redazione il torinese, Autore presso Il Torinese - Pagina 41 di 2076

redazione il torinese

Addio a Ometto, signore dell’arte

E’ mancato, a 76 anni, Giulio Ometto, Presidente della Fondazione “Accorsi – Ometto” di via Po a Torino

In una nota – stampa, è la stessa Fondazione “Accorsi – Ometto” ad annunciare la scomparsa del Cav. Giulio Ometto, Presidente della Fondazione e del Museo di Arti Decorative di via Po 55, a Torino.c “Nato il 10 settembre 1942 a Legnago (VR), ma sin dall’infanzia residente a Bra, Giulio Ometto – si legge nella nota – è stato a lungo collaboratore dell’antiquario Pietro Accorsi, che conobbe nel 1963 in occasione della mostra sul Barocco Piemontese. Dal 1983 è presidente a vita della Fondazione, costituita per volontà di Accorsi, che scriverà nel suo testamento: ‘Grazie al tuo sapere e al tuo gusto, quanto farai per Torino sarà una cosa stupenda’”. A lui si deve l’apertura al pubblico del Museo di Arti decorative, avvenuto nel 1999, che rende accessibili le collezioni di Pietro Accorsi. Nel corso degli anni, oltre che a preservare il cosiddetto “gusto Accorsi”, Giulio Ometto ha saputo mantenere il Museo “vivo” attraverso una serie di acquisizioni di importanti oggetti di arte decorativa, testimoni del talento e dell’ingegno degli artisti che lavorarono presso la corte sabauda. La camera ardente sarà allestita giovedì 20 giugno dalle ore 11.00 alle ore 19.00 presso la sede della Fondazione – Via Po 55 Torino. I funerali si svolgeranno venerdì 21 giugno ore 9.00 presso la chiesa della S.S. Annunziata – Via Po 45 Torino.

GTT SOSPENDE LE DUE LINEE FERROVIARIE MONTANE

“OGNI ANNO LA SOLITA STORIA. SOLO DUE WEEK END VERSO CERES NON SONO SUFFICIENTI”

Come ogni anno, Uncem commenta con amarezza e profonda delusione la politica del Gruppo Torinese Trasporti che chiude le linee ferroviarie alpine, verso Canavese e Valli di Lanzo, sostituendole con autobus. Anche questa volta, le solite polemiche, giuste, di chi utilizza la linea e dovrà fino a settembre muoversi con i pullman sostitutivi di Gtt. Scelte profondamente sbagliate dell’azienda, che non si accorge del grande valore del suo servizio – passerà a Trenitalia a breve, visto che Gtt non ha partecipato alla gara del nodo torinese – e taglia il ferro per la gomma. Gtt non si accorge del valore delle valli attraversate dal treno, dove attiverà le corse – sulla Torino-Ceres – solo in due week end estivi, dopo le forti pressioni dei Sindaci, di Uncem, degli ex assessori Balocco e Parigi, grazie alla collaborazione con Visit Piemonte Dmo. Per tutto il resto della stagione estiva, il treno non ci sarà. Avrebbe invece avuto molto senso garantire corse (anche meno frequenti) lungo l’estate, facendo una attenta ed efficace politica di promozione verso ad esempio sindacati dei pensionati, Università della Terza Età, bocciofile torinesi…, proponendo viaggi scontati nelle valli più vicine a Torino, di Canavese e Lanzo, invitando famiglie e anziani a usare il servizio. Nelle Valli, a luglio e agosto, gli eventi sui territori sono quotidiani, grazie a decine di associazioni locali. A Lanzo le attrazioni, tre quali una piscina, non mancano. Salendo ci sono centinaia di opportunità ludiche, sportive, enogastronomiche, relax e divertimento.  Ancora una volta si perde un’occasione. Gtt la fa perdere al territorio. Due week end d’estate non sono sufficienti, i pendolari dovranno usare i pullman, i treni resteranno “fermi per via di lavori di manutenzione” annunciati che potevano essere concentrati in una settimana. Gtt penalizza le valli e incrina il rapporto tra Torino e le sue montagne, in una Città che dovrebbe essere “capoluogo alpino”, di certo non cresce.

Sequestrata panetteria: un quintale di alimenti andati a male

Nell’ambito dei servizi straordinari di controllo del territorio disposti dal Questore di Torino, volti a prevenire il degrado sociale e la criminalità diffusa, è stato effettuato, nella sera di lunedì scorso, un controllo straordinario del territorio ad alto impatto nel quartiere San Salvario

 

L’attività di controllo, coordinata da personale del Commissariato Barriera Nizza, con la collaborazione del Reparto Prevenzione Crimine e di un’unità cinofila, ha principalmente interessato 6 locali commerciali ubicati nella zona di piazza Bengasi.

 

le persone complessivamente identificate.

 

2 cittadini italiani, di 41 e 37 anni, sono stati denunciati per porto di oggetti atti ad offendere e possesso ingiustificato di chiavi alterate o grimaldelli; a loro carico sono stati sequestrati un cacciavite e due coltelli.

 

Il titolare di una sala scommesse di piazza Bengasi, un cittadino italiano di 42 anni, è stato sanzionato per 660 € per la presenza di una sala fumatori priva delle caratteristiche dettate dalla legge.

Infine, un trentacinquenne egiziano di 37 anni è stato denunciato per detenzione e vendita di alimenti in cattivo stato di conservazione: infatti, gli agenti procedevano al rinvenimento e sequestro, all’interno del suo panificio/pasticceria, di 109 kg di alimenti di origine animale e vegetale, alcuni dei quali in stato di decomposizione. Nell’intera attività, anch’essa ubicata in piazza Bengasi, si riscontrava la presenza di animali infestanti (blatte e scarafaggi), di escrementi di piccione ed una diffusa sporcizia sia nell’area di panificazione che nel deposito. Pertanto, il locale è stato sottoposto a sequestro penale per il rischio di eventuali danni alla salute.

 

ESERCITO: “FEDERIGO CAPRILLI SEMPRE ATTUALE”

Convegno a Palazzo Arsenale sulla figura leggendaria dell’Ufficiale dell’Esercito, cavaliere indomito di ieri, oggi, e domani

 Tra i quadri raffiguranti scene equestri di inizio ‘900 dell’aula magna di Palazzo Arsenale sede del Comando per la Formazione e Scuola di Applicazione dell’Esercito a Torino si è svolto il convegno e dibattito intitolato: “Federigo Caprilli: sempre attuale”,  realizzato dal Centro Studi Federale della FISE (Federazione Italiana Sport Equestri) in collaborazione con l’Esercito Italiano. Il convegno incentrato sulla figura dell’ufficiale dell’Esercito, il Capitano Federigo Caprilli, ha visto intervenire il Gen. D. Salvatore Cuoci, Comandante per la  Formazione e Scuola di Applicazione dell’Esercito; Luca Doria, consigliere federale della FISE in rappresentanza del Presidente della Federazione; e Giacomo Borlizzi moderatore del convegno e Presidente del Comitato Regionale FISE Piemonte.  I numerosi relatori che si sono alternati tra i quali: tecnici del settore, storici dell’equitazione, atleti degli sport equestri del mondo militare e civile, hanno confermato l’attualità della figura di Federigo Caprilli, l’ammirazione per colui che tutt’oggi è considerato il padre dell’equitazione naturale e moderna, fornendo una visione dello “stile caprilliano” adattata ai giorni nostri, che si sviluppa sempre attraverso l’intuizione, lo studio e l’applicazione, giungendo così pronta, come modello per il futuro. Il convegno è stato un momento significativo per incentivare il coinvolgimento delle future generazioni di cavalieri alla conoscenza di questa figura senza tempo. Inoltre, è stata una circostanza per ricordare anche ai giovani Ufficiali dell’Esercito presenti all’evento, come nel giugno del 1902 durante il “1° Concorso Ippico Internazionale” di Torino, il Capitano Caprilli conquistò il primato mondiale della categoria di potenza, proprio a piazza d’armi in quello stesso luogo in cui oggi gli Ufficiali frequentatori del Comando per la Formazione e Scuola di Applicazione dell’Esercito continuano il loro impegno nello sport, nel solco tracciato da Caprilli sempre con “il cuore oltre l’ostacolo”.

 

Open de France: oro per Aurora Petronio

Open de France,  Aurora Petronio, campionessa torinese delle Fiamme Gialle vince nei 200 farfalla  in 2’12” battendo  la bicampionessa euopea dei misti Leaffre. i 200 misti di Jeremy Desplanches assegnano il terzo podio azzurro a Giovanni Sorriso, mentre nei 200 dorso il brasiliano De Deus. Sul podio bronzo per Lorenzo Mora. Nei 100 stile libero Charlotte Bonnet vince sulle olandesi in 54″17.

Quintali di sigarette di contrabbando scoperte dalla Finanza

Un vero e proprio “fiume” di sigarette tra le vie di Torino quelle smerciate da un quarantenne denunciato, nei giorni scorsi, dalla Guardia di Finanza del capoluogo piemontese

I Baschi Verdi del Gruppo Pronto Impiego hanno individuato un contrabbandiere responsabile di aver importato, dalla Romania e dalla Ucraina, alcuni quintali di sigarette di contrabbando.  G.D.S., queste le sue inziali, di origini rumene ma residente a Torino, aveva organizzato, da tempo, un florido mercato illegale del tabacco; ordini quotidiani e, addirittura, consegne a domicilio, nascondendo i pacchetti di sigarette all’interno di buste per la spesa opportunamente riempite con prodotti di uso domestico e alimenti per occultarne la visibilità. L’uomo, senza una palese occupazione lavorativa, era però intestatario di tre furgoni, utilizzati per le consegne e di alcuni box interrati nel quartiere “Parella” di Torino e a Grugliasco (TO) dove nascondeva le sigarette. I Finanzieri hanno, inizialmente, fermato l’uomo nei pressi del mercato di Corso Racconigi; controllando il mezzo, gli inquirenti hanno rinvenuto i primi 50 chilogrammi di tabacchi di tutte le marche. Da qui, le perquisizioni in via Gian Francesco Re a Torino e in alcuni box sotterranei di via Cuorgnè a Grugliasco (TO), a lui affittati in “Nero”, dove è stata sequestrata mezza tonnellata circa di stecche, occultate in un doppio fondo ingegnosamente ricavato, all’interno di un furgone. Ci sono voluti i Vigili del Fuoco per aprire un varco all’interno del mezzo, per via di un sofisticato sistema meccanico di sicurezza installato dall’uomo. Nei prossimi giorni, i Finanzieri ascolteranno anche i numerosi clienti di G.D.S., per chiedere spiegazioni in merito agli acquisti di sigarette, comprate al prezzo di 35 euro a stecca. Ora l’uomo, denunciato alla Procura della Repubblica di Torino per contrabbando, rischia sino a 5 anni di carcere e l’espulsione dal territorio dello Stato. Il carico illegale è stato sequestrato. La complessa operazione rientra nel quadro delle attività svolte, in via esclusiva, dalla Guardia di Finanza quale Polizia Economico Finanziaria a tutela della concorrenza e del mercato, nonché della vigilanza su diritti di confine e dei monopoli.

Tre italiani su dieci mentono su dove vanno in vacanza

Il meteo, la qualità dell’alloggio e la quantità di alcol consumato sono tra le bugie più comuni. Siamo i secondi più “bugiardi” in Europa

Le vacanze si avvicinano per la maggior parte degli italiani e molti già hanno iniziato a vantarsi con amici e colleghi sulle mete paradisiache scelte per questa estate e i fantastici hotel e resort in cui alloggeranno. Fino a qui nulla di strano, a tutti piace condividere l’entusiasmo e le emozioni che precedono la partenza per le tanto attese e meritate ferie, peccato però che secondo il potente motore di ricerca di voli e hotel www.jetcost.it non sia proprio tutto vero, anzi, il 32% degli italiani mente su dove va in vacanza. Tra le varie bugie non ci sono solo quelle che riguardano la qualità dell’alloggio e il tempo trovato nella località di villeggiatura, siamo soliti esagerare, a quanto pare, anche sulla quantità di alcol bevuto nei momenti di relax.

Il team di Jetcost ha realizzato un sondaggio, nell’ambito di uno studio più allargato sulle esperienze degli europei durante le loro vacanze condotto su 3.000 persone (500 per ogni nazionalità tra britannici, spagnoli, italiani, tedeschi, portoghesi e francesi) di età superiore ai 18 anni e con almeno un viaggio fatto negli ultimi dodici mesi. Inizialmente, a tutti gli intervistati è stato chiesto se avevano mai mentito o esagerato su qualche aspetto delle loro vacanze e ben il 65% ha risposto di sì; alla domanda successiva, nello specifico su cosa avevano mentito, queste sono state le risposte più comuni:

1. Sulle condizioni meteo trovate in vacanza – 33%
2. Circa la destinazione raggiunta – 32%
3. Sulla qualità dell’alloggio – 25%
4. Sulla quantità di alcol consumato – 23%
5. Sulla quantità di denaro speso – 21%
6. Sul numero delle escursioni / attività culturali fatte – 17%

A tutti coloro che hanno partecipato al sondaggio è stato chiesto anche se avevano mai dichiarato a un amico o a un membro della famiglia che si erano goduti le vacanze più di quanto avessero effettivamente fatto e il 70% ha riconosciuto di averlo fatto, mentre il 58% ha ammesso che non avrebbe mai rivelato a nessuno che la sua vacanza era stata un fallimento.

Volendo approfondire le ragioni per cui hanno mentito sulla meta della vacanza, in molti hanno detto: “Perché mi vergognavo di dire dove sono stato realmente” (34%), altri: “Perché volevo impressionare” (28%), altri ancora: “Perché non ero stato da nessuna parte” (25%) e “Non volevo essere da meno degli altri” (14%). Le bugie, è risultato, sono state dette per lo più a “colleghi” (34%), “amici” (26%) e “familiari” (13%).

Le destinazioni più gettonate in cui gli intervistati hanno inventato di essere stati, invece, Stati Uniti (33%), Europa (26%), Sud America (221%), Asia (19%) e Africa (15%).

Inoltre, il 10% di coloro che ha affermato di aver mentito sulla meta della vacanza, ha ammesso di aver anche pubblicato una falsa immagine del posto sui social network!

Per quanto riguarda i dati a livello europeo, gli italiani sono risultati secondi nella “classifica dei bugiardi” su alcuni aspetti delle loro vacanze, dietro agli spagnoli:

1. Spagnoli 68%
2. Italiani 65%
2. Portoghesi 60%
4. Britannici 58%
5. Francesi 47%
6. Tedeschi 45%

Un portavoce di Jetcost ha dichiarato: Le vacanze vanno godute fino all’ultimo e in ogni loro aspetto e gli italiani sanno bene come darsi da fare per renderle indimenticabili, anche se a quanto pare a molti questo non basta, perché, come si evince dal sondaggio, sentono chiaramente il bisogno di esagerare e mettersi in evidenza a costo di mentire su dove sono stati o cosa hanno fatto. In un mondo ormai sopraffatto dalle condivisioni sui social network, le persone sentono di dover dimostrare il loro valore agli altri e di dover sembrare al meglio in ogni occasione, ma così facendo non si godono momenti importanti e non si rendono conto che la vita non è una competizione. Una deriva pericolosa, soprattutto riflettendo sul fatto che uno su dieci si riduce a pubblicare una foto falsa sul proprio profilo pur di farsi notare”.

Storie del bosco antico per la riabilitazione uditiva

Aperta una nuova pagina sulle possibilità della rieducazione dell’udito

Nei giorni scorsi  presso l’aula ORL del Presidio Molinette grazie all’iniziativa del S.C. ORL2 Audiologia e Foniatria Città della Salute e della Scienza di Torino, Dott.ssa Carla Montuschi,  il Maestro Antonello Mazzucco e i musicisti della Fondazione Fossano Musica assieme alla voce narrante dell’attrice Giorgia Pepino, hanno interpretato alcuni racconti tratti dal libro Storie del bosco antico dello scrittore Mauro Corona, aprendo una nuova pagina sulle possibilità della rieducazione uditiva. Alcune di queste storie, pre-registrate in sola voce, erano state precedentemente anticipate ai partecipanti, portatori di impianto cocleare, in modo da preparare l’ascolto e per fare in modo di accertarsi se le storie ascoltate anticipatamente sono poi state meglio comprese rispetto a quelle direttamente riprodotte durante la rappresentazione in cui è stato presente un bellissimo  e originale accompagnamento musicale A fine rappresentazione è poi stato somministrato ai presentii un questionario.

Davanti alla tomba di Soldati pensando alla vita

/
Di Pier Franco Quaglieni
.
Mario Soldati mancò vent’anni fa  a Tellaro, nel Golfo dei Poeti, il 19 giugno del 1999. Poco tempo dopo mancò anche un altro grande torinese, il pittore Enrico Paulucci, amico di Soldati fin dai tempi che i due erano allievi dell’Istituto Sociale dei Gesuiti. La Torino di Soldati e Paulucci e’ molto distante da quella di oggi. Sembra che sia passato un secolo e non vent’anni. Soldati ha rappresentato la migliore torinesità che non è mai angusta e provinciale, ma aperta al mondo come dimostrarono Giuseppe Baretti e, due secoli dopo, Piero Gobetti di cui Soldati fu amico. Soldati fu un torinese che sentì  l’America come il “primo amore”. Già questo dice molto su Mario. Fu totalmente distante dal piemontesismo di un Burzio o di un Firpo, fatto di rimpianto del bel tempo antico ed anche un po’ limitato. Soldati da giovane guardava a Benedetto Croce, pur amando i suoi maestri all’Università di Torino da Lionello Venturi a Ferdinando Neri.Guardava ad un grande filosofo di dimensione internazionale come fu Croce che dialogò con i  maggiori spiriti della sua epoca . Nel mio libro “Mario Soldati.La gioia di vivere” ho raccolto un caleidoscopio di giudizi e di ricordi di questo uomo dal “multiforme ingegno “che nella vita ha fatto lo scrittore, il giornalista, il regista,il critico d’arte, il gourmet, il bon vivant, il lavoratore indefesso. Ha attraversato quasi tutto il Novecento, mantenendo un’autonomia di giudizio che gli fa molto onore, denunciando gli orrori ideologici del secolo breve senza paraocchi: antifascista e anticomunista senza incertezze. Stare insieme a lui non era mai banale perché la sua intelligenza era scintillante. Io ritengo una vera e propria grazia di Dio averlo conosciuto e frequentato per tanti anni. La nostra e’ stata un’amicizia profonda. Nell’ultima fotografia che mi ha dedicato scrisse ”Per sempre” e in effetti il suo ricordo rimarrà in me nitido e forte per sempre. Mario era un uomo dolcissimo al di là delle apparenze spavalde. Resta la sua opera che crocianamente parla per lui e che rivela un protagonista limpido di un secolo torbido e violento. Egli ha saputo testimoniarci i valori dell’uomo, dell’amore ,dell’amicizia, della bellezza. Ci ha anche saputo trasmettere la gioia di vivere. Vent’anni fa quando partecipai a suoi funerali privatissimi come unico amico ammesso ad essere presente alla breve cerimonia davanti alla sua tomba pensavo non alla morte, ma alla vita. Mario ha dato un senso alla vita, alla sua vita e a quella dei suoi lettori e dei suoi amici.Di pochissimi scrittori novecenteschi si può dire altrettanto.
scrivere a quaglieni@gmail.com
.
Oggi, mercoledì 19 giugno alle ore 16 verrà reso  omaggio alla tomba di Mario Soldati al Cimitero Monumentale di Torino in corso Novara 135. Interverranno il Presidente della Regione Piemonte Cirio e il Presidente del Consiglio Regionale del Piemonte Boeti. 

“Villa Morlini”

casa-chiusaIl povero Sparagnetti, che di nome faceva Gaudenzio, sacrestano pio e devoto di San Rocco, inorridì alla notizia. “Oh, mamma mia, che vergogna! Che vergogna per tutto il paese!”. Il pover uomo si teneva la testa tra le mani, scuotendola a destra e sinistra, disperato e sconvolto. L’ultima trovata del Borlazza era davvero scandalosa: trasformare Brovello Carpugnino in un set per un film di quelli scollacciati, con le attrici che interpretavano quelle signorine che un tempo praticavano il mestiere al riparo delle mura di quelle che venivano chiamate “case chiuse”. Roba da matti, da non credere alle orecchie. E già in giro c’era chi sogghignava, chi – tra amici – si dava di gomito strizzando l’occhio e chi biascicando qualche preghiera, tra un singhiozzo e l’altro, immaginava già di finire sulla bocca di tutto il Vergante. Lo Sparagnetti se li immaginava già, i discorsi ai mercati o nei bar dei paesi vicini: “Avete sentito la notizia? Quelli di Brovello metteranno su un gran casino. No, non una gazzarra..proprio un casino, di quelli dove i militari e quelli che avevano quell’abitudine andavano a dar prova della loro virilità”. E giù risate. “Una gran bella figura di emme”, sospirava il sacrestano. Intanto il Borlazza, vicesindaco factotum con l’ambizione di far le cose in grande e rimanere ( si esprimeva con queste parole..) “inciso nella memoria dei miei concittadini”, non stava più nella pelle. Nessuno aveva capito come mai la scelta del regista Amleto Ciaccorelli fosse caduta proprio su Brovello Carpugnino come set per le riprese del film ma sta di fatto che il piccolo comune aveva “bagnato il naso” alle più titolate concorrenti, da Verbania a Stersa, da Baveno ad Arona. Così, in quattro e quattr’otto Brovello, per i più ardimentosi, era diventata “Brovellowood” mentre per i critici , i bacchettoni e i benpensanti era assurta al poco edificante ruolo di “paese delle puttanate”.  Eppure, a ben vedere, i più erano attratti – per curiosità ma soprattutto per ammirazione – dalle belle donne che interpretavano le “signorine” di Villa Morlini, la casa di tolleranza che dava il titolo alla pellicola. “I bei tempi di Villa Morlini” poteva vantare un cast di prim’ordine, con le due protagoniste –  Silvietta Tocca e Melania Cantuccini – dotate di grande talento artistico ma anche di un notevole “personale”. Soprattutto la Cantuccini, ragazza dalle grandi misure del tutto naturali, non lasciava indifferente nessuno dei brovellesi di sesso maschile. Anche gli amministratori erano coinvolti nel film. Il sindaco Mariano Contatto e l’assessore Tripelli figuravano come semplici comparse mentre al Borlazza era stato proposto un ruolo un tantino più importante: quello del cliente abituale. Persino allo Sparagnetti era stata offerta una particina, da ragioniere contabile, prontamente e segnatamente rifiutata dal sacrestano che, a scanso d’equivoci, accompagnò il suo no con una decisa sgranatura del rosario e un imprecisato numero di segni della croce. In breve tempo e per qualche settimana, non si parlò d’altro sulle due sponde del Lago Maggiore.

***

casa-chiusa-2

E anche sul lago d’Orta, nella zona di Mergozzo, in Ossola e giù, giù, a ridosso delle risaie della “bassa” novarese. Brovello, grazie al film, era sulla bocca di tutti. Nella ricostruzione scenica, accurata fin nei dettagli, nulla è lasciato al caso. Semmai si dava spazio  alla fantasia di coloro che – scrutando le ragazze che  si presentano in fantasiose combinazioni di veli , merlettature o deshabillé , in calze nere o guêpières – immaginavano di frequentare le stanze  dei bordelli di lusso, affrescate di dipinti erotici con angeli caduti in pose peccaminose e donne semivestite, mollemente sdraiate sui divani. Per i più anziani non era necessario un gran sforzo di fantasia ma semmai un rivangare lontani ricordi , rinverdendo episodi autobiografici, mentre per i giovani come il Borlazza era un tourbillon di novità ad alta tensione. Sì, perché il vicesindaco, costretto in un abito di foggia sartoriale anni cinquanta, rosso in volto come un peperone, si era talmente immedesimato al punto che il regista più volte dovette sospendere le riprese per calmarne gli ardori. E soprattutto per tagliare quel fastidioso e  ripetuto “Cavolo, cavolo” che il Borlazza non riusciva a disciplinare, intercalandolo ad ogni pur breve frase. Al vicesindaco il copione riservò anche una lunga battuta, fortemente critica nei confronti della senatrice Lina Merlin, veneta e socialista, firmataria della legge che chiuse i bordelli.  Rivolgendosi alla sua foto su di un giornale aperto sul banco dietro il quale sedeva la maîtresse Margherita, , la tenutaria della casa di tolleranza “Villa Morlini “ , nell’ultima sera d’apertura prima che chiudesse per sempre i battenti, la sera di sabato 20 settembre 1958 il Borlazza, sospirando a lungo, citava il senatore Pieraccini, uno dei più fieri avversari della Merlin, parlando delle anguille. Le anguille? Sì, le anguille. Infatti, il politico fiorentino disse “ Le anguille quando entrano in amore fanno un lunghissimo viaggio di migliaia di chilometri; vanno tutte quante a trovare il loro letto di nozze. Consideri, onorevole Merlin, quanto è potente lo stimolo sessuale!”. Solo che, detta dal Borlazza, la frase suonò ben altra, soprattutto quando aggiunse.. “Cavolo, altro che balle! Le anguille sì che ci danno dentro”. E così, tra uno stop e l’altro, prima che il regista e il cameraman dessero in escandescenze, la battuta venne cancellata, con il vicesindaco che non se ne faceva una ragione, masticando amaro ( “Che sfiga, che casa-chiusa-3sfiga..”) e il resto della troupe esasperata. Così, in breve, le riprese terminarono, con grande sollievo dello Sparagnetti, di Don Tullio e della maggior parte della comunità brovellese di sesso femminile. Un po’ d’amaro in bocca rimase, invece, al vicesindaco perché maturò il sospetto, senza capirne le ragioni vere, che l’esperienza della “Brovellowood” era quasi del tutto “andata a puttane”. Esito al quale, inconsapevolmente, aveva contribuito da protagonista, aggiungendo l’ultimo “tocco” di classe quando – rivolgendosi alle due protagoniste – le apostrofò con un sonoro “saprei io come farvi contente se vi avessi tra le mani, gallinelle”. Amleto Ciaccorelli  e la sua troupe se ne andarono da Brovello pronunciando un “grazie” piuttosto freddo e maldisposto. E al vicesindaco non restò che il pensiero, a metà tra l’incuriosito e l’invidioso, di quelle incredibili creature che, dalle acque dolci risalivano fino al Mar dei Sargassi all’unico scopo di copulare e riprodursi.

Marco Travaglini