ilTorinese

Il Piemonte, una regione fotovoltaica. In testa alla classifica nazionale per produzione di energia

Ricerca Aceper

L’assessore regionale all’Energia, Matteo Marnati: «Questo dimostra la grande capacità della nostra Regione di investire in fotovoltaico. Siamo solo all’inizio di un percorso che ci porterà a triplicare questo dato entro il 2030»

Secondo i dati emersi da una ricerca fatta da Aceper (Associazione dei consumatori e produttori di energie rinnovabili) su un campione di oltre 5mila impianti fotovoltaici situati in 17 regioni italiane, il Piemonte risulta al primo posto della classifica per produzione di energia da fotovoltaico, terza per “virtuosità”, ovvero per il rapporto tra energia effettivamente prodotta e energia attesa in termini di produzione.

«Un risultato che fotografa una realtà già improntata allo sviluppo delle fonti rinnovabili, che sarà ulteriormente implementato dalle azioni che, come Regione Piemonte, abbiamo avviato per il raggiungimento degli obiettivi europei al 2030 – commenta l’assessore regionale all’Ambiente e Energia Matteo Marnati – A partire dall’approvazione, il 15 marzo scorso, del nostro Piano Energetico Ambientale Regionale articolato su quattro direttrici fondamentali: sviluppo delle fonti energetiche rinnovabili, riduzione dei consumi energetici, sviluppo della green economy e definitiva affermazione di un modello di generazione distribuita, che favorirà in particolare lo sviluppo delle comunità energetiche». «Un modello – aggiunge l’assessore – che consentirà, in parallelo al raggiungimento degli obiettivi fissati dall’Agenda 2030, anche per raggiungere il più possibile l’autonomia energetica».

Proprio le comunità energetiche sono un punto di forza della politica regionale: il Piemonte è stata la prima regione ad avviare questa esperienza, con l’approvazione, prima regione in Italia, di una legge regionale dedicata. Dal dicembre 2020 sono infatti in vigore disposizioni e incentivi per sviluppare i sistemi collettivi di autoconsumo da fonti rinnovabili e attualmente le comunità energetiche sono sperimentate con successo in 4 aree della regione.

«In attesa dell’uscita del decreto per la costituzione delle comunità energetiche – conclude l’assessore – questo dato dimostra dunque la grande capacità della nostra Regione di investire in fotovoltaico: siamo solo all’inizio di un percorso che ci porterà a triplicare questo dato entro il 2030».

 

Chirurgia anca e bacino, alta specializzazione al Cto

Su proposta dell’assessore alla Sanità del Piemonte, Luigi Genesio Icardi, la Giunta regionale ha individuato quale Centro di alta specializzazione di riferimento regionale per la chirurgia complessa dell’anca e del bacino (CRAB) la Struttura complessa Ortopedia e Traumatologia 1 U della Città della Salute e della Scienza di Torino – Presidio Cto.

«Il reparto di Ortopedia e traumatologia universitaria diretto dal professor Alessandro Massè  – spiega l’assessore Icardi -, oltre a rappresentare un’eccellenza nel campo degli interventi di chirurgia traumatica dell’anca e del bacino, organizza corsi specifici di formazione per il proprio personale ed è sede di attività didattica, all’interno del presidio Cto, nell’ambito della Scuola di Specializzazione in “Ortopedia e Traumatologia” dell’Università degli Studi di Torino.  Si tratta di un reparto che include tutti i principali setting assistenziali del suo ambito specifico e che raccoglie ed elabora i dati di esito e outcome clinico dei propri assistiti, valutandone l’andamento nel tempo. Il professor Massè e tutta la sua equipe hanno sempre dimostrato estrema professionalità, competenza e dedizione. A loro vanno le mie più vive congratulazioni per il prestigioso risultato raggiunto».

Il riconoscimento del Centro di alta specializzazione di riferimento regionale ha validità triennale ed entro sei mesi dalla scadenza potrà esserne presentata richiesta di rinnovo.

Energia, esposto di Italia Liberale Popolare

L’aumento dei costi energetici si sta abbattendo com uno tsunami sulla nostra economia, riducendo drammaticamente il potere di acquisto delle famiglie e mettendo a rischio la prosecuzione delle attività della piccola e media impresa e del mondo del commercio e della ristorazione.
L’aumento spropositato registrato sopratutto l’estate scorsa ha messo in ginocchio numerose attività e per questo il Direttivo Regionale del Piemonte di Italia Liberale e Popolare ha deciso di sostenere l’iniziativa del Responsabile Regionale Giustizia, Avv. Alberto Del Noce che, insieme all’Avv. Umberto Maria Del Noce, ha depositato un esposto, presso il Tribunale di Torino, in cui si denuncia come il dissesto economico di molte attività potrebbe essere figlio di una speculazione economica senza precedenti.
Secondo Claudio DesiròSegretario Nazionale di Italia Liberale e Popolare, “si tratta di un’iniziativa giusta e giustificata dalla volontà di cercare di fare chiarezza circa eventuali fenomeni speculativi ingiustificati che avrebbero danneggiato notevolmente l’economia del nostro Paese”.
“Le famiglie italiane si trovano oggi a dover combattere tra inflazione e bollette ed il mondo delle professioni, del commercio, della piccola e media impresa, si ritrova a dover far fronte ad un aumento di costi fissi che ne mette a repentaglio la stessa sopravvivenza. Se tutto ciò fosse dovuto puramente a speculazione finanziaria, sarebbe assimilabile ad un crimine”, conclude Desirò.
“Il mondo del Commercio, della Ristorazione, Alberghiero, sono in una situazione drammatica: molte attività, quotidianamente, si ritrovano a dover decidere se chiudere, per evitare eventuali fallimenti d’impresa, piuttosto che provare a sopravvivere tra mille difficoltà”, così Alessandra GirardelloResponsabile Commercio di Lib-Pop Piemonte, che aggiunge “diverse attività commerciali nelle scorse settimane hanno spento definitivamente le proprie luci: un danno economico e sociale notevole che non si ripercuote unicamente sugli imprenditori e sui loro dipendenti che hanno perso il lavoro, m su tutto il tessuto sociale del nostro Paese che affronta un più che probabile contrazione economica i cui primi effetti sono già evidenti”.
Partendo dai comunicati di Ascom e Camera di Commercio di Torino, che sottolineano come vi siano ben 2487 aziende piemontesi a rischio chiusura a causa del caro bollette, con 15 mila posti di lavoro in gioco, l’Avv. Del Noce ha deciso di dare voce ad un imprenditore torinese particolarmente colpito da questa situazione.
“Per nome e per conto dell’imprenditore mio assistito, ho presentato un esposto presso la Procura della Repubblica di Torino contro le società erogatrici del servizio energetico per truffa, utilizzando anche i termini utilizzati dall’ex Ministro Cingolani, cioè abuso di posizione dominante e aggiotaggio”, così l’Avv. Alberto Del Noce di Lib-Pop Piemonte.
“Tramite la consulenza di un economista, abbiamo ricostruito la catena di aumenti da cui si evince che gli aumenti in bolletta, a carico di cittadini ed imprese, sono dovuti unicamente agli aumenti dei costi di speculazione sugli scambi virtuali e non riflettono un aumento di costi per le società imperatrici che, infatti, stanno vertiginosamente incrementando i propri profitti”, conclude Del Noce.
L’auspicio dell’iniziativa è di fare chiarezza riguardo una situazione che sta gravemente colpendo l’economia del nostro Paese, mettendo in ginocchio famiglie ed imprese e che, in assenza di interventi decisi, potrebbe sfociare in risultati devastanti dal punto di vista economico e sociale per tutti.
Italia Liberale e Popolare
Direttivo Regionale Piemonte

Commemorato il quarantennale dall’omicidio Pedio e D’Aleo

A quarant’anni  dal duplice omocidio delle due guardie giurate Pedio e D’Aleo avvenuto per mano delle brigate rosse in via Domodossola a Torino, ieri pomeriggio gli esponenti di Fratelli d’Italia sottosegretario Università e Ricerca on. Augusta Montaruli, l’assessore regionale Maurizio Marrone ed il consigliere Luca Maggia hanno reso onore alle due vittime.
Luca Maggia:”in una circoscrizione dove anche i ricordi sono considerati tali solo se comodi alla maggioranza, la nostra voce si alza ancor più forte,richiamando quel senso di giustizia che le vittime del terrorismo meritano e che spesso in Italia non hanno avuto”.
Augusta Montaruli e Maurizio Marrone hanno osservato:”finché non tutte le istituzioni cittadine onoreranno senza ambiguità le vittime del terrorismo rosso le ferite torinesi degli anni di piombo non si rimargineranno: essere qui oggi era un dovere di rispetto nei confronti delle vittime”.

Mondiali 2022: vincono Costa Rica, Marocco e Croazia. Spagna-Germania finisce 1-1

Un’altra sorpresa in questa giornata “mondiale”.

Andiamo con ordine:
sono scesi in campo i gironi E e F. La Costa Rica si impone sul Giappone per 1-0 grazie a un gol di Fuller,giapponesi deludenti ed un passo indietro sia sul piano del gioco che del furore agonistico visti nella gara vincente contro la Germania.Il sorprendente Marocco sconfigge il deludente Belgio 2-0 con le reti di Sabiri e Aboukhlal.Finalmente esce fuori la classe della Croazia che batte 4-1 il Canada, che,a questo punto, è matematicamente fuori dalla competizione. Finisce in parità il big match della giornata tra la Spagna e la Germania.La squadra di Luis Enrique gioca bene ma manca il guizzo vincente mentre i tedeschi agguantano il pareggio che fa sperare ancora per la qualificazione agli ottavi di finale:a segno Morata e Füllkrug.

Enzo Grassano

Incidente mortale. Vittima una giovane donna

Una donna di 34 anni è morta in un incidente stradale avvenuto  a Volpiano. Si trovava sul sedile del passeggero  dell’auto guidata da una amica torinese. In corso Europa  la loro Citroen è stata urtata  da una Nissan Qashqai ed è finita fuori strada. La donna è stata portata al Cto dove è morta poco dopo. Feriti ma non in pericolo di vita i conducenti delle due vetture.

Sì tav, voto positivo alla Finanziaria

GIACHINO : I SITAV DANNO UN VOTO POSITIVO alla FINANZIARIA 2023 del GOVERNO MELONI che ACCELERA LA TAV 
E’ un’opera che allargherà e avvicinerà il mercato per europeo e mondiale  alle aziende italiane che importano ed esportano. Negli ultimi dieci anni senza l’aumento delle esportazioni, il PIL italiano, penultimo in Europa per tasso di crescita, sarebbe stato in rosso. Negli ultimi vent’anni il PIL procapite italiano ha perso 25 punti rispetto alla media europea. Meno lavoro o lavoro più povero le conseguenze ma anche forte disoccupazione giovanile.
La politica e i partiti debbono dare priorità all’aumento dello sviluppo del Paese a un tasso di almeno 2 punti l’anno per creare nuove occasioni di lavoro e per diminuire il peso del Debito Pubblico che dagli anni 70 è in costante aumento.
Investimenti come la TAV, la Nuova Diga di Genova ci porteranno più logistica e più turismo, due settori labour intensive sapendo che i Paesi con una logistica più efficiente hanno resistito meglio alla crisi.
Con la nostra grande Manifestazione di Torino del Novembre 2018 abbiamo battuto la stagione dei NO a Tutto che hanno contribuito a bloccare il Passe.
Dopo il blocco decretato dal Governo giallorosso la accelerazione dei lavori della TAV decisa dal Governo Meloni consentirà al nostro Paese di ricevere dalla Europa un contributo aggiuntivo di un miliardo per la costruzione della tratta italiana da Bussoleno a Torino. Si perché nella estate del 2019 l’Europa che inizialmente finanziava solo il 40% del costo delle tratte transfrontaliere decise di finanziare anche il 50% della tratta italiana da Bussoleno a Torino ovviamente a lavori in corso.
Ecco un altro bel risultato delle manifestazioni SITAV pacifiche è molto partecipate.
Con la costruzione delle autostrade e dei trafori autostradali alpini l’Italia costruì il Boom economico , con  le nuove Reti ferroviarie come la TAV e i corridoi del Brennero e della Genova- Rotterdam l’Italia potrà uscire dalla ventennale stagnazione , bloccando la fuga all’estero dei nostri ragazzi neolaureati con uno sviluppo green e sostenibile.
 
Mino GIACHINO 
SITAV SILAVORO 

Sergio Castellitto autentico Dalla Chiesa, una fanciullezza negata tra i rifiuti in Nicaragua

Le prime immagini del 40° TFF

 

 

Le prime immagini del 40° Torino Film Festival arrivano dal Nicaragua (ampia coproduzione supportata da Messico/Olanda/Germania/Francia/Norvegia/Spagna) con “La hija de todas las rabias” della quarantenne regista Laura Baumeister: immagini di povertà, di violenza sociale, di una fanciullezza negata, terribili angosciose. La vita è terribile, uno spiraglio di folle speranza va cercata in un mondo altro, di protezione, di sogno che è soltanto della piccola protagonista. Maria, ragazzina di 11 anni, vive con la madre Lilibeth e passa gran parte delle sue giornate in cima a quelle montagne di rifiuti che sorgono a due passi dalla capitale e che danno un lavoro e a tratti anche un minimo di sostentamento a tanta gente. Un giorno Lilibeth sparisce su un camion per andare in città e Maria si ritrova in mezzo ad una piccola comunità di bambini schiavizzati a ripulire faticosamente i tanti oggetti che quelle discariche possono restituire e che possono essere riciclati. L’aiuta e quasi si prende cura di lei il giovane Tadeo, per restituirla a una madre che Maria al contrario ha perso per sempre. Le resta il sogno e in questo un abbraccio protettivo. La regista imprime dolcezza e rabbia e sacrosanti momenti di ribellione alla giovanissima protagonista, offre soprattutto un panorama d’angoscia di questo angolo di mondo che noi guardiamo con occhio incredulo dall’altra parte del mondo.

Usa diversi moduli cinematografici Bertrand Bonello nel suo ultimo “Coma” (sezione Nuovimondi), non sempre in un logico clima narrativo. Si fatica a seguirlo in questa lettera che un padre, un vero e proprio atto d’amore, scrive alla propria figlia (la giovanissima Louise Labeque, la figlia stessa del regista) chiusa in casa durante un’emergenza sanitaria, raccontandola in un solitario realismo e in video chiamate con le proprie amiche, circondandola al centro della stanza di una casa di bambola abitata da quelle bambole che riempiono il mondo dell’infanzia con le fattezze di Scott e Sharon, i cui tormenti d’amore sono affidati alle voci di Letitia Casta, Louis Garrel e dello scomparso Gaspard Ulliel. Aggiungeteci disegni, live action e l’inquietante apparizione di una enigmatica youtuber, e avrete completo il pasticcio che l’eccellente autore di “Saint Laurent” ci ha regalato.

Al contrario apprezzabilissimo “Il nostro generale” (dal 9 gennaio su Rai 1) con cui Lucio Pellegrini e Andrea Jublin ci riconsegnano la figura solida, paterna, combattiva di Carlo Alberto Dalla Chiesa. Grazie anche all’apporto dell’Arma dei Carabinieri e con il sostegno della famiglia, rendendo onore al servitore dello Stato come all’uomo colto nel privato, con materiali di repertorio (grazie alle teche Rai) ed esatte ricostruzioni, ci ritroviamo al centro degli anni Settanta, ad iniziare esattamente dal quel 1973, quando Dalla Chiesa viene trasferito da Palermo dove è impegnato nella lotta alla mafia per operare a Torino, la presenza combattiva e affettuosa dei componenti del “Nucleo speciale antiterrorismo”, gli intenti a muoversi come un vero e proprio gruppo operativo di combattimento guardando agli altri come a degli avversari da combattere sul loro stesso terreno. Sono gli anni di Curcio, del primo processo alle BR, che al nord hanno steso una rete di uccisioni e di ferimenti di industriali e di giornalisti, di attentati, come quello a Fulvio Croce, presidente dell’ordine degli avvocati di Torino, dell’amicizia con Caselli, dei giorni di paura (la figlia costretta a sposarsi in un garage, protetta a vista), della pretesa affiliazione alla P2, accettata nel disordine del tempo e immediatamente rifiutata, del sequestro Vallarino Gancia e della morte di Mara Cagol durante la liberazione del re dello spumante nella cascina sperduta sulle colline dell’Astigiano. Anni, quelli “piemontesi” del generale, fatti anche di amarezza e d’isolamento (rintanato in un piccolo ufficio, in attesa di “mi hanno dato un incarico”), man mano che la sua lotta ai brigatisti diveniva sempre più serrata Dalla Chiesa si ritrovava sempre più solo, conteggiando un buon numero di nemici anche all’interno delle istituzioni e dell’Arma stessa. È un’opera, quella firmata da Pellegrini e Jublin, decisamente robusta, accorata, anche capace di mostrare di un uomo combattivo i momenti forse più deboli, di ridare alla società di oggi la dichiarata integrità e la grandezza nell’obbedienza. Sergio Castellitto è autenticamente presente, in ogni momento, con a fianco una Teresa Saponangelo esempio di remissiva dolcezza, con tutta la squadra dei giovani attori che sono i suoi collaboratori, Antonio Folletto in testa, voce narrante di tutti quegli anni. Gli angoli torinesi aggiungono un che di verità in più alla forza e alla bellezza della vicenda.

 

Elio Rabbione

 

Nelle immagini, scene tratte da “Il nostro generale” di Lucio Pellegrini e Andrea Jublin, sugli anni torinesi di Carlo Alberto Dalla Chiesa, e la giovane protagonista del film del Nicararagua “La hija de todas las rabias” di Laura Baumeister.

“Cinema mon amour”, Gaetano Renda scuote la crisi delle sale cinematografiche

Il convegno ha aperto il 40° TFF

Il cinema non gode proprio di una buona salute ma qualcuno oggi azzarda a dire che i sintomi di un più o meno rapido miglioramento s’incomincia a vederli. Cautela, tutti si sorridono ma si muovono in fin dei conti ancora con i piedi di piombo, forse l’allegria di aver fatto centro con certe opere italiane uscite di recente e soprattutto di essere tornati in sala, uno accanto all’altro, non più divisi da quegli odiosi nastri biancorossi, ormai lontani ma ben presenti nella memoria, non più a guardarsi in cagnesco se qualcuno mai ci provava a sedersi vicino a te, esempio inaudito della demonizzazione della sala cinematografica, ebbene senti che s’è ripreso a respirare un’altra aria. “Riportare il pubblico in sala” è del resto il ritornello pieno di combattiva speranza che ogni produttore e distributore ed esercente va ripetendo, il Piemonte è al secondo posto in Italia dopo il Lazio per set e giornate lavorative, la nostra Film Commission è osannata e ricercata da chi s’impegna a girare un nuovo film, cinema e televisioni la cercano, mai come in queste ultime settimane si sono visti parcheggiati in città mezzi di trasporto di nuove produzioni, il botto americano di pochi mesi fa ha riempito i cuori e le casse di gioia: poi, al termine della filiera, ci si accorge che qualcosa non funziona più o per lo meno certo come ci si dovrebbe aspettare. Vuoi allora l’aria del momento, vuoi la lodevolissima tempestività del presidente Cirio, arriva bene augurante la notizia di un aiuto, da parte della Regione, a strettissimo giro di decisione, dall’inaugurazione a 48 ore dopo, un nuovo piano di finanziamento per il triennio 2023/2025. Diventano quattro i milioni annui di euro cui s’aggiungono altri nove per le tante sale, non soltanto per renderle luoghi atti a ospitare manifestazioni culturali ed eventi ma altresì per attuare un prezioso restyling  e un altrettanto augurabile adeguamento tecnologico. Quindi benvenuti ai complessivi 21 milioni triennali che porteranno modernizzazione e nuovi impegni.

Comunque, esuli ancora dall’euforia generale, venerdì scorso, alle 9 del mattino, il festival s’è svegliato con la sala 3 del Massimo gremita di addetti ai lavori, di curiosi, di operatori, di un selezionato gruppo di ospiti, in presenza e in streaming, per cui Gaetano Renda, agguerrito esercente di Centrale, Due Giardini e Fratelli Marx, ha potuto da provetto entertainer dare corpo a “Cinema mon amour – L’avventurosa storia del cinema nelle sale”, a quel convegno preparato per intere settimane forse per mesi, con cui poter rivedere e fare il punto sull’importanza della sala, sul suo rapporto “prioritario e imprescindibile” con la collettività, sul desiderio di tornare a incontrarsi e a scambiarsi idee, sul presente e sul futuro. “Vi siete contati, ragazzi?”, direbbe il cinefilo riportandoci alla mente “I guerrieri della notte” di Walter Hill: sì, siamo in tanti e si può cominciare.

Mentre la sottosegretaria alla Cultura Lucia Bergonzoni – in attesa che le siano affidate le deleghe allo Spettacolo – ribadisce l’attenzione dell’attuale governo per la nostra città (sarà la prossima settimana a Torino) quanto sia importante la ricaduta sul territorio, uno dei soggetti non ultimo, l’occupazione, Renda sottolinea come negli ultimi decenni la città sia passata ad essere da immagine di fabbriche e di industria a eccellenza culturale. Il presidente del Museo del Cinema, Enzo Ghigo esprime ancora una volta il concetto che “senza sale il cinema non c’è” nonché la volontà di tutta quanta l’organizzazione del festival a far sì che per questa edizione fosse offerto al pubblico completamente in presenza, pur in “una condizione pandemica non ancora del tutto risolta”.

Il solito vecchio problema sono le piattaforme, che con i comodi divani di casa propria continuano a rubare spettatori. O forse avrà ragione (noi crediamo “anche” ragione) Alberto Barbera, direttore della Mostra veneziana, quando nei mesi passati scatenò un mezzo putiferio per aver osato ribadire che non solo le piattaforme ma pure la “povertà” intellettuale (eguale “di intelletto”) di certe opere cinematografiche nostrane portava inesorabilmente all’abbandono o ad una massiccia rarefazione del pubblico. Apriti cielo! Ma il concetto è innegabile, tangibile, la commedia italiana diventa il capro espiatorio, la mancanza dell’attore del momento fa disertare, il vecchio stile come l’idea azzardata spaventano. Come altrimenti si spiegherebbe la cancellazione, nel giro di una sola settimana” di opere come “Brado” di Kim Rossi Stuart o di “War” di Gianni Zanasi? Chiaro comunque che quelle invasioni di campo di certi network non fanno la salute del cinema, certo che gli abbonamenti alla rete sono più comodi, certo altresì che occorrerà arrivare a inventarci formule nuove ad accompagnare le proiezioni. Come ci si debba anche interrogare come non sia possibile anche a casa nostra passare ai 150 giorni dei francesi i nostri soli 90 perché un film possa passare dallo schermo al quello televisivo di casa. Si dovrà frenare quel calo di spettatori che è stato nei primi sette mesi del 2022 del 56 e rotti per cento rispetto allo stesso periodo del 2019, il Piemonte dovrà riacquistare robustezza visto che è passato da un bacino di 4 milioni ad una cifra dolorosa di 1,8. Domenico De Gaetano, direttore del Museo del Cinema, osserva altre cifre: “Nelle due sale destinate al cinema Massimo alle prime visioni il calo è stato del -44%, nella sala 3, dove sono proiettati i classici, si è registrato un -15%, il che significa che la passione per il cinema non è mai venuta meno”.

Un eccellente intervento, chiaro e appassionato, dati e idee alla mano, è arrivato da Barbara Bruschi, presidente Aiace Torino. Forse da lei, docente universitaria che coglie da una ragazza, nei corridoi di Palazzo Nuovo, la frase “se è per andare a vedere un film allora me ne sto a casa”, forse il grido più affannoso. Narra di un’America che, attraverso studi e dichiarazioni, denuncia la disgregazione di certe comunità quando si è visto meno pubblico in una sala di bowling, quando le immagini di certi servizi ci rendono la solitudine domestica o lo sguardo di un televisore in ogni stanza, con la cancellazione di ogni rapporto familiare, con la separazione netta di fasce d’età, con il chiudersi senza se e senza ma nel proprio mondo ristretto. Anche lei, come Renda, come tutti gli altri, esprimono la necessità di spostare le persone verso la sala intesa come luogo di aggregazione, imperdibile e decisamente auspicabile: qualcuno sogna che presto le sale possano essere intese come “bene culturale”. Ancora una ventata di ottimismo da Enzo Ghigo, per quanto riguarda il Museo del Cinema: “Nel ponte dei Santi più di 13.700 persone hanno visitato il Museo, noi tutti felicissimi se si pensa che proprio in quei giorni l’ascensore che porta alla terrazza della Mole era in manutenzione e che quindi ognuna di quelle persone che sono entrate lo hanno fatto perché soltanto attirate dalle esposizione e dalla mostra di Argento che avrebbero trovato sotto la volta dell’Antonelli”.

Elio Rabbione

Nelle immagini, Gaetano Renda organizzatore di “Cinema mon amour”; Steve Della Casa, direttore del 40° TFF, Enzo Ghigo e Domenico De Gaetano, Presidente e Direttore del Museo del Cinema.

Rock Jazz e dintorni: Paolo Conte e Ludovico Einaudi

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GLI APPUNTAMENTI MUSICALI DELLA SETTIMANA 

Lunedì. Il documentario di Marco Spagnoli su Franco Battiato è al cinema per 7 giorni.

Martedì. Al Blah Blah si esibisce Buzz Kull. All’auditorium del Lingotto suona Ludovico Einaudi.

Mercoledì. Al Jazz Club è di scena il quintetto di Angelo Greco. Al Blah Blah Giovanni Corgiat e Davide Broggini, sonorizzano il film d’animazione giapponese “l’uovo dell’angelo”.

Giovedì. Al Magazzino sul Po sono di scena Danielle e Carbs. All’auditorium del Lingotto recital di Paolo Conte per beneficenza. Al Jazz Club tributo a Ray Brown con il trio di Max Gallo. Al Blah Blah si esibisce Simon Joyner preceduto da Riccardo Salvini. Al Mad Dog suona il trio di Aura Nebiolo. All’Archivio di Stato si inaugura la mostra fotografica “America Sogni Diritti” con i ritratti di David Bowie scattati da Steve Schapiro. Al’Hiroshima Mon Amour suonano gli Hang Massive. Al Mao per la mostra “Buddha10” performance dell’artista coreana Park Jiha.

Venerdì. Allo Ziggy si esibisce il trio Ottone Pesante. Al Teatro Colosseo è di scena il Soweto Gospel Choir. Al Cap 10100 suonano i Management. Allo Spazio 211 si esibisce Daniele Celona mentre all’Off Topic è di scena Gnut. Al Magazzino sul Po suonano i Bluebeaters.

Sabato. Al Bunker si esibisce il duo elettronico Dame Area con Katatonic Silencio. Alla Suoneria di Settimo arriva Nada. Al Cap 10100 suona il quintetto Makepop. Al Blah Blah sono di scena i Diaframma. Al Folk Club si esibisce Jesper Lindell. Al Teatro Colosseo canta Marco Masini.

Domenica. Sempre al Teatro Colosseo è di scena Alex Britti.

Pier Luigi Fuggetta