ilTorinese

I caffè storici di Torino inseriti nella Historic Cafes Route

PATRIMONIO STORICO DELLA TRADIZIONE PIEMONTESE

Una tra le prime cose che ho apprezzato venendo a vivere a Torino sono stati i suoi eleganti caffe’, luoghi di memoria storica, regali e in linea con lo stile frugale di questa citta’ . Non era unicamente la voglia di qualcosa da consumare che mi attirava negli interni di questi ambienti, ma il desiderio di visitarli, di viverli, di ammirarne gli arredi, i particolari e di provare quella gradevole sensazione che ti riporta ad uno splendore del passatoimmaginando il passaggio di personaggi importanti, aristocratici, scrittori, letterati. L’Associazione Caffe’ Storici sa farne un ritratto perfetto riportandone, nella sua presentazione, le peculiaricaratteristiche “ Sono espressione di uno stile di vita, un modo di essere, di vivere, dal senso di sobrietà innato, quasi sommesso, senza eccessi: per quanto eleganti siano gli arredi di ognuno di loro e per quanto garbati siano i gesti di chi serve al banco o ai tavoli, non c’è mai ridondanza ed opulenza sulle pareti e nei banconi, ma raffinata armonia di linee e di colori”.

Queste meraviglie di tradizione e cultura sono state inserite nella Historic Cafes Route, itineraio internazionale dei caffe’ storici che ne riunisce circa 100 in tutta Europa. Il Piemonte rappresenta il maggior numero di caffe’ storici in Italia, solo a  Torino se ne contano 13 mentre gli altri 7 sono sparsi per tutta la regione. I locali torinesi sono: il Bicerin, il Caffe’ Elena, Stratta, Baratti, Florio, Caffe’ Mulassano, la Gelateria Pepino, Platti, il Caffe’ San Carlo, Caffe’ Torino, la Pasticceria Abrate, Pfatish e Moderna Torrefazione Caffe’. Oltre alla bellezza e al loro stile, questi luoghi sono depositari della trazione gastronomica del Piemonte, con i loro prodotti squisiti hanno fatto la felicita’ di centinaia dipalati e allo stesso tempo hanno fatto conoscere specialita’ come il Bicerin, il Pinguino, i Nocciolini o il tramezzino. La tradizione passa anche per la tavola, in questo caso per i tavolini, dove ci vengono servite delizie a cui e’ difficile rinunciare sia per noi cittadini che per chi, mosso da un sentito dire accertato, approda in questa favolosa citta’ e la celebra gustando le sue unicita’culinarie.

E’ necessario tutelare e promuovere queste eccellenze che fanno parte della nostra cultura e della nostra societa’ e a breve sara’istituito un elenco dei locali storici, “Veri tesori da scoprire e valorizzare” dice l’Assessore alla Culture della Regione PiemoneVittoria Poggio, che dovranno avere alcuni requisiti come almeno 70 anni di attivita’ e vincoli di tutela.

Cavour beveva il suo Bicerin nell’omonivo caffe’, Erminio Macario e Mario Soldati frequentavano  Mulassano, Cesare Pavese prediligeva il Bar Elena, Luigi Einaudi era un cliente di Platti, Benedetto Croce amava il Caffe’ San Carlo; storia e storie,vite vissute in luoghi unici e iconici, un passato glorioso da proteggere, una eredita’  importante da magnificare.

MARIA LA BARBERA

Come funzioneranno i playoff di marzo 2024 per qualificarsi ad Euro 24 in Germania?

Spareggi per Euro 2024 in Germania

Come funzioneranno i playoff di marzo 2024 per qualificarsi ad Euro 24 in Germania?

Ricordiamo che agli Europei 2024 si sono già qualificate 21 squadre,Italia compresa.Le partecipanti saranno 24, le ultime tre arriveranno dalle dodici squadre che prenderanno parte agli spareggi di marzo.
Quindi i playoff li disputeranno 12 squadreche prenderanno parte a tre distinti percorsi di spareggio (con due semifinali e una finale) e che porteranno 3 squadre a Euro 2024. Ecco le partecipanti:
Bosnia ed Erzegovina
Estonia
Finlandia
Galles
Georgia
Grecia
Islanda
Israele
Kazakistan
Lussemburgo
Polonia
Ucraina

Queste squadre nazionali,in totale12 , non sono state selezionate in base ai risultati delle qualificazioni, ma a quelli di Nations League.Quindi ai playoff vanno le vincitrici dei gironi delle Leghe A, B e C dell’ultima Nations League, ma se si sono già qualificate tramite qualificazioni, queste vengono sostituite dalla squadra successiva con la migliore classifica della stessa lega.

Enzo Grassano

Una notte al Museo del Risorgimento. Appuntamento speciale di Club Silencio

/

Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne

Sabato 25 novembre 2023

 

 

Una notte al Museo torna nel cuore storico di Torino

per un momento di condivisione e riflessione, con uno sguardo rivolto all’attualità

che passa attraverso l’arte e gli occhi delle donne

 

Una notte al Museo del Risorgimento – credit Federico Masini Studio

Sabato 25 novembre torna Una notte al Museo, il format ideato e realizzato dall’associazione Club Silencio con l’intento di valorizzare e promuovere il patrimonio storico-culturale dei musei e degli edifici storici d’Italia. L’appuntamento è al Museo Nazionale del Risorgimento Italiano, nel cuore della città.

 

Una serata importante che si inserisce tra le iniziative dedicate della Giornata internazionale contro la violenza sulle donne in programma per il 25 novembre con l’obiettivo di scoprire il museo e riflettere collettivamente su un tema importante della nostra contemporaneità attraverso installazioni e opere d’arte, performance e giochi interattivi per accendere lo sguardo e nuove consapevolezze.

 

La serata si svolgerà dalle 19 a mezzanotte all’interno delle sale di Palazzo Carignano, dove i visitatori verranno guidati alla scoperta delle storie e delle curiosità legate al ruolo delle donne nel Risorgimento. Inoltre, sarà possibile visitare la mostra NONOSTANTE IL LUNGO TEMPO TRASCORSO. Le stragi nazifasciste nella guerra di liberazione 1943-1945, un viaggio lungo le tappe del duro percorso di costruzione della Repubblica Italiana compiuto da decine di migliaia di civili e militari italiani che, attraverso il proprio sacrificio, hanno consentito di gettare le basi per la costituzione del nostro attuale Stato repubblicano e democratico.

 

Ad arricchire la proposta culturale, l’installazione fotografica de Le Scapigliate Prendi spazio: un’opera che si propone di portare i corpi delle donne al centro della loro storia. Non ci sono altre voci narranti se non quelle dei corpi immortalati negli scatti che si fanno sempre più immensi e potenti, fino ad occupare lo spazio che a loro spetta.

 

Spazio alla Virtual Reality con la performance immersiva dell’illustratrice e fumettista torinese Santa Matita; mentre l’artista Viola Gesmundo condurrà un laboratorio in cui accompagnerà i partecipanti nell’identificazione e nel disassemblaggio degli stereotipi di genere che spesso emergono nella comunicazione pubblicitaria che ci circonda quotidianamente.

 

Ad accompagnare l’evento, la selezione musicale a cura di The Taste che risuonerà tra le storiche sale del Museo.

 

Per partecipare alle serate di Una notte al Museo è necessario accreditarsi sul sito di Club Silencio al link

https://clubsilencio.it/next-event/

Allo stesso link è possibile inoltrare l’invito a un amic*

 

CHE COS’È CLUB SILENCIO

Club Silencio porta avanti tre direzioni progettuali: l’una relativa al rendere accessibile il patrimonio artistico-culturale locale ai giovani under 35, l’altra impegnata nel favorire l’empowerment giovanile locale, l’ultima volta a diffondere e sensibilizzare sullo sviluppo sostenibile. Tra i suoi progetti più noti certamente c’è Una notte al Museo, che dal 2017 ad oggi ha toccato oltre 40 musei tra Piemonte, Liguria e Lombardia, oltre a Earth Day, tenutosi nel 2023 per la prima volta a Torino con oltre 25.000 partecipanti nei Giardini Reali per celebrare la Giornata Mondiale della Terra.

Da ottobre 2022 Club Silencio è certificata ISO 20121 per la “Gestione eventi sostenibili”.

 

www.clubsilencio.it

DRIVE DIFFERENT, 50 anni di politiche sulla mobilità e di ricerca a Torino città dell’auto

24 novembre 2023 – 7 aprile 2024, Museo Nazionale dell’Automobile

 

Dal 23 novembre del 1973 – data in cui il Governo Rumor vara misure restrittive e divieti per contenere i consumi di energia – ai giorni nostri: cinquant’anni di politiche sulla mobilità, di ricerca tecnologica sui motori, di progettazione delle nuove aree urbane, di innovazione nel trasporto pubblico e di invenzioni futuristiche.

 

Il curatore Giosuè Boetto Cohen: “Il racconto di questa mostra indica che le risposte a una sfida epocale devono essere diverse e complementari, perché così sono gli scenari in cui l’uomo vive e i suoi bisogni”.

 

Il sogno generalizzato di possedere un’automobile, un parco circolante che quadruplica negli anni Sessanta, lo sconvolgimento delle città che si riempiono di auto, la viabilità nei centri storici che si congestiona e le piazze artistiche che si trasformano in immensi parcheggi. Poi, nel 1973, il conflitto in Medio Oriente con gli eserciti di Egitto e Siria che attaccano a sorpresa Israele. E il prezzo del petrolio che sale da tre a dodici dollari al barile. E così il 23 novembre del 1973 l’avvio di una fase storica nota come Austeritysancita dal Decreto Legge 304 del Governo Rumor con nuovi e improvvisi divieti e restrizioni per contenere i consumi di energia: proibito l’uso delle auto la domenica, ridotti i termostati nelle case, l’illuminazione nelle strade e i limiti di velocità; cinema, teatri e attività commerciali costretti ad abbassare le serrande anticipatamente e le pompe di benzina chiuse dalle ore 12 del sabato e per tutta la domenica.

A partire da questo 50° anniversario, la mostra “DRIVE DIFFERENT. Dall’Austerity alla mobilità del futuro”, al Museo Nazionale dell’Automobile dal 24 novembre 2023 al 7 aprile 2024, propone una riflessione sulle sfide della mobilità e sulle domande che è necessario porsi perché la ricerca tecnologica, da una parte, e le abitudini individuali, dall’altra, convergano sull’obiettivo comune di salvaguardare il pianeta. Un racconto multimediale, unico nel suo genere, che parte dalla crisi petrolifera degli anni Settanta, ripercorre decenni di politiche sulla mobilità, di ricerca tecnologica sui motori, di progettazione delle nuove aree urbane, di innovazione nel trasporto pubblico e di invenzioni futuristiche, e attraverso scatti, documenti, filmati, modelli, installazioni si interroga sul passato e analizza le sfide della Future Mobility, indissolubilmente legate agli obiettivi dell’Agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile.

DRIVE DIFFERENT è ideata e curata per il MAUTO da Giosuè Boetto Cohen, realizzata in collaborazione con Stellantis Automobile Club Italia (ACI), con il supporto di EniPolitecnico di Torino, Senseable City Lab (Massachusetts Institute of Technology – MIT), e Quattroruote, e con il patrocinio del Ministero della Cultura, di Regione Piemonte Città di Torino.

 

Il percorso espositivo e le iniziative correlate

La mostra parte dall’automobile come simbolo del desiderio di autonomia e libertà negli anni Sessanta: tra il 1962 e il 1973 undici milioni di nuove automobili vengono immatricolate in Italia. Prodotta a ritmi mai visti nelle fabbriche da centomila operai, premiata dalle scelte politiche, infrastrutturali e di costume, l’automobile è una grande irresistibile promessa di libertà. Ma “l’auto per tutti” e il suo acquisto divenuto ormai abbordabile riserva effetti collaterali elevatissimi, che oggi tutti conoscono.

 

Tra l’Italia del boom economico e l’Italia dell’austerità c’è la Guerra del Kippur, che scatena la prima crisi petrolifera dell’Occidente. Infatti, l’influenza politica degli Stati Uniti per convincere lo Stato Ebraico a interrompere la sua marcia e accogliere le successive risoluzioni dell’ONU porta l’OPEC, l’associazione dei Paesi produttori, a quadruplicare il prezzo del petrolio e i Paesi occidentali iniziano ad adottare misure di razionamento dell’energia. In Italia il Governo Rumor vara il decreto legge 304: per la prima volta, dai tempi della guerra, le pompe di benzina vengono chiuse nei weekend, le città riducono l’illuminazione del 40%, gli uffici pubblici anticipano la chiusura alle 17.30, i negozi sono obbligati ad abbassare le serrande alle 19, ai locali notturni viene imposto di chiudere alle 23 e viene proibito l’uso delle auto la domenica.

 

Il percorso espositivo prosegue con fotografie dell’epoca, pagine dei giornali e servizi televisivi che testimoniano la reazione degli italiani ai provvedimenti sull’Austerity: pervasi da un certo ottimismo e confidando nella breve durata delle norme, cercano di trasformare le restrizioni in un diversivo. Nei weekend restano a casa o si spostano a piedi, in bicicletta, su tram e corriere; rispolverano pattini e monopattini. Anche cavalli e calessi ricompaiono nelle città, tra lo stupore generale. Poi in aprile, con lo spegnimento dei termosifoni, il divieto di circolazione diventa a targhe alterne. Nel frattempo, il prezzo della benzina raddoppia passando da 138 a 315 lire/litro e nel 1977 la Super arriva a costare 500 lire/litro, circa 2 euro, fatte le dovute proporzioni. Come oggi.

 

Poi le soluzioni tecnologiche, le invenzioni sperimentali e le politiche sulla mobilità che emergono dagli anni dell’Austerity: la sfortunata avventura del motore rotativo Wankel, la concept car “Kar-a- sutra” (dissacrante veicolo esposto al MoMA di New York nel 1972, che anticipa, a suo modo, la vettura a guida autonoma), la prima metropolitana moderna a Milano, l’alta velocità ferroviaria; le criticità del traffico aereo e navale, le piste ciclabili in città.

 

Tra lezioni imparate e occasioni perdute, il percorso espositivo ci porta ai nostri giorni. Altre guerre minacciano le riserve energetiche e la stabilità politica ed economica dell’intero pianeta. E mentre questo accade, anche l’equilibrio ambientale della Terra si incrina: il 7 luglio 2023 l’ONU ha dichiarato che l’innalzamento termico è ormai “fuori controllo”. I termini del problema fanno un salto di scala: non più una crisi contingente, in un paese o un emisfero. Tutto il mondo, con le sue diseguaglianze, passa dall’Austerity agli obbiettivi della sostenibilità. I trasporti, che partecipano per una quota importante al generale dissesto, sono chiamati a fornire le risposte più urgenti. L’automobile, in particolare, a compiere scelte epocali. La direzione della produzione industriale viene guidata dalla transizione ecologica che porta nel mondo dell’automobile nuove tecnologie come i veicoli elettrici, le stazioni per la sharing mobility, le colonnine per la ricarica delle batterie, l’e-fuel e il bio-fuel, i motori a idrogeno.

 

Dove sta andando, allora, il futuro dell’auto? Proprio su questa domanda intende far riflettere l’ultima parte della mostra che inquadra il presente e prova a tracciare gli scenari futuri, con l’aiuto di esperti e ricercatori, dal Dipartimento Energia del Politecnico di Torino al Senseable City Lab del MIT- Massachusetts Institute of Technology. La speranza è che la libertà che l’automobile ci ha dato in passato sia ancora tutelabile. Adattata, intelligentemente, ai bisogni, alle situazioni, ai luoghi che cambiano.

 

La mostra sarà corredata da un ciclo di conferenze con autorevoli esperti per approfondire i temi della smart mobility e delle smart cities, della sharing mobility e dell’economia circolare, dei biocarburanti e

 

della guida autonoma. Oltre a un palinsesto di appuntamenti dedicati alle scuole e ai ragazzi che verranno coinvolti in attività di laboratorio, visite guidate con il curatore e tavoli di lavoro. Il calendario completo di tutti gli eventi sarà disponibile sul sito www.museoauto.com.

 

A dicembre una sezione satellite della mostra apre a Milano nelle gallerie dell’ADI Design Museum Compasso d’Oro: il tema è la micromobilità nella città che cambia, con quattro esempi di vetture di design: Topolino Giacosa (1936), Iso Isetta (1953), Topolino Elettrica e Microlino (2023).

 

Il Museo Nazionale dell’Automobile è aperto il lunedì dalle 10 alle 14 e dal martedì alla domenica dalle 10 alle 19. Per informazioni e prenotazioni: info@museoauto.it o 011-677666.

Torino Airport contro la violenza di genere

ADERISCE ALLA CAMPAGNA #SEMPRE25NOVEMBRE

L’iniziativa per l’eliminazione della violenza sulle donne prevede l’affissione di messaggi di sensibilizzazione negli spazi aeroportuali e attività online sui canali digitali dello scalo.

L’Aeroporto di Torino si impegna contro la violenza di genere e in occasione della Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza sulle donne istituita dall’Assemblea Generale delle Nazioni Unite aderisce alla campagna di sensibilizzazione #sempre25novembre.

L’iniziativa è stata lanciata da Sorgenia e vi partecipano anche altre società del Gruppo F2i come aeroporti e farmacie, luoghi accessibili e idealmente sicuri in cui le donne possono muoversi senza controllo diretto.

L’attività di sensibilizzazione prende il via in questi giorni e Torino Airport si impegna con la diffusione di messaggi sia negli spazi aeroportuali, sia attraverso i canali digitali dello scalo.

Obiettivo della campagna è quello di estendere la conoscenza del 1522, il numero verde di emergenza antiviolenza e stalking del dipartimento per le Pari Opportunità, strumento di primo soccorso a disposizione delle donne che subiscono violenza. L’intento è inoltre quello di tenere sempre alta l’attenzione su questa emergenza sociale, non solo nel giorno del 25 novembre che le Nazioni Unite hanno designato al tema.

Con il fine di rivolgersi ad un pubblico quanto più ampio possibile, i messaggi presso Torino Airport sono veicolati tramite affissioni di grandi dimensioni e locandine negli spazi pubblici dell’area check-in e dell’area imbarchi, oltre che nelle toilettes sia femminili, sia maschili, con il fine di coinvolgere anche gli uomini nell’acquisizione di consapevolezza per contrastare il fenomeno. Per avere la massima risonanza dell’iniziativa, anche gli spazi ad uso dei dipendenti del Gruppo SAGAT sono coinvolti nella campagna.

I visual di sensibilizzazione sono corredati da un QR Code che consente di accedere a una pagina web con testimonianze, informazioni utili e un questionario interattivo per riconoscere situazioni di potenziale pericolo.

Il Liceo Scientifico Statale “A.Volta”: No alla violenza sulle donne

Per il terzo anno consecutivo, in occasione della Giornata nazionale della lotta alla violenza contro le donne, il Liceo Scientifico Statale “A.Volta” dedica la settimana del 25 novembre a una serie di eventi. Vi saranno workshops sulla narrazione tossica del femminile nei media, la terza edizione di “Il Volta si tinge di rosso” – venerdì 24 – quando il personale scolastico (docenti, allievi, ata) indosseranno qualcosa di rosso e, ancora venerdì dalle h. 9,00 alle h.10,00, la performance silenziosa “Pietre sulle parole come pietre” sulla pesante responsabilità delle parole che nella violenza di genere inizia dal linguaggio, allestita dalle classi quinte in piazza Albarello. Le iniziative saranno messe in atto non solo in memoria di tutte le donne vittime di violenze, ma anche e soprattutto per ricordare, insieme agli studenti dell’Istituto Dalmasso di Pianezza, Annalisa D’Auria, la giovane operatrice scolastica recentemente scomparsa.

Elimina le tossine con lo Yoga

YOGA SENZA BARRIERE 

Lo yoga offre una pratica completa non solo per il benessere mentale, ma anche per la purificazione del corpo.

Le pose di torsione sono particolarmente efficaci nell’eliminare tossine, stimolando le funzioni intestinali, il fegato e la milza.

Pose di Torsione da Praticare a Casa

1. Matsyendrasana: Seduti a gambe incrociate, torcete il busto portando il braccio destro dietro di voi e il gomito sinistro contro il ginocchio destro. Ripetete sul lato opposto. Questa posizione favorisce la digestione e la detossificazione del fegato.
2. Parivrtta Anjaneyasana: Da una posizione di loto, ruotate il busto e le spalle verso sinistra o destra. Questo aiuta a stimolare la milza e migliorare la circolazione.
3. Marichyasana: Seduti con una gamba piegata e l’altra estesa, torcete il busto in direzione della gamba piegata. Questa posizione stimola il sistema digestivo e aiuta a purificare il corpo.

Praticando regolarmente queste pose, è possibile favorire la disintossicazione e promuovere una sensazione di benessere generale attraverso lo yoga.

Namasté – @odakawithserena

SERENA FORNERO

Al teatro Gobetti di scena “Tipi umani seduti al chiuso…”

La  pièce di Lucia Calamaro dal titolo “Tipi umani seduti al chiuso. Partitura sentimentale per biblioteche”

Al teatro Gobetti andrà in scena dal 28 novembre al 3 dicembre prossimo una pièce di Lucia Calamaro, dal titolo “Tipi umani seduti al chiuso. Partitura sentimentale per biblioteche “, in collaborazione con il Teatro Stabile del Veneto, teatro Nazionale e l’Università degli Studi di Padova.

Prolifica, dissacrante e romantica, Lucia Calamaro ha indagato l’essere umano nelle sue pieghe più nascoste e doloranti. I tipi umani seduti al chiuso sono sette persone di una biblioteca, dove libri e tavoli diventano un habitat di sicurezza e di conforto, ma anche di litigio e di violenza, espressione di un’umanità varia e disgraziata, problematica ma anche felice, dove fa capolino anche l’autore del libro che si sta consultando (Joyce, Santa Teresa, Pirandello, Molière, Plath). Una commedia variegata, felice, spiazzata, dolente, china su pagine di carta che girano e girano e penne che scrivono e graffiano i fogli fino a diventarne una partitura musicale.

“Questo lavoro – spiega la regista Lucia Calamaro – cerca di tratteggiare attraverso la metafora della circolazione, circolazione delle parole, dei libri, del sangue, degli affetti, attraverso il costante flusso dei movimenti che compongono l’andirivieni di un’esistenza, due luoghi particolarmente lontani, ma allo stesso tempo fondanti dell’umanità, l’intelligenza e l’animalità. Luoghi che, ci sembra, quando raggiungono i loro rispettivi apici, si trasformano in poesia o in scienza da una parte, e in rabbia e violenza dall’altra. La sensazione del tutto personale è che questo presente, il nostro presente, si muova tra questi due poli, tra questi due estremi ormai da un po’ [.]

E in tutta questa complessità devastante, ecco la nostra biblioteca. Oggetto semplice e circoscritto, affetto da sospettosa nostalgia del Novecento, lento, poco abitato, dove il corpo si piega alla téchne della sedia. L’animale umano si china su di un libro e la bestia tace. Impossibile leggere o fare altro. La lettura è un’attività esclusiva. Qui troviamo una donna, Simona, che di mestiere scrive, ma non riesce a farlo a casa sua. Il suo immaginario si riattiva solo e unicamente in biblioteche piccole e poco frequentate, come la nostra, biblioteche universitarie o di quartiere. Nella mente di Simona appaiono piccole figure minori, tre bibliotecari, Riccardo, suo nipote Cristiano e Lorenzo, ognuno con una biografia distinta. Riccardo, sentimentale e buono senza scampo, ha un figlio in rivolta con il mondo; il giovane Cristiano, nome ricorrente in famiglia, appare sofferto e sfiduciato, c’è l’ ha su con tutto, anche con sé stesso. La moglie di Riccardo è via, si è presa una vacanza da casa e non si sa se tornerà.

Il nipote Cristiano è un nostalgico dell’Ottocento, non trova pace e conforto alcuno nella contemporaneità perché è fuori tempo. Lorenzo è contento di essere lì e essere bibliotecario. L’unico un po’ vitale e classicamente innamorato di Susanna, una ragazza in lotta con la vita e con il sistema, che proprio non vuole e che suona note tristi.

Simona fa arrivare in questa biblioteca, luogo di umori e stati d’animo mesti, lo straniero, che cerca lavoro, Filippo, tipo strano, curatore d’arte di improbabili artisti, colto ma inaffidabile.

I soliti temi bussano alla sua solita vita. I personaggi vanno e vengono, i toni a volte si alzano, certe note assemblate sgocciolano malinconia. Simona vorrebbe dire altro, ma in un’intera esistenza si hanno solo tre o quattro idee sul mondo che si ripetono in forme diverse e che, in lei, stanno perdendo senso.

C’è il sentimento ( i libri), l’abbandono ( i libri) l’impossibile ( i libri) le righe ( i libri), l’inadeguatezza, il Santi e il tempo fermi (i libri), il Teatro Anatomico, il sangue e il suo polso ( i libri), e la rabbia.

Fred Buscaglione, la vita veloce a ritmo di swing 

Il 23 novembre del 1921, cento e due anni fa, nasceva a Torino da una famiglia originaria di Graglia, nel biellese, Ferdinando Buscaglione, in arte Fred, il cantante più innovativo degli anni cinquanta.

La sua formazione musicale viaggiò su di un doppio binario: da una parte lo studio al Conservatorio Verdi (tra gli 11 e i 14 anni), dall’altro l’apprendistato nelle orchestrine jazz che si esibivano nei locali notturni delle città, suonando il contrabbasso. Iniziò la carriera come cantante grazie all’amico e avvocato Leo Chiosso, a cui si deve anche la scelta di Fred Buscaglione di interpretare un personaggio unico e singolare. Così, in un’epoca in cui la musica leggera italiana era ancora legata a motivi dei decenni precedenti o a rime un po’ melense, un poco banali, proponendo argomenti triti e ritriti, Buscaglione irruppe sulla scena con canzoni completamente diverse, come “Che bambola!”, “Teresa non sparare”, “Eri piccola così” (“T’ho veduta, t’ho seguita, t’ho fermata, t’ho baciata. Eri piccola, piccola, piccola… così!”). Fred, cantautore, musicista e attore, si presentò anche come un personaggio completamente diverso: niente aria ispirata e sofferente, nessun romanticismo zuccheroso o d’effetto. Si affermò come una caricatura da film, con la sigaretta all’angolo della bocca, i baffetti da gangster e le pose da duro viste nei polizieschi americani. Il successo non tardò ad arrivare e il suo primo 78 giri “Che bambola”, nel 1955, consentì al cantante torinese di fare un botto da quasi un milione di copie. Buscaglione entrò rapidamente nella schiera degli artisti più richiesti: il suo personaggio si impose come modello al punto da essere imitato su larga scala. I suoi comportamenti diventarono una sorta di status symbol, come — ad esempio — il suo viaggiare su una Ford Thunderbild color rosa quando in Italia circolavano soprattutto le Topolino e le Seicento. E fu proprio a bordo di quell’auto che, nel momento in cui il suo successo era salito alle stelle, il cantante “dal whisky facile” si schiantò contro un camion in una strada di Roma. Fred Buscaglione, popolare cantante di musica leggera è morto stamani a Roma, in un pauroso incidente stradale alle sei e venti, all’incrocio di via Rossini con via Paisiello”. Così giunse la notizia, in apertura del giornale radio, la mattina del 3 febbraio 1960. Poche ore prima, tra le lamiere della sua Thunderbird, comprata sette mesi prima per l’astronomica cifra di sei milioni di lire, si concludeva la rapida parabola del grande Fred.

Non aveva compiuto nemmeno 39 anni e il successo, quello vero, lo aveva raggiunto da non molto, essendosi fatto conoscere dal grande pubblico solo nel ’57, con l’apparizione in ” Musica alla ribalta”. La trasmissione Rai era una formidabile vetrina nella quale artisti del calibro di Renato Carosone, Henry Salvador e Gilbert Becaud si alternavano a cantanti meno noti. Dopo anni e anni di gavetta, finalmente, la celebrità. Le sue canzoni sono rimaste memorabili, fischiettate e canticchiate un po’ da tutti, iniziando da “Guarda che luna” (“Guarda che luna, guarda che mare,da questa notte senza te dovrò restare; folle d’amore vorrei morire mentre la luna di lassù mi sta a guardare..”) e da “Che notte” (“Che notte, che notte quella notte!Se ci penso mi sento le ossa rotte: beh, m’aspetta quella bionda che fa il pieno al Roxy Bar,l’amichetta tutta curve del capoccia Billy Carr” ). Di successo in successo , da “Cocco bello” all’autocelebrativa “A qualcuno piace Fred”, passando per “Porfirio Villarosa” (“Esta é la cancion de Porfirio Villarosa, che faceva el manoval alla Viscosa…Porfirio dalla bocca fascinosa, lo credevano spagnolo o portoghese, egli invece è torinese..”), Fred Buscagliene, dopo tanta gavetta, visse in fretta i suoi anni ruggenti. Lui stesso, in un intervista del ’59, su “Stampa Sera” raccontava, con una punta d’amarezza: “Sono diventato famoso troppo tardi.. Da vent’anni suono nei night club e nelle sale da ballo”. Così, in un Paese in bianco e nero che stava faticosamente uscendo dal dramma della guerra, con alti tassi di disoccupazione e analfabetismo, Buscaglione aveva scalato il successo con il suo spirito ribelle, irriverente e anticonformista. Come tanti altri personaggi dalla breve vita la sua leggenda non era destinata a spegnersi con lui. Sessantuno anni dopo, la stella di “Fred” Buscaglione brilla ancora, luminosa. Nessuno saprà mai dove se ne sia andato quel 3 febbraio del 1960 ma forse si è ritagliato un posto in qualche luogo che assomiglia al suo “cielo dei bar“.

Marco Travaglini

 

A Mirafiori apre il nuovo hub di economia circolare targato Stellantis

Il primo hub di economia circolare è stato inaugurato da Stellantis a Torino, nello storico stabilimento di Mirafiori. Alla cerimonia di apertura il presidente John Elkann e il ceo Carlos Tavares. SusteinEra Circular Economy è il nome della struttura dedicata a rigenerazione, riparazione, riutilizzo e riciclo dei componenti e dei materiali delle auto, rispondente alla strategia delle 4R annunciata dal gruppo nel piano strategico Dare Forward 2030. Si tratta di 73.000 metri quadrati, di questi  55.000 recuperati  da uno stabilimento parzialmente inutilizzato. 40 i milioni di euro investiti con  l’impiego previsto di 550 dipendenti entro il 2025. Il nuovo nuovo hub si propone come un’alternativa sostenibile e conveniente nell’offerta dei ricambi di Stellantis. Si prevede di gestire oltre 50.000 ricambi rigenerati entro il 2025 e 150.000 entro il 2030. Sono intervenuti all’inaugurazione anche il sindaco di Torino Lo Russo e il presidente della Regione Cirio.