società- Pagina 163

Scuola e Università, troppi problemi alla ripresa

IL COMMENTO  di Pier Franco Quaglieni / La scuola resta uno dei problemi irrisolti e la sua riapertura – al di là dal Covid  che potrebbe impedirla – resta una questione aperta. Occorrono spazi che non ci sono, banchi ed attrezzature informatiche di cui le scuole e gli studenti  non dispongono per lezioni a distanza 

.
Il tentativo della ministra è stato quello di scaricare il problema sui presidi che non erano assolutamente in grado di provvedere con gli strumenti a loro disposizione alla ripresa a settembre. Sia pure in ritardo è stato nominato un commissario che ha fatto un bando per nuovi banchi monoposto. Ma il problema è più complesso perché riguarda nuovi orari, distanziamento negli ingressi e nelle uscite e lezioni da remoto.
In questo ultimo mese in cui i docenti dovrebbero essere a disposizione delle scuole perché il congedo per ferie  prevede un mese di vacanza, quasi sempre coincidente con il mese di agosto, non sono stati attivati dei corsi per preparare i docenti alla didattica a distanza a cui la maggioranza degli insegnati era e resta  impreparata. Ora la ministra più che pensare seriamente a risolvere i problemi dell’ apertura dell’anno scolastico,rilascia interviste raffica in cui dice di essere ingiustamente criticata  perché giovane e donna. Ha anche detto che vuole dei banchi con le ruote per poterli riutilizzare – dopo la pandemia – per la didattica di gruppo. I cosiddetti lavori di gruppo- va ricordato –  sono una delle sciocchezze nate nel ‘68 e che, dove applicate, crearono danni gravi agli studenti lasciati in balia di se’ stessi perché, secondo la demagogia corrente, dovevano essere rigorosamente autogestiti: i docenti erano considerati degli esperti da sentire solo in caso di bisogno. Ci furono scuole che abolirono i libri di testo per usare biblioteche di classe  del tutto inadeguate con pochi libri, quasi tutti riguardanti autori marxisti di stretta osservanza. Gli allievi furono privati della lezione frontale dei docenti, l’unica davvero importante ed  insostituibile quando i docenti sono all’altezza del loro compito. Sembra che la ministra voglia anche reclutare come docenti  studenti universitari  e qui si tratta di scelte senza precedenti che ci auguriamo siano fantasie di certi giornali. Vedremo cosa succederà, ma resta in dubbio una riapertura normale delle scuole, come è avvenuto in altri paesi europei. In Italia da sempre la scuola non è mai stata considerata una priorità. Oggi ancora più che in passato, malgrado siano stati bruciati quattro mesi e l’anno si sia concluso con promozioni politiche che forse non si erano viste neppure nei tempi di guerra. Il corpo docente non è stato coinvolto in una prospettiva di ripresa e non c’è stato quello sforzo collettivo che andava richiesto. Infatti tutti i sindacati della scuola, dalla Cgil alla Gilda, si sono espressi in termini negativi sull’operato della ministra dicendo che in queste condizioni  non è possibile riaprire a settembre. E’ stata una presa di posizione criticata  come corporativa che invece mette in luce il disagio dei docenti che –  al di là delle demagogie –  sono gli attori più importanti della scuola. Un discorso diverso riguarda l’Università dove la didattica a distanza ha funzionato perché docenti e allievi erano già abituati all’uso degli strumenti informatici. Ma anche l’Università’ ha bisogno di lezioni frontali. Sarebbe impossibile pensare di limitarsi ad ascoltare alcuni maestri da remoto, anche se i maestri di oggi appaiono n prevalentemente dei maestrini rispetto a quelli della mia generazione che ha avuto i Bobbio, i Venturi, i Firpo che alcuni di noi commisero l’errore di contestare come baroni, mentre erano uomini di scienza e maestri nel senso più ampio della parola. Scrisse Italo Calvino: “ Un Paese che distrugge la sua scuola non lo fa mai solo per soldi perché le risorse mancano o i costi sono eccessivi. Un Paese che demolisce l’istruzione è già governato da quelli che dalla diffusione del sapere hanno solo da temere “. Meglio non si potrebbe dire, neppure oggi.
.
scrivere a quaglieni@gmail.com

Ambiente e cultura delle montagne, una ricchezza di tutti e per tutti

Abitata da millenni, la montagna non è peso per la collettività ma è ricco patrimonio ambientale e umano di cultura, tradizioni, organizzazioni economiche e sociali. Alla montagna e alla sua gente occorre garantire condizioni di vita equivalenti a quelle di tutte le altre comunità civili attraverso il mantenimento e la valorizzazione del suo patrimonio ambientale, civile, culturale.

Una colpevole disattenzione ormai vecchia di decenni ha ignorato come le culture e le identità delle popolazioni montane sono parte integrante dei processi di sviluppo non solo locali. Uno sviluppo economico e sociale delle valli e delle “terre alte” non dovrebbe negare le peculiarità degli spazi e dei valori delle società rurali, come ha fatto con esiti disastrosi da più di mezzo secolo, e non può prescindere dalla valorizzazione delle specificità insediative della tradizione locale.

La cultura popolare, intesa come patrimonio materiale e immateriale, costituisce un fattore qualificante del processo di rinnovamento e del rafforzamento delle identità locali. In un mondo dove si tende ad appiattire e uniformare  tutto è salutare rovesciare l’impostazione corrente e dare prospettiva agli aspetti culturali che determinano le identità delle popolazioni alpine e montanare. Anche lo sviluppo economico delle aree rurali va sostenuto, accompagnandolo con un articolato progetto culturale in grado d’attribuire valori e contenuti, possibilità e limiti alla stessa iniziativa economica, pubblica o privata che sia. I danni fatti non sono riparabili ma progredire sulla rovinosa strada degli ultimi decenni sarebbe esiziale. A ben vedere i principali manufatti della civiltà contadina che hanno inciso, modellato e arricchito i versanti delle valli (edifici,terrazzamenti, fontane, abbeveratoi, strutture agrarie di monte,ecc) costituiscono un patrimonio storico-culturale di pregio che dovrà essere pienamente riconosciuto, identificato, posto sotto tutela. Gli elementi specifici e peculiari della tradizione insediativa nelle valli (sotto i tanti profili architettonici e ambientali, artigianali, agricolo-zootecnico-caseari, sociali, storici e culturali) costituiscono altrettanti temi identitari da sviluppare e preservare. La stessa salvaguardia del patrimonio culturale delle comunità di valle e di montagna è un presupposto di civiltà e in esso va ravvisato il pubblico interesse alla conservazione e alla tutela. Ciò che vale per i versanti dei monti, per l’assetto idrogeologico del territorio vale anche per le idee, le buone pratiche e i mestieri, le cure silvo-pastorali: se non ci si cura di questi aspetti correttamente e con adeguate risorse, tutto frana a valle e tutti ne pagano le conseguenze. Chi ha responsabilità legislative, amministrative, sociali, economiche e culturali ai vari livelli dovrebbe operare per promuovere e sostenere azioni in difesa della presenza dell’uomo in montagna e delle condizioni essenziali per la piena vivibilità degli ambiti alpini e prealpini; per la difesa e promozione di un patrimonio storico, sociale e ambientale più unico che raro;a salvaguardia e valorizzazione delle testimonianze d’architettura tradizionale delle valli alpine e prealpine, in relazione alla dimensione paesistica e ambientale dei versanti modellati dal lavoro di alpigiani e contadini di montagna. Le stesse attenzioni andrebbero rivolte a sostegno delle manifestazioni sociali, religiose e economiche delle comunità valligiane, alle produzioni agricole e soprattutto casearie di nicchia, a quelle artigianali della pietra e del legno. Si potrebbe continuare a lungo nell’elenco delle necessità e delle urgenze. Ciò che occorre è smuovere dal loro torpore e da un radicato disinteresse le istituzioni regionali, nazionali e comunitarie sull’impellente necessità di riconoscere la specificità della montagna con atti legislativi coerenti e misure organiche, adeguatamente finanziate. E’ l’unica via, pur scontando un insopportabile ritardo, che consentirebbe di preservare dal definitivo degrado, soprattutto a beneficio delle future generazioni, quanti più elementi possibili del ricco patrimonio della tradizione insediativa sviluppatasi nei secoli scorsi sui versanti delle valli, ponendo al riparo dalla definitiva scomparsa gli ultimi esempi di pregio dell’architettura rurale di tradizione come, per citarne uno, i tetti in piode di stalle e case contadine, considerati espressione singolare del genius loci, esempi diversi uno dall’altro in tutto l’arco alpino e dotati di elevato valore simbolico e identitario. Tante risposte alle “ piccole cose di tutti i giorni”, raccolte in una concreta politica d’insieme,possono rappresentare un progetto per intere comunità. L’urgenza, acuta e stridente, c’è ed è evidente; la volontà di intervenire dipenderà dalla coscienza di chi ha delle responsabilità pubbliche.

Marco Travaglini

“Rallegratevi sempre”: il congresso 2020 dei Testimoni di Geova

Disponibile per la prima volta in streaming su www.jw.org  /  In tutta sicurezza da casa, per evitare problemi di contagio. Il programma sarà presentato gratuitamente in sei appuntamenti distribuiti fra luglio e agosto. Si attende il massimo storico di 15mila presenti per Torino e Provincia.

Riceviamo e pubblichiamo / In un mondo in cui la gioia duratura potrebbe sembrare una condizione difficile o addirittura impossibile da raggiungere, questa estate milioni di persone in circa 240 paesi assisteranno al congresso annuale dei Testimoni di Geova dal tema “Rallegratevi sempre”. Il programma sarà disponibile, per intero o in parte, in circa 480 lingue.A motivo della pandemia di COVID-19, per la prima volta nella loro storia i Testimoni di Geova terranno il loro congresso annuale in streaming sul sito www.jw.org in sei weekend distribuiti nel corso di luglio e agosto 2020.

L’anno scorso in Italia si sono tenuti 73 congressi in 13 diverse città; 20 incontri hanno riguardato il Nord Ovest, nella Sala delle Assemblee di Cameri e al MiCo Milano Congressi Center, con un totale di oltre 70mila presenti, 12mila dei quali di Torino e Provincia. Nel mondo il numero di presenti al congresso del 2019 ha superato i 14 milioni.

“Per quanto desideriamo fortemente stare insieme, la vita è troppo preziosa perché si debba metterla in pericolo”, ha detto Alberto Bertone, portavoce per il Piemonte, la Lombardia e la Valle d’Aosta. “Le riunioni virtuali che teniamo ormai da quattro mesi hanno mostrato a tutti noi che non conta dove ci troviamo fisicamente. Conta esserci spiritualmente. Sotto molti aspetti siamo più uniti ora come famiglia spirituale di quanto non lo fossimo mai stati prima”. Christian Di Blasio, direttore dell’Ufficio Stampa nazionale della Congregazione, ha aggiunto: “La nostra adorazione è incentrata sull’amore che abbiamo per Dio e che proviamo gli uni per gli altri, a prescindere da dove ci troviamo fisicamente. Il programma del congresso di quest’anno pone l’accento sull’unità della nostra famiglia internazionale e sulla gioia che si può provare nonostante si viva in un contesto in cui dominano stress e angoscia”.

Il programma risponderà a domande quali: Cosa contribuisce a provare vera gioia? Come si può coltivare la gioia in famiglia, sul luogo di lavoro o a scuola? Come si può rimanere gioiosi nonostante le difficoltà? Uno dei momenti clou del programma sarà un film incentrato sulla vita del personaggio biblico di Neemia e su come questi aiutò l’antica nazione d’Israele a provare gioia nell’adorare Dio.

Chiunque fosse interessato a seguire il congresso “Rallegratevi sempre” può visitare il sito www.jw.org e cliccare sulla scheda BIBLIOTECA DIGITALE > JW Broadcasting. Tutto il programma è accessibile gratuitamente. Per maggiori informazioni, si può contattare l’Ufficio Stampa del Piemonte, Lombardia e Valle d’Aosta ai numeri telefonici: 3383862726/3332338260, o visitare www.jw.org. Luca Brocchin brocchin72@gmail.com

Senso di responsabilità, perché il virus è ancora un pericolo

IL COMMENTO  di Pier Franco Quaglieni / I 19 contagi  Covid di Savona relativi ad una cena in un ristorante a causa di un dipendente del locale infetto hanno coinvolto circa 200 persone in osservazione. Il giorno prima su questo giornale denunciammo la scarsa responsabilità di molti nella Riviera di Ponente e non solo in quella.

.
Il Sindaco di Albenga, il medico Riccardo Tomatis, che è stato in prima linea durante la pandemia nella sua duplice veste, ha nuovamente richiamato al senso di responsabilità e alla cautela, dicendo che il virus è  ancora un pericolo. L’esempio di Savona deve allarmare e comporta dei  comportamenti adeguati innanzi tutto da parte dei ristoratori che debbono mettere in atto tutte le attenzioni per prevenire: controlli ferrei in cucina tra il personale, distanziamento  nei tavoli di almeno un metro.
.
Ma soprattutto gli avventori devono essere cauti. Un amico mi diceva che ieri era andato  in tre pasticcerie per comprare delle paste ed aveva fatto a meno di comprarle perché nessuno dei tre negozianti aveva la mascherina. Siamo tutti sulla stessa barca. Bisogna che tutti siano consapevoli del momento difficile. Non siamo nella normalità, senza essere nell’emergenza. Siamo anche nell’ansia per cosa accadrà in autunno. Un autunno caldo per pandemia e crisi economica, una miscela esplosiva che può provocare una devastazione. Non voglio fare la Cassandra, non voglio rovinare le ferie a nessuno, ma bisogna essere accorti e responsabili. Il valore della vita è preminente. La nostra vita e quella degli altri. Quella che Mario Berrino ad Alassio  definiva la “Gran Cagnara“ estiva, quest’anno non è possibile. I ristoratori per  poter recuperare debbono garantire condizioni di sicurezza ai clienti come fanno alcuni e non altri.  Anche nelle spiagge occorrono controlli. Può sembrare un un non senso perché la spiaggia e il mare si identificano con l’idea della libertà, del piacere della libertà. Quest’anno volevo andare in vacanza a Santorini, ho scelto responsabilmente di stare in Italia, ma chiedo almeno il rispetto delle norme preventive minime a cui io mi adeguo con disciplina. Aver tolto l’obbligo delle mascherine nel Budello di Alassio e’ stato un errore perché il distanziamento e’ impossibile e l’assembramento è sicuro. Non voglio essere ripetitivo come Catone con il suo “Delenda Carthago”, ma credo sia un dovere morale mettere in guardia contro un pericolo che non conosciamo. Oggi tacciono persino gli scienziati che hanno pontificato per mesi, creando paura e confusione. Il fatto che tacciano non è di per sè tranquillizzante, se non pensando che anche loro sono andati in vacanza … Noi dobbiamo comportarci come se potesse tornare una seconda ondata, rinviando le leggerezze alla prossima estate. Se poi non verrà, vivremo sereni. L’esempio di Savona e dei migranti infetti scappati dai centri di raccolta ci richiama alla dura realtà del momento che ha portato a chiudere le frontiere, ma incredibilmente non i porti. Un altro aspetto di questa Italia provvisoria, come la definiva Guareschi, che ci inquieta.
.
Scrivere a quaglieni@gmail.com

A Torino l’estate di scienza e di scoperta

Una caccia al tesoro entusiasmante e divertente per conoscere le curiosità dell’arte e scoprire i segreti della scienza.

Nell’ambito delle Settimane della Scienza tornano gli attesissimi Rally della Scienza. 90 minuti per mettersi in gioco. 90 minuti alla scoperta della scienza e dell’arte. 90 minuti per risolvere quesiti di chimica e fisica, biologia, matematica, geologia e tanto altro. 90 minuti per conoscere l’arte contemporanea e i suoi protagonisti. 90 minuti per sfidare tutti in una gara a punti!

Il Rally della Scienza è il gioco, dedicato ai bambini fra i 7 e i 12 anni, che da anni l’Associazione CentroScienza Onlus propone con successo.

Moltissimi gli appuntamenti e i luoghi della “caccia”, tutti all’aperto, compresi i parchi di alcuni musei d’arte, tra cui il Rally della Scienza del 29 luglio al Castello di Rivoli, nell’ambito della Summer School a cura del Dipartimento Educazione del Museo.

Mercoledì 22 luglio il Rally della Scienza si svolgerà su due turni: dalle 16.00 alle 18.00 (con accredito dalle 15.30) e dalle 18.00 alle 20.00 (con accredito dalle 17.30).

A tutti (grandi e piccini) sarà donata una mascherina lavabile e riutilizzabile durante tutti gli eventi delle Settimane della Scienza!

La partecipazione è gratuita con prenotazione obbligatoria.  

L’evento si ripeterà nel corso della rassegna. Per informazioni su date, orari e prenotazioni è possibile scrivere a settimane@centroscienza.it o telefonare al numero 011/8394913.

 

A Torino e provincia tornano le Settimane della Scienza. Due mesi di eventi per avvicinare il pubblico alla scienza e ai suoi protagonisti. Molti gli appuntamenti in programma con oltre 40 tra Enti, Dipartimenti, Musei e Associazioni del territorio piemontese che hanno aderito anche in questa estate molto particolare, scegliendo di incontrare anche “dal vivo”, all’aria aperta e in sicurezza, il pubblico, coinvolgendolo con eventi e format dedicati.

Un “esserci” voluto fortemente, molto importante per tutti, per tornare a condividere, oltre alle esperienze sul web, preziosi momenti di incontro per un’estate in città all’insegna della scienza e della scoperta.

Da 0 a 99 anni, un fitto calendario di appuntamenti per tutte le età.

Le Passeggiate scientifiche con Astut (Archivio Scientifico e Tecnologico dell’Università di Torino) per le vie di San Salvario alla scoperta delle abitazioni di illustri uomini di scienza torinesi con Indovina chi abitava qui? e con I luoghi di Cesare Lombroso, il Museo di Antropologia Criminale “Cesare Lombroso” accompagna il pubblico in centro città per scoprire i luoghi dove l’antropologo veronese ha vissuto e lavorato. E ancora A spasso con il sapere, una passeggiata culturale lungo il Parco del Valentino accompagnata dall’ascolto di letture da parte dei ricercatori dell’Università di Torino di alcuni brani tratti da opere scientifiche e letterarie che hanno contribuito in modo significativo al patrimonio culturale.

Il Museo del Risparmio propone un laboratorio dal titolo L’Isola che non c’è per capire che le risorse naturali del nostro Pianeta non sono inesauribili, un percorso a ostacoli dal titolo Tris d’Assi, durante il quale il pubblico potrà mettere alla prova le proprie conoscenze in materia di sostenibilità con riguardo all’ambiente, alle risorse e al cibo. Per i genitori sarà a disposizione una guida che li condurrà tra le sale del Museo per scoprire che… l’economia non è poi così noiosa!

(XXⁿ) Sfumature di donne di Scienza con l’attrice Sara D’Amario. Un ONE-WOMAN-SHOW dal tono leggero e divertente: un viaggio nel tempo per divertirsi scoprendo 20 scienziate eccezionali. La messinscena esalta con umorismo e energia le storie di queste donne per (ri)scoprire insieme che “L’intelligenza non ha sesso!”.

Grande spazio al tema del riciclo con il laboratorio “Plastic all around” promosso dal Museo A Come Ambiente in collaborazione con CentroScienza Onlus. Grazie a una vera e propria officina di manipolazione, sarà possibile toccare con mano come può avvenire il recupero, il riciclo e il riuso dei materiali plastici. Il laboratorio è realizzato da Officine Creative Torino e ToScienceCamp.

A Settimo Torinese con Il teatro dell’acqua e l’Ecomuseo dei Freidano, laboratori, spettacoli ed esperimenti alla scoperta dell’acqua. E ancora, magia e percezione alla Biblioteca Archimede che nell’ambito del Festival 365 propone “WonderMind”, lo spettacolo con Antonio Argus.

Telescopi puntati al cielo per gli appassionati di astronomia. Tante le proposte di Infini.to, il Planetario di Torino con visite pomeridiane e serate osservative per conoscere ammirare le meraviglie della volta celeste.
Un cocktail di scienza è il titolo del ciclo di conferenze online proposto per le Settimane della Scienza dall’INRIM, Istituto Nazionale di Ricerca Metrologica.

In occasione delle Settimane della Scienza diventa un Polo scientifico quello di Mirafiori con gli appuntamenti di Scienza Wow nello spazio esterno di Via Onorato Vigliani 102 (da poco restituito alla cittadinanza grazie al progetto “Orto Wow” nato nell’ambito del progetto europeo ProGIreg), un’area green in cui i residenti di Mirafiori potranno, tra le altre cose, produrre il miele; con MirafioriScienza due saranno gli appuntamenti previsti al Mausoleo della Bela Rosin. La scienza sarà protagonista anche nel fitto programma previsto da “Estate a Sud” presso la Casa nel Parco della Fondazione Mirafiori.

Edizione speciale del Rally della Scienza, dalla Notte dei Ricercatori arriva alle Settimane della Scienza, una caccia al tesoro alla scoperta di scienza, arte e tecnologia, organizzata da CentroScienza Onlus in diversi spazi della città.

Nell’ambito della mostra “Lo sguardo dell’Antropologo” realizzata dal Museo di Antropologia ed Etnografia dell’Università di Torino (MAET) e dal Museo Egizio, in occasione delle Settimane della Scienza, i curatori e gli organizzatori della mostra propongono un ciclo di incontri on line per approfondire i temi dell’esposizione.
Sempre a cura del Museo Egizio una visita speciale alla mostra temporanea Archeologia Invisibile pensata per i mesi estivi, per scoprire il dietro le quinte delle ricerche condotte in questi ultimi anni sull’inestimabile patrimonio storico e culturale custodito dal museo, tra nuove tecnologie e tecniche innovative.
Anche il Museo Nazionale del Cinema aderisce alle Settimane della Scienza con tre diversi percorsi: Scopri il museo, Cinemaddosso e I segreti della Mole. Visite guidate gratuite rivolte a bambini e famiglie, ogni venerdì, sabato e domenica su prenotazione.

Workshop_64/Antropologie Yanomami è il titolo del laboratorio proposto invece da PAV (Parco Arte Vivente) e condotto Piero Gilardi che propone la realizzazione collettiva di ornamenti indossabili, impiegando come medium la gomma piuma, materiale da lui utilizzato per i suoi celebri tappeti natura.

A partire da questa edizione Le Settimane della Scienza dedicheranno la massima attenzione alla promozione dell’Agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile nella quale si sono delineate a livello mondiale le direttrici delle attività per i prossimi anni.

Il calendario è in continuo aggiornamento, per conoscere tutti gli appuntamenti consultare il sito www.settimanedellascienza.it/

Tutti gli appuntamenti si svolgeranno nel rispetto del distanziamento sociale e con osservanza delle norme di sicurezza attuate per l’emergenza Covid19.

La prenotazione è obbligatoria.

Le Settimane della Scienza sono ideate e organizzate dall’Associazione CentroScienza Onlus, sostenute dalla Fondazione Compagnia di San Paolo, con il contributo di Regione Piemonte, il supporto di Iren, e con il patrocinio della Città metropolitana e della Città di Torino. L’iniziativa rientra nell’ambito del Sistema Scienza Piemonte.

Giulia Maria tra i due Cederna 

IL COMMENTO  di Pier Franco Quaglieni / Ci sono ottimi motivi per esaltare, come è stato fatto, l’opera di Giulia Maria Crespi come fondatrice del FAI, che è un’ importante istituzione a tutela dell’ambiente. Il FAI si è identificato con la Crespi che è  rimasta  Presidente onoraria a vita. La sua è  stata una vita spesa per nobili e grandi ideali. Questo resta il bilancio finale di una lunga esistenza che è arrivata vicina  al secolo.

Fu anche una delle protagoniste di “Italia nostra“, associazione assai  importante nella storia della cultura italiana. Antonio Cederna sul “Mondo“ di Pannunzio fu l’anticipatore coraggioso di quelle battaglie a tutela del patrimonio paesaggistico, artistico ed ambientale. Giulia Maria credo si sia ispirata a Cederna.

Ma purtroppo era anche molto amica di Camilla Cederna, una penna radical – chic che fece molti danni: dalla diffamazione del commissario Calabresi a quella nei confronti di un galantuomo come il Presidente Giovanni Leone, che fu costretto a dimettersi per le falsità scritte da Camilla che tardivamente venne condannata per diffamazione.

La vita di Giulia Maria, si potrebbe dire, è  stata giocata tra i due Cederna. Per un certo periodo ha prevalso Camilla rispetto ad Antonio, poi l’eredità di Antonio ha preso il sopravvento. Io sono stato associato sia di “Italia nostra“, sia del FAI e debbo dire che mi sono sempre sentito un pesce fuor d’acqua perché ho sempre  colto la prevalenza di uno snobismo fastidioso che non mi e’ mai piaciuto. E infatti non mi sono più associato a conventicole formate da persone che si ritengono a priori detentori di tutte le verità dell’universo e vogliono far pesare la loro  presunta superiorità.

La Crespi andrebbe anche ricordata come editore del “Corriere della Sera“. Nel 1968 chiamò a dirigere il giornale l’allora “socialdemocratico saragattiano “Giovanni Spadolini con una  scelta avveduta. Ma quando davanti al “Corriere “ cominciarono le contestazioni e le violenze sessantottine con la partecipazione anche dell’editore -guerrigliero Gian Giacomo Feltrinelli, amico della Crespi, l’editore cercò di liberarsi di Spadolini che per altro non era certo un uomo molto  coraggioso . Gli venne inflitto un licenziamento in parte “concordato“ ( il rapporto venne interrotto con un anno di anticipo rispetto al contratto )nel 1972 che consentì al direttore del “Corriere “ di intraprendere una sfolgorante carriera politica nel PRI che lo porterà alla Presidenza del Consiglio e del Senato .

Spadolini aveva denunciato i pericoli insiti nell’estremismo di sinistra senza mezzi termini  , forse unico direttore di giornale in Italia. Quelle posizioni non piacevano ai salotti frequentati dalla Crespi che stravedevano per Mario Capanna ed i suoi amici. La Crespi scelse come nuovo direttore Piero Ottone che proveniva dal “Secolo XIX “dove aveva mantenuto un atteggiamento equilibrato . Giunto al “Corriere”,  Ottone si lasciò guidare dal comitato di redazione formato da faziosi e intolleranti giornalistini , come li definiva Giovanni Giovannini. Egli spostò a sinistra il giornale , comprimendo la libertà di espressione di giornalisti come Indro Montanelli, colpevole di aver scritto un ritratto corrosivo di Camilla Cederna. Montanelli, licenziato in tronco da Ottone, con altri importanti giornalisti usciti dal “Corriere” diede vita al “Giornale “ nel 1974.   In quello stesso anno la Crespi cessò di occuparsi del giornale che venne venduto ad Angelo Rizzoli, quello che, accusato di essere piduista, avrebbe mandato allo sbando il quotidiano di via Solferino. Montanelli definì la Crespi una “dispotica guatemalteca“.

Sembra – ma non ci sono certezze – che la Crespi, a sua volta,  abbia brindato alla notizia del ferimento di Montanelli da parte delle Br.

La Crespi, malgrado fosse espressione dell‘alta  borghesia lombarda, ad un certo punto, si lasciò attrarre dalle ubriacature ideologiche del ‘68 e cercò attraverso il giornale di sua proprietà di traghettare la borghesia italiana verso posizioni di netta apertura alla sinistra. Fu una scelta che va rispettata e che fu in netto contrasto con la storia del “Corriere“.

Dalla  “gran lombarda” che fu la prima donna editore di un grande giornale, sia pure non per meriti personali, e  fu la fondatrice di grandi realtà come il FAI, una testimonianza vivace ed importante anche se molto discussa. In tempi recenti la Crespi aveva anche simpatizzato per la giovane ambientalista Greta.

La sua è stata una vita non banale. Avrebbe potuto godere in tranquillità della sua ricchezza ed invece volle “entrare nell’agone”, mettendosi in discussione e fare delle scelte. Difficilmente mi sono trovato in sintonia con lei i perché i radical – chic non mi sono mai piaciuti, soprattutto i ricchi che vorrebbero apparire poveri, ma non lasciano i loro avere agli altri come fece solo San Francesco d’Assisi. La Crespi però, creando il FAI, ha messo una parte della sua ricchezza a disposizione della comunità e di alti valori. Di questo dobbiamo esserle grati perché ha lasciato un’eredità importante  che resterà dopo di lei . La presidenza di Andrea Carandini e’ una garanzia assoluta di impegno e di serietà.
.
Scrivere a quaglieni@gmail.com

Gli italiani decidono di rimanere in Italia durante le loro vacanze

 Nella seconda metà di luglio, secondo Jetcost. Sicilia, Emilia-Romagna, Sardegna, Campania e Lazio le regioni con il maggior numero di città tra le 35 destinazioni più ricercate Jesolo, Riccione, Capri, Favignana e Sorrento le cinque destinazioni preferite dagli italiani


Finalmente gli italiani sono di nuovo pronti a partire per le vacanze e le mete nazionali si dimostrano le più gettonate e ricercate dai turisti, anche da quelli stranieri. In generale, durante il mese di luglio si tende a viaggiare “in casa”, a percorrere distanze relativamente brevi e a scegliere alloggi semplici che offrono qualità e, naturalmente, sicurezza.

Il motore di ricerca di hotel e voli www.jetcost.it ha rilevato che le ricerche di alloggi per la seconda metà di luglio sono triplicate rispetto alla prima parte del mese, quando c’era ancora un po’ di incertezza e paura tra i viaggiatori. Quasi 8 utenti su 10 (77%) hanno cercato destinazioni nazionali, solo il 23% ha scelto destinazioni europee. In termini di preferenze, sembra che gli italiani adesso abbiano voglia di sole e spiagge, come si evidenzia dalle destinazioni predilette nelle loro ricerche con queste caratteristiche (71%); sono meno quelli che scelgono destinazioni nell’entroterra (29%)La Sicilia con cinque destinazioni, seguita da Emilia-Romagna e Sardegna con quattro sono state le regioni con il maggior numero di località tra le 35 più ricercate per la seconda metà di luglio.

Jetcost.it analizza regolarmente le ricerche effettuate attraverso il suo sito web, in modo da ottenere dati molto affidabili in quanto si tratta di vere e proprie ricerche e non di sondaggi. I dati che analizzano i risultati delle ricerche di alloggi tra il 15 e il 31 luglio indicano che, oltre a Sicilia, Emilia-Romagna e Sardegna, altre regioni sono state molto ricercate: la Campania e il Lazio hanno tre localitàla Puglia, il Friuli-Venezia Giulia, la Liguria e la Toscana seguono con due e il Veneto, l’Alto Adige e la Calabria con una.

Le città italiane più ricercate per la seconda metà di luglio:

1. Jesolo (Friuli-Venezia Giulia)
2. Riccione (Emilia-Romagna)
3. Capri (Campania)
4. Favignana (Sicilia)
5. Sorrento (Campania)
6. Cesenatico (Emilia-Romagna)
7. Roma (Lazio)
8. Ischia (Campania)
9. Alassio (Liguria)
10. Capalbio (Toscana)
11. Catania (Sicilia)
12. Palermo (Sicilia)
13. Alghero (Sardegna)
14. Gallipoli (Puglia)
15. Porto Cesareo (Puglia)
16. Olbia (Sardegna)
17. Lampedusa (Sicilia)
18. Portofino (Liguria)
19. Rimini (Emilia-Romagna)
20. Cervia (Emilia-Romagna)
21. Ponza (Lazio)
22. Lignano Sabbiadoro (Friuli-Venezia Giulia)
23. Caorle (Veneto)
24. Cagliari (Sardegna)
25. Tropea (Calabria)
26. San Vito lo Capo (Sicilia)
27. San Teodoro (Sardegna)
28. Moena (Alto Adige)
29. Firenze (Toscana)
30. San Felice Circeo (Lazio)

Un portavoce di Jetcost ha dichiarato: “A poco a poco gli italiani stanno ritrovando il coraggio di viaggiare, anche se ancora con cautela; sono infatti le destinazioni nazionali a essere quelle più ricercate per le vacanze nella seconda metà di luglio, una buona notizia d’altra parte per gli albergatori e i ristoratori, proprio ora che tutto il settore del turismo è in forte difficoltà e ha bisogno di ripartire. Abbiamo registrato un aumento del 188% delle ricerche rispetto alla prima metà di luglio, segno che la gente sta mettendo da parte i timori iniziali e sta prendendo dimestichezza con le misure di sicurezza, fidandosi di quelle adottate dalle strutture e dagli stabilimenti. Le destinazioni balneari sono chiaramente preferite, con sette turisti italiani su dieci in cerca di sole, sabbia e mare rispetto alle destinazioni interne. La Sicilia è stata una delle regioni più ricercate con cinque località tra le 35 preferite per trascorrere queste vacanze, seguita da Emilia-Romagna e Sardegna con quattro e da Campania e Lazio con tre. Da Jetcost incoraggiamo tutti gli italiani a godersi queste meritate ferie dopo i sacrifici fatti durante i mesi peggiori della pandemia”.

Un video in lingua per spiegare la raccolta differenziata

 Da oggi Amiat Gruppo Iren insieme alla Città di Torino e alla Circoscrizione 7, mette in campo un nuovo progetto di comunicazione multimediale in lingua, del tutto innovativo ed espressamente dedicato ai cittadini stranieri che hanno ancora una scarsa conoscenza dell’italiano.  

L’obbiettivo del progetto è fornire un ulteriore supporto informativo alle corrette modalità di raccolta differenziata, valorizzando le skills comunicative dei dipendenti dell’azienda, di origine straniera, che svolgono quotidianamente mansioni operative

 

In questa prima fase del progetto, sulla base delle istanze del territorio ed in particolare della Circoscrizione 7, si sono privilegiate le lingue più parlate nella aree cittadine in cui si rilevano maggiori difficoltà nella corretta gestione dei rifiuti, come ad esempio la zona Aurora.

 

Per questo motivo, poco prima dell’emergenza Coronavirus, sono stati realizzati due brevi sketch video in francese e in arabo con sottotitoli in italiano, quindi comprensibili da tutti.

 

“Seguire corrette modalità nella raccolta differenziata dei rifiuti è indispensabile per far funzionare al meglio il servizio e ottenere risultati positivi. Sotto questo profilo – dichiara l’Assessore all’Ambiente, Alberto Unia – assicurare a tutti i cittadini la possibilità di comprendere in modo chiaro quali siano le regole a cui attenersi risulta non solo importante, ma fondamentale. Per questo motivo l’adozione di iniziative e la messa in campo di strumenti che consentono di superare le difficoltà linguistiche, come il nuovo progetto di comunicazione multimediale lanciato da Amiat, assume un grande valore sia per coloro che fruiscono del servizio, sia per chi lo organizza e lo gestisce.

Gli operatori Amiat parlano direttamente alla videocamera, a tu per tu con i propri connazionali residenti a Torino, e mostrano come fare bene la raccolta differenziata tramite semplici esempi pratici e fornendo indicazioni sugli strumenti cartacei e digitali a disposizione del cittadino per risolvere ogni dubbio.”

 

I video sono visibili sul canale youtube Iren https://www.youtube.com/GruppoIren e sulla pagina FB di Amiat e del Gruppo Iren. Grazie alla collaborazione di diverse associazioni culturali verranno diffusi ai cittadini stranieri attraverso canali social e siti web.

 

Ma non è finita qui. Amiat prevede di registrare in futuro nuovi video, con il coinvolgimento di altri dipendenti di origini straniere che, parlando in ulteriori altre lingue, prime fra tutte l’inglese ed il rumeno, illustreranno ai loro connazionali le corrette modalità di conferimento dei rifiuti.

 

“Questa iniziativa – afferma il presidente di Amiat Gruppo Iren, Christian Aimaro – rientra in un più ampio piano di coinvolgimento e valorizzazione dello straordinario capitale umano di Amiat e del Gruppo Iren. Già nel corso del 2019, anno in cui Amiat ha festeggiato i suoi primi 50 anni, con un ricco programma partecipativo, abbiamo coinvolto molti nostri dipendenti in attività non strettamente legate alla propria mansione quotidiana. Questo ci ha permesso di scoprire come molti colleghi disponessero di non comuni qualità artistiche, comunicative ed espressive. Abbiamo quindi deciso di valorizzare questi aspetti, soprattutto per coinvolgere nei corretti comportamenti di differenziazione dei rifiuti quei cittadini che per difficoltà linguistiche e culturali trovano ancora difficoltà a comprendere le modalità di raccolta previste in città”.

 

“Siamo convinti – dichiara Luca Deri, Presidente della Circoscrizione 7 – che oltre al materiale cartaceo in lingua sia necessario anche un video in lingua che potrà essere veicolato tramite i social network ai diretti interessati. Dobbiamo anche sottolineare come le varie Associazioni dei Migranti siano state molte attive a diffondere il materiale informativo relativo alla raccolta differenziata “Porta a Porta” e siamo convinti che anche per questa iniziativa collaboreranno con l’Amministrazione Civica.

 

 

La scuola dei cento e delle lodi

IL COMMENTO  di Pier Franco Quaglieni / La scuola  (oltre che il turismo) è la grande dimenticata di questo governo e in genere anche di buona parte  dell’informazione. La scarsa attenzione verso la scuola è un dato costante da tempo immemorabile e anche il facilismo come soluzione dei problemi della scuola resta una costante dal 1968 in poi.

.
Ma quest’anno la scuola è stata abbandonata ad una ministra vistosamente non adeguata che non  è neppure riuscita ad affiancarsi uno staff tecnico che supplisse alle sue manchevolezze. Così a metà luglio non sappiamo  neppure come e se riapriranno le scuole.
Ma l’attenzione oggi va rivolta agli esami di Stato che prima del ministro Berlinguer si chiamavano di Maturità; quest’anno per la chiusura delle scuole e una didattica a distanza improvvisata e inadeguata, gli esami si sono svolti senza le prove scritte, con un colloquio di stile famigliare e facilistico. Quei colloqui d’esame  non sono stati  affatto degli esami,ma delle  piccole farse, molto ipocrite. Mi ricordano tanto gli inviti di certi ministri che già tanti anni fa esortavano i commissari d’esami a trovare il meglio di ogni studente ,invitando di fatto alla promozione generalizzata. Uno su dieci studenti  ha avuto la valutazione massima di cento e moltissimi hanno anche avuto la lode, metà hanno avuto 80. Al Classico uno su quattro ha ottenuto il 100, un risultato analogo si è avuto allo scientifico. Le commissioni erano formate dagli stessi insegnanti interni delle classi esaminande. La scuola italiana ha risposto al destino cinico e baro del Covid 19 con il facilismo. Ancora una volta l’esame è diventato ulteriormente un pro forma   che ha  mescolato insieme capaci e incapaci, studiosi e pigri in un bagno collettivo di buonismo,demagogia e ipocrisia. Un esame è per definizione selettivo, altrimenti non è un esame. Essere selettivi significa discernere gli studenti, non gratificarli con voti alti. Certo i voti alti accontentano tutti: famiglie felici e studenti che potranno vantare voti alti spesso non meritati. Gli studenti di famiglie agiate e colte rimedieranno con lezioni private, mentre quelli che la Costituzione definisce “privi di mezzi” si troveranno un pezzo di carta a cui non corrisponde un’istruzione adeguata agli studi universitari. Si troveranno ad essere gravemente penalizzati, malgrado il diploma ottenuto. Il diritto allo studio si è trasformato nel diritto al titolo di studio. In un paese serio la scorciatoia di un esame pro forma  non sarebbe stato immaginabile. Qui si è applicata l’idea grillina dell’ uno vale uno. La scuola è una struttura portante della società. Da tempo sono in grave crisi sia  la scuola e  sia la società. Da quest’anno la scuola dei cento e delle lodi quasi erga omnes, come è accaduto al Sud dove il Covid 19 era una minaccia più lieve, e’  il ritratto di un’Italia alla deriva,destinata a colare a picco. Salvemini parlava di un’Italia scombinata.

Torino amplia la Rete alimentare sociale

Comune, Banco Alimentare del Piemonte, CAAT e APGO: un nuovo Protocollo di Intesa 

 

 La firma del protocollo siglato tra Comune di Torino, Banco Alimentare del Piemonte, CAAT e APGO (Associazione Piemontese Grossisti Ortofrutticoli) si inserisce come una tra le più importanti iniziative volte alla lotta allo spreco e contrasto dell’insicurezza alimentare attraverso il recupero e trasformazione di eccedenze alimentari, nell’ambito del progetto Torino Città del Cibo.

Tale collaborazione prevede l’ampliamento e il potenziamento dell’attività di recupero, valorizzazione e redistribuzione, a fini solidali, delle eccedenze ortofrutticole e prende avvio dall’esperienza che, da oltre dieci anni, unisce Banco Alimentare del Piemonte e CAAT nel recupero dei prodotti invenduti e della loro redistribuzione alle strutture caritative del territorio che offrono sostegno alimentare agli indigenti.

L’attività coinvolge stabilmente 17 Strutture Caritative convenzionate che nel 2019 hanno potuto beneficiare di quasi 400 tonnellate di prodotti da destinare a oltre 2.500 indigenti del territorio.

Il nuovo Protocollo di Intesa mira a consolidare e ampliare le attività e le collaborazioni attive, agendo in diversi ambiti:

– Sostenibilità sociale: implementare e migliorare l’aiuto alimentare offerto alle famiglie indigenti del territorio, sia dal punto di vista quantitativo che qualitativo, anche grazie all’inserimento di prodotti freschi dall’alto valore nutrizionale.

– Sostenibilità economica: recuperare e redistribuire le eccedenze valorizzando e rimettendo in circolo delle risorse economiche che altrimenti andrebbero perdute.

– Sostenibilità ambientale: intervenire sull’importante aspetto della riduzione dei rifiuti e dei costi di smaltimento a essi collegati.

Tra gli elementi strutturanti del nuovo accordo, il Banco Alimentare stabilirà un presidio continuativo dotandosi anche di celle di refrigerazione per massimizzare le attività di recupero e valorizzazione. Inoltre si intende sperimentare attività di trasformazione delle eccedenze, aumentando in questo modo le modalità di conservazione per garantire maggiore efficienza nella distribuzione.

‘L’iniziativa si colloca all’interno del progetto Torino Città del Cibo che ha visto la Città dotarsi per la prima volta di un coordinamento delle food policies locali –  sottolinea la Sindaca Chiara Appendino –  Con la firma di questo protocollo d’intesa aggiungiamo un altro importante tassello alla costruzione di una governance del sistema alimentare urbano che, attraverso azioni di sostenibilità ambientale, di solidarietà sociale, sensibilizzazione e promozione del territorio possa, di concerto con la valorizzazione delle  qualificate realtà locali, attive nel settore alimentare dalla produzione alla trasformazione, dalla distribuzione alla ristorazione, altresì garantire l’accesso al cibo ai più fragili.’

‘La formalizzazione di questo Protocollo di Intesa – dichiara il Presidente del CAAT, Marco Lazzarino – conferma e consolida una collaborazione che la Società ha avviato con il Banco Alimentare da oltre 10 anni, riconducendola nell’ambito di quelle attività che concorrono a perseguire finalità di interesse generale”.

“L’iniziativa, fortemente voluta dalla Società –  dichiara il Direttore Generale del CAAT, Gianluca Cornelio Meglio –  muove nel solco di quelle attività volte a contrastare gli sprechi alimentari in aderenza all’eredità lasciata dalla Food Policy di Expo 2015.

“Il contrasto allo spreco alimentare  – riferisce il Presidenteoltre ad essere esplicitamente richiamato nel nostro Piano industriale e di Sviluppo 2018-2022, ha registrato un’accresciuta sensibilità, in un contesto storico come quello che stiamo vivendo, per effetto della pandemia.’

‘Sottoscrivo con favore il nuovo Protocollo d’Intesa tra Comune di Torino, Banco Alimentare e CAAT, certo di poter contare sull’altruismo dei miei colleghi che hanno sempre dato dimostrazione di grande generosità e forte sensibilità verso il tema della beneficenza – commenta il  Presidente dell’APGO, Stefano Cavaglià – . Parlo di beneficenza non a caso, in quanto voglio sottolineare che, per una buona parte dei prodotti conferiti al Banco Alimentare, si tratta di merci ancora vendibili sul mercato e non esclusivamente di eccedenze invendute. Pertanto alla donazione di prodotti sottostà spesso un gesto di liberalità dei colleghi che con orgoglio rappresento.”

“La firma di questo nuovo Protocollo di Intesa – afferma Salvatore Collarino, Presidente del Banco Alimentare del Piemonte – rappresenta un’azione importante e concreta che consolida un circolo virtuoso volto a favorire, ancora una volta, lo sviluppo e la diffusione della sensibilità verso il tema della lotta allo spreco e dell’accesso equo al cibo sano e sostenibile anche per le persone in difficoltà del nostro territorio.”

Per sviluppare le finalità del progetto, potenziare le collaborazioni già in essere e favorirne di nuove, si intende, inoltre, realizzare un evento di promozione dedicato ai partner. Durante questa iniziativa verranno presentati i risultati ottenuti fino ad oggi e i nuovi obiettivi, sensibilizzati i produttori sul tema della lotta allo spreco e della sostenibilità sociale/ambientale e promosse le donazioni di eccedenze anche attraverso la presentazione dei benefici fiscali favoriti dalla Legge Gadda.