Sant’Anna: 20 anni di parto a domicilio

903 le donne che sono state seguite in gravidanza dalle ostetriche del Servizio. Il primo contatto avviene tendenzialmente tra il 1° ed il 2° trimestre (rispettivamente 45% e 48%). Mentre solo nel 7% dei casi le donne sono prese in carico durante il 3° trimestre di gravidanza

Il Servizio di parto a domicilio dell’ospedale Sant’Anna della Città della Salute di Torino compie 20 anni. Primo e tra i pochi pubblici in Italia. Il primo bimbo nato a domicilio grazie alle ostetriche del Sant’Anna ora ha 24 anni, ma il Servizio nasce in modo ufficiale ed istituzionale nel 1997. Allora le ostetriche raggiungevano le donne nelle loro abitazione su una vecchia 126 FIAT. Oggi sono due le ostetriche reperibili che seguono le donne in gravidanza e durante i parti a domicilio.

In 20 anni (dati aggiornati allo scorso 31 dicembre) sono 903 le donne che sono state seguite in gravidanza dalle ostetriche del Servizio. Il primo contatto avviene tendenzialmente tra il 1° ed il 2° trimestre (rispettivamente 45% e 48%). Mentre solo nel 7% dei casi le donne sono prese in carico durante il 3° trimestre di gravidanza.

Delle 545 donne che sono risultate idonee al parto a domicilio, in 445 hanno iniziato il travaglio in casa ed in 368 hanno poi partorito nella propria abitazione: 112 (il 30% circa) erano al primo figlio, mentre 256 plurigravide. Dei 445 travagli iniziati a domicilio, 77 hanno richiesto un trasferimento in ospedale ed in 61 casi il parto è stato comunque spontaneo, mentre 13 sono stati i tagli cesarei. Nel post parto invece i trasferimenti in ospedale sono stati 19. Su 368 partorienti solo in 3 casi è stato necessario ricorrere all’episiotomia, un numero bassissimo rispetto alle percentuali nazionali.

Il numero delle coppie che hanno accolto il loro bimbo in casa è cresciuto in modo esponenziale. Dai parti di quel lontano 1997 ne sono avvenuti mediamente una ventina l’anno negli anni successivi, con un picco di 31 gravidanze nel 2007 e 39 nel 2010.

Per garantire la massima sicurezza, i protocolli per il parto a domicilio seguiti dal servizio pubblico sono rigidissimi e basati su criteri oggettivi: la donna deve essere sana; deve avere meno di 40 anni e nessun intervento o malattia importante pregressi; la gravidanza deve essere fisiologica, insorta spontaneamente e non gemellare; il bambino deve essere sano e rispettare una curva di crescita armonica e non deve essere in posizione podalica.

Le donne che hanno scelto di partorire a casa hanno un’età compresa tra i 30 ed i 40 anni, hanno una scolarità medio-superiore e sono al secondo figlio o oltre. Le famiglie che contattano il servizio del domicilio pubblico di solito vivono in città o in prima cintura. Per le abitazioni non esistono criteri particolari, se non l’accessibilità e la possibilità di raggiungere l’ospedale ostetrico ginecologico più vicino in 20-30 minuti.

Per le donne senza fattori di rischio, che effettuano una scelta motivata e consapevole di partorire a casa, sono riconosciuti i benefici per mamma, bimbo e famiglia di un parto domiciliare nell’intimità nella propria casa. L’Oms conclude che il parto a domicilio, se rispettoso di criteri di sicurezza clinici ed organizzativi, è sicuro per la madre ed il bambino.

Inoltre, considerata l’importanza indiscussa del latte materno e dei suoi benefici per la salute di mamma e bambino, bisogna evidenziare che nei parti a domicilio seguiti dal Sant’Anna l’allattamento al seno è avvenuto nel 99% dei casi con successo ed è durato oltre l’anno di vita del bambino. Inoltre è stata nulla la percentuale di casi di depressione post parto.

Uno dei principali punti di eccellenza del Servizio di parto a domicilio è la continuità assistenziale. Le ostetriche del Servizio seguono le coppie da subito, per tutti e nove i mesi di gravidanza, effettuano le visite a casa per tutto il periodo perinatale, fino a 40 giorni dopo la nascita. Queste settimane di visite e colloqui sono il tempo necessario perché si instauri un rapporto di fiducia, confidenza e conoscenza tra la coppia (con il papà coinvolto e protagonista sia delle scelte che del percorso) e le professioniste.

Secondo diversi studi la continuità assistenziale rende il parto ancora più sicuro. Il sostegno di una persona di fiducia in travaglio porta alla diminuzione sostanziale di interventi di medicalizzazione del parto, di uso di ossitocina e tagli cesarei; di traumi perineali ed episiotomie; diminuiscono i neonati che necessitano di cure intensive, i casi di depressione post partum e gli allattamenti inferiori a sei settimane.

Al fine di ampliare la propria offerta assistenziale e renderla sempre più appropriata nel 2008 il Sant’Anna ha anche introdotto una riorganizzazione per intensità di cure delle ostetricie con l’attivazione del reparto Fisiologia a gestione ostetrica, che attualmente gestisce circa 1500 parti all’anno con una percentuale di tagli cesarei inferiore al 6% ed ottimi esiti materni e neonatali ed inoltre nel 2015 ha attivato un Centro nascita a gestione ostetrica, che ha effettuato ad oggi circa 300 parti.

Recentemente, nell’ottobre 2017 il Comitato Percorso Nascita del Ministero della Salute ha elaborato le Linee di indirizzo per la definizione e l’organizzazione dell’assistenza in autonomia da parte ostetriche alle gravidanze a basso rischio ostetrico (BRO) con l’obiettivo di incoraggiare soluzioni organizzative che rispondano non solo a criteri di qualità e sicurezza ma garantiscano una maggiore continuità dell’assistenza al peripartum.

I 20 anni di parto a domicilio, i quasi 10 del reparto di ostetricia a gestione ostetrica, il più recente Centro nascita si inseriscono in modo coerente, armonico e sicuro nei processi di riorganizzazione ed umanizzazione del percorso regionale, che ha introdotto strumenti innovativi e di qualità per l’assistenza alle donne in gravidanza come l’Agenda di gravidanza.

 

 

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