POLITICA- Pagina 421

Nasce “Pinerolo in Azione”

Riceviamo e pubblichiamo

Azione, il movimento politico fondato da Carlo Calenda, è ora presente anche nel Pinerolese.

In questi giorni è stato costituito il Comitato promotore di “Pinerolo in Azione” al quale, in vista
dell’organizzazione che il partito assumerà a livello territoriale, possono aderire le cittadine e i cittadini di
Pinerolo e del Pinerolese che si sono già iscritti ad Azione, attraverso il sito nazionale, o che intendono
farlo.
Del Comitato fanno parte: Matteo Avondetto, Lorena Martinatto, Claudio Lubatti, Lorenzo Pesando,
Luigi Pinchiaroglio, Lorenzo Primo.
L’Italia è un grande Paese. Siamo l’ottava potenza mondiale, la seconda economia manifatturiera
d’Europa, uno dei Paesi fondatori dell’Unione Europea e il luogo di nascita della cultura occidentale.
Nessuna maledizione ci condanna a dover scegliere tra i disastri dei populisti e quelli dei sovranisti, a
doversi alleare agli uni per contrastare gli altri con l’unica certezza di svendere il patrimonio di valori che
appartengono alle famiglie del riformismo italiano. Quegli stessi valori dei quali è permeata la nostra
Costituzione e l’intera storia dell’Italia repubblicana.
Azione intende essere il luogo di mobilitazione e di elaborazione politica dell’Italia che lavora, produce,
studia e fatica. Dell’Italia stanca degli scontri inconcludenti tra tifoserie e degli slogan privi di contenuti.
Dell’Italia che guarda al futuro, con grande consapevolezza delle sfide di livello internazionale nelle quali
deve giocare un ruolo di primo piano per poterle affrontare e vincere insieme agli altri Paesi dell’Europa e
del Mediterraneo.
La costruzione dell’Europa federale e il rafforzamento del rapporto con le grandi democrazie occidentali
devono ridiventare i due punti cardinali della politica estera italiana.
La politica economica di Azione sarà fondata su tre pilastri: investire, proteggere e liberare.
Investire per affrontare le trasformazioni digitali e ambientali giocando in attacco; proteggere quando le
distorsioni del mercato e la velocità delle trasformazioni danneggiano i lavoratori e i cittadini; liberare
ciascun individuo dal bisogno contingente, dall’ignoranza e da vincoli inutili, perché possa realizzare tutto
il proprio potenziale.
L’urgente e necessaria rivoluzione ambientale va trattata seriamente. Trasformare l’economia e la società,
da un modello di sviluppo fondato sul consumo a uno basato sulla sostenibilità e la dignità della persona,
è una straordinaria sfida per una nuova stagione di crescita, non certo la scusa per imboccare la strada
della decrescita (in)felice.
L’Italia ha bisogno di una classe dirigente costituita da persone che si sono misurate con il cambiamento
dando prova di competenza, serietà e coerenza.
Sappiamo bene come la politica abbia troppo spesso inteso dimostrare come questi elementi possano
essere considerati superflui. Così non è. Essi rappresentano un prerequisito per qualsiasi agire politico,
senza il quale la politica degenera nella gestione del potere fine a stesso e nei personalismi, aprendo la
strada alla deriva populista, demagogica e illiberale che mina le fondamenta dello Stato democratico.
Sconfiggere la propaganda che si basa sulla menzogna, gestire l’insicurezza e le paure, governando il
cambiamento attraverso una vasta alleanza democratica e progressista, è possibile.
Dipende solo da noi. Non siamo condannati a scegliere il male minore.
L’Italia è più forte di chi la vuole debole.
Entra anche tu in AZIONE! Aderisci al Comitato promotore di “Pinerolo in Azione”.

www.azione.it/entra-in-azione
pineroloinazione@gmail.com
Pagina Facebook “Pinerolo in Azione”
Il Comitato promotore di “Pinerolo in Azione”

Chieri: non passa mozione per il presepe nelle scuole

“La nostra non voleva essere un’imposizione ma soltanto un indirizzo che l’amministrazione comunale può dare e poi le scuole sarebbero state libere di seguire o meno, ci mancherebbe, ma su questo punto la maggioranza non ha voluto sentire ragioni”

Luigi Furgiuele, capogruppo della Lega in consiglio comunale a Chieri così commenta l’esito della votazione avvenuta nella sera di venerdì al consiglio comunale chierese. L’esponente del Carroccio aveva depositato una mozione finalizzata ad attivare il sindaco per sensibilizzare tutte le scuole cittadine ad allestire il presepio. E non è servito modificare il contenuto, ammorbidendolo il più possibile, in conferenza dei capigruppo. La maggioranza che sostiene il sindaco Alessandro Sicchiero (Partito democratico e due liste civiche) ha votato contro raggiungendo quota 16 voti, insieme a quello della lista Andrea Limone Sindaco (che è in minoranza), mentre il documento ha raccolto gli 8 voti di tutte le opposizioni. “Spero che i chieresi – dice ancora il proponente – a tempo debito si ricordino di ciò che è emerso da questo consiglio comunale e traggano le dovute conclusioni, non solo i cattolici, ma tutti coloro che ritengono il Presepe elemento di pace e famiglia, da sempre parte della nostra cultura, della nostra tradizione e dei nostri valori”.

Massimo Iaretti

“Le dimissioni di Rosso non cancellano nulla”

Riceviamo e pubblichiamo

 

“‘Ndrangheta, affari e compravendita di voti”. Interviene Grimaldi (LUV)

“Cirio ha dichiarato su tutti i media che non voleva in giunta Rosso. Credo sia un’uscita indecente. Lui è il Presidente di Regione, ha il potere e la responsabilità di scelta degli Assessori. Non credo che abbia ricevuto pressioni indebite, pertanto i problemi rimangono due.
Primo: siamo proprio sicuri che la ‘Ndrangheta non avesse chiesto a Rosso altro in cambio, oltre al denaro? Tutti i provvedimenti amministrativi e legislativi sono stati messi al vaglio?

Secondo: i voti, pochi o tanti che siano, sono arrivati. “Il patto è andato a buon fine”. Ecco, torno sul voto perché non vorrei essere frainteso: alle scorse elezioni abbiamo perso nettamente.

Ma questo non cancella nulla. Nello sport si può essere più forti dell’avversario, ma vedersi negata una vittoria per doping. In democrazia l’inquinamento del voto da parte della ‘ndrangheta è molto peggio di una sostanza anabolizzante.

Vorrei che la Giunta Cirio riflettesse su quanto irrimediabilmente siano macchiate la sua vittoria e questa legislatura”.

 

Marco Grimaldi

Consigliere regionale

Lega: “Con autonomia migliori servizi”

Da Palazzo Lascaris

Dichiara il Consigliere Regionale Andrea Cerutti (Lega): “A 76 anni dalla Carta di Chivasso, la Regione Piemonte, con una maggioranza allargata, vota finalmente la sua autonomia. Si tratta di un primo passo per conferire un mandato forte a questa amministrazione regionale, nel momento in cui discuteranno le materie oggetto di devoluzione con lo Stato centrale”.

Aggiunge Cerutti (Lega): “Apparentemente potrebbe sembrare un provvedimento che non abbia grande incidenza sulla vita quotidiana, invece, è l’esatto opposto e presto i cittadini ne toccheranno con mano i risvolti positivi. Siamo stati i primi in Regione Piemonte ad assumerci questa responsabilità ed ad aver votato convintamente questo provvedimento proprio ad inizio mandato, perché lo reputiamo indispensabile per il nostro operato futuro. La situazione disastrosa ereditata dalla scorsa giunta non può che essere superata partendo da questo atto indispensabile, che porterà più competenze, più efficienza, più responsabilità e più risparmi”.

Conclude Cerutti: “Un Nord, forte, unito e virtuoso richiede che la propria responsabilità nella gestione della spesa venga riconosciuta per fornire sempre migliori servizi ai propri cittadini”.

Dagli anni ’70 sulla politica le ombre della criminalità organizzata

Tegola in testa a Roberto Rosso, di riflesso al governatore Cirio e alla maggioranza di centrodestra. Per il tipo di  accusa mi tremano le gambe

 

Difficile trovare un’accusa così infamante, almeno qui al Nord,
anche se ( purtroppo ) il rapporto tra criminalità organizzata, politica ed imprenditoria risale
agli anni ’70. Ha pagato con la vita il capo della Procura di Torino Caccia e affilati alle cosche
come Giovanni Jaria sono diventati addirittura vicesegretario regionale del Psi negli anni
’80. Si è sempre saputo che la comunità calabrese è molto unita. Il che  non significa, sia ben chiaro, che
tutti i Calabresi sono ‘ndranghetisti. Anzi, l’ esatto opposto. Il procuratore capo di Cosenza
Gratteri è orgogliosamente calabrese. Precisa ogni volta che può di non voler lasciare la sua terra
per essere maggiormente incisivo nella lotta alla ‘ndrangheta, considerata la più potente del
mondo. Organizzazione che si è “evoluta”. Si e messa a fare l’ assicurazione nel traffico di
droga. Direttamente non tocca nulla e non rischia. Dà una sorta di fideiussione
ai produttori latinoamericani. Se gli acquirenti non pagano ci pensa lei a pagare eliminando
fisicamente i debitori. Fa da garante e viene pagata. Ovviamente la massa di soldi viene
riciclata in attività lecite. La globalizzazione determina un rapporto con le mafie locali. Anche
qui, nessuno sostiene che Torino è diventata Napoli. Non c’ è Scampia. Ma mi sa che si sta
tragicamente difendendo nel permettere infiltrazioni mafiose ( appunto ) di varie nazionalità
presenti come comunità immigrate. Dall’ est Europa come dalla Nigeria. Da un lato le cose
si complicano ma dall’ altro gli investigatori hanno sempre le antenne puntate per capire e
reprimere. Le accuse fatte a Roberto Rosso paiono decisamente circostanziate.
L’ arresto è indice di colpevolezza: non penso che la Dia di Torino l’ abbia emesso a cuor
leggero. Roberto Rosso, oramai ex assessore, è molto noto non solo a Torino. Giorgia Meloni lo
ha espulso da Fratelli d’ Italia e, valutati gli sviluppi sarà parte civile nel processo.
Detto in soldoni, se rinviato a giudizio avrà più fronti processuali. Ma si deve essere garantisti.
Le foto e le intercettazioni telefoniche sono ampiamente diffuse. La procura mette le mani avanti.
Divisione tra colpevolisti ed innocentisti. Non siamo ne’ magistrati, né avvocati difensori.
Qualcosa di simile avvenne anni fa nel Canavese con sviluppi processuali diversi. Fabrizio Bertot
ex Sindaco di Rivarolo ed ex deputato europeo fu assolto, viceversa Nevio Coral ex sindaco di
Leinì fu arrestato e poi condannato. Roberto Rosso ha 58 anni ed è da almeno 40 anni in politica.
40 anni sempre al vertice della politica. Da giovane  vicesegretario nazionale del movimento
giovanile democristiano, fino  a Forza Italia.
Nel passaggio tra la prima e la seconda repubblica ebbe una collaborazione con Segni il referendario, figlio
dell’ ex Presidente della Repubblica. Con Il pugliese Fico si era allontanato dal Cavaliere e sempre
insieme erano confluiti in Fratelli d Italia. Ha fatto di tutto. Dal consigliere comunale e vicesindaco, al deputato ed addirittura sottosegretario.
Con Roberto Cota fu vicepresidente regionale. Subito dopo ai margini della politica masticava
amaro non accontentandosi della professione di avvocato civilista. Riprendeva la scalata come
Sindaco di Trino. Stravinceva battendo gli epigoni del vecchio PCI. Trino, una delle roccaforti
storiche dei comunisti piemontesi. Infine l’ avventura della candidatura a Torino. Anzi della
ricandidatura a Torino. Perse il ballottaggio con Chiamparino ed accusò l’ allora presidente del
Piemonte Enzo Ghigo di averlo boicottato nonostante entrambi di Forza Italia. Tutti sapevano
che il suo traguardo erano le elezioni regionali e tutti sapevano che tra i requisiti per fare l’
assessore c’era un ottimo risultato nelle preferenze. Andò tutto secondo programma. Ora
si dovrà stabilire a che prezzo ha ottenuto questo risultato. 8 arresti dimostrerebbero
che la Dia sa il fatto suo. Ripeto, nessuna condanna prima del rinvio a giudizio e dei processi.
Sicuramente Roberto Rosso è stato incauto nel frequentare certe persone.
Cosa che si sarà già pentito di aver fatto. Mi sa che la sua carriera politica è volta al termine.
Forse non si dimetterà da consigliere regionale ma non era solo lì che voleva fermarsi. Oltre l’inevitabile e comprensibile ostracismo di chi gli era e gli sarà intorno.
Con solo due possibili soluzioni. Se verrà assolto sarà considerato un ingenuo caduto in un
gioco più grande di lui e non particolarmente e politicamente affidabile. Se condannano in tutti gradi
di giudizio dovrà fare, come tutti,  i conti con sé stesso e la sua morale.

 

Patrizio Tosetto

Costanzo (M5s): “Operai Mgc-Manital in attesa delle mensilità non pagate” 

In comune ad Ivrea da oltre 3 ore

Inaccettabile l’ attesa estenuante degli operai davanti ai cancelli del comune di Ivrea per ottenere  i due stipendi mancanti che la ditta, collegata alla Manital, deve loro. Da oltre 3h ore gli operai Mgc stanno aspettando, nell’androne del comune di Ivrea, come lavoratori e cittadini di serie b nella speranza, ormai piuttosto vana, di ricevere gli assegni delle due mensilità non pagate dal titolare.  Nessuna certezza e nessuna garanzia, solo una snervante attesa che ha il sapore di un’ennesima presa in giro. Proprio oggi  il Tribunale di Ivrea ha deciso di non decidere  sull’insolvenza dell’azienda e sulla possibile conseguente amministrazione controllata: tutto rimandato al 9 gennaio.  Oltre ai diversi mesi difficili, si preannuncia un Natale molto magro non solo per gli operai della Mgc, ma per gli oltre 10000 lavoratori e le loro famiglie della Manital. Così in una nota la deputata torinese Jessica Costanzo della commissione lavoro.

“Cancellare la prescrizione è contro la Costituzione”

Riceviamo e pubblichiamo

 

Il Governo conferma con un accordo che dal 1 gennaio 2020 sarà cancellata la prescrizione dopo la sentenza di primo grado. Azione, +Europa e Radicali italiani  organizzano per domani, 21 dicembre, in via Maria Vittoria 38 a Torino (presso Social Fare), un incontro dal titolo “Cancellare la prescrizione è contro la Costituzione”.

Interverranno:
Paolo Borgna (Magistrato della Procura della Repubblica a Torino)
Fabrizio Cassella (Costituzionalista, Università di Torino)
Arianna Corcelli (Avvocato membro del direttivo delle camere penali del Piemonte)
Interverranno per le forze politiche: Claudio Lubatti (Consigliere comunale – Azione), Marco Cavaletto (Coordinatore Gruppo +Europa Torino), Igor Boni (Presidente nazionale di Radicali Italiani)

Sino all’ultimo giorno noi non ci arrenderemo a questo mostro giuridico che, in contrasto con l’art. 111 della Costituzione, estende senza limiti la durata del processo.
“Il populismo penale è il precursore del populismo politico” come ha scritto recentemente Emma Bonino. “… La cultura del diritto che oggi detta legge al ministero della Giustizia ha una evidente parentela con quella visione panpenalistica e “combattente” della giustizia, che ha avuto notevole diffusione in tutte le componenti della sinistra italiana e non solo. Una visione che presta alla giustizia penale un ruolo abusivo di sorveglianza generale della società e della politica, e ai processi e alle pene il compito di soddisfare le aspettative dei cittadini rispetto ai fenomeni di maggiore allarme, reale o percepito”.
Noi assistiamo allibiti all’imbarazzo di Renzi e Zingaretti che avvallano l’idea che i diritti individuali degli accusati non costituiscano essi stessi “sostanza di giustizia”, ma devono essere subordinati all’azione della magistratura inquirente e giudicante per l’interesse collettivo.

Per informazioni: Boni (348/5335309)

Ricordata (in lingua piemontese) la Carta di Chivasso

NELL’INTERVENTO DI  EMILIANO RACCA (PROGETTO VILLAMIROGLIO MPP)

Venerdì nella sala del consiglio comunale di Chivasso è stata celebrata la ricorrenza della Carta di Chivasso documento firmato durante un convegno clandestino organizzato da esponenti della resistenza delle Valli Alpine che postulava la realizzazione di un sistema politico federale  repubblicano su base regionale e cantonale. Sono intervenuti il sindaco Claudio Castello, il presidente del consiglio comunale Gianni Pipino e Massimo Gaudina, capo della rappresentanza della Commissione Europea a Milano. Successivamente ha dato un proprio contributo, tutto in lingua piemontese, Emiliano Racca, consigliere comunale dei Progetto Villamiroglio MPP (gruppo consigliare del Comune di Villamiroglio) che ha evidenziato come i precedenti interventi avessero esaltato soprattutto l’aspetto europeista della carta, dimenticando le dimensioni regionale e locale. Poi ha evidenziato come nell’attuale impostazione dell’Europa siano sempre maggiori coloro che non vi si riconoscono e ha domandato per quale motivo l’Unione Europea abbia avuto due pesi e due misure nel censurare le politiche dell’Ungheria da un lato e nel non censurare quelle dello Stato Spagnolo per la Catalogna .

Massimo Iaretti

Il Consiglio Regionale approva l’autonomia differenziata

Con 36 voti favorevoli, l’astensione di Luv e la non partecipazione al voto del M5s, il Consiglio regionale ha approvato ieri la deliberazione sull’autonomia differenziata, il documento sulla cui base il presidente della Giunta regionale potrà sedere al tavolo di confronto con il governo per l’attribuzione alla regione di nuove competenze

“Sono fiero del risultato raggiunto”, il primo commento del presidente del Consiglio regionale Stefano Allasia, “ l’autonomia differenziata rappresenta un traguardo storico per il Piemonte. Ringrazio tutta l’assemblea legislativa per il lavoro svolto e le minoranze per il senso di responsabilità dimostrato. La nostra regione si appresta ad affrontare una sfida di maturità e serietà, anche se il percorso non sarà semplice, ma sono certo che servirà a garantire migliori condizioni di efficienza e benessere per tutti i piemontesi”.

“E’ un momento da assaporare, senza trionfalismi, ma consapevoli di aver fatto un passo importante nel processo di valorizzazione della nostra regione”, ha commentato in Aula il presidente della Giunta regionale Alberto Cirio,” sono soddisfatto che si sia giunti all’approvazione attraverso un voto che va al di là della maggioranza. Chiediamo al governo di darci più responsabilità per migliorare il nostro Piemonte, perché nell’autonomia differenziata c’è la possibilità di dare risposte migliori a tutti i cittadini”.

Per Alberto Preioni (Lega) “Oggi è un giorno importante per il Piemonte. Grazie alla Lega e alla sua forte connotazione autonomistica, il disegno per dare più competenze al Piemonte fa un importante passo avanti.  Nel lavoro svolto in Commissione, nel gruppo di lavoro e nell’Aula, è emerso come ci sia una effettiva necessità di trasferimento di funzioni sul nostro territorio per avvicinarle ai cittadini. Il forte consenso raccolto darà più forza al presidente nella trattativa con il governo”.

Domenico Ravetti (Pd) ha ricordato che il suo partito ha messo “ancora una volta al centro il destino del nostro Piemonte. Abbiamo proposto un percorso utile e modificato il testo iniziale con i nostri emendamenti, tanto che non vi siete discostati troppo dal documento Chiamparino. Il risultato raggiunto sulla scuola, con l’esclusione del reclutamento del personale tra le competenze regionali, su cui ci eravamo espressi in modo contrario, ci ha permesso di votare favorevolmente al provvedimento”.

Sul reclutamento del personale scolastico a livello regionale aveva espresso perplessità  anche Maurizio Marrone (Fdi): “C’è per noi un orgoglio particolare. Avevamo espresso il nostro sostegno, ma anche evidenziato alcune criticità del documento, come l’aspetto del reclutamento che avrebbe potuto essere interpretato  come conflittuale tra nord e sud. L’emendamento Fdi, Lega e Pd cancella qualsiasi equivoco sul provvedimento, inserendo le competenze regionali in una cornice di accordi maturati in conferenza stato-regioni,  mantenendo le competenze dell’ufficio scolastico regionale”.

Francesca Frediani ( M5s) ha motivato la non partecipazione al voto del suo gruppo: “Non siamo contro l’autonomia, lo abbiamo dimostrato durante i lavori con le nostre proposte, alcune delle quali sono state accolte e siamo soddisfatti. Purtroppo sulla maggioranza dei temi affrontati non ci avete convinto, a partire dalla scuola, e non solo per il reclutamento regionale del personale. Non possiamo condividere la visione del sistema formativo che emerge dal documento”.

Carlo Riva Vercellotti (Fi), presidente della prima Commissione, ha espresso la soddisfazione del suo gruppo per l’approvazione: “Si tratta di uno dei migliori documenti in Italia sull’autonomismo differenziato, rappresenta un’occasione importante per migliorare i servizi resi sul territorio. E’ bene che alcune funzioni si spostino dallo stato alle regioni, anche perché così ricadono  vicino ai cittadini. Migliorare in generale lo sviluppo del paese è la sfida che abbiamo di fronte, l’autonomia differenziata può aiutare a vincerla”.

Per Marco Grimaldi (Luv) “l’autonomia differenziata è utile se serve a garantire servizi migliori per la collettività, non ad accentuare le divisioni tra le regioni. Per questo mi astengo su una proposta che sembra più la rincorsa verso altri modelli che non ci appartengono, e in cui mancano i due temi davvero necessari: la crisi ambientale e climatica e la crisi del lavoro. Sono contento che almeno sulla scuola si sia fatto un passo indietro”.

La delibera approvata chiede di trasferire competenze dallo stato alla Regione Piemonte sulle seguenti materie: governo del territorio, beni paesaggistici e culturali; protezione civile e infrastrutture; tutela del lavoro, istruzione tecnica e professionale, istruzione e formazione professionale e istruzione universitaria; tutela della salute; coordinamento della finanza pubblica e del sistema tributario;  ambiente; rapporti internazionali e con l’Unione europea; commercio con l’estero; ricerca scientifica e tecnologica e sostegno all’innovazione per i settori produttivi; organizzazione della giustizia di pace; protezione della fauna e dell’esercizio dell’attività venatoria; ordinamento sportivo; produzione, trasporto e distribuzione dell’energia; alimentazione; politiche di sviluppo e promozione delle aree montane.

 

PR – Ufficio stampa del Consiglio regionale

 

Cannabis legale, Grimaldi (LUV): “Noi antiproibizionisti saremmo drogati?”

Siamo disponibili a sottoporci a test antidroga. E gli altri Consiglieri, Assessori regionali e Parlamentari piemontesi lo sono?

“Come sapete da anni non solo difendiamo il mercato della cosiddetta cannabis light, ma vorremmo che finisse l’ipocrisia tutta italiana che da più di 10 anni consente ai malati di rivolgersi al proprio medico di base e vedersi prescritta la cannabis ma che, con la sola eccezione della residua produzione dello Stabilimento chimico farmaceutico militare, sono costretti ad importare i medicinali dall’estero” – così il Capogruppo di Liberi Uguali Verdi, Marco Grimaldi, ha commentato le polemiche sorte in Parlamento in merito alla cannabis industriale, rilanciando la provocazione della Senatrice De Petris.

“Ma non solo” – prosegue Grimaldi: – “da anni chiediamo di porre fine a quelle sciagurate politiche iniziate con la Fini-Giovanardi per depenalizzare il consumo personale e la detenzione fino a tre piantine di canapa e costruire dei meccanismi di legalità come i cannabis social club”.

“Da settimane” – conclude Grimaldi – “il centro-destra continua a definirci drogati perché alla luce del sole chiediamo politiche antiproibizioniste, e allora facciamo un gioco: siamo disponibili a sottoporci a qualsiasi test antidroga. I Consiglieri gli Assessori regionali e i Parlamentari piemontesi sono tutti disponibili a fare altrettanto?”