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PRIMA DELLA CONFERENZA VERRA’ RICORDATO EDOARDO MASSIMO FIAMMOTTO, GIORNALISTA E DIRIGENTE DEL CENTRO, IMPROVVISAMENTE SCOMPARSO. IN SUO ONORE VERRA’ OSSERVATO UN MINUTO DI SILENZIO
Venerdì 6 giugno alle ore 18 al Centro “Pannunzio” in via Maria Vittoria 35H a Torino, Pier Franco Quaglieni parlerà sul tema: “Pier Paolo Pasolini e il fascismo degli antifascisti”. Un tema controcorrente che appartiene al Pasolini “corsaro”, quando lo scrittore e regista prese posizione contro un antifascismo di maniera “ormai fuori tempo massimo”. Egli denunciò il pericolo di una nuova forma di “fascismo” legata al presente, facendo sue alcune denunce di Pannella. Anche sulla Resistenza e sulla contestazione maturò idee diverse rispetto alla “vulgata”. Pasolini morì nel 1975 ed il Centro “Pannunzio” lo ricorda a 50 anni dalla scomparsa. Introdurrà Mario Barbaro.
Prima della conferenza Pier Franco Quaglieni ricorderà il giornalista e dirigente del Centro Pannunzio Edoardo Massimo Fiammotto e verrà osservato un minuto di silenzio. Il Centro Pannunzio, in lutto, si stringe attorno ad amici e famigliari.
I Sindaci delle Città Milano e di Torino, Giuseppe Sala e Stefano Lo Russo, hanno nominato nuovo Presidente di MITO SettembreMusica Alberto Meomartini, dirigente d’azienda e imprenditore, già al vertice di alcune delle più importanti industrie energetiche del Paese e da sempre attivo in ambito culturale. Al suo fianco, come direttrice artistica per la programmazione 2026 e 2027, è stata scelta Speranza Scappucci, direttrice d’orchestra sul podio delle principali istituzioni musicali del mondo.
«Dal 2007, MITO SettembreMusica ha saputo costruire una solida alleanza tra Milano e Torino all’insegna di un programma musicale di qualità. Il Festival è stato capace di rinnovarsi senza perdere la sua identità e mantenendo sempre al centro il suo pubblico. Un successo che vogliamo ulteriormente consolidare con queste nomine: diamo il benvenuto al nuovo presidente Alberto Meomartini, certi che saprà raccogliere la preziosa eredità della compianta Anna Gastel, e alla nuova direttrice artistica Speranza Scappucci, che dalla prossima stagione sarà la prima donna alla guida di MITO. Un sentito ringraziamento al maestro Giorgio Battistelli, direttore artistico delle ultime due edizioni, per aver saputo valorizzare al meglio la sinergia tra le due città»,dichiara il sindaco di Torino Stefano Lo Russo.
«MITO SettembreMusica è una delle esperienze culturali più importanti nate dalla collaborazione tra Milano e Torino. In questi anni ha saputo crescere, coinvolgere sempre più pubblico e portare la musica classica contemporanea in spazi e contesti sempre nuovi. Voglio ricordare con grande affetto Anna Gastel, che ha guidato il Festival con passione e competenza, e ringrazio il maestro Giorgio Battistelli, che con le ultime edizioni ha dato a MITO una direzione artistica solida e innovativa. Ora il testimone passa ad Alberto Meomartini, milanese, uomo di grande esperienza e sensibilità culturale, e a Speranza Scappucci, direttrice d’orchestra di livello internazionale. A entrambi rivolgo i miei auguri di buon lavoro. Con il loro contributo, MITO continuerà a crescere e a rappresentare al meglio lo spirito culturale delle nostre città», dichiara il Sindaco di Milano Giuseppe Sala.
Alberto Meomartini (Milano 1947) è stato presidente di società come Snam, Italgas e Saipem, ed è stato Amministratore Delegato e Direttore Generale di ENI. Già Presidente di Assolombarda, membro della Giunta e del Comitato Direttivo di Confindustria, Vice Presidente della Camera di Commercio di Milano, è stato componente dei CdA dell’Università Bocconi, del Teatro alla Scala e del Museo Poldi Pezzoli di Milano. «Ho trascorso una parte importante della mia vita professionale, e del mio impegno culturale, – sottolinea il neo Presidente Alberto Meomartini –tra Milano e Torino: motivo in più di orgoglio per questa nomina prestigiosa della quale ringrazio i sindaci e gli assessori alla Cultura. Oggi però voglio prima di tutto ricordare la figura di Anna Gastel che, come Presidente di MITO SettembreMusica, tanto ha dato a questo Festival e alle comunità delle due città. Il mio impegno sarà rivolto a rafforzare l’identità dell’iniziativa sin dall’imminente edizione 2025, ideata da Giorgio Battistelli, e asostenere i nuovi progetti che presenterà Speranza Scappucci».
Speranza Scappucci (Roma 1973) direttrice d’orchestra e pianista, è stata la prima italiana a dirigere un’opera al Teatro alla Scala (I Capuleti e i Montecchi di Bellini nel 2022). Diplomata al Conservatorio Santa Cecilia di Roma, si è perfezionata alla Juilliard School di New York Già Principal Guest Conductordell’Opéra Royale de Wallonie” di Liegi, dal 2025 è PrincipalGuest Conductor della Royal Opera House di Londra, è nota al pubblico televisivo per aver affiancato Corrado Augias in diverse trasmissioni su Rai3. «Ringrazio di cuore il Sindaco di Milano, Giuseppe Sala ed il Sindaco di Torino, Stefano Lo Russo – afferma Speranza Scappucci – nonché gli Assessori alla cultura Tommaso Sacchi e Rosanna Purchia per la fiducia che ripongono in me affidandomi questo prestigioso incarico. Accetto questa nomina con entusiasmo, ma altresì con un grande senso di responsabilità. Da subito ci metteremo al lavoro per le programmazioni 2026 e 2027, con l’obiettivo di mantenere l’eccellenza di MITO SettembreMusica. Ma di questo e molto altro parleremo in autunno, dopo l’edizione 2025 appena presentata».
Torino Click
Le pareti delle case della storica frazione di Bardonecchia ospitano le foto dei volti e delle vite di donne e bimbi di ieri a salvaguardia della storia e delle tradizioni locali
Maggio, da poco concluso, nella Conca bardonecchiese equivale ad un momento di sogno dove le fioriture dei profumatissimi lilla’, dei colorati gladioli, dei fiori spontanei prataioli, il profumo intenso delle erbe, delle giovani pigne, delle tenere gemme ricche di preziosi olii essenziali lo rendono un momento dell’anno davvero particolare per bellezza ed intensità di emozioni. In questo contesto in cui la natura pare non stancarsi di elargire i suoi doni con grande generosità ed abbondanza, a Melezet, una delle antiche e storiche frazioni che la compongono, si è svolta in questo lungo week end di fine Maggio l’inaugurazione della mostra “ Storie di donne e bambini. Volti di un tempo” nell’ambito della rassegna “ Dran k’la sie tro tar ”, frammenti di memoria di storie bardonecchiesi. Una mostra fotografica ” en plein air “che si snoda nelle vie del borgo, non su cavalletti più o meno stabili ma sugli antichi muri delle sue solide case che parlano esse stesse di secoli di storia vissuta. Si tratta di una raccolta di fotografie d’epoca tratte e date in prestito dalle collezioni private, dagli affascinanti vecchi album fotografici che le famiglie locali hanno messo a disposizione, andando così ad arricchire il percorso diffuso già esistente e nato nel 2019.
Presso i locali dell’Associazione Assomont, che è anche stata la sede dell’ex scuola della frazione e che oggi ospita la Scuola di Intaglio, tra le mura di questo bel palazzotto d’epoca a pochi passi dalla stupenda Parrocchiale di S. Antonio Abate, si è svolta la presentazione della mostra, curata dall’Associazione Jonas e realizzata con la partecipazione del Comune con un occhio attento alla valorizzazione delle tradizioni locali, alla presenza del Sindaco Chiara Rossetti, dell’Assessore alla Cultura Maria Teresa Vivino e di un folto pubblico molto interessato cui è seguito in conclusione un simpatico aperitivo conviviale. L’Associazione Jonas per il volontariato culturale opera sul territorio valsusino dal 2004 a salvaguardia del patrimonio artistico fornendo supporto al Centro Diocesano Culturale per l’apertura al pubblico di musei e storiche cappelle nell’ambito del Sistema Museale Diocesano.
E’ noto che le frazioni di Bardonecchia sono preziosi serbatoi di conoscenza della vita e delle tradizioni di questa antichissima terra alpina, di uomini e donne di grande dignità e di instancabili lavoratori, terra bellissima tanto da averle valso l’appellativo di “ perla delle Alpi “ ma difficile da coltivare per le condizioni climatiche invernali ed in passato non facile da raggiungere essendo la zona più a Ovest d’Italia, tutti tratti caratteristici di cui queste fotografie d’antan ne sono in parte testimoni. Si tratta di una raccolta di reperti fotografici dei primi decenni del Novecento che raccontano di donne e bambini, delle loro vite, dei loro rapporti, delle loro tradizioni.
Con i tipici abiti femminili da lavoro le donne andavano quotidianamente nei campi a portare al pascolo gli animali, nell’ampio grembiule raccoglievano le erbe dei prati che diventavano ottime e gustose minestre per la sera in famiglia mentre gli uomini di casa svolgevano i lavori più pesanti, aravano, seminavano, curavano il raccolto soprattutto di segale e patate ma pare in parte anche di canapa. Questi volti di un tempo ci raccontano della loro vita semplice e dignitosa, di quando i bambini erano accuditi dalle nonne e dalle “ magne ”, le preziose zie che si prendevano amorosa ed insostituibile cura delle nuove generazioni di famiglia oltre a filare e ad occuparsi della cucina spesso frugale ma sostanziosa.
Alcune di loro emigravano in Francia dove rimanevano anche per tutta la durata della loro vita lavorativa presso famiglie locali o alberghi, altre si sposavano e non facevano ritorno pur inviando a casa notizie e foto che ora vanno ad arricchire le collezioni private esposte mentre poche altre tornavano e ricompravano la loro casa avìta. Va qui sottolineata l’evidenza dell’importanza della fotografia come serbatoio di documenti e memoria visiva dell’umanità di ieri e quindi fonte certa di informazioni sulle tante sfaccettature di esistenze mai conosciute ma raccontate, di periodi studiati su libri di storia mai vissuti ma che nelle immagini prendono vita e si fanno reali, andando ad arricchire e spiegando la storia locale.
Nelle vie di Melezet le testimonianze familiari ammirate con curiosità mista ad un’attitudine di rispetto, quasi con il timore di turbare la privatezza di quei momenti intimi diventano ricordi collettivi, emozionanti momenti privati condivisi. “ Questa mostra a complemento del percorso di cronaca quotidiana iniziato alcuni anni fa, questo tema a carattere fotografico oggi molto attuale e di grande impatto spalanca una finestra sul vissuto di Melezet in un percorso anche didattico, ricordando chi ha vissuto questi luoghi ed immaginando la loro esistenza – ha detto il Sindaco Chiara Rossetti – perché ognuno ha uno spazio nella collettività per non dimenticare e portare avanti la storia e le tradizioni di questa nostra terra. Avviciniamoci quindi al percorso per poterne fruire in quel silenzio avvolgente che parla e che si avverte per le vie del borgo, per rispettare i tempi che sono stati e quelli che verranno”.
Patrizia Foresto
Torino si prepara ad accogliere la manifestazione che apre al pubblico il patrimonio archivistico italiano. Per quattro giorni gli archivi di Torino si riuniranno sotto il tema “Dalla parte del futuro”, sottolineando quanto sia importante la memoria per guardare avanti. Dal 5 all’8 giugno 2025 avrà luogo l’ottava edizione di Archivissima, il festival dedicato alla valorizzazione e alla promozione dei patrimoni archivistici, e sarà l’occasione per festeggiare il decimo anniversario della Notte degli Archivi, il format ideato nel 2016 da Promemoria Group, con l’intento di promuovere la conoscenza della narrativa che sta alla base delle raccolte documentali degli archivi. La Notte degli Archivi è ideata per raccogliere la ricchezza degli archivi di enti, istituzioni e aziende. La Notte degli Archivi si svolgerà venerdì 6 giugno e coinvolge quasi 500 realtà provenienti da 20 regioni, e ideato da Promemoria Group, il cui Ceo è Andrea Montorio, ideatore del Festival Archivissima. Il Festival è organizzato da Archivissima APS e ha come main partner l’Intesa Sanpaolo e La Stampa. Tutti gli appuntamenti sono gratuiti e si svolgeranno al Circolo dei Lettori, alla Pinacoteca Agnelli, alla Mediateca Rai, alla Musei Impresa, al Museo Nazionale del Cinema, al Polo del 900 e al Museo del Risorgimento.
Parte da qui, dal futuro che affonda le radici nel passato, l’ottava edizione di Archivissima, all’insegna dei futuri possibili, non solo quelli ancora da costruire, ma quelli che abbiamo inventato nel passato. Nel corso del tempo è stato interpretato con lenti sempre diverse, dal futurismo al razionalismo, dalla fantascienza alla narrativa di anticipazione, dal cinema all’ingegneria, dalla religione all’informatica, il futuro è stato il trait d’union anticipatore di ogni cambiamento sulla Terra. Animato dall’idea del futuro, l’uomo è stato capace di passare dalla ruota all’idea dell’intelligenza artificiale in una manciata di secondi geologici. Bisogna domandarsi come sia stato raccontato questo futuro, come sia stato trasformato nel nostro presente e come sia possibile pensarlo oggi per costruire l’archivio del domani. Gli archivi ci offrono molteplici risposte contro il luogo comune che li vorrebbe inerti custodi del passato, gli archivi si rivelano i migliori alleati del futuro, perché custodiscono la memoria di mondi costruiti con fantasia e inventiva. Mondi nati plurali, esattamente come gli archivi nascono collettivi, formati da più oggetti tra loro interconnessi. E se anche l’evoluzione della specie avanza, il futuro dell’umanità si presenta come una realtà inclusiva e multiforme, cucita dalle relazioni tra i collegamenti che ne definiscono la struttura. Stare “dalla parte del futuro”, come scriveva Gianni Rodari, nelle Istruzioni per l’uso di “Tante storie per giocare”, significa immaginare alternative per le storie che abbiamo iniziato a narrare, e inventarne di nuove, accettando i significati che cambiano nel tempo. Soprattutto significa porsi in modo nuovo alcune domande: che società vogliamo costruire, che società, che cultura, che mondo?
Un esito apprezzato dell’edizione 2024 è stato il contest dedicato agli istituti scolastici in collegamento con gli archivi. La pubblicazione “Un balzo dal cuore- la scuola racconta un archivio” è stata presentata in occasione della conferenza di lancio, e raccoglie i racconti premiati con l’edizione digitale, oltre a una menzione al racconto più votato dal pubblico sul sito di Archivissima. L’esperienza proseguirà anche nel 2025, con l’obiettivo di coinvolgere ancora maggiormente studenti e studentesse da ogni parte d’Italia e realizzare una pubblicazione che, dato il tema, si presta a diventare un manifesto sul futuro degli archivi dal punto di vista delle nuove generazioni. Un assaggio di come le risorse archivistiche possano aprire le porte anche ad un pubblico più vasto di quello degli specialisti e degli studiosi. Si è avuta durante le giornate di presentazione dell’edizione 2025 un’occasione unica per visitare alcuni archivi del biellese.
L’avvio di Archivissima si avrà giovedì 5 giugno con un dialogo tra esperti e associazioni d’impresa per esplorare il potenziale dell’eredità come leva per il futuro. Venerdì 6 giugno, alle 11.30, Marco Amato, Marcello Arcangeli e Gabriele Proglio parleranno di “Domani il mondo cambierà – il futuro del cibi, il cibo del futuro”, a moderare Eleonora Pozzella, direttrice de Il Gusto; sabato 7 giugno, alle 15.30, si parlerà dell’Archivio di Giorgio Gaber con Paolo Dal Bon, responsabile delle attività artistiche e professionali Giorgio Gaber dal 1984, con materiali unici e inediti; “La casa senza tempo e il futuro della memoria – scrittori, editori e lettori a confronto” saranno il tema dell’incontro animato da Giuseppe Antonelli, Giacomo Papi, Paola Italia e Paolo Verri; al Circolo dei Lettori, sabato 7 giugno, dalle 11, è in programma “Incognita futuro – la rassegna stampa dal vivo direttamente dal passato” con Eugenio Cau e Luca Misculin. Sarà protagonista di Archivissima il Museo del Risorgimento, che sabato 7 giugno, alle ore 19, presenterà “Diari di Crimea… dalla parte del Futuro” con la giornalista Anna Zafesova e Alberto Masoero, docente di studi storici. Domenica 8 giugno, alle 16.30, è previsto un viaggio alla scoperta dell’Archivio di Piero Angela con Massimo Polidoro e Piero Bianucci; alle 18 si discuterà su “L’ombra del futuro – i misteri d’Italia – le carte d’archivio, i valori del tempo” con Giancarlo De Cataldo, Giampiero Buonuomo, direttore della Biblioteca del Senato, e la giornalista Simonetta Sciandivasci. La Notte degli Archivi si presenta ricca di mostre, concerti e proiezioni, mentre il Cinema Massimo ospiterà alle 21 di sabato 7 giugno una conferenza-spettacolo su “Tutti i futuri sbagliati”, una discussione sulla Torino che noi sogniamo, con Luca Scarlini. Sono previsti anche i Pranzi d’Archivio venerdì 6 e sabato 7 giugno presso le Gallerie d’Italia.
Mara Martellotta
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Artista e testimone del legame umano e creativo con il celebre critico scomparso
Torino. Parlare del critico d’arte prematuramente scomparso è difficile per chi lo ha conosciuto. È una voce che si rompe tra la commozione, le lacrime e la paura di una solitudine nel mondo dell’arte quella di Paolo Amico, giovane artista siciliano, per alcuni anni trasferitosi a Torino alla ricerca di una nuova visione, di un’evoluzione per la sua creatività. Una città che, anche grazie alla presenza di figure come Luca Beatrice, ha potuto dare una svolta decisiva alla sua carriera.
Lo incontriamo oggi per raccogliere un ricordo personale, intimo, che restituisca a Luca anche la sua umanità più profonda.
Paolo, chi era Luca Beatrice per te?
Luca era una figura di riferimento, non solo nel mondo dell’arte, ma nel mio percorso umano. Un critico appassionato, un pensatore lucido, un uomo capace di guidare e – a volte anche di deviare – il linguaggio artistico contemporaneo. Per me è stato un faro, un sostegno, un giudice severo e un sostenitore sincero. La sua scomparsa ci lascia un vuoto enorme, e una domanda che mi tormenta: chi prenderà il suo posto? Esiste un dopo-Luca?
Ricordi il primo incontro con lui?
Sì. Era il 2014. Partecipai a una collettiva da lui curata alla Galleria Zabert. Si presentò con un atteggiamento freddo, distante. Io ero giovane, forse troppo per catturare davvero la sua attenzione. Eppure mi volle nella mostra. Per me, che lo vedevo come irraggiungibile, fu un segnale potente. Anni dopo mi ritrovai al suo tavolo, a parlare di arte e visioni. Ancora oggi mi sembra irreale.
C’è un episodio che ti ha segnato particolarmente?
Uno in particolare, sì. Ricordo quando disse: “Ogni artista, nella sua vita, realizza tre o quattro grandi opere.” Lo disse guardando la mia opera “L’incendio di Notre Dame”. In seguito scoprii che aveva pronunciato le stesse parole anche davanti a “La follia”, parlando con una curatrice e collezionista con cui collaboro. Quelle parole mi scossero. Mi diedero fiducia, ma anche una responsabilità: se davvero ho ancora due grandi opere da realizzare, devo farlo con consapevolezza, con cura.
Hai accennato a un progetto in cui Luca ti ha sostenuto. Vuoi parlarcene?
Si tratta di “Fototessere 2.0”. Luca lo apprezzava molto. Mi chiese più volte di ritrarre persone a lui care. Mi diede anche l’opportunità di presentarlo in uno studio prestigioso a Torino. La sua stima era concreta, si toccava. E quei gesti, oggi, li porto nel cuore come una medaglia invisibile.
Di recente hai partecipato alla presentazione del suo ultimo libro, presentazione postuma di quello che aveva appena concluso. Che cosa hai potuto apprendere?
La memoria di Luca è davvero come appariva lui, pieno di energia. La cultura, la vitalità, la passione di Luca trasparivano da ogni parola. Si è parlato di pop, di bellezza, ma soprattutto di libertà di pensiero. Luca è apparso a tutti, soprattutto nelle memorie di chi è intervenuto,come una persona che non si piegava mai ai poteri forti, non li ostacolava nemmeno, li rispettava. Ma con la sua visione li metteva in discussione, li costringeva a cambiare prospettiva. Era questo il suo anticonformismo: non era ribellione sterile, ma capacità di spostare il punto di vista, di rendere il sistema più intelligente, più umano. In quella presentazione, ho rivissuto un uomo pienamente consapevole del proprio ruolo, della propria voce. Ed oggi è per sempre apparirà ancora come una persona capace di stupire.
Che tipo di rapporto avevate fuori dal lavoro?
Negli ultimi tempi parlavamo spesso di moto, della Versilia, del tempo da dedicare a se stessi. Volevamo fare un giro insieme, una cosa semplice, vera. Parlava spesso del suo desiderio di passare più tempo a Pietrasanta, in mezzo alla bellezza, alle persone vere. Lo sentivo sereno, in equilibrio. E questo rende ancora più dolorosa la sua assenza.
Hai mai ricevuto da lui una critica dura?
Eccome. Quando proposi “La città segreta”, con installazioni artistiche nei centri cittadini, avevamo in mente una location di grande prestigio. Luca fu diretto: “Non sei all’altezza per un palcoscenico del genere.” Aveva ragione. Non ero pronto. Ma quelle parole, come i suoi consensi, mi hanno fatto crescere. Mi hanno insegnato che la credibilità si costruisce, e che lui – anche nel criticare – lo faceva per spronarti, non per abbatterti.
C’è un ricordo in particolare che oggi ti strappa un sorriso, nonostante il dolore?
Sì, uno in particolare. Ricordo che, in un messaggio mandato ad una terza persona, Luca scrisse: “È un bravo artista. È pure simpatico.”
Mi fece sorridere allora, mi fa riflettere oggi. Una battuta, certo, ma piena di quella leggerezza intelligente che solo lui sapeva usare. In quelle tre parole, c’era tutto: il riconoscimento dell’artista, ma anche dell’uomo. Per me, è stato uno dei complimenti più belli. Diretto, affettuoso, privo di sovrastrutture. Tipico di Luca.
Cosa resta oggi di Luca Beatrice?
Resta tutto. Resta la sua voce nelle nostre teste, i suoi giudizi nei nostri gesti, la sua visione nei nostri progetti. La domanda che mi perseguita è se ci sarà una nuova primavera per l’arte italiana, o se ci aspetta un lungo inverno. Ma una certezza c’è: Luca non sarà dimenticato. La sua eredità è viva. Dentro il sistema dell’arte e, soprattutto, in noi che lo abbiamo conosciuto. Per chi, come me, ha intrapreso il proprio cammino artistico da semplice sognatore, lui resterà per sempre un riferimento, anche ora che è diventato silenzio.
Grazie, Luca.
Pietro Ruspa
Lunedì 2 giugno GAM e MAO eccezionalmente aperti.
Ingresso a 1€ per le collezioni permanenti di GAM, MAO e Palazzo Madama e
tariffa ridotta a 1€ per le mostre temporanee
Anche quest’anno la Fondazione Torino Musei celebra la Festa della Repubblica proponendo per lunedì 2 giugno la tariffa speciale a 1€ per visitare le collezioni permanenti e le esposizioni collegate alla GAM, al MAO – eccezionalmente aperti per l’occasione – e a Palazzo Madama.
Aggiungendo 1€ i visitatori potranno accedere alle mostre temporanee FAUSTO MELOTTI. Lasciatemi divertire! e le mostre del Contemporaneo: ALICE CATTANEO. Dove lo spazio chiama il segno e Giosetta Fioroni alla GAM, Haori. Gli abiti maschili del primo Novecento narrano il Giappone al MAO e Visitate l’Italia. Promozione e pubblicità turistica 1900-1950 a Palazzo Madama.
La tariffa a 1€ sarà applicata anche ai titolari di Abbonamento Musei, che non potranno utilizzare le tessere.
Ingresso gratuito per i possessori della Torino Card.
Cosa si può visitare:
Alla GAM: oltre alle collezioni permanenti e al Deposito vivente sono visitabili le mostre temporanee FAUSTO MELOTTI. Lasciatemi divertire! (+1€) e le mostre del Contemporaneo: ALICE CATTANEO. Dove lo spazio chiama il segno e Giosetta Fioroni nello spazio della Videoteca (+1€)
Al MAO: i visitatori possono visitare le cinque gallerie delle collezioni permanenti e la mostra temporanea Adapted Sceneries e la mostra temporanea Haori (+1€).
A Palazzo Madama: oltre alle collezioni permanenti, sono visitabili le mostre temporanee Jan Van Eyck e le miniature rivelate, Bianco al femminile e Peltri a Torino, oltre all’esposizione temporanea Visitate l’Italia! (+1€).
LE VISITE GUIDATE
GAM
Lunedi 2 giugno ore 10.30 e ore 15:00 | Seconda risonanza. Ritmo, struttura e segno
Lunedi 2 giugno ore 12 e ore 16:30 | Fausto Melotti. Lasciatemi divertire!
MAO
Lunedì 2 giugno ore 16.30 | CUSTODI SILENTI. Il potere dei guardiani nelle collezioni del MAO
lunedì 2 giugno ore 15 | Haori. Gli abiti maschili del primo Novecento narrano il Giappone
PALAZZO MADAMA
lunedì 2 giugno ore 15 | Da castello a museo
lunedì 2 giugno ore 16.30 | Mostra Visitate Italia
Costi: 7 € a partecipante. Prenotazione consigliata, disponibilità fino ad esaurimento posti.
Info 011.5211788 – prenotazioniftm@arteintorino.com (da lunedì a domenica 9.30 – 17.30)
Memorie in Comune
Il 2 giugno si svolge inoltre l’iniziativa Memorie in Comune, un’imperdibile occasione per scoprire Palazzo Civico e Palazzo Madama – accompagnati dal direttore Giovanni C.F. Villa – in un momento unico e speciale.
L’iniziativa è promossa dalla Presidenza del Consiglio Comunale, dalla Direzione di Palazzo Madama, in collaborazione con Turismo Torino e Provincia.
L’itinerario avrà inizio da Palazzo Civico, storica sede del municipio cittadino, con una passeggiata che dalle sale auliche culmina in Sala Rossa, cuore della vita amministrativa torinese, e nell’Ufficio della Presidente del Consiglio Comunale, aperto al pubblico, per proseguire poi a Palazzo Madama che rappresenta non solo tutta la storia della città, ma anche il suo ruolo in chiave italiana prima ed europea poi. Da Porta Decumana a castello medievale, da capolavoro del barocco europeo a sede del Senato del Regno che decreta l’Italia unita e Roma capitale per ospitare infine la firma della Carta Sociale del Consiglio d’Europa, Palazzo Madama è Patrimonio Mondiale UNESCO e Museo Civico di Torino, ospitando oltre 70.000 opere che rappresentano il dialogo tra Oriente e Occidente e una delle più significative collezioni di arti applicate al mondo.
Le visite, accessibili anche a persone con disabilità, saranno gratuite e programmate a orari fissi: a Palazzo Civico avranno inizio alle ore 9,45, 10,45 e 11,45, seguite dalle visite a Palazzo Madama alle ore 11, 12 e 13.
Ciascuna visita ha una durata di circa 55 minuti.
Prenotazione obbligatoria al sito https://www.turismotorino.org/it/esperienze/eventi/memorie-comune-da-palazzo-civico-palazzo-madama |
La Città di Pietrasanta rende omaggio a Luca Beatrice con l’evento “Sulle strade dell’arte-Il viaggio di Luca Beatrice”, tributo a una delle voci più autorevoli della critica d’arte italiana, curatore, saggista e Presidente della Quadriennale di Roma, prematuramente scomparso lo scorso gennaio. L’iniziativa, promossa dal Comune di Pietrasanta, con il plauso del Ministero della Cultura, si terrà sabato 31 maggio alle ore 18 presso il teatro comunale Cesare Galeotti. Figura centrale del panorama culturale e dell’arte contemporanea, Beatrice era profondamente legato alla Città di Pietrasanta, di cui apprezzava il fermento artistico, la bellezza e la vivacità culturale. Con le istituzioni e le gallerie del centro storico aveva collaborato all’allestimento di numerose mostre, e il suo rapporto con la città si era maggiormente intensificato con la nomina da parte dell’amministrazione comunale alla direzione artistica dell’edizione 2024 del Festival Parole ad Arte, accolta con grande successo dal pubblico e dalla critica.
“Celebrare Luca Beatrice oggi, a pochi mesi dalla sua scomparsa, non è un semplice atto dovuto, ma un gesto sinceramente sentito da parte della nostra comunità – ha dichiarato il Sindaco di Pietrasanta Alberto Stefano Giovannetti – è stato un amico, un compagno di viaggio con cui abbiamo condiviso visioni e progetti. Pietrasanta era nel suo cuore: il suo entusiasmo, la sua capacità di valorizzare arte e artisti resteranno un riferimento. Lo ricordiamo come avrebbe voluto, parlando di arte, cultura e bellezza”.
“Luca Beatrice è stato una delle menti più brillanti e autorevoli dell’arte contemporanea, che ha dato moltissimo alla cultura italiana, alla Città di Pietrasanta e alla Versiliana, figurando spesso tra gli ospiti del Caffè – ha affermato Paola Rovellini, Presidente della Fondazione Versiliana – Il suo sguardo, sempre lucido e originale, ha lasciato un’eredità culturale e umana che continueremo a custodire con gratitudine e rispetto”.
Tra coloro che ricorderanno Luca Beatrice al teatro di Pietrasanta figureranno Luigi Mascheroni, caposervizio cultura e spettacoli de Il Giornale, moderatore dell’incontro; Evelina Christillin, Presidente del Museo Egizio di Torino; Ugo Nespolo, artista, pittore e scultore e Piersandro Pallavicini, scrittore, docente e collezionista d’arte. Sono previsti due videomessaggi dal Ministro della Cultura Alessandro Giuli e dallo scrittore Fabio Genovesi, legato a Luca Beatrice da una sincera amicizia.
Ingresso libero
Mara Martellotta
Laboratori culturali ai Musei Reali
Mentre il Comune di Torino si ostina a non riconoscere sconti per accedere alle arrività culturali agli over, i Musei Reali organizzano attività aperti al pubblico gratuite e senza obbligo di prenotazione. In occasione della mostra Van Eyck e le miniature rivelate Palazzo Madama e il Dipartimento di Studi Storici dell’Università di Torino propongono alcune conferenze di approfondimento, per conoscere la tecnica della miniatura, la tradizione dei libri decorati, e alcuni dei protagonisti che hanno contribuito a rendere questa pratica cruciale per lo sviluppo artistico tra Medioevo e Rinascimento.
Mercoledì 4 giugno ore 17
I Libri d’Ore: preghiere e immagini per la devozione privata
con Giovanna Saroni, Università degli Studi di Torino, Dipartimento di Studi Storici
Lunedì 30 giugno ore 17
In miniatura, rinascenze padane. Francesco Marmitta sulle vie del Po
con Giovanni C.F. Villa, Direttore di Palazzo Madama
Gabriella Daghero
TORINO OVER