ilTorinese, Autore presso Il Torinese - Pagina 3633 di 4806

ilTorinese

Online l’Annuario Statistico Regionale

 È disponibile on-line la quarta edizione dell’Annuario statistico regionale 2020 “I numeri del Piemonte”.

La pubblicazione, che raccoglie le principali statistiche ambientali e socio-economiche a livello regionale e provinciale, è disponibile sul sito della Regione Piemonte.

L’obiettivo è quello di restituire un quadro sintetico, aggiornato e facilmente fruibile tramite centinaia di elaborazioni organizzate in 17 sezioni tematiche. I temi analizzati spaziano dal territorio, all’ambiente, alla demografia, alla salute e stili di vita, fino alla sicurezza, istruzione e cultura, dallo sport, al turismo, al lavoro ed economia, per arrivare alla ricerca e innovazione, al mercato immobiliare e a trasporti e telecomunicazioni. “Si tratta di uno strumento utile e un compendio quanto mai necessario – commenta l’Assessore al Bilancio Andrea Tronzano – e che permette di tracciare analisi e prospetti importanti anche per programmare gli scenari futuri che riguardano la nostra Regione”.

La sezione dedicata agli indicatori di misura del Benessere Equo e Sostenibile (BES) e agli indicatori Istat per gli obiettivi di sviluppo sostenibile (SDGs – Sustainable Development Goals) delle Nazioni Unite per il 2030 rappresenta una realtà consolidata dell’Annuario.  L’utilizzo congiunto di indicatori BES e SDGs permette di valutare il progresso della società non soltanto dal punto di vista economico ma anche sociale e ambientale. Il sistema di questi indicatori è multidimensionale e dinamico per tener conto dell’evoluzione del contesto sociale ed economico e della disponibilità di nuove informazioni statistiche.

L’Annuario – continua l’Assessore Tronzano – è una realizzazione dell’Ufficio di Statistica della Direzione Risorse finanziarie e patrimonio della Regione Piemonte e della Sede di Torino dell’Istat, Ufficio territoriale per il Piemonte, la Valle d’Aosta e la Liguria”. I ”Numeri del Piemonte” sono una base di lavoro per università ed enti di ricerca scientifica, cittadini e studenti con finalità sia divulgative che scientifiche. Per facilitare la lettura delle tavole e dei grafici, ogni sezione include un glossario dei termini utilizzati che sono liberamente scaricabili. In una logica di dematerializzazione, economicità e sostenibilità ambientale non è prevista una versione su carta.

Coronavirus, il bollettino di venerdì 22 gennaio

CORONAVIRUS PIEMONTE: IL BOLLETTINO DELLE ORE 17

LA SITUAZIONE DEI CONTAGI

Oggi l’Unità di Crisi della Regione Piemonte ha comunicato 849 nuovi casi di persone risultate positive al Covid-19 (di cui 143 dopo test antigenico), pari al 4% dei 21.060 tamponi eseguiti, di cui 13.908 antigenici. Degli 849 nuovi casi gli asintomatici sono 370 (43,6%).

I casi sono così ripartiti: 208 screening, 434 contatti di caso, 207 con indagine in corso; per ambito: 84 RSA/Strutture Socio-Assistenziali, 74 scolastico, 691 popolazione generale.

Il totale dei casi positivi diventa quindi 220.155 così suddivisi su base provinciale: 19.696 Alessandria, 11.407 Asti, 7618 Biella, 30.535 Cuneo, 17.200 Novara, 114.698 Torino, 8263 Vercelli, 7847 Verbano-Cusio-Ossola, oltre a 1132 residenti fuori regione, ma in carico alle strutture sanitarie piemontesi. I restanti 1759 sono in fase di elaborazione e attribuzione territoriale.

I ricoverati in terapia intensiva sono 152 (-7 rispetto a ieri).

I ricoverati non in terapia intensiva sono 2342 (-77 rispetto a ieri).

Le persone in isolamento domiciliare sono 10.845.

I tamponi diagnostici finora processati sono 2.332.667 (+21.060 rispetto a ieri), di cui 993.711 risultati negativi.

I DECESSI DIVENTANO 8548

Sono 23 i decessi di persone positive al test del Covid-19 comunicati dall’Unità di Crisi della Regione Piemonte, di cui 3verificatisi oggi (si ricorda che il dato di aggiornamento cumulativo comunicato giornalmente comprende anche decessi avvenuti nei giorni precedenti e solo successivamente accertati come decessi Covid).

Il totale è ora di 8548 deceduti risultati positivi al virus, così suddivisi per provincia:1297 Alessandria, 560 Asti, 364 Biella, 977 Cuneo, 712 Novara, 3890 Torino, 395 Vercelli, 272 Verbano-Cusio-Ossola, oltre a 81 residenti fuori regione, ma deceduti in Piemonte.

198.268 PAZIENTI GUARITI

I pazienti guariti sono complessivamente 198.268 (+1063 rispetto a ieri) così suddivisi su base provinciale: 17.292 Alessandria, 10.040 Asti,6840Biella, 27.698 Cuneo, 15.490 Novara, 103.907 Torino, 7425 Vercelli, 6937 Verbano-Cusio-Ossola, oltre a 1027 extraregione e 1612 in fase di definizione.

Covid, di nuovo possibili le visite ai parenti in ospedale in caso di condizioni critiche

Gli ospedali del Piemonte riaprono parzialmente le porte alle visite dei familiari ai pazienti.Il Dirmei ha infatti inviato a tutte le aziende sanitarie delle linee guida da applicare presso le proprie strutture, per consentire innanzitutto l’incontro tra ricoverati in particolari criticità cliniche o psicologiche e i loro congiunti e per l’assistenza alle donne che debbano partorire, indicando rigide regole da seguire perché questi momenti si svolgano nella massima sicurezza.

«Superare l’isolamento estremo dei pazienti in ospedale – osserva l’assessore regionale alla Sanità del Piemonte, Luigi Genesio Icardi – anche se solo per una parte selezionata di malati, risponde alla necessità di reintrodurre un elemento di naturale, ma ‘cruciale’ umanità nel vissuto dei contagiati e dei loro famigliari, augurandoci che possa trattarsi di un primo passo verso il graduale ritorno alla normalità. Il conforto degli affetti è un aspetto da tenere nella massima considerazione, compatibilmente con lo stato di necessità degli ospedali».

A valutare quando per un paziente, covid o non covid, sia opportuno, dato lo stadio della sua malattia, incontrare un membro della propria famiglia sarà un’equipe multidisciplinare di reparto composta da medico, infermiere e psicologo clinico. La presenza di quest’ultimo è giudicato fondamentale nel caso dei malati covid-19 e dei loro parenti, con cui questi ultimi possono avere, se necessario, un colloquio preliminare sia telefonico, sia “in presenza”. Nel caso dell’accesso a un reparto Covid, per un congiunto le condizioni indispensabili sono l’assenza di sintomatologia riferibile a una possibile infezione da coronavirus e l’esecuzione, presso la struttura ospedaliera, di un tampone rapido, che ovviamente deve essere negativo.
A quel punto, dopo l’incontro con lo psicologo, l’infermiere guida il congiunto nelle operazioni di vestizione dei Dpi in un’area “filtro”, che prevedono: camice idrorepellente, guanti, mascherina filtrante FP2/FP3, visore e cuffia.
Il parente può così essere introdotto in reparto, per un incontro che può durare 20 minuti. In situazioni cliniche terminali o di grave malessere psichico, in caso di congiunti anch’essi positivi a domicilio, è possibile per i Sisp, su richiesta del medico di reparto, derogare all’isolamento, purché la persona possa spostarsi autonomamente con mezzo proprio e lo psicologo clinico e l’infermiere indossino fin dal primo momento i Dpi.

Non molto differente la procedura per la visita a un congiunto non affetto da coronavirus, ad eccezione di una vestizione che comprende solo mascherina FP2 e camice visitatore, a condizione ovviamente che il tampone rapido d’ingresso sia negativo.

Infine, il documento adottato dal Dirmei, prescrive le modalità perché d’ora in poi anche le donne durante il travaglio e il parto possano essere assistite da una persona di loro fiducia, elemento considerato fondamentale per il loro benessere dall’Organizzazione Mondiale della Sanità.
Nel caso né la partoriente, né la persona scelta siano positivi al coronavirus, è sufficiente per l’accompagnatore indossare mascherina FP2 e camice filtrante. Nel caso contrario che uno dei due sia positivo, il visitatore dovrà indossare una dotazione di Dpi completa. Anche in questo caso, in situazioni cliniche complesse e di particolare disagio, il Sisp può decidere di sospendere l’isolamento di una persona positiva che debba assistere una partoriente.

«L’isolamento in ospedale – sottolinea Emilpaolo Manno, direttore del Dirmei, che ha guidato il gruppo di lavoro, con il contributo fondamentale della referente di psicologia dell’Unità di crisi, Monica Agnesone, e dell’urgentista Fabio De Iaco – costituisce una condizione inedita, con la quale si devono confrontare i pazienti, i loro congiunti, ma anche gli operatori sanitari, spesso costretti a giocare ruoli per i quali non sono sufficientemente preparati e che, nel contempo, possono generare vissuti di difficile elaborazione. Non dimentichiamoci poi che, pur se molto difficile da dimostrare scientificamente, è opinione comune che il recupero, sia pure parziale, della socialità e degli affetti da parte di pazienti clinici, possa concorrere a un miglioramento della loro condizione. In tutto questo, non dobbiamo dimenticare la primaria esigenza di mantenere un rigido controllo sulle possibilità di trasmissione del virus. Le nostre linee guida cercano di coniugare queste due insopprimibili necessità: avviare un processo di ‘riumanizzazione’ all’interno dei presidi e farlo nella massima sicurezza».

Ricostruito il volto in 3D in urgenza ad un ragazzo

Dopo un trauma, presso la Città della Salute di Torino

Nei giorni scorsi un giovane ragazzo di 23 anni, ricoverato presso l’ospedale CTO della Città della Salute di Torino, per un gravissimo trauma facciale è stato sottoposto in urgenza ad un lungo intervento di ricostruzione con la stampa 3D.

Pianificare l’intervento di ricostruzione e la stampa additiva dei dispositivi da utilizzare in sala operatoria è stata una corsa contro il tempo.

Un laboratorio per sperimentare nuove metodiche chirurgiche con lausilio delle tecnologie 3D è attivo da due anni presso l’ospedale Molinette di Torino.

Il laboratorio si trova all’interno del reparto di Chirurgia maxillo facciale e consente di ricreare un modello del paziente e tramite software dedicati progettare l’intervento chirurgico, in modo da ottenere soluzioni personalizzate per ogni paziente. Il laboratorio è dotato di una postazione per l’elaborazione virtuale 3D dei modelli anatomici, che poi verranno realizzati attraverso l’utilizzo di stampanti 3D presenti in reparto, per coadiuvare la pianificazione degli interventi chirurgici. Una sinergia di tecnologie ed esperienza clinica che ha permesso di sviluppare nuovi protocolli di diagnosi e cura di pazienti, con la possibilità di trasferire la pianificazione degli interventi in sala operatoria.

Tuttavia, nonostante la presenza del laboratorio all’interno del reparto, la simulazione chirurgica e la stampa 3D in urgenza differita rimane una sfida soprattutto in termini di tempo.

Appena le immagini TC sono state disponibili gli ingegneri del Dipartimento di Ingegneria Gestionale e della Produzione del Politecnico di Torino, su indicazione dei chirurghi, hanno simulato al computer l’intervento cercando di ridare forma all’anatomia del volto fortemente compromessa dal trauma. Successivamente è stato stampato un modello 3D del volto ricostruito su cui i chirurghi hanno modellato placche di titanio personalizzate sul paziente da utilizzare in sala operatoria come guide per la ricostruzione.

L’intervento chirurgico è stato effettuato dal dottor Pompeo Cassano dell’équipe di Chirurgia plastica e ricostruttiva del CTO (diretta dal dottor Fabrizio Malan) e dal dottor Emanuele Zavattero dell’équipe di Chirurgia maxillo facciale delle Molinette (diretta dal professor Guglielmo Ramieri), coadiuvati dall’anestesista dottor Sergio Levi del team di Anestesia e rianimazione (diretto dal dottor Maurizio Berardino).

L’intervento preparato in 3D a tavolino ha consentito di ridurre i tempi operatori velocizzando i passaggi chirurgici e la soluzione dei possibili imprevisti.

La pianificazione chirurgica virtuale, integrata con le tecnologie di stampa additiva, hanno consentito di svolgere, all’interno delle sale operatorie della Città della Salute di Torino già numerosi interventi di chirurgia ad alta complessità del volto in regime di elezione. Tuttavia questo caso rappresenta una delle prime applicazioni di utilizzo di questa tecnologia nella chirurgia traumatologica d’urgenza

Arpa Piemonte: le polveri sottili non veicolano il Covid

“L’ipotesi che le polveri sottili agiscano come vettore (carrier) del virus è poco plausibile: i campionamenti effettuati da Arpa Piemonte, infatti, non hanno rilevato Sars-CoV2 sui filtri della qualità dell’aria.

È invece allo studio la possibilità che alte concentrazioni di particolato facciano da amplificatore (booster) del processo di infiammazione prodotto dal virus”: lo ha detto il presidente di Arpa Piemonte, Angelo Robotto, in una congiunta delle commissioni regionali Quarta e Quinta, presieduta da Angelo Dago. 
Nel corso dell’audizione, sollecitata dal consigliere Giorgio Bertola (Movimento 4 ottobre) sono stati illustrati i risultati preliminari del campionamento Sars-Cov2 nell’aria e i dati raccolti da Arpa sulla qualità dell’aria durante l’emergenza Covid.
La lettura di questi ultimi indica che durante i mesi del lockdown, in cui il traffico veicolare è stato di molto inferiore rispetto al 2019, c’è stato un calo netto sia delle emissioni che delle concentrazioni di biossido di azoto (No2), mentre rispetto alle polveri sottili, in particolare il pm10, si sono registrate riduzioni significative sulle concentrazioni ma non sulle emissioni: “Ciò indica che il contributo del traffico veicolare non è sostanziale per le emissioni di pm10 – ha detto Robotto – mentre discorso diverso vale per gli ossidi di azoto”.
Dal monitoraggio è emerso che in ambiente esterno il virus Sars-Cov2 non è finora risultato rilevabile nell’aria; negli ambienti ospedalieri, in particolare nei reparti con presenza di malati anche caratterizzati da cariche virali elevate, le concentrazioni sono risultate generalmente contenute, anche per l’elevato tasso di ricambio dell’aria. Al contrario, in ambiente domestico le concentrazioni sono risultate più consistenti.
Sono stati anche riportati i risultati del recente studio condotto dal Consiglio nazionale delle ricerche e da Arpa Lombardia, che parla di probabilità di trasmissione del virus per via aerea molto bassa in condizioni esterne, ad eccezione delle situazioni di affollamento.
La seduta congiunta è proseguita con l’audizione delle associazioni ambientaliste Legambiente, Pro Natura e Italia Nostra, che hanno svolto le rispettive relazioni sui rischi da inquinamento dell’aria per la salute e avanzato proposte di interventi migliorativi.
I consiglieri Bertola, Alessandro Stecco(Lega) e Sara Disabato (M5s), oltre al presidente Dago, hanno chiesto una serie di chiarimenti sui luoghi in cui sono state effettuate da Arpa le campionature per individuare la presenza di materiale genetico del virus (Rna), sull’incidenza dell’inquinamento da biomasse e i sistemi per abbattere questo tipo di emissioni, e infine sugli interventi che la Regione può mettere in campo per contrastare l’inquinamento atmosferico.

Fauna selvatica, in Regione il punto sui danni

Ieri si sono tenuti due incontri in videoconferenza tra Regione Piemonte, rappresentata dall’assessore all’Agricoltura, Marco Protopapa, e con la presenza in mattinata del presidente regionale Alberto Cirio, per fare il punto sulla situazione dei danni causati all’agricoltura da parte della fauna selvatica, sulla gestione dei rimborsi e delle perizie, sui trasferimenti ai Comprensori alpini piemontesi e agli ATC, Ambiti territoriali di caccia, dei fondi per la copertura dei danni.


Nel 2020 sono oltre 5000 le segnalazioni di danni causati all’agricoltura da fauna selvatica pervenute alle Regione Piemonte, registrando un incremento dei danni rispetto al 2019.

“L’incontro convocato dalla Regione Piemonte è stato un momento importante di confronto,  probabilmente non abituale, dove tutti i presidenti degli Atc e Ca hanno esposto le proprie situazioni e hanno condiviso varie problematiche. – sottolineato l’assessore regionale Protopapa – Nella riunione è stato affrontato il problema della mancanza di guardie venatorie nella gestione della fauna selvatica durante questo periodo emergenziale. In particolare è stato affrontato il tema della particolare presenza dei cinghiali sul nostro territorio e della necessità di contenimento, sia per i danni che causano alle colture sia perché rappresentano un problema grave di sicurezza stradale per i cittadini”.

L’incontro è stato anche occasione per presentare da parte dell’Assessorato regionale all’Agricoltura, la prima bozza del regolamento di disciplina dei contributi per i danni da fauna e le linee guida della gestione del cinghiale, elaborate in seguito al lavoro congiunto con il gruppo di lavoro dei tecnici di ATC e CA.

Pci, cento anni da studiare e non (solo) da celebrare

IL COMMENTO di Pier Franco Quaglieni

Paolo Spriano è stato l’autore di una poderosa storia del partito comunista italiano che venne scritta quando il partito era in piena attività e la sua disciplina interna era ferrea 

Spriano era uno storico di un certo spessore anche se era anche un militante disciplinato, una posizione non facilmente conciliabile con la libera ricerca storica. I suoi volumi erano diretti ai militanti e non ad una ricostruzione spassionata dei fatti. In ogni caso quei volumi in occasione del centenario di fondazione del Pci sono scomparsi dal dibattito ed è un peccato perché sarebbe stato interessante un confronto tra il lavoro di Spriano e quanto e’ stato scritto dopo la sua morte avvenuta nel 1988,un anno prima della caduta del Muro di Berlino.

Dobbiamo considerare che in quegli stessi anni 70 usciva la storia contemporanea di Massimo Salvadori che vedeva il punto di arrivo della storia contemporanea(!) nell’eurocomunismo di Berlinguer, un abbaglio storico che può costare il discredito scientifico. Così mi disse il cugino di Salvadori, Nicola Matteucci.
Questo era il clima plumbeo di quegli anni quando non essere comunisti era considerata una colpa imperdonabile che condannava all’ isolamento, al gulag intellettuale ed essere anticomunisti ti provocava l’accusa di filofascismo.
In questo centenario e’ stato pubblicato molto per celebrare il Pci, non per ricostruirne la storia con un minimo di distacco. Stiamo retrocedendo velocemente alle vulgate. Stiamo giungendo al paradosso che il libro migliore che ho letto è quello di un dirigente comunista di rango come Piero Fassino che non si è mai privato della sottigliezza appresa dalla scuola dei Gesuiti e anche in questa occasione ha scritto in modo non banale e libero da pregiudizi.

Eppure il centenario doveva essere l’occasione per fare i conti con la storia del partito nato a Livorno nel gennaio 1921 come una delle tante scissioni del partito socialista. Quella scissione non fu in grado di combattere, ma facilito’ l’ascesa del fascismo perché indebolì ulteriormente il movimento operaio e portò successivamente alla cacciata dal partito socialista di Turati e Matteotti. Un suicidio politico che contribuì a consegnare l’Italia a Mussolini.
Oltre a Gramsci e a Togliatti fu Amedeo Bordiga a dar vita al partito di cui divenne il primo laeder, anche  se presto venne emarginato perché spirito libero e settario contemporaneamente : un eretico da cacciare. Il Pci nacque come una diretta filiazione di Mosca e rimase prigioniero di quella sudditanza per quasi tutta la sua vita.

Sono rimasto infastidito della mancanza di spirito critico nell’ affrontare un tema che ha toccato la storia italiana in modo signigificaticvo. Ritengo doveroso quindi un riequilibrio che riporti le cose a posto, o quasi, perché aver avuto in Italia un partito comunista di quelle dimensioni fu una disgrazia della democrazia italiana. Certo i comunisti hanno dato il loro contributo all’antifascismo e alla Resistenza che hanno anche monopolizzata in modo soffocante. Hanno avuto degli eroi tre le proprie file come Dante Di Nanni, ma anche delinquenti comuni come Moranino o i vili resposanbili di  atti di terrorismo durante la Resistenza che provocò rappresaglie feroci. L’uccisione a tradimento di un uomo inerme come Giovanni Gentile si deve ad un gruppo di comunisti fiorentini ancora oggi esaltato.
Troppi comunisti non scelsero mai la libertà e la democrazia con convinzione, ma perché costretti da una situazione internazionale che impediva la via rivoluzionaria verso la dittatura di tipo sovietico. La democrazia come mezzo e non come fine, come mi diceva Leo Valiani, a sua volta ex comunista.
Si macchiarono di crimini orrendi dopo il 25 aprile , dimostrando ferocia.

Negli anni 50 si scontrarono con la legge elettorale maggioritaria, definendola legge- truffa, mentre era una legge che avrebbe dato una vera stabilità alla democrazia italiana. Cercarono un rapporto con i cattolici che ambiva al compromesso storico, anche se alla fine da questo rapporto è nato un partito che farebbe inorridire Togliatti, Berlinguer e Moro. Io rendo omaggio a chi ha militato in buona fede nel Pci, soprattutto agli operai, ma non perdono gli intellettuali – molti ex fascisti – che si ammassarono in quel partito, ponendo la loro penna al servizio del conformismo più fazioso e intollerante ed ottenendo premi, posti, prebende, elogi smisurati . L’esempio di un pittore mediocre come Guttuso lo sta a testimoniare, entre Vittorini e lo stesso Pasolini venivano messi all’indice per la loro “indisciplina” . Essere omosessuali nel Pci era considerata una cosa incompatibile con l’etica politica del partito, ad esempio, e non una scelta privata.

Gli intellettuali che sono andati nelle case editrici e nei giornali e poi in Tv e dappertutto a spargere oppio ideologico, per dirla con Aron , hanno colpe gravissime anche perché non hanno dedicato una sola parola di condanna a quanto avveniva in Russia prima ,durante e dopo Stalin.
Gente come Moravia dedita alla più borghese e comoda delle esistenze che si spacciava come comunista, resta un qualcosa di molto indigesto da accettare. Più recentemente fa la sua bella figura Augias, per non parlare dei tanti che dalle scrivanie dei giornali sbianchettano giornalmente con scrupolo ancor oggi togliattiano le notizie scomode o enfatizzano quelle più adatte alla propaganda.

Anche la mitologia attorno all’alta figura morale di Gramsci, al di là del nobile e straordinario esempio del carcere, va ridimensionata perché l’idea di un partito simile ad un moderno principe machiavellico è aberrante, per non parlare della doppiezza e del cinismo di Togliatti che invitava i Russi a trattare nel peggior modo possibile i nostri soldati prigionieri in quel paese. L’idea gramsciana di “egemonia” è quanto di più illiberale e di antidemocratico ci possa essere.
Lo stesso Berlinguer andrebbe ridimensionato perché in effetti fu un seguace di Togliatti appartenente ad un’ altra generazione, ma non ad un altro pensare, perche‘ il suo eurocomunismo fu poco più che uno slogan e il suo compromesso storico una versione aggiornata del togliattismo dialogante con i cattolici.

Certo, il Pci ha anche avuto grandi figure come Giórgio,Amendola che fu largamente osteggiato dal suo partito ,da cui prese spesso le distanze.
Ci sono stati milioni di italiani che hanno creduto nel comunismo e che meritano rispetto,ma il bilancio storico del centenario si chiude in negativo . Il crollo del comunismo reale si è trascinato dietro il partito che non ha saputo o non ha voluto riconoscere prima del 1989 il fallimento del marxismo leninismo in tutte le sue versioni. Gli ardimentosi leoni che erano nel Pci senza essere comunisti,come sostennero, dovevano aprire gli occhi molto prima.

Un deputato comunista ai primi degli Anni 90 mi disse : ”Noi liberali …”Lo fermai e lo pregai di non continuare la frase. Si trattava forse solo di un eccesso di gentilezza nei miei confronti perché anche dopo, certi metodi “comunisti “ , battezzati con altri nomi, continuarono ad essere usati senza problemi. Il liberalismo non era nel DNA dei comunisti e non lo sarà mai.
Uno dei motivi del disastro economico italiano, non dimentichiamolo mai,  sta nel consociativismo che governo’ la politica italiana, oltre che nelle scelte di un sindacato a guida comunista. Queste sono responsabilità storiche gravissime e
Sono anche verità scomode: ad un centenario bisognerebbe solo rivolgere auguri e complimenti, ma quel centenario da tempo non è più in vita . L’ultimo testimone è mancato pochi giorni fa: Emanuele Macaluso anche lui togliattiano, checche’ ne scriva il figlio del togliattiano Maurizio Ferrara, lui stesso per lungo tempo comunista.
In questo centenario io voglio rendere omaggio a due grandi ex comunisti perseguitati a cui venne resa la vita impossibile: Angelo Tasca ,uno dei fondatori , ed Ignazio Silone. A loro dovrebbero essere rivolte delle scuse per come vennero trattati. Al loro magistero possiamo ancora attingere qualcosa di vivo rispetto ad un’esperienza intellettualmente morta e politicamente oggi inesistente.

Un “laboratorio” green per la Torino-Lione

In abbinamento ai cantieri per costruire l’infrastruttura della rete TEN-T, nella Torino-Lione c’è una sorta di laboratorio dedicato ai temi dell’ambiente e della sostenibilità

E’ diretto da Telt, il promotore pubblico incaricato di costruire e gestire la nuova linea  ferroviaria.

L’attività si avvale di partnership con atenei e istituti di ricerca d’eccellenza, ispirandosi ai  principi del Global Compact, dei Sustainable Development Goals dell’agenda UE 2030 e del Green Deal europeo.

Nell’ambito di Telt è stata creata una nuova direzione, Sviluppo Sostenibile e Sicurezza, che collabora con Arpa Piemonte e con diverse università italiane.

Ricomporre per innovare, al via il web tour

 È ufficialmente iniziato il web tour di CGM “Ricomporre per Innovare”, un momento di ascolto e di confronto con i territori che fanno parte della più grande rete cooperativa italiana per tracciare le linee strategiche di sviluppo futuro e costruire il piano d’impresa dei prossimi cinque anni. Dopo la Lombardia che ha inaugurato il tour è stata la volta della Valle d’Aosta, della Liguria e del Piemonte, regioni in cui la rete CGM è presente complessivamente con 58 cooperative e 6 consorzi.

La pandemia ha dimostrato il ruolo fondamentale della cooperazione e delle imprese sociali che hanno saputo garantire con competenza e perseveranza servizi alla comunità e presidi di prossimità aprendosi alla transizione digitale per sperimentare nuovi approcci e opportunità. Ed è proprio partendo dall’ascolto delle imprese, dei nodi territoriali della rete e dei loro bisogni, che CGM sta orientando il proprio piano industriale che sarà presentato nel mese di febbraio e che punterà su alcuni asset strategici come la rigenerazione delle infrastrutture sociali, la trasformazione tech del welfare, la creazione di lavoro e il rafforzamento di filiere sostenibili.

In Piemonte CGM è presente sul territorio con 31 cooperative e 4 consorzi distribuiti nelle province di Torino, Biella, Asti. La pandemia ha messo a dura prova le cooperative piemontesi che si trovano a fare i conti con le ricadute economiche generate dall’emergenza sanitaria e la loro natura di voler essere agenti di sviluppo del territorio. Per le cooperative del territorio piemontese il prossimo futuro rappresenta una sfida da dover cogliere grazie alle risorse messe in campo da Next Generation e dalla progettazione europea. La pandemia ha reso evidente la necessità di puntare sul decentramento e la rigenerazione delle aree interne: l’ambiente montano, la collina e le aree non urbanizzate sono diventate appetibili e indispensabili, ma lo è anche la necessità di pensare filiere imprenditoriali tridimensionali capaci di lavorare in rete. La rigenerazione è una grande sfida per il futuro e non deve essere solo urbana, ma anche sociale e culturale. Secondo le cooperative del territorio torinese invece, la pandemia ha imposto un’accelerazione che rende necessaria un’azione di lobby e posizionamento anche a livello nazionale per accedere ai fondi e capace di creare opportunità reali e di protagonismo per l’impresa sociale. Ma è importante anche ritornare alla rete attraverso il confronto e la condivisione di buone prassi capaci di avviare una fase trasformativa. Anche il tema del lavoro, del senior housing e lo sviluppo di piattaforme tecnologiche sono elementi centrali ed emblematici per avviare un vero percorso di trasformazione.

Elezioni comunali: “vitale aprirsi alla partecipazione civile”

LEU, Sinistra Italiana, Articolo Uno e Possibile:  le primarie in sicurezza possono essere lo strumento per farlo.  

“Il nostro obiettivo è portare Torino fuori dalla crisi economica e sanitaria, sconfiggere le destre alle elezioni e diventare nuovamente una capitale europea della qualità della vita.
Per farlo crediamo sia vitale allargare il campo e aprirsi all’ascolto e alla partecipazione, per arrivare a una candidatura capace di creare consenso, passione e mobilitazione, dotata di una credibilità umana e politica che sconfini oltre la propria parte.

In quest’ottica, ci siamo sempre resi disponibili a trovare una sintesi nella coalizione, ma in assenza dei presupposti necessari le primarie, svolte in sicurezza, possono andare nella direzione sperata e ci sono stati segnali di partecipazione civile che suggeriscono di sceglierle” – è il commento di Marco Grimaldi, capogruppo di Liberi Uguali Verdi in Regione, Matteo Cantamessa, Articolo Uno Torino, Elena Chinaglia, Sinistra Italiana Torino e Francesca Druetti, Possibile Torino, in merito alle candidature per il centro-sinistra a Sindaco di Torino.