ilTorinese

22esima giornata di campionato agrodolce per le 2 squadre torinesi

Juventus sconfitta,pareggio per il Torino
Napoli-Juventus 1-0
Insigne (rig)
Torino-Genoa 0-0

Qui Toro:pareggio a reti bianche per il Toro contro un organizzato Genoa.La politica dei piccoli passi potrebbe anche pagare alla lunga,la squadra granata sta raggiungendo un equilibrio tattico,grazie a Nicola,che forse porterà alla salvezza.Quarto pareggio consecutivo con il nuovo tecnico: c’è da dire che nelle prime 12 giornate il Toro ha vinto 1 partita,3 pareggi e ben 8 sconfitte,nelle successive 10 1 vittoria,8 pareggi ed 1 sola sconfitta contro il Milan.I numeri non mentono mai.Questo Toro visto oggi,saldo al 17esimo posto,ha tutti i numeri per salvarsi.Venerdì prossimo Cagliari-Torino,vero spareggio salvezza e ci sarà il nuovo bomber Sanabria,al posto di Zaza,oggi davvero inguardabile
e non più presentabile al fianco del gallo Belotti.

Qui Juve:una buona Juventus perde a Napoli contro i partenopei senza 3 titolari e di conseguenza s’allontana dal primo posto in classifica.La squadra di Pirlo è parsa a tratti confusionaria ma ha creato un buon numero di palle gol che solo uno strepitoso Meret,portiere del Napoli,ha impedito che finissero in rete.In ombra Ronaldo,bene Chiesa mentre difesa e centrocampo sono apparsi,talvolta, disattenti.C’è tempo per recuperare terreno,ci sarà sempre da recuperare la gara d’andata non disputata proprio contro il Napoli.
Adesso sotto con la Champions League,primo obiettivo stagionale.Mercoledi contro il Porto la gara d’andata degli ottavi di finale.

Vincenzo Grassano

Il bollettino Covid di sabato 13 febbraio

CORONAVIRUS PIEMONTE: IL BOLLETTINO DELLE ORE 16:30

LA SITUAZIONE DEI CONTAGI

Oggi l’Unità di Crisi della Regione Piemonte ha comunicato 749 nuovi casi di persone risultate positive al Covid-19 (di cui 129 dopo test antigenico), pari al 3,1 % dei 23.834 tamponi eseguiti, di cui 17.273 antigenici. Dei 749 nuovi casi, gli asintomatici sono 299 (39,9%).

I casi sono così ripartiti: 135 screening, 412 contatti di caso, 202 con indagine in corso; per ambito: 13 RSA/Strutture Socio-Assistenziali, 70 scolastico, 666 popolazione generale.

Il totale dei casi positivi diventa quindi 236.885 così suddivisi su base provinciale: 21.078 Alessandria, 12.333 Asti, 8.116 Biella, 32.261 Cuneo, 18.553 Novara, 124.235 Torino, 8.750 Vercelli, 8.528 Verbano-Cusio-Ossola, oltre a 1.181 residenti fuori regione, ma in carico alle strutture sanitarie piemontesi. I restanti 1.850 sono in fase di elaborazione e attribuzione territoriale.

I ricoverati in terapia intensiva sono 141 (3 rispetto a ieri).

I ricoverati non in terapia intensiva sono 1.889 (– 35 rispetto a ieri).

Le persone in isolamento domiciliare sono 10.220

I tamponi diagnostici finora processati sono 2.724.087 (+23.834 rispetto a ieri), di cui 1.083.020 risultati negativi.

I DECESSI DIVENTANO 9.125

Sono 16 i decessi di persone positive al test del Covid-19 comunicati dall’Unità di Crisi della Regione Piemonte, di cui 1 oggi (si ricorda che il dato di aggiornamento cumulativo comunicato giornalmente comprende anche decessi avvenuti nei giorni precedenti e solo successivamente accertati come decessi Covid).

Il totale è ora di 9.125 deceduti risultati positivi al virus, così suddivisi per provincia: 1.379 Alessandria, 588 Asti, 376 Biella, 1.087 Cuneo, 756 Novara, 4.149 Torino, 409 Vercelli, 297 Verbano-Cusio-Ossola, oltre a 84 residenti fuori regione, ma deceduti in Piemonte.

215.510 PAZIENTI GUARITI

I pazienti guariti sono complessivamente 215.510 (+811 rispetto a ieri) così suddivisi su base provinciale: 18.829 Alessandria, 11.106 Asti,7.449 Biella, 29.954 Cuneo, 16.910 Novara, 112.685 Torino, 7.966 Vercelli, 7.805 Verbano-Cusio-Ossola, oltre a 1.091 extraregione e 1.715 in fase di definizione.

Due morti e 31 feriti nell’incidente sulla Torino-Bardonecchia

Bilancio di due morti e 31 feriti, due gravi

E’ accaduto questa mattina, sull’autostrada A32 a Salbertrand, verso Bardonecchia. Nel maxi tamponamento sono 25 le auto coinvolte. Deceduti un uomo e una donna. Sono 31  le persone rimaste ferite di cui  due in codice rosso al Cto, 4 in codice giallo, 25 in codice verde.
IL COMUNICATO DELLA SITAF
In data 13/02/2021, poco prima delle h10, si è verificato un incidente sulla carreggiata nord dell’autostrada A32 Torino-Bardonecchia, sul viadotto Rio Ponté, tra le gallerie Cels e Serre La Voute.
Dal sistema di videosorveglianza è stato rilevato che un veicolo leggero, isolato, è andato in testa- coda, urtando dapprima sul lato destro della carreggiata, fermandosi poi sulla corsia di sorpasso, occupandola completamente.
I veicoli nel frattempo sopraggiunti sono transitati regolarmente anche se a velocità moderata, provocando un rallentamento in conseguenza del quale si è verificato un tamponamento a catena, che ha visto coinvolti diversi veicoli.
Fin dal primo mattino, era attivo il servizio di prevenzione antigeliva, con passaggi regolari in A32, nel rispetto delle previsioni meteorologiche conosciute.
Poco prima dell’incidente, peraltro, anche alcuni veicoli di pattuglia sono transitati sul viadotto interessato senza segnalare alcuna criticità in merito alle condizioni del manto stradale.
Il personale del Servizio Viabilità in forza alla Sitaf Spa si è immediatamente attivato, unitamente alle Forze dell’Ordine, ai VV.F. e al personale sanitario, per prestare i primi soccorsi e l’assistenza necessaria.
Dai dati a noi pervenuti da parte delle Forze dell’Ordine apprendiamo del decesso di 2 persone, oltre a diversi feriti.
La Società esprime il proprio cordoglio e vicinanza alle famiglie delle vittime e degli utenti coinvolti nell’accaduto.
SITAF SpA DIREZIONE DI ESERCIZIO A32

Il vento dell’Artico porta gelo e una spolverata di neve in città

Il vento ghiacciato dell’Artico  ha toccato anche Torino

All’ aumento della nuvolosità e ai freddi anche se deboli venti orientali si è aggiunta una spolverata di neve sulla città.

In 24 ore le temperature sono scese di 10 gradi e l’ondata di freddo giungerà al massimo nel fine settimana con gelate  anche in pianura domenica.

Temperature a  -10  sulle Alpi superati i 2000 metri e  di poco sopra lo zero a bassa quota.

Barbero anche sulle foibe fa lezione

IL COMMENTO  di Pier Franco Quaglieni     Che il professor Alessandro  Barbero  dell’Università di Vercelli voglia spaziare su tutto lo scibile storico, imitando in chiave in verità un po’  provinciale il più noto Franco Cardini e voglia dar lezione su tutto  a tutti, è un fatto noto che lo ha portato a scrivere cose inaudite, ad esempio, su Vittorio Emanuele II.

Barbero è un professore di storia medievale che dovrebbe limitarsi al suo ambito come si fa tra uomini di scienza. Sarebbe ridicolo, ad esempio, che uno storico contemporaneista scrivesse di Carlo Magno, ma a Barbero appare invece  normale praticare sistematiche  scorribande storiche in territori temporali che non sono di sua competenza, esponendosi a brutte figure e a facili successi con un pubblico di bocca buona. L’ultima  riguarda le foibe dove ha preteso anche lui di dire la sua sull’onda della violenta campagna giustificazionista delle foibe  ingaggiata dall’ ANPI.
Gli rendo merito perché ha avuto l’onestà di dichiarare  che la sua famiglia è stata fascista e repubblichina, ma forse lo ha detto per dare più credibilità a quanto avrebbe sostenuto sulle foibe, quasi le colpe dei padri possano avvalorare  le tesi storiche dei figli.
Dopo aver condannato le foibe senza cadere nel negazionismo e nel giustificazionismo di moda, ha però contestato la legittimità del giorno del Giorno del ricordo del 10 febbraio, vedendolo come un contrappeso politico  al 25 aprile imposto nel 2004 da un governo di destra in cui prevalevano  i neo – fascisti. E qui Barbero  dimostra di non sapere che quella legge istitutiva passò con il voto determinante del PDS e l’adesione attiva di Luciano Violante e di Piero Fassino.
Il 10 febbraio non è il contrappeso di nulla, semmai è un complemento della Giornata della Memoria perché nei territori del confine orientale italiano ci fu un eccidio di massa  di cui nessuno parlava da decine d’anni perché la parola d’ordine era il silenzio più o meno omertoso imposto dal culturame  egemone di impostazione marxista.
Barbero sostiene senza prove  che gli storici hanno sempre scritto delle foibe senza citare il titolo di una sola  opera. Il primo a scriverne è  stato Gianni Oliva a cui oggi c’è qualcuno che vuole disconoscere quel merito indiscutibile che gli fa molto onore perché Oliva è uomo di sinistra.
Barbero dice che gli italiani occuparono i territori italiani dell’Adriatico orientale nel 1918, dimenticando che essi furono per secoli veneziani ed erano di lingua, arte  e cultura italiana da tempo immemorabile.
Forse Barbero ignora anche Niccolò Tommaseo. Ma ignora gli irredentisti dell’800 come Guglielmo Oberdan  o il repubblicano Imbriani e i martiri novecenteschi come Nazario Sauro e molti altri patrioti che disertarono dall’esercito austriaco, pagando con la vita. Ma Barbero dimentica che quelle terre, già da sempre italiane, furono riconsacrate italiane dal sangue di 650mila morti nella Grande Guerra, un fatto importante, così  come in seguito alla guerra perduta del 40-45 con il Trattato di pace del 10 febbraio 1947  Furono tolte all’Italia insieme a Briga e Tenda sul confine con la Francia.
Il modo in cui  quelle province vennero governate dai fascisti non giustificano l’odio slavo contro gli italiani che era ben evidente nel 1800 ed anche prima.
Fu la miscela esplosiva di comunismo e nazionalismo slavo creata da Tito a scatenare la pulizia etnica degli italiani ,provocando la morte nelle foibe e gli annegamenti di 15 mila italiani, molti antifascisti e persino partigiani. In ogni caso le violenze del regime fascista non giustificano le foibe a meno di intendere la storia l’hegeliano terribile mattatoio che giustifica la violenza con una violenza senza fine.
Il 10 febbraio giorno del ricordo  ha dei fondamenti storici che la semplificazione superficiale di Barbero ignora. L’ultima perla riguarda l’affermazione che i partigiani comunisti slavi abbiano combattuto dalla parte giusta e che quindi i loro comportamenti si contestualizzano negli orrori della guerra che Barbero definisce  testualmente “ porcate “. Estendendo questo ragionamento , si potrebbe dire che l’URSS di Stalin sia considerare in modo diverso da come la storia l’ha valutata  perché ha combattuto Hitler.
Barbero ignora o non dice le ragioni internazionali che portarono a rivalutare Tito perché si era staccato da Stalin ,ma qui il discorso si farebbe troppo lungo e ci porterebbe lontano fino all’onorificenza italiana conferita al maresciallo iugoslavo.
La verità è che troppi in Italia non vollero parlare di foibe ,a partire dal Pci per arrivare anche ai socialisti e alla Dc. Anche Saragat non ebbe il coraggio di fare una scelta difforme e  sostenne con Nenni le tesi rinunciatarie che portarono all‘ infame trattato di Osimo firmato di nascosto nel 1975  da Rumor, certo del tutto insensibile ai problemi del confine orientale: un trattato che è rimasta una ferita ancora aperta e fu un tradimento iniquo ed anche vigliacco  degli esuli. E andrebbe anche  ricordato a Barbero che i 350 mila italiani dell’esodo , costretti a fuggire dalle loro terre furono accolti in modo indecente in Italia perché i comunisti italiani li consideravano dei fascisti che andavano trattati come tali  .Questa cosa il medievalista l’ha ignorata.
La storia contemporanea e’ disciplina complessa, prof. Barbero, lei si fermi a Federico Barbarossa. Farebbe più bella figura ed anch’io verrei ad ascoltarla con vivo interesse perché lei sa parlare in modo avvincente.
scrivere a quaglieni@gmail.com

Pallanuoto alla piscina monumentate

La Reale Mutua Torino 81 Iren ospita il Brescia Waterpolo per il girone Nord Est della serie A2 maschile.

Si tratta della terza giornata di andata. Le squadre in campo alla Piscina Monumentale, corso Galileo Ferraris 294 – Torino, sabato 13 febbraio, alle ore 18.30. L’incontro, stante le restrizioni imposte dal controllo della pandemia, è a porte chiuse. La partita sarà trasmessa in diretta sulla pagina facebook della società.

 
(foto Loris Masotti, Torino 81)

La caccia è attività necessaria?

“Illegittimità e deroghe hanno fatto da filo conduttore a una stagione sconcertante”

Caro Direttore, il Tavolo Animali & Ambiente, costituito dalle associazioni ENPA, LAC, LAV, LEGAMBIENTE, LIDA, LIPU, OIPA, Pro Natura e SOS Gaia, denuncia le illegittimità dell’ultima stagione di caccia e la sottomissione della Regione Piemonte alle richieste del mondo venatorio.

Si è finalmente conclusa una delle più sconcertanti stagioni venatorie degli ultimi anni. Iniziata male, con l’approvazione di un calendario venatorio a forte sospetto di illegittimità, è poi proseguita ancora peggio. Emblematica in questo senso la concessione della possibilità di cacciare esemplari della tipica fauna alpina (galli forcelli, pernici bianche e coturnici) anche in assenza dei censimenti primaverili pre-riproduttivi, esplicitamente previsti per legge, ma quest’anno in molti casi non effettuati a causa dell’emergenza sanitaria da Covid-19.
E che dire dei ripopolamenti (stiamo parlando di almeno 20.000 fagiani più numerose lepri e starne) eseguito durante la stagione venatoria quando, per legge, dovrebbero invece essere svolti ben prima, per dare modo agli animali di ambientarsi?

La ciliegina sulla torta è stata poi l’autorizzazione data ai cacciatori – ma solo a loro – di poter esercitare la loro perversa attività anche in deroga alle norme di limitazione agli spostamenti, arrivando addirittura a considerare la caccia come “attività necessaria” per il ripristino degli equilibri ambientali. È invece evidente come la caccia sia la causa e non la soluzione ai problemi provocati, in certi casi, da una eccessiva proliferazione di alcune specie animali.

Da registrare infine la periodica offensiva contro il lupo: specie di enorme valore ambientale che sta faticosamente riconquistando i territorio da cui l’uomo l’aveva eliminata secoli orsono. Il lupo si nutre prevalentemente di ungulati selvatici (in particolare cinghiali, caprioli e cervi), contribuendo in questo modo al loro controllo numerico. Quando avvengono predazioni su animali domestici, la causa va ricercata in un’assenza di precauzioni da parte degli allevatori (sorveglianza delle greggi, ricovero degli animali durante le ore notturne, uso di cani da guardia, ecc.). La realtà è che, come detto, il lupo preda soprattutto animali selvatici, riducendo così il carniere a disposizione dei cacciatori. Da qui nasce il loro odio e la richiesta di interventi di contenimento del carnivoro, spesso motivata anche con farneticanti riferimenti ad una inesistente pericolosità diretta dell’animale nei confronti dell’uomo.

Infine, ricordiamo ancora la consueta strage che ha accompagnato la stagione venatoria appena conclusa: secondo i dati forniti dall’Associazione “Vittime della Caccia”, nel nostro Paese si sono infatti registrati ben 61 incidenti di caccia, di cui 14 mortali. Quattro vittime e 14 feriti riguardano, tra l’altro, individui non cacciatori, che hanno semplicemente avuto la sfortuna di trovarsi coinvolti in battute da parte di chi prima spara e poi controlla su cosa ha scaricato i propri colpi…

Le Associazioni costituenti il Tavolo Animali e Ambiente hanno cercato in tutti i modi di opporsi a tali pratiche, aberranti non solo sul piano morale ma spesso anche su quello legale. Purtroppo, il potere politico ha dimostrato ancora una volta la sua totale sottomissione agli interessi del mondo venatorio, accogliendo di fatto tutte le richieste provenienti da tale parte ed ignorando invece le giuste rivendicazioni di chi rappresenta la maggior parte della popolazione. Le Associazioni hanno già inviato alla Regione Piemonte un documento ufficiale in cui si preannunciano iniziative legali nel caso anche la prossima stagione venatoria venga gestita all’insegna di una liberalizzazione quasi totale.

 

Per il Tavolo Animali & Ambiente:
Piero Belletti (Pro Natura)

Una notte romantica al Turin Palace per  San Valentino

 O un love lunch il 14 in Sala Mollino  

Vuoi regalare un ricordo unico per la festa più idilliaca dell’anno?

Ecco cosa ha ideato l’Hotel Turin Palace  per rendere questo San Valentino un ricordo davvero unico:

  • 1 notte in una camera decorata con petali di rosa e in più … una spumeggiante sorpresa.
  • Cheek to cheek, aperitivo con vista sul tramonto dalla nostra splendida terrazza.
  • Cena a lume di candela, passione e poesia per il palato nella proposta dello chef Beppe Lisciotto.
  • E per condividere insieme un momento di vero relax e puro piacere ti proponiamo il massaggio di coppia nella nostra Spa&Relax

    Cosa verrà proposto:

  • La decorazione della camera con petali di rosa e una spumeggiante sorpresa
  • Aperitivo in terrazza
  • Cena a lume di candela
  • Massaggi di coppia da prenotare con due giorni di anticipo.

(https://hotelturinpalace2017-4a59096d.staging.amplifier.love/it/wellness-spa/san-valentino-passione-al-cioccolato/65-0.html)

 Pacchetto completo per 2 persone con allestimento romantico, spumeggiante sorpresa, aperitivo in terrazza e cena a lume di candela: € 315 per la camera classica; € 330 per la camera superior; € 350 per la camera deluxe; € 360 per la camera deluxe con terrazzo

Torino Tricolore controlla piazza Carlo Felice

Riceviamo e pubblichiamo / Nei giorni scorsi quattro ragazze sono state
aggredite da due stranieri in piazza Carlo Felice. Un marocchino ha
atterrato una ragazza di 16 anni e ha iniziato a palparla. L’uomo, poi
fermato dalla polizia, è risultato irregolare sul territorio nazionale.
“Abbiamo saputo dai giornali ciò che è accaduto nei giardini di piazza
Carlo Felice, già altre volte scenario di aggressioni e covo di
malintenzionati, e abbiamo deciso di recarci subito a verificare con i
nostri occhi” ha dichiarato Matteo Rossino, di Torino Tricolore.
“La situazione che abbiamo trovato è, come previsto, disastrosa. In
pieno centro c’è un giardino terra di nessuno. Gruppi di tossici,
alcolizzati e stranieri. Non c’è da stupirsi se poi accadono queste
cose”, prosegue Rossino “non è possibile che le Istituzioni non se ne
rendano conto, non è un problema degli ultimi giorni, ma una situazione
che si trascina da anni.”
“Stasera abbiamo appurato che questo posto non è sicuro e, se chi di
dovere non interverrà subito – ha concluso Rossino – torneremo ogni sera
per presidiare questa bella piazza del nostro centro. E renderla di
nuovo vivibile per i torinesi”.

C’era una volta Barriera di Milano

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COSA SUCCEDE(VA) IN CITTA’ / Per noi “ragazzacci ” di Barriera il limite dell’orizzonte era la Stura. Oltre il fiume c’era un’altra dimensione. Al fondo di via Botticelli una cava di ghiaia estratta dalla Stura. Si formavano montagne, paesaggio lunare, dove era doveroso fantasticare. Ogni tanto qualche baruffa con i ragazzini rom. Niente di che, tutto nella norma. In estate, finalmente,  smettevo i pantaloni lunghi per i più pratici pantaloncini. Superga basse rigorosamente blu. Un paio a stagione. I Jeans no. Erano per la Montagna. Luglio e Agosto nelle valli di Viù.

In Barriera una banda,  ed in Montagna un’altra. Le avventure sono iniziate in Piazza  Respighi. Si giocava ininterrottamente a Ligia e biglie. Ero il solito fortunato. Mio padre era il mio fornitore di bioni. Sfere di ferro smontate. Secondo la grandezza potevano valere da 10 fino a cento biglie di vetro. Generalmente una biglia di vetro grande valeva 10 di piccole. Sempre di vetro. Le mettevi in fila e colpite diventavano tue. Nel gioco me la cavavo. Altro orizzonte il cinema Zenit,  oltre la ferrovia. Univa lo scalo di Vanchiglia con la linea centrale morendo al Parco Sempione dove c’era e c’è ancora la piscina. Due  grandi vasche dove c’era anche un trampolino olimpionico inizi anni 70, poi  venne costruito lo spazio per i più piccoli.  Prima nello sterrato corsa campestre.  Le prime volte allo Zenit mi ci portò mio padre .14 30 della domenica. Allora si poteva entrare anche a proiezione iniziata. La facevano da padrone i film di Cow- boy con il mitico Giuliano Gemma. Il duro per antonomasia. Al ritorno mille domande. Era diventato un gioco. Forse ero asfissiante,  mi sembra di ricordare di un padre divertito e tutto sommato contento di un figlio curioso e  irriverente. Poi venne il fatidico giorno: al cinema ci puoi andare da solo. Libertà allo stato puro. Età, direi, 7 – 8 anni. Che poi solo non ero. Nel branco ci sentivamo sicuri. Non penso d’ aver visto tutti i film di Franco Franchi e Ciccio Ingrassia. Sono tantissimi. Una considerevole parte sì. E l’ uomo dei pop corn.  Patatine , bibiteeee, poooppp- corrrnnnn. Passava tra un tempo e l’altro. E giù risate. Allora c’ erano le visioni fino al 5° passaggio. Tranne quelli della coppia siciliana. Qualche settimana in prima visione e poi direttamente alla quarta visione. La quinta visione  nei cinema parrocchiali
Al Michele Rua ho visto tutti i classici polpettoni. 10 comandamenti.  Ben – hur e il classico ed intramontabile Via col Vento. Tutto. Ovviamente,  innaffiato da coca- cola e liquirizia. Tutto dosato. Dovevano bastare i pochi soldi. Non c’era l ansia dell’appuntamento. Sapevi che qualche amico lo  trovavi. Difficilmente amiche. Allora non si usava. A me piaceva “vagare” da un punto all’ altro. Dai giardini di via Mercadante all’oratorio, passando per piazza Respighi.  A metà anni 60 la piazza si completò. Vennero costruite le case del Toro. L’ assicurazione. Le prime case costruite in prefabbricato. Un intero isolato. Prima c’ era un campo di calcio.  Ogni tanto arrivava un circo decisamente “sgarrupato ” dando un tocco di felliniana memoria ad una Barriera che cresceva. Tante costruzioni,  tanti alloggi in vendita e la classe operaia diventava ceto medio. Poche le donne che lavoravano. Per lo più nei negozi alimentari. Reggeva ancora l’ idea della mamma angelo del focolare. Donne con una straordinaria capacità di risparmio ed oculatezza nello spendere. O donne,  come mia madre,  che lavoravano,  in nero, da pantalonaie. Donne con una straordinaria capacità di lavoro. Eravamo ancora nel pieno boom economico,  anche se il vento dello sviluppo si stava chetando. Noi “ragazzacci” non capivamo e ci sentivamo appagati dalle biglie e ai cinema di periferia. Si spostava il limite del proprio orizzonte. Questo sì. E spostando il limite,  oltre qualcos’altro,  crescevamo. Sempre meno ragazzacci e sempre più uomini. La Barriera è rimasta.  Da dove arrivi,  le tue radici e la strada che ti ha formato. Ora rimane ( solo ) il ricordo. E già qualcosa per dire ai nostri figli da dove arriviamo. Per alcuni di noi , già nonni,  per i nipoti. Si chiama identità. Identità collettiva. Di quelle bande in cui ci si sentiva coperti. Eravamo ragazzacci ma non delinquentelli. Perché vedevamo nelle nostre madri e nei nostri padri dei modelli. Ora vorremmo essere dei modelli per i nostri figli e  i nostri nipoti.

Patrizio Tosetto