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In arrivo i contributi per i danni alluvionali del 2020

7,5 MILIONI PER I DANNI AI PRIVATI CAUSATI DALL’ALLUVIONE DELL’OTTOBRE 2020

Il presidente Cirio e l’assessore Gabusi: “La Regione sta facendo come promesso la sua parte, ma è fondamentale che anche Roma faccia la sua”

La Regione interviene a sostegno della popolazione colpita dall’alluvione del 2-3 ottobre 2020, che ha devastato vaste zone del Piemonte: si tratta di 7,5 milioni di euro stanziati con fondi propri, come primo concreto contributo anche per i privati che hanno subito danni.

“In questo modo – dichiarano il presidente Alberto Cirio, che è anche commissario delegato dal Dipartimento della Protezione civile per la ricostruzione, e l’assessore alle Opere pubbliche Marco Gabusi – potremo aiutare i cittadini a sostenere le spese necessarie per riparare i danni subiti dall’abitazione principale e dalle relative pertinenze”.

Presidente e assessore evidenziano anche che “la Regione sta facendo come promesso la sua parte con questo segnale di attenzione verso chi è stato colpito dalla furia dei fiumi, ma è fondamentale che anche Roma faccia la sua parte, erogando le risorse previste dallo stato di emergenza. Chiediamo al nuovo Governo di intervenire con celerità”.

I Comuni interessati sono ubicati nelle province di Biella, Cuneo, Novara, Verbano-Cusio-Ossola e Vercelli e nella Città Metropolitana di Torino, unitamente a Balzola, Bozzole, Casale Monferrato, Frassineto Po, Valmacca e Villanova Monferrato in provincia di Alessandria.

Il contributo verrà erogato sull’importo della spesa effettivamente sostenuta e/o che si andrà a sostenere, comprovata da documentazione valida ai fini fiscali, debitamente quietanzata, e dai relativi mezzi di pagamento (bonifico bancario o altro strumento di pagamento che ne consenta la tracciabilità). I danni subiti devono essere valutati in apposita perizia asseverata a cura di un professionista abilitato, iscritto ad un ordine o collegio. Gli interventi ammessi a contributo, se non già completati, devono essere eseguiti e documentati entro il termine perentorio del 31 dicembre 2022, a pena di decadenza della somma concessa.

Siglato l’accordo sul soccorso alpino

 

A Bolzano la firma dell’accordo tecnico a favore di interventi congiunti tra le due realtà, nel segno di una forte sinergia per la sicurezza in montagna. Riguarda anche il Piemonte. Coinvolti militari della nostra regione 

 

BOLZANO, 2 MARZO – Il Corpo Nazionale Soccorso Alpino e Speleologico (CNSAS) ed il Comando Truppe Alpine dell’Esercito Italiano hanno firmato oggi un importante accordo tecnico, per istituzionalizzare ed incrementare la stretta collaborazione operativa e addestrativa nell’ambito del soccorso alpino sul territorio nazionale. Il documento è stato siglato a Bolzano dal Presidente del Soccorso Alpino, Maurizio Dellantonio, e dal Comandante delle Truppe Alpine, Gen. C.A. Claudio Berto.

L’accordo nasce dopo una pluri-decennale collaborazione fra il Soccorso Alpino e gli Alpini: due realtà che dalle proprie specificità e dalle peculiarità di soccorso civile e militare hanno saputo creare un unicum di grande efficacia, distinguendosi in tanti interventi e scenari operativi per la sicurezza in montagna. La firma dell’accordo rafforza ulteriormente questo legame, sancendo la nascita di un protocollo operativo che non potrà che avere risvolti positivi in tutte quelle situazioni dove è necessario portare soccorso specializzato a persone in pericolo di vita in territorio impervio o montano.

L’accordo si inserisce in un quadro di cooperazione più ampio sancito dal protocollo d’intesa che da alcuni anni regola i concorsi fra il Soccorso Alpino e Speleologico nazionale e lo Stato Maggiore della Difesa, e ha aperto la strada ad una maggiore integrazione, nello specifico settore, fra il comparto civile e quello militare.

 

I dettagli operativi dell’accordo fra CNSAS e Truppe Alpine

 

Il documento firmato oggi a Bolzano avrà importanti e immediati risvolti: saranno rafforzate le collaborazioni nella attività formative, addestrative e operative in ambiente montano. E sarà immediatamente avviato – a livello di soccorso – un piano di attivazione congiunto fra il Soccorso Alpino e Speleologico e le Truppe Alpine, che andranno ad intervenire fianco a fianco in numerosi interventi di soccorso in ambiente montano e impervio.

Queste operazioni congiunte avverranno a favore del soccorso di carattere sanitario e non sanitario, per il recupero di persone in imminente pericolo di vita, la ricerca e soccorso di persone disperse in territorio montano e zone impervie, anche, ma non solo, nell’ambito degli interventi di Protezione Civile, eventualmente disposti dalle Prefetture e dagli Enti Locali competenti, dove sia richiesto l’intervento del CNSAS o delle Truppe Alpine.

Secondo quanto previsto dalla legge, il coordinamento e la direzione delle operazioni spetteranno al CNSAS, e le Truppe Alpine parteciperanno con proprio personale tecnico e squadre specializzate nel soccorso alpino militare, fatti salvi prioritari impieghi operativi di Forza Armata. Il contributo alle operazioni verrà espresso, sotto il coordinamento delle Brigate alpine, da parte di questi Comandi:

⮚                 2° Alpini (Cuneo);

⮚                 3° Alpini (Pinerolo);

⮚                 9° Alpini (l’Aquila);

⮚                 5° Alpini (Vipiteno);

⮚                 7° Alpini (Belluno);

⮚                 8° Alpini (Venzone);

⮚                 1° Artiglieria Montagna (Fossano);

⮚                 3° Artiglieria Montagna (Remanzacco);

⮚                 6° Alpini (Brunico);

⮚                 Reggimento logistico “Julia” (Merano);

⮚                 Reparto Comando e Supporti Tattici “Tridentina” (Bolzano);

⮚                 Centro Addestramento Alpino (Valle D’Aosta).

 

La zona rossa si estende ad altri 14 comuni piemontesi

Si amplia la zona rossa in Piemonte. Entrano nell’area off limits  12 comuni della Valle Po, nel Cuneese, e anche due nel Torinese connessi al  focolaio di Cavour , comune “rosso”  da sabato scorso

Il provvedimento riguarda Barge, Bagnolo Piemonte, Crissolo, Envie, Paesana, Gambasca, Revello, Martiniana Po, Oncino, Ostana, Rifreddo, Sanfront, tutti nel Cuneese, e Scalenghe e Bricherasio, nel Torinese.

Sono oggi  22 i Comuni piemontesi in zona rossa, compresi Cavour e i 7 Comuni della Val Vigezzo  nel VCO.

In questi Comuni è sospesa l’attività didattica nelle scuole di ogni ordine e grado ed è disposta la dad per gli studenti che vivono nell’area, ma frequentano le lezioni in altri Comuni non inseriti in zona rossa.

Previsto anche il potenziamento del tracciamento attraverso i tamponi e la messa in priorità per la vaccinazione degli anziani over80 domiciliati in zona rossa.

L’ordinanza sarà valida fino al 12 marzo.

 

Agriturismo in crisi, l’allarme degli operatori del settore

RISTORAZIONE. CARENINI (CIA PIEMONTE): AD UN ANNO DA INIZIO PANDEMIA URGE SERIA VALUTAZIONE SU RIAPERTURE

“Ad un anno dall’inizio della pandemia, ci troviamo a fare i conti con un’economia territoriale che va a singhiozzo, con i bilanci inesorabilmente in rosso delle nostre aziende agrituristiche, con la sofferenza di chi lavora soprattutto grazie al canale Horeca. Il 2020 è stato un anno decisamente duro per tutti ed è innegabile che la ristorazione e tutto il suo indotto abbiano pagato un prezzo altissimo in termini di perdite”. Così Gabriele Carini, presidente di Cia Piemonte, esprime preoccupazione per lo stallo del settore.

“Il nuovo Dpcm, il primo del governo Draghi, in vigore dal 6 marzo al 6 aprile, non introdurrà, purtroppo, alcuna novità rispetto al recente passato. Noi, però, crediamo – spiega Carenini – che si debba consentire l’apertura di bar e ristoranti laddove non vi sia rischio di assembramento. Servono provvedimenti mirati che tengano conto del diverso grado di rischio, non si devono accomunare le vie dello shopping e del divertimento tipiche delle grandi città con gli esercizi ubicati nei piccoli paesi e nelle aree rurali.  Ovviamente occorre agire con la massima attenzione alle norme di sicurezza per contrastare il contagio e avendo il massimo rispetto per la salute di ognuno”.

“Un’azienda a cui non viene permesso di lavorare – sottolinea il presidente di Cia Piemonte – è un’azienda che non produce. E di sicuro non è sufficiente il sistema di ristori attuato finora per risolvere i problemi. Si dovrà agire con consapevolezza, offrendo agevolazioni che davvero possano essere d’aiuto. Pensiamo al rimborso dei costi vivi sostenuti, al blocco dei mutui e delle tasse che vada oltre il periodo contingente e prosegua fin quando non ci sarà l’effettiva opportunità di lavorare e produrre reddito”.

“Rivolgiamo un appello ai parlamentari piemontesi – conclude Carenini -, e confidiamo nel fatto che possano portare a Roma le istanze delle centinaia di agriturismi che, loro malgrado, dovranno restare chiusi anche la prossima Pasqua”.

Cantiere Tav Valle (Pd) chiede audizione sindaci e Telt

VALLE (PD): “CHIEDERO’ UN’AUDIZIONE DEI SINDACI E DI TELT E UN’INFORMATIVA DELL’ASSESSORE. INFORMAZIONI FRAMMENTARIE AUMENTANO LA PREOCCUPAZIONE”

“L’Assessore Gabusi ha risposto  all’interrogazione con la quale chiedevo se lo spostamento a Susa di una parte dell’area di cantiere della Tav richiederà un’approfondita revisione progettuale attraverso la compiuta formalizzazione di una nuova variante da sottoporre a una Valutazione di Impatto Ambientale oppure sarà sufficiente l’approvazione del Progetto di Variante formalizzata dal Comitato Interministeriale per la Programmazione Economica (Cipe) nel 2018” spiega il Consigliere regionale del Partito Democratico Daniele Valle.

“L’Assessore Gabusi ha affermato che le competenze regionali sono minime rispetto a un’opera internazionale, prevalentemente gestita dallo Stato, anche se la Regione ha organizzato con la Comunità della Val di Susa, nella scorsa estate, un incontro durante il quale è emersa la possibilità di trasferire in parte sia lo smarino sia i conci derivanti dal cantiere. Nello specifico, non esisterebbe, al momento, alcuna istanza che richieda una modifica al progetto presentato per lo spostamento del cantiere a Susa e, pertanto, resterebbe invariato il quadro progettuale previsto dalle delibere Cipe. Gabusi ha precisato, inoltre, che non si tratterebbe di un vero e proprio spostamento del cantiere, ma di un’attività dilazionata da realizzarsi in un secondo tempo per motivi di sicurezza ” prosegue Valle.

“La vicenda – afferma Daniele Valle – desta grande preoccupazione nei cittadini della zona e, benchè le decisioni dipendano dai Ministeri interessati, ritengo che debba essere fatta chiarezza in merito alla “variante” di Susa. Chiederò, quindi, un’Audizione dei Sindaci della Val di Susa e di Telt e un’informativa dell’Assessore Gabusi dal momento che resta grande la preoccupazione e le informazioni sono frammentarie. Ritengo importante continuare a monitorare la situazione e ad approfondire lo stato delle cose”.

Dalla Regione 11 milioni per le case di montagna

Il vicepresidente della Giunta regionale e assessore all’Urbanistica Fabio Carosso ha dichiarato in Commissione Urbanistica (presidente Mauro Fava) che sui capitoli di bilancio dell’Urbanistica interessati dal maxiemendamento i risparmi sono stati realizzati per le mancate spese di rappresentanza, convegni e seminari (in particolare in materia di paesaggio) che non si sono potuti svolgere in presenza a causa della pandemia e che sono stati sostituiti da webinar online.

Le spese in conto capitale sono in linea con gli impegni degli scorsi anni. In particolare è stato sottolineato l’esito del bando per i contributi ai Comuni per il rilancio dell’edilizia e l’abbattimento degli oneri di costruzione. Per il bando, che si è chiuso il 30 novembre, sono state presentate 289 domande per un importo di circa 4 milioni per le imprese e 1.198 domande da persone fisiche per circa 5.5 milioni. Gli 11 milioni di euro rimanenti (sui 26 inizialmente stanziati) saranno utilizzati per un nuovo bando a sostegno della ristrutturazione di case in montagna per incentivare le famiglie a ripopolare i paesi delle Terre Alte.

E’ intervenuto il consigliere Carlo Riva Vercellotti (Fi).
Al termine la Commissione ha espresso parere favorevole a maggioranza al disegno di legge del bilancio di previsione 2021-2023

Fibra Ottica. A Chieri già cablate 8005 unità

Il progetto prende avvio 2 anni fa, quando nel 2019 la Città di Chieri – la “Città delle Cento Torri”, fatte costruire come osservatorio di difesa intorno all’XI secolo quando diventò feudo del vescovo di Torino Landolfo – sigla una specifica convenzione con la Società “Open Fiber”, eccellenza italiana nell’ambito delle telecomunicazioni.

Obiettivo: realizzare sul territorio comunale nuove infrastrutture e reti dati ad alta velocità in modalità FTTH (Fiber To The Home, fibra fino a casa). La convenzione prevede un investimento da parte di “Open Fiber” di 4 milioni di euro, con l’obiettivo di connettere circa 13mila case e uffici chieresi attraverso 105 chilometri di rete. I lavori di posa della fibra ottica sono proseguiti nel 2020, e sono già state cablate 8005 unità immobiliari, attraverso l’esecuzione di  ingenti lavori di posizionamento cavi su tutto il territorio comunale.  Per limitare il più possibile l’impatto degli scavi sul territorio sono stati impiegati “cavidotti” e “infrastrutture di rete sotterranee” già esistenti, appartenenti al Comune e ad enti terzi pubblici e privati. Sono inoltre stati attivati anche i lavori per i ripristini definitivi -che avvengono dopo 6 mesi dai ripristini temporanei per consentire il necessario tempo di assestamento -con la realizzazione di 11mila metri dei 70mila previsti. “Siamo soddisfatti -commenta il Sindaco di Chieri Alessandro Sicchiero – per come stanno proseguendo i lavori. Si tratta di un investimento sulla Chieri del futuro, una città più innovativa, interconnessa e moderna. Desidero ringraziare i cittadini chieresi per la pazienza con cui hanno affrontato i disagi imposti dai cantieri e dai lavori di ripristino, certo che apprezzeranno i vantaggi della fibra ottica nella quotidianità come nel lavoro”. E aggiunge: «La fibra ultraveloce che grazie ad ‘Open Fiber’ sta arrivando nelle case di tutti i chieresi e negli edifici pubblici rappresenta infatti un’infrastruttura strategica per le ricadute in grado di produrre sul territorio cittadino, anche in termini di sviluppo economico, garantendo performance elevatissime per enti, imprese e cittadini. La pandemia ha reso quanto mai evidente l’importanza delle infrastrutture telematiche e delle connessioni ultraveloci per consentire la didattica a distanza o il lavoro in smart working”. “Non solo – conclude – ma con la fibra si possono anche abilitare numerosi servizi innovativi per Enti, cittadini e imprese di Chieri, come lo streaming online di contenuti in hd e 4k, l’e-learning, la telemedicina, il cloud computing, la domotica, nonché le applicazioni smart city per la gestione del territorio, dalla videosorveglianza ai sistemi per il controllo dei livelli di inquinamento”.
g. m.

Piemonte, industria: la rinascita è green

Le inchieste del Rapporto Nord-Ovest del Sole 24 Ore in Piemonte, Liguria e Val d’Aosta

  • Piemonte, industria: la rinascita è green. Lo studio di CDP: le 5 eccellenze su cui far leva per il futuro
  • Liguria, la ricerca sulla robotica avanza in tutti i comparti
  • Val d’Aosta, agricoltura e zootecnica in crisi

Il nuovo numero del Rapporto Nord Ovest del Sole 24 Ore in edicola con il quotidiano venerdì 26 febbraio in Piemonte, Liguria e Val d’Aosta punta i fari sul settore dell’industria in Piemonte dove si gioca una partita importante sul fronte del rilancio industriale. Vale quasi tre miliardi la “dote” dei fondi strutturali europei per il 2021-2027, con i primi bandi previsti per il 2022. Il Rapporto del Sole 24 Ore spiega come la transizione digitale e la sostenibilità ambientale rappresentano i due driver del piano a cui la Regione sta lavorando e che sarà presentato ai territori.

Proprio al rilancio economico del Piemonte guarda uno studio di Cassa Depositi e Prestiti che individua 5 eccellenze del territorio su cui far leva in futuro: la manifattura 4.0 (il 18% delle imprese ha implementato o investirà in tecnologie), la chimica verde (quasi il 10% degli addetti dell’intero comparto lavora in Piemonte), il design (vocazione storica che affonda le radici nel settore dell’automotive) e le industrie creative, il sistema della logistica e degli interporti (posizionamento strategico rispetto alle direttrici di traffico in Europa), fino alla Città metropolitana di Torino che è cresciuta negli anni sul fronte della sostenibilità e dell’attrattività culturale e turistica. E può giocare un ruolo da driver nello sviluppo della regione, anche alla luce delle nuove tecnologie smart.

La nuova fase di programmazione dei fondi strutturali – spiega il Rapporto Nord Ovest del 26 febbraio – prevede un impegno maggiore di Bruxelles, circa un miliardo in più rispetto al 2014-2020, a fronte però di una compartecipazione dell’Ue che scende dal 50 al 40%. Sarà necessario, in fase di programmazione, coordinare il capitolo fondi europei con il Recovery Plan e il sostegno ai progetti strategici per la manifattura piemontese. L’idea della Giunta Cirio è di prevedere linee di intervento differenziate e di facile accesso per rendere le risorse facilmente fruibili dalle Pmi e velocizzare l’erogazione degli aiuti. Il piano messo a punto dalla giunta Cirio e presentato al precedente Governo metteva in fila misure e progetti strategici per un totale di 13 miliardi.

Automotive, elettrico e luxury nel futuro di Stellantis. Dalla fusione tra Fca e Psa nuove opportunità per l’automotive Made in Piemonte, regione dove si concentra circa il 40% della produzione italiana del settore. Su questo ha pochi dubbi tanto il sindacato quanto il mondo dell’industria. A condizione, dice al Rapporto Nord Ovest il segretario della Fiom Piemonte Giorgio Airaudo, che Stellantis punti su un aumento dei volumi e dei modelli prodotti negli stabilimenti italiani, anche attraverso una nuova distribuzione delle produzioni che possa sfruttare la capacità produttiva in Italia e in Piemonte. Per Pierangelo Decisi, vicepresidente Anfia Componenti e industriale del settore, la sfida per le imprese italiane è quella di sfruttare nuove opportunità di business, a patto però di crescere in dimensioni e virare sulla governance per garantire piena distinzione tra management e azionista.

L’inserto economico del Sole 24 Ore dedicato ai territori del Nord Ovest dedica ampio spazio anche alla ricerca sulla robotica in Liguria che avanza in tutti i comparti, non solo quelli in cui le macchine somigliano agli uomini. E se, al contrario, resta limitato per ora il numero di industrie che producono robot sul territorio ligure, l’Istituto di tecnologia si sta muovendo proprio per modificare questa situazione, con l’obiettivo di aggregare, nella zona della Val Polcevera, dove hanno sedi anche grandi realtà come Ansaldo Energia e Leonardo, creando una robot valley che ha trovato i suoi primi spazi, circa 1.500 metri quadrati nei capannoni del Bic- Business innovation center della Liguria. Sono circa 350 le persone che all’Iit si occupano del settore robot – evidenzia il Rapporto Nord Ovest – ma se a questi si aggiungono quanti operano nell’intelligenza artificiale si arriva a quasi 450.

Val d’AostaAgricoltura e zootecnia in crisi: calo medio del fatturato del 30%. Imprese agroalimentari a rischio per il covid. A dicembre oltre il 95% di turisti in meno. Il prossimo numero del Rapporto Nord Ovest riporta il dato dell’export che varia a seconda dei settori, ma secondo una stima Coldiretti, vino, fontina e altri prodotti hanno subito un calo delle vendite all’estero compreso tra il 10 e il 30%. Il prezzo a base d’asta per i vitelli di 50 kg è crollato fino ad arrivare a cinquanta centesimi al kg. In periodi normali il prezzo era intorno ai 2 euro con punte fino ai 6 euro al kg. Il comparto agroalimentare in Valle d’Aosta conta circa 1.400 imprese secondo i dati della Camera di commercio. Si va dall’orticoltura, ai frutteti, dal vino alla fontina, dal miele alla zootecnia. Coldiretti Val d’Aosta rappresenta circa l’80% delle 1.400 aziende iscritte alla Camera di commercio (di cui 7-800 con un giro d’affari rilevante). L’organizzazione si occupa della contabilità di 600 aziende, tra le più strutturate: di qui il calcolo sull’impatto della pandemia. Senza turisti anche il miele resta sugli scaffali. Il settore conta circa 500 apicoltori, 8mila arnie e una produzione di 1.900 quintali.

Varianti inglesi del Covid al 48 per cento in Piemonte

 IL RISULTATO È IL FRUTTO DI UN’INDAGINE COORDINATA DALL’ISTITUTO SUPERIORE DI SANITÀ IN COLLABORAZIONE CON I LABORATORI REGIONALI

Sono 41, cioè il 48,2% degli 85 campioni piemontesi prima analizzati e selezionati dai laboratori della Regione e poi sequenziati dall’Istituto superiore di sanità, individuati come casi di varianti inglesi: sono questi i risultati della seconda “quick survey”, cioè dell’indagine coordinata organizzata dall’Istituto superiore di Sanità, per stabilire una mappatura del grado di diffusione in Italia delle varianti inglesi, brasiliana e sud-africana nel Paese.

Il giorno preso in considerazione è quello del 18 febbraio, quando sui 484 positivi ne sono stati fatti arrivare 85 a Roma, scelti solo tra quelli molecolari, derivanti dalla sorveglianza territoriale (escludendo quelli identificati tramite indagini ospedalieri e pre-ricoveri) e con un elevata carica virale. Non è emerso, invece, nessun caso di variante né brasiliana, né sudafricana.

«Con questa attività di monitoraggio – dichiarano l’assessore alla Sanità, Luigi Genesio Icardi e l’assessore alla ricerca applicata al Covid, Matteo Marnati – in collaborazione tra l’Istituto Superiore di sanità e i nostri 14 laboratori abbiamo potuto avere un’ulteriore conferma della diffusione delle varianti inglesi sul nostro territorio, testimoniata peraltro anche dalla crescita dei contagi. Del resto, in previsione di questo rischio, avevamo già messo in campo misure preventive, come l’obbligo di dichiarare il rientro da viaggi in zone a rischio e rafforzando il contact tracing, dando indicazioni specifiche alle Asl sul tracciamento e analisi delle varianti. Quello che ci conforta è che non siano emerse le due varianti più pericolose dal punto di vista sanitario, cioè quella brasiliana e quella sudamericana».

Rossi – Valle (Pd): “Vaccini, criticità da affrontare”

 Nel corso della Commissione regionale  sono stati finalmente forniti dati suddivisi per ASL e per campagna vaccinale. Un punto di partenza importante, anche se sarebbe preferibile che i dati venissero diffusi quotidianamente e in formato operabile come fa il governo.

I responsabili della campagna lamentano poca disponibilità di dosi e indicazioni non sempre chiare sulle categorie da vaccinare, ma le 20.000 dosi al giorno sono ancora lontane. Siamo perciò convinti che non sia solo un problema di dosi disponibili, ma di personale da reclutare e organizzazione sul campo, soprattutto nei giorni in cui il Governo chiede uno sforzo maggiore e anche le 20.000 rischiano di rivelarsi insufficienti con l’arrivo di Johnson & Johnson. Servirà una capacità di 36.000 somministrazioni giornaliere.

Ci auguriamo che presto, nell’interlocuzione col Governo, venga fatta chiarezza sulla popolazione carceraria, una realtà fragile che ha bisogno di risposte urgenti.

Non sono ancora disponibili, purtroppo, i numeri delle adesioni dei medici in pensione, che arriveranno lunedì, mentre restano basse le adesioni dei MMG, solo 1250 circa su quasi 3000 totali. Ci auguriamo che questi numeri aumentino nelle prossime settimane e che si traducano in un impiego effettivo: raccogliamo molte segnalazioni di mancato coinvolgimento.

Continuiamo, inoltre, a ricevere segnalazioni di dosi sprecate a fine giornata perché anche il sistema di overbooking non garantisce l’utilizzo di tutte le dosi preparate, soprattutto a fine turno. Siamo stati rassicurati sul fatto che tramite l’overbooking e la panchina lunga le dosi non vengano sprecate, ma utilizzate nella giornata successiva, ad eccezione di quelle di Pfizer che non possono essere conservate. Non sarebbe meglio che anche il Piemonte si doti delle “liste di riserva” di volontari disponibili a raggiungere il centro vaccinale in un tempo ristretto? Eviteremmo così, ogni spreco.

Domenico Rossi – Vicepresidente della Commissione Sanità

Daniele Valle – Coordinatore del Gruppo di lavoro Covid