ilTorinese

Carne e pesce mal conservati: sospesa macelleria

CONTROLLI A SALVARIO. QUASI 65 CHILI DI ALIMENTI SEQUESTRATI

 

Ieri pomeriggio, nell’ambito di un controllo straordinario del territorio, coordinato dal Commissariato Barriera Nizza, con l’ausilio di equipaggi del Reparto Prevenzione Crimine Piemonte, personale della Polizia Municipale Sezione 8 San Salvario e dell’ASL – S.I.A.N. – VETERINARIA, sono stati controllati alcuni esercizi pubblici del quartiere.

In una macelleria di via Saluzzo, è stata riscontrata la cattiva conservazione di alimenti, quasi 65 chili tra carne e pesce. I prodotti alimentari erano riposti in un frigorifero con presenza di ruggine, sporco e con temperatura adeguata. Gli agenti hanno anche trovato un secchio appoggiato per terra all’interno del quale c’erano pesci in desalazione. Tutti i prodotti venivano sequestrati dall’ASL Veterinaria e l’attività di macelleria veniva sospesa fino al ripristino delle condizioni ottimali.

Personale della Polizia Municipale, inoltre, ha riscontrato la violazione di diverse norme amministrative che portavano a una sanzione di oltre 6000 euro. Altri 1000 euro di sanzioni, sono state applicate dall’ASL – SIAN per le carenze igienico sanitarie e strutturali.

Nel corso dell’attività, è stato anche controllato un minimarket di via Nizza dove sono stati riscontrati diversi illeciti amministrativi che hanno portato al Municipale a sanzionare l’esercizio di vicinato per 2000 euro.

Complessivamente sono state applicate sanzioni per oltre 9000 euro.

Carabiniere spinto a terra da ragazzo in fuga si rompe femore

Nel corso di un controllo avvenuto a Strambino, un carabiniere del nucleo radiomobile della compagnia di Ivrea è stato spinto da un giovane fermato e trovato in possesso di droga che ha cercato di fuggire. Il ragazzo  è stato arrestato e denunciato per resistenza e lesioni personali. Ma il militare è rimasto ferito cadendo e rompendosi il femore. È stato trasportato all’ospedale di Ivrea dove è stato sottoposto ad intervento chirurgico.

“Beecult” Talk letterari e film “green” scelti dai ragazzi in attesa di “Cinemambiente”

Da giovedì 23 febbraio a venerdì 28 aprile

“Sostenibilità ambientale” e “inclusione sociale”: sono questi i temi centrali portati avanti nei prossimi mesi – da giovedì 23 febbraio a venerdì 28 aprile – nell’ambito del progetto “Beecult”, promosso a Torino, negli spazi di via Foligno 14, da “Beeozanam”, area ex-industriale rigenerata all’insegna dell’arte urbana, nell’ottica dell’“inclusività” e della partecipazione dei cittadini, dove co-produrre ed ospitare attività culturali, formative ed aggregative. I contenuti, in specifico, di “Beecult”: una rassegna di film “green”, scelti dai giovani insieme al direttore di “Cinemambiente” (che tornerà in città dal 5 all’11 giugno), Gaetano Capizzi, ed un’interessante serie di talk letterari a tema.

Sul piatto – e punto di forza della rassegna – un cartellone di film creato (ed è una novità) dai giovani di “Quartier Circolare”  (mindchangers.eu/piemonte) e di “Alkadia CPG”, che, sotto la guida di Gaetano Capizzi, durante vari incontri, hanno scelto argomenti e film di “Scenario Pianeta: aspettando CinemAmbiente 2023”.

La “generazione Greta” ha così avuto modo di portare a Torino i temi della sostenibilità ambientale: quattro appuntamenti a cadenza mensiletutti gratuiti e tutti accompagnati da dibattito con esperti.

Si inizia giovedì 23 febbraio con un film di denuncia sul fast fashion, “Le ali non sono in vendita” di Paolo Campana seguito da un dibattito con gli studenti dell’“Accademia Albertina di Belle Arti”; giovedì 23 marzo, quindi, Generation Greta di Johan Boulanger e Simon Kessler con le storie di nove giovani donne che si intrecciano nella cornice dell’attivismo per sensibilizzare il mondo sull’emergenza climatica e combattere l’apatia della classe politica e gli abusi delle grandi aziende. A seguire, giovedì 20 aprile, ecco “The Great Green Wall” di Jared P. Scott, un viaggio attraverso lo sguardo della cantante e attivista maliano-francese Inna Modja alla scoperta della “Grande Muraglia Verde” nell’Africa sub –sahariana per chiudere il 20 maggio – in occasione della “Giornata Mondiale delle Api” – con il film per famiglie “Bee Movie” di Simon J. Smith e Steve Hickner  e il corto “Api di città” di Alessandro Rocca e Davide Demichelis sul fenomeno delle arnie gestite da cittadini che si improvvisano apicoltori.

Altro tassello importante del programma – realizzato grazie ai “Fondi di ripresa post Covid” , stanziati dal “Comune di Torino” –  i venerdì letterari”: questi sono invece nati dalla collaborazione con alcune realtà locali, come la “Cartolibreria di Nina”, in via Borgaro 66. I “Venerdì” nascono per creare un appuntamento periodico per il quartiere, un ciclo che vede ospiti autori del territorio piemontese o case editrici indipendenti.

Si inizia venerdì 24 febbraio con Franco Borgogno e i suoi due libri “Un mare di plastica” e “Plastica, la soluzione siamo noi. Anche qui tema molto green: l’inquinamento da plastica. Venerdì 31 marzo tocca, poi, a uno scrittore amatissimo, Davide Longo, con “La vita paga il sabato”, noir ambientato tra le montagne piemontesi e la chiassosa Roma. A chiudere , venerdì 28 aprile, un libro che racconta invece una storia di migranti ed è ambientato nella piccola Valgioie, in Valsangone. Autrice Elisa Bevilacqua, titolo “No è problema” (Ubuntu).

“Con ‘Beecult’ – sottolinea Elen Ganio Vecchiolino di ‘Beeozanam’ – puntiamo a rendere ‘Beeozanam’ uno spazio di inclusione e partecipazione attiva in cui l’offerta culturale si costruisce per e con le persone del territorio intrecciandone interessi e desideri e contaminandosi con i temi identitari del ‘community hub’”. E aggiunge: “In questo trimestre attraverso il cinema, la letteratura, il ‘beepop fest’ e molto altro intendiamo sperimentare dei format che stimolino una frequentazione continuativa e favoriscano occasioni di incontro e relazione tra le persone”.

Tutti gli appuntamenti sono ad ingresso gratuito e si terranno presso “Beeozanam”, in via Foligno 14, Torino.

Prenotazioni su: https://www.beeozanam.com/post/beecult-scenario-pianeta-aspettando-cinemambiente-2023 o https://www.beeozanam.com/post/i-venerdì-letterari

g.m.

Nelle foto:

–       Beeozanam

–       Da “The Great Green Wall”

–       Franco Borgogno

Aurora, sequestro di hashish Un arresto

Torino – Gli agenti del Commissariato di P.S. Centro hanno tratto in arresto un cittadino marocchino di 21 anni gravemente indiziato di detenzione di sostanza stupefacente ai fini di spaccio.

Nei pressi del Ponte Carpanini, i poliziotti notavano un gruppo di persone in atteggiamento sospetto dal quale si staccava un individuo che, dopo aver raggiunto una passarella pedonale, prelevava dal retro di una trave in ferro un oggetto che riponeva nel giubbino per poi dirigersi nuovamente verso il gruppo.

L’uomo, alla vista degli agenti della Polizia di Stato che si stavano avvicinando per sottoporlo a controllo, lasciava cadere verso il fiume un panetto rettangolare marrone del peso di 50 grammi, poi risultato hashish, che si fermava in prossimità della riva.

Sotto la passerella ove il ventunenne aveva armeggiato in precedenza, gli agenti recuperavano altri due panetti di hashish per un peso complessivo di 200 grammi contrassegnati dall’effige di un noto calciatore.

Processo Eternit Bis Cavagnolo, condanna di Schmydheiny “ridimensionata”

Processo Eternit Bis – Stabilimento di Cavagnolo: la Corte di Appello di Torino conferma la condanna di Schmydheiny solo per la morte di un operaio e la riduce a 1 anno e 8 mesi

Il presidente dell’Osservatorio Nazionale Amianto, Ezio Bonanni: “Giustizia a metà, una condanna ridimensionata, ma siamo fiduciosi su esito Cassazione

 “Giustizia a metà, una condanna ridimensionata ma siamo fiduciosi su esito Cassazione” – è il commento dell’avv. Ezio Bonanni, Presidente dell’Osservatorio Nazionale Amianto, e difensore dei familiari di G.T., sceso in campo, anche con la costituzione di parte civile con l’avv. Andrea Ferrero Merlino, alla notizia della sentenza di condanna della Corte di Appello di Torino per il reato di omicidio colposo, aggravato, a 1 anno e 8 mesi di reclusione, del magnate svizzero Ernest Stephan Schmydheiny, proprietario della Eternit.

L’imprenditore è stato condannato soltanto per la morte di un operaio, G.T. Era accusato, invece, del decesso di due ex dipendenti dello stabilimento di Cavagnolo. Bonanni, che ha assistito personalmente i familiari di G.T., queste le iniziali del lavoratore dell’Eternit, deceduto il 7 dicembre 2008 a causa di un mesotelioma per esposizione alla fibra killer.

Purtroppo le lungaggini giudiziarie, e anche ipergarantismo, hanno determinato che soltanto uno tra i due casi, non ancora prescritti, del troncone di Torino, ha superato il vaglio della responsabilità penale per il reato di omicidio colposo. Per i Giudici di appello il magnate svizzero Ernest Stephan Schmydheiny è responsabile oltre ogni ragionevole dubbio.

Ci attendiamo quindi che la Corte di Cassazione confermi il giudizio e che ci sia giustizia per le vittime. Schmydheiny si ritiene un ambientalista e nega tutte le sue responsabilità. Queste sentenze, invece, ne segnano la sua colpevolezza per i reati ascritti, in attesa del giudizio della Cassazione, presso la quale saremo presenti per ottenere la condanna definitiva“- ha sottolineato Bonanni.

L’ONA è da anni a fianco delle vittime dell’amianto e quelle del dovere con assistenza legale gratuita.

L’associazione ha anche creato una app http://app.onanotiziarioamianto.it/ per le segnalazioni e per contribuire alla mappatura dei siti contaminati. Per una consulenza è attivo lo sportello on-line https://onanotiziarioamianto.it/sportello-amianto-ona-nei-territori/ o il numero verde 800 034 294.

Ora i ladri rubano i volanti delle auto nella cintura di Torino

Amara sorpresa per i proprietari di vetture BMW, vittime dei ladri di ricambio delle auto. Nella notte a Nichelino, alcune macchine sono state prese di mira. Erano parcheggiate sulla strada e sono state vandalizzate. Da due  di esse è stato asportato il costoso volante. Dietro al furto probabilmente un traffico di pezzi di ricambio.

Torino e i suoi musei. Museo Lombroso – antropologia criminale

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Torino e i suoi musei / Con questa serie di articoli vorrei prendere in esame alcuni musei torinesi, approfondirne le caratteristiche e “viverne” i contenuti attraverso le testimonianze culturali di cui essi stessi sono portatori. Quello che vorrei proporre sono delle passeggiate museali attraverso le sale dei “luoghi delle Muse”, dove l’arte e la storia si raccontano al pubblico attraverso un rapporto diretto con il visitatore, il quale può a sua volta stare al gioco e perdersi in un’atmosfera di conoscenza e di piacere.

1 Museo Egizio
2 Palazzo Reale-Galleria Sabauda
3 Palazzo Madama
4 Storia di Torino-Museo Antichità
5 Museo del Cinema (Mole Antonelliana)
6 GAM
7 Castello di Rivoli
8 MAO
9 Museo Lombroso – antropologia criminale
10 Museo della Juventus

 

9 Museo di Antropologia Criminale Cesare Lombroso

Che Torino sia “città misteriosa” è ormai appurato. La meta che vi propongo oggi può rientrare sotto questo aspetto “tenebroso”, infatti è del Museo Cesare Lombroso che vi voglio parlare.
Il Museo di Antropologia Criminale espone gli studi che Cesare Lombroso (Verona 1835-Torino 1909) eseguì tra l’Ottocento e il Novecento: fanno parte della raccolta preparati anatomici, disegni, schizzi, fotografie, corpi di reato, e le particolari produzioni artigianali degli internati dei manicomi e delle carceri.
Non deve essere stato semplice per la famiglia di Cesare accettare che il celebre studioso organizzasse la sua prima esposizione di “scheletri e armi del delitto” proprio nella sua stessa casa. Chissà se fu proprio la signora Lombroso a spostare, l’anno successivo, nel 1877, un pezzo alla volta, gli attrezzi del mestiere del marito in Via Po 18, dove si trovava lo studio.
Superati i probabili battibecchi familiari, Cesare espose nel 1884 due vetrine ricolme di crani, maschere, fotografie criminali e altri oggetti a dir poco inquietanti, all’ Esposizione Generale di Antropologia Italiana.

Il tempo passa e il materiale si accumula, ecco nuovamente il problema di dove contenere questa raccolta in continua crescita. Nel 1896, quella che poi diverrà la collezione del Museo, viene esposta in via Michelangelo 26, sotto la supervisione dell’amico e assistente Mario Carrara, il quale provvede a riordinare la miriade di oggetti in sei sale differenti, arricchendola a sua volta con reperti inerenti agli sviluppi della polizia scientifica e della medicina legale.
Gli appassionati studi di Lombroso e di Carrara devono sopportare un periodo di dimenticanza, fino alla riscoperta avvenuta intorno agli anni Settanta del Novecento, in occasione della fortunata mostra “La scienza e la colpa”.

Solo nel 2001 la collezione riesce a trovare una sistemazione definitiva presso il Palazzo degli Istituti Anatomici, inserendosi nel progetto “Museo dell’Uomo”, che prevedeva una sede comune per i musei di Anatomia Umana, Antropologia Criminale, Antropologia ed Etnografia (ora in via Accademia Albertina); nella stessa residenza venne poi affiancato il simpatico Museo della Frutta.
Ogni tanto trovo la scusa per andarci, al Museo Lombroso, non è eccessivamente grande e non richiede chissà quanto tempo, certo tutto dipende dagli intenti personali e dalla relatività dei termini “tanto tempo”. Incominciamo dunque la visita.
Nella prima sala sono accompagnata dal sonoro di un dialogo immaginario tra due individui che discutono sugli studi di Lombroso; le voci cadono su alcuni mobili e macchinari che sono scenograficamente disposti per riprodurre lo studio del criminologo. Ciò che i due protagonisti dicono è importante per capire il contesto sociale in cui Cesare opera e per comprendere le valide riflessioni che vengono affrontate sul progresso e sui suoi limiti.

Nella seconda sala mi ritrovo in un luogo a metà tra scienza e fantascienza, una moltitudine di strumenti tecnici per rilevazioni morfologiche e funzionali dimostrano la tesi lombrosiana, per cui follia, delinquenza e genialità sono fenomeni quantificabili e oggetto di studio con metodo scientifico.
Impattante è la terza sala: l’ambiente ricorda i musei di antica concezione, teche e pavimento scricchiolante, decisamente i miei preferiti. Qui facciamo conoscenza con Cesare Lombroso in persona, solo un po’ più magro di com’era in realtà: per volontà testamentaria il suo scheletro è esposto nel Museo, sorridente come i teschi dei tesori dei pirati, guarda i visitatori, come se non volesse smettere di continuare ad osservare e a studiare, sempre alla ricerca di nuove prove a favore della sua tesi.

Superato – credo, non ci è dato saperlo- l’esame di Cesare, possiamo dedicarci a guardare la numerosa rassegna di reperti umani, maschere mortuarie, corpi di reato, manufatti carcerari e manicomiali, nonché ritratti di criminali che ornano le pareti. Non c’è che dire, un po’ si accappona la pelle davanti a quei volti cerati, costretti ad essere esangui per sempre. In questa sala ci sono gli oggetti che più mi affascinano, si tratta dei mobili realizzati da Eugenio Lenzi, uno dei tanti sfortunati reclusi nel manicomio di Lucca. Sono mobili senza definizione, abilmente intarsiati e scolpiti, con una dovizia di particolari che solo un matto avrebbe potuto concepire. Tutte le volte che li osservo non posso che domandarmi: se fossero esposti alla GAM o al Castello di Rivoli, sarebbero giudicati allo stesso modo o diventerebbero magicamente opere di inestimabile valore artistico?
Mi prendo il mio tempo prima di proseguire, quegli oggetti hanno il potere d’incantarmi e tutte le volte scopro dettagli nuovi che mi fanno rimanere a bocca aperta. Qualcuno mi osserva, mi sento giudicata e proseguo verso la quarta sala. Mi trovo di fronte a dei teschi tagliati e a qualche scheletro, le didascalie mi ricordano che questa stanza spiega la teoria atavica di Lombroso, il quale sosteneva che il criminale regredisse ad una sorta di condizione primitiva dello stadio evolutivo; un video ricorda, a chi se lo fosse dimenticato, che la malformazione cranica della fossetta del teschio Villella è solo una variabilità individuale, non un fondamento scientifico.

La quinta sala è dedicata agli abiti realizzati da Giuseppe Versino, internato a Collegno, e altri oggetti creati da persone affette da disturbi mentali. Il binomio “genio-follia” è presente da sempre nella storia dell’uomo e nella storia dell’arte, si pensi all’ iconica e stereotipata figura di Vincent Van Gogh (1853-1890), artista inequiparabile, internato nel manicomio di Saint Remy, dopo essersi amputato l’orecchio e dove realizzò 150 opere in soli 53 giorni. Del resto proprio questo luogo mi fa venire in mente che la “lista dei pazzi” è decisamente ampia: Fancisco Goya (1746-1828) era affetto da encefalopatia, (causata da intossicazione da piombo presente nei colori), la malattia lo portò alla sordità e a disturbi di personalità; lo stesso Michelangelo (1475-1564) secondo alcune fonti era piuttosto schizofrenico, come dimostrerebbero le ricerche di Gruesser collegabili allo studio dei volti realizzati dal Buonarroti.

Particolarmente attinente è la vicenda del pittore Richard Dadd (1817-1886), che uccise il padre con un coltello a serramanico perché lo aveva scambiato per un principe delle tenebre, nemico della divinità che Richard adorava, Osiris, a cui aveva anche dedicato un piccolo santuario in una camera in affitto a Londra. Non c’è bisogno di spiegazioni per personaggi allucinati come Ensor, ( 1860-1949) e Munch,( 1863-1944). Forse tra tutti l’ “oscar della follia” va a Jackson Pollock, artista maledetto per eccellenza, consumato da alcool e droghe, riformato dall’esercito per problemi psichici, morto a soli 44 anni in un tragico incidente stradale, la stessa signora Guggenheim di lui aveva detto: “quest’uomo ha dei seri problemi, la pittura è senza dubbio uno di questi”. L’elenco è ancora lungo ed è costituito da grandi nomi quali Francis Bacon, (1909-1992), l’autodistruttivo e tormentato Jean Michel Basquiat (1960-1988) e la triste Camille Claudel (1864-1943), artista brillante, allieva e amante di Rodin. Camille soffrì di depressione con manie di persecuzione e venne internata per volere della madre, in tal modo è come se fosse morta due volte in solitudine: sola, perché rinchiusa in manicomio e sola, perché nemmeno un familiare partecipò al suo funerale.

Continuando nel percorso espositivo, alla sala 6 si trovano le uniche tracce di vite anonime e maledette: graffiti e incisioni sugli orci per l’acqua dei detenuti del carcere di Torino. La sala 7 presenta il modellino del carcere di Filadelfia e la ricostruzione di una cella ottocentesca, qui si affronta la problematica della detenzione, divenuta nel corso dell’Ottocento architrave dei sistemi penali.
Sono quasi alla fine della visita e nuovamente incontro Lombroso, ma se prima era solo un silenzioso scheletro scrutatore, ora è una voce incorporea che mi parla come dall’Aldilà: è un discorso immaginario che ripercorre l’esperienza di studio, i pensieri, i dubbi che attanagliarono il grande pensatore, umanizzandolo e quasi tramutandolo in un normale “figuro” della bella époque torinese.

Uscendo, attraverso un lungo corridoio che mi riassume i punti principali della mostra: qui ho l’opportunità di rabbrividire ancora una volta alla vista della forca, proprio quella un tempo situata al “rondò” la piazza che ancora oggi in città così si chiama. Giustamente, a mio parere, perché il passato va studiato e compreso, ricordato e contestualizzato: se cancelliamo gli errori che abbiamo commesso, come possiamo correggerli e non ripeterli?

Alessia Cagnotto

Confagricoltura al Consiglio Regionale: “Abbiamo chiesto tutele per il settore”

Si è svolto il 15 febbraio, l’incontro tra il presidente del Consiglio Regionale Stefano Allasia e i vertici di Confagricoltura in vista dell’elaborazione del bilancio per l’anno 2023 della Regione Piemonte.

Negli ultimi decenni le politiche europee hanno chiesto agli agricoltori di produrre sempre di meno: oggi invece è necessario tornare a produrre di più. Siamo il primo settore dell’economia del Paese e dobbiamo essere messi nelle condizioni di poter lavorare grazie a politiche che incentivino la produzione, nel rispetto della salute del consumatore e dell’ambiente”. Lo afferma Enrico Allasia presidente di Confagricoltura Piemonte, sottolineando che l’agricoltura in questo momento si trova ad affrontare sfide molto serie per le quali servono strumenti nuovi e lungimiranza nella pianificazione delle prossime scelte colturali.

Il direttore di Confagricoltura Piemonte, Lella Bassignana ha a sua volta rammentato quanto accaduto nel 2022, anno caratterizzato da un andamento metereologico con pochi riscontri nel passato, che ha sottoposto a un pesante stress tutte le coltivazioni, con ripercussioni sulle produzioni e le rese. “Purtroppo, è un fenomeno che non accenna a rientrare in parametri più ordinari neanche nell’attuale stagione. Abbiamo infatti già alcuni pessimi riscontri per il mese di gennaio e gli inizi di febbraio, che evidenziano la scarsità di precipitazioni, anche nevose, e il fatto che gli alvei dei fiumi siano già quasi completamente in secca” ha concluso il direttore.

 

Confagricoltura Piemonte come portavoce del mondo agricolo ha chiesto che negli impegni di spesa del nuovo bilancio siano inseriti fondi per investire nella ricerca, avviare velocemente la fase operativa del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza finalizzata a creare una rete idraulica in grado di rispondere ai cambiamenti climatici, ripensare a una strategia per il contenimento degli ungulati con indennizzi equi agli agricoltori e a snellire le procedure per i rimborsi dei danni da siccità.

Anche in Piemonte  la “Trenitalia School Fair”, docenti e mobilità sostenibile

Dall’8 al 10 marzo, Trenitalia sarà a Didacta, l’appuntamento fieristico dedicato alla scuola

Passeggiare per le vie colorate di Napoli incorniciate dal Vesuvio, ammirare la suggestiva facciata del Duomo di Orvieto  o perdersi tra le meraviglie del giardino di  Boboli, a  Firenze. E ancora: visitare il Monferrato e Asti, la “città delle cento torri”, o lasciarsi stupire dai paesaggi della costa Est della Trinacria. Sono solo alcuni dei percorsi suggeriti nella guida “In treno è tutta un’altra gita”, l’iniziativa che Trenitalia – capofila del Polo passeggeri del Gruppo FS – dedica alle scuole per supportare in modo semplice e concreto i docenti nell’organizzazione delle uscite didattiche.

“In treno è tutta un’altra gita” mette a disposizione dei docenti delle scuole di ogni ordine e grado due strumenti pronti all’uso: la guida per partire, che fornisce tutte le informazioni per organizzare il viaggio didattico in treno, i vantaggi su misura, le tariffe riservate alle scuole, i contatti e le modalità di prenotazione e delle schede dedicate ad ogni regione, che includono una prima selezione di mete imperdibili, i collegamenti per raggiungerle comodamente in treno, la mappa con le tipologie di trasporto per ciascuna città segnalata e tante informazioni e curiosità da approfondire in classe prima della partenza.  Ulteriori spunti per ciascuna regione, oltre che nella guida, sono contenuti nelle schede itinerari, che contengono percorsi di scoperta del territorio spesso alternativi a quelli maggiormente frequentati, con informazioni sui collegamenti ferroviari e approfondimenti per esplorarne le meraviglie culturali, artistiche, paesaggistiche.

La guida, sviluppata in partnership con la casa editrice Bandusia, e disponibile online sul sito di Didatour,  sarà presentata ai docenti di tutta Italia attraverso “Trenitalia School Fair”, un tour che tocca le principali città della Penisola, da Nord a Sud, e che darà la possibilità ai docenti di incontrare i referenti delle tre direzioni di Business di Trenitalia (Alta Velocità, Intercity e Regionale) e approfondire così l’offerta dedicata alle scuole per il raggiungimento delle destinazioni di uscite didattiche ma anche contenuti di formazione legati alla sostenibilità e alla sicurezza del treno.

Prima del tour, il 15 febbraio, è stato previsto un webinar rivolto ai docenti che avrà come tema centrale la mobilità sostenibile. Per l’iscrizione al webinar, è possibile consultare questo sito.

Il “Trenitalia School Fair” partirà il 21 febbraio da Milano, per poi toccare, il 23 e il 28 dello stesso mese, rispettivamente a Torino e Verona. Dall’8 al 10 marzo farà tappa a Firenze, nel più ampio contesto di Didacta, il più importante appuntamento fieristico sull’innovazione del mondo della scuola, di cui Trenitalia è vettore ufficiale, con uno stand dedicato, proseguendo alla volta di Roma (14 marzo), Bari (21 marzo) e Napoli (23 marzo). La tappa conclusiva sarà a Catania il 28 marzo. La partecipazione agli incontri in presenza è riconosciuta dal Ministero dell’Istruzione per l’assolvimento dell’obbligo formativo dei docenti. Maggiori informazioni su orari e luoghi delle tappe, sono disponibili qui.

Che sia di un giorno solo o di più giorni, scegliere il treno, mezzo green per eccellenza, trasforma la classica “gita” di classe in una vera esperienza di viaggio: più speciale, ricca e divertente. Programmare il viaggio in treno, scoprendo il ricco network di collegamenti diffusi e integrati su tutto il territorio, infatti, fa bene agli studenti, all’ambiente e all’incredibile patrimonio che il nostro Paese custodisce.