CULTURA- Pagina 10

“Fondazione Time2” Al via i Laboratori di “Open”

Nello spazio di corso Stati Uniti, a Torino, dedicato a persone “con” e “senza” disabilità

Iscrizioni dal 9 al 22 settembre

Dal doppiaggio alle tecniche teatrali, dalla fotografia all’illustrazione e al racconto in podcast: si sono riaperte lunedì 9 e proseguiranno fino a domenica 22 settembrele iscrizioni ai Laboratori di “Open”, lo spazio di diversità di “Fondazione Time2”, Fondazione filantropica famigliare nata di recente a Torino (corso Stati Uniti, 62/b) su iniziativa di Antonella e Manuela Lavazza, che anche quest’anno propone molte e nuove attività (consultabili sul sito di “Open”) per ragazzi dai 15 ai 29 anni “con” e “senza”disabilità.

Con la riapertura dei “Laboratori” – oltre alla “Sala Studio” con le sue 24 postazioni dotate di wi-fi gratuito e la “Caffetteria” diventata ormai un luogo di incontro, condivisione e tempo libero – prende nuovamente avvio anche lo “spazio di ascolto” di “Open”, con percorsi gratuiti di counseling a persone di età compresa tra i 18 e i 26 anni organizzato in collaborazione l’ “Istituto Change – Ecologia delle Comunicazioni nei Sistemi Umani” di via Valperga Caluso, a Torino.

Appuntamento particolarmente atteso, già moto seguito nella scorsa stagione laboratoriale, sarà sicuramente l’appuntamento con il “Teatro”, laboratorio tenuto in collaborazione con “Fondazione TRG – Fondazione Teatro Ragazzi e Giovani Onlus”, che si propone di trasmettere le tecniche della recitazione, dall’espressione corporea, all’arte di stare in scena e all’improvvisazione (dal 10 ottobresino al 29 maggio 2025). A condurre le attività sarà Francesco Puleo e il corso si concluderà con la realizzazione di uno spettacolo che andrà in scena sul palco della “Casa del Teatro Ragazzi e Giovani” di Torino.

Quali le potenzialità della nostra voce? Come padroneggiare la nostra espressione e le nostre emozioni? Domande cui si propone di dare invece risposta il “Laboratorio di doppiaggio, consapevolezza corporea e tecniche di recitazione teatrale” (dal 7 ottobre al 25 gennaio 2025). Il corso, tenuto da Luisa Trompetto, mirerà a insegnare le principali tecniche del doppiaggio: dalla lettura del copione con le immagini a schermo alla padronanza dei tempi, volumi e intenzioni adeguate alle caratteristiche del personaggio da doppiare.

Con il “Laboratorio di scrittura, recitazione, montaggio e registrazione di un podcast” (dall’11 ottobre al 29 novembre) – realizzato in collaborazione con “Fondazione TRG” e tenuto dalla speaker radiofonica e podcaster Francesca Bacinotti e dal conduttore Matteo di Palma – si scoprirà come raccontare storie e comunicarle in maniera efficace per realizzare contenuti originali, mentre con “Fare fotografia” – condotto da Paola Mongelli (dall’8 ottobre al 28 gennaio 2025) – si punterà a immortalare le immagini in modo creativo e personale, oltre allo studio dei lavori di grandi fotografi contemporanei e non.

Per finire il “Laboratorio di illustrazione”, diviso in due moduli: quello “grafico”, curato da Roberto Blefari (dal 9 ottobre al 29 gennaio 2025) e quello dedicato alla “creatività manuale”, tenuto da Francesca Tabasso (dal 4 febbraio al 27 maggio 2025).

Ai vari laboratori si potrà accedere tramite l’iscrizione sul sito di “Open Time2”. Il costo dei laboratori è di 20 Euro, eccetto il “Laboratorio di Teatro” che ha un costo di 35 Euro.

Per maggiori informazioni sulle modalità di partecipazione e sui posti disponibili ci si può rivolgere a open@fondazionetime2.it

g.m.

Nelle foto: Open Teatro, Open Podcast, Open Illustrazione

Una mostra organizzata dall’istituto Confucio nella galleria Umberto I spiega le origini della scrittura cinese

 

Dal 12 al 28 settembre  i curiosi e gli appassionati di cultura cinese e quanti passeggeranno nella galleria Umberto I di Torino potranno scoprire l’affascinante storia della nascita della scrittura in Cina, grazie alla mostra organizzata dall’Istituto Confucio dell’Università di Torino.

Diciassette pannelli, in italiano e in cinese, raccontano le origini dei caratteri cinesi, i cosiddetti ideogrammi. Pochi sanno che sono in connessione con le pratiche divinatorie dell’antica Cina. Le prime testimonianze di scrittura sono state rinvenute sulle “ossa oracolari”, gusci di tartarughe e ossi di animali su cui erano incise le domande da porre alle potenze dell’Aldilà.

La mostra si integra nella quotidianità della galleria Umberto I, coinvolgendo attivamente le attività commerciali che espongono nelle loro vetrine riproduzioni di frammenti di ossi e di gusci di tartaruga. Tre eventi speciali attendono il pubblico della galleria: dopo l’inaugurazione che si terrà giovedì 12 settembre alle ore 18.30, alla stessa ora lunedì 16, in occasione della Festa di Mezz’Autunno, si terranno delle dimostrazioni di calligrafia cinese, per introdurre il pubblico all’affascinante universo dei caratteri, dalle forme più arcaiche a quelle più  moderne. Venerdì 27 settembre,  alle 18.30, in occasione della Notte Europea dei Ricercatori e delle Ricercatrici si tenterà di rispondere alla domanda “La scrittura è  magica” un incontro con la professoressa Stefania Stafutti dell’Università di Torino.

 

Mara Martellotta

 

Il cuore del Liberty nel cuore di Torino: Casa Fenoglio

Oltre Torino: storie miti e leggende del Torinese dimenticato

È luomo a costruire il tempo e il tempo quando si specchia, si riflette nellarte. 

Lespressione artistica si fa portavoce estetica del sentire e degli ideali dei differenti periodi storici, aiutandoci a comprendere le motivazioni, le cause e gli effetti di determinati accadimenti e, soprattutto, di specifiche reazioni o comportamenti. Già agli albori del tempo luomo si mise a creare dei graffiti nelle grotte non solo per indicare come si andava a caccia o si partecipava ad un rituale magico, ma perché  sentì forte la necessità di esprimersi e di comunicare.

Così in età moderna – se mi è consentito questo salto temporale – anche i grandi artisti rinascimentali si apprestarono a realizzare le loro indimenticabili opere, spinti da quella fiamma interiore che si eternò sulla tela o sul marmo.  Non furono da meno gli  autoridelle Avanguardie del Novecento  che, con i propri lavori disperati, diedero forma visibile al dissidio interiore che li animava nel periodo tanto travagliato del cosiddetto Secolo Breve.

Negli anni che precedettero il primo conflitto mondiale nacque un movimento seducente ingenuo e ottimista, che sognava di ricreare la natura traendo da essa motivi di ispirazione per modellare il ferro e i metalli, nella piena convinzione di dar vita a fiori in vetro e lapislazzuli che non sarebbero mai appassiti: gli elementi decorativi, i ghirigori del Liberty, si diramarono in tutta Europa proprio come fa ledera nei boschi. Le linee rotonde e i dettagli giocosi ed elaborati incarnarono quella leggerezza che caratterizzò i primissimi anni del Novecento, e ad oggi sono ancora visibili anche nella nostra Torino, a testimonianza di unarte raffinatissima, che ha reso la città sabauda capitale del Liberty, e a prova che larte e gli ideali sopravvivono a qualsiasi avversità e al tempo impietoso. (ac)

Torino Liberty

1.  Il Liberty: la linea che invase l’Europa
2.  Torino, capitale italiana del Liberty
3.  Il cuore del Liberty nel cuore di Torino: Casa Fenoglio
4.  Liberty misterioso: Villa Scott
5.  Inseguendo il Liberty: consigli “di viaggio” per torinesi amanti del Liberty e curiosi turisti
6.  Inseguendo il Liberty: altri consigli per chi va a spasso per la città
7.  Storia di un cocktail: il Vermouth, dal bicchiere alla pubblicità
8.  La Venaria Reale ospita il Liberty:  Mucha  e  Grasset
9.  La linea che veglia su chi è stato:  Il Liberty al Cimitero Monumentale
10.  Quando il Liberty va in vacanza: Villa  Grock

Articolo 3. Il cuore del Liberty nel cuore di Torino: Casa Fenoglio

Con lEsposizione Internazionale di Arte Decorativa Moderna del 1902, Torino assume il ruolo di  polo di riferimento per il Liberty italiano. LEsposizione del 1902 è un evento di grandissimo successo, e numerosi sono gli architetti che offrono il proprio contributo, ma il protagonista indiscusso di questa stagione èPietro Fenoglio, il geniale ingegnere-architetto torinese, che abitònella palazzina di Corso Galileo Ferraris, 55.

Allinizio del Novecento, Torino vede in particolare il quartiere di Cit Turin al centro della propria trasformazione. A partire da Piazza Statuto si dirama il grande Corso Francia che, con le sue vie limitrofe, costituisce in questa zona un quartiere ricco di architetture in stile Art Nouveau unico nel suo genere. Un tratto urbanistico in cui sono presenti numerose testimonianze dellopera di Fenoglio, riconoscibile dai caratteristici colori pastello, dalle decorazioni che alternano soggetti floreali a elementi geometrici e dallaudace utilizzo del vetro e del ferro. 

Personalità artistica di estremo rilievo, Pietro Fenoglio contribuisce in modo particolare a rimodellare Torino secondo il gusto Liberty. Nato a Torino nel 1865, larchitetto-ingegnere orienta il suo campo dinteresse nelledilizia residenziale e nellarchitettura industriale. Nato da una famiglia di costruttori edili, frequenta la Regia Scuola di Applicazione per ingegneri di Torino; subito dopo la laurea, conseguita nel 1889, inizia unintensa attività lavorativa, raggiungendo ottimi risultati in ambito architettonico. Partecipa, nel 1902, allOrganizzazione internazionale di Arte Decorativa Moderna di Torino e in questoccasione approfondisce la conoscenza dello stile liberty, riuscendo poi a concretizzare quanto appreso nei numerosi interventi edilizi di carattere residenziale, ancora oggi visibili nel territorio cittadino. La sua attività di progettista si estende anche al campo dellarchitettura industriale, come testimoniano la Conceria Fiorio (1900 – Via Durandi, 11) o la Manifattura Gilardini (1904 – Lungo Dora Firenze, 19). Nel 1912, Pietro entra a far parte del Consiglio di Amministrazione della Banca Commerciale Italiana ed è tra i promotori della SocietàIdroelettrica Piemonte. Colto da morte improvvisa, Pietro Fenoglio muore il 22 agosto 1927, a soli 62 anni, nella grande casa di famiglia a Corio Canavese.

Tra tutte le sue realizzazioni spicca lopera più bella e più nota per la ricchezza degli ornati: Casa Fenoglio-La Fleur (1902), considerata unanimemente il più significativo esempio di stile Liberty in Italia. Progettata in ogni più piccolo particolare da Pietro Fenoglio per la sua famiglia, la palazzina di Corso Francia, angolo Via Principi dAcaja, trae ispirazione certamente dallArt Nouveau belga e francese, ma lobiettivo dellIngegnere è di dar vita al modello Liberty. La costruzione si articola su due corpi di fabbrica disposti ad elle, raccordati, nella parte angolare, da una straordinaria torre – bovindo più alta di un piano, in corrispondenza del soggiorno. Manifesto estetico di Fenoglio, ledificio – tre piani fuori terra, più il piano mansardato –  riflette lestro creativo dellarchitetto, che riesce a coniugare la rassicurante imponenza della parte muraria e le sue articolazioni funzionali, con la plasticità tipicamente Art Nouveau, che ne permea lesito complessivo. Meravigliosa, e di fortissimo impatto scenico, è la torre angolare, che vede convergere verso di sé le due ali della costruzione e su cui spicca il bovindo con i grandi vetri colorati che si aprono a sinuosi e animosi intrecci in ferro battuto. Unedicola di coronamento sovrasta lelegante terrazzino che sporge sopra le spettacolari vetrate.  Sulle facciate, infissi dalle linee tondeggianti, intrecci di alghe: un ricchissimo apparato ornamentale, che risponde a pieno allautentico Liberty. Gli stilemi fitomorfi trovano completa realizzazione, in particolare negli elementi del rosone superiore e nel modulo angolare. Altrettanto affascinanti per la loro eleganza sono landrone e il corpo scala a pianta esagonale. Si rimane davvero estasiati di fronte a quelle scale così belle, eleganti, raffinate, uniche. Straordinarie anche le porte in legno di noce, le vetrate, i mancorrenti, e le maniglie dottone che ripropongono lintreccio di germogli di fiori. 

La palazzina non è mai stata abitata dalla famiglia Fenoglio, e fu venduta, due anni dopo lultimazione, a Giorgio La Fleur, imprenditore del settore automobilistico, il quale volle aggiungere il proprio nome allimmobile, come testimonia una targa apposta nel settore angolare della struttura. Limprenditore vi abitò fino alla morte. Dopo un lungo periodo di decadenza,  la palazzina venne frazionata e ceduta a privati che negli anni Novanta si sono occupati del suo restauro conservativo.

Alessia Cagnotto

“Le ossa della Terra. Primo Levi e la montagna”

 

Al “Museo Nazionale della Montagna Duca degli Abruzzi”, una mostra dedicata al grande cantore della Shoah e al suo profondo amore per la montagna

Dal 26 gennaio al 13 ottobre

La montagna come totale libertà. Come luogo miracoloso capace di darti forza, ancor più forza, dopo l’ennesima caduta. Di spingerti a ignorare e a sfidare le più terribili ingiustizie e nefandezze concepite dal genere umano. Libertà che in pianura te la sogni, manco a pagarla a peso d’oro. Eppure sarà proprio fra le tanto amate montagne della Vallée che il grande Primo Levi, dopo l’armistizio dell’8 settembredel ’43, perderà la sua libertà. Una trappola mortale che lo segnerà per tutta la vita. “In montagna – annotava il chimico-scrittore in “Piombo” da ‘Il sistema periodico’è diverso, le rocce, che sono le ossa della terra, si vedono scoperte, suonano sotto le scarpe ferrate ed è facile distinguere le diverse qualità: le pianure non fanno per noi”. Parole di totale abbandono e confessione d’amore per quelle “terre alte”, che Primo Levi (Torino, 1919 – 1987) continuerà a frequentare e a raccontare fino agli ultimi suoi giorni in terra.

 

Una passione narrata oggi, con saggia intelligenza, nelle sale del “Museomontagna” di Torino, in una rassegna (programmata fino a domenica 13 ottobreprossimo) con cui la struttura museale di Piazzale Monte dei Cappuccini inaugura insieme due importanti eventi: la celebrazione dei suoi primi 150 anni di vita e la “Giornata della Memoria”, in calendario, come ogni anno, il prossimo 27 gennaio. Il percorso espositivo (a cura di Guido Vaglio con Roberta Mori e sviluppato in collaborazione con il torinese “Centro Internazionale di Studi Primo Levi”) invita a scoprire il legame ancora poco conosciuto tra lo scrittore torinese e la montagna, nato negli anni dell’adolescenza e tragicamente legato al destino dello scrittore. Fu infatti in Valle d’Aosta, nel villaggio di Amay sul Col de Joux, che fu arrestato dalla milizia fascista, insieme ad altri due compagni della piccola banda di “Giustizia e Libertà”, nel dicembre del ’43, per essere  trasferito, come ebreo e partigiano, nel Campo di Fossoli prima e successivamente ad Auschwitz, in Polonia. All’indomani dell’8 settembre 1943, l’espressione “andare in montagna” era infatti diventata sinonimo di una precisa scelta di campo, quella di aderire alla “lotta partigiana”. Sopravvissuto al lager (in quella perfetta tempesta di improbabile “casualità” raccontata nell’iconico “Se questo è un uomo”) e tornato a Torino nell’ottobre del ’45, sarà ancora una volta la montagna a favorire e a consolidare l’amicizia di Levi con altri due protagonisti del nostro Novecento: Mario Rigoni Stern e Nuto Revelli, testimoniata in mostra dalla “pietra” con incisione della poesia“A Mario e a Nuto”, proveniente dalla “Fondazione Nuto Revelli” di Cuneo.

Levi fece incidere la poesia su una pietra di fiume per suggellare una sorta di patto “di cui la montagna, da cui quella pietra veniva, costituiva in qualche modo il testimone – scrive Marco Revelli nel catalogo della mostra –come se la montagna rappresentasse l’occasione di un nuovo inizio”. Particolare curioso, troviamo anche in mostra, per la prima volta esposto al pubblico – fra fotografie storiche, oggetti, documenti, volumi,manoscritti ed estratti video provenienti da archivi pubblici e privati, oltre che dai familiari dello scrittore, dal “Centro Primo Levi” e dallo stesso “Museo” – un paio di sci di Primo Leviche testimonia la sua breve esperienza partigiana, lasciati dallo scrittore ad Amay e poi utilizzati dal partigiano Ives Francisco per fuggire in Svizzera.

I documenti “Le cronache di Milano” eI Libri segreti” provenienti dall’archivio di Massimo Gentili-Tedeschi forniscono invece uno spaccato inedito del 1942, periodo in cui Levi trovò un impiego alla fabbrica “Wander” di Crescenzago e si trasferì a Milano, ospite della cugina Ada Della Torre. Qui trascorse, con altri sei giovani torinesi, un breve ma intenso periodo di vita in comune, testimoniato da disegni, caricature, filastrocche e vignette che raccontano la vita di quel periodo con leggerezza e ironia, pur nella consapevolezza della situazione in cui si viveva, il cui esito tragico non avrebbe tardato a manifestarsi.

Esemplari anche le “Citazioni” di Levi che accompagnano in mostra il visitatore. Otto parole-chiave in cui si traduce perfettamente l’essenza dell’amore dello scrittore per la montagna che era e sarà sempre per lui: Natura, Materia, Letteratura, Trasgressione,Riscatto, Amicizia, Scelta e Liberazione. In un’unica espressione: la “carne dell’orso”, di cui parla nel bellissimo capitolo “Ferro” da “Il sistema periodico”, quale frase a lui rivolta dal grande amico di vita e di scalate, Sandro Delmastro, durante un rischioso bivacco in quota in pieno inverno. “Il peggio che ci possa capitare – così Sandro – è di assaggiare la carne dell’orso”. Quella carne, molti anni dopo, rimpianta da Levi “poiché, di tutto quanto la vita mi ha dato di buono, nulla ha avuto, neppure alla lontana, il sapore di quella carne, che è il sapore di essere forti e liberi, liberi anche di sbagliare, e padroni del proprio destino”.

Gianni Milani

“Le ossa della Terra. Primo levi e la montagna”

Museo Nazionale della Montagna, Piazzale Monte dei Cappuccini 7, Torino; tel. 011/6604104 o www.museomontagna,org

Fino al 13 ottobre

Orari: dal mart. al ven. 10,30/18; sab. e dom. 10/18

Nelle foto, da “Centro Studi Primo Levi”, “Fondazione Nuto Revelli” e “Famiglia Levi”: “Prmo Levi sul tetto del Rifugio Sella” (Cogne, aprile 1940), “Sci”, “Pietra di fiume Po” e “Primo Levi al Pian de la Tornetta” (31 luglio 1983)

 

Panorama Monferrato tra vigneti e castelli

Panorama Monferrato è  una mostra diffusa curata da Carlo Falciani, che rappresenta il quarto appuntamento di un progetto culturale ideato da Italics, una rete istituzionale costituita da 74 autorevoli gallerie, rassegna che si dipana tra vigneti, castelli, pievi nei paesi di Camagna, Vignale, Montemagno e  Castagnole, in Piemonte.

Storico dell’arte e curatore indipendente, tra i massimi studiosi di pittura Toscana del Cinquecento, Carlo Falciani  succede a Vincenzo De Bellis, che ha curato le edizioni di Procida e Monopoli rispettivamente nel 2021 e 2022, e Cristiana Perrella, che è stata curatrice dell’edizione a L’Aquila nel 2023, con il compito di creare un dialogo sorprendente e fecondo tra arte, patrimonio culturale e paesaggio.

Questa edizione di Panorama, la quarta, che vanta un giorno in più delle precedenti, propone un dialogo trasversale tra moderno e contemporaneo e tra architettura e paesaggio. La mostra trova ispirazione nei principi de ‘La civil conversazione’, opera scritta dal diplomatico monferrino Stefano Guazzo, pubblicata nel 1574 e tradotta in cinque lingue. Viene proposta da questa edizione di Panorama l’idea di una civiltà del dialogo, nata in Monferrato e divenuta fondamentale per l’Europa tra Cinque e Seicento. La civil conversation parla di un uomo malato di malinconia e recluso a causa di una pandemia, che riceve le visite del medico e inizia un dialogo con lui su cui si fonda l’etica della comunità.

Il primo punto da cui si parte per questa mostra è  la cittadina di Camagna, con il tema “Lavoro e radici”. Nell’ex Cottolengo compaiono le grandi fotografie di Moira Ricci (1977), che sono composizioni rigorose di case contadine della Maremma che evocano la durezza di una vita rurale; sono presenti le grandi installazioni di terra e capelli di Binta Diaw, artista degli anni Novanta italo senegalese, ma attiva a Milano, che si interroga sulle sue origini.

La seconda tappa è  a Vignale con ‘Ritratto e identità’.  Ritrarre è un tema centrale nella storia dell’arte ma non sempre significa riprodurre le fattezze di un soggetto. Accanto ai ritratti di gentiluomini e dame della metà  del Settecento di Carlo Amalfi, ne compaiono altri moderni. Un esempio inconsueto è  rappresentato dal ritratto allegorico di giovane realizzato da Mirabello Cavallori, dove questi viene dipinto a grandezza naturale,  con il cuore aperto e la scritta latina “lontano vicino”, nella veste l’iscrizione “nella vita e nella morte”. L’opera dialoga con i light box della cubana Susanna Pilar (1984) e le fotografie di lei, la mamma, la zia vestite da sposa, persone provenienti da una famiglia di schiavi e per le quali il matrimonio rappresentava un’uscita da uno stato di costrizione.

Gli ultimi due paesi connessi sono Montemagno e Castagnole. Il primo con “Caducità e morte” prelude alla precarietà.  È poi presente il video di Thomas Gates che riproduce un coro gospel all’interno di una chiesa distrutta e che dialoga  con la statua lignea del Maestro della Santa Caterina Gualino, di linea gotica e completamente rovinata dai tarli.

A Castagnole, nella “Casa della Maestra” troviamo un ambiente trasfigurato delle memorie, su cui dominano la statua di Fausto Melotti ( 1901-1986) ‘Contrappunto Piano’, un quadro di fiori in via di appassimento di Giorgio Morandi (1890-1964), un’opera di Claudio Parmiggiani (1943) che altro non è  se non l’impronta di una vasta libreria.

MARA MARTELLOTTA

A Biella, al via la quinta edizione di “Contemporanea. Parole e Storie di Donne”

“Voce in capitolo”

 

Dal 27 al 29 settembre

Biella

Immagine – guida l’illustrazione , forte e delicata ad un tempo, dell’artista torinese Elisa Talentino (oggi fra le più affermate giovani illustratrici a livello internazionale), è stata presentata nei giorni scorsi a Biella la quinta edizione del Festival “Contemporanea. Parole e storie di donne”, progetto di “BI-BOx-APS”(associazione biellese di promozione sociale e culturale), a cura di Irene Finiguerra, Barbara Masoni, Stefania Biamonti, Laura Colmegna, Patrizia Bellardone e Mariangela Rossetto. Assolutamente chiaro (nel messaggio da veicolare) é il tema della nuova edizione, “Voce in capitolo”, che si svolgerà da venerdì 27 a domenica 29 settembre a Biella, con incontri a “Palazzo Ferrero”, “Palazzo Gromo Losa” “Auditorium Città Studi” e presso la Galleria “BI-Box Art Space” di via Italia 38. Dall’Arte allo Sport, dall’Architettura alla Letteratura, dai Temi Sociali alla Moda, nella tre giorni del Festival, in ben 38 incontri e in bella compagnia di più di 40 ospiti, “verranno esplorati – spiegano le organizzatrici – in quanti e quali modi le donne possano avere ‘voce in capitolo’, facendosi portatrici di punti di vista inediti, scoperte e rivoluzioni culturali”.

Sarà la Letteratura, anche in questa edizione, ad occupare un posto di primo piano. Premessa l’impossibilità di citare tutte le “presenze”, ricordiamo in particolare alcune fra le presentazioni di maggior rilievo, ben sapendo di dimenticarne tane altre non meno interessanti. Con “Storia dei miei soldi”, la scrittrice siciliana Melissa Panarello affronterà con il pubblico uno dei grandi tabù “al femminile”, quello del denaro fra le mani di una donna, mentre Beatrice Sciarrillo, con “In trasparenza l’anima”, tratterà dei disturbi alimentari, non meno drammatici di quella prepotente “solitudine” narrata da Francesca Manfredi nel suo “Il periodo del silenzio”.

Di particolare interesse saranno anche gli incontri dedicati alle “biografie”, vere o romanzate, di donne (studiose, scrittrici, attrici e artiste) che hanno lasciato profondi segni nel loro passaggio terreno. Ecco allora “In Messico con Frida Kahlo. L’autoritratto come geografia” della giornalista torinese Paola Zoppi, insieme a “Io sono Marie Curie” di Sara Rattaro e a “Tutto deve brillare. Vita e sogni di Moana Pozzi” firmato da Francesca Pellas. Particolarmente atteso l’incontro con la scrittrice statunitense Selby Wynn Schwartz, che con “Le figlie di Saffo” (selezionato per il “Booker Prize 2022”) celebra la vita di donne libere e straordinarie in grado di anticipare i tempi, da Virginia Woolf a Sarah Bernhardt, da Isadora Duncan a Nancy Cunard e a Gertrude Stein.

Altro importante filone tematico di quest’anno, quello della “Storia”, che vede in primo piano la giornalista residente a Ginevra e collaboratrice della “RSI” (Radiotelevisione svizzera) e de “L’Espresso”, Sabrina Pisu con “Il mio silenzio è una stella. Vita di Francesca Morvillo, giudice innamorata di giustizia” fino a “Caro presidente, ti scrivo. La Storia degli Italiani nelle lettere al Quirinale” di Michela Ponzani, storica conduttrice televisiva e saggista romana. E ancora temi sociali, arte, moda e sport. Tante opere presentate all’uopo e alcuni incontri davvero curiosi: con Rosanna Marani, ad esempio,  la prima giornalista a essere assunta alla “Gazzetta dello Sport” nel 1973, che racconterà in che modo sia riuscita ad avere voce in capitolo in un ambito considerato prettamente maschile e con due figure fondamentali nel mondo della moda: Rossella Jardini, che ha svolto un ruolo cruciale nel dar forma all’estetica rivoluzionaria di Franco Moschino, e Frida Giannini, designer italiana di fama internazionale, per dieci anni direttrice creativa di Gucci.

“Contemporanea” quinta edizione conferma, inoltre, gli appuntamenti teatrali (readingdell’attrice Valentina Lodovini) e musicali(con la dj savonese, Ellenbeat) e, soprattutto, i “Pranzi con la scrittrice”, alla scoperta, quest’anno, di Alice Munro, canadese, “Premio Nobel” per la Letteratura nel 2013, raccontata dalla traduttrice Susanna Basso (sabato 28) e della storia personale e letteraria di Giovanna Zangrandi (Galliera-Bologna, 1910 – Pieve di Cadore 1988), scrittrice, giornalista, partigiana e alpinista, a cura del Progetto “Mis(s)conosciute – Scrittrici tra parentesi”(domenica 29).

Il gran finale sarà affidato alla nota cantante romana Tosca, in conversazione con Silvia Zambruno a tema “Il suono della voce”, dal titolo di una sua canzone e chiave per capire il mondo attraverso la musica, per incontrare suoni e culture. L’appuntamento a “Palazzo Gromo Losa”, é a ingresso gratuito, con prenotazione obbligatoria tramite “Eventbrite”, domenica 29, alle 20,45. Durante la serata sarà organizzata una raccolta fondi per l’associazione “Paviol” che dal 2014 offre supporto psicologico alle vittime di violenza.

Programma dettagliato su: www.contemporanea-festival.com

g.m.

Nelle foto: Elisa Talentino (Immagine-guida); Melissa Panarello (ph. Chiara Stampacchia); Selby Wynn Sghwartz (ph. Shakespeare & Co, Paris); Serena Gentile– Rosanna Marani

 

Strada del Riso, gli eventi culturali

I prossimi eventi sulla Strada degli Associati

 

Nord Ovest Naturae arriva a Vercelli, al Museo del Tesoro del Duomo, il 6 settembre alle 17.30. È legata all’omonimo concorso fotografico organizzato da Associazione Stile Libero WWF Oasi e Aree Protette Piemontesi, Oasis e ATL del biellese.

L’esposizione, ospitata al Museo del Tesoro, proporrà i venti vincitori del concorso fotografico che è giunto alla sesta edizione, premiando le migliori immagini scattate nei territori di Piemonte, Lombardia, Liguria e Valle d’Aosta. Tra le opere vincitrici anche un’eccellenza vercellese, quella del fotografo Davide Casazza, che sarà ospite in Museo per l’inaugurazione della mostra insieme al Presidente della Fondazione Museo del Tesoro del Duomo e Archivio Capitolare Piero Bellardone, Fabrizio Lava e Luca Guzzo. L’evento sarà occasione per raccontare non soltanto il legame tra l’espressione naturalistica degli ambienti cinquecenteschi del museo e quella contemporanea dei fotografi, ma anche per un focus sulle modalità di valorizzazione del territorio vercellese e biellese.

Un’altra iniziativa sarà quella di Roddi del 7 settembre a partire dalle ore 17, quando, fino alle 22, nel centro storico, si potranno trovare in degustazione i vini di 34 produttori della Strada del Barolo e grandi vini di langa. Ad arricchire l’offerta stand gastronomici dei produttori associati alla Strada del Barolo, oltre a show cooking a cura della Strada del Riso Piemontese e Riso Scagliotti, che verranno preparati al momento dall’azienda agricola omonima. Ad Asti, il 13 e 14 settembre, sarà possibile andare a incontrare l’azienda agricola Scagliotti al più grande quartiere gastronomico di Asti, giunto alla sua sedicesima edizione. La proposta gastronomica comprende il risotto ubriacone, riso carnaroli al barbera con salsiccia e polvere di rosmarino, risotto Gran Cavour e riso gigante aromatico agli asparagi, mimosa d’uovo e fonduta di parmigiano.

Il 15 settembre alle ore 15 sarà possibile fare un vero salto nel Medioevo a spasso tra tesori, monumenti, antiche piazze, palazzi, aneddoti che ancora oggi caratterizzano le vie di Vercelli, tra cui la basilica di Sant’Andrea e via Galileo Ferraris.

Per i Cantieri d’Arte di Tornaco numerosi sono gli appuntamenti che si svilupperanno tra il 15 settembre e il 13 ottobre, a cura di I Go Travel.

I Go Travel è un’iniziativa che prevede la visita guidata e gratuita alla scoperta della storia di Tronzano Vercellese e delle sue edicole votive presenti nel centro abitato. Ritrovo alle ore 10 presso la chiesa di San Martino, luogo di culto di origine medievale. Prima della visita delle edicole votive, verrà presentato il libro “Devozione in risaia”, in collaborazione con Donne & Riso e FAI delegazione di Vercelli. Prenotazione visita guidata: Manuel 349 2186128. Al termine della visita, presso l’area Fontana, sarà possibile pranzare con menù convenzionato. Per informazioni e prenotazioni: 338 3172435. Si ricorda che la partecipazione alla visita guidata gratuita necessità di prenotazione.

Terra Madre vedrà protagonista l’azienda agricola Scagliotti nella sua nuova edizione del Salone del Gusto, dal 26 al 30 settembre, in un evento mondiale dedicato al cibo buono, pulito e giusto, incentrato sulle politiche alimentari. Il cibo che fa male sta dentro a un sistema preciso, in cui spreco e sfruttamento non sono danni collaterali ma elementi necessari, e rappresentano l’altra faccia del consumo e del profitto. A Terra Madre chiamiamo a raccolta il mondo intero per raccontare un’altra storia, quella del cibo come nutrimento, cultura, convivialità e piacere.

I Go Travel non è soltanto attiva a Tronzano Vercellese, ma prevede un giro turistico tra le vie della Memoria, tra racconti e leggende della Vercelli ci oggi e di ieri. L’appuntamento è fissato al 29 settembre, alle ore 15, in piazza Mazzini 17, a Vercelli. Partendo da piazza Mazzini, l’antica cittadella costruita ad un passo da Porto Canale e dall’anfiteatro romano, si percorreranno vie note soltanto ai vercellese più attenti, andando a scoprire non solo i monumenti ma anche le curiosità legate alla vita quotidiana della Vercelli del passato. Si passerà dal ripercorrere l’antico assetto della città romana alla scoperta del quartiere ghibellino ad ammirare la storica “cesa rusa”, chiesa rossa di San Giuliano, all’ottocentesca sinagoga, all’antico quartiere distrutto della Furia. In esclusiva per questo tour sarà prevista la vista alla chiesa di San Sebastiano, solitamente chiusa al pubblico, dove sono conservate le tracce dei soldati che lì vi soggiornarono, in attesa del fronte, durante la prima guerra mondiale.

 

Mara Martellotta

La Fondazione Giorgio Amendola celebra 42 anni di attività culturale

La Fondazione Giorgio Amendola celebra 42 anni di attività culturale e di impegno sociale, essendo stata istituita nel 1982. Lo scorso anno hanno avuto luogo le celebrazioni per il quarantennale con un ricco programma di incontri e di conferenze sul pensiero di Amendola, intellettuale e dirigente del Partito comunista. Quest’anno è stato recentemente pubblicato il volume “L’eredità riformista di Giorgio Amendola”, libro che raccoglie alcuni degli interventi e contributi presentati durante le celebrazioni, scritti da studiosi autorevoli quali Giovanni Cerchia, ordinario di Storia Contemporanea presso l’Università del Molise, il sociologo e antropologo Augusto Ferraiuolo e Michele di Donato, ricercatore presso l’Università degli Studi di Roma 3.

La pubblicazione del libro, che vede, tra gli altri contributi presenti nel volume, quelli di Giovanni Matteoli, già portavoce del presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, di Enrico Morando, ex senatore e viceministro, di Magda Negri, fondatrice del Partito Democratico, e di Ilaria Zilli, ordinario di Storia Economica presso l’ateneo molisano, rappresenta un importante tassello nella missione che si è posta la Fondazione, la promozione della cultura e della riflessione politica in un quartiere in cui la popolazione ha dimostrato sensibilità al progetto, Barriera di Milano.

La Fondazione Giorgio Amendola da sempre si è distinta per l’organizzazione di studi, convegni, pubblicazioni e progetti culturali e ha promosso mostre d’arte e gruppi di incontro, coinvolgendo scuole e attori del territorio.

Tra i volumi recentemente pubblicati accanto a quello dedicato a Giorgio Amendola, anche un saggio realizzato da Elisa Oggero dal titolo “Il cinema di Carlo Levi”, testo che analizza il rapporto tra l’artista e scrittore e l’arte cinematografica. Il prossimo anno si celebreranno, infatti, i cinquant’anni dalla scomparsa di Carlo Levi, noto come il ‘torinese del Sud’.

Nei locali della Fondazione Giorgio Amendola, in via Tollegno 52, è allestita anche una ricca biblioteca specialistica incentrata sui temi della politica del Novecento, degli studi su Giorgio Amendola, della bibliografia su Carlo Levi e su una nutrita serie di temi collaterali, quali il disarmo durante la guerra fredda, la coesistenza pacifica, la cooperazione tra i popoli, il ruolo delle classi lavoratrici in rapporto al ceto medio, il rapporto tra la classe operaia e la democrazia industriale.

 

Mara Martellotta

“Granda in Rivolta”

Si apre “in musica” la seconda stagione della rassegna di incontri ospitata al “Vitriol” di Fossano

Domenica 8 settembre, ore 21,15

Fossano (Cuneo)

Conclusasi il 15 luglio scorso la prima stagione di “Granda in Rivolta”  –  con, ospite d’eccezione, il finalista del “Premio Strega” Dario Voltolini – e sospesa la programmazione agostana, la rassegna di incontri, “che si propone di scuotere la provincia cuneese con la poesia”, frutto della fervida mente dei poeti piemontesi Elisa Audino e Romano Vola, torna al “Vitriol”, storico “Pub” fossanese diretto da Maurizio Regis, con un appuntamento che è al contempo “incontro poetico” e “festa di fine estate”.

L’appuntamento è per domenica 8 settembre(ore 21,15), alla vigilia della chiusura per ferie del locale di via Ancina 7 e sarà appuntamento un po’ “fuori dalle righe” rispetto alla tradizionale programmazione della rassegna, in quanto si parlerà, per l’occasione, di “poesia in musica” con due cantautori di origine e di adozione fossanese: Mattia Calvo e Matteo Castellano.

Nato a Fossano e torinese di adozione, Mattia Calvo è il leader della band “La Moncada”, in cui figurano membri di “Treehorn”, “Fh”, “Roncea/MoneyTree” e “Suzanne’ Silver”. I diversi background dei musicisti sono stati inglobati in un processo compositivo incisivo, senza fronzoli né eccessi. I testi di Mattia sono al centro di tutto. Due, per ora, gli album all’attivo: “Torino sommersa”del 2011 e “Nero” del 2014. Dopo molti anni di inattività Mattia Calvo, che ha vinto ben due edizioni del “Premio Recanati”, è tornato sul palco lo scorso 22 giugno in occasione dell’“Ok Fest” di Corneliano d’Alba, condividendo il palco, tra gli altri con “Uzeda” e “Three second kiss” risvegliando nel pubblico il desiderio mai sopito di risentirlo dal vivo. I suoi brani sono profondi e intimi, ma non senza un velo d’ironia.

Matteo Castellano è invece nato a Torino ma vive oggi a Fossano. Ha iniziato a dedicarsi alla chitarra e alla musica nel 1997 scrivendo da subito molte canzoni. Nel 2005 ha pubblicato “I funghi velenosi”, apprezzato da molti tra i quali il “Club Tenco”, che lo ha invitato al “Tenco Ascolta”, il format ideato dallo stesso Club per dare la possibilità ad artisti emergenti di farsi ascoltare dagli addetti ai lavori. Da quel periodo ha iniziato un’intensa, ma disordinata attività live, culminata nel 2011 con la stampa dell’album “Ezio” anch’esso esaurito in poco tempo. Dopo la colonna sonora del docufilm “La gente dei bagni” (“Riff awards 2015 Best documentary”, “Premio CinemAMoRe Trento Film Festival”) é la volta di “Solo la punta”, disco forse troppo pop, per rappresentare il carattere teatrale della musica di Matteo, marcatamente intimista. A questo è seguita un’altra colonna sonora per “I giorni del destino” docufilm  di Emanuele Marini che ha anticipato il ritorno a un lavoro più personale e sofferto con la scelta di collezionare sette canzoni sulle proprie “vergogne intime”. Ultima fatica discografica “Come un matto sano”, realizzato con il collega cantautore Puso nelle vesti di “produttore artistico” e con il quale è riuscito a valorizzare sia l’aspetto canzonistico che la narrazione, la parola come invenzione all’interno del flusso musicale, come già succedeva all’inizio con “I funghi velenosi” e “come succede sul palco che trasforma in teatro da vent’anni”.
Come sempre accade negli appuntamenti di “Granda in Rivolta”, gli autori e gli organizzatori saranno già al “Vitriol” a partire dalle 19,30 per una chiacchierata e una cena conviviale e per entrare nel clima di condivisione tipico della rassegna.
 

Tutte le informazioni su “Granda in Rivolta”sono disponibili sui canali social della rassegna (Facebook, Instagram, Threads, Youtube e WhatsApp).

Per prenotare: 333/4915524.

g.m.

Nelle foto:

–       Mattia Calvo

–       Matteo Castellano, ritratto da Roberto Andreoli, “Street musician with guitar and kazoo”, acquerello