redazione il torinese

Dolci pere caramellate

Le pere caramellate hanno il sapore dei ricordi della nostra infanzia, ricordi di cose semplici e genuine. Le pere, aromatizzate da spezie e vino rosso delicatamente avvolte da un dolce e profumato sciroppo saranno un fine pasto all’insegna della bonta’e della dolcezza.

Ingredienti

6 pere Kaiser

200ml di vino rosso

100ml di acqua

100gr. di zucchero

1 stecca di cannella

2 chiodi di garofano

Scorza di limone

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Sistemare le pere ben lavate in una pentola stretta, in modo che rimangano in piedi, aggiungere il vino, lo zucchero, la scorza del limone e le spezie. Portare a bollore, lasciar sfumare il vino, aggiungere l’acqua e cuocere a fuoco lento per circa 20 minuti, rigirando le pere di tanto in tanto. A cottura avvenuta, togliere le pere e lasciarle raffreddare, filtrare il liquido e farlo ridurre a sciroppo. Servire le pere nappate con lo sciroppo.

Paperita Patty

Nevicate in arrivo. Tra domenica e lunedì previsti 5 cm in città e fino a 20 sulla collina

Nevicate in vista  su Torino nella notte tra domenica e lunedì. Le previsioni sono confermate dalla  Società Meteorologica Subalpina che stima 5 centimetri in città e fino a 10-20 in collina. La  nevicata proseguirà fino al primo pomeriggio di lunedì poi, a partire dalla zona nord, si trasformerà in pioggia. Il Comune ha predisposto la macchina di rimozione neve e sul sito web  www.amiat.it è possibile scaricare il pieghevole “In caso di neve” che descrive gli  interventi previsti. Il Comune rammenta che la pulizia dei marciapiedi è di responsabilità di proprietari, amministratori e conduttori degli stabili, lo stesso dicasi per cornicioni, cortili e verde privato. Tutte le info sulla home page del sito della Città e sulla pagina Facebook, oltre agli account Twitter @twitorino e @civictorino.

 

(foto: il Torinese)

A metà tra Italia e Francia

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La Valle Roja si estende oltre la linea di cresta, al di là del Colle di Tenda e quindi geograficamente sarebbe francese, ma poi, dopo le gole di Saorgio, il torrente omonimo volge verso sud-est e sbocca in mare a Ventimiglia

La recente decisione di alcuni sindaci francesi della Valle Roja di impedire il transito dei tir sulla route nationale 204 ha riportato alla ribalta i non facili rapporti tra Italia e Francia in questo angolo di confine. Un confine che è tale da 70 anni, da quando cioè i cugini transalpini, dopo la sconfitta dell’Italia nella II Guerra mondiale, pretesero la cessione del territorio dei Comuni di Tenda, S. Dalmazzo di Tenda e buona parte di Briga, anche per far pagare agli italiani la “pugnalata alle spalle” inferta nel giugno 1940, quando Mussolini dichiarò guerra a una Francia ormai soccombente sotto il poderoso attacco tedesco. La Valle Roja si estende oltre la linea di cresta, al di là del Colle di Tenda e quindi geograficamente sarebbe francese, ma poi, dopo le gole di Saorgio, il torrente omonimo volge verso sud-est e sbocca in mare a Ventimiglia. Le mire francesi su queste terre risalgono a metà Ottocento, quando il Regno Sardo negoziò l’appoggio di Napoleone III contro l’Impero Austro-ungarico, cedendo Nizza e la Savoia. Ai plenipotenziari francesi, che volevano includere nella cessione anche Tenda, l’astuto ministro Cavour disse che quel territorio era destinato a riserva di caccia del re Vittorio Emanuele II. Una bugia, perché la riserva reale della Valle Gesso terminava al Colle del Sabbione, sulla linea displuviale che confina con il vallone di Casterino e quindi adiacente a Tenda. Ma, di fronte a questa obiezione del conte, pare che lo stesso Napoleone, senza guardare il dettaglio delle carte, abbia voluto rinunciare per non recare uno sgarbo al sovrano piemontese.

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Nel 1946, invece, la posizione italiana al tavolo delle trattative post-belliche era molto più debole. Così un territorio mai stato francese, ricco di risorse idriche allora più preziose ancora di oggi – per la produzione di energia idroelettrica – passò di mano, con i francesi che ebbero anche l’ardire di definire l’evento un “rattachement a la France”, con tanto di referendum. La popolazione locale, infatti, fu chiamata a votare per scegliere tra Francia e Italia, ma i tristi ricordi della guerra voluta dal fascismo – con centinaia di alpini tendaschi morti in Russia combattendo nella Cuneense – insieme alle pressioni dei vincitori, determinarono il successo dei transalpini. In quel delicato frangente storico giocò un ruolo centrale un generale piemontese a riposo, Giacomo Lombardi, nella sua qualità di commissario prefettizio dei Comuni in via di cessione. Militare di grande prestigio, che aveva fatto già la I Guerra mondiale e parte della seconda, combattendo anche a El Alamein al fianco di Rommel, Lombardi arrivò a Tenda nel luglio 1946, con l’assai poco gradito compito di passare la mano ai francesi. Mentre al tavolo delle trattative di Parigi la cessione di Tenda e di altri territori andavano avanti – e si sarebbero concluse ufficialmente il 10 febbraio 1947 – il generale-commissario non restava certo con le mani in mano. Si dedicava, anzi, alla cura del grande patrimonio forestale pubblico, facendo provvedere al taglio dei boschi comunali e ritrovando, nell’occasione, una squadra di boscaioli cadorini, che erano stati suoi alpini dell’8°reggimento in Albania. Nelle sue memorie, raccolte nel volume “Pipe e soldati”, Lombardi racconta di una calorosa tavolata in mezzo ai boschi, con una fumante polenta e un sugo a base di gatto! E’ egli stesso a rilevare l’incertezza e la contraddizione che dominava quei territori, voluti fortemente dai francesi ma chiamati, il 2 giugno 1946, a scegliere tra monarchia e repubblica nel referendum istituzionale. Ebbene, la percentuale dei votanti fu del 90 % e, osserva Lombardi: “Ciò fa ancora pensare che se il Governo avesse sostenuto l’autonomia economica dei Comuni dell’Alta Valle Roja e gli antichi diritti del 1861, in quel momento, il filo-francesismo sarebbe stato definitivamente sepolto”.

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Ma Roma aveva altro a cui pensare, lasciando al generale solo lo spazio di recuperare, da buon amministratore, i materiali abbandonati nelle caserme vuote “ancora sfruttabili per la ricostruzione”, per rispedirli in Piemonte, insieme agli abbondanti carichi di legname. Finalmente il 15 settembre 1947 si concretizzò il passaggio di consegne con le autorità francesi, in un atmosfera “di tempesta”, ricorda Lombardi, con molte persone che si rifugiavano in Italia, portando con sé persino le salme dei defunti traslate dai cimiteri. Il completamento delle operazioni richiese alcuni giorni di convivenza con i francesi, non senza passaggi difficili, come quando i carabinieri lasciarono la Valle e il maresciallo Pino, comandante della stazione di San Dalmazzo, gelò la folla tumultuante con il grido “Viva l’Italia” e “ben ferma la mano sulla rivoltella” fece passare i suoi uomini. Lombardi segnala anche la meschinità dei filo-francesi che pretendevano di taglieggiare i commercianti di legname o i margari, ancora sul territorio, per lasciare loro libero il transito del colle. Ai margari, però, il generale “senza por tempo in mezzo” indicò gli itinerari degli alti valichi alpini non ancora sorvegliati dalla gendarmeria, dove poterono evacuare nottetempo con le mandrie senza pagare odiose tangenti. Finalmente sabato 20 settembre, concluso il passaggio di consegne, durante il quale i francesi rifiutarono di acquisire i crocefissi appesi nei locali comunali – e Lombardi li prese con sé – si chiudeva il compito del commissario. A mezzogiorno in punto, ora limite fissata per il passaggio delle nuova frontiera che poi sarebbe rimasta chiusa per anni, i due camion con le suore del convento dell’Assunzione di San Dalmazzo tagliarono la linea del confine, e “alle 12 e 2 minuti, lasciò la sbarra calata l’ex Commissario col fido segretario Oggero. All’uscita dalla lunga galleria il suo volto era rigato da amarissime lagrime”. La stessa commozione che ancor oggi si prova passando sotto il porticato antistante il municipio di La Brigue, l’antico Comune di Briga, dove compare inciso nel bronzo il proclama della vittoria firmato dal generale Armando Diaz, a conclusione della Grande Guerra.

Domenico Tomatis

 

Sant’Anna: 20 anni di parto a domicilio

903 le donne che sono state seguite in gravidanza dalle ostetriche del Servizio. Il primo contatto avviene tendenzialmente tra il 1° ed il 2° trimestre (rispettivamente 45% e 48%). Mentre solo nel 7% dei casi le donne sono prese in carico durante il 3° trimestre di gravidanza

Il Servizio di parto a domicilio dell’ospedale Sant’Anna della Città della Salute di Torino compie 20 anni. Primo e tra i pochi pubblici in Italia. Il primo bimbo nato a domicilio grazie alle ostetriche del Sant’Anna ora ha 24 anni, ma il Servizio nasce in modo ufficiale ed istituzionale nel 1997. Allora le ostetriche raggiungevano le donne nelle loro abitazione su una vecchia 126 FIAT. Oggi sono due le ostetriche reperibili che seguono le donne in gravidanza e durante i parti a domicilio.

In 20 anni (dati aggiornati allo scorso 31 dicembre) sono 903 le donne che sono state seguite in gravidanza dalle ostetriche del Servizio. Il primo contatto avviene tendenzialmente tra il 1° ed il 2° trimestre (rispettivamente 45% e 48%). Mentre solo nel 7% dei casi le donne sono prese in carico durante il 3° trimestre di gravidanza.

Delle 545 donne che sono risultate idonee al parto a domicilio, in 445 hanno iniziato il travaglio in casa ed in 368 hanno poi partorito nella propria abitazione: 112 (il 30% circa) erano al primo figlio, mentre 256 plurigravide. Dei 445 travagli iniziati a domicilio, 77 hanno richiesto un trasferimento in ospedale ed in 61 casi il parto è stato comunque spontaneo, mentre 13 sono stati i tagli cesarei. Nel post parto invece i trasferimenti in ospedale sono stati 19. Su 368 partorienti solo in 3 casi è stato necessario ricorrere all’episiotomia, un numero bassissimo rispetto alle percentuali nazionali.

Il numero delle coppie che hanno accolto il loro bimbo in casa è cresciuto in modo esponenziale. Dai parti di quel lontano 1997 ne sono avvenuti mediamente una ventina l’anno negli anni successivi, con un picco di 31 gravidanze nel 2007 e 39 nel 2010.

Per garantire la massima sicurezza, i protocolli per il parto a domicilio seguiti dal servizio pubblico sono rigidissimi e basati su criteri oggettivi: la donna deve essere sana; deve avere meno di 40 anni e nessun intervento o malattia importante pregressi; la gravidanza deve essere fisiologica, insorta spontaneamente e non gemellare; il bambino deve essere sano e rispettare una curva di crescita armonica e non deve essere in posizione podalica.

Le donne che hanno scelto di partorire a casa hanno un’età compresa tra i 30 ed i 40 anni, hanno una scolarità medio-superiore e sono al secondo figlio o oltre. Le famiglie che contattano il servizio del domicilio pubblico di solito vivono in città o in prima cintura. Per le abitazioni non esistono criteri particolari, se non l’accessibilità e la possibilità di raggiungere l’ospedale ostetrico ginecologico più vicino in 20-30 minuti.

Per le donne senza fattori di rischio, che effettuano una scelta motivata e consapevole di partorire a casa, sono riconosciuti i benefici per mamma, bimbo e famiglia di un parto domiciliare nell’intimità nella propria casa. L’Oms conclude che il parto a domicilio, se rispettoso di criteri di sicurezza clinici ed organizzativi, è sicuro per la madre ed il bambino.

Inoltre, considerata l’importanza indiscussa del latte materno e dei suoi benefici per la salute di mamma e bambino, bisogna evidenziare che nei parti a domicilio seguiti dal Sant’Anna l’allattamento al seno è avvenuto nel 99% dei casi con successo ed è durato oltre l’anno di vita del bambino. Inoltre è stata nulla la percentuale di casi di depressione post parto.

Uno dei principali punti di eccellenza del Servizio di parto a domicilio è la continuità assistenziale. Le ostetriche del Servizio seguono le coppie da subito, per tutti e nove i mesi di gravidanza, effettuano le visite a casa per tutto il periodo perinatale, fino a 40 giorni dopo la nascita. Queste settimane di visite e colloqui sono il tempo necessario perché si instauri un rapporto di fiducia, confidenza e conoscenza tra la coppia (con il papà coinvolto e protagonista sia delle scelte che del percorso) e le professioniste.

Secondo diversi studi la continuità assistenziale rende il parto ancora più sicuro. Il sostegno di una persona di fiducia in travaglio porta alla diminuzione sostanziale di interventi di medicalizzazione del parto, di uso di ossitocina e tagli cesarei; di traumi perineali ed episiotomie; diminuiscono i neonati che necessitano di cure intensive, i casi di depressione post partum e gli allattamenti inferiori a sei settimane.

Al fine di ampliare la propria offerta assistenziale e renderla sempre più appropriata nel 2008 il Sant’Anna ha anche introdotto una riorganizzazione per intensità di cure delle ostetricie con l’attivazione del reparto Fisiologia a gestione ostetrica, che attualmente gestisce circa 1500 parti all’anno con una percentuale di tagli cesarei inferiore al 6% ed ottimi esiti materni e neonatali ed inoltre nel 2015 ha attivato un Centro nascita a gestione ostetrica, che ha effettuato ad oggi circa 300 parti.

Recentemente, nell’ottobre 2017 il Comitato Percorso Nascita del Ministero della Salute ha elaborato le Linee di indirizzo per la definizione e l’organizzazione dell’assistenza in autonomia da parte ostetriche alle gravidanze a basso rischio ostetrico (BRO) con l’obiettivo di incoraggiare soluzioni organizzative che rispondano non solo a criteri di qualità e sicurezza ma garantiscano una maggiore continuità dell’assistenza al peripartum.

I 20 anni di parto a domicilio, i quasi 10 del reparto di ostetricia a gestione ostetrica, il più recente Centro nascita si inseriscono in modo coerente, armonico e sicuro nei processi di riorganizzazione ed umanizzazione del percorso regionale, che ha introdotto strumenti innovativi e di qualità per l’assistenza alle donne in gravidanza come l’Agenda di gravidanza.

 

 

Il Nobel per la pace all’ICAN per un mondo senza armi atomiche

Domenica 10 dicembre si svolgerà a Oslo la cerimonia di consegna del premio Nobel per la pace 2017 all’ICAN (International Campaign to Abolish Nuclear Weapons), la rete composta da più di 400 associazioni di tutto il mondo , che da anni si batte per il disarmo nucleare totale e che è stata tra i protagonisti del movimento che ha portato l’ONU ad adottare il trattato per il bando delle armi nucleari il 7 luglio scorso.

L’Ican è stata premiata per «il suo ruolo nel fare luce sulle catastrofiche conseguenze di un qualunque utilizzo di armi nucleari e per i suoi sforzi innovativi per arrivare a un trattato di proibizioni di queste armi»; un premio ed un sostegno alla campagna che tante associazioni, singole persone, istituzioni governative e locali stanno facendo a sostegno del Trattato.

Il nostro coordinamento (di cui fanno parte più di 70 associazioni),  nato proprio con l’obiettivo di sostenere il bando totale delle armi nucleari, sente questo premio Nobel come uno stimolo a perseverare nella strada del disarmo nucleare totale, unica via per dare maggiore sicurezza a tutti i popoli.

Ci auguriamo che i mezzi di informazione, sia nazionali che locali, diano il giusto risalto a questo avvenimento, dando un’informazione completa e chiara delle motivazioni del premio all’Ican e dell’impegno di tante associazioni, tra cui le nostre, per arrivare all’abolizione di tali ordigni orribili, così come è stato fatto per le armi chimiche e biologiche, le mine anti-uomo, le bombe a grappolo.

Siamo a disposizione per interviste e approfondimenti

Continueremo nella campagna “Italia ripensaci” che coinvolge numerose realtà pacifiste italiane, per convincere il governo e il parlamento italiano a firmare il trattato del 7 luglio.

MIR-MN Piemonte Val d’Aosta 

(Foto. il Torinese – archivio)

Bimbo di 6 anni cade dalla seggiovia

E’ ancora in Rianimazione, al Regina Margherita, il piccolo di 6 anni, di Busto Arsizio, che ieri è caduto  da una seggiovia a Torgnon, in Valle d’Aosta. L’elisoccorso lo ha portato  a Torino, dove nella notte  è stato sottoposto a Tac. Cadendo da circa 4 metri di altezza ha  riportato la frattura di un femore e del bacino e una contusione renale epatica e polmonare. Non si prevede di operarlo e la sua prognosi è di 60 giorni. Il bambino, dai soccorsi in poi,  è sempre rimasto cosciente.

Solo paura ma nessun danno per la scossa di terremoto

Molta paura ma nessun ferito o danno per  una scossa di terremoto avvertita ieri, venerdì 8 dicembre, intorno alle 23. La scossa di magnitudo 3, con epicentro a Carmagnola, è stata sentita tra Cuneo e Torino. Anche nel capoluogo piemontese è stata avvertita chiaramente.

 

SICUREZZA STRADALE: NELLA NOTTE 105 MULTE PER MANCATO RISPETTO DEI LIMITI DI VELOCITA’

Centocinque contravvenzioni e 45 patenti di guida segnalate alla Prefettura.  Questo l’esito di una serie di controlli effettuati due notti fa dal Nucleo mobile della Polizia municipale e mirati, in particolare, all’accertamento delle infrazioni relative al mancato rispetto dei limiti di velocità. Tra gli automobilisti multati, il conducente di una Maserati Ghibli “pizzicato” mentre percorreva via Pietro Cossa alla velocità di 141 chilometri orari. 

(foto: il Torinese)

Il Valore dei Papà

di Davide Berardi *

 

Viviamo ancora oggi in una società costantemente bombardata da messaggi illusori relativi alla figura dell’uomo che non deve chiedere mai, risolutore di ogni problema tramite l’acquisto di un determinato prodotto. Questa propaganda dell’uomo “giusto” è collegata costantemente all’immaginario collettivo per cui i maschi debbano prendere le distanze da comportamenti dedicanti ed affettivi o avvicinarvisi in minima parte a favore di atteggiamenti basati sulla durezza e indipendenza. Così da rappresentare l’uomo “forte”, colui che non piange mai. Ora, al di là del fatto che le lacrime fanno parte del corpo umano dunque, se esistono, possono essere usate come funzione corporea, in realtà, riuscire a sviluppare atteggiamenti caldi ed accudenti non rappresenta nessuna minaccia alla propria identità maschile anzi, semmai, un valore in più, poiché proprio l’aspetto accudente verso l’altro denota il livello di crescita interiore dell’individuo, segnando una matura capacità di crescita e sviluppo affettivo, demarcata dall’abbandono del semplice egoismo personale verso la considerazione dell’altro. Capacità necessaria per riuscire a volere bene veramente a qualcuno al di fuori di noi. Da ciò troviamo la forza per svincolarci dall’assolutezza della capacità cullante in famiglia affibbiata alle donne, nel corso della storia, per sottolineare la grande possibilità di revisionare la figura dell’uomo come elemento “caldo” del sistema famiglia, dandogli il corretto valore che può e deve avere oggi. La tenerezza non è soltanto donna, ma deve essere di entrambi i componenti della coppia e quale momento più propizio se non la nascita di un figlio per raccontare la capacità affettiva evolutiva che può raggiungere un uomo riempiendo a pieno la figura del Papà.

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La nascita indica un tratto di cambiamento nel corso della storia familiare ed è indispensabile sottolineare l’importanza della figura paterna, emotivamente partecipante allo sviluppo psico-fisico di un figlio. Questo perché il padre concorre ad instituire elementi quali sicurezza, stabilità ed affettività all’interno della sfera emotiva del bambino. In caso contrario, proprio perché la natura non tollera i vuoti ed il paterno è necessario nello sviluppo di crescita di un individuo, la mancanza di tale funzione di “padre” porterà con sé il rischio di un “non determinato” sentimento di appartenenza ed una probabile lacuna nei processi di identificazione. Dunque bisogna affermare che nella crescita è bello sentire l’esistenza del papà, un bello sano e funzionale allo sviluppo dei più piccoli. Papà che abbracciano, papà che baciano, papà che accarezzano e sostengono, mostrano proprio in questi comportamenti la loro forza determinante nella crescita del neonato. Non potendo sapere ne’ scegliere spesso il proprio contributo materiale nel rapporto con i propri figli è proprio nella presenza emotiva ed affettiva che il papà va a fare la differenza, non in concorrenza alle mamme, ma congiuntamente. La forza dell’amore verso i propri figli sta nel raccontarlo insieme. E, dato che la società continua ad invaderci con immagini di un “uomo standard”, l’uomo può mostrare il suo coraggio e la sua forza interiore, affettiva e mentale, proprio acquisendo consapevolezza della sua capacità di autodefinirsi, senza la necessità di seguire uno stereotipo imposto e raccontando culturalmente di quanta energia emotiva dispone, esistendo come punto caldo e forte del proprio sistema famiglia, tracciando una linea di condivisione dei compiti di cura dei figli. Il papà come risorsa di cure e valore di coraggio.

 

 

*Dott. Davide Berardi, Psicologo – Psicoterapeuta

Psicologo, Psicoterapeuta ad Indirizzo Relazionale Sistemico, Docente Corsi di Accompagnamento al parto, Psicologo della riabilitazione e del sostegno nella terapia individuale e familiare, Terapeuta del coraggio emotivo.

davide_berardi_78@yahoo.it      

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Pattinaggio artistico al PalaTazzoli

Da venerdì 8 a domenica 10 dicembre 2017 si terrà al PalaTazzoli di via Sanremo 67, la prima prova di qualificazione di pattinaggio artistico sul ghiaccio. Scenderanno in pista quasi 500 atleti in rappresentanza delle società provenienti dal nord Italia, che si esibiranno nella prima gara di qualificazione dell’artistico, riservato alla prova di danza singola, coppie e gruppi e nel trofeo interpretativo. La seconda tappa sarà a Claut (PN) dal 4 al 5 gennaio 2018 e la finale del Campionato sarà nuovamente sotto la Mole dal 22 al 25 febbraio 2018. Il tema che quest’anno dovranno affrontare i gruppi collettivi, è “Cinema anni ’60”. La gara più scenografica è proprio quella dei gruppi collettivi. Scendono in pista 12 pattinatori di età diverse, che si esibiscono in un vero spettacolo con il tema proposto. E’ una peculiarità della UISP, che ogni anno assegna un tema, che viene ripetuto in ogni gara fino alla finale del campionato nazionale. I Gruppi collettivi che si esibiranno nella prima tappa saranno il Val di Fassa artistico ghiaccio con “West Side Story” e la torinese Sport di Borgata con “Il vecchio West” Il programma della manifestazione: si inizia venerdì alle 8 con la prima competizione della categoria Novizi e si concluderà alle 20,45 con il senior maschile, femminile, sabato apriranno le competizioni alle 8 categorie Primavera femminili e si terminerà alle 22,40 con le atlete della categoria Debuttanti, domenica le gare si terranno dalle 8 alle 17. L’ingresso è libero. Collabora all’organizzazione dell’evento, con il nuovo Settore sport del Ghiaccio Nazionale Uisp, la società PAT Torino (Pattinatori Artistici Torino), che è una delle 6 società torinesi di pattinatori Uisp.