ilTorinese

Il Torino Club “Giorgio Ferrini” di Giovanni Rosso

Cronistoria di un casalese appassionato di calcio dotato di visionario parallelismo tra personaggi di diverse epoche che, incontrandosi in una realtà quotidiana, hanno trasformato la sua esistenza in testamento sportivo. 
La mitica grinta del capitano per eccellenza Giorgio Ferrini, vecchio cuore granata e indomito combattente simbolo dei tifosi del Torino scomparso nel 1976 che ha incarnato tutte le caratteristiche che quella maglia rappresenta, ha scatenato in Giovanni Rosso la scintilla che ha permesso di creare il Torino Club “Giorgio Ferrini”, fondato a Casale Monferrato nel 1977. Il club casalese è stato riconosciuto ufficialmente nel 1978 e per l’occasione il presidente Giovanni Rosso fu ricevuto nella tribuna d’onore dello stadio comunale dal presidente del Torino F.C. Orfeo Pianelli che gli consegnò il Gran Cordone Granata, importante riconoscimento per la fede sportiva e l’attaccamento ai colori granata registrato sul mensile ufficiale “Alè Toro” nel gennaio dello stesso anno. Giovanni Rosso istituì il premio della combattività, consistente in un trofeo annuale simboleggiato dal leone d’argento che caratterizzava la proverbiale grinta di capitan Ferrini. Il premio fu assegnato al miglior giocatore della stagione durante i pranzi svoltisi nel Ristorante del Castello di Cereseto proprietà del cavalier Luigi Antonioli, grande tifoso del Toro e sbigottito spettatore.
L’assegnazione del primo trofeo a Claudio Sala coincise con il riconoscimento del club nella storica stagione del 1978 a cui partecipò anche l’omonimo Patrizio Sala. Nel 1979 il trofeo fu assegnato a Paolino Pulici, accompagnato dai colleghi Terraneo, Vullo, Santin e Danova. L’anno successivo l’ambito premio andò a Roberto Salvadori, giunto a Cereseto con Pileggi, Volpati, mister Rabitti e con il vice presidente del Torino F.C. Salvadore Aldo. Al pranzo partecipò Secondo Perona, responsabile del Torino Club “Alberto Pavese”, uomo positivo e pittoresco dal cuore granata che aveva aperto a Torino in via Palestrina il primo negozio di gadget sportivi, prodotti ufficiali del Torino F.C. impiegati come strumenti di marketing strategico. Sempre nel 1980, Giovanni Rosso fu nominato cavaliere al merito della Repubblica Italiana dal presidente Sandro Pertini.
Dal 1981 al 1984 altri giocatori del nuovo corso furono insigniti dello speciale trofeo annuale partecipando con altri colleghi di squadra al pranzo di Cereseto, nell’ordine Luigi Danova (con Mariani, Cuttone e Copparoni), Renato Zaccarelli (con Dossena e Bonesso), Giuseppe Dossena (con Ferri ed Hernandez) e Paolo Beruatto (con Selvaggi). Nel 1985 Giovanni Rosso, con un’idea geniale, fu il primo presidente dei club granata italiani a consegnare direttamente sul campo il trofeo durante la partita Torino-Pisa a Leovigildo Junior, il giocatore che più si accostava al temperamento del mitico Ferrini. L’anno successivo, il presidente Rosso premiò mister Gigi Radice prima della partita Torino-Fiorentina e in rappresentanza della società granata partecipò Bruno Broggia, responsabile dei club granata esterni. La premiazione del 1987 a Giacomo Ferri fu effettuata a Torino nella sede storica granata di corso Vittorio Emanuele. Per il primo decennale di presidenza, a Giovanni Rosso fu assegnato il premio “Fedeltà Granata” a Monteforte d’Alpone (Verona) e il sodalizio casalese fu definito il club granata esterno più numeroso d’Italia da Gian Mauro Borsano, presidente del Torino F.C. dal 1989 al 1993. Le premiazioni ritornarono a Cereseto nel 1989 assegnando il trofeo a Sergio Vatta, allenatore del Torino F.C. in quella stagione e dal 1973 al 1975 della JuniorCasale.
Vatta fu denominato il mago delle squadre giovanili granata scopritore di Vieri, Cravero, Dino Baggio e Gianluigi Lentini, quest’ultimo premiato nello stessa giornata a Cereseto unitamente a Sauro Tomà (1925-2018), il terzino ultimo rappresentante del Grande Torino degli anni ’40 arrivato al Toro nel 1947 per la tournée in Brasile in sostituzione di Virginio Maroso. Un infortunio al ginocchio gli permise di non salire sull’aereo che si schiantò nell’evento drammatico di Superga dopo l’amichevole di Lisbona del 1949. Tomà pubblicò a Bari nel 1955 “Me Grand Turin”, storia della squadra di calcio più forte del mondo ed era soprannominato “2 metri e 70” a causa dei suoi deboli rilanci dalla propria area di gioco non superiori ai tre metri. Nel 1991 il presidente Rosso ebbe l’intuizione di creare il gemellaggio con i tifosi ultras viola in occasione della partita Torino-Fiorentina, scambiandosi le sciarpe ed entrando insieme per assistere all’incontro allo scopo di riflettere sulle tensioni e violenze negli stadi dell’epoca. Il club di Rosso fu anche ospitato nel centro sportivo nazionale di Coverciano, accompagnato dal casalese Sergio Castelletti membro dello staff azzurro ed ex difensore del Casale, Torino, Fiorentina e dell’Italia. Da ricordare che nel primo torneo internazionale giovanile Umberto Caligaris a otto squadre (4 italiane e 4 straniere) del 1957 a Casale Monferrato, parteciparono Giorgio Ferrini e lo stesso Sergio Castelletti. La finale fu disputata tra Torino e Lanerossi Vicenza, vinta da quest’ultima squadra per sorteggio.
La tradizionale premiazione al ristorante di Cereseto riprese nel 2008 e il trofeo fu assegnato al fantasista Alessandro Rosina, alla presenza del direttore sportivo del Torino F.C. Fabio Lupo. Durante i festeggiamenti dedicati anche ai 30 anni di attività del club casalese, fu donato al presidente del Museo Storico Grande Torino Domenico Beccaria un filmato ritrovato nell’archivio del cinema casalese Vittoria gestito da Giovanni Rosso, reperto storico più antico della squadra granata. La pellicola in 16 mm. documenta l’incontro di calcio Casale-Torino del 27-1-1929, dove si possono vedere gli spettatori che si erano arrampicati sugli alberi per poter assistere all’esibizione devastante dell’attacco granata formato da Libonatti, Baloncieri e Rossetti, autori di 89 reti nell’anno dello scudetto. Dopo 35 anni, la presidenza del sodalizio casalese è stata ereditata nel 2011 dal figlio Massimo con lo stesso ardore entusiastico del padre, a cui è stato intitolato il nuovo corso del Torino Club “Giovanni Rosso” per ricostruire un passato che si allontana inesorabile.
Il club casalese organizzò nel 2016 la presentazione del libro “Oggi torniamo a casa”, scritto e pubblicato dal giornalista Domenico Beccaria già presidente della Memoria Storica Granata, dedicato alla rinascita dello stadio Filadelfia di Torino oggi utilizzato per gli allenamenti della prima squadra, consegnando 1000 euro per una poltrona dedicata allo scomparso Giovanni Rosso nello storico stadio. Per il 40° anno dalla fondazione, il Torino Club “Giovanni Rosso” ha organizzato nel 2018 una cena granata al ristorante Villa Rosa di Crescentino, ospitando il figlio di Ossola del Grande Torino, gli ex granata monferrini Pigino e Depetrini, l’ex presidente del Casale Calcio Giuseppino Coppo e i responsabili del Museo Grande Torino, Beccaria e Muliari. Il presidente Massimo Rosso, marito di Aura Gozzano, è un esperto collezionista di circa 6000 distintivi in metallo smaltato dei club calcistici Italiani e di oltre 1200 biglietti di ingresso allo stadio di tutte le partite di campionato e coppe europee a cui ha partecipato il Torino F.C. dal 1950 ad oggi.
Armano Luigi Gozzano 

Notturno con raga: Mohan Brothers in concerto

Martedì 9 aprile 2024 ore 22
MAO Museo d’Arte Orientale, Torino

 

La raffinata e suadente musica classica indiana arriva al MAO.

Martedì 9 aprile alle ore 22 il Museo d’Arte Orientale di Torino ha il grande piacere di ospitare i Mohan Brothers, duo composto dai fratelli indiani Lakshay e Aayush Mohan, fra i più importanti esponenti della musica classica indiana contemporanea, che il Times of India ha descritto come dotati di “talento supremo”.

Primi indiani a esibirsi al Grammy Museum di Los Angeles, i Mohan Brothers hanno suonato in sedi e festival prestigiosi in tutto il mondo, fra cui la Royal Festival Hall di Londra, il Symphony Space di New York, il Berklee College of Music di Boston e il Conservatorio Centrale di Musica di Pechino.

I Mohan Brothers arrivano al MAO per Notturno con raga, realizzato in collaborazione con la Scuola Holden nell’ambito del neonato festival Seven Springs, che porta a Torino musicisti provenienti da tutto il mondo.

Durante la serata al Museo d’Arte Orientale le melodie raffinate e ipnotiche dei raga della notte prenderanno vita grazie alle note prodotte da sitar e sarod, due strumenti tradizionali a corde che fanno parte del patrimonio musicale indiano da secoli.

Il raga è una struttura melodica per l’improvvisazione nella musica classica indiana e, per le sue caratteristiche peculiari, non ha un corrispettivo nella musica classica europea.

Ogni raga è composto da una serie di strutture melodiche con motivi musicali che, secondo la tradizione, sono capaci di “colorare la mente”, influenzando le emozioni del pubblico: non a caso in hindi la parola raga significa colorazione, tintura.

La particolarità di questo genere musicale è quella di utilizzare due scale differenti: all’interno di ogni raga le note possono essere riordinate in infinite combinazioni, creando melodie sempre nuove e uniche e lasciando ampio spazio all’improvvisazione.

Esistono composizioni adatte a ogni periodo dell’anno e a ogni ora del giorno o, come nel caso del concerto al MAO, della notte, a seconda dei rasa (emozioni primarie) che sono capaci di scatenare: secondo la tradizione infatti, i raga sono associati a precisi stato d’animo e sentimenti che la natura suscita negli esseri umani.

Un’inusuale notte al museo, per lasciarsi ipnotizzare dalle vibrazioni di sitar e sarod.

Informazioni utili

 

Costo: 7€ a persona. Biglietto acquistabile presso la biglietteria del MAO il giorno del concerto previa prenotazione.

Prenotazione obbligatoria alla mail sevensprings@scuolaholden.it o tramite sito.

Ingresso a partire dalle 21.30. Inizio concerto ore 22.

Aperto l’Emporio Solidale di Leini

È stato inaugurato  l’Emporio Solidale di Leini, ospitato nella palazzina di via Capirone 5, all’angolo con via Carlo Alberto. Dopo quello di Settimo Torinese, attivo da due anni, è il secondo Emporio Solidale operativo sul territorio di Unione NET.

L’Emporio Solidale è un vero e proprio negozio dove le persone che vivono un momento di difficoltà (selezionate tramite la partecipazione a un apposito bando) possono fare la spesa in autonomia, con una tessera punti personalizzata. Al fine di superare il concetto assistenzialistico a favore di un modello che promuova potenzialità e sviluppo personale e sociale, i beneficiari vengono coinvolti in un progetto, condiviso con il Servizio Sociale, finalizzato al raggiungimento di una maggior autonomia e al reinserimento nel mondo del lavoro.

All’inaugurazione  Renato Pittalis, sindaco di Leini e presidente Unione NET, e Carlo Tomassone, presidente dell’Associazione Leini Live, capofila del progetto.

MARA MARTELLOTTA

Merlo: Regione Piemonte, il Centro sta con Cirio

“Com’era facilmente prevedibile, chi si riconosce nei valori, nella tradizione e nella politica centrista, non può che stare con la lista civica di Alberto Cirio. E questo non per un’auto investitura ma per la semplice ragione che l’alleanza di sinistra per come si va configurando in Piemonte, per non parlare dei populisti dei 5 stelle, sono sostanzialmente estranei ed esterni a qualsiasi richiamo al Centro e a ciò che storicamente e politicamente rappresenta. Ovvero, al suo elettorato e ai mondi sociali e culturali di riferimento che in Piemonte continuano a rappresentare un segmento importante se non addirittura decisivo dell’intero corpo elettorale.
E la lista civica di Cirio, espressione degli amministratori locali dei piccoli e medi Comuni – che rappresentano la spina dorsale del sistema istituzionale piemontese – e dei territori è il luogo politico più pertinente e più coerente per il vasto, articolato e composito elettorato centrista.
Una scelta politica, questa della lista civica del Presidente Cirio, che permette anche di riaggregare le culture, le tradizioni e il pensiero delle varie sensibilità centriste. A cominciare dal mondo e dall’area cattolico popolare, sociale e democratica che sono estranei rispetto all’attuale sinistra massimalista e radicale del PD ed alleati da un un lato e dei populisti pentastellati dall’altro”.

Giorgio Merlo, Dirigente Nazionale Tempi Nuovi-Popolari uniti.

L’isola del libro

 

Rubrica settimanale a cura di Laura Goria

 

Tore Renberg “La mia Ingeborg” -Fazi Editore- euro 18,00

Tore Renberg è uno degli autori Norvegesi più acclamati e di successo, e l’editore Fazi ha il merito di avere tradotto in italiano questo strepitoso libro.

Romanzo breve, duro, durissimo, a tratti scarno, ma di una portata emotiva immensa. Capitoli brevi e frasi spesso taglienti come una lama affilata che entra laddove non vorremmo arrivasse.

Cruda la storia raccontata in prima persona dal protagonista. L’anziano Tollak, rude, scontroso e solitario, che vive isolato sulle alture del Sørfjellet e, sentendo approssimarsi la morte, decide di svelare il terribile segreto che gli rode l’anima.

Proprietario di una segheria (alla quale è rimasto tenacemente attaccato anche se insufficiente a garantire il sostentamento della famiglia) tutta la sua vita ruotava intorno alla moglie che non c’è più. Era la sua Ingeborg, il suo baricentro, l’unica persona ad averlo capito; e la sua morte l’ha scaraventato in un abisso di solitudine e rimpianto.

I figli ormai sono lontani e lui è rimasto con Oddo, il ragazzo ritardato e maltrattato da tutti, che con Ingeborg avevano accolto quando era bambino. Ora Oddo è un adulto nel fisico, ma il cervello è quello di un infante.

Ed è anche intorno a lui che si muove questo romanzo denso di tristezza, solitudine, disagio, anafettività e un terribile segreto.

 

 

Rebecca Donner “Nei giorni oscuri della nostra vita” -Feltrinelli- euro 25,00

Questo è uno dei libri più belli letti ultimamente, dedicato a Mildred Harnack, animatrice di una rete di resistenza antinazista, che finì sulla ghigliottina per ordine diretto di Hitler.

A scrivere la sua tragica storia è la pronipote, la scrittrice e giornalista canadese 53enne Rebecca Donner, dopo anni di accurate ricerche.

Mildred Fish Harnack -sorella della bisnonna della scrittrice- è nata il 16 settembre 1902 a Milwaukee nel Wisconsin, e il suo destino viene deciso quando all’università incontra l’intellettuale tedesco Arvid Harnack. Oltre all’amore e al matrimonio c’è la condivisione profonda delle idee e dell’impegno politico.

I due si stabiliscono a Berlino e insegnano all’università; mentre la storia scivola verso l’orrore con la fulminante ascesa al potere di Adolf Hitler.

Arvid e Mildred creano una rete di oppositori al nazismo composta da studenti, operai, intellettuali, diplomatici…uomini e donne indomiti, pronti a rischiare la vita per le loro idee di libertà e giustizia. Il gruppo denominato “Orchestra rossa”, organizza riunioni segrete (anche nel modesto appartamento della coppia) e diventa una delle più importanti reti di resistenza, il cui percorso interseca drammaticamente i tragici eventi storici.

I due infine vengono arrestati e torturati a lungo dai peggiori aguzzini dell’apparato di persecuzione e morte Hitleriano. Come loro, cadono nella rete delle SS, uno dopo l’altro, i membri della resistenza. “Orchestra rossa” viene smantellata, i suoi componenti torturati e condannati tutti a morte.

Arvid viene impiccato, mentre per Mildred la pena comminata è di sei anni di reclusione. Ma i verdetti devono essere vagliati ed approvati direttamente dal Führer, che va su tutte le furie davanti a quello per Mildred e lo cambia con l’inappellabile condanna a morte. E che morte!

Le pagine più intense del libro sono quelle dedicate alla prigionia, all’isolamento, alle torture dei prigionieri. Si entra nelle celle e nelle storie di uomini e donne che gli aguzzini distruggono con orribile sadismo. Mildred finisce legata e ghigliottinata il 16 febbraio 1943 nel carcere di Plötzensee; la sua testa cade sotto la lama dell’efficiente ghigliottina Mannhardt, messa a punto dai nazisti per incrementare le esecuzioni.

Ancora più atroce è scoprire il destino che attende i corpi delle giustiziate; finiscono tutti dissezionati dal professore Hermann Stieve che riceve continuamente i cadaveri delle donne della resistenza grazie ad un accordo con il direttore del carcere.

Stieve stila un preciso elenco della sua carne da macello, compreso quello decapitato di una giovane Hilde Coppi che aveva partorito da poco.

Giustifica il suo operato con la ricerca medica: preleva ovaie e uteri per studiare gli effetti dello stress sull’apparato riproduttivo femminile. Fa a pezzi quei corpi con lo stesso ardore scientifico con cui nei campi di concentramento altri medici condussero esperimenti orribili sui prigionieri. E la Donner ricostruisce anche questa nefanda pagina di storia.

Inclusa la menzogna con cui Stieve, professore di anatomia all’Università di Berlino, consegna all’allieva Margarete von Zahn-Harnack (nipote di Arvid) l’urna con le ceneri di Mildred, sostenendo che ne aveva salvato il cadavere decapitato dalla dissezione. Falso, perché nella sua lista macabra Mildred compare con il n 84 tra i corpi smembrati.

 

 

Valeria Provenzano “Le mille strade per Buenos Aires” -Garzanti- euro 16,00

Una bellissima e struggente storia scritta dalla giovane Valeria Provenzano, nata nel 1992 a Cumaná nei Caraibi Venezuelani; oggi trapiantata a Torino, dopo aver vissuto in vari luoghi e sempre in movimento.

In questo romanzo di esordio narra la vita difficile della protagonista Rosario, sospesa tra abbandono, fuga e rinascita. La conosciamo quando ha 12 anni, nel 1941, e vive a San Juan, paesino dell’Argentina, in una famiglia numerosa e poverissima. Tanto in difficoltà che il padre la vende a un’anziana signora, Iris; durissima ebrea ortodossa che le cambia il nome in Judith e la porta nella sua fattoria a lavorare come schiava.

L’impatto con il duro lavoro, la solitudine, la vita di stenti e in cattività le piomba addosso come un macigno. Ad alleviare il suo dolore è la presenza del giovane Facundo che ha avuto la stessa sorte. Lui è diventato Ivri e, a differenza di Rosario, ha accettato la schiavitù quasi con gratitudine, legandosi sempre di più ai padroni. Un terremoto che spezza la schiena a Iris scombussola la vita della fattoria e i due ragazzi diventano strategici per la vita dei padroni.

Ma è appena l’inizio di una serie di vicende che inducono Rosario a scappare, incinta e sola, verso la famiglia di origine, che nel frattempo è stata falciata da lutti e abbandoni. Nulla potrà più essere come prima. E ancora una volta la protagonista deve ricominciare daccapo.

Altri lidi, un altro paese, una sorella che la ospita e poi precipita nella malattia. Rosario si mantiene come donna delle pulizie nelle case dei ricchi e riesce a farsi una famiglia tutta sua con Raúl. Avranno 5 figli, ma lui non è l’uomo che lei pensava.

Altre battaglie l’attendono, le affronta tutte, con forza e coraggio; cresce come essere umano che impara a fare i conti con quel senso di abbandono di quando aveva 12 anni e un futuro da schiava. Diventa una donna indipendente e piena di affetti profondi, che è andata oltre tutte le delusioni che la vita le ha scaraventato addosso.

 

 

Hannah Rotschild “Ritorno a Trelawney”

-Neri Pozza- euro 19,00

Hannah Rotschild è un’aristocratica dama inglese, prima donna presidente del Cda della National Gallery, autrice di romanzi in cui mette sotto la lente d’ingrandimento vizi e vezzi

dell’aristocrazia britannica e il business (non sempre limpido) del mondo dell’arte.

Ora ci riporta nella fatiscente dimora di Trelawney, in Cornovaglia, nelle spire della famiglia eccentrica, andata in malora nel corso di tre generazioni di incapaci.

La tenuta è finita nelle mani di sir Thomlinson Sleet, personaggio discutibile che ha sposato la bellissima Ayesha, figlia illegittima del conte di Trelawney, cresciuta nel palazzo indiano di un maharajah. E’ una storica dell’arte che si ritrova ad essere moglie trofeo, sottomessa al marito faccendiere senza scrupoli, accumulatore di ricchezze e conquiste femminili senza un’oncia di autentico sentimento.

Ayesha ha ereditato il castello, suscitando la rabbia dei parenti che l’avevano sempre tenuta lontana e reietta. Quando poi scopre che il marito l’ha ingannata (facendole firmare documenti che di fatto la privano di proprietà e soldi), e deve lottare per la custodia della figlia Stella, allora rialza la testa.

Il resto è la storia di come Ayesha cerca di fronteggiare il marito che si è invaghito di una losca affarista albanese legata alla mafia del suo paese.

In mezzo ci sono vari personaggi, spesso parecchio eccentrici, come la duchessa vedova 87enne Clarissa che inventa un talk show sul nulla.

Poi dissapori tra consanguinei e meschinità assortite, raccontati con grande ironia. Ma anche argomenti tosti, come l’uso illegale delle cripto valute, le zone d’ombra della politica internazionale, l’abuso informatico dell’insider trading.

Europee, Forza Italia candida il notaio Gili

La linea moderata, europeista  e liberale che Forza Italia ha abbracciato sotto la guida di Antonio Tajani pare stia dando buoni frutti, almeno a giudicare dalle ultime competizioni elettorali e dai sondaggi che danno gli “azzurri” in recupero, con un possibile sorpasso rispetto alla Lega. 

Una caratteristica che ha sempre connotato e “premiato” il movimento fondato da Silvio Berlusconi è poi quella di far scendere in campo esponenti della società civile, del mondo delle imprese e delle professioni, in grado di mettere al servizio delle istituzioni e dei cittadini  le proprie competenze. In questo senso è da interpretare la decisione dei coordinatori regionale e provinciale di Forza Italia, il ministro Zangrillo e il senatore Rosso, di candidare il notaio torinese Gustavo Gili alle prossime elezioni europee.

 

La candidatura di Gili, che due anni fa è stato eletto revisore dei conti nel Consiglio Nazionale del Notariato, è stata presentata nella sede torinese del partito in via Barbaroux, insieme a quella della commercialista chivassese Clara Marta, già candidata a sindaco di Chivasso per il centrodestra. Gili ha spiegato di avere accettato la candidatura alle elezioni europee, nel collegio nord-ovest, per la lista di Forza Italia proprio perché si tratta di “Un’opportunità per me di portare le istanze di un’intera categoria, il Notariato, davanti a tutta l’Europa: sarebbe la prima volta in assoluto. Il peso delle decisioni prese dall’alto, a Bruxelles, influenza pesantemente la nostra vita professionale”.

Gili afferma di sentire “il bisogno di contribuire in prima persona a scelte  importanti: farlo “a monte” è l’unico modo per cambiare le cose. E sono pronto – aggiunge – a mettere al servizio della politica attiva la stessa passione, lealtà e serietà che hanno guidato per oltre 20 anni il mio lavoro”. Tra i temi che il candidato, forte del suo “bagaglio” professionale di notaio,  intende approfondire nel suo programma: la concorrenza, il contrasto a criminalità e riciclaggio, le politiche di transizione energetica, E ancora: una parità reale tra donne e uomini, data dallo sviluppo di una nuova mentalità e cultura, il recupero del patrimonio edilizio esistente, l’introduzione  di una soglia di compenso minima inderogabile e davvero equa per tutti i professionisti.

“Farò di tutto – conclude Gili – per portare incentivi europei nella nostra meravigliosa nazione: solo innescando un volano economico virtuoso si potrà generare benessere per tutti”.

 

Montagna, interventi per le calamità

Sono oltre 5,2 i milioni di euro che saranno erogati, con le risorse del Fondo per lo sviluppo delle montagne italiane, a favore dei Comuni montani colpiti da calamità naturali.

“In questi anni la Regione Piemonte ha promosso e realizzato numerosi interventi per la salvaguardia e la valorizzazione della montagna ed altrettante misure di sostegno a favore dei Comuni, per rendere le nostre montagne sempre più attrattive non solo per il turismo ma anche come luoghi per vivere tutto l’anno.

Con questo dettagliato programma agiamo sul fronte della prevenzione del dissesto idrogeologico e del pronto intervento quando si verificano eventi calamitosi che necessitano di risposte tempestive”, affermano il presidente della Regione Alberto Cirio, il vice presidente ed assessore alla montagna, Fabio Carosso e l’assessore alla difesa del suolo Marco Gabusi.

Gli interventi previsti sono:

  • la difesa da frane di crollo e caduta di massi o porzioni di terreno su luoghi abitati, luoghi di transito, zone di deflusso delle acque;

  • le opere di difesa idraulica e di regimazione dei corsi d’acqua;

  • il ripristino di viabilità comunale finalizzato a prevenire ulteriori dissesti.

In totale sono 64 i Comuni beneficiari degli interventi: questo l’elenco suddiviso per provincia.

Alessandria (14): Albera Ligure, Borghetto Borbera, Cantalupo Ligure, Carrega Ligure, Casasco, Castellania Coppi, Castelletto d’Erro, Cavatore, Costa Vescovato, Gremiasco, Lerma, Mongiardino Ligure, Montechiaro d’Acqui, Pozzol Groppo;

Asti (2): Cassinasco, Roccaverano;

Biella (6): Campiglia Cervo, Pettinengo, Portula, Sordevolo, Valdilana, Zumaglia;

Cuneo (22): Acceglio, Brossasco, Chiusa Pesio, Entracque, Frabosa Soprana, Gambasca, Martiniana Po, Melle, Monastero di Vasco, Montaldo di Mondovì, Paesana, Pamparato, Piasco, Rifreddo, Roburent, Roccaforte Mondovì, Sampeyre, Torre Mondovì, Valdieri, Valgrana, Vernante, Villar San Costanzo;

Torino (9): Almese, Bardonecchia, Gravere, Ribordone, Ronco Canavese, Rubiana, Sauze di Cesana, Traversella, Traves;

Verbano-Cusio-Ossola (6): Bognanco, Domodossola, Gignese, Macugnaga, Montescheno, Pallanzeno;

Vercelli (5): Cellio con Breia, Cravagliana, Fobello, Mollia, Rimella.

A Torino la mostra MIIT Factory, una riflessione sul concetto di arte

Ha inaugurato sabato 6 aprile scorso, al museo MIIT di corso Cairoli 4 la mostra MIIT Factory, un’occasione di dialogo e di confronto con esperti, istituzioni, associazioni e reti per delineare le direzioni e le strategie più opportune su cui poter lavorare in futuro.

Il tema risulta molto ampio nell’accezione più allargata, l’arte, quale elemento di confronto, pace, dialogo, libertà, amore, scambio di cultura e tradizione artistica, innovazione, ma in particolare ricerca e sperimentazione nel senso più autentico della mission di una Factory.

L’esposizione è una mostra internazionale dedicata all’arte, alle ricerche e sperimentazioni visive di artisti quali Paolo Avanzi, Lucia Albertini, Enrico Frusciante, Bruno Molinaro, Vito Garofalo, Giuseppe Oliva, Massimo Ricchiuto, Maria Elena Ritorto, Adriano Savoye e altri.

La mostra è anche dedicata ai sentimenti e alle condizioni umane in cui l’arte, da sempre, si fa portavoce, al desiderio di liberazione dell’anima e della mente attraverso ogni forma espressiva, capacità di esprimere se stessi e la nostra società con la propria creatività.

L’esposizione intende sollecitare gli artisti e gli osservatori a un confronto su queste tematiche di forte attualità che possono essere declinate con stili e forme estetiche diverse, per scavare e indagare nell’animo umano nella storia, sulla contemporaneità e il futuro dell’arte.

In mostra sono una ventina di artisti contemporanei che si confrontano con varie tecniche materiali, dall’olio all’acrilico, dalla grafica all’acquerello, dai video alle installazioni e alle sculture.

A lato una seconda mostra che evidenzia le tappe della Via Crucis dei bambini, molto toccante, di Christel Sobke, artista tedesca che vive e lavora alle isole Baleari e a Tenerife.

 

Mara Martellotta