Settembre 2018- Pagina 5

Brandistribution e Yamamay insieme per Ronaldo

Brandsdistribution (divisione di IDT Spa), l’azienda torinese leader mondiale nella distribuzione online B2B di abbigliamento e accessori firmati, da anni distributore ufficiale della collezione underwear del campione portoghese, ha siglato con Yamamay – Inticom SpA un accordo di commercializzazione in esclusiva in tutti i punti vendita italiani Yamamay del brand CR7 Underwear.

 

“Brandsdistribution – dichiara Carlo TafuriCEO di IDT Spa –  ha individuato in Yamamay il partner strategico ideale per sviluppare il grande potenziale del brand CR7 Underwear in Italia. Essere presenti in tutti i negozi della catena con la collezione CR7 Underwear è una scelta che ci permetterà di posizionare e rafforzare la linea di intimo di Cristiano Ronaldo e nello stesso tempo di dare una grande copertura del mercato grazie alla capillarità della rete Yamamay.”Gianluigi Cimmino, CEO di Pianoforte Group replica: “Per noi è un grande onore presentare nei nostri punti vendita la collezione di un fuoriclasse come Ronaldo. Ringrazio Brandsdistribution per la fiducia e la grande intuizione nel condividere questo progetto.” l lancio vedrà una forte campagna pubblicitaria on-line ed off-line con immagini di CR7 di grande impatto anche nelle vetrine di tutti gli store.

 

Appendino chiede chiarezza sulle Olimpiadi

Mentre la capogruppo leghista a Palazzo Lascaris, Gianna Gancia propone di inserire Sestriere al posto di Torino nel Tridente olimpico insieme a Milano e Cortina, la sindaca Chiara Appendino  chiede che ” il governo chiarisca una volta per tutte se vuole mettere le risorse per finanziare i Giochi. Nel caso in cui mettesse le garanzie chiedo nuovamente di valutare la candidatura unica di Torino e delle valli,  l’unica sostenibile, la meno costosa e rispettosa dei  principi del Cio”.

 

(foto: il Torinese)

“La danza degli spiriti”, quando l’arte del Continente Nero unisce tradizione e modernità

Anna Alberghina e Bruno Albertino portano a Verona gran parte della loro collezione di arte africana in una mostra intitolata “La danza degli spiriti – Arte africana tra tradizione e modernità”, evento inserito nel programma del 38° Festival di Cinema Africano che si svolge nella città scaligera. La mostra, corredata da un catalogo, edito da Effatà Editrice, ricco di notizie e materiale illustrativo, sarà inaugurata sabato 6 ottobre prossimo alle ore 18 e terminerà il 9 dicembre. La sede è quella del Museo africano, nato nel 1938, una collezione permanente promossa e formata dal Missionari Comboniani, un allestimento ampliato e aggiornato di recente secondo i canoni più attuali, che vede l’uso anche di contenuti video

multimediali ad illustrare e riflettere intorno a momenti e problematiche della vita del continente, a quanto è ancora intimamente legato alle antiche tradizioni come a quel che ci possa essere di più diretto verso la modernità. Attività educative e interculturali all’interno del Museo promuovono nuove strade di conoscenza, che felicemente sboccano in una rete di eventi – visite guidate, degustazioni di cibi di diversa provenienza, promozione della cultura africana, proiezioni di film, concerti, spettacoli. I due collezionisti, già li abbiamo conosciuti su queste stesse pagine negli scorsi mesi, più o meno recenti, per le altre occasioni in cui hanno messo a disposizione dei visitatori – a Cherasco, a Carmagnola, a Rivoli e Oderzo, a Milano e a Spoleto, a Biella – il loro personale patrimonio artistico (composto attualmente di circa 400 pezzi, dei più differenti materiali, tra i quali quelli lignei, appartenenti a tutte le principali etnie del continente, datano dalla metà dell’800 alla prima metà del secolo scorso), sono medici e viaggiatori torinesi, che condividono da oltre trent’anni la passione per quel continente, per i suoi luoghi e i paesaggi, le culture e i riti, per le sue persone. Un patrimonio raccolto attraverso i viaggi e le acquisizioni, attraverso collezioni private e aste in gallerie europee e statunitensi e la ricerca continua sul campo, anche in angoli tra i più strani e impensati, appartati e lontani dai grandi itinerari, una passione via via cresciuta che li ha portati allo studio sempre più approfondito dell’arte del grande paese, con la cura di molte mostre di settore e la pubblicazione di svariati libri sull’argomento, tra i quali “Maschere d’Africa”, “African Style” e “Mama Africa”.

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A Verona, oggi, “La danza degli spiriti” apre un dialogo tra le sculture dell’Africa sub-sahariana e le opere di vari artisti africani contemporanei, in un continuo confronto tra passato e presente: dove il percorso di approfondimento è corredato da testi che accompagnano questo collegamento tra le tradizioni animiste, caratterizzanti le sculture di Otto-Novecento, e i riferimenti a questi contesti che possiamo trovare nel panorama delle arti contemporanee africane. Un dialogo che coinvolge maschere, feticci, figure di maternità e di antenato che popolano il complesso mondo religioso del continente, mai creati per un puro ed esclusivo fine estetico ma per consolidare il legame esistente tra il mondo dei vivi e quello degli spiriti. Questi temi, fondamentali per l’arte africana, si ritrovano immutati, seppur arricchiti di nuovi contenuti, in quella degli artisti contemporanei. Che è composta da nomi per molti sconosciuti, racchiusi in una nicchia di esperti e appassionati, ma che occupa ormai da alcuni decenni l’attenzione del mercato non soltanto europeo. Colpisce lo stile surreale di Camille-Pierre Bodo, scomparso nel 2015, uno dei maggiori esponenti della pittura congolese, legato alla street art e alla pubblicità, mentre Moke fils affronta con ironia e il tratto della caricatura i personaggi e le strade di Kinshasa. Legate al mondo naïf le opere di Kamau “Cartoon” Joseph (nato nel 1976), estremamente colorato, con al centro la donna colta nei diversi momenti della vita. Tanti i rappresentanti della Scuola Tingatinga, nata in Tanzania nella seconda metà del XX secolo, nell’area di Dar es Salaam, artisti che nelle loro opere, in prevalenza rivolte a soggetti animali, utilizzano la sovrapposizione di strati di vernice industriale smaltata non diluita, raggiungendo una pittura lucida dove i contorni delle figure sono del tutto netti. E poi George Lilanga, anch’egli proveniente dalla Tanzania, che più di ogni altro ha saputo concretizzare la propria pittura sul mercato internazionale e che altrettanto più di ogni altro ha posto nei suoi quadri in equilibrio il bene e il male del continente, tra zone oscure e una fantasiosa voglia di vivere. Per finire con la istintiva pittura di Mohamed Tabal, di origini marocchine, coltivata a esprimere un universo onirico legato al mondo dell’infanzia e alla riscoperta di una religiosità che l’ha accompagnata. Ricordiamo in ultimo che sabato 10 novembre alle ore 16 verrà proposta una visita guidata alla mostra con la presenza dei curatori e collezionisti, mentre il giorno successivo (ore 11) gli stessi narreranno al pubblico le loro esperienze di viaggio.

Elio Rabbione

 

 Le immagini:

George Lilanga, “Dall’alto si vede più lontano”, acrilico su masonite, 60 x 60 cm, 1987

Camille-Pierre Bodo, “Hommage à la maman”, acrilico su tela, 69,5 c 49,5 cm, 2008

Particolare di statua Deblé femminile Senoufo, Costa d’Avorio

 

CAFFE’ HAG MONTARULI – MARRONE (FDI) SALVAGUARDARE MARCHIO E LAVORATORI. INTERROGAZIONE AL GOVERNO 

“La vicenda dello stabilimento del caffè HAG desta inquietudine. Non si possono mandare a casa da un giorno all’altro oltre 50 lavoratori e scippare all’Italia contemporaneamente un suo marchio, senza peraltro motivazioni plausibili.  Presenterò  un’interrogazione urgente al Ministro del Lavoro perché il Governo intervenga a tutela dell’Italia davanti ad un sopruso immotivato di una multinazionale che ha sempre guardato fino a ieri al mercato nostrano.  La vicenda e’ ancor più sconcertante se si considera che lo stabilimento e’ a pieno regime. Siamo di fronte ad una cattiveria di fronte al nostro territorio” commenta Augusta Montaruli parlamentare di Fratelli d’ Italia. “Questa vicenda conferma che non esiste alcuna strategia industriale di tutela del Made in Italy e dell’occupazione sul territorio. Il Piemonte continua a perdere le sue eccellenze ed il lavoro dei suoi cittadini perché con Chiamparino si ritrova un governatore preoccupato solo dei guai del centrosinistra” aggiunge il dirigente nazionale FDI Maurizio Marrone.

La casa delle bambole sexy diventerà albergo

Dopo i controlli amministrativi della polizia municipale che hanno portato nei giorni scorsi alla chiusura della “casa delle bambole-robot”, la società Lumidolls, proprietaria dei “manichini” sexy, sembra orientata ad appoggiarsi ad un hotel per gestire la propria attività di casa di appuntamenti.  Il capannone che ospitava la precedente sede, a Mirafiori, era stato chiuso, dopo le lamentele dei vicini, perchè l’attività che si svolgeva all’interno era di affittacamere, e quindi i clienti si sarebbero dovuti registrare. 

COME CAMBIERA’ LA ZTL: ECCO LE NOVITA’

E’ stato presentato alle Commissioni Viabilità, Commercio e Servizi pubblici locali di Palazzo Civico uno studio di fattibilità per un nuovo modello di ZTL per integrare accesso e sosta. I tecnici del Consorzio 5T. Si punta ad estendere il diritto di accesso alla ZTL a tutti i cittadini che lo regolarizzeranno ad un costo equivalente a non più di due ore di sosta a raso, ovvero circa cinque euro. “Il modello dovrebbe puntare all’integrazione della gestione di accessi e sosta in ZTL, – spiega una nota del Comune – in base ad analisi su fattibilità tecnica, effetti sul traffico e sostenibilità economica. Le variabili legate alla regolarizzazione di accesso/sosta e all’orario della ZTL, per lo studio, sono state fissate convenzionalmente in da 0 a 5 euro al giorno (in base al potenziale inquinante del veicolo) e nella fascia oraria 7.30-19.30. Il perimetro attuale della ZTL – oggi interessata da circa 95.000 transiti al giorno dei quali 12.500 nell’orario di attivazione delle telecamere- è stato considerato come non soggetto a variazioni”. L’integrazione accesso/sosta dovrà avvenire, secondo lo studio presentato, sulla base della targa, con adeguamento di parcometri e app, con il controllo degli accessi in ZTL  da parte  delle telecamere. Niente più voucher cartaceo, ma diversi  strumenti per regolarizzare la propria posizione, centralizzati per gestire sia il rilascio dei permessi, sia gli accessi occasionali. Secondo lo studio si otterrebbero  ricavi aggiuntivi (da regolarizzazioni di accesso/sosta occasionali ed abbonamenti) per 6.3 milioni di euro con una diminuzione dei costi stimata intorno a 1.3 miliardi, cifre valutate intorno ad uno scenario intermedio. Il documento prodotto da 5T illustra inoltre come la modifica delle politiche di accesso introduca una variazione delle abitudini degli utenti, sino a un numero di ingressi netti in ZTL, in un giorno feriale medio e in fascia oraria 11-20, pari a 30.800 circa (18.000 attraversamenti diretti), senza variazioni significative del traffico nelle zone limitrofe. Le modifiche all’organizzazione della ZTL saranno definite nel corso del 2019.

100% Italia. Cent’anni di capolavori

FINO AL 10 FEBBRAIO 2019

E’ stato definito “un evento unico nel suo genere”. E mai definizione fu così veritiera, per l’imponenza quantitativa e la qualità del progetto. Che certamente avrà richiesto una montagna di coraggio oltreché impegno da vendere e una profonda competenza storico-scientifica da parte dell’intera organizzazione. Ideata e coordinata da Andrea Busto, direttore del MEF – Museo Ettore Fico di Torino e curata da un team di sette storici e critici dell’arte di comprovata levatura ( da Luca Beatrice a Lorenzo Canova a Claudio Cerritelli e a Marco Meneguzzo in buona compagnia con Elena Pontiggia, Luigi Sansone e Giorgio Verzotti), la rassegna “100% Italia. Cent’anni di capolavori” vuole raccontare – fino al 10 febbraio del prossimo anno – un secolo d’arte in Italia, il made in Italy assolutamente doc dell’arte novecentesca, dagli anni immediatamente precedenti al 1915, anno d’avvio per il nostro Paese della Grande Guerra fin quasi ai giorni nostri: in sostanza, da quando i Futuristi proclamavano a gran voce di voler “bruciare i musei e le biblioteche” per dare un calcio alla storia passata, fino a quel 25 febbraio 2015 quando i jiadisti tradussero tragicamente in fatti le altisonanti buriane di “Marinetti & co.”, bombardando Ninive e distruggendo i reperti archeologici del Museo di Mosul. Il viaggio, sia pur compiuto a volo d’arte, è imponente e quasi spaventa per la complessità e l’ampiezza del percorso. A voler “evidenziare il ruolo preminente dell’arte italiana, che ha saputo segnare profondamente – sottolineano gli organizzatori – la creatività europea e quella mondiale” lungo il corso del “secolo breve”, le opere esposte sono ben 630 (a firma di oltre 400 artisti, autentiche icone della storia dell’arte del secolo scorso), tre le città coinvolte – Torino, Vercelli e Biella – e sette le sedi espositive. In mostra, un patrimonio inestimabile, in molti casi inedito e che difficilmente potrà essere rivisto in un unico “blocco” dal momento che tutte le opere provengono da collezioni private, dagli archivi di musei e fondazioni, oltreché dall’Associazione Nazionale delle Gallerie d’Arte Moderna e Contemporanea, dall’Associazione Fondazioni e Casse di Risparmio, nonché dalle Gallerie d’Italia di Intesa San Paolo.

A TORINO

Sono quattro, nel capoluogo piemontese, i punti espostivi dedicati ad alcune fra le correnti artistiche più significati del nostro Novecento. Al MEF (via Cigna, 114 – tel. 011/853065) vanno di scena Novecento, Corrente, Astrazione e Informale, con un lungo elenco di artisti in parete che vanno, solo per citarne alcuni, da Felice Casorati ad Arturo Martini (con un bellissimo “Ritratto di ragazzo” in terracotta del ’21), passando per Sironi e Dudreville (suoi gli iperrealistici “Occhiali” datati ’25). E poi ancora i Sei di Torino, le “nature morte” di Carena e Guttuso, e i pittori dell’astrazione, da Spazzapan a Carol Rama a Giò Pomodoro, fino all’informale gestualità di Vedova o al “Sacco” di Burri e al “Concetto spaziale” di Fontana. A seguire (e consapevolmente tralasciandone altri), Pinot Gallizio, Fico, Cherchi con le sue sculture e Garelli e Cordero. Nelle sale del MEF Outside (via Juvarra, 13 – tel. 011/0343229) è invece la Pop Art a raccontarsi attraverso le opere dei nostri “grandi”, da Schifano ad Angeli a Gribaudo a Nespolo, mentre al Mastio della Cittadella (via Cernaia, 1- tel. 011/01134494) troviamo gli esponenti dell’Arte Povera (da Celant all’ “Illuminazione Zen” di Rotella) e alcuni fra i più emblematici rappresentanti dell’Optical, del Minimalismo e del Concettuale, fra i quali Pistoletto, Salvo, Paolini, Boetti, Mario e Marisa Merz con Gilardi, Penone e Anselmo. A chiudere a Torino, sono la Transavanguardia, Nuova Figurazione e International con opere esposte a Palazzo Barolo ( via Corte d’Appello 20/c – tel. 011/2636111) a firma di Nicola De Maria, Paladino, Chia, Mondino insieme a Cattelan, Mainolfi, Stoisa e altri.

A VERCELLI

Nella Città del Riso, la mostra trova ospitalità con tutte le suggestioni della Metafisica, del Realismo Magico e della Neometafisica, negli spazi del Polo Espositivo “L’Arca” (piazza San Marco, 1 – tel. 0161/596363). Siamo ovviamente nel regno incontrastato di Giorgio De Chirico (fra le opere esposte l’epica “Battaglia sul ponte”, realizzata dal “Pictor Optimus” nel ’69), ma anche di Morandi e di Savinio e dei “Fiori” di De Pisis, così come dell’incanto sospeso de “La famiglia. Dopo il temporale” firmata nel ’34 da Antonio Calderara.

A BIELLA

In Palazzo Gromo Losa (corso del Piazzo, 22-24 tel. 015/2520432 ), il Novecento dell’arte italiana ha le forme, i colori forti e l’irrequieto dinamismo del Futurismo di Filippo Tommaso Marinetti e di Umberto Boccioni ma anche di Soffici e Sant’Elia e Carrà su tutti; mentre al Museo del Territorio ( via Quintino Sella, 54/b – tel. 015/2529345) spiccano in parete i dipinti di Diulgheroff, Depero, Farfa e Mino Rosso. Sono le avanguardie del Secondo Futurismo: quello seguito alla morte di Boccioni nel 1916 e al contemporaneo avvicinamento di Severini e Carrà alla sintassi cubista.

Gianni Milani

 

Foto

– Giorgio De Chirico: “La battaglia sul ponte”, 1969
– Leonardo Dudreville: “Occhiali”, 1925
– Antonio Calderara: “La famiglia. Dopo il temporale”, 1934
– Michelangelo Pistoletto: “Suonatrice di liuto”, 1970, ph. beppe giardino
– Mimmo Rotella: “Qui etes vous Polly”, 1975 ph. beppe giardino
– Athos Casarini: “Dinamismo di metropoli”, 1912

Brucia il gattile: 100 mici muoiono tra le fiamme

DALLA LOMBARDIA

E’ bruciato durante la notte , per cause da accertare, il gattile di Rho, nel Milanese. Quasi tutti i gatti ospitati, più di 100 sono morti tra le fiamme. Sembra che le cause siano accidentali ma sono  in corso accertamenti. La struttura  ospitava  anche  alcuni cani, che sono riusciti a salvarsi.  

Le luci di Iren per la Cappella della Sindone

Iren Energia, società del Gruppo Iren, in collaborazione con Performance In Lighting e con la consulenza di GMS Studio Associato di Milano, ha studiato e realizzato il progetto di illuminazione interna ed esterna della Cappella della Sindone del Guarini

Il progetto prevede che le fonti di luce artificiale rimangano completamente nascoste alla vista del visitatore, rendendo la luce e l’architettura le uniche protagoniste, dando vita ad un effetto luminoso che ricerca quella elevazione verso l’Altissimo, a cui tendeva lo stesso Guarini, quale principio fondativo e connotativo dell’intervento. L’illuminazione artificiale, come quella naturale, assume una funzione caratterizzante lo spazio e soprattutto contribuisce all’esaltazione dell’architettura guariniana. Per quanto riguarda gli spazi interni, si è provveduto all’installazione degli apparecchi in quattro distinte fasce e postazioni:

  • esterno degli “occhi”, a quota +20m;
  • piano di calpestio del loggiato, a quota +28m;
  • cornici di imposta delle arcate del loggiato, a quota +35m;
  • estradosso della “stella”, a quota +45m.

Per quanto riguarda gli esterni, sono state individuate le seguenti postazioni:

  • manto di copertura alla base della cupola, a quota +40m circa;
  • base della punta della lanterna, a quota +50m circa.

 

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Ogni postazione è connotata dalla presenza di apparecchi con caratteristiche fotometriche peculiari alla specifica funzione. In generale, salendo dal basso verso l’alto, i valori di illuminamento sulle superfici aumentano, evidenziando la percezione del percorso ascensionale dalle tenebre alla luce. L’illuminazione dagli “occhi” è funzionale per mettere in evidenza l’intradosso degli occhi e il bacino tronco. L’illuminazione artificiale “diffusa” proveniente dall’esterno vuole porsi in continuità con il linguaggio architettonico della cappella del Guarini. Sul piano di calpestio del loggiato, in corrispondenza dei finestroni del tamburo, sono installate due tipologie differenti di apparecchi di illuminazione, in base alle specifiche funzioni a cui sono destinati. La luce che proviene da questi apparecchi (completamente nascosti alla vista) si irradia sull’imbotte degli archi del loggiato e sulle superfici del tamburo cercando di proporre una continuità di linguaggio rispetto ai concetti espressi dai volumi architettonici Al di sopra delle cornici alla base delle arcate del loggiato sono stati installati gli apparecchi lineari che hanno la specifica funzione di illuminare a proiezione l’interno della cupola con l’intento di proporre la lettura dei giochi di volumi pensati dal Guarini. Sull’estradosso della “stella” sono installati gli apparecchi destinati a illuminare la parte sommitale interna della lanterna. In quest’area si hanno i valori di illuminamento più elevati, rendendola, di fatto, l’area più illuminata della cupola. Parallelamente, si è previsto l’uso di sorgenti luminose a LED con temperature di colore calde, pari a 3.000 K che differisce volutamente dalle sorgenti LED a 4.000 K utilizzate per tutti gli altri apparecchi. Anche questa differenza di temperatura di colore contribuisce alla percezione della parte sommitale interna della lanterna quale elemento generatore dell’illuminazione “divina”. Alla base della cupola, sopra il manto di copertura, sono stati installati gli apparecchi dedicati all’illuminazione della cupola stessa. Si prevedono due proiettori per ogni “spicchio” della cupola, di cui uno caratterizzato da fascio luminoso bianco caldo a 3.000 K mentre l’altro è dotato di tecnologia LED RGBW (Red Green Blue White) in grado di riprodurre una vastissima gamma di colori. La miscellanea degli apparecchi di illuminazione garantisce un sapiente gioco di luci e ombre in grado di rendere evidente la struttura ad archi che compone la cupola. L’illuminazione scenografica colorata potrà inoltre essere utilizzata per sottolineare eventi e/o ricorrenze particolari. Completano la proposta gli apparecchi posti a quota +50m circa. Tali apparecchi sono funzionali all’illuminazione della lanterna di cui ne evidenziano la struttura e gli elementi decorativi. Tutti gli apparecchi di illuminazione sono equipaggiati con alimentatori comandati da protocolli digitali specifici. Grazie all’uso di questi sistemi di controllo digitali, si determina l’estrema flessibilità dell’impianto di illuminazione nel ricreare diversificati aspetti luminosi scenografici e suggestivi. Tale soluzione diventa indispensabile per l’illuminazione della cappella, che di volta in volta potrà valorizzare i caratteri connotativi della propria immagine in relazione agli eventi che in essa si svolgeranno. In totale è prevista l’installazione di 66 corpi illuminanti, per un totale di 2,89 KW di potenza a pieno regime.

 

Allegri esulta per le 7 vittorie e guarda avanti

Massimiliano Allegri esulta dopo la settima vittoria, avvenuta contro il Bologna, tra campionato e Champions: “Il valore di queste 7 vittorie è importante, ma le partite dei prossimi 10 giorni di più” Così su Twitter il ct bianconero che si congratula con i giocatori della Juve: “complimenti ai ragazzi e continuiamo cosí”. Prossima sfida sabato con il Napoli all’Allianz Stadium.