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A Torino 1286 buche nell'asfalto: molte sono pericolose

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Il dato emerge da una ricerca della polizia municipale, svolta su incarico del pm Raffaele Guariniello

 

In città ci sono 1.286 buche di media o alta pericolosità. Il dato emerge da una ricerca della polizia municipale, svolta su incarico del pm Raffaele Guariniello. Il magistrato sta esaminando  numerosi esposti da parte dei cittadini relativi a incidenti causati dai dissesti nell’asfalto. In passato ci fu persino una vittima. Le buche si trovano soprattutto nei quartieri Madonna di Campagna (232) e San Salvario (208). Non ne è priva nemmeno Crocetta, zona in cui sono state rilevate 96 buche nonostante la non elevata estensione territoriale del quartiere.

 

(Foto: il Torinese)

"Non scrivere di me", scampoli di vita di otto grandi autori

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Sono tutti straordinari, scelti in modo “poetico” (in base all’intensità dell’incontro e ciò che ha rappresentato per lei) e svelati con garbo nel libro che ammalia come un romanzo

 

Essere amica di Philip Roth e l’autrice di 2 splendidi documentari su di lui, dormire a casa della biografa Judith Thurman a New York, incontrare David Foster Wallace in un desolato fast food a 2 ore da Chicago, bere l’aperitivo con Richard Ford, conversare con la scrittrice canadese Mavis Gallant, o ancora, stanare Joseph Mitchell nel suo ufficio al “New Yorker” e James Purdy nel minuscolo apartment di Brooklyn Heights. No, decisamente non sono esperienze che chiunque possa vantare. Lei si. E le condivide con i lettori. Livia Manera Sambuy, giornalista letteraria (firma di punta del “Corriere della sera”), esperta di letteratura anglo-americana, in “Non scrivere di me” (Feltrinelli), racconta 8 grandi autori con cui ha condiviso scampoli di vita. Sono tutti straordinari, scelti in modo “poetico” (in base all’intensità dell’incontro e ciò che ha rappresentato per lei) e svelati con garbo nel libro che ammalia come un romanzo, ma ha il valore aggiunto di farci scoprire certa letteratura americana.

 

Philip Roth.

«Il nostro rapporto si basa sulla curiosità intellettuale, sicuramente sull’eros e una fiducia non espressa che è patto  fortissimo a impegnarsi a non tradire. Sebbene uno scrittore sia traditore per eccellenza: dove trova prende senza chiedertelo».

 

-Ma non le aveva proibito di scrivere di lui?

«Siamo molto legati e non tradirei mai un amico. Gli ho fatto leggere il capitolo che lo riguarda ed è la storia del nostro rapporto personale. Ha accettato tutto, cambiato due parole e commentato “it’s very good”. E’scherzoso, ma se si tratta di scrittura il registro è uno solo, serio e niente battute».

 

-Qualche aneddoto?

«Oggi è un uomo ricchissimo che tutti gli editori vorrebbero accaparrarsi con contratti miliardari; eppure vive in modo particolarmente frugale, spende poco nulla, salvo invitarti in un elegante ristorantino newyorkese. Ha usato tutto quello che possiede per costruirsi intorno la tranquillità per scrivere. Come quando per non essere disturbato dal bambino dei vicini comprò il loro appartamento e gli altri di fianco; anche la casa nel Connecticut è funzionale solo al suo lavoro. Mentre giravamo un documentario si macchiò la camicia di acqua e mi colpì scoprire che aveva ben poco per cambiarsi: il suo intero guardaroba consisteva in 5 camicie e 3 paia di pantaloni».

 

Around writers (o) Scrittori e dintorni. 

– Lezioni di vita che ha appreso da loro?

«Da Mavis Gallant il coraggio di scelte azzardate e indipendenza; Judith Thurman, un certo modo di relazionarsi alla letteratura usando il proprio lato femminile; da D.F.Wallace nulla, se non la terribile frattura che c’è tra una persona molto malata di depressione, com’era lui, e il resto del mondo. Da Richard Ford, l’intensità dell’amicizia; da Paula Fox che la fiducia comprende il tradimento e bisogna accettarlo; Joseph Mitchell, gentilezza, generosità, la capacità di leggere la vita attraverso la letteratura, cosa che lui ha fatto isolandosi. E quasi tutto quello che so me l’ha insegnato Roth».

 

-Il personaggio che più l’ha strappata dal ruolo di osservatrice e risucchiata nel suo mondo?

«Nel libro non c’è, ma è Dave Eggers, catapultato giovanissimo in una fama planetaria con “L’opera struggente di un formidabile genio”; memoir delle sue vicissitudini con il fratellino di 8 anni, dopo la morte dei genitori. Fu difficile ottenere l’intervista e mi concesse solo 5 minuti; poi finimmo per pranzare insieme in un ristorante e parlò a lungo. Era geniale, timidissimo e si fece accompagnare dal regista che voleva trarre un film dal suo libro. Mi ritrovai allo screening dello strepitoso “Prima che sia notte” di Julian Schnabel, che era quasi in ginocchio davanti a Eggers. Situazione bizzarra e molto divertente».

 

-L’autore, anche di altri secoli, che le piacerebbe poter incontrare e per scoprire cosa?

«Flaubert; vivo a Parigi da 6 anni e vorrei capire perché per i francesi è più importante di Proust. Poi Tolstoj, di cui recentemente, al cocktail di un amico pittore, ho conosciuto una discendente. La contessa è una signora anziana elegantissima, vedova di un medico che era l’ultimo nipote dello scrittore; mi ha raccontato anche che a Parigi c’è una società letteraria che si riunisce intorno all’associazione “Jàsnaja Poljàna” per parlare dell’opera tolstoiana».

 

Life with writers (o) Vita con gli scrittori.

«Per evitare delusioni, li incontro senza troppe aspettative. Il segreto è conoscerne l’opera, inizio da com’è nato il libro -curiosità autentica- e li metto a loro agio. Per qualche ragione funziona sempre. Spesso scopro che sono creature davvero meravigliose, con cui trascorro ore non qualsiasi, e a volte entro a far parte del corredo delle loro vite. E’ un gioco di specchi e relazioni».

 

-Che effetto fa essere accolta nelle loro case?

«E’ un privilegio. Come quando mi ha ospitata Judith Thurman.(ndr. autrice di “Isak Dinesen. La vita di Karen Blixen” Feltinelli). E’ stato facilissimo anche perché abbiamo stili di vita simili. Lei scriveva al piano di sopra, io a quello sotto; nelle pause, pranzavamo insieme, parlando tantissimo».

 

-Come ha gestito lo shock, non solo culturale, ogni volta che ha cambiato paese, città, lingua?

«Con la curiosità che mi spinge sempre a cercare altrove e in un ambiente internazionale. A20 anni, sola a New York, all’inizio ero spersa; dopo 3-4 mesi, già integrata. Meno facile ambientarmi a Parigi, a tutt’altra età e scrivendo di letteratura angloamericana; ma ne vale comunque la pena». 

 

Reading suggestions (o) Consigli di lettura.

«Sarebbero tantissimi, ne cito qualcuno alla rinfusa e scusandomi per le omissioni. Di Junot Diaz

“La breve favolosa vita di Oscar Wao”, Aleksandar Hemon “Il progetto Lazarus”, i racconti di John Cheever, Mavis Gallant “Varietà di esilio” e Richard Ford “Sportswriter”».

 

-E il suo prossimo libro?

«Per scaramanzia preferirei non parlarne. Posso solo dire che sarà diverso da questo; una storia complicata con dentro un po’della mia vita, di Francia e India».

 

Laura Goria

 

 

 

Va al rave party e torna carico di droga

Quando è stato fermato aveva addosso pastiglie di ecstasy, oltre a marijuana e pezzi di hashish

 

TRENO MILANOEra stato al rave party in Liguria ed è rientrato con carico di droga. La Polfer ha proceduto all’arresto di un ragazzo, 20 anni residente in Piemonte, che era in compagnia di due amici. Quando è stato fermato aveva addosso pastiglie di ecstasy, oltre a marijuana, pezzi di hashish, un bilancino di precisione e un tirapugni. I tre hanno cercato di salire a bordo del treno per Torino, ma erano  senza biglietto: così sono stati fermati e identificati dalla Polizia.

 

(Foto: il Torinese)

Saitta: "No agli sciacalli della sanità"

“Se poi a qualcuno non piace che i primariati negli ospedali scendano da 842 a 667 e che le strutture complesse di natura amministrativa scendano da 240 a 97, pazienza. Il passaggio da struttura complessa a struttura semplice è una questione prettamente di tipo organizzativo, nulla toglie alle funzioni e ai servizi per i pazienti”

 

SAITTA“In questi ore registro fibrillazioni relative ai contenuti degli atti aziendali che i direttori delle aziende sanitarie stanno predisponendo per dare attuazione alla programmazione regionale sia sulla rete ospedaliera che sulla rete di assistenza territoriale. Si utilizzano i casi dell’Oftalmico di Torino (il cui servizio verrà ricollocato e non certamente soppresso!) come del Punto nascite di Susa (dove rafforzeremo un day service materno-infantile per garantire sicurezza a mamme e bambini in una struttura che oggi registra meno di 100 parti anno), così come i casi dell’ospedale di Borgosesia o di Casale Monferrato (dove qualcuno fa credere che verranno soppresse le cure ai cardiopatici o ai malati oncologici), per alzare il tono di una polemica che di politico non ha davvero nulla”: l’assessore alla Sanità della Regione Piemonte Antonio Saitta interviene replicando a quella che definisce “la strumentalizzazione e lo sciacallaggio di chi approfitta delle fragilità dei cittadini per alimentare timori infondati sulla riorganizzazione della sanità regionale, facendo credere che i malati non saranno più curati come prima semplicemente perché stiamo riorganizzando il numero dei primariati medici ed amministrativi che negli ultimi decenni in Piemonte era cresciuta a dismisura”.

 

“Ho fortemente voluto un’opera di programmazione e di razionalizzazione della sanità regionale coerente ai parametri fissati a livello nazionale dal Ministero:questa è la strada obbligata per completare il percorso iniziato da un anno e portare il Piemonte fuori dal doloroso piano di rientro dal debito sanitario. Io voglio la fine del commissariamento per restituire al Piemonte gli spazi di manovra e l’autonomia di decisione senza più essere sottoposti al rigido controllo dei Ministeri romani”.

 

“Se poi a qualcuno non piace che i primariati negli ospedali scendano da 842 a 667 e che le strutture complesse di natura amministrativa scendano da 240 a 97, pazienza – prosegue Saitta – Il passaggio da struttura complessa a struttura semplice è una questione prettamente di tipo organizzativo, nulla toglie alle funzioni e ai servizi per i pazienti. Voglio rafforzare i servizi, migliorandone qualità ed efficacia, eliminando doppioni e sovrapposizioni e soprattutto accorpando quei reparti dove l’attività è troppo bassa rispetto agli standard di legge (ovvero si fanno pochi interventi l’anno), perché bassa attività significa maggior rischio per i malati”.

 

Conclude Saitta: “Quelli che oggi stanno facendo non una critica politica alle scelte del Governo regionale, ma un’opera di sciacallaggio approfittando delle paure delle persone, sono gli stessi che non hanno mai fatto nulla per porre fine al commissariamento della sanità piemontese, che non hanno mai controllato i conti e neppure i bilanci delle aziende sanitarie, che hanno preferito favorire i privati e le lobby”.

A futura memoria: il "caso Tortora"

Venerdì 20 febbraio 1987, Tortora tornò in televisione e aprì la nuova edizione di “Portobello” con la stessa frase che disse Luigi Einaudi quando riprese a collaborare al Corriere della sera dopo il fascismo: “Dove eravamo rimasti?”

 

MELLANO“A futura memoria” è il titolo dell’ultimo libro di Leonardo Sciascia. Il volume, che è una raccolta di articoli pubblicati dal grande scrittore sui diversi giornali con cui collaborava, riporta un significativo sottotitolo: “se la memoria ha un futuro”. Gran parte degli scritti si riferiscono alla lotta alla mafia e molti di essi parlano della “vicenda Tortora”. Enzo Tortora, celeberrimo anchorman televisivo, fu arrestato il 17 giugno 1983 con grande clamore mediatico perché accusato di associazione di stampo camorristico e traffico di droga, sulla base di dichiarazioni di pentiti poi rivelatesi false. Dovette scontare oltre sette mesi di carcere e arresti domiciliari ed affrontare un lungo iter processuale, che portò anche ad una condanna in primo grado a dieci anni di reclusione, prima di essere scagionato nel processo d’appello e definitivamente dichiarato estraneo ai fatti dalla Corte di Cassazione nel 1987. Tortora lottò attivamente per una “Giustizia Giusta” impegnandosi in politica fino ad essere eletto deputato al Parlamento europeo.

 

Venerdì 20 febbraio 1987, Tortora tornò in televisione e aprì la nuova edizione di “Portobello” con la stessa frase che disse Luigi Einaudi quando riprese a collaborare al Corriere della sera dopo il fascismo: “Dove eravamo rimasti? “. Poi aggiunse: ”Potrei dire moltissime cose e ne dirò poche, ma me lo consentirete. Molta gente ha vissuto con me, ha sofferto con me, questi terribili anni; molta gente mi ha offerto quello che poteva, per esempio ha pregato per me, e io questo non lo dimenticherò mai. Questo grazie a questa cara, buona gente dovete consentirmi di dirlo. L’ho detto, e un’altra cosa aggiungo: io sono qui e lo sono anche per parlare per conto di quelli che parlare non possono. E sono molti. E sono troppi. Sarò qui e resterò qui anche per loro.” Profondamente minato nel fisico morì poco tempo dopo, il 18 maggio 1988, non ancora sessantenne.

 

Proprio ieri, 16 settembre, ho partecipato a Torino, nella centrale Piazza Solferino, ad una toccante cerimonia in occasione dell’intitolazione di una galleria del centro città a Enzo Tortora. Alla cerimonia erano presenti molte autorità, dal Sindaco di Torino Fassino, al Presidente del Consiglio comunale Porcino, al Vicepresidente del Consiglio regionale Boeti, alla consigliera regionale Accossato, al redattore del TG2 e Direttore di “Notizie Radicali” Vecellio. Ma tra i vari interventi succedutisi il più emozionante è stato quello di Piero Angela, amico personale di Tortora, con il quale iniziò la sua carriera di giornalista televisivo, che ne ha tratteggiato un affettuoso profilo umano e professionale.

 

Se dagli esempi occorre imparare, la vicenda Tortora, definita da Giorgio Bocca “il più grande esempio di macelleria giudiziaria all’ingrosso del nostro Paese”, sembra tuttavia non aver insegnato molto alla giustizia italiana se è vero, come è vero, che ancora oggi molte persone sono in carcere da innocenti. La contabilità della giustizia italiana – infatti – registra come un terzo della popolazione detenuta sia in attesa di giudizio e come la metà di essi, al termine dell’iter processuale, venga dichiarata estranea ai fatti loro ascritti, innocente, o comunque non colpevole. Come Garante delle persone sottoposte a misure restrittive della libertà personale sono ancora in attesa che qualche altra città piemontese, oltre a Torino, Asti e Mondovì, intitoli una via a Enzo Tortora e magari, coraggiosamente, proprio una via di accesso a un istituto penitenziario, come doveroso tributo alla sofferenza di un uomo giusto ma anche come memento per tutti gli operatori della giustizia, perché il “caso Tortora” sia finalmente considerato un “caso Italia”.

 

 

Bruno Mellano
garante.detenuti@cr.piemonte.it

Giovane si impicca, i genitori accusano: la causa è il bullismo

Suoi coetanei lo avevano chiuso addirittura in un cassonetto dell’immondizia, per fotografarlo e pubblicare l’immagine su Facebook

 

bulli giovaniA  26 anni si è impiccato. I  genitori chiedono giustizia: dicono che all’origine del dramma ci sarebbero stati atti di bullismo contro il  ragazzo. Suoi coetanei lo avevano chiuso addirittura in un cassonetto dell’immondizia, per fotografarlo e pubblicare l’immagine su Facebook. Prima di uccidersi, lo stesso giovane, della provincia di Vercelli, aveva raccontato queste violenze alla polizia postale, che aveva fatto rimuovere la pagina dal web e trasmesso poi gli atti alla procura. Dopo, però, il ragazzo è caduto in depressione, tanto che da mesi ormai  usciva di casa solo se accompagnato, finché si è impiccato nella camera al secondo piano della casa dove abitava con i  suoi genitori.

 

(Foto: archivio)
 

Tempo di bilanci: si privatizza e le perdite sono pubbliche

tosettoSTORIE DI CITTA’ / di Patrizio Tosetto 

 

Scusate, in tutti questi anni dove erano i sindaci, o comunque chi doveva controllare i conti? Ricette posticce del passato non hanno funzionato. Tanto che il disastro è sotto gli occhi di tutti. La realtà ci impone di essere pessimisti. Sì, mi sembra proprio che la situazione sia fuori controllo

 

La nostra testata giornalistica è “gentile” e clemente verso il debito della Regione Piemonte: 5 Miliardi. Altri sono giàSALONE 569 arrivati a 5,2. Va bene, milioni in più milioni in meno. Probabilmente non è la fotografia definitiva. Grazie ad un alto funzionario dell’assessorato Bilancio della nostra regione, andato in pensione, ho imparato che non si può e non si devono giudicare i bilanci pubblici con i parametri delle società private. Infatti, ad esempio, un debito non esiste fin tanto non viene iscritto dal bilancio stesso. Come, suppongo,  la Regione Piemonte non ha 5 miliardi di patrimonio. Mi sembra che la situazione sia  fuori controllo. In questi giorni le commissioni consiliari regionali hanno avuto seri problemi nel raggiungere il numero legale. Non dovrebbe essere il politico che dà l’esempio? I conti del Salone del Libro non tornano, sono fortemente  deficitari. Scusate, in tutti questi anni dove erano i sindaci, o comunque chi doveva controllare i conti? Intanto il sindaco Fassino incontra Janes Eudes Rabut, direttore generale di Gl Events, padrone e gestore di Lingotto Fiere. Nulla è cambiato. Anzi, è venuto fori qualcosa d’incredibile. Dal 2009 la Gl Event doveva dare annualmenteREGIONE PALAZZO una  fidejussione bancaria che ovviamente non ha dato. Citiamo l’assessore alla Cultura Braccialarghe. Non possiamo mettere in crisi i bilanci degli eventi culturali per pagare prezzi che sono fuori mercato a Gl . In altre parole, come da italica tradizione: privatizzare gli utili e rendere pubbliche le perdite. E poi se la magistratura dovesse vedere gli estremi di una azione penale, con i tempi processuali i reati sono quasi già prescritti. Qui tutto finisce a tarallucci e vino. Ma a qualcuno, mi sa, rimarrà il cerino in mano e si brucerà le dita. Semplice risanare tutto, basta non pagare i fornitori. Magari, del resto, hanno dovuto portare i libri in tribunale. E vi assicuro, FinPiemonte,  Eurofidi, Eurogroup, ed altre società parapubbliche  non stanno meglio, sono alle prese con drastici tagli del personale. Il caso di CSI piemonte è “scoppiato” da alcuni anni. Non invidio chi dovrà cercare di superare questi problemi. Ora il tutto è sul tavolo del Governo. Ricette posticce del passato non hanno funzionato. Tanto che il disastro è sotto gli occhi di tutti. La realtà ci impone di essere pessimisti. Sì, mi sembra proprio che la situazione sia fuori controllo.

"Ragazzi in aula" compie 18 anni

Ragazzi in Aula diventa “maggiorenne”La nuova edizione del concorso, organizzata dall’Assemblea legislativa piemontese in collaborazione con l’Ufficio scolastico regionale e aperta agli studenti delle scuole secondarie del Piemonte che intendono, almeno per una volta, “indossare” i panni di consiglieri regionali per formulare progetti di legge, non è più a tema libero

 

ragazzi_aulaGiunto alla boa del diciottesimo anno, Ragazzi in Aula cambia pelle. La nuova edizione del concorso, organizzata dall’Assemblea legislativa piemontese in collaborazione con l’Ufficio scolastico regionale e aperta agli studenti delle scuole secondarie del Piemonte che intendono, almeno per una volta, “indossare” i panni di consiglieri regionali per formulare progetti di legge, non è più a tema libero. Nell’ambito degli Stati generali dello Sport – di cui l’Assemblea regionale è promotrice – e in occasione di Torino capitale europea dello Sport, infatti, gli organizzatori hanno stabilito che i progetti di legge devono riguardare il mondo sportivo nei suoi molteplici aspetti, dal contrasto al doping alla pratica sportiva come strumento di prevenzione sanitaria, dai canali di finanziamento attraverso gli sponsor alla valorizzazione degli impianti.

Le proposte, elaborate da gruppi di sette studenti, devono essere inviate all’Ufficio scolastico regionale entro il 15 dicembre. I relatori delle proposte di legge che verranno selezionate dalla Commissione giudicatrice parteciperanno, insieme all’intera classe, a due sedute formative presso la sede del Consiglio regionale: nel corso della prima verranno forniti gli elementi di diritto regionale necessari a comprendere il funzionamento dell’Assemblea e l’iter del processo legislativo; nella seconda sarà simulata una seduta di Commissione consiliare e verrà offerta agli studenti l’occasione di condividere più velocemente pareri, opinioni e idee inerenti i progetti di legge utilizzando una piattaforma digitale appositamente dedicata. Le proposte, poi, saranno inserite all’ordine del giorno dei lavori della seduta speciale dell’Assemblea regionale che i componenti dell’Ufficio di presidenza presiederanno nel prossimo aprile.

 

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Capitani coraggiosi

Omaggio a Giorgio Ferrini e Gaetano Scirea

 

ferrini-scirea“Due grandi uomini, prima che due grandi atleti”. Così Domenico Beccaria, presidente del Museo del Grande Torino, ha introdotto a Palazzo Lascaris la presentazione della mostra organizzata in collaborazione con il Consiglio Regionale del Piemonte “Capitani Coraggiosi”, omaggio a Giorgio Ferrini e Gaetano Scirea. Erano presenti la signora Ferrini e la signora Maroso, vedova di Virgilio, caduto a Superga con i compagni del Grande Torino, nonché Giampaolo Muliari, direttore del Museo. Il figlio di Ferrini, Amos, ha spiegato che “la nostra famiglia ha apprezzato enormemente l’accostamento di mio padre Giorgio al capitano juventino Gaetano, per i valori di sportività che la sua figura ha espresso”. E il nipote di Don Aldo Rabino, Luca, ha portato un ricordo del cappellano del Toro, scomparso da poche settimane. Beppe Franzo, presidente dell’associazione “Filadelfia 88”, ha ripercorso le tappe della fulgida carriera di Scirea, spiegando che “dimostrò sui campi di calcio la classe, l’estro la signorilità e la correttezza. Lui era il capitano e lo è rimasto per antonomasia”. Il dirigente del Torino Fc Antonio Comi ha portato “i saluti del presidente Urbano Cairo alla famiglia Ferrini: Giorgio è stato un esempio per tutti, con le sue 566 presenze resta il numero uno nella nostra storia e per noi questo è motivo d’orgoglio”. È intervenuto anche Claudio Sala, ricordando che “Giorgio è stato il mio capitano e da lui ho ereditato la fascia dello scudetto. Sfortune da toro: Ferrini ha giocato 16 anni è appena ha smesso, abbiamo vinto il titolo”. Serino Rampanti, poi, ha rammentato i suoi inizi: “Sono entrato al Toro a nove anni e Giorgio con gli altri venivano a vederci. Se loro non ci valutavano bravi anche come comportamento, non si entrava in prima squadra”.

 

La mostra “Capitani coraggiosi” sarà visibile gratuitamente dal 19 settembre al 15 novembre al Museo del Toro, a villa Claretta Assandri in via La Salle 87  Grugliasco, nei giorni di sabato dalle 14 alle 19 e di domenica dalle 10 alle 19 (ultimo ingresso sempre alle 17.30).

 

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L'argento 999 incontra le pietre preziose

cantoni logoLa caratteristica principale della linea riguarda gli ornamenti che sono realizzati a mano dagli artigiani orafi della maison in argento puro 999/1000

 

Per plasmare l’estate all’insegna della perfezione e del glamour, nasce il primo gioiello  GC CANTONI in argento purissimo . La perfezione viene indossata e pervade la personalità che si arricchisce di fascino e dona unicità. La caratteristica principale della linea riguarda gli ornamenti che sono realizzati a mano dagli artigiani orafi della maison in argento puro 999/1000. È’  il primo gioiello brandizzato in argento puro. In questa collezione l’argento 999 incontra le pietre preziose: brillanti, rubini, zaffiri, smeraldi.

 

Per ammirare  l’intera collezione e conoscere nello specifico le relative caratteristiche, visitare il sito www.giovannacantoni.com

 

 

LINEA JOY IN ARGENTO PURO 999,9

 

 La linea Joy racconta la gioia di vivere ed è la prima collezione GC CANTONI che si veste di argento purissimo…999,9. Per la prima volta l’argento puroCANTONIGRUPPO come offerto in natura, senza il ricorso ad altre leghe utilizzate nei metodi tradizionali di lavorazione, ed è questa l’unicità e originalità dei gioielli in argento puro GC CANTONI. L’innovativa missione aziendale della maison che nasce dal desiderio di fondere la passione per i gioielli e i metalli preziosi puri in un’unica soluzione, da indossare senza alcuna contaminazione da parte di altri metalli, abbraccia anche il mondo dei gioielli in argento. L’elemento caratterizzante riguarda gli ornamenti in quanto realizzati a mano da artigiani orafi utilizzando il particolare metodo di lavorazione descritto nella domanda di brevetto per invenzione industriale che ha dato vita al progetto della GC CANTONI. Si può possedere un gioiello in argento puro solo acquistando un prezioso della collezione GC CANTONI. Si tratta quindi di una novità assoluta, di un gioiello unico nel suo genere: la propria collezione di preziosi non è completa se manca un gioiello GC CANTONI perché originale rispetto a tutti gli altri presenti sul mercatoL’argento puro incontra per la prima volta le pietre preziose.. brillanti, rubini, zaffiri, smeraldi, topazi rosa, topazi azzurri.. e il loro colore racconta le sensazioni che si desidera assaporare… 

 

 CANTONIROSSO

Il bianco del BRILLANTE. VITA – La gioia di salutare ogni giorno ed affacciarsi al successivo avendo vissuto la vita che desideri: la tua. 

 

Il rosso del RUBINO. AMORE – Quel sentimento che muove il monedo e accende gli sguardi. 

 

Il verde dello SMERALDO. SPERANZA – La speranza di vivere nel mondo con la consapevolezza di aver abbracciato ogni istante inondandoti di enusiasmo. 

 

L’azzurro del TOPAZIO AZZURRO. LIBERTA‘ – Un tuffo nella sensazione inebriante di sentirsi svincolati da obblighi ed imposizioni. Semplicemente essere se stessi.

 

CANTONIBLUIl blu dello ZAFFIRO. FORZA – L’entusiasmo nei progetti che ti permettono di vivere una favola.Un tuffo nella sensazione inebriante di sentirsi svincolati da obblighi ed imposizioni. Semplicemente essere se stessi.

 

Il rosa del TOPAZIO ROSA. AMICIZIA – Il sole delle giornate buie e di quelle felici: un eterno respiro di condivisione.

 

 

 www.giovannacantoni.com

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