STORIE DI CITTA’ / di Patrizio Tosetto
La pizzeria in fondo al viale. Insomma il solito posto dove mangiare bene e trascorrere una piacevole serata nel parlare e nell’ascoltare. Storie e pensieri. Questa volta ascoltando ho pensato ad altri episodi di questa nostra città. Tra
ascoltare e ricordare, diventando un insieme.(Sora) Gabriella – nella foto – si “aggira” tra i tavoli tra le ordinazioni ed i convenevoli tessendo un immaginario filo che unisce tutti i commensali. Strada Altessano 57, il Portico. Tutto il resto è racconto. Arriva la figlia che sorridendo s’accende la sigaretta. Disturbo? Assolutamente no, ed io quasi provocatoriamente chiedo: racconta.Fa ruotare gli occhi e scuote leggermente la testa. Non sono cose belle ma è bene raccontarle…. Ci abiti pure tu vicino a Piazza Vittorio dove i giovani non vanno solo per un aperitivo. Gira droga e poi qualcosa per ottenere rapporti sessualmente facili. Una maggioranza o una minoranza? Non saprei…comunque molti. Mentre parla ricordo ciò che mi è stato raccontato da una amico. Corso Giulio Cesare, dopo Corso Brescia, hanno rubato il cellulare a mia moglie davanti alla figlia. Non voleva denunciare il furto. Mi sono imposto e al commissariato delle porte palatine è stato riconosciuto l’aggressore. La polizia si è complimentata. In particolare un ispettore il giorno dopo è riuscito ad arrestare il colpevole. L’ ha riconosciuto ed è intervenuto nonostante
non fosse in servizio. Accerchiato dai compari incuranti di scontrarsi con un poliziotto. Fortunatamente transitava una pattuglia. Mia moglie è stata chiamata per i riconoscimenti del caso. Visto signora? con la sua denuncia e le prove che abbiamo “marcirà” in galera. Il giorno dopo il magistrato di turno l’ha scarcerato. Scoraggiante. Monica ha finito e descrivo ciò che ho pensato. Extracomunitario? Si, non italiano. Vedi, sono anche spacciatori, annuisco ma sottolineo: se non ci fossero i consumatori italianissimi non ci sarebbe spaccio. Dove c’è movida c’è troppo caos. Nella mia mente fanno capolino le lamentele di Aldo che ha una birreria in San Salvario. Patrizio, troppe tasse, per poi vedere fuori dal locale lo spacciatore indisturbato. Ma è proprio così brutta questa realtà? Continuo a non essere capace di definirne le “quantità” di questi fenomeni delinquenziali. E francamente mi sento impotente di fronte alla realtà, ed al tempo stesso contento di frequentare questi amici, diremmo così, della pizzeria. Fanno della loro normalità il loro punto di vanto, vogliono essere e sono diversi da questi “giovani”, giovani che hanno avuto o hanno dei cattivi maestri. Per questo torno appena posso al Portico, la pizza è buona e più buona la compagnia. Sicuramente piccole cose, ma sono risposte al degrado che ho raccontato, piccole “dighe” al brutto che avanza.
Un semplice prelievo di sangue, il test della Troponina, al Mauriziano di Torino consentirà la diagnosi precoce dell’infarto
successive e si concluse, dopo 79 episodi, il 3 giugno 1969. Nei fatti rappresentò l’opera prima da cui nacque l’universo fantascientifico di Star Trek, con altre serie televisive, film e opere letterarie. La saga, ambientata tra gli anni 2266 e 2269, in un ipotetico futuro in cui i terrestri sono riuniti nel governo mondiale della
sociale e di costume, sia per i contenuti tecnologici. Nell’episodio di Star Trek intitolato “Umiliati per forza maggiore”, si potè assistere anche al primo bacio interrazziale della storia della televisione, tra Uhura e il capitano Kirk. Il personaggio di Uhura – prima persona di colore a ricoprire un ruolo di ufficiale comandante e a mostrare l’ombelico in una fiction televisiva in America – divenne tanto caro al pubblico che lo stesso Martin Luther King intervenne personalmente affinché l’attrice che la interpreteva, Nichelle Nichols, continuasse a far parte del cast del fantascientifico serial. Se si pensa che fino a metà degli anni ’60 ,in molti stati degli USA, erano in vigore leggi discriminatorie nei confronti dei neri d’America, negando loro i più elementari diritti civili, si può comprende meglio il messaggio progressista di “Star Trek”.
E’ nel sottosuolo la testa fresante di ‘Masha’, la talpa meccanica che scaverà la galleria sotto via Nizza


e diritti”. Temi ricorrenti, spesso violati, a volte dimenticati che si accompagnano al bisogno di ricostruire storie e vicende partendo dai fatti. “La lettura del lavoro di Maran dimostra come gli eventi tragici verificatisi nei Balcani non affondino le loro ragioni in un atavismo tribale, bensì in “semplici” e fin troppo evidenti scontri tra gruppi di potere interni allo spazio jugoslavo e sostenuti da potenti alleati stranieri”, sottolinea Luca Leone, autore dei più importanti libri sulla Bosnia. Che aggiunge come “a restare stritolati, sfregiati, dilaniati, alla fine sono sempre i popoli, la giustizia e la verità”. Soprattutto in questi paesi dove la storia è passata come un vento impetuoso nel corso dei secoli, tanto da far dire a Winston Churchillche “gli spazi balcanici contengono più storia di quanta ne possano consumare”.
Ieri al Circolo dei Lettori è stato presentato Kobane Calling di Zerocalcare tra politica internazionale, aneddoti di viaggio e retroscena sulla stesura dell’opera.Fila lunga un isolato e durata più di due ore, sei sale del Circolo dei Lettori ad attenderlo, cinquanta persone rimaste fuori, un firma copie durato ore, questa in pillole la presentazione di Kobane Calling di Zerocalcare a Torino. Nonostante la popolarità sempre più crescente il fumettista romano è rimasto quello di sempre, infatti ci ha confidato il suo disorientamento di fronte alla notizia dei tanti che sono lì per lui. Ironicamente ci ha spiegato che se sta via a lungo dal quartiere di Rebibbia gli viene l’orticaria. Eppure da questo si è allontanato per compiere, tra novembre 2014 e luglio 2015, tre viaggi tra Turchia, Siria e Iraq al seguito della Rete Kurdistan. Viaggi che sono diventati la sua ultima opera edita da BAO Publishing, di cui sono state stampate cento mila copie. La presentazione, senza spoilerare, ha illustrato meglio i retroscena sul viaggio ma anche sul percorso di scrittura . Kobane Calling, come ci dice Michele Rech, presenta due linee narrative. Inizialmente però l’innesto narrativo era solo uno, il racconto degli eventi vissuti attraverso le testimonianze della gente incontrata. Tornato in Italia questo approccio gli è sembrato troppo didascalico, quasi un’illustrazione di diapositive di viaggio ai parenti in salotto ci dice ironicamente. Così è venuta fuori la seconda linea narrativa, quella personale fatta delle sue impressioni. Proprio della sua esperienza diretta si è parlato ieri, dei suoi racconti di Kobane liberata ma fantasma con la puzza dei cadaveri che vi aleggia sopra. E ancora degli uomini dell’Isis che nei villaggi uccidono, stuprano e filmano sotto l’occhio di un ragazzo del villaggio che avrà il compito di testimoniare l’orrore agli altri. C’è stato anche spazio per i racconti divertenti come quello di un cinese che giunto dalla Cina in bici voleva arrivare ad Aleppo. O ancora la storia di alcuni uomini dell’Isis che scappando si sono infiltratati nei festeggiamenti per liberazione di un villaggio, ma sono stati beccati dai curdi grazie a dei video pubblicati nei loro profili Facebook. Il Rojava in questo momento è il centro del mondo, ci racconta Michele, ed è fondamentale che i media ne parlino perché c’è bisogno di un riconoscimento internazionale. In sintesi Kobane Calling ci presenta un Zerocalcare meno Zerocalcare rispetto al solito, ma in fondo c’è sempre quel mammut che rappresenta un modo per tenerlo ancorato al suo mondo.

una ragazza rom che vive alla periferia di Torino, con la regia di Laura Hailovic. La pellicola è in perfetta linea con il tema principale della ventesima edizione della rassegna che è “Margini e periferie”. “Bella e perduta”, film di Pietro Marcello sulla Terra dei fuochi, va in scena, invece, mercoledì 13, alle ore 21, al cinema comunale di Condove in piazza Martiri della Libertà 13. E’ un racconto in chiave poetica, e visto attraverso lo sguardo di un animale, del rapporto tra uomo e natura. Infine, giovedì 14, alle ore 18, ai Laboratori di barriera a Torino, via Baltea 3, c’è “Memoria resistent, Armando Ceste e i 20 anni del Valsusa Filmfest. Nell’occasione verranno presentati l’archivio web e l’archivio dedicati alla memoria di uno dei pionieri del cinema sociale italiano, tra l’altro uno dei fondatori della rassegna in cui è inserito.