POLITICA- Pagina 588

Mercoledì nero per l’Italia, aumento dell’Iva e Governo balneare

Ogni tanto si parla di mercoledì nero e la Borsa ne registra qualcuno. La novità è che stavolta non si tratta di Borsa, ma di Bilancio pluriennale dal 2021 al 2027 che si deciderà a Bruxelles.

Un appuntamento da mille miliardi di euro al quale l’Italia partecipa senza governo eletto e in uno stato di estrema debolezza . I 27 Paesi procederanno alla spartizione dei fondi dell’Unione e quelli in ritardo con le riforme sul lavoro rischiano decurtazioni pesanti.  La Commissione Ue adotta la propria proposta di riparto del bilancio dell’Unione europea finalizzato alle aree arretrate, ai territori in crisi industriale, all’agricoltura (pochi), al programma per studenti Erasmus, di Horizon 2020 per la ricerca avanzata e quelle per le iniziative di politica estera e sui fondi sulle migrazioni, le richieste di asilo o la gestione dei confini esterni dell’Unione europea. Quest’ultime, soprattutto le note dolenti, perché le ONG olandesi, spagnole, inglesi e via di seguito hanno una predilezione per l’Italia. Vale a dire il porto di mare più sicuro e più facile. Un bilancio europeo tra l’1,13% e l’1,18% del reddito lordo dell’Unione che metterà   in gioco circa 1.020 miliardi di euro, in sette anni, di cui dirottati verso l’Italia (forse) circa 120. Spetta al commissario tedesco Ue, al Bilancio, Günther Oettinger la proposta. È prevista una novità rispetto al passato. Il Fondo sociale europeo, verrà subordinato alle “raccomandazioni” ricevute ogni anno da Bruxelles. In altre parole, l’Italia avrà problemi ad accedere alle intere somme messe a disposizione se avrà ricevuto “contestazioni” nell’attuare le riforme suggerite dalla Commissione Ue. In pratica, il 18 aprile scorso il commissario Günther Oettinger la ceca Vera Jourová, la svedese Cecilia Malmström e il greco Dimitris Avramopoulos hanno concordato come il Fondo sociale europeo attuerà la sua funzione: “sostenendo gli Stati membri nel perseguire le priorità delle linee guida sull’occupazione e le raccomandazioni del Consiglio Ecofin”. Il problema è che l’Italia non le rispetta, da anni, e il Fondo sociale europeo è stato usato per mitigare gli effetti della crisi industriale che ci attanaglia anche in regioni ricche come Lombardia, Veneto e Piemonte, usandoli per la Cassa Integrazione. Sul fronte italiano molto rigore nell’ultimo decennio in tema di bilancio, ma poche riforme strutturali e, per contro, molti sprechi. La soluzione di Oettinger mira al bilancio europeo come mezzo per condizionare alcune scelte politiche nazionali, ipotizzando addirittura di creare “uno strumento per la realizzazione delle riforme strutturali”.  Sarà quindi un negoziato complesso dove si giocherà nuovamente sugli equivoci. La soluzione annunciata come “innovativa” è che la Commissione Ue proporrà che oltre 200 miliardi non vengano versati dai governi, ma da nuove “risorse proprie europee” (come indicato da un gruppo di lavoro presieduto da Mario Monti; vale a dire, ma sottaciuto, un altro aumento dell’Iva che verrà versato direttamente nelle casse dell’Unione). Le altre “entrate proprie” saranno quelle provenienti dalla tassa sull’uso degli imballaggi di plastica non riciclabile, quella sullo scambio di Co2 (l’«emission trading scheme») e quella sull’armonizzazione della base fiscale che attualmente favorisce l’Olanda, l’Irlanda e l’Ungheria che sono veri paradisi fiscali per le multinazionali. In conclusione, a noi preoccupa soprattutto l’aumento dell’Iva e la ricorrenza del 1° maggio che ha celebrato la Festa del lavoro, ci fa interrogare su quale sia e dove?

 

Tommaso Lo Russo

Il Divo Matteo da Fazio chiude la partita

Gli italiani a Matteo Renzi avevano dato una fiducia immensa e un consenso smisurato perché pensavano potesse risollevare, dal letto, quel malato terminale che si chiama Italia.

Fiducia mal riposta e gli italiani, compresi gli elettori del PD e quel “credo in un unico Matteo” non lo professano più e la fiducia gliela hanno ritirata. Ciononostante, lui pensa ancora di esser il PD, o almeno il partito che ne è rimasto. Eppure la parabola del divin Matteo è in caduta libera dal 2014, dopo tanti successi raggiunti e altrettanti insuccessi non ancora finiti Venendo alle ultime boutade, quello che è squallido è che prima del direttivo del PD, Renzi abbia annunciato da Fazio che non se ne farà niente dell’accordo con i Cinque Stelle, ancora prima di deciderlo in direttivo. Vale a dire, Renzi è il PD e gli altri non contano nulla e i luoghi della democrazia sono la televisione. In altre parole, dal Parlamento a scendere alle altre istituzioni fino ad arrivare a tutti gli altri organismi non contano più nulla e tutto si decide in su twitter, facebook, televisione o meglio ancora uno – stile duce- decide per tutti senza il consenso degli altri. Eppure l’Italia avrebbe bisogno di un rinascimento, un senso e consenso che quasi nessuno di questi politici sembra perseguire. Gli italiani si aspetterebbero: meno slogan, battute da campagna elettorale e più serietà, ma da parte di chi? Intanto il mondo va avanti e non si ferma per aspettare quegli impiastri di italiani.

Tommaso Lo Russo

Moro. L’inchiesta senza finale

A 40 anni dai fatti, la tuttora molto dibattuta vicenda del rapimento e dell’uccisione di Aldo Moro è cruciale per comprendere la storia del nostro Paese. Per chi cerca risposte e non si accontenta di sospetti né di inconcludenti elenchi di interrogativi in sospeso, il problema principale è quello di orientarsi


Un qualificato contributo in questo senso viene dal libro di Fabio Lavagno e Vladimiro Satta: l’uno, sola voce dissonante all’interno della Commissione parlamentare che ha svolto un’inchiesta sulla vicenda Moro dal 2014 a fine 2017, e l’altro ex-curatore della documentazione della Commissione Stragi e storico. Il volume fa il punto sullo stato attuale delle conoscenze, focalizzando l’attenzione sulle risultanze dei lavori più recenti, mettendole a confronto con quelle formatesi nel corso dei decenni e presentando al lettore, in appendice, documenti giudiziari e parlamentari che finora non avevano avuto il rilievo che avrebbero meritato. Inoltre, il libro offre una mini-rassegna stampa di commenti all’inchiesta parlamentare, in cui spicca una lettera aperta scritta dal giudice emerito Rosario Priore, per anni titolare delle inchieste della Procura di Roma sulla vicenda Moro.

Lavagno mostra come il finale, o meglio il “non finale” della recente inchiesta parlamentare fosse già stato segnato dall’impianto politico di cui la legge istitutiva era espressione e come la predilezione della Commissione per le narrazioni in stile ghost story abbia fatto perdere una preziosa occasione per chiudere un periodo drammatico che ha lasciato una profonda traccia nella memoria collettiva. Sottraendo le riflessioni al frastuono delle polemiche, procedendo con rigore ed equilibrio, i tempi sarebbero invece maturi, argomenta Lavagno, per liberare la memoria dai fantasmi, assolvendo così una funzione di umanità e di rilievo politico, oltre che storico. Satta affronta le principali questioni che, attraverso la relazione di dicembre 2017 della Commissione parlamentare, sono entrate e attualmente campeggiano nel dibattito pubblico sulla vicenda: le ricostruzioni giudiziarie, parlamentari e storiche del passato furono condizionate da negoziati tra istituzioni e Br per creare una verità di comodo? L’agguato del 16 marzo 1978 in via Fani poteva essere prevenuto grazie ad un messaggio arrivato dal Medio Oriente? Le Br fecero da sole o furono strumento di agenti stranieri? Cosa c’entrano un bar di via Fani e un appartamento di via dei Massimi? Quali leggende sono state demolite dalla Commissione d’inchiesta?

Il libro di Lavagno e Satta, dunque, si distingue nel vasto panorama dei volumi e dei programmi dedicati all’uccisione di Moro e degli agenti della sua scorta perché è il più aggiornato, perché si basa su evidenze dotate di ampi riscontri e non su impressioni soggettive o peggio ancora su fantasie, perché non lascia il lettore in alto mare e, al contrario, chiarisce il senso della vicenda: il massacro di via Fani ed il sequestro e omicidio di Moro non furono un episodio a sé stante, bensì l’apice della lotta armata che, con tragica coerenza, flagellò l’Italia per lunghi anni, prima, durante e dopo la primavera 1978.

 

 

EDUP 2018 – Pagine 296 – Euro 22,00

AUTOSTRADE TORINO-MILANO E ASTI-CUNEO: OK DA BRUXELLES

«La Commissione Ue ha ufficialmente autorizzato e notificato all’Italia il via libera al completamento della A33. Un risultato a cui lavoro da quasi due anni. Ora i cantieri possono finalmente ripartire. L’Europa ha fatto la sua parte. Il Governo, senza scuse, inizi a fare la sua!»: a parlare è l’eurodeputato Alberto Cirio.
Il dossier italiano prevede interventi del valore complessivo di 8,5 miliardi di euro
Le risorse necessarie per il completamento dell’Asti-Cuneo saranno reperite attraverso il meccanismo del cross-financing, ovvero una mini proroga della concessione sulla Torino-Milano in cambio di investimenti infrastrutturali.
«I lavori per l’Asti-Cuneo possono partire. La Commissione europea ha autorizzato l’Italia a finanziare e realizzare l’opera»: con queste parole, la scorsa settimana a Strasburgo, il commissario alla Concorrenza Marghrete Vestager aveva anticipato all’eurodeputato Cirio l’arrivo, a breve, dell’ok formale da parte dell’UE.
«Dopo il via libera tecnico dei mesi scorsi, mancava ancora questo ultimo tassello fondamentale, cioè l’approvazione ufficiale del provvedimento e la notifica al Governo italiano – aggiunge Cirio –. L’ok formale, che la commissaria Vestager mi aveva personalmente anticipato, è arrivato questa mattina: ora i lavori potranno finalmente partire. La Commissaria e l’Europa sono state di parola, adesso è importante che il Governo italiano lo sia altrettanto. Questa approvazione ci permetterà di completare una autostrada che aspettiamo da più di 30 anni. Allo stesso tempo, il via libera di oggi mette a tacere le voci che dubitavano della bontà della promessa fattaci dall’UE. L’Europa – conclude Cirio – non è sempre una “cattiva matrigna”. È buona nella misura in cui noi eurodeputati, che abbiamo il compito di rappresentare il nostro Paese a Bruxelles, sappiamo fare bene il nostro lavoro».
Il piano prevede in particolare la proroga di due importanti concessioni autostradali detenute da Autostrade per l’Italia (ASPI) e da Società Iniziative Autostradali e Servizi (SIAS). 
Quest’ultima in particolare riguarda una  proroga quadriennale della concessione sul l’autostrada SATAP A4 Torino-Milano,  fino al 2030,  e prevede che   SIAS impieghi le entrate generate dalla proroga per portare a termine l’autostrada Asti-Cuneo A33. Inoltre l’Italia abbrevierà di 13 anni la durata della concessione  della A33, gestita sempre da SIAS, e introdurrà massimali sugli eventuali aumenti dei pedaggi. L’impegno è anche ad aprire, entro il 2030, un bando di gara congiunto per entrambe le concessioni, Torino-Milano e Asti-Cuneo.   L’Italia si è inoltre impegnata a fare altrettanto, entro il 2019, per una serie di concessioni distinte, ma connesse, gestite sempre da SIAS (le autostrade SATAP A21 e ATIVA), già scadute o prossime alla scadenza. Non verrano invece portati avanti i piani iniziali di proroga su altre concessioni gestite da SIAS, come l’autostrada CISA. 
Nel caso di ASPI la misura prevede una proroga quadriennale della concessione, fino al 2042. Le entrate generate da tale proroga dovrebbero consentire di portare a termine tempestivamente la cosiddetta “Gronda di Genova“, una bretella che connette i collegamenti autostradali esistenti attorno al capoluogo ligure, nonché una serie di ulteriori miglioramenti sulla rete ASPI, i cui lavori dovrebbero iniziare al più tardi entro gennaio 2020. 
Entrambe le concessioni, SIAS e ASPI, prevedono un massimale sui potenziali aumenti dei pedaggi a un livello sostenibile per gli utilizzatori delle autostrade (in linea di principio tali massimali non possono superare il tasso di inflazione maggiorato dello 0,5%).  Sono inoltre previste diverse salvaguardie per evitare che le due Società concessionarie ricevano una sovracompensazione e per limitare le distorsioni della concorrenza: un massimale  sull’importo che ASPI e SIAS possono rispettivamente ottenere al termine della concessione vendendo i propri attivi e un  meccanismo per evitare la sovracompensazione .  In particolare, tale meccanismo stabilisce la remunerazione e il livello degli investimenti che le due Società devono rispettivamente effettuare, e prevede l’imposizione di sanzioni in caso di ritardi o di mancata realizzazione degli investimenti, nonché una serie di requisiti particolareggiati intesi a bandire gare per la stragrande maggioranza delle opere infrastrutturali a valle, al fine di limitare le distorsioni della concorrenza. 

FCA, TRONZANO (FI): “GRUPPO INDUSTRIALE IN CRESCITA. MA QUALE FUTURO PER TORINO E MIRAFIORI?”

“I risultati positivi di Fca, che ha chiuso il primo trimestre con un utile in crescita del 59 per cento, dovrebbero far ben sperare anche per le attività del gruppo industriale a Torino. Purtroppo i segnali sono invece contrastanti e preoccupanti, come dimostra il nuovo ricorso a giornate di cassa integrazione nel mese di maggio a Mirafiori, Orbassano, None e Volvera”. 

Così il consigliere regionale di Forza Italia, Andrea Tronzano, commenta i dati sull’andamento aziendale di Fca e sulla situazione occupazionale nel nostro territorio. 

“Nel percorso di superamento della crisi economica, a Torino e in Piemonte resta prioritario il sostegno e il rilancio dell’industria automobilistica e del suo indotto. Lo stabilimento di Mirafiori in particolare – prosegue il consigliere – è per storia e potenzialità lo snodo principale e cartina di tornasole della produzione del settore nel nostro territorio”. 

“Negli ultimi anni sono state fatte tante promesse per il rilancio del sito industriale ma i risultati sembrano lontani. Quali sono i progetti e le prospettive? Chiedo che il presidente Chiamparino e la sindaca Appendino, – conclude Tronzano – al di là delle parole, si attivino e chiedano ufficialmente ai vertici di Fca, a nome delle istituzioni che rappresentano,  quali sono, una volta per tutte, le intenzioni nei confronti di Mirafiori e dei lavoratori del gruppo”.

PRESIDIO PER LA LEGALITA’, LA TRASPARENZA E L’EFFICIENZA AMMINISTRATIVA

Nasce per iniziativa della Sindaca Chiara Appendino il Presidio per la legalità, la trasparenza e l’efficienza amministrativa, organo con funzioni di supporto e collaborazione della prima cittadina.

La Giunta comunale di Torino, in attuazione di linee programmatiche approvate dal Consiglio Comunale nel 2016 ha costituito, all’interno del Gabinetto della Sindaca, il “Presidio per la legalità, la trasparenza e l’efficienza amministrativa”, Organo indipendente, consultivo e di controllo dell’azione amministrativa, incaricato di approfondire e proporre azioni ed interventi sui temi della legalità, della trasparenza e dell’efficienza amministrativa (anche con dibattiti, incontri di studio, conferenze, ecc.), al fine di migliorare e rendere più efficiente l’azione amministrativa, anche attraverso l’individuazione e la proposta di linee guida, di best practices, di modelli di semplificazione. Il Presidio potrà richiedere, attraverso la Sindaca, le informazioni e i dati necessari e invierà comunicazioni alla Sindaca, al fine di informare la cittadinanza relativamente alle attività svolte e ai risultati conseguiti, tramite relazioni periodiche o con ogni altro strumento che riterrà a tal fine utile. Il presidio ha sede nel Palazzo di Città. Sarà composto da tre esperti in materie giuridiche, di notoria professionalità ed attenti alle questioni che investono la deontologia professionale, la legalità, l’efficienza e la trasparenza dell’azione amministrativa. I membri verranno nominati con decreto sindacale, resteranno in carica sino al termine del mandato sindacale, potranno essere riconfermati alla scadenza del mandato e svolgeranno il loro incarico, a titolo gratuito.

(foto: il Torinese)

Figli coppie omogenitoriali, Fratoianni (Liberi e Uguali): “Scelta giusta sindaca Torino”

“Imperdonabile ritardo. Parlamento frenato da cinici e  ipocriti, lontani da vita reale. Ora il Palazzo si muova, noi pronti ma Pd e M5 lo sono?”

“Quella compiuta  dalla sindaca di Torino è una scelta giusta. Non ci possono essere lacciuoli oscurantisti all’affetto di coppie omogenitoriali verso i propri figli.” Lo afferma il segretario nazionale di Sinistra Italiana Nicola Fratoianni, di Liberi e Uguali. “ Di fronte ad un imperdonabile ritardo della politica e del Parlamento frenato da settori retrivi, cinici, ipocriti e lontani dalla vita reale delle persone – prosegue l’esponente della sinistra eletto a Torino –  ben venga la scelta del capoluogo piemontese.” “Ora la battaglia di civiltà deve continuare nel Paese e nel Palazzo, a partire dal Parlamento che deve affrontare il vuoto normativo su questo punto. Noi siamo pronti – conclude Fratoianni –  il Pd e M5S lo sono?”

Riccardo Molinari nominato vicecapogruppo della Lega alla Camera

“Un riconoscimento non solo personale, ma per tutta la squadra della Lega piemontese, la componente parlamentare più numerosa della nostra Regione”

 

Una grande soddisfazione, un punto di partenza per fare ancora meglio, sempre meglio, insieme. Con queste parole il deputato Riccardo Molinari, Segretario Nazionale Lega Nord Piemont, ha accolto la notizia della sua nomina a vicecapogruppo per il gruppo Lega alla Camera.

 

“Ringrazio il Capogruppo Giancarlo Giorgetti e il Segretario Federale Matteo Salvini per la fiducia – commenta Molinari – oltre ovviamente ai colleghi deputati. È un ruolo di grande responsabilità e molto impegnativo, considerando che il gruppo della Lega alla Camera oggi è composto di 125 membri. Ci tengo a sottolineare che questo è stato un riconoscimento non solo personale, ma dato alla squadra della Lega piemontese, che si è particolarmente distinta per il lavoro e gli ottimi risultati negli ultimi anni che ci hanno portato ad essere la componente parlamentare più numerosa della nostra Regione.”

 

La Dc, le alleanze e i 5 stelle

di Giorgio Merlo

Dunque, la tesi dei 5 stelle sul capitolo delle alleanze politiche – seppur dopo una sciagurata legge elettorale voluta e perseguita dal Pd renziano e da Forza Italia – e’ molto semplice. E potrebbe essere riassunta così: noi ci alleiamo prima con la Lega. Se non ci sta scegliamo il Pd. Perché pari sono e l’uno vale l’altro. Ecco, questo metodo e’ il nuovo modo di far politica nella stagione post ideologica e potremmo anche dire post democratica. Uno vale l’altro perché, appunto, essendo i 5 stelle un partito né di centro, né di destra e né di sinistra non c’e’ più alcuna gerarchia valoriale, politica, culturale e programmatica da rispettare. Tutti sono uguali agli altri purché siano alle dipendenze del movimento di Grillo e Casaleggio. Ora, senza entrare nel merito di questa strana e singolare – almeno a mio parere – concezione della politica e della democrazia, mi permetto di sottolineare sommessamente che la credibilità e la trasparenza della politica rispondono ad altri criteri. E, nello specifico, alla miglior cultura cattolico democratica e cattolico popolare che si sintetizza in alcuni punti qualificanti e decisivi. A conferma, per chi non l’avesse ancora capito, che i 5 stelle non hanno nulla a che vedere, ma proprio nulla, con la storia, l’esperienza, la funzione e e il ruolo che in altra epoca storica ha svolto la Democrazia cristiana. E lo dico perché a volte qualche buontempone, simpatico ma sballato, continua a tracciare strani confronti e similitudini tra il comportamento politico dei 5 stelle e il ruolo storico assolto dalla Dc. Ora, sono almeno 3 i capisaldi essenziali della nostra concezione delle alleanze. Innanzitutto in Italia la politica “e’ sempre stata politica delle alleanze”, per dirla con Mino Martinazzoli. E quindi un no secco alla logica dell’autosufficienza e della autoreferenzialita’. Di marca grillina o di marca renziana fa poca differenza. In secondo luogo la cultura del doppio o triplo forno non rientra in una concezione politica ispirata alla chiarezza e alla coerenza programmatica. Quale credibilità può avere un progetto politico di un partito che sceglie, casualmente, il programma di forze politiche alternative l’un l’altra? Questo, in gergo, si chiama trasformismo politico e parlamentare. Punto. In ultimo, ma non per ordine di importanza, dal sistema delle alleanze emerge anche il progetto di società che le forze politiche perseguono. Certo, in una stagione dominata dalla superficialità e dalla radicale assenza di cultura politica, parlare di progetto di società e’ quanto mai arduo, se non addirittura fuori luogo.

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Ma se è vero, com’è vero, che le priorità programmatiche rispondono anche ad un quadro valoriale e ad un sistema ideale, l’indifferenza nel scegliere un partito o l’altro nella costruzione di un programma e’ un atto qualunquistico e demagogico senza alcun fondamento e privo di qualsiasi credibilità politica. Ecco perché, anche e soprattutto alla luce di ciò che concretamente sta capitando nella società italiana, e’ arrivato il momento per recuperare il patrimonio politico del passato e declinarlo nella dinamica politica contemporanea. A cominciare dalla riscoperta della cultura del cattolicesimo politico che, proprio sul tema delicato e decisivo delle alleanze, del progetto di società e della coerenza tra programmi e costruzione delle coalizioni, ha saputo offrire pagine straordinarie per una politica alta, nobile e soprattutto credibile agli occhi dei cittadini e della pubblica opinione. Quello che oggi manca drammaticamente e’ proprio questo tassello: la nobiltà della politica. Prima o poi il qualunquismo, la demagogia e la pura propaganda cedono il passo. E lì’ occorre essere pronti per non ricadere nel precipizio. Perché a pagarne il conto sarebbe solo la qualità della democrazia e la credibilità delle nostre istituzioni.

Rifondazione e il 25 aprile

Rifondazione Comunista partecipa e invita a partecipare alle prossime manifestazioni in programma a Torino il 24 aprile e il 1 maggio. L’una, la fiaccolata del 24 aprile, è indetta come ogni anno per celebrare la lotta partigiana e la Liberazione dalla dittatura nazifascista. Il corteo partirà alle ore 20 da piazza Arbarello per arrivare in piazza Castello dove il compagno partigiano Gastone Cottino terrà l’orazione ufficiale. La manifestazione del 1° maggio, dopo il ritrovo dei manifestanti previsto per le ore 9, partirà da Piazza Vittorio Veneto. “In piazza noi ci saremo – dice Ezio Locatelli, segretario provinciale di Rifondazione Comunista –  non solo per un fatto di ricorrenze pure importanti per il movimento operaio, popolare e antifascistaCi saremo in ragione di una lotta che deve proseguire contro guerre, razzismi, disuguaglianze, fascismi vecchi e nuovi, forme di sfruttamento e di spoliazione del lavoro. Occorre riaffermare questa volontà di lotta per il cambiamento di contro alle politiche liberiste che i vari governi  hanno perseguito in questi anni. Queste politiche hanno causato veri e propri disastri sociali, nutrito interessi e privilegi delle classi abbienti, fomentato la guerra tra poveri. Saremo presenti in piazza per dire no ai nuovi scenari di guerra perseguiti dalle potenze occidentali. Saremo in piazza per dire che occorre costruire una alternativa che ridia sovranità e potere al popolo”. Oltre alla presenza alle due manifestazioni Rifondazione Comunista parteciperà alle varie  manifestazioni che si terranno il 25 aprile nei quartieri della città oltre che in diversi comuni dell’area metropolitana.