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L’inganno romantico online: come accade e i consigli della polizia postale

TRUFFE SENTIMENTALI

NUMEROSI CASI ANCHE A TORINO

 

Qualche giorno fa mi è capitato di vedere un programma dedicato alla truffe amorose online, raggiri sentimentali messi in atto a danno di persone perlopiù fragili, vulnerabili a causa di un lutto che ha visto la morte del compagno, confuse in conseguenza allaperdita del lavoro, in preda alla solitudine e allo sconforto per  motivi diversi. I risvolti emotivi e psicologici prodotti da questo tipo di crimine  a sfondo “romantico” possono essere molto gravi e il fenomeno è decisamente da attenzionare per aiutare potenziali vittime a non cadere in questa rete.

I dati della Polizia Postale sono allarmanti, nel 2021 queste “romance scam” sono aumentate del 118% con un ammontare di 4.5000,000 di somme sottratte  in 12 mesi, un vero e proprio business molto ben organizzato che colpisce soprattutto le donne, ma comunque anche molti uomini, e che fa leva sui sentimenti, sul senso di colpa e su quella necessità che spinge a desiderare fortemente la compagnia di qualcuno, a stare meno soli. Non parliamo di amicizie o relazioni che nascono in rete e che hanno percorsi e dinamiche equivalenti ai rapporti di coppia nati in maniera tradizionale, ma di vere e proprie esche gettate con una metodologia precisa che mirano a derubare poveri malcapitati che navigano tra un social e l’altro alla ricerca dell’amore o di qualcosa che gli somigli.

Essere consapevoli di essere stati manipolati e derubati da persone che sembravano coinvolte in una storia romantica provoca un grande senso di frustrazione ed umilia il desiderio di felicità che sembrava concretizzarsi. L’età media delle vittime si aggira intorno ai 50 anni e non c’è una estrazione sociale precisa, ma una condizione di solitudine in conseguenza a divorzi, perdite di familiari o anche all’assenza di una rete sociale di riferimento. Social network, smartphone ed altri dispositivi facilitano l’accesso ad internet ma hanno anche ampliato le probabilità di cadere in questo tipo di truffa, soprattutto se chi li usa non ha sufficientistrumenti di valutazione e conoscenza.

Come si viene coinvolti in una truffa sentimentale? Accade che lepresunte vittime, pedinate e studiate online, ricevano richieste di amicizia da persone che in realtà non esistono, si viene contattatida un profilo social che contiene foto di uomini o donne di bella presenza, con una apparente e fortunata esistenza e posizioni professionali di rilievo. Molto spesso chi corteggia (sarebbe meglio dire adesca) afferma di vivere all’estero per importanti missioni o impegni lavorativi, di essere single, vedovo o separato, e di sognare una nuova relazione. L’interesse aumenta e  le comunicazioni si intensificano e una volta creato un legame con lo sventurato di turno, oramai emotivamente coinvolto, comincia lo scellerato copione che prevede problemi di salute o relativi a situazioni molto gravi. Il tutto è corredato da foto suggestive come, per esempio,  soggetti ritratti in  letti di ospedale o durante fantomatiche terapie mediche (tutto falso ovviamente). Il malcapitato credendo che il nuovo “amico” si trovi davvero in difficoltà e sentendosi in qualche modo responsabile cede alle richieste di invio di denaro, a volte davvero esose, finalizzate sia ad una cura legata alla “improvvisa” malattia o ad un grave problema di altra tipologia ma anche per finanziare il viaggio per incontrarsi (finalmente!). Una volta incassata la cifra i falsi corteggiatori spariscono lasciando la relazione senza spiegazioni. Tutto si risolve con un semplice dissolvimento, con la fine del rapporto (che in realtà non è mai cominciato) . Questo ingannopuò causare serie conseguenze psico-fisiche a carico delle personecinicamente illuse.

E’ importante prestare attenzione, non fidarsi, non lasciarsi lusingare da complimenti, belle parole, promesse. Oltre alle conversazioni, che mirano ad agganciare le persone ed a conquistare la loro fiducia,  sono le  immagini   di belle donne e bei uomini, seducenti e invitanti, a fare il resto, a confondere le vittime, a renderle coinvolte sentimentalmente. Queste “belle persone” non sono amici né potenziali fidanzati, sono attori molto ben preparati, pazienti e determinati a irretire persone sole e indifese.

I consigli della polizia postale per evitare di essere coinvolti in queste sgradevoli esperienze sono:

Fare una ricerca sui dati delle persone che vi contattano su internet, potrebbero già essere state segnalate da altre persone.
Diffidare soprattutto di persone che scrivono con un italiano particolarmente sgrammaticato.
Non pagare mai nessuna somma di denaro.
Condividere l’esperienza con qualcuno di cui si ha fiducia.

Infine, segnalare situazioni sospette al Commissariato online www.commissariatodips.it

MARIA LA BARBERA

Incidente in tangenziale: in ospedale donna incinta

Sulla Tangenziale sud di Torino, nei pressi di Stupinigi, in direzione Nord, ieri si è verificato un tamponamento che ha coinvolto tre auto. Nell’incidente è rimasta deità, ma non è in condizioni preoccupanti, una donna incinta che è Stat portata per controlli all’ospedale Sant’Anna (nella foto)

“Fantasmi e altri misteri. Fumetti in mostra”

Incredibile, ma vero! Il principe Eugenio di Savoia-Soissons s’aggira per le sale dei “Musei Reali”… sotto forma di “fumetto”

Fino all’11 settembre

Il progetto non è privo di una buona dose di coraggio. Ma sicuramente suggestivo. E, altrettanto sicuramente, vincente. Nato e arrivato da lontano, dalla volontà del Ministero della Cultura, guidato da Dario Franceschini, “Fumetti in mostra” ha infatti per obiettivo quello di  avvicinare i più giovani (ma non solo) ai luoghi “aulici”, cantori e custodi di secoli di storie e vicende d’arte blasonate, più o meno remote – apparentemente inarrivabili e forse poco attrattive per  una certa fascia di età – tramite la matita e le storie di alcuni dei più celebri e promettenti artisti italiani della “Nona arte”, per dirla con il critico francese Claude Beylie. L’idea è stata accolta con pieno favore ed entusiasmo dai torinesi “Musei Reali” che (dopo le prime mostre all’“Istituto Centrale per la Grafica”, al “Santuario di Ercole Vincitore” di Tivoli, al “Lucca Comic & Games 2021” e dopo l’approdo di 52 autoritratti di fumettisti agli “Uffizi” – hanno spalancato le porte della “Galleria Sabauda”, fino al prossimo 11 settembre, alla rassegna “Fantasmi e altri misteri”. Curata da Mattia Morandi, Chiara Palmieri e Simona Cardinali, la mostra si ispira alla graphic novel della braidese (Premio “Artemisia” 2018 per il fumetto “Verdad”) Lorena Canottiere “Io più fanciullo non sono” pubblicato da “Coconino Press”, ambientato proprio nei “Musei Reali”, e che vede, come protagonisti, il principe Eugenio di Savoia-Soissons (il “filosofo guerriero” come lo definì Rousseau, nonché colto collezionista d’arte che contribuì ad arricchire le stanze dei “Musei Reali”) ed il piccolo Giovanni, bimbo d’oggi, che (in visita con la sua classe ai Musei) dialoga con la statua equestre del principe, ascoltandone le aspirazioni per raccontare, attraverso la storia, un passato che diviene presente. Dai disegni a tecnica mista della Canottiere emerge, fra sogno e fantasia, la triste vicenda umana di Eugenio di Savoia-Soissons (Parigi 1663 – Vienna 1736), respinto da Luigi XIV che non lo volle nelle sue truppe per la gracilità del fisico e che per questo riparò a Vienna nell’esercito imperiale degli Asburgo, dove fu protagonista di una folgorante carriera militare, sconfiggendo, a fianco del duca Vittorio Amedeo II di Savoia, suo cugino, proprio i francesi nell’assedio di Torino del 1706. Fra il principe e Giovanni s’intrecciano, in un’onirica parabola di emozioni, vicende  e fantasie portate in scena da imprevisti, a volte improbabili, personaggi che “saltano fuori da tele o sculture, girovagano indisturbati tra i corridoi di castelli e musei, accompagnando i percorsi dei visitatori più coraggiosi”.

Dice, a proposito, la stessa Canottiere: “Come me, anche Giovanni, il protagonista di ‘Io più fanciullo non sono’, entra in questa sorta di portale temporale e vive nel passato l’assedio di Torino, ma diventa futuro come Obi One Kenobi e anche virtuale come Ezio di ‘Assassin’s Creed’”. Nel percorso di visita alla mostra sono pure esposti schizzi, bozzetti e tavole originali di Lorena Canottiere e alcune delle opere d’arte appartenenti ai “Musei Reali” che l’hanno ispirata. In altre vicine sale si potranno anche ammirare i dipinti che riproducono le battaglie vinte dal principe Eugenio, insieme ad una selezione di “strisce” firmate da venti fumettisti fra i più interessanti del panorama vignettistico nazionale.

Gianni Milani

“Fantasmi e altri misteri. Fumetti in mostra”

“Musei Reali – Galleria Sabauda”, piazza Reale 1, Torino; tel. 011/19560449 o www.museireali.beniculturali.it

Fino all’11 settembre

Orari: dal mart. alla dom. 9/19

Stipendi e posti di lavoro salvi per gli addetti alle pulizie della Regione

Accordo raggiunto tra società subentrante, sindacati e Regione

Si è tenuto ieri in Prefettura a Torino l’incontro per salvaguardare e tutelare orari e posti di lavoro degli addetti alle pulizie che svolgono il loro lavoro nei palazzi della Regione. All’incontro presenti i sindacati, la società uscente e quella entrante e i rappresentanti tecnici dell’Ente regionale che avevano il preciso mandato di tutelare i diritti delle maestranze.

 

L’accordo raggiunto grazie alla disponibilità di tutti è stato quello di mantenere sia gli orari che il costo orario per tutti gli 82 dipendenti che erogavano il servizio e che negli ultimi giorni temevano una riduzione a fronte del cambio della società che subentrava per il servizio. Soddisfazione per il risultato raggiunto è stata espressa dal Presidente Alberto Cirio  e dall’Assessore al Patrimonio Andrea Tronzano che ha incontrato meno di 48 ore prima proprio i dipendenti preoccupati, assicurando loro, che le indicazioni dell’Amministrazione regionale erano proprio quelle di tutelare il valore del lavoro svolto.

 

L’accordo mediato dai tecnici della Regione, alla presenza del direttore regionale Giovanni Lepri, ha portato allo sblocco della situazione e conseguentemente il passaggio di consegne avverrà, come previsto, nella giornata di lunedì primo agosto, giornata in cui verranno firmati i contratti di lavoro dei dipendenti

 

Rifiuti, completata la pulizia di strada Bellacomba

Con la pulizia di strada Bellacomba fino all’ubicazione dell’omonima cascina, nel tratto con accesso da strada del Francese, si è conclusa nelle ultime settimane la “bonifica”, coordinata dalla Città, di un’area che per oltre mezzo secolo ha costituito un luogo ideale per l’abbandono dei rifiuti di ogni genere.

Un  percorso iniziato nel 2014 con la pulizia del sito con accesso da strada dell’Aeroporto e che negli ultimi 3 anni ha visto gli uffici del Dipartimento Ambiente e Transizione Ecologica della Città di Torino impegnati con dedizione e tenacia in una serie di interlocuzioni con proprietari dei terreni e loro eredi, enti, società, Polizia Municipale, Guardie Ecologiche Volontarie, Polizia Metropolitana, Amiat SpA e IREN SpA, con l’obiettivo di recuperare e dare nuova vita all’area.

L’intervento, che ha interessato un’area privata parallela al tratto di strada vicinale, di circa 150 metri di lunghezza, è stato effettuato dalla società ATIVA S.p.A, proprietaria dei terreni lungo il ciglio sinistro della strada (espropriati negli anni ’70 per realizzare la tangenziale di Torino nord) e ha consentito di rimuovere l’ingente quantità di materiale accumulatasi negli anni, riportando il sito alle condizioni originarie.

Per tutelarne l’efficacia nel tempo, è stata installata una sbarra con chiusura a lucchetto, allo scopo di limitare il transito veicolare ai soli aventi diritto e contrastare il reiterarsi di nuovi abbandoni.

L’opera di pulizia effettuata da ATIVA completa così l’intervento di bonifica e rimozione dei rifiuti iniziato dalla Città di Torino nel 2014, nel tratto che intercorre tra il civici 140 e 173 di Strada Bellacomba, area contigua alla sponda della Stura, attualmente ricca di vegetazione e non più soggetta ad abbandoni come avveniva in passato.

Roberto Rossi

(foto archivio)

 

Ridurre consumo di suolo: necessità per le montagne

CONSUMO DI SUOLO E RAPPORTO ISPRA. ABBANDONO E FRAGILITA’ I PROBLEMI STORICI DI ALPI E APPENNINI. RIDURRE IL CONSUMO FAVORENDO PEREQUAZIONE SUGLI AMBITI OTTIMALI, VALORIZZAZIONE DEI SERVIZI ECOSISTEMICI, FAVORENDO IL RIUSO DI EDIFICI E PAESI
Ridurre il consumo di suolo è per le aree montane del Paese una necessità che si accompagna alla necessità di valorizzare la superficie agricola, la gestione attiva delle foreste, i servizi ecosistemici-ambientali garantiti dal suolo stesso, la gestione di un territorio più ampio di quello del singolo Comune grazie ad ‘ambiti ottimali’ e a pianificazione su livelli amministrativi sovracomunali, tramite Unioni montane di Comuni e Comunità montane. Uncem ha seguito con particolare interesse la presentazione del Rapporto Ispra sul Consumo di suolo tenutasi oggi a Roma.
Negli ultimi decenni, contraddistinti indubbiamente dalla cementificazione, aree urbane e montane hanno avuto sul tema due diverse velocità di crescita. Anche rispetto al consumo di suolo. Nei piccoli Comuni e nelle aree montane, il consumo di suolo è da decenni inferiore a quello delle aree urbane. Il fronte edilizio e la pianificazione si intrecciano profondamente con aspetti antropologici ed economici, legati allo spopolamento e al continuo abbandono delle Terre Alte. In tutti i Comuni delle Terre Alte serve una perequazione sull’ambito ottimale di riferimento, che è l’Unione montana di Comuni o la Comunità montana nelle Regioni dove queste ancora esistono. Bisogna compensare quanto è stato fatto a valle, il consumo di suolo registrato nei centri più in basso, con quanto invece non è stato consumato a monte, nei Comuni che soffrono ancora spopolamento e abbandono.
La riduzione del consumo di suolo, verso un totale blocco al 2050 come imposto dalle direttive europee, si deve unire a nuovi modelli di valorizzazione del suolo e dei suoi servizi (in primis l’assorbimento di Co2), alla gestione sostenibile delle foreste come descritta nel Codice forestale varato dal Parlamento nel 2018, a una sussidiaria prevenzione del dissesto idrogeologico con prevenzione delle fonti idriche che si può attuare con sistemi di scambio tra città e montagna. Frane, dissesti, valanghe, tutte le fragilità dei territori impongono – agli Enti locali in primis, alle comunità, al valido e prezioso sistema di associazioni di protezione civile – una particolare dinamicità, azioni di prevenzione costante, ma anche resilienza e investimenti per ridurre i rischi. Anche grazie alla Strategia delle Green Communities, fortemente voluta da Uncem dodici anni fa e oggi finanziata dal PNRR.
Fondamentale agire sulla qualità del costruito e del recupero. Nelle aree montane, auspicati investimenti per il riuso di fabbricati dismessi, per la rivitalizzazione dei paesi, per la rigenerazione di pezzi di frazioni e borgate, si deve unire a tecniche costruttive Nzeb, per le quali gli immobili non consumano energia e non impattano sull’ambiente. Blocco del consumo di suolo sì, ma anche una capacità di favorire investimenti adeguati e nuove realizzazioni nelle aree montane affinché si determinino condizioni per portare nuovi posti di lavoro e nuovi servizi nelle aree interne del Paese. Green Communities, comunità nella sostenibilità dunque. È questo l’unico antidoto all’impoverimento e all’abbandono.

Chi ti ha fatto la diagnosi? Un cane

Il naso di un cane è sempre al lavoro, che si tratti di annusare qualcosa all’interno della casa, rintracciare un odore nel parco, rallegrandosi quando nelle nostre cucine, avverte il profumo di tutto ciò che di buono ci stiamo preparando.

È proprio grazie alla sua incredibile capacità di riconoscere gli odori che un cane può, per certi versi, vedere e di conseguenza capire il mondo che lo circonda.

Il suo senso più sviluppato, l’olfatto gli consente di compiere un’analisi dell’ambiente dei suoi aromi percepiti con il naso, organo che può essere mille volte migliore di quello umano, e, mentre il cervello dell’uomo è dominato dalla parte visiva, il cervello dei cani è dominato dalla parte relativa all’aspetto olfattivo.

Non tutti i cani, pur disponendo di un olfatto portentoso, presentano le stesse caratteristiche in quanto ad abilità nel riconoscere i vari tipi di odori dell’ambiente in cui siamo immersi.

La razza con il maggior numero di recettori olfattivi è il Bloodhound con 300 milioni di recettori, ma anche il Beagle, il Labrador, il Golden Retriever e il Pastore Tedesco non scherzano; tutte queste razze possono percepire e riconoscere oggetti a noi invisibili. Tipico è il caso del Lagotto e della sua straordinaria abilità a indicare il luogo esatto dove si trova, ben nascosto sotto un più o meno profondo strato terroso, un prelibato tartufo.

Il disegno del naso di un cane è come l’impronta digitale di una persona, è unico e irripetibile, lo utilizza per respirare, ma anche per ottenere una serie di dati per lui molto importanti; lo fa annusando l’ambiente attraverso le narici che può usare separatamente, mantenendo un flusso d’aria costante: in pratica la sua esplorazione olfattiva, avviene in 3D.

Le submicroscopiche particelle aromatiche vengono captate dai recettori olfattivi che, attraverso un complesso intreccio di reti neuronali, inviano il risultato all’area cerebrale deputata al loro riconoscimento, un’area che in ogni cane è la più sviluppata.

È interessante notare che i cani sono in grado di percepire lo scorrere del tempo, cioè sono coscienti dell’ora grazie alla differente composizione e concentrazione degli odori percepiti nel luogo in cui si trovano.

Una tale caratteristica, un vero e proprio talento naturale, non poteva lasciare indifferenti gli studiosi che ci hanno abituato a vedere le simpatiche bestiole impegnate nei compiti più disparati, dal salvataggio, alla ricerca di droghe di qualunque tipo e al ritrovamento di denaro ben occultato, ma una delle scoperte più interessanti è stata quella riguarda l’applicazione della loro abilità al controllo della salute degli esseri umani.

Studi specifici hanno infatti dimostrato che un cane può rilevare i cambiamenti dello stato di benessere nelle persone che gli stanno accanto con una precisione che ha dell’incredibile ed è un’idea non più nuova, ma che viene presa, sempre più spesso in considerazione nello studio clinico di numerose patologie, in particolare le neoplasie.

Era infatti il 1989 quando una donna raccontò al medico che il suo cane annusava con insistenza un animale domestico a cui era stata accertato un tumore. In seguito, vennero riportati molti aneddoti simili che hanno indotto i ricercatori a iniziare gli studi seguendo l’intuizione della possibilità di individuare la patologia con l’aiuto dell’olfatto canino.

Sulla base di questa conoscenza, i ricercatori stanno tutt’ora dedicando le loro energie al perfezionamento di un innovativo metodo di screening precoce e non invasivo per i tumori, per individuare quali siano i composti specifici che i cani sono in grado di riconoscere per formulare quella che, a tutti gli effetti, può essere definita “la loro diagnosi”.

Studi specifici hanno dimostrato che i cani sono in grado di differenziare le cellule tumorali dalle cellule sane in laboratorio, semplicemente annusandole. Altri studi riguardanti questa tematica, sono inoltre effettuati in diversi laboratori in tutto il mondo. In Germania, ad esempio, i cani sono stati in grado di identificare l’anomalia aromatica nel respiro di persone affette da cancro ai polmoni. Un altro risultato è stato raggiunto in Francia da Olivier Cussenot, urologo e oncologo del Tenon Hospital di Parigi, il quale ha evidenziato la capacità dei cani di rilevare il cancro alla prostata nelle urine. Ancora altre sperimentazioni hanno dimostrato che i cani possono rilevare il cancro intestinale, semplicemente annusando le feci del paziente.

Recenti sperimentazioni hanno dimostrato che i cani addestrati alla ricerca di patologie utilizzando l’olfatto, sono in grado di identificare un paziente positivo al Covid-19 in meno di un secondo e con un tasso di accuratezza fino al 94%, secondo uno studio preliminare del Medical Detection Dogs, con sede nel Regno Unito.

I cani potrebbero diventare così il nuovo alleato per individuare il Coronavirus negli spazi pubblici, dato che un singolo cane può esaminare fino a 250 persone in un’ora; un tale risultato è più veloce delle attuali metodiche con PCR, la reazione a catena della polimerasi con trascrittasi inversa, quello che, al momento, è il test molecolare maggiormente utilizzato in laboratorio,

La diagnosi viene dunque fatta semplicemente facendo annusare ai cani i campioni (maschere, calze e magliette) di pazienti positivi al Covid; questi vengono premiati se indicano correttamente un campione positivo o se ignorano uno negativo.

È stata anche superata l’insidiosa prova in “doppio cieco”, in cui il cane, il tecnico e l’istruttore non sanno quali campioni sono positivi o negativi. In questo modo si elimina qualsiasi segnale che il cane potrebbe percepire per indicare la risposta corretta.

I cani con le prestazioni più elevate hanno rilevato l’odore del virus con una sensibilità fino al 94,3% (ovvero un basso rischio di falsi negativi) e una specificità fino al 92% (ovvero un basso rischio di falsi positivi).

In entrambi i casi, si tratta di un valore superiore all’accuratezza raccomandata dall’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) per la diagnosi di Covid-19.

I problemi da affrontare, volendo coltivare e approfondire questa metodica, sono rappresentati essenzialmente dal poter disporre della grande quantità di tempo da dedicare all’addestramento dei cani, che dovrà essere effettuato da operatori qualificati per lunghi periodi, e dal conseguente impegno economico richiesto.

Un altro problema, che forse varrebbe la pena prendere in seria considerazione, è quello di poter programmare la realizzazione di test olfattivi per cani all’interno di strutture ospedaliere.

È necessario proseguire in questa direzione, anche se la strada è ancora lunga da percorrere; sarà dirimente individuare le proteine che i cani riconoscono come patologiche e specifiche sia per il Covid, che per le patologie tumorali.

La convivenza cane-uomo, non padrone, ma protettore di un essere vivente che riteniamo a torto inferiore acquista, alla luce di queste sperimentazioni, un ulteriore valore enorme, da aggiungere all’amore incondizionato che il cane può donare a chi ha la fortuna di incontrarlo e di accoglierlo nella propria famiglia perché sarà sempre attento che tutto sia in armonia, rallegrando le nostre esistenze con la loro gioia di vivere, nel momento in cui avvertono attorno a loro tristezza e depressione senza dimenticare che, nel caso ci si accorga che indugia a fiutarci più di quanto non faccia abitualmente, forse potrebbe essere una decisione saggia quella di prenotare un controllo medico.

Rodolfo Alessandro Neri

Storie di giardini, orti e amore per il verde

A raccontarle, l’architetto-paesaggista Monica Botta nei giardini di Casa Lajolo a Piossasco

Domenica 31 luglio, ore 18

Piossasco (Torino)

“Tutti hanno bisogno di bellezza come di pane, luoghi in cui giocare o pregare, ove la natura possa curare e rallegrare e dare forza all’animo e al corpo insieme”: quanto suonano vere e, oggi più che mai, di stretta attualità le parole di John Muir, ingegnere, naturalista e scrittore scozzese (1838 – 1914), con cui Monica Botta apre il suo libro “Caro giardino, prenditi cura di me” (Ed. LDN-Milano), che sarà presentato domenica prossima 31 luglioalle ore 18, a Piossasco in un giardino di rara bellezza, come quello di “Casa Lajolo”, dimora storica di metà Settecento appartenente dal 1850 ai conti Lajolo di Cossano! Incontro letterario, ma non solo. Pagine in cui, al piacere della lettura, s’accompagnano argomentazioni scientifiche volte a sottolineare l’importanza del “verde”, di un parco, di un giardino per il “ben-essere” dell’uomo. Di anima, corpo e mente. L’autrice, novarese, è un architetto paesaggista, esperta nella progettazione di “giardini terapeutici” e il libro mette insieme ciò che ha raccolto negli ultimi dieci anni del suo lavoro: storie di chi ama l’orto, di chi cerca raccoglimento spirituale nel parco di un monastero, di chi vive un giardino privato come un vero regno. All’interno, anche il racconto delle esperienze di quattro “giardini terapeutici”, progettati dalla professionista e realizzati in diversi contesti socio-sanitari italiani. “Di questi giardini, che hanno come obiettivo il benessere dei fruitori, viene raccontata – si spiega – l’esperienza di un utilizzo diverso, che attiva i sensi e stimola le persone a godere dello spazio verde: dall’esperienza di un ragazzo autistico alla golosità di una nonnina per i fichi al piacere della lettura in giardino alle prime luci dell’alba”. Il tutto osservato direttamente dall’autrice che ha voluto sottolineare l’importanza che la natura può avere sulla vita delle persone, soprattutto di quelle che hanno necessità, tornando al giardino e alla natura, di trarre il massimo beneficio in un momento delicato del loro stato di salute. Quello di Monica Botta è un libro che guarda alle “fragilità umane” e a come si possano lenire i disagi ricorrendo ad attimi di gioia, restituendo bellezza alla vita attraverso le cure di un giardino. La prefazione è stata affidata a  Marco Martella, storico dei giardini che vive e lavora a Parigi, dove ha fondato la rivista “Jardins”. Martella, appassionato e pratico di giardinaggio, sostiene nel suo scritto che “il giardino ripara quel margine di umanità che resiste in noi”. In chiusura, la postfazione di Giuseppe Barbiero (biologo, ricercatore di Ecologia e direttore del LEAF – Laboratorio di Ecologia Affettiva dell’Università della Valle d’Aosta), mette in evidenza “come tutti abbiamo un sentimento di affiliazione alla natura e che è proprio l’ipotesi all’origine della biofilia”.

Per chi lo desideri, dopo l’incontro, che fa parte della rassegna “Bellezza tra le righe”, organizzata da “Fondazione Casa Lajolo” e “Fondazione Cosso” con il contributo della Regione Piemontealle 19aperitivo su prenotazione e omaggio dall’orto.

Incontro con l’autore compreso nel biglietto di ingresso alla Casa e al giardino: 8 euro. Aperitivo su prenotazione 10 euroPrenotazione obbligatoria: “Casa Lajolo”, via San Vito 3, Piossasco (Torino); tel. 333 327 0586 o info@casalajolo.it

g.m.

Nelle foto:

–       I giardini di “Casa Lajolo”

–       Cover “Caro giardino, prenditi cura di me” (Ed. LDN-Milano)

Le strade storiche di montagna

L’assessore regionale al Turismo ha spiegato che il Regolamento è stato redatto in maniera concertata al termine del lavoro di uno specifico tavolo. Vengono definite le tre tipologie di fruizione: le strade destinate a velocipedi e pedoni, quelle ai pedoni e ai mezzi motorizzati e quelle libere.La legge, proposta da Fdi, promuove la valorizzazione delle strade storiche di montagna di interesse turistico, con l’obiettivo di mantenere le stesse in condizioni ottimali, favorendo così lo sviluppo del turismo outdoor. Si vuole generare un indotto per i Comuni all’interno dei quali sorgono: si tratta di itinerari spettacolari in luoghi impervi, creati dalla forza degli uomini e utilizzate fin da tempi antichi.

Nel dibattito sono intervenuti la Lega, che ha presentato l’emendamento per prevedere le deroghe per accesso alle strade bianche, e Fdi, che ha sollecitato la pubblicazione dei bandi. L’emendamento è stato approvato a maggioranza e con parere condizionato.

 

Formazione professionale

La commissione ha poi approvato a maggioranza il provvedimento della Giunta che disciplina le commissioni esaminatrici nella formazione professionale, che sono composte da un presidente, da un esperto del mondo del lavoro e da un esperto della formazione.

La Proposta di delibera aggiorna quella precedente che risaliva a undici anni fa.

I presidenti e gli esperti del mondo del lavoro sono nominati dalla Regione. L’esperto della formazione è invece designato dall’ente gestore del corso tra i propri docenti e formatori.

Sono intervenuti nell’ordine il Pd, che ha chiesto informazioni sull’entità dei gettoni di presenza, e la Lega, che si è soffermata sulle tempistiche per la formazione dei nuovi elenchi.

Women’s Softball European Cup 2022

PRESENTATA A TORINO 

Nella  sala trasparenza del Palazzo della Regione Piemonte a Torino è stata presentata la Women’s Softball European Cup 2022, competizione europea per club che si disputerà dal 15 al 20 agosto sui diamanti di Avigliana e di Torino, la quale è inserita è stata inserita nel cartellone degli eventi di Piemonte Regione Europea dello Sport 2022.
All’incontro, mediato da Federico Callegaro, sono intervenuti Fabrizio Ricca – Assessore allo sport Regione Piemonte e consigliere comunale di Torino il quale ha rilasciato questa dichiarazione “Il Softball è uno sport che sta dimostrando anno dopo anno di saper attrarre nuovi atleti, ritagliandosi un posto di tutto rispetto tra le competizioni agonistiche internazionali. Per questo non possiamo che essere orgogliosi di questo grande evento che interesserà Torino e Avigliana – afferma l’assessore -. La nostra Regione crede nello sport e sa bene che eventi simili possono essere un volano per l’economia locale”.
Andrea Archinà – Sindaco di Avigliana ha sottolineato l’importanza della continuità del dopo l’organizzazione dell’Europeo di baseball “Avigliana è pronta per ospitare nuovamente una manifestazione sportiva europea, grazie al softball ancora una volta il nostro territorio è al centro dell’attenzione. L’accoglienza anche questa volta sarà degna del palcoscenico della competizione. I risultati si ottengono con la sinergia delle parti in campo”;
Paolo Murgia – Comitato Organizzatore Locale, rappresentante dalle società aviglianesi che hanno la gestione dell’evento, ha illustrato la competizione, l’iter organizzativo ed ha illustrato quali formazioni scenderanno in campo “Un onore ed un ònere portare ad Avigliana una competizione così importante di softball”;
Maristella Perizzolo – Allenatrice Avigliana Stars e della Nazionale Italiana U15 di softball, si è soffermata sulla parte tecnica e sulle speranze del team piemontese in gara “Il team di Avigliana è pronto per scendere in campo, sarà una competizione avvincente, non vediamo l’ora che inizi. Le avversarie sono importanti, noi non abbiamo fissato un obiettivo”.
Alla conferenza erano presenti anche il delegato del Coni Point di Torino Luigi Casale, Marco Mannucci, Sabrina Olivero ed Isabella Dalbesio rispettivamente consigliere federale FIBS, presidente e consigliere del Comitato Regionale FIBS Piemonte.