le corse verso Aosta e Courmayeur in Val d’Aosta o TrentoRoveretoBolzanoMerano e Lana in Trentino-Alto Adige.

Igiene e sicurezza a bordo: tutte le misure prese da FlixBus

Tutte le misure di sicurezza implementate da FlixBus sono elencate in dettaglio nella sezione dedicata sul sito.

L’applicazione di misure di sicurezza più stringenti della media e la collaborazione continuativa con le istituzioni e le autorità sanitarie costituiscono per FlixBus prerequisiti fondamentali nella fase di rilancio, nell’ottica di garantire ai passeggeri un’esperienza quanto più piacevole possibile. Allo stesso tempo, la società si appella al loro senso di responsabilità perché supportino gli sforzi messi in campo per tutelare la salute propria e del personale di bordo osservando un atteggiamento coscienzioso.

 

Recidivo, arrestato all’8 Gallery dopo l’ennesimo furto

L’uomo era destinatario dell’ obbligo di dimora in un Comune del Torinese

 

I poliziotti della Squadra Volante sono intervenuti presso un negozio di ottica sito all’interno del’”8Gallery”: qui, personale della vigilanza interna aveva notato un cittadino italiano provare alcuni occhiali da sole; si trattava di una persona che appena 3 giorni prima si era introdotta all’interno dello stesso punto vendita, allontanandosi senza effettuare alcun acquisto; gli occhiali da sole che lo stesso aveva provato allora erano, però, spariti; sul pavimento era stata rinvenuta soltanto la placca antitaccheggio. Tenuto d’occhio, il quarantenne questa volta è stato sorpreso nell’atto di nascondere nella tasche dei pantaloni gli occhiali da sole griffati, per poi dirigersi vero l’uscita. L’uomo è stato, dunque, bloccato e trattenuto in attesa dell’arrivo della Polizia. Gli agenti della Squadra Volante hanno svolto accurati accertamenti su suo conto, scoprendo che il ladro era stato scarcerato da appena 4 giorni per un altro furto all’interno di un centro commerciale. Inoltre, a suo carico risultavano una decina fra arresti e denunce negli ultimi 6 mesi per reati contro il patrimonio e la persona. Colpito dall’obbligo di dimora nel Comune di Agliè (TO) dal 25 Giugno u.s. e dall’obbligo di presentazione alla P.G. del Commissariato Barriera Milano, per il quarantenne pregiudicato si sono nuovamente aperte le porte del carcere.

Van Gogh: a 130 anni dalla morte il mistero più grande resta la pittura

Auvers sur Oise, 29 luglio 1890, Vincent van Gogh terminava a soli 37 anni un’esistenza vissuta e bruciata con un’intensità sconvolgente. Il 30 luglio veniva sepolto nel minuscolo cimitero del paese, sperduto tra i campi che aveva amato e tante volte dipinto. Sulla bara che il prete non aveva consentito entrasse in chiesa, trattamento riservato a chi faceva violenza contro se stesso, era deposto, significativamente, un mazzo di girasoli.

Al di là delle teorie degli ultimi anni sulla morte del pittore che ipotizzano non il suicidio, ma l’omicidio accidentale da parte di un ragazzo della borghesia parigina, a 130 anni dalla sua scomparsa il vero grande mistero dell’artista olandese restano i suoi dipinti.  Nessun pittore come Vincent van Gogh riuscì a stravolgere, in pochissimi anni, il mondo e la storia dell’arte.


La vita pittorica di Van Gogh inizia, infatti, nel 1881. Vincent aveva 28 anni e si era lasciato alle spalle già parecchie esperienze fallimentari: aveva cercato di seguire prima le orme dello zio Vincent, detto Cent, mercante d’arte, che aveva fatto assumere il nipote, a L’Aia, presso la filiale della casa d’arte Goupil, poi del padre pastore, dedicandosi, senza troppo successo, agli studi teologici e, infine, dominato da un fervore religioso estremo, si era recato a predicare nella regione del Borinage, sottoponendosi a rinunce e privazioni come gli asceti. Difficile a 28 anni per uno spirito anarchico come Vincent seguire le vie convenzionali dell’arte, le lezioni dell’Accademia, i consigli degli artisti affermati, le lunghe sedute di disegno che prevedevano di copiare in modo ripetitivo gli stessi soggetti, difficile per chi come lui, inconsciamente, era destinato a realizzare una grande rivoluzione, adeguarsi alla normalità.
Tutti diffidano di questo uomo che sembra destinato a fallire sempre, tutti tranne una persona, il fratello minore Theo che lo spinge a proseguire nella sua missione artistica, convincendolo ad adattarsi a tornare nella canonica di Nuenen presso i genitori dove potrà dipingere senza pensieri.

Atmosfera pesante quella di Nuenen che Vincent così descrive in una lettera al fratello: “Mi rendo conto che Pa e Ma pensano a me per istinto… hanno la stessa paura di accogliermi in casa che avrebbero se si trattasse di un grosso cagnaccio. Quello magari si metterebbe a correre per le stanze con le zampe bagnate, sarebbe rozzo, travolgerebbe tutto strada facendo. E abbaia forte. In poche parole è uno sporco animale… Ma la bestia ha una storia umana e, anche se è soltanto un cane, ha un’anima umana, e molto sensibile anche”.
Nonostante l’ostilità dei genitori che non riescono a comprendere questo strano ragazzo, il periodo di Nuenen è quello in cui nascono quasi duecento opere.  La tavolozza di questi anni si contraddistingue per i colori cupi di chiara ispirazione fiamminga e per le atmosfere pesanti, quasi opprimenti, interni claustrofobici, cieli scuri e soffocanti.  Qui Van Gogh crea uno dei suoi capolavori “I mangiatori di patate”, la raffigurazione di contadini intorno alla tavola in una sera come tante. “Ho cercato di sottolineare come questa gente che mangia patate al lume della lampada, ha zappato la terra con le stesse mani che ora protende nel piatto, e quindi parlo del lavoro manuale e di come essi si siano onestamente guadagnato il cibo. Ho voluto rendere l’idea di un modo di vivere che è del tutto diverso dal nostro di gente civile. Quindi non sono per nulla convinto che debba piacere a tutti o che tutti lo ammirino subito” scrive il pittore al fratello in una lettera dell’aprile 1885.

E’ la vita nella sua drammatica povertà, nella sua bruttezza e nella sua deformità a posare nei dipinti di Van Gogh, l’uomo si trasforma in oggetto e diventa simile a quelle patate che ha coltivato e raccolto.Nel 1886 e, dopo una breve parentesi a Anversa, Van Gogh si trasferisce nell’appartamento del fratello Theo in rue Lepic, 54 a Parigi. La passione per le stampe giapponesi, i contatti e gli scambi culturali con Monet, Renoir, Degas, Pissarro, Seurat, Signac, Toulouse Lautrec da soli non sono sufficienti a giustificare il repentino cambiamento della sua pittura. L’evoluzione è immediata, lo stile si modifica, i colori si schiariscono e tramontano i toni scuri. E’ come se Van Gogh, in pochi mesi, avesse assorbito, letteralmente, la lezione di tutti i movimenti pittorici che dominano la scena parigina e li avesse rielaborati a modo suo, stravolti e, al tempo stesso, migliorati, andando oltre.

Il “Ritratto di père Tanguy” dell’autunno 1887 concilia in questa atarassica rappresentazione di vecchio con cappello le influenze delle stampe giapponesi, la lezione del pointillisme, le velature degli impressionisti, la forza cromatica di Gauguin. Niente di più distante dalla mano che solo due anni prima aveva dato vita ai “Mangiatori di patate”. Febbraio 1888: Van Gogh, sulle orme dell’amato Monticelli, è ad Arles. Nel Sud della Francia l’artista cerca ossessivamente la luce e i colori violenti che incendieranno le sue tavolozze e incontra il mistral che deformerà i suoi soggetti e la sua mente. “Ho fatto, sempre come decorazione, un quadro della mia camera da letto, con i mobili di legno bianco, come sapete. Ebbene, mi ha molto divertito fare questo interno senza niente, di una semplicità alla Seurat a tinte piatte, ma date grossolanamente senza sciogliere il colore; i muri lilla pallido; il pavimento di un rosso qua e là rotto e sfumato; le sedie e il letto giallo cromo; i guanciali e le lenzuola verde limone molto pallido; la coperta rosso sangue, il tavolo della toilette arancione; la catinella blu; la finestra verde. Avrei voluto esprimere il riposo assoluto attraverso tutti questi toni così diversi e tra i quali non vi è che una piccola nota di bianco nello specchio incorniciato di nero, per mettere anche là dentro la quarta coppia di complementari” scrive a Gauguin, l’amico che attendeva ad Arles per creare una comunità di artisti, un altro dei suoi fallimenti. L’opera è stata dipinta nell’autunno 1888, un anno esatto dopo il Ritratto di père Tanguy. I colori si sono fatti violenti, gli accostamenti forti, persino azzardati, la pittura piatta. Se i contadini dei “Mangiatori di patate” erano diventati oggetti, i mobili e i quadri della camera hanno preso vita, sembrano muoversi, piegarsi, spostarsi, uscire dalla tela. Il genio onirico di Van Gogh ha anticipato le teorie che i Fauves esprimeranno all’inizio del 1900 e la violenza comunicativa dell’Espressionismo. Dell’uomo di Nuenen non è rimasto nulla.

Giugno 1889 “Notte stellata”. “Perché i punti luminosi del firmamento ci dovrebbero essere meno accessibili delle città e dei villaggi, dei punti neri sulla carta di Francia? Se prendiamo il treno per andare a Tarascon oppure a Rouen possiamo prendere la morte per andare in una stella”, scrive Vincent dal suo esilio volontario nella casa di cura di Saint Rémy en Provence, dopo l’episodio del taglio dell’orecchio e le crisi nervose che gli avevano guadagnato l’ostilità degli abitanti di Arles. Vortici e controvortici, stelle cadenti, stelle che sembrano girasoli, una tela giocata sul blu cobalto e sul giallo, ferita da pennellate nervose, un quadro nel quale la pittura acquista matericità e tridimensionalità, la rappresentazione di un sogno più che di una realtà, il sogno di un pittore che sembra già guardare oltre, che sembra fissare gli occhi su un’altra dimensione. Luglio 1890 “Campo di grano con volo di corvi”. Van Gogh cerca la pace a Auvers sur Oise, seguito dal dottor Paul Gachet. Cerca nella pittura, come aveva già fatto durante gli ultimi dieci anni della sua vita, l’antidoto al desiderio di morte.  Un anno prima aveva scritto al fratello Theo: “Se non avessi la tua amicizia sarei rispedito senza rimorsi al suicidio e per quanto io sia codardo, finirei per andarci”. A Auvers sur Oise, tuttavia, non c’è serenità, i cieli si scuriscono di nuovo, il blu squillante della Provenza diventa un blu cupo, nero che schiaccia tutto e che tutto domina. Scrive ancora Vincent: “Mi sono rimesso al lavoro, anche se il pennello mi casca quasi di mano e, sapendo perfettamente ciò che volevo, ho dipinto tre grandi tele. Sono immense distese di grano sotto cieli tormentati, e non ho avuto difficoltà per cercare di esprimere la tristezza, l’estrema solitudine”.

L’arte diventa lo specchio nel quale riflettere l’infinita tristezza e una depressione senza fine, alla quale il solo rimedio sembra essere la strada della morte. In “Campo di grano con volo di corvi” le pennellate si intersecano, si interrompono, si spezzano nervose. Il colore sembra spremuto direttamente sulla tela. Le forme si intuiscono appena, i corvi sono linee nere, sono v e w rovesciate che volano lontano, come l’anima di Vincent Willem van Gogh. 23 luglio 1890 in una lettera mai spedita, perché il pittore non volle farlo, Vincent scriveva “Ebbene nel mio lavoro rischio ogni giorno la vita e vi ho perduto metà della mia ragione – va bene – ma tu non sei tra i mercanti di uomini per quanto io sappia e possa giudicare trovo che stai agendo realmente con umanità ma cosa vuoi”. In dieci anni Vincent aveva stravolto il mondo dell’arte, tutto esperito, tutto archiviato, tutto anticipato, aveva creato una pittura di una modernità tale che resta tuttora insuperata, aveva cambiato stile, colore, aveva trasformato l’uomo in oggetto e aveva dato vita a un iris: il suo grande mistero sta proprio qui, non nel dibattito, peraltro inutile, sulle modalità della sua morte, ma nell’essere stato non uno, ma centomila pittori.

                                                                                                                                                                                                                                                                                                                            Barbara Castellaro

 

Si ringrazia per le foto M. Dominique-Charles Janssens, Président Institut Van Gogh

Stato di emergenza. Il diritto oscuro e incerto nella babele italiana

IL COMMENTO  di Pier Franco Quaglieni / L’estensione dello stato di emergenza fino al 15 ottobre (e non al 31 dicembre, come inizialmente  aveva annunciato il presidente del  Consiglio) e’ stata annunciata dal presidente Conte con una dotta lezione di diritto  nel suo intervento al Senato della Repubblica dove più volte la Presidente  Casellati aveva invitato il Presidente del Consiglio a sottoporre al voto parlamentare lo stato di emergenza, non previsto dalla Costituzione se non in stato di guerra, come recita l’articolo ’78 che vincola comunque i “provvedimenti necessari“, senza mai parlare di Stato di emergenza, al voto parlamentare.

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Conte ha esplicitamente detto che non era di per sé necessario ed obbligato  un voto in Parlamento ed ha aggiunto che il dibattito in Senato doveva essere circoscritto agli elementi tecnici e giuridici del provvedimento del rinnovo dello stato di emergenza , senza sconfinare in temi politici, quasi fosse possibile non considerare il fattore politico che in ogni atto del Governo è di essenziale evidenza ed importanza. Un atto di arroganza quello di Conte di considerare il voto del Parlamento quasi superfluo e di vincolare il dibattito parlamentare  a suo  piacimento.
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In effetti Conte si è rivelato il più preparato in materia e il dibattito parlamentare – se si eccettua l’intervento della sen. Bernini e della sen. Pinotti –  è stato inadeguato in quanto ha ripreso le polemiche più stantie senza obiezioni vere  al discorso del Presidente Conte. Un senatore 5 stelle ha  persino divagato in esilaranti argomentazioni storiche che nulla c’entravano con la discussione in atto, una ennesima  prova  dello scadimento di una classe parlamentare davvero inadeguata. Sarebbe stato interessante ascoltare la sen. Bonino che non si è espressa su un tema che tocca le libertà costituzionali, tema molto caro ai radicali delle origini. E’ stato un dibattito tutto politico che non ha smontato la tesi del presidente del Consiglio che venne confutata  dal presidente emerito della Corte Costituzionale Sabino Cassese, uomo delle istituzioni molto cauto che è spinto a vedere nel prolungamento dello stato di emergenza un vulnus alla Costituzione.
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Non si è capito bene se siamo o non siamo in emergenza perché lo stato di emergenza dovrebbe essere dichiarato non preventivamente, ma in presenza appunto dello stato di emergenza effettiva. Dire, come afferma il ministro Speranza, che siamo fuori dalla tempesta, ma non siamo in un porto sicuro equivale ad affermare un’ambiguità di fondo che non significa nulla. Al di là del virus, ci troviamo in ogni caso  di fronte a due emergenze che il governo sottovaluta: gli sbarchi e le fughe di migranti contagiati e non e l’emergenza delle scadenze fiscali di chi non ha potuto lavorare ed è costretto a pagare egualmente le tasse e bollette. Sono emergenze gravi che non vengono considerate. Addirittura Zingaretti invita il governo ad approntare nuove accoglienze di migranti, secondo un modo di vedere le cose che appare davvero incredibilmente fuori da ogni senso della responsabilità, non fosse altro almeno sanitaria.
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Il voto finale ha confermato la maggioranza che regge il governo con un altro 5 stelle che si è dissociato. Appare davvero un Paese incredibile un’Italia che prolunga l’emergenza -unico tra i paesi europei-  e che così distrugge in modo definitivo la sua immagine turistica. Per altri versi appare ridicolo, se non fosse drammatico, prolungare l’emergenza per poter riaprire le scuole a settembre.
In ogni caso, andrebbe ricordato che la via maestra indicata dalla Costituzione in caso di necessità e  urgenza  è il ricorso al decreto – legge di cui tanti governi hanno fatto abuso, fino a legiferare per decreto – legge, senza che nessun Presidente della Repubblica abbia mai eccepito. E’ evidente che – se il decreto-legge non è l’eccezione, ma la norma -non ci sia affatto  da stupirsi dei Decreti del Presidente del Consiglio dei Ministri che diventano vincolanti come leggi, anche se sono atti amministrativi. Nella babele italiana tutto è  diventato possibile e il diritto per primo appare oscuro ed incerto.
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Scrivere a quaglieni@gmail.com

Esce dal carcere dopo quattro anni e ci ritorna per lo scippo una catenina

Torino: arrestato scippatore in centro città dalla Polizia 

La vittima era ferma alla fermata dell’autobus in via XX Settembre quando alle sue spalle è arrivato un uomo che le strappa la collanina causandole delle escoriazioni al collo. La donna, un’anziana signora urla: “al ladro, al ladro”, la nipote della donna insegue lo scippatore, lo raggiunge e lo afferra per un polso ma questi la colpisce con un pugno e fugge. Un esercente, però, ascoltate le richieste di aiuto nella nipote, esce dal locale e si mette sulle tracce del reo, fornendo agli agenti del Commissariato Centro le indicazioni sulla direzione di fuga del rapinatore.

Grazie alle informazioni ricevute, i poliziotti fermano l’uomo, un cittadino marocchino di 36 anni, alla fermata del bus in via Sacchi. Nella tasca dei jeans del trentaseienne trovano la collanina poco prima rubata, restituendola poi alla vittima.

Lo straniero viene arrestato per rapina aggravata. Da accertamenti emerge che l’uomo era gravato da precedenti di polizia e che aveva terminato di espiare una pena la scorsa settimana quando era stato scarcerato dopo 4 anni per reati contro il patrimonio.

La settimana più calda dell’anno: termometro a 40 gradi

Questa sarà probabilmente la settimana più calda dell’anno a Torino

”Colpevole” l’alta pressione sub tropicale che porta bel tempo  fino al 2 agosto con temperature massime sui 38 gradi.

Venerdì la colonnina di mercurio potrebbe raggiungere i 40 gradi.

Ogni tanto qualche temporale occasionale potrebbe dare una rinfrescata, ma protagonista sarà l’afa.

Alpignano eco-logica, futura e solidale

Riceviamo e pubblichiamo / Definite le tre nuove liste che sosterranno la candidatura a sindaco di Steven Palmieri 
 
Alpignano Eco-logica, Alpignano Futura e Alpignano Solidale: sono queste le tre nuove liste elettorali nate dal progetto “Facciamo squadra per Alpignano” che sosterranno la candidatura a sindaco di Steven Palmieri. 
Le tre liste rappresentano altrettanti punti chiave: l’attenzione all’ambiente, alla mobilità sostenibile e alla digitalizzazione; la volontà di innovare non solo attraverso nuovi strumenti, ma dando spazio a nuove energie in politica, in particolare i giovani e le donne; l’obiettivo di costruire una città inclusiva e solidale che non lasci indietro nessuno.
“ Queste liste si ispirano ai valori che più ci accomunano e che stanno alla base del gruppo che ha dato vita al progetto e che ne costituisce il cuore pulsante – dichiara il candidato sindaco Steven Palmieri –  Il richiamo alla città in ogni lista è un modo per sottolineare ancora una volta che la nostra è una proposta concreta fatta da alpignanesi per gli alpignanesi”.
Già definiti anche i tre simboli: quello di Alpignano Eco-logica richiama il profilo del Musinè, quello di Alpignano Futura, attraversato da una freccia che punta verso l’alto, rappresenta il focus sull’innovazione e sulle nuove generazioni, infine Alpignano Solidale ha al centro un cuore, a significare l’attenzione ai temi dell’inclusione sociale, dalle famiglie alle fasce più fragili della popolazione.
“ Abbiamo lavorato sodo per definire questi simboli e siamo molto fieri di poterli renderli pubblici già a luglio, perché questo dimostra la forte comunanza di intenti della nostra squadra, cosa tutt’altro che scontata, e per la quale ringrazio tutti i miei compagni di viaggio – aggiunge Palmieri –  Le tre liste sono il biglietto da visita del nostro progetto; siamo già al lavoro per ultimare il programma che conterrà tutte le nostre proposte per la Alpignano di oggi e di domani, da costruire insieme giorno dopo giorno”.

La Regione sulle occupazioni abusive delle case Atc

L’assessore Caucino: “Preoccupa il cambio di tipologia, ora famiglie italiane con bambini”

L’assessore regionale alle Politiche della Casa Chiara Caucino ha partecipato, presso la Prefettura di Torino, ad un incontro sul tema delle occupazioni abusive di alloggi di edilizia residenziale pubblica al quale erano presenti il prefetto Claudio Palomba, sindaco, vicesindaco e questore di Torino e funzionari dell’Agenzia territoriale per la Casa del Piemonte centrale.

Il fenomeno riguarda complessivamente poco più di un centinaio di casi. “Ciò che preoccupa maggiormente – ha commentato Caucino al termine dell’incontro – è il cambio nella tipologia degli occupanti. In principio si trattava di rom, ora si tratta di famiglie italiane con bambini. Sulla base di questi sviluppi e della grave crisi sociale che sta iniziando a colpire larghe fette della popolazione temo che, in autunno, si raggiungeranno vette drammatiche, visto che la platea delle persone vulnerabili sta crescendo a dismisura”.

La riunione ha toccato anche l’argomento alloggi di piccole dimensioni di difficile assegnazione. “Pare di capire che una quota significativa degli immobili sfitti sia rappresentato da questa tipologia – ha proseguito Caucino – La Regione ha concordato con le parti interessate di effettuare una valutazione di natura tecnico-giuridica finalizzata alla realizzazione di un bando speciale ad hoc, per assegnare alloggi con metratura limitata idonei a richiedenti monofamiliari”.

“Riguardo agli altri aspetti emersi, legati a modifiche normative della l.r. n.3/2010 sull’edilizia sociale, vi è la mia personale disponibilità – ha concluso l’assessore – ad intervenire su un testo alla cui revisione sto già lavorando da tempo, compatibilmente con i tempi legislativi che il percorso impone”.

“Che fare quando il mondo è in fiamme?” Al Castello del Valentino il lungometraggio di Roberto Minervini

Giovedì 30 luglio, ore 21,30 / Secondo appuntamento della rassegna “Respiro” ( “respiro” materiale e metaforico), promossa dal Gruppo Culturale “La Comune” – che prevede una serie di proiezioni cinematografiche “capaci di evocare con potenza immaginifica l’attuale mancanza di prospettive nell’ambito delle discriminazioni di genere, razziali e sociali” – verrà proposto il prossimo giovedì 30 luglio (ore 21,30) nell’Arena del Castello del Valentino l’ultimo film documentario del cinquantenne regista marchigiano (oggi attivo fra Italia e Stati Uniti) Roberto Minervini.

Titolo “Che fare quando il mondo è in fiamme?” (“What You Gonna Do When the World’s on Fire?”), il lungometraggio, datato 2018, è stato presentato alla 75° Mostra del Cinema di Venezia ed affronta, con carattere e momenti di intensa levatura etica e artistica, il fenomeno del razzismo negli States, prendendo spunto dagli eventi che, nell’estate del 2016, videro coinvolta un’intera comunità afroamericana di Baton Rouge, nella Louisiana. Argomento ancora oggi e sempre più di stretta attualità. Dopo i fatti, soprattutto, di Minneapolis del 25 maggio scorso che videro la morte per soffocamento del 46enne di colore George Perry Floyd, nel corso del suo arresto da parte di quattro agenti, e dopo le conseguenti manifestazioni di protesta contro l’abuso di potere da parte della polizia americana, accusata di comportementi razzisti. E anche questo sarà, sicuramente, argomento di dibattitto del talk che accompagnerà la visione del film e che sarà condotto da Cathy La Torre, attivista politica (candidata alla carica di sindaco di Bologna in vista delle amministrative del 2021) e avvocata specializzata in “diritto antidiscriminatorio” con particolare riferimento alle discriminazioni basate sull’orientamento sessuale e sull’identità di genere, nonché sui diritti della comunità LGBTQI.

La serata sarà aperta da un video di presentazione di Roberto Minervini, che con questo lavoro ha ricevuto il “Premio Miglior Documentario” al “BFI London Film Festival”,  e vedrà la presentazione del progetto “Respiro”, nato dalla collaborazione del team di lavoro – a leadership diffusa – composto dalle curatrici Francesca Comisso e Luisa Perlo ( di “a. titolo” ), da Irene Dionisio ( regista e artista visiva), dal direttore del Festival di Annecy e Carbonia nonché critico cinematografico Francesco Giai Via, dall’operatrice culturale Ambra Troiano e dal filosofo e curatore della Triennale di Milano Leonardo Caffo,  con Andrea Polacchi e Luca Bosonetto del Comitato Arci Torino.
Dopo il lungometraggio di Minervini, questi i prossimi appuntamenti:

Lunedì 3 agosto ore 21,30, proiezione de “ I Miserabili” del regista francese- di origine malese – Ladj Ly (al secolo Ladj Lytuona), vincitore del Premio della Giuria all’ultimo Festival di Cannes, Premio Miglior Rivelazione agli European Film Awards, candidato al Premio Oscar come Miglior Film Straniero e trionfatore con moltepliplici riconoscimenti al César; talk del talent civile con Gianni Oliva

Domenica 30 Agosto ore 21,30, serata di chiusura dell’“Ambrosio” presentata da Bruno Gambarotta, con la proiezione de “La scomparsa di mia madre” dedicato dal giovane regista milanese Beniamino Barrese alla madre oggi 76enne Benedetta Barzini, famosa top model degli anni Sessanta, musa di fotografi e artisti, da Irving Penn a Richard Avedon, da Andy Warhol a Salvador Dalì.

g. m.

I risultati del campionato regionale di nuoto

Campionato Regionale di Categoria – Campionato Italiano di Categoria su Base Regionale

Cala il sipario sul Campionato Regionale di Categoria di nuoto in vasca lunga al Palazzo del Nuoto di Torino. Oltre ad assegnare i titoli di Piemonte e Valle d’Aosta, la manifestazione è risultata valida per il Campionato Italiano di Categoria su base regionale, con i tempi conseguiti da tutti gli atleti che comporranno una classifica unica a livello nazionale. Il campionato, prima gara regionale FIN dopo la lunga sosta forzata, si è disputato in nove turni (tre per ognuna delle tre giornate), per consentire uno svolgimento efficace del programma e una miglior gestione dei numeri e degli spazi, nel rispetto dei protocolli ministeriali e federali. Circa 450 gli atleti iscritti, divisi nelle categorie Ragazzi, Junior, Cadetti e Senior, in rappresentanza di 26 società di Piemonte e Valle d’Aosta e per un totale di quasi 1300 presenze gara.

Nella classifica per società si è imposto il Centro Nuoto Torino, seguito sul podio da Sisport Spa e Rari Nantes Torino. Completano l’elenco delle prime otto Dynamic Sport, CSR Granda, Aquatica Torino, VO2 Nuoto Torino e OASI Laura Vicuna. A livello individuale, da segnalare i quattro titoli di Giulia Borra (Centro Nuoto Torino, 50 e 100 dorso, 50 e 100 stile libero Senior), Gabriele Mancini (Centro Nuoto Torino, 100 e 200 rana, 200 e 400 misti Junior) e Stefano Linty (Dynamic Sport, 100 e 200 farfalla, 200 e 400 stile libero Ragazzi).

Tre ori per Francesca Fresia (Aquatica Torino, 200 rana, 200 e 400 misti Senior), Lara Gherardini (CSR Granda 400, 800 e 1500 stile libero Senior), Francesca Pasquino (Nuotatori Canavesani, 50, 100 e 200 dorso Cadette), Carola Valle (Centro Nuoto Torino, 50 farfalla, 50 e 100 stile libero Cadette), Cristina Caruso (CSR Granda, 200 farfalla, 200 e 400 stile libero Cadette), Ilaria Stevanella (Rari Nantes Torino, 50, 100 e 200 rana Cadette), Giada Gorlier (Rari Nantes Torino, 50 e 100 dorso, 200 misti Junior), Giulia Vetrano (Centro Nuoto Nichelino, 200, 400 e 800 stile libero Junior) e Rachele Mattiel (Dynamic Sport, 100 e 200 rana, 400 misti Ragazzi).

Tre affermazioni anche per Alessandro Miressi (Fiamme Oro/Centro Nuoto Torino, 50 farfalla, 50 e 100 stile libero Senior), Simone Ponzio (Centro Nuoto Torino, 50, 100 e 200 dorso Senior), Simone Benedetto (Libertas Nuoto Chivasso, 50, 100 e 200 rana Senior), Marco Lafronza (Sisport Spa, 400, 800 e 1500 stile libero Senior), Fabio Fasolo (Sisport Spa, 50 farfalla, 50 e 100 stile libero Cadetti), Mattia Palmieri (Aquatica Torino, 50, 100 e 200 dorso Cadetti), Nicolò Tosetto (Sisport Spa, 200 farfalla, 200 e 400 misti Cadetti), Tommaso Sebastiano Gallesio (CSR Granda, 400, 800 e 1500 stile libero) e Lorenzo Giuseppe Ciancia (Rari Nantes Torino, 50, 100 e 200 dorso Junior).

Il resoconto delle tre giornate di gara su https://www.federnuoto.piemonte.it/finpiemonte/home_new/main_new.asp?area=1&read=nuoto&menu=agonismo