ilTorinese

Fuggono al controllo di polizia. Arrestati dopo inseguimento in autostrada con auto rubata

Numerosi i dispositivi di allerta che il Centro Operativo Polizia Stradale di Torino, competente per tutto il territorio del Piemonte e della Valle d’Aosta, riesce ad attivare in caso di emergenze e/o di comportamenti scorretti degli automobilisti che percorrono la nostra rete stradale e autostradale.

In  data 13 aprile u.s., verso le ore 10,00,  la sala operativa  attivava le pattuglie di vigilanza sul tratto dell’autostrada A/32 Torino Bardonecchia in quanto un veicolo aveva eluso il pedaggio alla barriera di Avigliana proseguendo  carreggiata in direzione Susa.

Una pattuglia della Sezione di Torino – Sottosezione Polizia stradale di Susa –  intercettava l’autovettura, una   Suzuki Vitara di immatricolazione svizzera nei pressi dell’uscita della galleria Prapontin nel territorio del comune di Susa.

Non potendo effettuare alcun controllo in sicurezza sul posto, gli agenti invitavano gli occupanti l’autovettura a seguirli con la propria auto presso il comando, distante pochi chilometri.

Durante il breve tragitto, appena giunti all’interno dello svincolo di Susa Est, proprio in prossimità della caserma, l’auto effettuava una manovra repentina e cambiando direzione, si reimmetteva sull’autostrada  in direzione Francia.

Iniziava così un inseguimento a forte velocità su un tratto autostradale quasi interamente fatto di gallerie e con riduzioni di carreggiata ad una sola corsia per la presenza di numerosi cantieri con operai intenti all’esecuzioni di lavori stradali.

Dopo circa una trentina di chilometri, nei pressi della barriera autostradale di Salbertrand, dove nel frattempo era stato allertato un dispositivo di blocco, la SUZUKI sfondava la barra di chiusura e proseguiva la sua folle corsa, con il parabrezza rotto per il violento urto, per altri 4/5 chilometri sino allo svincolo di Oulx Ovest dove, non fermandosi allo stop, entrava in collisione con una vettura.

I due abbandonavano l’auto sull’incrocio tentando ancora la fuga a piedi attraverso i boschi ed il fiume Dora Riparia, dove venivano bloccati dagli agenti che nel frattempo li avevano inseguiti anche a piedi.

Venivano così fatti tutti i controlli del caso e si accertava che il Suzuki risultava essere stato rubato in Svizzera e i due erano di origine marocchina, di 31 e 22 anni, senza fissa dimora in Italia.

Visti anche i numerosi precedenti penali a carico di uno dei due, venivano entrambi sottoposti a fermo di polizia giudiziaria per ricettazione del veicolo e il conducente arrestato per resistenza a pubblico ufficiale

La Procura della Repubblica di Torino richiedeva ed otteneva dal GIP del Tribunale la convalida di tutti i provvedimenti presi a carico dei due.

Impariamo la felicità dagli scozzesi

La ricerca della felicità è stata una delle mete perseguite dall’uomo fin dalle sue origini.

Ogni epoca ha avuto i propri metri di misura, a seconda dell’influsso che elementi esterni hanno portato alla società (religione, consumismo, filosofia new age): pensiamo soltanto all’edonismo, allo yuppismo degli anni ’80 in contrapposizione alla felicità semplice del tempo di guerra quando si era felicianche soltanto per il fatto di possedere cibo.

Negli ultimi anni la crisi economica, la disoccupazione in aumento, la pandemia e l’isolamento cui siamo stati inutilmente obbligati ci hanno fatto riscoprire il bisogno di felicità, bisogno quanto mai soggettivo, ma generalizzabile per sommi capi. Lo stress cui siamo sottoposti, i ritmi frenetici non ci lasciano tempo per riflettere, per domandarci se realmente siamo felici, se la nostra vita ci dia le soddisfazioni che tutti noi, ognuno a modo suo, cerchiamo.

Gli scozzesi ci vengono in soccorso con il còsagach, che permette di ristabilire l’equilibrio interiore senza dover fare chissà quali atti eclatanti, recuperando la serenità persa nei meandri delle troppe faccende quotidiane che siamo chiamati a compiere.

Elemento base di questa terapia è la natura, che da sola ci apporta tutto ciò che ci occorre; il Sole, l’aria, le camminate, da soli o in compagnia e, di conseguenza, l’astensione dal PC, dalla televisione, dalla tecnologia.

Passeggiare nelle colline o lungo un fiume, sedersi in un parco a leggere quel libro che da tempo avevamo comprato e, al ritorno a casa, goderci una tisana o un tè, preparare qualcosa in cucina.

I ritmi cui siamo sottoposti, che nulla hanno di naturale, ci portano a non pensare più a noi stessi, a non ascoltarci, rimandando la soluzione di problemi interiori e allontanandoci sempre più dalla natura.

Una camminata, magari fermandoci ad osservare gli animali intorno a noi, o il gioco dei bambini, o le nuvole che assumono forme sempre diverse, respirare aria fresca, ricevere i benefici dei raggi solari (così importanti per chi lavora tutto il giorno al chiuso) ci permettono di ristabilire un contatto con l’ambiente, la natura e il nostro interiore.

Ne consegue un miglioramento per noi stessi e, ça va sans dire, per la società nella quale viviamo: un individuo sereno, felice trasmette il suo stato d’animo a quanti lo circondano; una persona sola felice può fare poco, ma quando sono in molti ad esserlo l’intera società lo diventa.

Chi abbia viaggiato nei Paesi caraibici avrà notato come quelle persone, pur avendo poco, pur dovendo ogni anno ricostruire tutto dopo il passaggio degli uragani, sono sempre felici, sorridenti, e l’intera popolazione lo dimostra: hanno capito che la felicità non dipende dalla ricchezza o da valori materiali, ma dall’essere in salute, avere una famiglia, qualcuno da amare e che ti ama, essere vivi.

Ecco, se soltanto noi capissimo l’importanza di trovare i nostri momenti di confort, capendo realmente che le soddisfazioni materiali (il contratto concluso con successo, le ore di straordinario pagate con maggiorazione, le ore dedicate all’azienda con il miraggio della carriera) non possono e non devono sostituirsi alla propria realizzazione spirituale cresceremmo intimamente imparando a dosare i nostri compiti e le nostre aspirazioni e, così facendo, a raggiungerli più facilmente.

Qualcuno diceva: “Nella vita bastano le piccole cose: una piccola villa, un piccolo yacht….”; se pensiamo che la felicità sia generata dal possesso di beni materiali e, quindi, dal confronto fra i nostri beni e quelli altrui resteremo degli eterni infelici, alla ricerca eterna di un qualcosa in più non accorgendoci che inevitabilmente andremo nella direzione opposta.

Mettere sullo stesso piano mente e spirito non è facile; solitamente siamo restii ad ascoltare ciò che ci giunge dal profondo continuando, così, a perpetuare attività insoddisfacenti e questo perché non sappiamo o non vogliamo stare in ascolto di noi stessi.

Quanti di noi continuano, dopo anni, a svolgere quotidianamente, senza alcuna soddisfazione, le stesse mansioni sopportando tutto ciò solamente perché poi arriva il fine settimana con, si spera, un po’ di tempo per svolgere ciò che ci piace? Ovviamente, sempre che famiglia, amici, associazioni e conoscenti non avanzino richieste da assecondare annullando quel poco ristoro che avremmo avuto.

Proviamo per una settimana, giunti a casa dal lavoro,  a prendere la bicicletta o anche a piedi e andare in un parco cittadino, immersi nel verde poi seduti su una panchina, ad ascoltare il fruscio del vento fra i rami, il canto degli uccelli, il rumore di una cascata, il gioco dei bimbi o ad osservare due fidanzati che passeggiano mano nella mano, un bimbo che insegue gli scoiattolimentre impara i primi passi e molto altro: non sentite come lo stress cerchi di uscire da noi, per lasciare posto al rilassamento, alla serenità, a nuovi pensieri positivi?

Non succederà il primo giorno, e forse neanche dopo una settimana, ma se diventa il nostro stile di vita il successo è garantito. E a guadagnarci sarà non solo il vostro benessere personale, ma anche il rapporto con amici e colleghi, con i figli e con il vostro partner, specie a letto. Adottate questo stile di vita, almeno 2-3 volte alla settimana, anche soltanto un’ora per volta.

E non dimenticate di portare con voi un buon libro: non ha effetti collaterali.

Sergio Motta

Giachino: la Diga di Genova occasione anche per Torino

Rilancerà lo sviluppo di tutto il Nord Ovest. Per Torino e per il Piemonte una grande occasione da cogliere. Un premio per l’accelerazione dei lavori.

L’avvio dei lavori per la costruzione della Nuova Diga foranea al porto di Genova, il primo porto italiano è una cosa importante per il rilancio della nostra economia che viene da quasi venticinque anni di stagnazione e con un Debito Pubblico molto elevato.
La Diga non è una infrastruttura qualsiasi perché a differenza di altre che riducono solo i tempi di percorrenza o aumentano la sicurezza, la Nuova Diga , come fu per il Canale di Suez, sposta traffici commerciali e turistici e quindi porterà nuovo sviluppo economico e nuovi posti di lavoro per il nostro Paese. Le infrastrutture fanno parte della VISION di un Paese e come il Primo Traforo del Frejus nelle intenzioni di Cavour avrebbe portato sviluppo a un Paese che aveva un PIL molto più basso degli altri a paesi europei (1/4 di quello inglese), così la Nuova Diga consentirà l’aumento delle importazioni e delle esportazioni e il ritorno ad una crescita importante per la economia del Nord Ovest.
La crescita della attività portuale porterà sviluppo e lavoro non solo a Genova ma anche in Piemonte , Lombardia , in tutto il Nord Ovest che negli ultimi anni è stato superato dalla maggiore crescita del Nord Est.
Degli attuali 130.000 posti di lavoro generati direttamente o indirettamente dal porto di Genova solo il  55% sono occupati a Genova ma secondo uno Studio di Nomisma, 20.000 sono in Piemonte e altri 20-22.000 in Lombardia.
La Nuova Diga consentirà agli armatori e agli spedizionieri di far arrivare la merce Svizzera o quella della Germania del Sud a Genova, risparmiando 2-3 giorni di viaggio sui tempi di trasporto e diminuendo l’inquinamento .
Tra il Piemonte  e la Lombardia si incroceranno i due corridoi ferroviari europei Mediterraneo e Reno Alpi. Attorno a quell’incrocio si insedierà la più grande Area Lofistica del Sud Europa con la creazione di nuove aziende e di nuovi posti di lavoro.
La Nuova Diga verrà ultimata nel 2026 e due anni dopo il Terzo Valico mentre la TAV arriverà secondo le ultime indicazioni a Gennaio  2033. Torinesi e piemontesi misurereranno sulla propria  pelle il costo dei ritardi causati dai No Tav e dai blocco dei lavori decretati prima da Toninelli e poi  dal governo giallorosso.
Non sarebbe male immaginare un premio ai manager responsabili della costruzione della TAV perché ogni mese guadagnato darebbe importanti ricadute economiche sulla economia torinese , piemontese e nazionale

Mino GIACHINO 

Responsabile piemontese trasporti e logistica FDI

Treni Torino – Liguria, modifiche alla circolazione

Dall’8 maggio al 10 giugno sulla linea Savona-San Giuseppe, via Altare

  • Investimento di RFI di oltre 1,5 milioni di euro
  • interessati i collegamenti Alessandria/Acqui Terme-Savona e Ventimiglia/Savona-Fossano-Torino

Rete Ferroviaria Italiana (società capofila del Polo Infrastrutture del Gruppo FS) ha programmato interventi infrastrutturali di manutenzione, funzionali alla prevenzione del rischio idrogeologico, sulla linea Savona – San Giuseppe di Cairo, itinerario via Altare.

L’investimento complessivo dei lavori è di oltre 1,5 milioni di euro.

Per consentire l’operatività dei cantieri da lunedì 8 maggio a sabato 10 giugno i treni regionali delle linee Alessandria-Acqui Terme-Savona e Ventimiglia/Savona-Fossano-Torino percorreranno, tra Savona e San Giuseppe di Cairo, l’itinerario alternativo “via Ferrania”. Alcuni collegamenti saranno modificati o limitati nel loro percorso.

I canali di vendita dell’Impresa ferroviaria sono aggiornati con la nuova offerta.

Deposito logistico Zero Carbon a Orbassano

Il deposito logistico situato a Orbassano (Torino), rappresenta un connubio di sostenibilità e innovazione per il settore delle costruzioni, ed è il primo edificio in Italia – e tra i primi in Europa – a concorrere alla certificazione Zero Carbon by International Living Future Institute

 GSE Italia filiale italiana del gruppo francese operante nel settore dell’edilizia industriale, con oltre 600 dipendenti e più di 1 miliardo di Euro di fatturato nel 2022 – da sempre ha la sostenibilità nel suo DNA. Uno degli obiettivi primari del gruppo, infatti, è quello di innovare il settore, contribuendo a migliorare costantemente gli standard in ambito di sviluppo sostenibile.

Ne è un esempio il progetto realizzato per Vailog-SEGRO, leader in Italia per il settore dello sviluppo immobiliare industriale. Un deposito logistico con una superficie coperta di 36.305,66 mq situato a Orbassano (TO), che rappresenta un esempio eccellente e virtuoso per l’intero settore dell’edilizia industriale, grazie alla capacità di conciliare due aspetti fondamentali: sostenibilità e innovazione.

Il primo edificio in Italia a concorrere alla certificazione Zero Carbon

Il deposito rappresenta un particolare motivo di soddisfazione per GSE Italia, dato che grazie alle sue caratteristiche persegue la certificazione BREEAM International New Construction by BRE livello Excellent e, in particolare, perché si tratta del primo edificio logistico in Italia a concorrere alla certificazione Zero Carbon by International Living Future Institute.

Per accedere a questa importante certificazione è richiesto di dimostrare la “carbon neutrality” dell’edificio, sia per emissioni “embodied” – relative ai materiali e al processo di costruzione – sia per quelle operative – relative all’utilizzo dell’immobile. Questo è stato possibile grazie a un attento monitoraggio delle quantità di materiali installati in fase di progettazione e di costruzione, oltre al monitoraggio delle caratteristiche tecniche relative alle emissioni di CO2, attentamente documentate attraverso EPD (Dichiarazioni Ambientali di Prodotto). Hanno giocato un ruolo di primo piano anche l’ottimizzazione delle quantità di materiali utilizzati, la selezione dei fornitori e l’approvvigionamento dei materiali.

Per la costruzione dell’edificio, inoltre, GSE si è impegnata a non superare la produzione di 500 kg di CO2 per mq, raggiungendo pienamente l’obiettivo con 325kg di CO2 / mq: un risultato che ha superato del 30% il target concordato.

GSE e sostenibilità: un impegno allineato agli obiettivi europei

La certificazione Zero Carbon è importante in ambito edilizio per due ordini di motivi: uno di contesto e un altro più «settoriale». In primo luogo, la Commissione Europea ha fissato degli obiettivi ambientali molto sfidanti, che puntano a rendere l’Europa il primo continente neutrale dal punto di vista climatico con una riduzione del 55% delle emissioni climalteranti in atmosfera entro il 2030 rispetto ai livelli del 1990. In secondo luogo, va considerato che circa il 40% delle emissioni a livello globale sono generate dal settore delle costruzioni. Proprio per questo, la Commissione Europea è intervenuta con una normativa specifica che regolamenta il settore edilizio e prevede l’azzeramento delle emissioni derivanti dagli edifici entro il 2050.

Consapevole di questo aspetto, è con grande senso di responsabilità che GSE, a livello di gruppo, ha reso lo sviluppo sostenibile parte integrante della propria filosofia aziendale a partire dal 2010 con le prime certificazioni ambientali per gli edifici logistici.

Innovazione, alte prestazioni e attenzione al paesaggio

Per la realizzazione dell’immobile di Orbassano sono state adottate soluzioni particolarmente all’avanguardia, tra cui l’impiego di fondazioni e pavimentazione industriale low carbon, con l’utilizzo di cemento di classe III/B e III/A e aggiunta di aggregati riciclati. L’impiego di questi materiali attentamente selezionati ha consentito un risparmio rispettivamente del 30% e del 25% delle emissioni di CO2 rispetto all’utilizzo di miscele tradizionali.

Il progetto è dotato di una trincea drenante con una capacità di 10.000 mc di acqua piovana e di un sistema di recupero delle acque piovane, da riutilizzare per irrigazione e scarichi wc. Dal punto di vista impiantistico, invece, il magazzino punta in modo deciso sull’efficienza energetica, grazie all’installazione di un impianto fotovoltaico da 1 MWp e di un sistema HVAC idronico basato su pompe di calore polivalenti collegato a unità di trattamento dell’aria e fan-coils a 4 tubi che riducono l’impatto ambientale dell’edificio, diminuendone i costi in termini di emissioni e consumi energetici.

Siamo molto orgogliosi di questo progetto, per il quale GSE si è impegnata a garantire un risparmio di emissioni di CO2 superiore al 30% della soglia imposta e, in fase di progettazione, l’energia utilizzata è stata ridotta del 25% rispetto a un edificio convenzionale equivalente”, afferma Vincenzo Binetti, Sustainability Manager di GSE Italia. “Oltre ai risultati in termini di prestazioni ambientali, un altro aspetto che rende il progetto di Orbassano una milestone nella nostra storia recente, è la capacità dell’immobile di rispondere perfettamente alle necessità finali di utilizzo integrando al tempo stesso tecniche che ne minimizzano l’impatto ambientale”.

Un altro risultato non trascurabile e meritevole di menzione”, aggiunge Mathieu Hamm, Project Director GSE Italia, “ritengo sia stata la capacità di mantenere gli impegni concordati con il cliente a livello contrattuale anche in termini di tempistiche di consegna del progetto, nonostante le difficoltà insorte in corso d’opera a causa dell’importante rialzo dei prezzi delle materie prime”.

Per GSE Italia, infatti, un edificio logistico sostenibile è un edificio che, oltre a garantire il proprio aspetto funzionale, riesca a integrare una gestione corretta dei diversi ambiti della sostenibilità quali, per esempio, performance energetica, impatto di CO2, comfort, biodiversità, localizzazione strategica.

Infine, l’integrazione paesaggistica degli edifici è un aspetto fondamentale dei suoi progetti. In questo caso, nell’area del deposito logistico di Orbassano saranno riqualificati 7 ettari di aree verdi, tra aree private e ad uso pubblico, ed è prevista la piantumazione di oltre 500 nuovi alberi scelti tra le specie locali.

SU GSE

Il gruppo GSE, fondato nel 1967, è il Global Contractor di riferimento per la gestione di tutti gli aspetti di un progetto di costruzione, impegnandosi contrattualmente nel rispetto di un corrispettivo fisso, di tempi di costruzione certi e di una qualità garantita dell’opera. Nel 2022 il gruppo GSE ha sviluppato un giro d’affari appena superiore al miliardo di euro per la sua prima volta, e a oggi conta 554 dipendenti tra Europa e Cina, dove costruisce edifici industriali, logistici, direzionali e commerciali. Nel 2019 GSE è stata acquisita da Goldbeck Gmbh, leader europeo nel mercato immobiliare con un fatturato 2022 di oltre 6 miliardi di euro e 10.000 dipendenti in più di 100 sedi in Europa. Insieme, le due società costituiscono il primario operatore pan europeo in grado di svolgere interventi “tailor-made” o “system-based” con una fitta rete di filiali operative per essere quanto più prossimi al cliente.

GSE Italia, filiale italiana del gruppo francese fondata nel 1999, è una società operante nel settore immobiliare e delle costruzioni come General Contractor e specializzata nel mercato della logistica e dell’industria, partner di fondi e sviluppatori immobiliari, di aziende della GDO, operatori logistici, aziende manifatturiere, con un centinaio di collaboratori e un fatturato nell’anno 2022 di circa 255 Mn Euro.

Tra gli utilizzatori finali e i clienti di GSE Italia rientrano aziende come: Carapelli, Euronics, Kramp, Fresenius Medical Care, Lyreco, Michelin, Pirelli, Susa Trasporti, DEA Capital Sgr, Prologis, Vailog-Segro, Carlyle.

Per più informazioni su GSE: www.gsegroup.com/en/

Liquida Photofestival a Paratissima

Paratissima ospita nella sua cornice fino al 7 maggio prossimi la seconda edizione di Liquida Photofestival

 

Nella cornice di Paratissima, dal 4 al 7 maggio 2023, si tiene la seconda edizione di Liquida Photofestival, la rassegna che pone in dialogo autori e professionisti emergenti del mondo della fotografia e dell’immagine, curata da Laura Tota. Sono sette premi di cui quindici vincitori, con una giuria composta da cinque professioniste del settore e oltre quaranta autori tra emergenti e guest.

Liquida Photofestival rappresenta una piattaforma di riferimento per restituire, quanto più possibile, lo stato della ricerca fotografica nelle sue diverse forme di espressione dell’immagine nel momento preciso della sua manifestazione, dando vita ai talenti della fotografia contemporanea, sia dal punto di vista della produzione autoriale, sia della riflessione fotografica, coinvolgendo addetti ai lavori che iniziano oggi il proprio percorso in questo continuo divenire.

La seconda edizione di Liquida Photofestival contiene un concept dal titolo “Better Days will come” e vuole essere un tentativo di disegnare il futuro mondo possibile, attraverso linee di indagine positive che ne evidenzino gli esiti potenziali. Sono contenuti messaggi di speranza, bellezza, condivisione, coesistenza, resilienza e amore; questo è ciò che Liquida racconterà attraverso la narrazione fotografica e non solo.

Si tratta di contaminazioni tra tecnologia, immagini in movimento, vecchi e nuovi linguaggi legati all’immagine contemporanea per contribuire a una visione positiva del domani.

 

Mara Martellotta

“Fuga da Sarajevo” in scena allo Spazio Kairòs

SABATO 6 MAGGIO ORE 21
DOPO I SOLD OUT DI FEBBRAIO NUOVA DATA PER “FUGA DA SARAJEVO”

E’ una coproduzione di cinque realtà torinesi

Dopo i sold-out di febbraio, lo Spazio Kairòs, in via Mottalciata 7 a Torino, ospiterà sabato 6 maggio alle 21 una nuova data di “Fuga da Sarajevo”. Opera della drammaturga Monica Luccisano, lo spettacolo trae libera ispirazione dall’intervista della Luccisano a Irina Dobnik, dalle vicende del Kamerni Teatar ’55 e da altri fatti accaduti a Sarajevo al tempo dell’assedio. E’ coprodotto da cinque realtà torinesi: Doppeltraum Teatro, Liberipensatori Paul Valéry, Onda Larsen, Progetto Zoran, Tékhné. In scena sette attrici, Camilla Bassetti, Serena Bavo, Chiara Bosco, Luana Doni, Silvia Mercuriati, Stefania Rosso, Lia Tomatis, coordinate da Luccisano in una regia collettiva.

L’assedio di Sarajevo, aprile 1992-febbraio 1996, è stato il più lungo nella storia bellica del Ventesimo secolo. Il più lungo e doloroso, in seno alle guerre balcaniche, uno dei conflitti più sanguinari che ha prodotto massacri, genocidi e la fuga dalle città assediate. Sarajevo, con i suoi abitanti bersagli liberi in preda alle granate e al tiro dei cecchini, è ridotta al terrore, alla fame e al freddo.

Irina Dobnik è una giovane attrice, poco più che ventenne, del Kamerni Teatar ‘55. Quella esplosione di violenza entra a gamba tesa nella sua vita. Ma in quell’angoscia crescente, il suo teatro intraprende una straordinaria “resistenza culturale”: spettacoli, concerti, prove aperte, performance di ogni genere continuano ad animare il Kamerni durante l’assedio, e non è solo per l’ostinata voglia di vita dei suoi attori e attrici, ma anche di quei cittadini che continuava a frequentare quel luogo trovandovi un rifugio per corpo e mente, quando a Sarajevo è l’inferno.

 La compagnia di Irina sta allestendo “Aspettando Godot”. In una sorta di osmosi tra vita e teatro, il lavoro su quel testo va intrecciando l’angoscia di quei giorni. La lavorazione dello spettacolo è sempre più intensa. E via via “Godot” diventa uno specchio in cui si riflette l’attesa infinita di una tregua, e di qualcuno che metta fine all’inferno. Come moltissimi altri, Irina sarà costretta alla fuga.

 Il progetto è stato sostenuto dal Consiglio Regionale del Piemonte Comitato Resistenza e Costituzione: lo spettacolo è stato prodotto con il contributo di Città di Torino, TAP Torino Arti Performative e l’intero progetto è stato sostenuto con i fondi dell’Otto per mille della Chiesa Valdese 2022.

 

LO SPETTACOLO

Ideazione e testo Monica Luccisano

Interpreti e regia collettiva Camilla Bassetti, Serena Bavo, Chiara Bosco, Luana Doni, Silvia Mercuriati, Stefania Rosso, Lia Tomatis, coordinate da Monica Luccisano

Disegno luci Cristiano Falcomer

Artigiano di scena Fabio Palazzolo

Consulenza storica Diego Acampora – TOjeTO

Coproduzione Doppeltraum Teatro, Liberipensatori Paul Valéry, Onda Larsen, Progetto Zoran, Tékhné

Biglietti:

Intero: 13 euro

Ridotto: 10 euro (allievi Onda Larsen, over 65, studenti under 25, disabili)

Info: biglietteria@ondalarsen.org

Biglietti online su: www.ticket.it/festival/approdi.aspx

Torino Danza, il calendario della 36a edizione

È stato illustrato dalla direttrice artistica Anna Cremonini, il calendario della 36 edizione di Torino Danza.
“Dance me to the end oh love”  internazionale: 33 rappresentazioni,3 luoghi teatrali,4 Prime nazionali,1 Anteprima, 7 conproduzioni,15 Compagnie provenienti da 8 diversi Paesi (Australia,Belgio, Germania, Israele,Italia,Regno Unito, Spagna,Svizzera)
L’inaugurazione dell’edizione 2023, in programma il 14 settembre alle 20.45 alle Fonderie Limone di Moncalieri, sarà affidata alla Sydney Dance Company, diretta dal coreografo spagnolo Rafael Bonachela. La compagnia, che arriva per la prima volta a Torino e torna dopo molti anni in Italia, presenta in prima nazionale ab [intra], un intenso viaggio nell’esistenza umana che muove dalla tenerezza al turbamento, un’esplorazione dei nostri istinti primordiali, dei nostri impulsi e delle nostre risposte viscerali. Repliche il 15 e il 16 settembre.
Rafael Bonachela con la Sydney Dance Company, Ohad Naharin e la Batsheva Dance Company, Sidi Larbi Cherkaoui e il Ballet du Grand Théâtre de Genève, Akram Khan, Peeping Tom, Oona Doherty saranno i protagonisti internazionali della rassegna che insieme a Silvia Gribaudi, Ginevra Panzetti e Enrico Ticconi, Teodora Castellucci, Francesca Pennini comporranno il programma di Torinodanza 2023. A questi artisti si affiancheranno quelli selezionati nell’ambito del progetto ART~WAVES, sostenuto dalla Fondazione Compagnia di San Paolo: una finestra aperta su Torino e affacciata sul mondo, che vedrà protagonisti Compagnia Egri Bianco Danza, Balletto Teatro Torino, Piergiorgio Milano, Cordata FOR creata da Francesco Sgrò e AlbumArte con Daniele Ninarello.
Appuntamento per gli appassionati di danza a Torino a partire dal 14 settembre.
Gd

Torino – Caselle, completato il collegamento. Aperta la carreggiata verso il centro città

L’apertura al transito della carreggiata verso il centro città avvenuta oggi completa il collegamento diretto con il raccordo autostradale per Caselle. Lo scorso 19 gennaio era stata la volta del tratto in direzione Nord, per i veicoli provenienti da corso Venezia e diretti in autostrada verso Caselle.

 

“Con questa apertura – ha detto il Sindaco Stefano Lo Russo, prima del taglio del nastro si conclude la grande trasformazione nord-sud della Città, si completa un tratto viabilistico che ha cambiato radicalmente il volto di Torino e si apre una nuova stagione con la partenza della Linea 2 della metropolitana proprio a pochi metri da qui, dalla stazione Rebaudengo, per continuare la grande trasformazione di Torino su cui stiamo lavorando. Sono decenni che questa Città non faceva interventi di manutenzione e in molti casi si tratta di manutenzioni non rinviabili – ha proseguito il Sindaco – :pensiamo ad esempio a via Po che vedrà la sostituzione dei binari del tram anche per ragioni di sicurezza del trasporto pubblico. A questi interventi si sommano quelli che partiranno grazie al Pnrr tra cui la riqualificazione di 98 scuole, 17 biblioteche di quartiere, gli interventi al Parco del Valentino e su molti edifici di proprietà Comunale. Si apre una stagione di cantieri e qualche disagio è inevitabile ma siamo convinti che al termine di questi lavori Torino sarà più bella, più attrattiva e certamente sarà apprezzata ancora di più dai torinesi che la vivono”

Con il completamento dell’asse viario fino a corso Grosseto, dal raccordo autostradale Torino-Caselle è ora possibile, senza soluzioni di continuità, inserirsi lungo corso Venezia e attraverso la spina centrale arrivare a largo Orbassano, piazza Baldissera e cantieri permettendo.

Il progetto di questo primo lotto di lavori di completamento della sistemazione superficiale del viale della Spina con opere per un valore di 5 mln e 400mila euro era stato approvato dalla Giunta comunale a fine aprile del 2020. Gli interventi hanno consentito la sistemazione superficiale del Passante Ferroviario tra via Breglio e corso Grosseto e il completamento del tratto tra le vie Valprato e Breglio.

In particolare, è stata ridisegnata l’intersezione tra corso Venezia e le vie Breglio e Lauro Rossi; completatata la sistemazione del lato Est di corso Venezia, lungo le aree di proprietà di RFI; e sono state realizzate le opere stradali di connessione del nuovo viale al raccordo autostradale Torino-Caselle e a corso Grosseto.

Intanto proseguono regolari i lavori relativi al secondo lotto – con opere per 4mln e 600mila euro – con i quali sarà riqualificata l’area verde liberata dal cantiere della Torino-Ceres, e sarà realizzato il secondo accesso a corso Venezia da via Sospello. La conclusione del cantiere è prevista per ottobre 2023.