venerdì 21 giugno nel Duomo di Torino

I Virtuosi dell’Accademia di San Giovanni in concerto

Un preludio alla festa patronale di San Giovanni sarà l’appuntamento concertistico in programma venerdì 21 giugno prossimo alle 21, nella cattedrale di San Giovanni, a Torino

I Virtuosi dell’Accademia di San Giovanni, diretti dal Maestro Antonmario Semolini, proporranno un programma di grande interesse musicale, con due pagine sinfoniche piuttosto note, la Sinfonia n. 40 in sol minore K 550 di Wolfgang Amadeus Mozart e la Sinfonia n.5 in si bemolle maggiore D 485 di Franz Schubert.

Il concerto fa parte del progetto “Lo spirituale nell’arte”, che è il fulcro dell’attività artistica dell’Accademia di San Giovanni, associazione nata verso la fine del 2017 per dar vita a percorsi di filosofia pratica e di pensiero applicato nelle diverse forme espressive dell’arte.

L’Accademia si propone, infatti, di animare lo spazio storico architettonico della Cattedrale di San Giovanni, fulcro della cristianità torinese, esaltando la sua anima. Il titolo del progetto che anima i Virtuosi dell’Accademia di San Giovanni è stato scelto, non a caso, nell’espressione “Lo spirituale nell’arte”, che riprende il celebre saggio di Kandinskij, suggerendo una prospettiva di meditazione capace di fornire una sintesi della visione del mondo, il cui fulcro è la liturgia dell’amore cristiano.

Direttore ospite della formazione orchestrale dei Virtuosi dell’Accademia di San Giovanni è il Mº Antonmario Semolini, di origine senese, figlio d’arte (il padre era violinista), con un debutto nel primo dei suoi tanti concerti a soli venti anni (iniziò tardi, a 17 anni, lo studio della musica…) ed una brillante carriera di flautista.

Nella prima parte del concerto verrà proposta la Sinfonia n. 40 in sol minore K 550, che Mozart compose a Vienna durante il luglio 1788. È la seconda di tre sinfonie ( le altre sono la n. 39 e la n.41 “Jupiter”) composte in rapida successione proprio durante l’estate del 1788. La strumentazione prevede parti per flauto, due oboi, due clarinetti, due fagotti, due corni ed archi. Mancano, invece, timpani e trombe, strumenti di solito presenti nelle ultime sinfonie di Mozart.

È sicuramente la Sinfonia mozartiana più nota, considerata originariamente solo un esempio di grazia e leggerezza, e successivamente interpretata anche in una luce introspettiva e drammatica.

La Sinfonia n. 5 in si bemolle maggiore D 485 di Schubert dimostra un distacco dai modi e dalle forme beethoveniane, indicando un ritorno allo stile mozartiano, evidente già a partire dalla scrittura per piccola orchestra senza trombe né tamburi militari. Conclusa il 3 ottobre 1816, questa Sinfonia di Schubert rivela una levità di tocco che pare richiamare la Sinfonia K 550 di Mozart. Rappresenta sicuramente uno degli esempi più significativi del sinfonismo giovanile del compositore viennese, contraddistinto da una straordinaria freschezza inventiva, da un felice equilibrio e da una particolare intimità lirica. Il primo tempo è caratterizzato da un’eleganza ben calibrata, caratteri ancora più schubertiani presenta l’Andante con moto, mentre il Minuetto si richiama a quello della Sinfonia K 550 di Mozart, seppur con accenti meno severi. Il Finale, Allegro vivace, con il primo tempo concepito in forma sonata, irrompe carico di brio e si avvicina maggiormente, per il suo spirito bonario, al mondo di Haydn piuttosto che alle armonie di Mozart.

 

Mara Martellotta