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Ritorno a casa. Il cofano ritrova smalto

Palazzo Madama – Museo Civico d’Arte Antica di Torino attiva dal 28 marzo al 31 dicembre 2024 un’importante campagna di crowdfunding per acquisire cinque smalti di Limoges provenienti dal cofano di Guala Bicchieri, capolavoro identitario del museo.

 

Le cinque staffe – elementi metallici con decoro floreale in smalto champlevé – originariamente decoravano il coperchio o il retro del celebre cofano del cardinale Guala Bicchieri (1160-1227), fondatore dell’abbazia di Sant’Andrea di Vercelli, legato di papa Innocenzo III, diplomatico, bibliofilo e collezionista.

Palazzo Madama conserva il capolavoro delle raccolte artistiche di Guala, il cofano ligneo decorato da medaglioni in oreficeria e smalto, con animali fantastici e scene profane.

Quest’opera, donata dal cardinale per legato testamentario alla sua abbazia, rimase a Vercelli fino al 1824, quindi entrò in una collezione privata e venne infine acquistata da Città di Torino e Regione Piemonte nel 2004.

Tuttavia, alcuni degli elementi in rame e smalto che lo impreziosivano in origine risultano oggi mancanti: verosimilmente trafugati durante la permanenza dell’opera nella chiesa di Sant’Andrea di Vercelli, tra il XIII e il XVIII secolo. In particolare sono andati perduti i dieci medaglioni del coperchio, i dieci che ornavano il retro, oltre a diverse staffe e cantonali (elementi in rame e smalto champlevé, anch’essi con decoro floreale, che rivestivano gli spigoli del cofano).

 

Nel 2019 un antiquario di Parigi contatta il Museo del Louvre per sottoporgli i cinque smalti in questione, e subito dopo Palazzo Madama, cui propone in vendita le cinque staffe: uguali per dimensioni, decoro e colori a quelle che decorano il fronte e i fianchi del cofano di Guala Bicchieri e quindi verosimilmente provenienti da quest’opera. Per poter verificare tale ipotesi, il conservatore di arti decorative Simonetta Castronovo si reca in sopralluogo presso la galleria francese per esaminare le opere, e quindi organizza con il Dipartimento di Chimica dell’Università di Torino una campagna di indagini diagnostiche (analisi XRF), per approfondire lo studio scientifico delle staffe: l’indagine XRF, non invasiva, permette infatti di leggere con precisione la composizione chimica dello smalto e le tecniche di lavorazione del vetro.

Le verifiche e le analisi compiute hanno rilevato che le staffe ora in possesso della galleria parigina coincidono esattamente per dimensioni e disegno degli elementi floreali con quelle ancora presenti sul cofano di Palazzo Madama; e che la loro composizione chimica è identica a quella degli smalti del cofano Bicchieri; la quale, a sua volta, è assai particolare e costituisce un unicum nell’ambito della produzione di Limoges. Un insieme di dati che permettono quindi di confermare la provenienza di questi frammenti dal cofano di Palazzo Madama. La loro acquisizione consentirebbe così di ricollocarli sul retro del cofano, oggi spoglio, e di andare a ricomporre il decoro originario dell’opera. Un’operazione di restituzione filologica.

Riprese a questo punto le trattative con Parigi, a fine del 2023, Palazzo Madama ha ritenuto di procedere, per quest’importante acquisizione, con una campagna di crowdfunding, su modello di quella compiuta nel 2013 sul servizio da tè, da caffè e da cioccolata con stemma Taparelli detto“Servizio d’Azeglio”, campagna che ebbe un particolare successo permettendo al museo di raggiungere la cifra richiesta e di acquisire l’opera nell’arco di pochi mesi.

In questa occasione Palazzo Madama si appoggerà alla piattaforma Rete del Dono, attraverso la quale sarà possibile fare le donazioni online.

Oggi, giovedì 28 marzo 2024, viene lanciata la campagna, che si articolerà in conferenze, video,storytelling. La cifra richiesta dall’antiquario è 50.000 € e la scadenza per arrivare a tale importo è fissata a fine dicembre 2024.

 

Dal sito di Palazzo Madama, a partire da oggi, è possibile accedere, tramite apposito link, alla pagina dedicata sulla Rete del Dono. Qui sono assicurate tutte le tipologie di pagamento: carte di credito, bonifici bancari, Pay Pal, Satispay. Rete del Dono emetterà automaticamente le ricevute ai donatori, inviandole via mail. Le donazioni possono inoltre beneficiare dell’Art Bonus: un incentivo fiscale che consente una detrazione, fino al 65%, per chi effettua donazioni a sostegno del patrimonio culturale pubblico italiano.

 

Sono naturalmente previsti reward specifici per tutti i donatori: che vanno dall’iscrizione del nome del donatore sul donor wall del sito di Palazzo Madama, all’emissione di ingressi omaggio in museo, fino alla visita guidata delle collezioni e del palazzo, fuori orario, con il Direttore.

Gli appuntamenti culturali della Fondazione Torino Musei

VENERDI 29 MARZO

 

Venerdì 29 marzo ore 16

LA CASA LIBERTY: ARREDI, OGGETTI E DESIGN DI INTERNI

Palazzo Madama – visita guidata

Una tendenza che arrivò a coinvolgere tutte le arti e tutti gli ambienti. La visita condurrà idealmente in uno spazio vissuto e arredato secondo i canoni della nuova moda. Non più soltanto finestre e angusti terrazzini ma eleganti bow-windows, dove allineare mobili raffinati e godere di intensa luce filtrata da ampie vetrate. Soprammobili, vetri, lampade, sedie in legno modellato con fluida morbidezza. Innovazioni nella lavorazione e nelle forme: si affronteranno tutti questi temi, per illustrare al meglio tutte le arti.

Costo: 6 € per il percorso guidato + biglietto di ingresso al museo secondo tariffe (gratuito con Abbonamento Musei e Torino Piemonte Card).

Info e prenotazioni: t. 011 5211788 (lun-dom 9-17.30); prenotazioniftm@arteintorino.com

LUNEDI 1 APRILE

CHIUDE HAYEZ. L’officina del pittore romantico

GAM – ultimo giorno per visitare la mostra

Chiude il giorno di Pasquetta la grande mostra che la GAM di Torino dedica al genio romantico di Francesco Hayez, accompagnando il pubblico alla scoperta del mondo dell’artista, all’interno dell’officina del pittore, per svelarne tecniche e segreti. Un percorso originale che pone a confronto dipinti e disegni, con oltre 100 opere provenienti da prestigiose collezioni pubbliche e private cui si aggiungono alcuni importanti dipinti dell’artista custoditi alla GAM. L’esposizione “Hayez. L’officina del pittore romantico” è organizzata e promossa da Fondazione Torino Musei, GAM Torino e 24 ORE Cultura – Gruppo 24 ORE, a cura di Fernando Mazzocca ed Elena Lissoni, in collaborazione con l’Accademia di Belle Arti di Brera, da cui proviene un importante nucleo di circa cinquanta disegni e alcuni tra i più importanti dipinti, molti dei quali si trovavano nello studio del pittore, per quarant’anni professore di pittura all’Accademia.

Tutte le info

DOMENICA 31 MARZO E LUNEDI 1 APRILE (PASQUA E LUNEDI DELL’ANGELO)

 

A PASQUA E PASQUETTA I MUSEI SONO APERTI

Durante le festività di Pasqua la GAM, il MAO e Palazzo Madama saranno sempre aperti: l’occasione giusta per trascorrere le festività immersi nell’arte e nella bellezza e per visitare le mostre e le collezioni permanenti approfittando delle aperture straordinarie del lunedì di Pasquetta.

Orari di apertura di tutti e tre i musei: dalle 10 alle 18 (le biglietterie chiudono alle 17)


Theatrum Sabaudiae
 propone visite guidate in museo
alle collezioni e alle mostre di Palazzo Madama, GAM e MAO.
Per informazioni e prenotazioni: 011.52.11.788 – prenotazioniftm@arteintorino.com

https://www.arteintorino.com/visite-guidate/gam.html
https://www.arteintorino.com/visite-guidate/mao.html
https://www.arteintorino.com/visite-guidate/palazzo-madama.html

Chiude a Pasqua la mostra I Macchiaioli  al Mastio della Cittadella di Torino

Ultimi sette giorni per la rassegna, organizzata da Navigare srl,  che nelle giornate festive del 31 marzo e 1° aprile sarà aperta dalle 9.30 19.30 con orario continuato

 

Ultima settimana per la mostra I Macchiaioli e la pittura en plein air tra Francia e Italia in corso al Museo Storico Nazionale d’Artiglieria – Mastio della Cittadella di Torino. L’esposizione, organizzata dalla società Navigare srl e curata dalla storica dell’arte Simona Bartolena, sarà aperta anche nella giornata di Pasqua, domenica 31 marzo e di lunedì in Albis, del 1° aprile.

La rassegna, che presenta numerosi prestiti di opere pittoriche, provenienti da collezioni private e dalla collezione Palazzo Foresti di Carpi, riunendo circa 90 dipinti di 30 artisti prevalentemente italiani, con alcune opere di pittori francesi come Troyon, Rousseau, Daubigny, Dupré, Millet e Corot, osserverà un orario continuato nelle giornate festive con accesso dalle ore 9.30 alle ore 19.30.

Al termine di questa mostra, che ha superato i 10.000 ingressi, inizieranno a Torino, nella stessa sede, gli allestimenti per l’esposizione dal titolo: “Henri de Toulouse Lautrec – il mondo del circo e Montmartre”, che aprirà al pubblico il 20 aprile. La rassegna sarà realizzata con il patrocinio di Città di Torino e Regione Piemonte e condivisa Difesa Servizi, la partecipata del Ministero della Difesa, che si occupa della valorizzazione degli asset del Dicastero, tra i quali il Museo Storico Nazionale d’Artiglieria – Mastio della Cittadella.

La grande stagione dell’informale è protagonista della mostra “Torino anni ’50”

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E’ ospitata al Museo di Arti Decorative Accorsi-Ometto, curata da Francesco Poli

 

Il Museo di Arti Decorative Accorsi-Ometto, dopo le esposizioni dedicate alla pittura dei primi trent’anni del ‘900, prosegue la propria indagine sull’arte del XX secolo prendendo in esame il periodo compreso tra il secondo dopoguerra e gli inizi degli anni ’60. All’indomani delle tragiche vicende belliche, nell’ambito di un clima di generale rinnovamento ideologico e culturale, anche nel campo delle arti figurative assistiamo in Italia a un processo accelerato di trasformazione e di apertura nei confronti delle più aggiornate tendenze internazionali, dal postcubismo all’astrattismo, fino alla stagione dell’informale risalente agli anni ’50.

La mostra, curata da Francesco Poli, concentra la sua attenzione su una fase fondamentale per il rinnovamento della scena artistica di Torino, che si apre alle tendenze internazionali, diventando uno dei centri della grande stagione dell’informale. Negli anni ’50, come in tutta Europa, anche in Italia si afferma un nuovo linguaggio di libera espressività soggettiva, che si oppone al novecentismo del ventennio precedente, e travalica l’acceso dibattito fra realismo e astrattismo geometrico dell’immediato dopoguerra.

Il ruolo di Torino in campo artistico si consolida con l’inaugurazione della nuova sede della Galleria Civica di Arte Moderna, e crescerà nei decenni successivi con l’apertura di molte importanti gallerie, tra cui Martano, Sperone, Stein, Persino e Tucceusso, del restauro del castello di Rivoli della nascita di Artissima e delle Fondazioni Sandretto Re Rebaudengo e Merz. Nel 1952 il critico francese Michel Tapié definisce questa nuova tendenza pittorica “informale”, proprio per sottolineare la frattura con l’arte precedente. L’energia del gesto, simile a quella dell’Action Painting americana e la diretta vitalità della materia pittorica, rappresentano gli aspetti principali dell’informale europeo. Torino, insieme con Milano, Roma e Venezia era destinata a diventare uno dei centri propulsivi dell’arte contemporanea, capace di trovare le proprie radici nella dinamicità delle ricerche artistiche e nell’attività espositiva di questo periodo.

Il rinnovamento culturale e l’apertura internazionale di Torino negli anni ’40 e ’50 sono stati segnati da importanti eventi espositivi: “Arte francese d’oggi” (1947); “Arte italiana d’oggi. Premio Torino” (1947), organizzato da Mastroianni, Moreni e Spazzapan a Palazzo Madama; la mostra dell’Art Club all’Unione Culturale nel 1949, con 280 autori italiani e stranieri; la serie di sette rassegne “Italia-Francia” curate da Carluccio e altri critici alla Promotrice di Belle Arti nel decennio 1951-1961. Nel 1959 Michel Tapié curava la mostra “Arte Nuova. Esposizione internazionale di pittura e scultura” insieme a Luciano Pistoi e Angelo Dragone al Circolo degli Artisti, momento culminante della stagione informale. Sempre Tapié curò nel 1962, alla Promotrice, l’esposizione “Incontro a Torino. Pittori d’America, d’Europa e del Giappone”.

Nell’esposizione del 1959 al Circolo degli Artisti, accanto ai più famosi artisti dell’Action Painting e dell’informale, tra cui Pollock, De Kooning, Kline, Tapié, Fautrier, Wols, il gruppo Gutai, Fontana, Burri, Vedova, accompagnano anche esponenti torinesi quali Spazzapan, Rambaudi, Cherchi, Assetto, Garelli e Carena. Di straordinaria vivacità è l’avventura d’avanguardia del Laboratorio Sperimentale di Alba, per una Bauhaus immaginata (1955-1957) e dell’Internazionale Situazionista (1957-1960), fondato da Pinot Gallizio, Piero Simondo e Asger Jorn. Sempre ad Alba si sarebbe tenuto nel 1956 il primo Congresso degli artisti liberi, a cui partecipò anche il filosofia, scrittore, cineasta francese Guy Debord. Lavori di Jorn, Constant, Gallizio, Simondo, Rada, Kotic, Wolman e Garelli furono esposti in una mostra al Politeama Corino.

Diverse sono state le gallerie torinesi che hanno svolto un ruolo cruciale nel sostenere gli artisti emergenti o affermati in quel periodo. Alla galleria Bussola, diretta dal critico Luigi Carluccio, oltre a maestri delle avanguardie storiche come Klee, Kandinskj e Braque, espongono Umberto Mastroianni, Mattia Moreni, Luigi Spazzapan, Franco Garelli e giovani artisti quali Francesco Casorati, Mauro Chessa, Francesco Tabusso, Nino Aimone e in particolare Piero Ruggeri, Sergio Saroni e Giacomo Soffiantino, che costituiscono il gruppo di punta dell’informale torinese, collegato agli “ultimi naturalisti”, secondo la teorizzazione del critico Francesco Arcangeli.

Nel percorso espositivo si trovano oltre settanta opere di una cinquantina di artisti italiani e stranieri. Tra i pittori e gli scultori attivi nell’ambito torinese ci sono gli astrattisti del MAC (tra cui Albino Galvano, Filippo Scroppo, Carol Rama, Paola Levi Montalcini), e i protagonisti dell’informale come Luigi Spazzapan, Umberto Mastroianni, Mattia Moreni, Piero Ruggeri, Sergio Saroni, Giacomo Soffiantino, Mario Merz, Pinot Gallizio e Piero Simondo.

L’ampia selezione di artisti a livello internazionale e che espongono in quegli anni a Torino, e che sono presenti in mostra, comprende grandi nomi come Lucio Fontana, Afro, Giuseppe Capogrossi, Alberto Burri, Emilio Vedova, Gillo Dorfles, Jean Fautrier, Pierre Soulages, Georges Mathieu, Hans Hartung, Anthony Tapié, Jean Paul Riopelle, Asger Jorn, Pierre Alechinsy, Karel Appel, Imaï e Onishi.

La mostra, che si inaugura martedì 26 marzo dalle 18 alle 21, sarà aperta dal 27 marzo fino al primo settembre 2024.

Museo di Arti Decorative Accorsi-Ometto, Via Po 55, Torino

 

Mara Martellotta

Micaelica©, Valentina Gigante rivisita i santuari dell’arcangelo Michele

Valentina Gigante, artista veneziana d’origine, dai molti interessi e dalle molte sfaccettature – curioso il suo sito, che contempla esclusivamente, se abbiamo visto bene, la lingua inglese e che allinea ai quattro venti gli sberleffi della Marilyn warholiana o quelli della ragazza di Vermeer, le sette spade che trafiggono il cuore di Maria, le modernizzazioni di Biancaneve e Cenerentola ragazze sfacciate, la donna musulmana con la testa agghindata dalla corona della Statua della Libertà americana, gli eccessi dei selfie: tutto rigorosamente in chiave pop, moderna e coloratissima -, ormai un ampio profilo, ha tenuto nel 2006 la sua prima personale in Australia, partecipando in seguito a collettive e progetti internazionali, tra i quali, nel 2019, “Artem Organizational Creativity and Sustainability” in Germania. È ospite in questi giorni (lo rimarrà sino al 31 marzo, ma non è detto che la piccola mostra non continui: visite dal martedì al giovedì dalle 10 alle 18 e sabato, sempre previa prenotazione – esperienze@fioredentro.com) del LOFT5 di via Pralungo a Torino, dando vita ad un’idea di Mariachiara Martina, imprenditrice impegnata nella valorizzazione del Made in Italy e nel patrimonio culturale e artistico italiano attraverso il marchio torinese Fioredentro™.

“Micaelica©. Sulla via di San Michele Arcangelo e i suoi santuari” s’intitola la mostra che “vuole essere, al contempo, esposizione artistica e momento speciale per approfondire la figura dell’Arcangelo Michele, il suo ruolo nella storia, di ieri e di oggi, e la linea sacra che vede perfettamente allineati tutti i santuari a lui dedicati, dall’Irlanda sino al Medio Oriente”, sette santuari dall’irlandese Skelling Michael alla Cornovaglia, da Mont Saint Michel alla nostra Val di Susa, dal Gargano alla greca isola di Symi per scendere al Monte Carmelo in Israele.

“L’intero progetto – dice l’artista – a partire dallo sviluppo dell’idea, a cui ho aderito senza incertezza, alla fase esecutiva, è stato per me come una lunga e profonda meditazione: ripercorrere la storia di quei luoghi mi ha dato forza e rettitudine, come se ogni opera rappresentasse un punto energetico, una tappa del valore che stavo sviluppando attraverso la mia interpretazione delle immagini e dei colori.”

Michele visto come angelo esorcista, guaritore e taumaturgo in Oriente, guerriero e difensore in Occidente allineato a Odino per far breccia nella evangelizzazione dei Longobardi, la lunga spada sguainata o riposta nel fodero: un tema che Gigante ripropone attraverso cinque belle immagini dell’Arcangelo, di piccolo formato e di diverso fondale, dall’oro all’argento al bronzeo, viste sotto differenti angolazioni, nette, quasi scolpite, riportando felicemente la memoria alla sommità di Castel Sant’Angelo o, più vicino a noi, a vicende cinquecentesche che più hanno a che fare con la nostra città, alla statua di Emanuele Filiberto del Marocchetti. Una figura di devozione che nei secoli ha trovato spazio in vari luoghi oggi visto con gusto e personalità dall’artista, attraverso la nettezza delle linee, l’importanza delle superfici e la componente smagliante e piacevolmente narrativa dei colori, un sacro “divertissement” che accompagna l’occhio di chi guarda. Un percorso pittorico, nato “sorseggiando un buon calice di vino bianco in una fredda sera invernale” sottolineano ideatrice ed esecutrice, che attraversa Storia e nazioni con questi sguardi dall’alto pronti a incorniciare tappe inserite quasi con allegria nella nostra quotidianità.

e. rb.

Nelle immagini, opere di Valentina Gigante: “San Michele”, “Mont Saint Michel” e “Sacra di San Michele”.

Miradolo, mostra di Griffa e tante iniziative nel parco per Pasquetta

Dal 24 marzo

 

Primo appuntamento domenica 24 marzo alle 11 e alle 15 con le visite al parco, all’orto e al camelieto del castello di Miradolo, accompagnate dagli esperti, per guardare con occhi nuovi il parco, dopo l’imponente progetto di restauro che sta coinvolgendo anche gli spazi dell’area della serra neogotica e dell’acqua del custode, nell’ambito del progetto ‘Storia di una rinascita’. La visita guidata di domenica 24 marzo sarà con Andrea Pellegrini, architetto paesaggista e agronomo.

Lunedì 1 aprile alle14 avrà luogo la caccia al tesoro di Pasquetta, un’esperienza dedicata alle spettacolari camelie del parco e aperta a tutta la famiglia. Tappa dopo tappa, petalo dopo petalo si scopriranno, con l’aiuto di una guida naturalistica, i segreti dei fiori e della rinascita primaverile della natura. La prenotazione è obbligatoria e l’attività è per bambini dai 3 agli undici anni, alle 12 si potrà fare il picnic nella natura con i cesti dall’antica pasticceria Castino.

Dal 6 aprile alle 16.30 Giorgio Griffa, Francesco Poli, Roberto Galimberti, Giorgio Ficara e Silvia Einaudi saranno i protagonisti degli appuntamenti di approfondimento sulle tematiche e sulle opere esposte nella mostra dal titolo “Giorgio Griffa. Una linea, Montale e qualcos’altro”, in programma dal 23 marzo al 25 dicembre 2024. Una mostra che abbraccia più di cinquanta anni di vita dell’artista, coinvolgendo tutta gli spazi del castello e, per la prima volta, alcuni del parco.

Primo appuntamento sabato 6 aprile sul tema ‘Pittura e musica l’installazione sonora per la mostra’ con Roberto Galimberti, curatore della mostra insieme a Giulio Caresio.

 

Per la visita al parco e alla mostra apertura sabato 23 marzo ore 15.

Visite sabato domenica e lunedì ore 10/19.

La mostra apre ogni giorno su prenotazione per gruppi e scolaresche

MARA MARTELLOTTA

Capodimonte alla Reggia di Venaria. Il ministro Sangiuliano e il percorso artistico tra grandi capolavori

Un allestimento ancora in fieri, l’apertura al pubblico il prossimo 29 marzo

L’Antea del Parmigianino, d’identità sconosciuta, dallo sguardo intenso e imperturbabile, avvolta nello splendido mantello giallo a cui fa da elegante abbellimento la scura pelliccia di zibellino (o martora), una mano guantata, è l’immagine guida della mostra “Capodimonte da Reggia a Museo. Cinque secoli di capolavori da Masaccio a Andy Warhol” che aprirà i battenti venerdì 29 marzo, giusto in tempo per accogliere le frotte di visitatori e turisti che in tempo di Pasqua – e molto oltre, si chiuderà il 15 settembre – affolleranno il primo e il secondo piano della Reggia di Venaria. L’Antea dell’artista emiliano è l’immagine guida di un appuntamento che a ragione si vorrà definire ora e ripensare poi come uno dei più importanti che la Reggia abbia sinora ospitato, il vecchio ritornello della montagna e di Maometto, la conoscenza di una realtà qui, certamente, rarefatta nelle sue presenze (ci sarà svelato che al suo interno mostra e nasconde circa 49.000 opere, di poco inferiori a quelle degli Uffizi: sotto i nostri occhi ne passeranno poco più che sessanta) ma per molti un universo culturale sconosciuto o semplicemente un lontano ricordo che un percorso intelligentemente collaborativo ha condotto dal Golfo alle sponde del Po. Un percorso, un’intenzione da stabilire e da quantificare nata alla presenza del Presidente Mattarella, del francese Macron e del Ministro Sangiuliano nelle ampie sale parigine del Louvre, allorché un anno fa là la mostra trovò spazio e si fece ammirare.

Quella di stamattina è stata una conferenza stampa di quelle che mai (o raramente? mai successo a chi stende queste note, da sempre tutto già ordinato, composto, totalmente visitabile, con le sue belle indicazione di autore e di anno e di provenienza) succedono, anticipata com’era da una visita pressoché in solitaria, vale a dire estremamente libera, a guardare con occhio di sala in sala più curioso, se si escludono i gruppi e gruppuscoli di giornalisti e affezionati e addetti ai lavori che si aggiravano più o meno stupiti in mezzo a questo eccezionale work in progress. Un rasserenato girone dantesco, tranquillo e mai affannato, una laboriosa selva di operai che, al momento, con diligenza oscuravano i vetri delle finestre, di datori di luci che tendevano già a rendere al meglio i colori, i chiari e gli scuri delle opere già in loco, la bellezza della pennellata, responsabili che con amorosa cura toglievano da cassoni e scatole e involucri preziose ceramiche, altri che soli al centro di un’enorme sala dipingevano con cura i pannelli che con il loro blu intenso faranno da ambita cornice a talune tele. Una mattinata totalmente in fieri nella quale forse è sembrato – per un attimo, solo per un attimo – di essere parte di questi lavori, di vederli crescere, di assaporarli maggiormente, di guardarli sotto una diversa luce, di assistere, felicissimo testimone, all’intensificarsi di quei momenti che stanno correndo verso la vera e propria inaugurazione, la settimana prossima.

Si intuiscono, per ora, messi al loro esattissimo posto, ricavandoli dalle piantine delle sale che cadono sotto gli occhi, o guardandoli già in loco, capolavori smaglianti che hanno i nomi di Masaccio e di Tiziano, di Guido Reni e del Greco, di Ribera e di Luca Giordano, di Giovanni Bellini e Mattia Preti e Mantegna; di Artemisia Gentileschi, la cui Giuditta – il medesimo soggetto visto in tre momenti diversi, nel decretarsi, nel effettuare, nella liberazione che sopraggiunge al di là dell’uccisione commessa -, determinata e feroce, il sangue che copioso va a sporcare il lenzuolo del letto di Oloferne, il ricordo dell’affronto di Agostino Tassi, sempre presente, in quel gesto e in quella spada decisivi, è accompagnata già ai lati dalle opere del siciliano Piero Novelli e del calabrese Mattia Preti. A comprendere come la mostra si stia ancora costruendo, basterebbe pensare all’”Annunciazione” di Artemisia, realizzata nel 1629, che arriverà soltanto nel mese di aprile e – soprattutto, saremmo tentati di dire – il capolavoro della “Flagellazione” di Caravaggio, “la bellezza e l’incarnato chiaro del Cristo si contrappongono alla brutalità e ai corpi scuri dei carnefici”, già nella chiesa napoletana di San Domenico Maggiore, ora in consegna cautelativa al Capodimonte, che vedremo soltanto dall’inizio di giugno, dopo il prestito al Museo Diocesano di Napoli. Altre opere inamovibili – il “San Ludovico di Tolosa” di Simone Martini, uno per tutti – meriteranno un viaggio nel capoluogo campano.

Una mostra che è anche una festa, un filo rosso che aspira a legare storicamente e culturalmente Torino e Napoli. Michele Briamonte, Presidente Consorzio delle Residenze Reali Sabaude, parla di “una passeggiata dentro un manuale di storia dell’arte”, riconfermando che le opere esposte fanno parte di un “patrimonio da condividere, vista l’importanza che esse hanno per l’intera umanità.” Dopo che il sindaco di Venaria, Fabio Giulivi, ha ricordato l’importanza della stagione culturale piemontese, la facilità con cui la Reggia – “contenitore straordinario” – può essere raggiunto dall’aeroporto e dal capoluogo, il Governatore della Regione Alberto Cirio sottolinea l’importanza del turismo culturale che sempre di più spinge italiani e no a visitare il Piemonte (si è registrato nel 2023 il +9% di turisti e della totalità il 52% sono stati stranieri, dati che sono una rassicurante ventata di aria fresca, inequivocabilmente); non dimenticando l’ingresso in fascia alta dei nostri musei – la guest star della mattinata si chiederà perché nessuno, nel passato, ci abbia mai pensato -, il che significa più risorse economiche e maggiore managerialità e sempre più importanti iniziative.

A seguire le parole di Mario Turetta, Segretario Generale del Ministero della Cultura e Direttore ad interim dei Musei Reali torinese, in cui si dice particolarmente orgoglioso del risultato raggiunto, l’intervento della guest star della mattinata, il ministro della Cultura Gennaro Sangiuliano, ha preso le mosse da una frase di Benedetto Croce, che vuol significare molto e guarda oltre: “Finalmente siamo tornati all’aria aperta”, citando ancora una volta il matrimonio culturale tra le due importanti città, Napoli e Torino, non nascondendo le chiacchiere e gli appuntamenti ufficiali con il Presidente della nostra Regione che approdano sempre a qualcosa di fattivo, e approderanno, guardando alle civiltà del Mediterraneo e giocando in casa quando non può nascondere come Capodimonte sia un contenitore speciale, potremmo dire a tripla A ma altresì complimentandosi con tutti i realizzatori dell’opera in loco. Da un capo Eike Schmidt, attuale Direttore Generale di Capodimonte, dall’altro, da vero, autentico e appassionato conoscitore, Andrea Merlotti: “Un ottimo lavoro di squadra, un gruppo di esperti e studiosi e maestranze con cui si è davvero lavorato bene, un percorso che ci soddisfa e che deriva da altri appuntamenti, da quadri che ci hanno raccontato e che continuano a raccontarci il passato, le nostre radici, il tempo delle corti italiane e del loro mecenatismo: dal momento che si costruisce sempre su quello che è stato prima.” Anche Merlotti con l’augurio che “Capodimonte” rinverdisca i rapporti tra la reggia e quel museo, magari in un altro futuro di preziosi appuntamenti. Di altrettanto preziosi appuntamenti. Personalmente, sarà necessario tornare in queste sale e assaporare appieno quel percorso artistico che ancora una volta fa definire la nostra Grande Bellezza.

Elio Rabbione

Le immagini della conferenza stampa sono di Margherita Borsano; momenti dei lavori di allestimento della mostra.

Gli appuntamenti culturali della Fondazione Torino Musei

VENERDI 22 MARZO

 

Venerdì 22 marzo ore 14.30

PALAZZINA LAFLEUR E LA BIZZARRIA DEL NUOVO STILE LIBERTY

Palazzo Madama – percorso guidato in città

Il percorso guidato, legato alla mostra Liberty. Torino Capitale, in corso a Palazzo Madama fino al 10 giugno 2024, intende presentare un’area della città fortemente caratterizzata da costruzioni sorte durante il periodo del Liberty con esempi di edifici destinati sia alla residenza che alla produzione e all’istruzione. Passeggiando lungo le strade sarà possibile cogliere esempi di architetture e decorazioni ispirate sia all’Art Nouveau floreale che ai modelli più geometrici tipici dello Jugendstil.

La zona intorno all’attuale Piazza Peyron e la parte terminale di Corso Francia presentano una serie di edifici ispirati al nuovo stile del Novecento. Abitazioni e stabilimenti vennero costruiti secondo lo stile floreale che troverà nella fantasia di Pietro Fenoglio il suo principale interprete a Torino.

Ritrovo in piazza Amedeo Peyron angolo via Bagetti

Costo singolo itinerario: 14€ intero; 11€ ridotto (possessori di Abbonamento Musei e under 18); gratuito under 6

Durata: 2 ore

Pacchetto tre visite: 38€ intero; 29€ ridotto

Ai visitatori che parteciperanno alla visita guidata della mostra Liberty. Torino Capitale (in calendario ogni lunedì alle ore 11 e ogni venerdì, sabato e domenica alle ore 16.30) abbinata a uno o più percorsi tematici sul Liberty sarà riservata una tariffa speciale:

costo visita guidata mostra Liberty. Torino Capitale + itinerario singolo Liberty in città: 18€

costo visita guidata mostra Liberty. Torino Capitale + pacchetto itinerari Liberty in città: 36€

Info e prenotazioni: t. 011 5211788 (lun – dom 9 – 17.30); prenotazioniftm@arteintorino.com

 

Prossimi appuntamenti

Venerdì 5 aprile ore 15: Un nuovo quartiere al posto della Cittadella

Domenica 14 aprile ore 10.30: Liberty in Borgo Crimea

 

Venerdì 22 marzo ore 16

MODA: ABITI, TESSUTI E ACCESSORI NEL LIBERTY DI PRIMO NOVECENTO

Palazzo Madama – visita guidata

Leggeri tessuti rivoluzionano la moda: ecco che il Liberty irrompe anche nella moda. Crinoline e ampie gonne cedono il passo a nuovi modelli e a nuove stoffe. La donna appare più elegante e, soprattutto, volge lo sguardo al nuovo secolo. Accessori ispirati alla natura e raffinatezza nuova: nuova per l’appunto come l’arte di quel tempo.

La visita si soffermerà su tali temi rivelando i segreti degli atelier e le tendenze di quegli anni.

Costo: 6 € per il percorso guidato + biglietto di ingresso al museo secondo tariffe (gratuito con Abbonamento Musei e Torino Piemonte Card).

Info e prenotazioni: t. 011 5211788 (lun-dom 9-17.30); prenotazioniftm@arteintorino.com

 

 

SABATO 23 MARZO

 

Sabato 23 marzo ore 10

DANCE WELL

MAO – pratica di movimento / danza

A cura di DANCE WELL DANCERS, un progetto di Lavanderia a Vapore in collaborazione con CSC – Centro per la Scena Contemporanea di Bassano del Grappa e Associazione Giovani Malati di Parkinson

Nell’appuntamento al MAO i visitatori del museo potranno partecipare negli spazi del museo alla pratica di movimento/danza condotta dai formatori di DANCE WELL DANCERS, un progetto di Lavanderia a Vapore in collaborazione con CSC – Centro per la Scena Contemporanea di Bassano del Grappa e Associazione Giovani Malati di Parkinson: insegnanti, artisti, parkinson people e cittadini praticano insieme la danza contemporanea e la filosofia in luoghi dedicati alla bellezza (teatro, museo, parchi) per dare voce ad insolite comunità di ricerca.

Dance Well è una pratica artistica rivolta principalmente a persone affette dal Parkinson, attivata, ideata e promossa dal CSC Casa della Danza di Bassano del Grappa.

Dal 2018 la Lavanderia a Vapore di Collegno accoglie questa avvincente progettualità, contribuendo alla crescita dell’esperienza artistica facendola seguire da una pratica di filosofia, condotta da Propositi di Filosofia. Un momento dedicato al dialogo, grazie al confronto sui contenuti generati dalla pratica di danza contemporanea.

Nasce così in Lavanderia una insolita comunità di ricerca accompagnata da artisti e filosofi, che condividono uno spazio e un tempo per dialogare insieme mettendo a fuoco alcuni temi chiave. Un percorso che si sviluppa e si costruisce nel corso del tempo attraverso l’impegno reciproco al dialogo e all’opportunità di collaborazione. Rappresenta, in questo senso, una condizione indispensabile per lo sviluppo del pensiero critico, autonomo, creativo e collaborativo e per lo sviluppo di potenzialità riflessive. Nella comunità di ricerca si rispettano e favoriscono i differenti punti di vista nell’ottica di una co-creazione di contenuti.

Tariffe: ingresso ridotto € 8 (gratuito con Abbonamento Musei); attività gratuita.

Prenotazione obbligatoria t.011.4436928 oppure maodidattica@fondazionetorinomusei.it

 

Sabato 23 marzo dalle 14 alle 17.30

L’ABITO DELLA COMPASSIONE

MAO – Visita guidata alle collezioni e laboratorio introduttivo di cucitura del Kesa

A cura di Theatrum Sabaudiae in collaborazione con il Tempio Enku-ji di Torino

L’itinerario inizia nelle sale dedicate alla produzione artistica dell’Asia meridionale dalle più antiche espressioni dell’arte buddhista al successivo sviluppo della raffigurazione antropomorfa del Buddha, per proseguire con l’arte di Sud-est asiatico, Cina e Giappone, soffermandosi sulle interpretazioni artistiche esito dell’incontro della diffusione del buddhismo con creatività e sensibilità locali, e concludere con il peculiare linguaggio della Regione Himalayana, manifestazione materiale della complessa ritualità e iconografia della tradizione Vajrayana.

Segue laboratorio introduttivo di cucitura a cura di Chiara Daishin Grassi. L’iniziativa si inserisce nell’ambito del progetto l’Abito della Compassione realizzato dal Tempio Enku-ji di Torino di Tradizione Zen Sōtō.

Il tema della pratica devozionale viene approfondito durante il laboratorio con il coinvolgimento dei partecipanti nel processo di confezione del Kesa, paramento rituale della tradizione giapponese simbolo della Trasmissione del Dharma, che si traduce in un momento di condivisione per comprenderne significato e rimandi simbolici.
Durante il laboratorio, preceduto da una breve presentazione della storia e delle valenze dell’Abito nella Tradizione buddhista, in particolare in quella Zen, verranno insegnate le tecniche base di cucitura e di lavorazione di un Kesa a 7 bande. Ogni partecipante potrà portare un pezzo di tessuto*, magari appartenuto ad un abito di una persona cara che non c’è più o legato ad un momento significativo della propria esistenza che, in una fase successiva, sarà cucito insieme a ‘pezzi vita’ di altri, andando a comporre un Kesa unico che entrerà a far parte della collezione dei Kesa del Progetto L’Abito della Compassione.

* Possibilmente di cotone – senza elastan – o tessuto leggero con le seguenti misure: 70 x 50 oppure 40 x 30 centimetri.

Prenotazione obbligatoria entro sabato 16 marzo, l’iniziativa verrà attivata al raggiungimento di un numero minimo di partecipanti fino ad esaurimento posti disponibili.

Informazioni e prenotazioni: 011.5211788 – prenotazioniftm@arteintorino.com (da lunedì a domenica 9.30 – 17.30).

Costo: 17 € a persona.

Costi aggiuntivi: biglietto di ingresso al museo; ingresso gratuito per possessori di Abbonamento Musei.
Appuntamento 15 minuti prima dell’inizio.

DOMENICA 24 MARZO

 

Domenica 24 marzo ore 15

BIMBI E BIJOUX

Palazzo Madama – attività per famiglie

Liberty. Torino Capitale, l’attuale mostra ospitata a Palazzo Madama, racconta quanto il Liberty abbia coinvolto con la sua raffinata eleganza ogni aspetto della vita e della società dell’epoca.

Tra queste manifestazioni spicca una produzione di gioielli e bijoux in metallo dalla linea morbida e sinuosa: spille, ciondoli e fermagli di forma fitomorfa, variamente evocati dalla natura.

Ispirati dai motivi visti in mostra, ciascuno realizzerà il proprio bijoux in lamina di rame e colori acrilici.

Età consigliata: 4/5 anni

Durata: 90 minuti

Costo bambini: € 8 (biglietto di ingresso alla mostra gratuito per i bambini fino a 5 anni)

Costo adulti accompagnatori: biglietto di ingresso alla mostra ridotto; gratuito per i possessori di Abbonamento Musei

Informazioni e prenotazioni: 0115211788 – prenotazioniftm@arteintorino.com

Prenotazione obbligatoria e pagamento online

 

 

LUNEDI 25 MARZO

 

Lunedì 25 marzo ore 17

EREDITÀ DEL LIBERTY TORINESE

Palazzo Madama – conferenza con Roberto Fraternali

Terza conferenza del ciclo che approfondisce alcuni dei temi presentati nella mostra Liberty. Torino Capitale, in corso a Palazzo Madama fino al 10 giugno 2024. Al centro della riflessione Torino e l’Europa, attraverso lo specchio dell’architettura, dell’urbanistica e delle arti figurative.

Le conferenze sono a cura di SIAT – Società degli Ingegneri e degli Architetti in Torino.

Torino ha adottato il gusto Liberty in tutte le sue declinazioni artistiche e in tutte le tipologie edilizie, ispirato da una vena barocca profondamente radicata. Esaurito il contesto storico-temporale originario, le principali qualità dello stile floreale, quali libertà compositiva, perfetta tecnica costruttiva, finalità estetica, risorsero grazie a maestri quali Mollino, Gabetti e Isola, Jaretti e Luzi, Derossi, le cui sottili critiche all’architettura loro contemporanea furono colte dall’attento sguardo critico di Paolo Portoghesi. Queste attitudini progettuali torinesi potrebbero rifiorire offrendo l’opportunità per una ripartenza tecnologico-economica, obiettivo possibile alla luce di un secolo di esperienza acquisita.

 

Roberto Fraternali

Roberto Fraternali si è laureato in Architettura con lode nel 1989 al Politecnico di Torino con una tesi progettuale sul Museo della Storia tedesca a Berlino. Inizia la libera professione nel 1996, che sfocia nella fondazione nel 1999, insieme all’amico e compagno di studi Ugo Quattroccolo, dello Studio Associato Fraternali-Quattroccolo Architetti, con sede in Torino. L’attività principale dello Studio FQa è indirizzata alla Progettazione e Direzione Lavori di edifici pubblici e privati, con approfondimenti tematici finalizzati all’architettura sostenibile e biocompatibile.

Un’attività costante è stata dedicata nell’ambito della promozione culturale attraverso pubblicazioni, ideazioni di mostre e conferenze;  Roberto Fraternali è socio fondatore di alcune associazioni culturali quali La Città Liquida, il Gruppo M.A.R.E.S., ColoriQuadri, I.C.A.F., è stato consigliere della Società degli Ingegneri e Architetti in Torino dal 2002 al 2008, dal 2010 al 2016, dal 2019 a oggi, collabora con l’Ordine degli Architetti di Torino in qualità di consulente, tutor e docente per corsi di formazione, che svolge saltuariamente anche in ambito universitario e professionale, è vice-coordinatore del Focus Lavori Pubblici dell’Ordine degli Architetti di Torino.

 

Prossimi appuntamenti

 

Lunedì 29 aprile 2024 ore 17: Architettura e opera d’arte totale: dall’impaginato di facciata al dettaglio costruttivo con Beatrice Coda Negozio

Lunedì 20 maggio 2024 ore 17: Un salotto Liberty a Torino. Annibale Rigotti e Maria Calvi in via Oropa con Chiara Rigotti e Marco Corona

Ingresso libero fino a esaurimento posti

Prenotazione consigliata: t. 011.4429629 (dal lun. al ven. 9.30-13; 14-16)

madamadidattica@fondazionetorinomusei.it

 

 

MERCOLEDI 27 MARZO

 

Mercoledì 27 marzo ore 18.30

MAYA AL KHALDI + SAROUNA. Voci e musica dal passato e dal presente palestinese.

MAO – performance nell’ambito del public program di Trad u/i zioni d’Eurasia

Maya Al Khaldi مايا الخالدي è un’artista, musicista e compositrice palestinese, con base a Gerusalemme. La sua pratica si basa sull’esplorazione della vocalità e della musica del passato e del presente palestinese e sul lavoro su materiali d’archivio. Il suo album di debutto “عالم تاني – Other World”, prodotto da Sarouna, si ispira al folklore palestinese immaginandone un diverso futuro sonoro. Tutti i brani includono testi, melodie o registrazioni dall’archivio audio della musica tradizionale palestinese del Centro d’Arte Popolare di Ramallah, in Palestina.Sarouna سارونا è una suonatrice palestinese di qanun, oltre che ingegnere del suono, produttrice e DJ nata a Gerusalemme. Fondatrice di Tawleef, un’etichetta discografica e spazio artistico palestinese indipendente guidata da donne, lavora ad un progetto musicale collaborativo tutto al femminile, con artiste palestinesi e della diaspora. Attualmente sta componendo il suo primo album, un’esplorazione elettronica della memoria attraverso campionamenti e qanun.

Tariffe: 15 € intero e 10€ ridotto studenti acquistabili presso la biglietteria del Museo il giorno stesso del concerto;

16 € intero (con prevendita) sul sito.

“Arco Elefante”, la più eccentrica e “camaleontica” arte contemporanea

Varca l’antica soglia del “Museo Regionale di Scienze Naturali” di Torino

Da venerdì 22 marzo, con “Una notte al Museo”

“E’ un passaggio immaginario tra Oriente e Occidente; l’incontro tra noi e gli altri può avvenire attraverso una tenda che deve essere attraversata. Il volto dell’animale ci osserva dall’alto e ascolta il suono dei sonagli che la nostra presenza muove”: questo vuole essere, secondo i realizzatori del Collettivo “Guerrilla Spam” (in collaborazione con Silvia Collura) quell’“Arco Elefante”, con cui il seicentesco “Museo Regionale di Scienze Naturali” di Torino apre le porte dal prossimo venerdì 22 marzo all’arte contemporanea. Contemporanea che di più non si può e che entrerà a far parte, presenza atipica, del patrimonio museale, in virtù di una preziosa donazione da parte dell’Associazione Culturale torinese “Club Silencio”, presieduta da Alberto Ferrari. Un elefante stilizzato che si fa, per l’appunto, “arco” o “portale”, in una commistione di stili capaci di cavalcare i secoli, coniugando Oriente e Occidente (l’“arco carenato” è tipico delle “nicchie” del Buddha, giunto dall’Asia in Europa e promotore del “gotico”), “la cui finalità resta il raggiungimento di un’arte simbolica che comunica a più livelli particolari significati all’osservatore”. In modo “anonimo, libero e autonomo”, pur mantenendo quella “capacità di comunicare” con le persone che è lo scopo primo della produzione artistica di “Guerrilla Spam”, Collettivo (dal nome che ben esplicita la “mission” aggressiva dell’arrivare a più persone possibili) nato nel 2010 a Firenze “come spontanea azione non autorizzata di affissione negli spazi urbani” e via via perfezionatasi in interventi di “muralismo”, installazioni, performance e workshop in Italia e all’estero, lavorando in spazi eterogenei, dalle occupazioni ai musei d’arte moderna e contemporanea, sino alle scuole, comunità minorili, carceri e centri di accoglienza, “privilegiando sempre l’uso dello spazio pubblico urbano come luogo della collettività”.

Opera di grandi dimensioni, alta due metri e mezzo, “Arco Elefante”, spiega Matteo Bidini di “Club Silencio”, “è dedicata a Abul Abbas, elefante di Carlo Magno, nato in Africa, morto di polmonite sulle sponde del Reno nell’810, e a Fritz, elefante di Re Carlo Felice di Savoia, nato in India, morto per asfissia mediante ossido di carbonio nella Palazzina di Caccia di Stupinigi nel 1852, e a tutte le bestie di ogni tempo e luogo catturate e deportate per gli usi e i trastulli degli uomini”. In quest’ottica, l’obiettivo è anche sollevare “un pensiero critico – continua – rispetto alla collezione che abbiamo intorno fatta sulle spalle e la pelle degli animali esposti”.

Per inaugurare l’opera (nata nel contesto del programma culturale “Tra cultura e natura”, curato dalla Fondazione “Circolo dei Lettori” per il “Museo Regionale di Scienze Naturali”), il “MRSN” e “Club Silencio” propongono venerdì 22 e sabato 23 marzo due serate speciali di Una notte al museo”, con lo scopo di stimolare la partecipazione di nuovi pubblici alla vita culturale cittadina. La maggior parte dei partecipanti infatti, è “under 35” e molto spesso non ha mai avuto occasione di visitare quello specifico spazio culturale.

Il nostro intento, dunque, spiega Alberto Ferrari, presidente di “Club Silencio”, è proprio quello di “stimolare sempre più i giovani a partecipare attivamente alla vita culturale e sociale del territorio. Quando abbiamo iniziato, qualche anno fa, abbiamo cercato un modo per abbattere la distanza tra i musei e i nostri coetanei. L’idea era ed è quella di renderli protagonisti del futuro della città”.

E a lui fa eco Marco Fino, direttore del Museo: Siamo felici di ospitare questa installazione d’arte contemporanea. Pensiamo infatti che il Museo debba essere uno spazio espositivo aperto a nuove esperienze che possano stimolare, incuriosire e appassionare il pubblico. In questo ambito è nata la collaborazione con il ‘Circolo dei Lettori’ e ‘Club Silencio’ così come l’idea di un’opera come ‘Arco Elefante’, ispirata a una delle infinite storie che si celano dietro i nostri reperti.

Per info: “Museo Regionale di Scienze Naturali”, via Accademia Albertina 15, Torino; tel. 011/4326327 o www.mrsntorino.it o www.clubsilencio.it

Gianni Milani

Nelle foto:

–       Guerrilla Spam: “Arco Elefante”, ph. Federico Masini Studio

–       Alberto Ferrari: presidente “Club Silencio”, ph. Federico Masini Studio

–       Marco Fino: direttore “Museo Regionale di Scienze Naturali”

Quando il re e Cavour inaugurarono il Conte Verde

Situato al centro di piazza Palazzo di Città, davanti al Comune, il monumento rappresenta Amedeo VI di Savoia

Situato al centro di piazza Palazzo di Città, dove risiede il Palazzo Civico sede dell’amministrazione locale, il monumento rappresenta Amedeo VI di Savoia detto il Conte Verde, durante la guerra contro i Turchi, mentre trionfante ha la meglio su due nemici riversi al suolo. La riproduzione dei costumi mostra grande attenzione ai particolari secondo i canoni “troubadour” e neogotico, stili in voga nell`Ottocento, ispirati al medioevo e al mondo cortese-cavalleresco.

 

Figlio di Aimone, detto il Pacifico e di Iolanda di Monferrato, Amedeo VI nacque a Chambery il 4 gennaio del 1334. Giovane, scaltro ed intraprendente, Amedeo VI in gioventù partecipò a numerosi tornei, nei quali era solito sfoggiare armi e vessilli di colore verde, tanto che venne appunto soprannominato Il Conte Verde: anche quando salì al trono, continuò a vestirsi con quel colore. Il monumento a lui dedicato non venne però realizzato subito dopo la sua morte ma bensì nel 1842, quando il Consiglio Comunale, in occasione delle nozze del principe ereditario Vittorio Emanuele II con Maria Adelaide arciduchessa d`Austria, decise di erigere il monumento al “Conte Verde”. Il modello in gesso della statua, ideata da Giuseppe Boglioni, rimase nel cortile del Palazzo di Città finché re Carlo Alberto decise di donare la statua alla città. La realizzazione del monumento, che doveva sostituire la statua del Bogliani, venne però commissionata all’artista Pelagio Palagi. I lavori iniziarono nel 1844 e terminarono nel 1847, ma la statua rimase nei locali della Fonderia Fratelli Colla fino all’inaugurazione del 1853. Il gruppo statuario rappresenta Amedeo VI di Savoia in un episodio durante la guerra contro i Turchi alla quale partecipò come alleato dell’imperatore bizantino Giovanni V Paleologo. Ma qui subentra una piccola diatriba scatenata dall’ “Almanacco Nazionale” che vedrebbe come protagonista del monumento non Amedeo VI ma bensì suo figlio Amedeo VII detto invece il “Conte Rosso”, durante l’assedio alla città di Bourbourg nella guerra contro gli Inglesi. Il 7 maggio 1853 re Vittorio Emanuele II inaugurò il monumento dedicato al “Conte Verde” alla presenza di Camillo Benso Conte di Cavour. All’inizio la statua venne circondata da una staccionata probabilmente in legno, sostituita poi da catene poggianti su pilastrini in pietra e quindi da una cancellata.Nel 1900 il Comune decise di rimuovere la cancellata “formando un piccolo scalino in fregio al marciapiede”; una nuova cancellata, realizzata su disegno del Settore Arredo e Immagine Urbana, venne collocata intorno al monumento in seguito ai lavori di restauro effettuati nel 1993. Per dare anche qualche informazione di stampo urbanistico, va ricordato che la piazza in cui si erge fiero il monumento del “Conte Verde” ha subito negli anni numerose trasformazioni.Piazza Palazzo di Città è sita nel cuore di Torino, in corrispondenza della parte centrale dell’antica città romana. L’area urbana su cui sorge l’attuale piazza aveva infatti, già in epoca romana, una certa importanza in quanto si ritiene che la sua pianta rettangolare coincida con le dimensioni del forum dell’antica Julia Augusta Taurinorum, comprendendo anche la vicina piazza Corpus DominiPrima della sistemazione avvenuta tra il 1756 e il 1758 ad opera di Benedetto Alfieri, la piazza aveva un’ampiezza dimezzata rispetto all’attuale. All’inizio del XVII secolo, Carlo Emanuele I, avviò una politica urbanistica volta a nobilitare il volto della città che essendo divenuta capitale dello Stato Sabaudo doveva svolgere nuove funzioni amministrative e militari; piazza Palazzo di Città con annesso il “suo” Palazzo di Città (noto anche come Palazzo Civico), ne sono un esempio lampante. Nel 1995, sotto il controllo della Soprintendenza per i Beni Ambientali e Architettonici del Piemonte, sono stati avviati i lavori di riqualificazione della piazza; la totale pedonalizzazione, la rimozione dei binari tranviari che collegavano Via Milano a piazza Castello e la realizzazione di una nuova pavimentazione, hanno restituito ai cittadini una nuova piazza molto più elegante e raffinata. Da ricordare come piccola curiosità, il fatto che per tutti i torinesi piazza Palazzo di Città sia conosciuta con il nome di “Piazza delle Erbe”, probabilmente a causa di un importante mercato di ortaggi che, nell’antichità, aveva sede proprio in questa piazza. 

(Foto: il Torinese)

Simona Pili Stella