redazione il torinese

Atti osceni vicino a minori: arrestato 26enne

E’ stato sorpreso nei pressi di scuole e società sportive 

Ieri pomeriggio, agenti del Commissariato di P.S. “San Secondo” hanno arrestato un ventiseienne marocchino responsabile di atti osceni in prossimità di minori. Il giovane era stato segnalato al 112 NUE poiché intento a masturbarsi per strada. All’arrivo della pattuglia di polizia veniva appurato, attraverso la testimonianza di più passanti, che il giovane in questione si era appena reso responsabile di atti di autoerotismo, per strada, sulla via Massena, noncurante del via vai di ragazze di giovane età e di bambini, attesa la presenza, nelle immediate vicinanze, di tre scuole materne e di una società ginnico/sportiva. Il giovane, già denunciato per lo stesso titolo di reato il 23 maggio u.s., allorquando era stato segnalato a commettere gesti simili in prossimità di luoghi abitualmente frequentati da minori, è stato tratto in arresto per atti osceni in prossimità di minori.

Vendere cannabis è reato

Dalla parte dei consumatori

Di Patrizia Polliotto, Avvocato, Fondatore e Presidente del Comitato Regionale del Piemonte dell’Unione Nazionale Consumatori

 

E’ reato il commercio di prodotti derivati dalla cannabis. Lo ha deciso il massimo consesso della Cassazione Penale a sezioni unite. In particolare, le sezioni unite, dando notizia della soluzione adottata, spiegano che “la commercializzazione di cannabis sativa e, in particolare, di foglie, inflorescenze, olio, resina, ottenuti dalla coltivazione della predetta varietà di canapa, non rientra nell’ambito di applicazione della legge 242 del 2016, che qualifica come lecita unicamente l’attività di coltivazione di canapa delle varietà iscritte nel catalogo comune delle specie di piante agricole, ai sensi dell’art. 17 della direttiva 2002/53 Ce del Consiglio, del 13 giugno 2002, e che elenca tassativamente i derivati dalla predetta coltivazione che possono essere commercializzati”. Alla luce di queste considerazioni, le sezioni unite penali presiedute da Domenico Carcano osservano che “integrano il reato di cui all’art. 73, commi 1 e 4 del dpr 309/1990, le condotte di cessione, di vendita e in genere la commercializzazione al pubblico, a qualsiasi titolo, dei prodotti derivati dalla coltivazione della cannabis sativa, salvo che tali prodotti siano privi di efficacia drogante”.Sono centinaia i negozi che vendono «cannabis light», un business che ha risvolti a livello industriale oltre che a livello agricolo, ed è questo l’unico uso previsto dalla legge 242 del 2016, lì dove si permette in maniera esplicita la coltivazione della canapa per fini medici. Un mercato che vale circa 50 milioni di euro, in crescita a tassi del 100 per cento annui. Numeri clamorosi che hanno spinto tanta gente, anche culturalmente lontanissima dal mondo della cannabis, a scommettere su questo settore. Improvvidamente, data la recente giurisprudenza.

 

Trapiantato con successo un fegato rivitalizzato

In una macchina di perfusione normotermica

 

E’ l’ultima frontiera nei trapianti di fegato. E’ stato trapiantato con successo un fegato rivitalizzato con una macchina di perfusione normotermica su un uomo di 66 anni, presso il Centro trapianti di fegato dell’ospedale Molinette della Città della Salute di Torino (diretto dal professor Renato Romagnoli).   La scoperta a novembre dell’anno scorso di un doppio tumore al fegato insorto su una cirrosi fino ad allora non diagnosticata: una sentenza pesante per un veterinario di Viterbo di 66 anni ancora in attività.  Da lì l’inizio di una corsa contro il tempo per cercare una possibilità di cura nei maggiori centri di riferimento in Italia. E quindi l’approdo all’ospedale Molinette di Torino.  Prima di tutto le terapie per arginare o, preferibilmente, fare regredire almeno in parte la malattia tumorale, che fin dall’inizio si era dimostrata  essere voluminosa ed aggressiva. Quindi, a gennaio di quest’anno, sono state eseguite due termoablazioni percutanee (“bruciature del fegato”), eseguite presso la Radiologia interventistica del professor Paolo Fonio. Poi, a maggio, dopo aver riscontrato un’iniziale buona risposta alle terapie, l’ingresso in lista in attesa per un trapianto di fegato da fare il più rapidamente possibile, presso il Centro Trapianti diretto dal professor Renato Romagnoli.  Ed ecco pochi giorni fa la possibilità di un donatore di fegato compatibile deceduto, ma i cui organi potevano essere prelevati per trapianto, grazie al gesto di altruismo e generosità dei familiari. Una buona congiuntura per il paziente.  Tuttavia fin da subito si era capito che il fegato del donatore, deceduto per emorragia cerebrale, presentava caratteristiche tali (per steatosi – fegato grasso ed età di 77 anni) da farlo ritenere non ottimale e ad alto rischio di non essere in grado di funzionare dopo il trapianto seguendo le tecniche tradizionali di preservazione d’organo (cosiddetta preservazione ‘a freddo’, e cioè tenendo il fegato in ghiaccio dopo il prelievo sul donatore).  Nuove tecnologie biomediche però oggi stanno rivoluzionando il campo dei trapianti di fegato, aprendo nuove strade, tra cui la possibilità di rivitalizzare il fegato prelevato e valutarne in sicurezza la funzionalità al di fuori del corpo del donatore, prima dell’impianto nel ricevente.  Per fare questo è stata utilizzata la nuovissima tecnica detta NMP (Normothermic Machine Perfusion), ovvero la perfusione ‘a caldo’ (37 gradi, la temperatura del corpo) del fegato donato. Con lo sforzo comune ed il lavoro notturno di tutto un ospedale, ed in particolare dei centri di Coordinamento Regionale (professor Antonio Amoroso e dottoressa Anna Guermani), della Banca del Sangue delle Molinette (dottoresse Anna Maria Bordiga e Paola Manzini), del Laboratorio Analisi (dottor Giulio Mengozzi), nonché del Coordinamento Infermieristico e di Sala Operatoria del Centro Trapianto Fegato, è stato eseguito con successo il trapianto epatico sul paziente.  Dopo il prelievo dal donatore, il fegato è stato trasportato nella sala operatoria del Centro Trapianti, dove è stato sottoposto alla procedura di NMP (vedere foto allegata). Questa consiste nella perfusione continua dell’organo, attraverso le cannule ed il circuito ossigenato della macchina, utilizzando sangue umano da donatori e sostanze nutrienti in soluzione. Già dopo 2 ore di vita ‘artificiale’ in macchina si è capito che la funzione dell’organo si stava riprendendo in modo ottimale, quasi insperato. Ciò ha consentito di procedere con l’anestesia del paziente e con l’intervento chirurgico di rimozione del fegato malato. Dopo un totale di poco più di 5 ore di perfusione NMP, il fegato è stato quindi impiantato sul ricevente. La funzione immediata post-trapianto è stata da subito molto buona ed ora, dopo alcuni giorni dal trapianto, il paziente è in via di dimissione.  Oggi le tecniche di perfusione d’organo ‘ex vivo’ stanno entrando nella pratica clinica, nelle loro varie forme di utilizzo (in genere ‘a freddo’ e con solo ossigeno), coinvolgendo ormai più di un terzo dei trapianti di fegato e permettendo di migliorane gli esiti precoci. Tuttavia questa nuova tecnica ‘a  caldo’ utilizzata permette di fare un passo oltre, ovvero rigenerare ed utilizzare in sicurezza organi che altrimenti sarebbero scartati per un rischio troppo elevato per il ricevente. Si calcola che saranno una decina all’anno i fegati che verranno valutati con questa nuova tecnica normotermica. Ora si aprono nuove prospettive future per i trapianti di fegato.
Pierpaolo Berra

SHELL ECO-MARATHON 2019. OBIETTIVO: BATTERE I RECORD D’EFFICIENZA

La storica competizione organizzata da Shell a Londra

 

Torino, 12 giugno 2019 – La Shell Eco-marathon Europe 2019 è alle porte e il Team H2politO è pronto a scendere in pista sul tracciato del Mercedes-Benz World, a Weybridge, Londra. La storica competizione si svolge durante l’eventoMake the Future Live (1-5 luglio).

Il Team del Politecnico di Torino, diviso in Molecules going hybrid e Molecole da corsa, parteciperà alla Shell Eco-marathon per entrambe le categorie previste dalla competizione. I ragazzi di Molecules going hybrid scenderanno in pista con JUNO, il nuovo UrbanConcept alimentato a Benzina, caratterizzato da soluzioni ingegneristiche innovative, quali una monoscocca in fibra di carbonio, componenti meccanici in additive manufacturing e schede elettroniche ad alta efficienza. I ragazzi di Molecola da corsa guideranno invece IDRAkronos, nella categoria Prototype con fuel cell a idrogeno, che tenterà, per il quarto anno consecutivo di affermarsi ai vertici della propria categoria e provare a riconquistare il gradino più alto del podio. Questi ultimi sono reduci dalla Shell Eco-marathon Challenger The Netherlands, dove IDRAkronos (2) ha ottenuto il primo posto di categoria e stabilito il suo nuovo record di consumi pari a 1027 km/Nm3, che equivalgono a 3129 km/L di benzina.

Solo_Sponsor

La Shell Eco-marathon è una delle più importanti e innovative competizioni per studenti a livello mondiale e all’interno del team H2politO sono coinvolti, ad oggi, più di 70 studenti di quasi tutti i corsi di Ingegneria”, ha dichiarato l’ing. Massimiliana Carello, Faculty Advisor del Team dalla sua nascita nel 2007. “La partecipazione alla competizione, infatti, favorisce lo sviluppo di numerose competenze che oggi sono molto ricercate dalle aziende e per questo motivo il progetto diventa non solo un momento formativo ma anche un’esperienza importante per il momento di ingresso nel mondo del lavoro. Fondamentale per la riuscita del progetto è, inoltre, la costante collaborazione con molte aziende partner e sponsor, oltre al sempre fondamentale supporto del nostro Ateneo che fortemente crede nell’iniziativa”. La Shell Eco-marathon è la più importante competizione per l’innovazione nella mobilità che si svolge ogni anno in Europa, America e Asia e coinvolge oltre 5000 studenti nei tre continenti.  La competizione avviene in un contesto in cui i leader di oggi e di domani, oltre a un vasto pubblico fortemente interessato alle tematiche energetiche, incoraggiano il dibattito su soluzioni sostenibili per affrontare la crescita del fabbisogno energetico mondiale. Scopo dell’iniziativa è di coinvolgere i cittadini europei su tematiche relative all’energia e alla mobilità, ponendosi come fonte di ispirazione nel considerare soluzioni innovative.“La Shell Eco-marathon è una competizione storica, importantissima in termini di innovazione, perché vuole dare una voce alle generazioni più giovani che vogliano ideare e progettare il futuro della mobilità”, ha commentato Valeria Contino, Responsabile Relazioni Esterne Shell Italy, Spain & Adriatics. Siamo molto fieri della partecipazione dei ragazzi italiani, giovani talenti provenienti da scuole e università che si misureranno con studenti da tutta Europa e arricchiranno il loro bagaglio culturale in vista dell’ingresso nel mondo del lavoro, offrendo magari anche spunti utili alle aziende del settore”.

Donna scende dall’auto dopo l’incidente e muore travolta da un furgone

DALLA PUGLIA

Una donna è morta dopo essere stata travolta da un autocarro sulla strada statale 274 che collega Gallipoli a Santa Maria di Leuca, in Salento. La vittima è una 40enne albanese: era alla guida di una Renault Megane quando ha tamponato in una curva una Mini Cooper Countryman condotta da un uomo di 35 anni. I due sarebbero scesi dai veicoli e si sarebbero fermati sul ciglio della strada quando è sopraggiunto l’autocarro che non riuscendo a spostarsi sulla corsia di sorpasso per l’arrivo di un altro mezzo, ha colpito la Megane che a sua volta ha travolto la donna e l’uomo. Quest’ultimo è in codice rosso.

A proposito di legittima difesa, spaccio e immigrazione

Invidio chi ha sempre delle certezze, ma rischia di essere un ottuso. Capisco chi ha organizzato la manifestazione di solidarietà verso il tabaccaio di Pavone.  Per ora una sola certezza Ion Stavila, anni 24, moldavo, è stato ucciso da Franco Iachi Bonvin tabaccaio esasperato dalle continue rapine nella sua tabaccheria di Pavone. E già ci sono i novelli locali e un po’ ciarlatani giustizieri della notte che si chiedono e chiedono: se si introducono a casa tua non gli puoi sparare? No, non gli puoi sparare. Lo vieta espressamente il Codice Rocco promulgato durante il ventennio fascista. Almeno qui i comunisti non c’ entrano niente. Carlo Nordio, ex magistrato che ai tempi di mani pulite tentò (inviano) di indagare sui vertici del PCI per finanziamento illecito, consulente giuridico dell’ allora ministro Calderoli proprio sulla la legittima difesa .Precisamente essendo lo Stato garante della difesa della proprietà privata è vietato per l’ individuo usare la forza e le armi per difenderla.  A meno che non sia in pericolo la propria incolumità fisica. Tant’ è che il tabaccaio è stato indagato per eccesso colposo di legittima difesa.  Il magistrato dovrà appurare questo. Ma per gli irriducibili queste considerazioni valgono zero,  convinti che ora l’ attuale legge risolverà qualcosa.  E si sbagliano di brutto.  Questa legge non assolve chi spara, il magistrato deve appurare le dinamiche e poi decidere. Ma anche tutto ciò per gli irriducibili è solo fuffa, e portano a prova delle loro convinzioni la partecipata manifestazione di solidarietà al tabaccaio.  Persino il Ministro degli Interni il Matteo Salvini  in arte Rambo gli ha portato la sua.  Benissimo, benissimo ed ha lenito le sofferenze dell’esercente.  Benissimo ma ininfluente sull’ operato della magistratura eporediese diretta da un ottimo magistrato come Giuseppe Ferrando.
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Cambiando scena atterriamo in Barriera di Milano. Da alcune settimane polizia e carabinieri sono impegnati in azioni di repressione della microcriminalità.  Via Palestrina angolo corso Vercelli. Stabile famoso per spaccio e quasi integralmente occupato da non italiani. 30 arresti, per la maggioranza persone di colore. E i residenti per la maggior parte italiani scendono in strada applaudendo la polizia ed urlando “W Salvini”.  30 anni fa il PCI aveva il 60 % dei voti.  Ora la Lega il 40. Il tabaccaio ha sparato per esasperazione e i residenti di Barriera hanno esultato anche per esasperazione. Tabaccaio esasperato e residenti esasperati.  Ora tocca al sottoscritto. Martedì ore 18 30 . Via Baretti angolo corso Marconi. 7 o 8 ragazzi di colore stazionano. Non voglio parcheggiare lì. Chiedo lumi alla persona con cui ho un appuntamento: sono spacciatori? Sì. Come ci convivete? Male, molto ma molto male.  Ripartendo con l’ auto quelle persone di colore mi infastidiscono non per la palle ma perché sono dei delinquenti. Trovandomi arruolato nell’ esercito degli esasperati. Arruolato mio malgrado tra gli esasperati. Proprio così, non  mi va giù una città come Torino dove diversi quartieri sono in mano agli spacciatori. E non penso di essere un moralista. Poi sono infinite e stucchevoli le polemiche di chi sottolinea che se non ci fossero i drogati non ci sarebbero gli spacciatori.  Vero, ma non consolatorio. Togliere il monopolio delle droghe alla criminalità organizzata vuol dire per alcune di esse legalizzarle.  Doloroso ma indispensabile. Come se si vuole realmente cambiare la legge sul porto d’ armi e difendere la proprietà privata si deve sostituire la legge Rocco.  Tutto il resto è fuffa.  Tutto il resto è solo propaganda. Tutto il resto è solo inutile e dannoso.
Patrizio Tosetto

Traffico di droga via Whatsapp e Facebook

I Carabinieri eseguono 8 provvedimenti cautelari per spaccio in un quartiere della movida. Sequestrato un revolver privo di matricola

 

I carabinieri della Compagnia San Paolo stanno eseguendo un provvedimento cautelare a Torino con otto destinatari delle misure disposte dal Gip del Tribunale di Torino su richiesta della Procura della Repubblica per detenzione e spaccio di sostanze stupefacenti nel quartiere Vanchiglia, in particolare in piazza Santa Giulia, noto per la movida. Li operava un gruppo criminale, composto da 3 italiani, 1 tunisino e 4 albanesi, specializzato nello smercio di eroina. Per sviare le indagini la vendita e gli appuntamenti venivano concordati con i clienti tramite whatsapp e facebook. Durante le perquisizioni è stato sequestrato un revolver privo di matricola. Sono stati impiegati 50 carabinieri supportati da un’unità cinofila. L’indagine, condotta tra il mese di dicembre 2017 e luglio 2018 parte dalla denuncia di un italiano trovato in possesso di 8 ovuli di cocaina destinati alla vendita al dettaglio nel quartiere Vanchiglia. Le indagini hanno consentito di documentare un’intensa e costante attività di spaccio che aveva come principale base logistica un circolo privato, risultato totalmente estraneo ai fatti. Nel corso delle indagini sono state già arrestate in flagranza due italiani ed un albanese, denunciato un italiano ed un albanese, sequestrate centinaia di dosi di hashish, marijuana e cocaina ed identificati 40 acquirenti di differente età ed estrazione sociale.

 

 

 

FINALI TORNEO ‘UGI’, QUANDO IL TENNIS SI FA SOLIDALE CON LE BOLLETTE AZZERATE

Si è svolto con ampio successo di partecipazione e pubblico, nel periodo compreso tra il 20 Maggio e l’8 Giugno scorsi, il grande Torneo di Tennis di Doppio Femminile e di Doppio Misto promosso dall’Ugi Unione Genitori Italiani – presso il rinomato Circolo ‘Monviso Sporting Club’ a in Corso Canonico Giuseppe Allamano 25 a Grugliasco (al confine esatto con Torino)

Una kermesse che, ogni anno, registra un numero crescente di affezionati e partecipanti: basti pensare che, nel 2018, i concorrenti nelle due predette categorie di gara sono stati ben 160 (che, come anche nel 2019, hanno contribuito tutti con una generosa offerta libera elargita a titolo d’iscrizione).

Sabato 15 Giugno alle ore 11.00, invece, avrà luogo, seguita da un gradevole rinfresco offerto dall’Organizzazione (al cui interno figura anche Silvia Ferrera, atleta e Membro dell’Ugi), la grande cerimonia conclusiva dell’evento, cui sono attesi ospiti di prim’ordine: tra cui anche il Sindaco di Torino, Chiara Appendino, da sempre attenta, come donna e come rappresentante delle istituzioni, alle molteplici attività legate al mondo Ugi.

E, con lei, sempre in prima linea anche Silvana Bertola, quale Socio Fondatore della storica Onlus, nonché Angelo Sidoti, Consigliere di Amministrazione di ‘uBroker Srl’, la Multiutilities Company torinese titolare di ‘Zero’, il primo social utility network della storia in grado di azzerare le bollette di luce e gas, Canone Rai e accise incluse.

Felice di sostenere, con il nostro contributo, finalità primarie quali il Progetto Estate ragazzi a favore di bambini e ragazzi fuori terapia oncoematologica, per la partecipazione degli stessi ad attività sportive e riabilitative da svolgere durante l’anno scolastico. E, con questo, anche l’assegnazione di un aiuto economico concreto destinato a Casa UGI, la Casa Accoglienza torinese dove ospitiamo gratuitamente i bambini/ragazzi malati di tumore e le loro famiglie”, spiega l’Ing. Cristiano Bilucaglia, Presidente di ‘uBroker Srl’ (già eletto ‘Imprenditore dell’anno’ ), professionista d’impresa e altrettanto generoso benefattore sempre pronto a partecipare in prima persona a lodevoli iniziative a favore delle attività sociali e di sviluppo del territorio italiano.

Quando i turchi terrorizzavano il Friuli

FOCUS INTERNAZIONALE / STORIA  Di Filippo Re

Hanno sofferto talmente tanto le invasioni e le scorrerie dei turchi che i friulani le ricordano ancora oggi, a distanza di 500 anni, con libri, convegni e rievocazioni storiche. “I turcs tal Friul”, dramma scritto in friulano da Pier Paolo Pasolini nel 1944 e pubblicato solo nel 1976, un anno dopo la morte dello scrittore e poeta, trae spunto dall’invasione dei turchi in Friuli che nel 1499 devastarono gran parte del territorio sfiorando anche Casarsa della Delizia, il paese di sua madre, in provincia di Pordenone e a poca distanza dal Tagliamento. Nel 1944, nel Friuli invaso dalle truppe tedesche e bombardato dall’aviazione anglo-americana, il giovane Pier Paolo Pasolini scrisse un dramma che ricorda l’improvvisa e sanguinosa irruzione dei turchi in Friuli, testimoniata da una lapide che lo scrittore vide in una chiesa di Casarsa. In questi giorni la Chiesa di Santa Croce di Casarsa ha fatto da cornice alla presentazione della nuova edizione del dramma teatrale “I Turcs tal Friul” (I turchi in Friuli), nel quale un Pasolini appena ventiduenne descrive il Friuli devastato dalla guerra rievocando le terribili invasioni del 1499. L’editore Quodlibet lo ha pubblicato come opera di una nuova collana dedicata alla poesia in dialetto. Pasolini scrisse i “Turcs” nel 1944 a Casarsa, dove abitava la madre, sotto le bombe che cadevano anche sul Friuli, ispirandosi a un fatto storico che aveva sconvolto questa terra alcuni secoli prima, ovvero la tragica invasione della cavalleria musulmana proveniente dai Balcani. All’interno della chiesa di Santa Croce si trova una lapide votiva realizzata nel 1529 dagli abitanti di Casarsa in segno di gratitudine per aver evitato il saccheggio dei turchi trent’anni prima. A questa iscrizione votiva è ispirato il dramma teatrale “I Turcs tal Friul”, un atto unico in dialetto friulano scritto da Pasolini negli ultimi anni della guerra. Il testo spazia dagli eventi di fine Quattrocento storicamente documentati, con Casarsa risparmiata dalla furia degli invasori forse, come recita una leggenda, per l’improvviso alzarsi di un polverone che ha impedito ai turchi il passaggio in questo paese, fino ai fatti della seconda guerra mondiale che vide anche Casarsa invasa dai tedeschi, attaccati dai partigiani e bombardati dagli alleati anglo-americani che miravano ai ponti e alla ferrovia sul Tagliamento. È la storia di una piccola comunità agricola costretta a fare i conti con la violenza degli aggressori, la tragedia della guerra, i lutti e le sofferenze. L’incursione turca in Friuli nell’autunno del 1499 si è profondamente saldata nella memoria dei friulani, all’epoca sotto il dominio di Venezia. Camarcio, Cervignano, Strassoldo, San Giovanni, Cusano, Fiume Veneto, San Floriano, Pordenone, Cordenons, Roveredo, Aviano, Spinazzedo….è lungo l’elenco delle devastazioni e delle crudeltà compiute dai turchi che giunsero perfino a poche decine di chilometri da Treviso e Mestre dove gran parte della popolazione fuggì in preda al panico. È utile per conoscere queste vicende storiche il libro di Roberto Gargiulo “Mamma li turchi, la grande scorreria in Friuli” (edizioni Biblioteca dell’Immagine) in cui l’autore, friulano, ricostruisce quel drammatico periodo sul finire del XV secolo. L’impero dei sultani stava attraversando un periodo di grande espansione dopo la conquista di Costantinopoli bizantina nel 1453 e l’occupazione, seppure temporanea, di Otranto nel 1480 con le armate inviate da Maometto II con l’obiettivo di risalire la penisola e prendere la capitale della Cristianità. In realtà i turchi erano già penetrati in Friuli nel 1472 e nel 1477 con distruzioni sistematiche e incendi di villaggi per poi ritirarsi con molti prigionieri. Comandati dal pascià bosniaco Iskender Beg (nulla a che vedere con Giorgio Castriota Skanderbeg) oltre 15.000 akingy, spietati incursori a cavallo, giunsero sull’Isonzo e invasero la pianura arrivando a Udine. Nel 1479 la Repubblica di Venezia stipulò un trattato di pace ventennale con i turchi. Vent’anni di tregua, poi ci fu l’invasione più terribile, nel 1499. Un flagello, con oltre 130 paesi distrutti, rasi al suolo e dati alle fiamme, chiese profanate e incendiate e migliaia di friulani uccisi o fatti prigionieri. Tra le macerie di paesi e cittadine mucchi di cadaveri maleodoranti, bambini lasciati vivi o morti per le strade, pochi i superstiti. Felice per il risultato della campagna militare, Iskender inviò al sultano 300 friulani prigionieri come regalo personale mentre la regione si presentava come sfigurata da una furiosa grandinata.

 

Parco Dora diventa polmone verde della città

Si lavora per il completamento di Parco Dora, l’ex area industriale che diventerà il nuovo polmone verde della città. Sono iniziati  i lavori dell’ultimo dei sei lotti per la sistemazione dell’area, riguardante l’ultima parte del parco verso corso Principe Oddone. Si tratta di 40mila metri quadri sui 350mila totali. I lavori dureranno  un anno e saranno finanziati dalla Città nel contesto del  progetto periferie AxTo. Si prevede la realizzazione di un corridoio verde che unirà le due sponde della Dora, di una pista ciclabile e di una collina belvedere alta circa 4 metri. Saranno piantati 300 nuovi alberi. “Entro un anno – commenta  la sindaca Chiara Appendino – i cittadini potranno riavere questo spazio rimasto abbandonato per troppo tempo”.