redazione il torinese

Controlli dei Civich nella notte, 160 auto fermate: sei ubriachi e due sotto effetto di droga

polizia municipale 33polizia municipale1 

In collaborazione con i volontari  della Croce Rossa e del Centro Antidoping

 

Nella notte controlli straordinari della polizia municipale, contro il fenomeno della guida in stato di ebbrezza o sotto l’effetto stupefacenti. I Civich, in collaborazione col personale della Croce Rossa e del Centro Antidoping hanno fermato circa 160 conducenti in piazza Castello, piazza Carducci e largo Marconi. Di questi, 6 sono risultati positivi all’alcoltest, 2 all’uso di droga. Altri 40 verbali sono stati scritti per violazioni varie del codice della strada.

 

(Foto: il Torinese)

Umberto Eco riceverà la cittadinanza onoraria di Orta San Giulio

orta san giulio lago

 

Tra la fine degli anni ’50 e l’inizio degli anni ‘60, lo scrittore amava trascorrere le ferie sul Sacro Monte, al “conventino”, una costruzione adiacente la chiesa del convento francescano

 

Umberto Eco riceverà la cittadinanza onoraria di Orta. Il riconoscimento gli verrà attribuito nella cittadina sull’omonimo lago tra fine anno e inizio del prossimo, dopo che il celebre scrittore ha accettato l’invito dell’amministrazione comunale ortese. Non si tratta  soltanto di un omaggio alle citazioni che l’autore di “Baudolino” e de “ Il nome della rosa” ha dedicato al lago d’Orta e all’isola di San Giulio nel suo ultimo romanzo, “Numero zero”. Come il protagonista del romanzo, il ghostwriter  Colonna, anche Umberto Eco, tra la fine degli anni ’50 e l’inizio degli anni ‘60, amava trascorrere le ferie sul Sacro Monte, al “conventino”, una costruzione adiacente la chiesa del convento francescano, di proprietà privata, che Eco affittava per qualche settimana. “Io al crepuscolo guardavo incupito il lago che s’incupiva. L’Isola di San Giulio, così radiosa sotto il sole, sorgeva dalle acque come l’isola dei morti di Böcklin” .

 

Così , nel suo “Numero Zero” , Umberto Eco fa parlare il protagonista che, come lui, ama la riviera del lago d’Orta, e probabilmente colloca aECO UMBERTOl “conventino” la casa ereditata dalla amica del protagonista, Maia, che diventerà un rifugio sicuro dal quale si gode, appunto, la visione dell’isola di San Giulio. Un libro insolitamente breve per i canoni di Eco (circa 210 pagine) e anche insolitamente semplice (solo otto personaggi, ma sono appena la metà quelli che effettivamente hanno una qualche consistenza) e temporalmente “compatto” (quasi tutto si svolge in due mesi a Milano, in quel 1992 a cavallo tra lo stragismo di mafia e gli scandali di Mani Pulite). Nel periodo in cui vi soggiornava Eco, frequentavano Orta anche Mario Soldati e Mario Bonfantini. E lì, lo scrittore alessandrino, aveva stretto amicizia con Roberto Leydi, musicologo, che abitava lungo l’antica via di accesso al borgo. Quella  ad Orta, per l’autore de “Il cimitero di Praga”, sarà quasi una rimpatriata e l’intera comunità lo attende a braccia aperte.

 

Marco Travaglini

IL VOLO DELL'ARCOBALENO

volo

C’era anche la mitica Graziella di Villar Perosa,  che a 74 anni era impaziente di lanciarsi, rivivendo l’emozione che da bambina l’aveva vista volare giù per una corda tesa in campagna

 

A Frassinetto nel Canavese si può provare il brivido del volo. Si chiama il volo dell’Arcobaleno. Si compone di un lungo cavo metallico che attraversa la valle per una lunghezza di 1800 m al quale si viene appesi con una carrucola ed un apposito imbrago che consente una posizione di volo come quella dei supereroi, equipaggiati con caschetto e maschera antivento. Ci si lancia nel vuoto dalla stazione di partenza ad un altezza di 1298 m tra il verde della valle e il luccicare dei corsi d’acqua sottostanti,rassicurati ed incoraggiati dagli addetti alla struttura.E…..si volaaaaaaaa!

 

Si può,raggiungere una velocità fino a 130-140 km/h giungendo, carichi di nuova vitalità, alla stazione di arrivo a quota 1040m. Si può volare da soli od in coppia! Nel mio gruppo di amici a volare c’era la mitica Graziella di Villar Perosa (To) che a 74 anni era impaziente di lanciarsi, rivivendo l’emozione che da bambina l’aveva vista volare giù per una corda tesa in campagna.Questa volta si è divertita un sacco..senza nemmeno scorticarsi le mani! Eccola in arrivo con suo figlio Diego.

 

Antonella Ciliberto

A Torino 1286 buche nell'asfalto: molte sono pericolose

buche

Il dato emerge da una ricerca della polizia municipale, svolta su incarico del pm Raffaele Guariniello

 

In città ci sono 1.286 buche di media o alta pericolosità. Il dato emerge da una ricerca della polizia municipale, svolta su incarico del pm Raffaele Guariniello. Il magistrato sta esaminando  numerosi esposti da parte dei cittadini relativi a incidenti causati dai dissesti nell’asfalto. In passato ci fu persino una vittima. Le buche si trovano soprattutto nei quartieri Madonna di Campagna (232) e San Salvario (208). Non ne è priva nemmeno Crocetta, zona in cui sono state rilevate 96 buche nonostante la non elevata estensione territoriale del quartiere.

 

(Foto: il Torinese)

"Non scrivere di me", scampoli di vita di otto grandi autori

sambuysambuy2

Sono tutti straordinari, scelti in modo “poetico” (in base all’intensità dell’incontro e ciò che ha rappresentato per lei) e svelati con garbo nel libro che ammalia come un romanzo

 

Essere amica di Philip Roth e l’autrice di 2 splendidi documentari su di lui, dormire a casa della biografa Judith Thurman a New York, incontrare David Foster Wallace in un desolato fast food a 2 ore da Chicago, bere l’aperitivo con Richard Ford, conversare con la scrittrice canadese Mavis Gallant, o ancora, stanare Joseph Mitchell nel suo ufficio al “New Yorker” e James Purdy nel minuscolo apartment di Brooklyn Heights. No, decisamente non sono esperienze che chiunque possa vantare. Lei si. E le condivide con i lettori. Livia Manera Sambuy, giornalista letteraria (firma di punta del “Corriere della sera”), esperta di letteratura anglo-americana, in “Non scrivere di me” (Feltrinelli), racconta 8 grandi autori con cui ha condiviso scampoli di vita. Sono tutti straordinari, scelti in modo “poetico” (in base all’intensità dell’incontro e ciò che ha rappresentato per lei) e svelati con garbo nel libro che ammalia come un romanzo, ma ha il valore aggiunto di farci scoprire certa letteratura americana.

 

Philip Roth.

«Il nostro rapporto si basa sulla curiosità intellettuale, sicuramente sull’eros e una fiducia non espressa che è patto  fortissimo a impegnarsi a non tradire. Sebbene uno scrittore sia traditore per eccellenza: dove trova prende senza chiedertelo».

 

-Ma non le aveva proibito di scrivere di lui?

«Siamo molto legati e non tradirei mai un amico. Gli ho fatto leggere il capitolo che lo riguarda ed è la storia del nostro rapporto personale. Ha accettato tutto, cambiato due parole e commentato “it’s very good”. E’scherzoso, ma se si tratta di scrittura il registro è uno solo, serio e niente battute».

 

-Qualche aneddoto?

«Oggi è un uomo ricchissimo che tutti gli editori vorrebbero accaparrarsi con contratti miliardari; eppure vive in modo particolarmente frugale, spende poco nulla, salvo invitarti in un elegante ristorantino newyorkese. Ha usato tutto quello che possiede per costruirsi intorno la tranquillità per scrivere. Come quando per non essere disturbato dal bambino dei vicini comprò il loro appartamento e gli altri di fianco; anche la casa nel Connecticut è funzionale solo al suo lavoro. Mentre giravamo un documentario si macchiò la camicia di acqua e mi colpì scoprire che aveva ben poco per cambiarsi: il suo intero guardaroba consisteva in 5 camicie e 3 paia di pantaloni».

 

Around writers (o) Scrittori e dintorni. 

– Lezioni di vita che ha appreso da loro?

«Da Mavis Gallant il coraggio di scelte azzardate e indipendenza; Judith Thurman, un certo modo di relazionarsi alla letteratura usando il proprio lato femminile; da D.F.Wallace nulla, se non la terribile frattura che c’è tra una persona molto malata di depressione, com’era lui, e il resto del mondo. Da Richard Ford, l’intensità dell’amicizia; da Paula Fox che la fiducia comprende il tradimento e bisogna accettarlo; Joseph Mitchell, gentilezza, generosità, la capacità di leggere la vita attraverso la letteratura, cosa che lui ha fatto isolandosi. E quasi tutto quello che so me l’ha insegnato Roth».

 

-Il personaggio che più l’ha strappata dal ruolo di osservatrice e risucchiata nel suo mondo?

«Nel libro non c’è, ma è Dave Eggers, catapultato giovanissimo in una fama planetaria con “L’opera struggente di un formidabile genio”; memoir delle sue vicissitudini con il fratellino di 8 anni, dopo la morte dei genitori. Fu difficile ottenere l’intervista e mi concesse solo 5 minuti; poi finimmo per pranzare insieme in un ristorante e parlò a lungo. Era geniale, timidissimo e si fece accompagnare dal regista che voleva trarre un film dal suo libro. Mi ritrovai allo screening dello strepitoso “Prima che sia notte” di Julian Schnabel, che era quasi in ginocchio davanti a Eggers. Situazione bizzarra e molto divertente».

 

-L’autore, anche di altri secoli, che le piacerebbe poter incontrare e per scoprire cosa?

«Flaubert; vivo a Parigi da 6 anni e vorrei capire perché per i francesi è più importante di Proust. Poi Tolstoj, di cui recentemente, al cocktail di un amico pittore, ho conosciuto una discendente. La contessa è una signora anziana elegantissima, vedova di un medico che era l’ultimo nipote dello scrittore; mi ha raccontato anche che a Parigi c’è una società letteraria che si riunisce intorno all’associazione “Jàsnaja Poljàna” per parlare dell’opera tolstoiana».

 

Life with writers (o) Vita con gli scrittori.

«Per evitare delusioni, li incontro senza troppe aspettative. Il segreto è conoscerne l’opera, inizio da com’è nato il libro -curiosità autentica- e li metto a loro agio. Per qualche ragione funziona sempre. Spesso scopro che sono creature davvero meravigliose, con cui trascorro ore non qualsiasi, e a volte entro a far parte del corredo delle loro vite. E’ un gioco di specchi e relazioni».

 

-Che effetto fa essere accolta nelle loro case?

«E’ un privilegio. Come quando mi ha ospitata Judith Thurman.(ndr. autrice di “Isak Dinesen. La vita di Karen Blixen” Feltinelli). E’ stato facilissimo anche perché abbiamo stili di vita simili. Lei scriveva al piano di sopra, io a quello sotto; nelle pause, pranzavamo insieme, parlando tantissimo».

 

-Come ha gestito lo shock, non solo culturale, ogni volta che ha cambiato paese, città, lingua?

«Con la curiosità che mi spinge sempre a cercare altrove e in un ambiente internazionale. A20 anni, sola a New York, all’inizio ero spersa; dopo 3-4 mesi, già integrata. Meno facile ambientarmi a Parigi, a tutt’altra età e scrivendo di letteratura angloamericana; ma ne vale comunque la pena». 

 

Reading suggestions (o) Consigli di lettura.

«Sarebbero tantissimi, ne cito qualcuno alla rinfusa e scusandomi per le omissioni. Di Junot Diaz

“La breve favolosa vita di Oscar Wao”, Aleksandar Hemon “Il progetto Lazarus”, i racconti di John Cheever, Mavis Gallant “Varietà di esilio” e Richard Ford “Sportswriter”».

 

-E il suo prossimo libro?

«Per scaramanzia preferirei non parlarne. Posso solo dire che sarà diverso da questo; una storia complicata con dentro un po’della mia vita, di Francia e India».

 

Laura Goria

 

 

 

Va al rave party e torna carico di droga

Quando è stato fermato aveva addosso pastiglie di ecstasy, oltre a marijuana e pezzi di hashish

 

TRENO MILANOEra stato al rave party in Liguria ed è rientrato con carico di droga. La Polfer ha proceduto all’arresto di un ragazzo, 20 anni residente in Piemonte, che era in compagnia di due amici. Quando è stato fermato aveva addosso pastiglie di ecstasy, oltre a marijuana, pezzi di hashish, un bilancino di precisione e un tirapugni. I tre hanno cercato di salire a bordo del treno per Torino, ma erano  senza biglietto: così sono stati fermati e identificati dalla Polizia.

 

(Foto: il Torinese)

Saitta: "No agli sciacalli della sanità"

“Se poi a qualcuno non piace che i primariati negli ospedali scendano da 842 a 667 e che le strutture complesse di natura amministrativa scendano da 240 a 97, pazienza. Il passaggio da struttura complessa a struttura semplice è una questione prettamente di tipo organizzativo, nulla toglie alle funzioni e ai servizi per i pazienti”

 

SAITTA“In questi ore registro fibrillazioni relative ai contenuti degli atti aziendali che i direttori delle aziende sanitarie stanno predisponendo per dare attuazione alla programmazione regionale sia sulla rete ospedaliera che sulla rete di assistenza territoriale. Si utilizzano i casi dell’Oftalmico di Torino (il cui servizio verrà ricollocato e non certamente soppresso!) come del Punto nascite di Susa (dove rafforzeremo un day service materno-infantile per garantire sicurezza a mamme e bambini in una struttura che oggi registra meno di 100 parti anno), così come i casi dell’ospedale di Borgosesia o di Casale Monferrato (dove qualcuno fa credere che verranno soppresse le cure ai cardiopatici o ai malati oncologici), per alzare il tono di una polemica che di politico non ha davvero nulla”: l’assessore alla Sanità della Regione Piemonte Antonio Saitta interviene replicando a quella che definisce “la strumentalizzazione e lo sciacallaggio di chi approfitta delle fragilità dei cittadini per alimentare timori infondati sulla riorganizzazione della sanità regionale, facendo credere che i malati non saranno più curati come prima semplicemente perché stiamo riorganizzando il numero dei primariati medici ed amministrativi che negli ultimi decenni in Piemonte era cresciuta a dismisura”.

 

“Ho fortemente voluto un’opera di programmazione e di razionalizzazione della sanità regionale coerente ai parametri fissati a livello nazionale dal Ministero:questa è la strada obbligata per completare il percorso iniziato da un anno e portare il Piemonte fuori dal doloroso piano di rientro dal debito sanitario. Io voglio la fine del commissariamento per restituire al Piemonte gli spazi di manovra e l’autonomia di decisione senza più essere sottoposti al rigido controllo dei Ministeri romani”.

 

“Se poi a qualcuno non piace che i primariati negli ospedali scendano da 842 a 667 e che le strutture complesse di natura amministrativa scendano da 240 a 97, pazienza – prosegue Saitta – Il passaggio da struttura complessa a struttura semplice è una questione prettamente di tipo organizzativo, nulla toglie alle funzioni e ai servizi per i pazienti. Voglio rafforzare i servizi, migliorandone qualità ed efficacia, eliminando doppioni e sovrapposizioni e soprattutto accorpando quei reparti dove l’attività è troppo bassa rispetto agli standard di legge (ovvero si fanno pochi interventi l’anno), perché bassa attività significa maggior rischio per i malati”.

 

Conclude Saitta: “Quelli che oggi stanno facendo non una critica politica alle scelte del Governo regionale, ma un’opera di sciacallaggio approfittando delle paure delle persone, sono gli stessi che non hanno mai fatto nulla per porre fine al commissariamento della sanità piemontese, che non hanno mai controllato i conti e neppure i bilanci delle aziende sanitarie, che hanno preferito favorire i privati e le lobby”.

A futura memoria: il "caso Tortora"

Venerdì 20 febbraio 1987, Tortora tornò in televisione e aprì la nuova edizione di “Portobello” con la stessa frase che disse Luigi Einaudi quando riprese a collaborare al Corriere della sera dopo il fascismo: “Dove eravamo rimasti?”

 

MELLANO“A futura memoria” è il titolo dell’ultimo libro di Leonardo Sciascia. Il volume, che è una raccolta di articoli pubblicati dal grande scrittore sui diversi giornali con cui collaborava, riporta un significativo sottotitolo: “se la memoria ha un futuro”. Gran parte degli scritti si riferiscono alla lotta alla mafia e molti di essi parlano della “vicenda Tortora”. Enzo Tortora, celeberrimo anchorman televisivo, fu arrestato il 17 giugno 1983 con grande clamore mediatico perché accusato di associazione di stampo camorristico e traffico di droga, sulla base di dichiarazioni di pentiti poi rivelatesi false. Dovette scontare oltre sette mesi di carcere e arresti domiciliari ed affrontare un lungo iter processuale, che portò anche ad una condanna in primo grado a dieci anni di reclusione, prima di essere scagionato nel processo d’appello e definitivamente dichiarato estraneo ai fatti dalla Corte di Cassazione nel 1987. Tortora lottò attivamente per una “Giustizia Giusta” impegnandosi in politica fino ad essere eletto deputato al Parlamento europeo.

 

Venerdì 20 febbraio 1987, Tortora tornò in televisione e aprì la nuova edizione di “Portobello” con la stessa frase che disse Luigi Einaudi quando riprese a collaborare al Corriere della sera dopo il fascismo: “Dove eravamo rimasti? “. Poi aggiunse: ”Potrei dire moltissime cose e ne dirò poche, ma me lo consentirete. Molta gente ha vissuto con me, ha sofferto con me, questi terribili anni; molta gente mi ha offerto quello che poteva, per esempio ha pregato per me, e io questo non lo dimenticherò mai. Questo grazie a questa cara, buona gente dovete consentirmi di dirlo. L’ho detto, e un’altra cosa aggiungo: io sono qui e lo sono anche per parlare per conto di quelli che parlare non possono. E sono molti. E sono troppi. Sarò qui e resterò qui anche per loro.” Profondamente minato nel fisico morì poco tempo dopo, il 18 maggio 1988, non ancora sessantenne.

 

Proprio ieri, 16 settembre, ho partecipato a Torino, nella centrale Piazza Solferino, ad una toccante cerimonia in occasione dell’intitolazione di una galleria del centro città a Enzo Tortora. Alla cerimonia erano presenti molte autorità, dal Sindaco di Torino Fassino, al Presidente del Consiglio comunale Porcino, al Vicepresidente del Consiglio regionale Boeti, alla consigliera regionale Accossato, al redattore del TG2 e Direttore di “Notizie Radicali” Vecellio. Ma tra i vari interventi succedutisi il più emozionante è stato quello di Piero Angela, amico personale di Tortora, con il quale iniziò la sua carriera di giornalista televisivo, che ne ha tratteggiato un affettuoso profilo umano e professionale.

 

Se dagli esempi occorre imparare, la vicenda Tortora, definita da Giorgio Bocca “il più grande esempio di macelleria giudiziaria all’ingrosso del nostro Paese”, sembra tuttavia non aver insegnato molto alla giustizia italiana se è vero, come è vero, che ancora oggi molte persone sono in carcere da innocenti. La contabilità della giustizia italiana – infatti – registra come un terzo della popolazione detenuta sia in attesa di giudizio e come la metà di essi, al termine dell’iter processuale, venga dichiarata estranea ai fatti loro ascritti, innocente, o comunque non colpevole. Come Garante delle persone sottoposte a misure restrittive della libertà personale sono ancora in attesa che qualche altra città piemontese, oltre a Torino, Asti e Mondovì, intitoli una via a Enzo Tortora e magari, coraggiosamente, proprio una via di accesso a un istituto penitenziario, come doveroso tributo alla sofferenza di un uomo giusto ma anche come memento per tutti gli operatori della giustizia, perché il “caso Tortora” sia finalmente considerato un “caso Italia”.

 

 

Bruno Mellano
garante.detenuti@cr.piemonte.it

Giovane si impicca, i genitori accusano: la causa è il bullismo

Suoi coetanei lo avevano chiuso addirittura in un cassonetto dell’immondizia, per fotografarlo e pubblicare l’immagine su Facebook

 

bulli giovaniA  26 anni si è impiccato. I  genitori chiedono giustizia: dicono che all’origine del dramma ci sarebbero stati atti di bullismo contro il  ragazzo. Suoi coetanei lo avevano chiuso addirittura in un cassonetto dell’immondizia, per fotografarlo e pubblicare l’immagine su Facebook. Prima di uccidersi, lo stesso giovane, della provincia di Vercelli, aveva raccontato queste violenze alla polizia postale, che aveva fatto rimuovere la pagina dal web e trasmesso poi gli atti alla procura. Dopo, però, il ragazzo è caduto in depressione, tanto che da mesi ormai  usciva di casa solo se accompagnato, finché si è impiccato nella camera al secondo piano della casa dove abitava con i  suoi genitori.

 

(Foto: archivio)
 

Tempo di bilanci: si privatizza e le perdite sono pubbliche

tosettoSTORIE DI CITTA’ / di Patrizio Tosetto 

 

Scusate, in tutti questi anni dove erano i sindaci, o comunque chi doveva controllare i conti? Ricette posticce del passato non hanno funzionato. Tanto che il disastro è sotto gli occhi di tutti. La realtà ci impone di essere pessimisti. Sì, mi sembra proprio che la situazione sia fuori controllo

 

La nostra testata giornalistica è “gentile” e clemente verso il debito della Regione Piemonte: 5 Miliardi. Altri sono giàSALONE 569 arrivati a 5,2. Va bene, milioni in più milioni in meno. Probabilmente non è la fotografia definitiva. Grazie ad un alto funzionario dell’assessorato Bilancio della nostra regione, andato in pensione, ho imparato che non si può e non si devono giudicare i bilanci pubblici con i parametri delle società private. Infatti, ad esempio, un debito non esiste fin tanto non viene iscritto dal bilancio stesso. Come, suppongo,  la Regione Piemonte non ha 5 miliardi di patrimonio. Mi sembra che la situazione sia  fuori controllo. In questi giorni le commissioni consiliari regionali hanno avuto seri problemi nel raggiungere il numero legale. Non dovrebbe essere il politico che dà l’esempio? I conti del Salone del Libro non tornano, sono fortemente  deficitari. Scusate, in tutti questi anni dove erano i sindaci, o comunque chi doveva controllare i conti? Intanto il sindaco Fassino incontra Janes Eudes Rabut, direttore generale di Gl Events, padrone e gestore di Lingotto Fiere. Nulla è cambiato. Anzi, è venuto fori qualcosa d’incredibile. Dal 2009 la Gl Event doveva dare annualmenteREGIONE PALAZZO una  fidejussione bancaria che ovviamente non ha dato. Citiamo l’assessore alla Cultura Braccialarghe. Non possiamo mettere in crisi i bilanci degli eventi culturali per pagare prezzi che sono fuori mercato a Gl . In altre parole, come da italica tradizione: privatizzare gli utili e rendere pubbliche le perdite. E poi se la magistratura dovesse vedere gli estremi di una azione penale, con i tempi processuali i reati sono quasi già prescritti. Qui tutto finisce a tarallucci e vino. Ma a qualcuno, mi sa, rimarrà il cerino in mano e si brucerà le dita. Semplice risanare tutto, basta non pagare i fornitori. Magari, del resto, hanno dovuto portare i libri in tribunale. E vi assicuro, FinPiemonte,  Eurofidi, Eurogroup, ed altre società parapubbliche  non stanno meglio, sono alle prese con drastici tagli del personale. Il caso di CSI piemonte è “scoppiato” da alcuni anni. Non invidio chi dovrà cercare di superare questi problemi. Ora il tutto è sul tavolo del Governo. Ricette posticce del passato non hanno funzionato. Tanto che il disastro è sotto gli occhi di tutti. La realtà ci impone di essere pessimisti. Sì, mi sembra proprio che la situazione sia fuori controllo.