CULTURA- Pagina 12

Parte dal Forte di Bard il tour di “Wildlife Photographer of the Year 2023”

La natura e i suoi protagonisti. In un click le migliori foto del 2023

59esima edizione. Fra i vincitori anche la piccola torinese Ekaterina Bee

Dal 3 febbraio al 2 giugno

Bard (Aosta)

Un granchio a ferro di cavallo con il suo carapace protettivo dorato, che si muove lentamente sul fango nelle acque protette dell’isola di Pangatalan nelle Filippine, affiancato da tre piccole carangidi anch’esse dorate e a piccole strisce multicolori: siamo di fronte a uno spettacolo naturale in grado di ricordarci quanto sia grande e inattesa la bellezza del Creato, in ogni sua più piccola e vitale espressione. Ma siamo anche di fronte alla grandezza di una foto e di un “maestro” della fotografia capace di cristallizzare, nell’attimo che conta, quella meraviglia che d’improvviso si mostra ai suoi occhi per donarla a tutti noi. “The golden horseshoe è la foto vincitrice in assoluto della 59esima edizione di “Wildlife Photographer of the Year”, il più datato (1964) e prestigioso riconoscimento dedicato alla “fotografia naturalistica”, promosso dal “Natural History Museum” di Londra. E l’artista che la firma (“fotografo naturalista dell’anno 2023”) è il biologo e fotografo marino francese Laurent Ballesta, già vincitore nel 2021.

“Wildlife Photographer of the Year” fornisce “una piattaforma globale” che mette in mostra alcuni dei migliori talenti della fotografia provenienti da tutto il mondo da quasi 60 anni. Le immagini premiate (e giudicate in modo anonimo da una giuria internazionale di esperti in base all’originalità, alla narrazione, all’eccellenza tecnica e alla pratica etica raccontando e indicando possibilmente un futuro a difesa del Pianeta) intraprendono un “tour internazionale” che sarà visto nel complesso da oltre un milione di persone. Per l’Italia la prima tappa è nelle Sale delle Cannoniere al “Forte di Bard”, dove gli scatti premiati nelle 17 categorie saranno presentati, da sabato 3 febbraio a domenica 2 giugno, in un suggestivo allestimento all’interno di light panels (pannelli retroilluminati) capaci di renderli ancora più emozionanti.

Le cifre: sono 49.957 le iscrizioni da parte di fotografi di tutte le età e livelli di esperienza, provenienti da 95 Paesi, registrate nel concorso di quest’anno e scattate nel corso dell’anno appena concluso.

Accanto alla foto vincitrice del francese Ballesta, altro scatto decisamente curioso e intrigante è quello dell’israeliano Carmel Bechler, vincitore del “Young Wildlife Photographer of the Year 2023”, con l’immagine “Owls’ road house” che immortala alcuni barbagianni all’interno di un edificio abbandonato vicino ad una strada trafficata. L’autore ha sfruttato al massimo la luce naturale e ha utilizzato tempi di esposizione lunghi per catturare le scie luminose del traffico in transito. Occhi e mani al servizio di indubbie capacità tecniche e anima attenta alle voci di un’intensa emozionalità.

Tra i vincitori anche gli italiani Alessandro Falco (abruzzese di Montesilvano, menzione speciale nella sezione “Photojournalism”), i romani Barbara Dall’Angelo (menzione speciale nella sezione “Zone Umide”) e Bruno D’Amicis (menzione speciale nella categoria “Talento naturale”) e il milanese Pietro Formis (menzione speciale nella sezione “Ritratti animali”).

Un plauso speciale e (lo confesso) di parte, per l’undicenne torinese Ekaterina Bee (premiata nella categoria 11-14 anni) e già vincitrice del “Wildlife Photographer of the Year 2022” (nella categoria fino ai 10 anni). Titolo della foto presentata quest’anno: “Out of the blue”. Su una barca nelle acque dell’isola di Skye (Scozia), l’isola più grande dell’arcipelago britannico delle Ebridi, Ekaterina ritrae con sorprendente e rapida abilità, attraverso i varchi creati dal pacato ondeggiare delle acque, l’elegante scivolare di una coppia di “delfini tursiopi” men che meno, in questo caso, “acrobati dei mari”, ma placide creature alla ricerca – pare – della migliore posizione per permettere ad Ekaterina di scattare una foto davvero “da incorniciare”.

 

Gianni Milani

 

“Wildlife Photographer of the Year”

“Forte di Bard”, via Vittorio Emanuele II, Bard (Aosta); tel. 0125/833811 o www.fortedibard.it

Dal 3 febbraio al 2 giugno

Orari: Mart. – ven. 10/18; sab. dom. e festivi 10/19. Lunedì chiuso

 

Nelle foto:

–       Laurent Ballesta: “The golden horseshoe”, 2023

–       Carmel Bechler: “Owls’ road house”, 2023

–       Ekaterina Bee: “Out of the blue”, 2023

La magia delle bambole Lenci

Una passione torinese che si trasformo’ in successo internazionale

Il 23 aprile 1919 nacque a Torino la Lenci ,  “Ludus est nobis constanter industria” (il gioco è per noi costante lavoro), l’azienda delle famose e iconiche bambole conosciute in tutto il mondo che produceva anche altri giocattoli, mobili in legno, articoli per la casa e accessori per l’ abbigliamento.

Lenci non era solo l’acrostico del motto che i coniugi Enrico Scavini ed Elena Konig, donna colta e raffinata di origine austriaca, avevano creato per celebrare la loro attivita’ , ma anche il soprannome della signora che aveva cominciato la sua esperienza ludico-professionale in via Marco Polo 5 insieme al fratello che aveva deciso di aiutarla a creare le magnifiche creazioni che piacevano tanto ai Savoia.

Il marchio composto dall’immagine di una trottola, un filo e lo slogan che fa da cornice fu depositato nel 1922 e diede inizio ad una avventura che, oltre alla produzione e commercializzazione delle bambole, si configurera’ come punto di riferimento per la moda di quegli anni e sara’ motivo di ispirazione di artisti e sorgente di idee e creativita’.

Le Lenci non raffiguravano solo bambini, spesso dalla faccina imbronciata, ma anche silhouette con vestiti etnici e personaggi famosi come Marlene Dietrich e Rodolfo Valentino; raggiunsero presto un grande successo che le porto’ ad esposizioni molto importanti come quella di Parigi, Roma e Zurigo. Nel 1926 fu stampato il catalogo dell’azienda completo di tutti i prodotti che fu ampliato, a sua volta, nel 1927 con l’inserimento delle ceramiche. L’introduzione di nuove oggetti, oltre a rappresentare l’evoluzione della azienda, fu anche un ulteriore sforzo per combattere i diversi tentativi di concorrenza che misero l’azienda in crisi diverse volte. Dal 1928 la Lenci e’ nel momento di massima di espansione, ma questo non evitera’ difficolta’ economiche, dovute agli alti costi di gestione, che richiederanno la compartecipazione di un socio, Pilade Garella, che ne diventera’ proprietario unico nel 1937. Elena Koning rimarra’ come direttore creativo e si occupera’ di assicurarne lo stile e la linea fino alla morte del marito, momento in cui decise di lasciare l’azienda. Nel 1997 la Lenci venne venduta all’azienda Bambole Italiane che, purtroppo, e’ fallira’ nel 2002.

Ancora oggi si utilizza il panno lenci una stoffa non tessuta che viene usata per fare vestiti, ma anche accessori e collane grazie alla sua facilita’ di utilizzo e che rimanda alle famose bambole che erano foderate con un’ ulteriore strato di mussola, per renderle lavabili, e ricoperte di polvere vellutina.

L’avvento della celluloide rese le bambole di pezza obsolete e la produzione si concluse, ma ancora oggi le Lenci possono essere trovate nei mercati e nei negozi di antiquariato oltre che su diversi siti internet di commercio e di collezionisti.

Il loro successo fu talmente importante che vennero esposte nei musei di tutto il mondo tra cui New York e Tokyo, questa fama fu il frutto di una passione, trasformatasi poi in lavoro, che segno’ un periodo magico per Torino che ancora una volta si conferma luogo di fertile di estro e genialita’.

MARIA LA BARBERA

Gli appuntamenti della Fondazione Torino Musei

AGENDA APPUNTAMENTI FONDAZIONE TORINO MUSEI
2 – 8 febbraio 2024

 

 

LUNEDI 5 FEBBRAIO

 

Lunedì 5 febbraio ore 17

TORINO CITTÀ LIBERTY? DIONISIACO E APOLLINEO, DALLE PREMESSE BAROCCHE AGLI ESITI LIBERTY

Palazzo Madama – conferenza con Carlo Ostorero

Seconda conferenza del ciclo che approfondisce alcuni dei temi presentati nella mostra Liberty. Torino Capitale, in corso a Palazzo Madama fino al 10 giugno 2024. Al centro della riflessione Torino e l’Europa, attraverso lo specchio dell’architettura, dell’urbanistica e delle arti figurative.

Le conferenze sono a cura di SIAT – Società degli Ingegneri e degli Architetti in Torino.

L’ascesa e il declino della temperie Liberty nella città di Torino, e da qui in tutta Italia, si manifesta in poco più di un trentennio dal 1890 ai primi anni Venti del Novecento. L’eredità barocca della forma urbis e delle più svariate manifestazioni architettoniche e artistiche si riverberano nella straordinaria adesione che la città tributa all’arte nuova. La perdita di fede nell’immortalità dell’arte, la maledizione futurista e il disastro epocale della Grande Guerra determinano la fine della “Bella Epoca”, ma lo spirito che la animò rimarrà, sotto traccia, per risorgere nuovamente.

 

Carlo Luigi Ostorero

Ingegnere, Dottore di Ricerca in Architettura, svolge attività di docente e ricercatore al Politecnico di Torino. Ha svolto esperienze di lavoro, di ricerca e di formazione in Danimarca, Portogallo, Montenegro, Svizzera e Paesi Bassi. Dall’anno 2000 presiede lo Studio Dedalo Architettura in Torino che ha prodotto insieme a colleghi nelle varie specializzazioni dell’architettura, dell’urbanistica e degli impianti numerose opere su committenza pubblica e privata, insigniti di premi internazionali, a titolo personale e collettivo, per il design, per l’architettura e per il restauro. Sull’argomento Liberty ha scritto con i colleghi Beatrice Coda Negozio e Roberto Fraternali una guida sul Liberty a Torino e con il fotografo Roberto Cortese un volume monografico sul Cimitero Monumentale di Torino. Condivide con altri autori l’edizione per la Società di Ingegneri e Architetti di una guida a tutti i periodi di espressione architettonica presenti nella capitale sabauda. Attualmente è il direttore del NLML – New Living Model Lab da lui fondato presso il Politecnico di Torino per lo sviluppo di nuove forme abitative adatte ad affrontare le sfide che i cambiamenti climatici e la crisi sociale ed economica ci impongono.

 

Prossimi appuntamenti

 

Lunedì 25 marzo 2024 ore 17Eredità del liberty torinese con Roberto Fraternali

Lunedì 29 aprile 2024 ore 17: Architettura e opera d’arte totale: dall’impaginato di facciata al dettaglio costruttivo con Beatrice Coda Negozio

Lunedì 20 maggio 2024 ore 17: Un salotto Liberty a Torino. Annibale Rigotti e Maria Calvi in via Oropa con Chiara Rigotti e Marco Corona

Ingresso libero fino a esaurimento posti

Prenotazione consigliata: t. 011.4429629 (dal lun. al ven. 9.30-13; 14-16)

madamadidattica@fondazionetorinomusei.it

MERCOLEDI 7 FEBBRAIO

 

Mercoledì 7 febbraio ore 14

PALAZZO MADAMA È EUROPA

7 febbraio – 2 aprile 2024

ore 11 visita in mostra per la stampa

Palazzo Madama – nuove illustrazioni in Corte Medievale

Con i suoi duemila anni di storia, Palazzo Madama incarna significativamente la storia e l’identità europee: nel I secolo porta decumana di Augusta Taurinorum; dal XIII secolo castello medioevale e poi residenza rinascimentale; nel Settecento capolavoro del barocco e nell’Ottocento sede del Senato che decreta l’Italia unita dopo aver svolto lo Statuto Albertino, la carta costituzionale nata dal ciclo rivoluzionario e dai moti europei del 1848, spesso definiti ‘la primavera dei popoli’ in Europa. Promulgato da Carlo Alberto di Savoia Carignano il 3 marzo 1848, con l’Unità d’Italia del 17 marzo 1861 lo Statuto divenne la carta fondamentale del Regno fino all’entrata in vigore della nostra Costituzione repubblicana, che ancora trova in esso fondamenti.

Dopo la commissione da parte del Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione internazionale – in occasione della Giornata dell’Europa del 9 maggio 2023 e a integrazione di quanto compiuto da Palazzo Madama nel maggio 2022 per la riunione del Consiglio d’Europa nelle sue sale – delle illustrazioni relative a quella che allora era solo l’utopia di Altiero Spinelli ed Ernesto Rossi – è il Manifesto di Ventotene del 1941 – e all’immagine che rievoca la nascita della Comunità Economica Europea con i Trattati di Roma del 25 marzo 1957, due tra i più significativi documenti compiuti dall’Italia per il farsi della comune storia europea, che hanno integrato il progetto Europa. L’illustrazione italiana racconta l’Europa dei popoli e l’hanno accompagnato in 43 paesi del mondo di cinque continenti, Palazzo Madama ha dunque scelto di completare questo intervento proprio con un’illustrazione dedicata allo Statuto Albertino, realizzata da Marta Signori, che ha preso significativamente spunto dalla chiosa del Proclama che annuncia lo Statuto, con le parole di Carlo Alberto.

Un abbrivio della nostra storia moderna che vede infine nuovamente protagonista Palazzo Madama con un nuovo documento essenziale per il farsi d’Europa: il 18 ottobre 1961 ospitando i firmatari della Carta Sociale Europea, il trattato del Consiglio d’Europa che protegge i diritti di ogni individuo nella sua vita quotidiana. Sono il diritto all’abitazione, alla protezione della salute, all’istruzione, al lavoro, alla tutela giuridica e sociale, alla libera circolazione delle persone e alla non discriminazione. Sono i diritti generati dai valori fondanti i popoli europei – la Libertà, il Rispetto della dignità umana, l’Uguaglianza, la Democrazia, la Scienza e il Rispetto dei diritti umani – cui si affiancano i valori primari dell’Unione Europea: la Fraternità, il Lavoro, la Cultura, la Pace, l’Ambiente, lo Stato di diritto e l’Inclusione. Le illustrazioni compiute nel 2022 da Lucio Schiavon, Ale Giorgini, Emiliano Ponzi, Bianca Bagnarelli, Marina Marcolin, Francesco Poroli, Giulia Conoscenti e che ora si completano con l’opera dedicata da Andrea Mongia alla Carta Sociale Europea. Un insieme di immagini che, nell’evocazione creativa dei grandi illustratori, sono capaci di raccontare un’Europa fatta di una comunità di nazioni che si riconoscono nella pacifica convivenza di una molteplicità di linguaggi, sensibilità e valori in costante dialogo tra loro.

www.palazzomadamatorino.it

 

Mercoledì 7 febbraio ore 18

NARCISI E GIACINTI

Palazzo Madama – conferenza botanica a cura di Edoardo Santoro

La mitologia greca ci racconta di Narciso e Giacinto, giovani e belli, ma come erano i fiori spontanei da cui i greci hanno preso ispirazione? I bulbi in primavera attirano da sempre l’attenzione e in particolare narcisi e giacinti sono quelli coi fiori più grandi e profumati. In ogni zona d’Europa c’è un giacinto selvatico differente e così vale per i narcisi gialli e bianchi, citati in molte opere e poesie, ma occorre attendere la super-potenza olandese per l’introduzione di bulbi più colorati e profumati, nati per il mercato del fiore reciso e oggi in commercio in tutti i mercati per gli amanti del giardinaggio.

La conferenza fa parte del ciclo Le piante nella storia del giardinovolto a svelare aspetti storici, botanici e ornamentali di piante che nei secoli hanno avuto un ruolo fondamentale in giardini, parchi e orti botanici.

Ultimo appuntamento

 

Mercoledì 6 marzo 2024 ore 18: Gerani e pelargoni

Costo: €15

Prenotazione obbligatoria.

Info e prenotazioni: t. 011.4429629 (dal lun. al ven. 09.30 – 13.00; 14.00 – 16.00) oppure scrivere a madamadidattica@fondazionetorinomusei.it

 


Theatrum Sabaudiae
 propone visite guidate in museo
alle collezioni e alle mostre di Palazzo Madama, GAM e MAO.
Per informazioni e prenotazioni: 011.52.11.788 – prenotazioniftm@arteintorino.com

https://www.arteintorino.com/visite-guidate/gam.html
https://www.arteintorino.com/visite-guidate/mao.html
https://www.arteintorino.com/visite-guidate/palazzo-madama.html

La multiforme arte di Franco Bruna

Presentazione dei libri di Franco Bruna editi da Il Pennino, Torino

 

Ricordo di un grande artista torinese nel decennale della sua scomparsa

 

22 gennaio 2024

Ore 18,00

Circolo dei lettori

Via Bogino 9, Torino

Sala Biblioteca

Lunedì 22 gennaio, presso il Circolo dei lettori di Torino, saranno presentati i libri editi da Pennino da Bruno Gambarotta giornalista e scrittore, Angelo Mistrangelo critico d’arte, Monica Bruna figlia dell’artista, Bruno Quaranta scrittore e giornalista, Piero Soria scrittore e giornalista e Claudio Mellana vignettista ed esperto di satira. Modera Dino Aloi editore.

 

Attraverso l’esperienza diretta degli amici relatori si ricorderanno le opere dell’artista riproposte nei libri pubblicati. «La multiforme arte di Franco Bruna», corposa antologia in cui sono raccolte le opere che spaziano dalla caricatura alla vignetta all’illustrazione per arrivare ai dipinti, alle incisioni e ai fumetti. «Omaggio al mondo del fumetto» raccoglie le tavole di Bruna dedicate ai comics rivisitati dal suo personalissimo tratto. «Gli Apostoli» è la raccolta completa di tutte le strip pubblicate su Stampa Sera negli anni Settanta su testi di Piero Soria. «Pianeta fragrante» è un fumetto di fantascienza disegnato negli anni Settanta rimasto inedito nel cassetto. «Il draghetto e altre piccole storie» raccoglie tavole brevi senza parole, inedite, del personaggio ideato dall’artista. In ultimo «La collezione Franco Bruna» in cui sono pubblicati gli oltre 250 disegni di grandi artisti internazionali raccolti in trent’anni da Franco, spaziando da Crepax a Manara, da Pratt a Trudeau.

Sarà anche l’occasione per ricordare un grande amico di Bruna e dei relatori, il vignettista torinese Giorgio Cavallo scomparso nel 1994.

Franco Bruna. Torino 1935 – Cuneo 2014

Caricaturista, illustratore, incisore, pittore e scultore del legno. Dal 1972 ha collaborato con il quotidiano torinese “La Stampa”, successivamente con “La Gazzetta dello Sport” e “Il Corriere della Sera”. Per anni crea caricature per le copertine dei settimanali “L’Espresso” e “Panorama” ed è stato uno dei caricaturisti italiani più noti e apprezzati pubblicando sulle testate più svariate, da “Topolino” ad “Airone”.

Ha realizzato anche libri, fra i quali “Torino Top” e “Tutto lo sport di Franco Bruna”.

Ha illustrato un’edizione speciale del Pinocchio con preziose tavole in bianco e nero.

Ha partecipato regolarmente a importanti eventi umoristici, raccogliendo premi a gogò, fra cui la Palma d’Oro al Salone umoristico internazionale di Bordighera, il Premio Satira Politica a Forte dei Marmi e il premio Giorgio Cavallo a Moncalieri.

 

Informazioni: info@ilpenninodinoaloi.it

 Gallerie d’Italia, si apre la mostra “Non ha l’età. Il Festival di Sanremo in bianco e nero 1951-1976”

È aperta al pubblico dal primo febbraio al 12 maggio 2024, alle Gallerie d’Italia, a Torino, la mostra “Non ha l’età. Il Festival di Sanremo in bianco e nero 1951-1976”, a cura di Aldo Grasso e promossa da Intesa Sanpaolo
L’esposizione, che si avvale del patrocinio della Regione Piemonte e della Città di Torino, presenta 85
fotografie provenienti dall’Archivio Publifoto Intesa San Paolo sul Festival di Sanremo, la più celebre
manifestazione sulla canzone italiana, che rappresenta un capitolo decisivo non soltanto della storia della
della musica e della televisione, ma anche della storia sociale d’Italia. Le fotografie in mostra si soffermano
solo in pochi casi sulle esibizioni degli artisti sul palco, ma conferiscono un grande rilievo ai fuori scena, ai
cantanti durante le prove, alle passerelle degli artisti in giro per la città, agli autografi, al pubblico, agli artisti
ritratti in situazioni curiose, alla sala trucco, all’orchestra e alla sala stampa. Grazie alla media partnership
con la Rai, l’esposizione è arricchita da contributi video-sonori in collaborazione con Rai Teche.
La più celebre manifestazione della canzone italiana nasce nel 1951, organizzata dalla RAI di Torino, in tre
serate, e trasmessa radiofonicamente in presa diretta dal Salone delle Feste del Casinò di Sanremo.
Le prime edizioni furono trasmesse soltanto alla radio, ma dopo il successo crescente, la televisione decise
di appropriarsene. I fotoreporter dell’agenzia Publifoto intuirono l’importanza della manifestazione e, negli
anni in cui l’evento fu ospitato al Casinò di Sanremo, realizzarono circa 15 mila fotografie del Festival, ora
esposte alle Gallerie d’Italia. Nel 1955 la manifestazione comincia ad acquisire una certa popolarità e la
televisione decide di trasmetterla in diretta.
“Il Festival di Sanremo – spiega il critico e curatore della mostra Aldo Grasso – nasceva agli albori come
promozione turistica, sulla copia del Festival del Cinema di Venezia. Infatti le famiglie della buona borghesia
torinese erano solite andare a ‘svernare’ a Sanremo. Amilcare Rambaldi, partigiano e consulente del
Comune di Sanremo, voleva una manifestazione canora per sfruttare ancora di più le potenzialità turistiche
della città. Erano gli anni delle grandi trasformazioni radiofoniche in cui noti presentatori, come Nunzio
Filogamo, si cimentavano nei radiodrammi. La preparazione del Festival di Sanremo avvenne a Torino. Le
prime polemiche che scoppiarono furono relative allo scontro tra i melodici, gli amanti del belcanto, e i
cosiddetti ‘urlatori’. Polemica che negli anni proseguì su più fronti, compreso quello della direzione artistica
da impartire al Festival, chiedendosi se fosse meglio favorire la canzone pop o quella impegnata, in un’epoca
come quella del dopoguerra in cui tutti gli italiani cercavano di ritrovare la gioia del vivere anche attraverso
queste manifestazioni. Il titolo della mostra, “Non ha l’età”, si riferisce alla canzone di Gigliola Cinquetti, del
1964, con la quale vinse il Festival di Sanremo. L’immagine simbolica della mostra è iconica e rappresenta un
giovane Adriano Celentano, intento a cantare dando le spalle al pubblico, un modo di stare sul palcoscenico
oggi totalmente accettato ma che, a quel tempo, diede scandalo. Nel 1955, anno in cui vi fu la prima
trasmissione televisiva del Festival, la presentatrice fu Maria Teresa Ruta, zia dell’attuale, e forse più nota,
Maria Teresa Ruta. L’esposizione ripercorre anche gli anni successivi al 1968, quando fu organizzato un
controfestival da parte di Franca Rame e Dario Fo. Nei primi anni Settanta, durante il periodo dell’austerity,
la RAI si disamora del Festival di Sanremo e, nell’annata in cui i programmi RAI si concludevano alle 22:30,
non fu possibile conoscere neanche il vincitore del Festival. La televisione si appropriò della manifestazione
canora quando questa venne trasferita dal Casinò al teatro Ariston, a parte l’anno in cui si tenne, con scarso
successo, al Palafiori. Con lla presentazione da parte di Pippo Baudo, il Festival si trasformò in una
manifestazione dalle caratteristiche più televisive che non canore, pur tenendo al centro la canzone”.
“Ciò che apprezzo oggi maggiormente di Sanremo è il fatto che abbia riaperto le porte ai giovani musicisti –
precisa Aldo Grasso – invitando per esempio sul palco i vari vincitori dei ‘Talent’. I giovani, oggi, sono ancora
attenti al Festival, anche se la loro percezione dell’evento è diversa da quella degli adulti, proprio perché è
differente l’uso che fanno della televisione, mediata ormai attraverso i social”.
Ne nasce un album di fotografie spesso curiose, inconsuete, che ritraggono gli artisti lontano dai riflettori,
nei momenti di vita che accompagnano le frenetiche giornate del Festival, con una ingenuità e
immediatezza che ce li fanno sentire piuttosto familiari.
Sono fotografie che testimoniano di un’Italia che ha fretta di dimenticare la guerra e la povertà, che vuole
affidare alle canzoni una ritrovata serenità, come nel caso della canzone “Vola colomba”, che esprime un
desiderio di rivalsa circa la questione triestina o giuliana.
La colonna sonora dell’esercito di liberazione americano era stato il boogie-woogie, una musica piena di
energia, ma sconosciuta in Italia. Bisognava trovarne una italiana, legata alla tradizione melodica e al
belcanto.
La mostra si inserisce nell’ambito delle iniziative di valorizzazione dell’Archivio Publifoto, costituito da oltre 7
milioni di fotografie dell’agenzia fondata da Vincenzo Carrese nel 1937, che risulta la più importante agenzia
fotogiornalistica privata nata in Italia negli anni Trenta. L’Archivio è stato acquistato da Intesa Sanpaolo nel
2015 con un’operazione che ne ha evitato la dispersione, ed è curato e gestito dall’Archivio Storico Intesa
Sanpaolo presso le Gallerie d’Italia di Torino. In occasione della mostra, l’Archivio ha completamente
restaurato, digitalizzato e catalogato le oltre 15.000 fotografie dei servizi realizzati al Festival dall’agenzia
Publifoto, e ora consultabile online sul sito dell’Archivio Storico dell’Intesa Sanpaolo.
Lungo il percorso espositivo i visitatori potranno rivivere l’atmosfera di un’antica sala stampa grazie agli
elementi di design provenienti da ADI Design Museum Compasso d’Oro di Milano. L’allestimento è
ulteriormente arricchito dalle copertine originali di vinili che richiamano varie edizioni di Sanremo, grazie al
prestito dell’Istituto Centrale per i Beni Sonori e Audiovisivi e da un Cinebox della Mival, grazie a un prestito
concesso da Faro Games.
La mostra presenta inoltre una serie di contenuti audio scaricabili attraverso l’app Gallerie d’Italia, con
approfondimenti dedicati all’iniziativa e all’Archivio Publifoto.
Info: Gallerie d’Italia, piazza San Carlo 156, Torino
Orari: martedì, giovedì, sabato e domenica 9:30/19:30 – mercoledì 9:30/22:30 – lunedì chiuso
Mara Martellotta

Il pensiero libero di Bruno Segre

 

La scomparsa di Bruno Segre, decano degli avvocati torinesi e protagonista delle più importanti battaglie per i diritti civili, ha rinnovato i ricordi dei tanti momenti vissuti insieme, le discussioni e i racconti, le sue battute argute, i viaggi nei luoghi della memoria con gli studenti ai quali volle partecipare. Era amatissimo dai ragazzi e rammento il loro stupore e gli occhi sgranati quando, davanti al sacrario della Grande Guerra a Redipuglia e ai resti dei camminamenti e delle trincee spiegò che lui era nato ai primi di settembre del 1918, quando ancora tuonavano i cannoni e, fallita l’offensiva austriaca di giugno, si stava preparando la terza battaglia del Piave, la durissima e decisiva battaglia di Vittorio Veneto. L’avvocato era un brillante affabulatore, un uomo dall’immensa cultura e dalle mille esperienze che amava intrattenersi e raccontare le esperienze di una vita che coincise con il novecentesco “secolo breve” e la prima parte dei duemila. In quelle occasioni si poteva assistere a vere e proprie lezioni di storia, come accadde più volte a Trieste o in Emilia, alla casa museo dei Cervi a Gattatico, al campo di transito di Fossoli ( dove venne internato anche Primo Levi) o al museo della deportazione di Carpi. In quella occasione insieme a Bruno partecipò anche Franco Berlanda, grande comandante partigiano e notissimo architetto amico di grandi protagonisti del Novecento come Picasso, Giulio Einaudi e Le Corbusier. Quando mi chiese di collaborare a L’Incontro ne fui felicissimo e onorato. Le due passioni della sua vita coincisero con le professioni che lo videro per decenni sulla ribalta della vita torinese e italiana: l’avvocatura e il giornalismo. Infatti, oltre ad indossare la toga per settant’anni con memorabili e appassionate arringhe, dopo aver collaborato a numerose e prestigiose testate fondò L’Incontro nel 1949. Un mensile indipendente, con un programma politico culturale “ispirato alla pace, alla difesa dei diritti civili, al laicismo, all’opposizione a razzismo e antisemitismo”. Quattro grandi pagine con un formato su nove colonne e la testata in rosso che, ininterrottamente per settant’anni, diede voce alle idee di quest’uomo straordinario, mai rassegnato  e sempre pronto – con un’invidiabile lucidità e impareggiabile dialettica – a dar battaglia per i suoi ideali libertari e socialisti, per la laicità delle istituzioni e per i diritti umani. Mi diede anche l’ambito tesserino di riconoscimento del giornale che conservo come una reliquia. In occasione del suo 99° compleanno (ogni anno, fino all’ultimo, erano occasioni speciali per festeggiarlo ) venne pubblicato un bel  libro:  Libero pensare, una giornata nello studio dell’avvocato Bruno Segre. Un omaggio a cura di Marisa Quirico composto da 18 scatti in bianco e nero del fotografo Renzo Carboni, accompagnati da una prefazione di Davide Manzati e dagli interventi (in rigoroso ordine alfabetico) di Luciano Boccalatte, Nino Boeti, Carlo Greppi, Nico Ivaldi, Maria Mantello, Pietro Polito, Donatella Sasso e Guido Vaglio. Alberto Bolaffi, nella dedica al libro, offrì un sintetico e autentico profilo di Segre: “Caro Bruno, parafrasando Giovannino Guareschi, penso che tu sia uno dei migliori interpreti del suo pensiero quando, da prigioniero in Germania, scrisse che libertà esiste ovunque esiste un cervello libero”.Ultimo allievo di Luigi Einaudi, laureato in legge nel 1940 e discriminato dalle leggi razziali nei confronti degli ebrei, Bruno Segre venne arrestato una prima volta nel dicembre del 1942 per “disfattismo politico” e una seconda nel settembre del 1944 quando venne catturato e rinchiuso nella caserma di via Asti e poi trasferito nelle carceri Le Nuove dalle quali riuscì fortunosamente a fuggire qualche tempo dopo. Un’esperienza alla quale dedicò un libro-memoriale, Quelli di via Asti, scritto nell’estate del 1946 ma pubblicato solo nel 2013. Partigiano nelle file di Giustizia e Libertà, antifascista tutto di un pezzo e irriducibile paladino delle battaglie per la laicità e i diritti civili , Bruno Segre è stato protagonista delle più importanti vicende lungo un secolo intero. Una su tutte: la difesa, davanti al Tribunale militare di Torino nel 1949 di Pietro Pinna, il primo obiettore di coscienza in Italia. Bruno Segre è stato tutto questo e molto altro. Le foto di Carboni contenute in quel libro, scattate nello storico studio dell’avvocato al n.11 di via della Consolata, ci regalano un’immagine di quella wunderkammer tra imponenti schedari e tantissimi libri. Era lì, al secondo piano di un antico palazzo del settecento che, entrando nello studio di Segre, il fotografo ebbe l’impressione di “attraversare lo specchio di Alice”. Era un luogo dove si respirava l’aria di una storia che vide protagonista un uomo che, parlando di se stesso e parafrasando il titolo di un suo libro-intervista, poteva affermare a testa alta e senza alcun timore di non essersi mai arreso.

Marco Travaglini

Il Museo Nazionale della Montagna di Torino festeggia 150 anni

Dalla digitalizzazione dell’esperienza di visita alla nuova esposizione permanente sul K2, il Museo racconta le terre alte attraverso i linguaggi contemporanei

Tra le prime sedi del Club Alpino Italiano, il Museomontagna annuncia il nuovo calendario di attività 2024. Tra le linee guida: innovazione, inclusione, ecologia e trasformazione digitale

Sono trascorsi 150 anni da quando nel 1874 fu inaugurata al Monte dei Cappuccini di Torino la Vedetta Alpina, un’edicola dotata di cannocchiale attraverso cui osservare 450 chilometri dell’arco alpino. Nel 2024 il Museo Nazionale della Montagna di Torino festeggia il suo centocinquantenario con un ricco palinsesto multidisciplinare incentrato sul tema del cammino: una pratica di conoscenza, apertura e immersione nell’ambiente, ma anche metafora dei traguardi che ha raggiunto e raggiungerà l’istituzione, esplorando i grandi temi della contemporaneità.

 

Tra le linee guida che hanno ispirato il calendario 2024 del Museomontagna – nonché l’ultimo quinquennio sotto la guida della direttrice Daniela Berta – figura la trasformazione digitale, con la realizzazione dei nuovi contenuti multimediali per la visita della collezione permanente. Il progetto, realizzato grazie al contributo della Fondazione Compagnia di San Paolo, prevede la creazione di un racconto articolato in dieci temi di approfondimento rispetto alle collezioni esposte nei due piani del Museo, una nuova narrazione video-interattiva fruibile sia in presenza che da remoto. Parallelamente sarà condotta una nuova campagna di digitalizzazione e schedatura della Fototeca del Centro Documentazione del Museo, per una migliore conservazione dei materiali, agevolare le attività di ricerca necessarie ai progetti di valorizzazione e consentire la fruizione anche online.

 

La volontà di rinnovamento del Museo porterà a marzo 2024 all’inaugurazione di una nuova sezione permanente dedicata al K2, in occasione del 70° anniversario della spedizione italiana che per prima ne raggiunse la vetta nel 1954, patrocinata dal Club Alpino Italiano e dal Ministero della Difesa, e i cui archivi sono conservati dal Centro Documentazione del Museo.

 

Il tema della sostenibilità ambientale rimane fondamentale, in coerenza con l’Agenda 2030 per lo Sviluppo Sostenibile dell’ONU e con il Programma Sostenibilità avviato nel 2018 dal Museomontagna, in particolare attraverso il progetto Stay with Me e la mostra A Walking Mountain, che inaugurerà durante la Torino Art Week 2024. Si tratta di un progetto espositivo che, mediante il dialogo tra le ricerche di artisti contemporanei italiani e internazionali e le collezioni storiche del Museomontagna, propone una panoramica sulla pratica del cammino in montagna e della Walking Art.

 

Il Museomontagna si afferma come punto di riferimento nello scenario globale legato alla cultura delle terre alte e ospiterà lunedì 6 maggio al Monte dei Cappuccini le assemblee annuali delle due associazioni di settore che qui hanno sede e coordinamento: l’IAMF – International Alliance for Mountain Film e l’IMMA – International Mountain Museums Alliance.

 

Iniziative per la didattica inserite in programmi ad hoc hanno infine come obiettivo avvicinare i giovani al Museo, il tutto sviluppando progetti interdisciplinari sinergie con altri interlocutori e aprendo il museo a differenti mondi e linguaggi.

 

 

«Sarà un anno speciale per il Museo Nazionale della Montagna di Torino» affermano il presidente Mario Montalcini e la direttrice Daniela Berta. «Siamo fieri di presentare un calendario ricco di novità e iniziative per rendere la nostra istituzione in grado di affrontare i grandi temi dell’attualità attraverso linguaggi contemporanei ed eredità storiche inestimabili».

 

 

Di seguito le principali mostre del Museomontagna nel 2024:

 

Le ossa della terra. Primo Levi e la montagna

Dal 26.01 al 13.10.2024

La mostra viene presentata in occasione del Giorno della Memoria 2024, in collaborazione con il Centro Studi Primo Levi, ed è dedicata alla figura di Primo Levi e al suo rapporto con le terre alte. Il percorso espositivo è articolato attorno alle parole del protagonista, a fotografie storicheoggetti, documenti ed estratti video provenienti da archivi pubblici e privati, oltre che dai familiari dello scrittore e dal Centro Documentazione del Museo.

 

Stay with Me. A Whole Growing Exhibition

Fino al 31.03.2024

Un programma in divenire attorno alla mostra Stay with Me, incentrata sul tema del cammino analizzato da una prospettiva ampia con una serie di appuntamenti come panel, workshop ed eventi artistici che coinvolgono figure creative attive a livello locale, italiano e internazionale e istituzioni storiche come l’Accademia Albertina di Belle Arti.

 

K2. Nuova esposizione permanente nel 70° anniversario della spedizione italiana

Da marzo 2024

Una nuova Esposizione Permanente dedicata al K2, la seconda montagna più alta del mondo, allestita con documenti, fotografie, video, attrezzature e abbigliamento originali, di storica o recente acquisizione, a celebrare la seconda montagna più alta al mondo, ma la più impegnativa per difficoltà tecniche e pericolosità, e una grande storia italiana del Dopoguerra.

 

Alberto di Fabio. Montagne primordiali

Da aprile a ottobre 2024

Alberto Di Fabio celebra la montagna come luogo fisico e mentale mediante una raffigurazione unica. La mostra − la prima che un’istituzione italiana dedica alla produzione degli anni Novanta − presenta una selezione di opere pittoriche e su carta, alcune delle quali mai esposte.

 

Mali Weil

Dopo la mostra The Mountain of Advanced Dreams del 2023, il collettivo Mali Weil torna al Museomontagna con un progetto artistico inedito. Gli artisti danno forma a un palinsesto di azioni diffuse nel tempo e nello spazio incentrate sulla creazione di un linguaggio speculativo per comunicare la sostenibilità ambientale.

 

A Walking Mountain

Dal 29.10.2024 al 30.04.2025

A Walking Mountain è la mostra di chiusura del percorso iniziato con Stay with Me nel 2023: un progetto di ricerca ed espositivo che, mediante il dialogo tra i lavori di artisti contemporanei e le collezioni storiche del Museomontagna, propone una panoramica sulla pratica del cammino in montagna e della Walking Art.

 

Ad arricchire il calendario, installazioni temporanee open air sulla Terrazza panoramica, una ricca offerta di attività educational, collaborazioni e scambi con altri enti del territorio e internazionali, rassegne letterarie con la Biblioteca Nazionale CAI e almeno due mostre ideate e prodotte dal Museo e presentate in altre sedi: Rock The Mountain! La montagna nell’iconografia della musica pop presso la Casa Alpina di Ceresole Reale e The Mountain Touch al MUSE – Museo delle Scienze di Trento.

Al Pannunzio conferenza sulla morte nella letteratura antica

Lunedì 29 gennaio ore 17,30 al Centro Pannunzio in via Maria Vittoria 35 H  la storica  delle letterature classiche Gabriella de Blasio sul tema della morte nella letteratura antica: da Omero ai tragici greci, da Virgilio a Petronio e Apululeio. Una grande lezione di letteratura classica sul tema della morte precedente al Cristianesimo.

Grande serata al Lingotto con il Maestro Muti

 Si è tenuto venerdì  all’Auditorium Giovanni Agnelli del Lingotto il concerto della Chicago Symphony Orchestra diretta dal Maestro Riccardo Muti. Un evento organizzato dalla Città di Torino, Fondazione per la Cultura Torino e Lingotto Musica con il prezioso contributo di SIAE.

 La serata è stata inoltre occasione per supportare la Fondazione Piemontese per la Ricerca sul Cancro a favore dell’Istituto di Candiolo – IRCCS: sono stati raccolti 38.450 euro (cifra destinata a salire) che serviranno a completare l’allestimento dei laboratori, con strumentazioni all’avanguardia, più innovative e più moderne, nei quali lavorano tre “cervelli di ritorno”, Annamaria Gullà, Eugenio Morelli e Francesco Boccalatte, che hanno lasciato Boston e New York proprio per sviluppare i loro progetti di ricerca in Italia, all’Istituto di Candiolo – IRCCS.

La Dottoressa Annamaria Gullà è Responsabile del Laboratorio di Ematologia Traslazionale e di Immunologia dell’Istituto di Candiolo – IRCCS. Insieme al suo team, composto dalla Dottoressa Barello e dal Dottor Turi, si occupa di ricerca sul mieloma multiplo, andando a stimolare il sistema immunitario per individuare nuove terapie. Il Dottor Eugenio Morelli, invece dirige oggi, dopo 6 anni in un centro di ricerca americano che fa capo all’Università di Harvard, il Laboratorio di Ricerca Traslazionale sull’RNA dell’Istituto di Candiolo – IRCCS, mentre Francesco Boccalatte è il Responsabile del Laboratorio Genomica Strutturale del Cancro, studiando la struttura 3D della cromatina del cancro.

Dal 1 febbraio Gallerie d’Italia a Torino presenta “Non ha l’età. Il festival di Sanremo in bianco e nero 1951-1976”

Intesa Sanpaolo apre al pubblico dal 1 febbraio al 12 maggio 2024alle Gallerie d’Italia a Torino la mostra “Non ha l’età. Il Festival di Sanremo in bianco e nero 1951-1976”, a cura di Aldo Grasso.

L’esposizione,  che si avvale del patrocinio della Regione Piemonte e della Città  di Torino, presenta 85 fotografie provenienti dall’Archivio Publifoto Intesa San Paolo sul Festival di Sanremo, la più celebre manifestazione della canzone italiana, che rappresenta un capitolo decisivo non soltanto della storia della s della musica e della televisione, ma anche della storia sociale d’italia. Le fotografie in mostra si soffermano solo in pochi casi sulle esibizioni degli artisti sul palco, ma conferiscono un grande rilievo ai fuori scena, ai cantanti durante le prove, le passerelle degli artisti in giro per la città,  gli autografi, il pubblico, gli artisti ritratti in situazioni curiose, la sala trucco, l’orchestra e la sala stampa. Grazie alla media partnership con la Rai, l’esposizione è  arricchita da contributi video-sonori in collaborazione con Rai teche.

La più celebre manifestazione della canzone italiana nasce nel 1951, organizzata dalla RAI di Torino, in tre serate e trasmessa radiofonicamente in presa diretta dal salone delle feste del Casinò di Sanremo.

Le prime edizioni furono trasmesse soltanto alla radio, ma dopo il successo crescente, la televisione decise di appropriarsene. I fotoreporter dell’agenzia Publifoto intuirono l’importanza della manifestazione e, negli anni in cui l’evento fu ospitato al Casinò di Sanremo, realizzarono circa 15 mila fotografie del festival, ora esposte alle Gallerie d’italia.

La mostra ripercorre anche gli anni in cui il festival di Sanremo fu ospitato nel Casinò prima di trasferirsi definitivamente al teatro Ariston.

Ne nasce un album di fotografie spesso curiose, inconsuete,  che ritraggono gli artisti lontano dai riflettori, nei momenti di vita che accompagnano le frenetiche giornate del festival, con una ingenuità e immediatezza che ce li fanno sentire piuttosto familiari.

Sono fotografie che testimoniano di un’Italia che ha fretta di dimenticare la guerra e la povertà,  che vuole affidare alle canzoni una ritrovata serenità,  come nel caso della canzone “Vola colomba”, che esprime un desiderio di rivalsa circa la questione triestina o giuliana.

La colonna sonora dell’esercito di liberazione americano era stato il boogie-woogie, una musica piena di eccitazione, ma sconosciuta in Italia. Bisognava trovarne una italiana, legata alla tradizione melodica e al belcanto.

Il titolo della mostra richiama la giovane età di un festival ai suoi esordi.

MARA MARTELLOTTA