

Al via la sottoscrizione di un nuovo protocollo
L’assessora regionale all’Immigrazione, Monica Cerutti comunica che martedì 22 gennaio, alle 12, nella sala stampa della Regione Piemonte avverrà la sottoscrizione del protocollo antitratta tra la Regione e la Commissione territoriale per il riconoscimento della protezione internazionale di Torino. Questo protocollo consentirà una maggiore tutela delle vittime di tratta di esseri umani, che stanno richiedendo protezione internazionale.
I lavoratori del cantiere della metropolitana di piazza Bengasi, che riguarda i due chilometri di metro dal Lingotto alla piazza, hanno protestato davanti al cancello chiuso del cantiere. La manifestazione è stata organizzata dai sindacati Fillea Cgil, Filca Cisl e Feneal Uil a fronte del mancato pagamento degli stipendi e per chiedere maggiori certezze sull’occupazione. Dopo il fallimento di diverse aziende impegnate nel cantiere, il 15 gennaio ai lavoratori, in tutto una quindicina, non sono stati pagati gli stipendi . I lavori erano iniziati nel 2012 ma non sono stati completati. L’apertura era prevista per l’estate del 2020.
(foto archivio – il Torinese)
La memoria della deportazione incisa nella pietra. Per il quinto anno saranno accolte a Torino le pietre d’inciampo (Stolpersteine) di Gunter Demnig. Martedì 22 gennaio dalle 9.30 alle 16 verranno posate 15 pietre in 10 luoghi diversi della città, dedicate ad altrettante vittime della deportazione nazista e fascista. Il presidente del Consiglio regionale e del Comitato Resistenza e Costituzione, Nino Boeti, parteciperà alla posa pubblica della pietra d’inciampo dedicata a Vittorio Staccione alle ore 12-12.15, in via San Donato 27 (Circoscrizione 4). Il progetto, patrocinato dal Comitato Resistenza e Costituzione del Consiglio regionale, è promosso dal Museo Diffuso della Resistenza di Torino in collaborazione con la Comunità Ebraica di Torino, il Goethe Institut Turin e l’Associazione nazionale ex deportati (Aned) sezione Torino. Gli Stolpersteine sono un monumento diffuso e partecipato, ideato e realizzato dall’artista tedesco Gunter Demnig per ricordare le singole vittime della deportazione nazista e fascista. L’artista produce piccole targhe di ottone poste su cubetti di pietra che sono poi incastonati nel selciato davanti all’ultima abitazione scelta dalla vittima. Ogni targa riporta “Qui abitava…”, il nome della vittima, data e luogo di nascita e di morte o scomparsa. In tutta Europa sono state posate più di sessantamila pietre; a Torino, con le pose di quest’anno, saranno presenti nel territorio cittadino 108 pietre.
DALLA CAMPANIA Incredibile ma vero: per sfuggire ai controlli del carcere, un detenuto 40 enne di Poggioreale, a Napoli, in prigione per reati comuni, ha ingoiato un telefono cellulare di 8 centimetri per due, che ha tenuto nello stomaco per circa un mese. La notizia è stata data dal quotidiano partenopeo Il Mattino. La scoperta del telefono è avvenuta durante i controlli effettuati in ospedale dove l’uomo era stato trasportato dopo un malore. Grazie a una laparoscopia il telefonino è stato asportato.
Ha colpito il fratello con cinque coltellate, una profonda lo ha ferito al polmone, e ha tentato di lasciare l’Italia a bordo di un pullman FlixBus partito da Torino verso Bruxelles, ma è stato rintracciato e bloccato al confine con la Svizzera. L’episodio è avvenuto a Cossato, nel Biellese. L’aggressore è un 42enne di origini marocchine, che ha accoltellato il fratello nel corso di una lite probabilmente legata questioni economiche per un’eredità. La vittima, che ha avvisato i carabinieri, è ricoverata in condizioni gravi all’ospedale.
Ha colpito il fratello con cinque coltellate, una profonda lo ha ferito al polmone, e ha tentato di lasciare l’Italia a bordo di un pullman FlixBus partito da Torino verso Bruxelles, ma è stato rintracciato e bloccato al confine con la Svizzera. L’episodio è avvenuto a Cossato, nel Biellese. L’aggressore è un 42enne di origini marocchine, che ha accoltellato il fratello nel corso di una lite probabilmente legata questioni economiche per un’eredità. La vittima, che ha avvisato i carabinieri, è ricoverata in condizioni gravi all’ospedale.
“La decisione di Giorgia Meloni di far confluire Fratelli d’Italia nel raggruppamento europeo che comprendeva anche il movimento di Raffaele Fitto apre nuovi scenari, non solo a livello continentale ma anche in Italia ed in Piemonte”. Roberto Rosso, consigliere comunale torinese ora confluito in Fdi, guarda con ottimismo alle sfide del prossimo futuro. A partire da quelle per il rinnovo del Consiglio regionale piemontese.
”È evidente che la nostra regione ha assoluta necessità di un cambiamento radicale. Che non parta dagli slogan gridati in piazza da qualche madamina in cerca di notorietà e di una candidatura, ma che arrivi alle grandi opere partendo dalla riscoperta dei nostri valori, della nostra identità “. D’altronde con gli slogan non si costruisce nulla e non si scavano tunnel, mentre i risultati si ottengono quando si ha la consapevolezza di ciò che si è e di ciò che si vuol fare.
”Il Piemonte è in crisi, cresce meno delle altre regioni del Nord. E questo perché si è affidato ad un sistema di potere che non funziona, che premia gli amici degli amici e non i migliori, i più competenti. Difficile crescere quando tutto viene gestito dai mediocri, ad ogni livello. Così la Tav diventa la foglia di fico dietro cui nascondere tutti gli errori commessi in questi anni”.
Rosso, da sempre, è favorevole alla tratta ferroviaria ad alta velocità, “che non deve essere solo un’occasione per garantire commesse pubbliche ad aziende che impiegano manodopera straniera, ma deve essere lo strumento per valorizzare tutto il nostro territorio”. A suo avviso, inoltre, la Tav deve essere messa in rete con una serie di altre opere non solo utili ma indispensabili. “Basti pensare al completamento della tangenziale di Torino che manca della tratta ad Est, o alla pedemontana che favorirebbe il rilancio del Canavese, ad un collegamento tra la Val Chisone e la Valle di Susa, alla Ceva-Albenga”.
Grandi opere, grandi cantieri, nuova occupazione. Ma non basta. “Perché bisogna restituire un’anima alla nostra regione. Bisogna restituire l’orgoglio di essere piemontesi, occitani, francoprovenzali, walser. Senza dimenticare l’apporto degli italiani arrivati dalle altre regioni e valorizzando anche l’apporto di quegli stranieri che si sono integrati”.
Dunque la riscoperta della cultura come base per una nuova fase di crescita. “Ma una cultura aperta, non le solite manifestazioni a senso unico nel nome del politicamente corretto e del pensiero unico obbligatorio. Una cultura che possa spaziare dalla storia all’arte, dalla filosofia all’impresa. Perché nel Dna del Piemonte è presente la cultura del lavoro, dell’industria, della sana amministrazione. Nel nostro Pantheon ci sono Alfieri e Gozzano, ma anche Einaudi e Adriano Olivetti “.
Da qui occorre ripartire. E forse l’esperienza di Adriano Olivetti diventa l’esempio più utile “poiché unisce la visione del grande imprenditore che lancia la sfida agli Stati Uniti con quella del mecenate che porta ad Ivrea intellettuali ed artisti, senza dimenticare il filosofo ed il politico con il suo progetto di Comunità “.
“La decisione di Giorgia Meloni di far confluire Fratelli d’Italia nel raggruppamento europeo che comprendeva anche il movimento di Raffaele Fitto apre nuovi scenari, non solo a livello continentale ma anche in Italia ed in Piemonte”. Roberto Rosso, consigliere comunale torinese ora confluito in Fdi, guarda con ottimismo alle sfide del prossimo futuro. A partire da quelle per il rinnovo del Consiglio regionale piemontese.
”È evidente che la nostra regione ha assoluta necessità di un cambiamento radicale. Che non parta dagli slogan gridati in piazza da qualche madamina in cerca di notorietà e di una candidatura, ma che arrivi alle grandi opere partendo dalla riscoperta dei nostri valori, della nostra identità “. D’altronde con gli slogan non si costruisce nulla e non si scavano tunnel, mentre i risultati si ottengono quando si ha la consapevolezza di ciò che si è e di ciò che si vuol fare.
”Il Piemonte è in crisi, cresce meno delle altre regioni del Nord. E questo perché si è affidato ad un sistema di potere che non funziona, che premia gli amici degli amici e non i migliori, i più competenti. Difficile crescere quando tutto viene gestito dai mediocri, ad ogni livello. Così la Tav diventa la foglia di fico dietro cui nascondere tutti gli errori commessi in questi anni”.
Rosso, da sempre, è favorevole alla tratta ferroviaria ad alta velocità, “che non deve essere solo un’occasione per garantire commesse pubbliche ad aziende che impiegano manodopera straniera, ma deve essere lo strumento per valorizzare tutto il nostro territorio”. A suo avviso, inoltre, la Tav deve essere messa in rete con una serie di altre opere non solo utili ma indispensabili. “Basti pensare al completamento della tangenziale di Torino che manca della tratta ad Est, o alla pedemontana che favorirebbe il rilancio del Canavese, ad un collegamento tra la Val Chisone e la Valle di Susa, alla Ceva-Albenga”.
Grandi opere, grandi cantieri, nuova occupazione. Ma non basta. “Perché bisogna restituire un’anima alla nostra regione. Bisogna restituire l’orgoglio di essere piemontesi, occitani, francoprovenzali, walser. Senza dimenticare l’apporto degli italiani arrivati dalle altre regioni e valorizzando anche l’apporto di quegli stranieri che si sono integrati”.
Dunque la riscoperta della cultura come base per una nuova fase di crescita. “Ma una cultura aperta, non le solite manifestazioni a senso unico nel nome del politicamente corretto e del pensiero unico obbligatorio. Una cultura che possa spaziare dalla storia all’arte, dalla filosofia all’impresa. Perché nel Dna del Piemonte è presente la cultura del lavoro, dell’industria, della sana amministrazione. Nel nostro Pantheon ci sono Alfieri e Gozzano, ma anche Einaudi e Adriano Olivetti “.
Da qui occorre ripartire. E forse l’esperienza di Adriano Olivetti diventa l’esempio più utile “poiché unisce la visione del grande imprenditore che lancia la sfida agli Stati Uniti con quella del mecenate che porta ad Ivrea intellettuali ed artisti, senza dimenticare il filosofo ed il politico con il suo progetto di Comunità “.