POLITICA- Pagina 422

Chi rappresenta oggi l’anti sistema?

Uno gli elementi politici – anche se era e rimane un autentico disvalore – maggiormente gettonato
nella storia democratica del nostro paese è sempre stata l’ideologia dell’anti sistema. Una deriva
che nella politica italiana è sempre esistita ed ha sempre avuto grandi estimatori e un seguito di
massa. Un consenso trasversale che alligna tanto nelle masse popolari con una antica, atavica e
radicata diffidenza nei confronti dello Stato e di tutto ciò che è riconducibile al pubblico e alle
istituzioni e, soprattutto, in settori massicci della borghesia illuminata che, in virtù di un incrollabile
moralismo e una strisciante ed ostentata “superiorità morale” ha sempre manifestato una forte e
massiccia ostilità nei confronti della politica e delle sue articolazioni, a cominciare dai partiti per
estendersi anche al Parlamento e ad altre istituzioni.

Ma, per fermarsi alla realtà contemporanea, è indubbio che c’è stato un partito che sull’onda di
una spietata cultura anti sistema in questi anni ha fatto fortuna. Politica ed elettorale. Una deriva
che si è trascinata dietro altri disvalori e altri elementi corrosivi della vita democratica e
costituzionale. Dal populismo alla demagogia, dal qualunquismo alla impronta anti parlamentare.
Elementi che hanno incrociato il disagio crescente di molti settori della pubblica opinione e che
sono alla base del profondo scollamento tra i cittadini e le istituzioni e del sostanziale discredito
dei partiti e dei politici. I 5 stelle, appunto, grazie a questi disvalori sono entrati nel Palazzo e se ne
sono impossessati. Ma, come quasi sempre capita, una volta entrati nel palazzo semplicemente
non si vuole più uscirne. E tutta la carica qualunquista, anti sistema, qualunquista e populista ha
ceduto il passo ad altri temi. Uno su tutti, come ci ricordano quasi tutti i giorni le cronache
politiche giornalistiche. E cioè, come fare per non uscire dal palazzo e, di conseguenza, dai
benefit e dai privilegi che tutto ciò comporta? Una battaglia su tutte: rimuovere quel “doppio
mandato” che era la regola scolpita nella pietra di quel partito per giustificare la profonda diversità
se non addirittura l’alternativa rispetto a tutti gli altri partiti esistenti – cioè alla fatidica “casta” –
che avrebbe “spadroneggiato e sgovernato” l’Italia per vari decenni. E, accanto a questo, la
simpatica trasformazione di quel partito da movimento populista, anti parlamentare e anti politico
a movimento addirittura “liberal moderato”.

Ora, al di là dei comportamenti e della prassi concreti di quel partito – che a tutt’oggi nessuno sa
che cosa realmente sarà nel futuro – resta una domanda a cui prima o poi occorrerà dare una
risposta seria e convincente. Ovvero, chi interpreterà, d’ora in poi, quella voglia di anti sistema
che, purtroppo, continua ad attraversare larghi settori della nostra vita pubblica? Oppure
pensiamo che con la mutazione genetica dei 5 stella sia stata definitivamente rimossa quella
deriva? Io credo, al riguardo, che proprio in questa stagione i partiti democratici – e non i partiti
personali o del capo o del guru o i banali cartelli elettorali – hanno il compito politico e culturale di
saper rinobilitare la politica e, di conseguenza, ridare credibilità ed autorevolezza alle stesse
istituzioni democratiche. Una responsabilità politica che non si può delegare a nessuno ma che
richiede, invece, da parte dei partiti una risposta precisa, chiara e netta. Qualsiasi tentazione di
assecondare, ancora una volta, la spirale populista e demagogica – presente tanto a destra
quanto, soprattutto, a sinistra – deve essere d’ora in poi battuta alla radice senza alcun
tentennamento. Sarebbe curioso se, dopo il lento tramonto del partito populista per eccellenza,
adesso toccasse agli storici partiti democratici, e di potere, assumere atteggiamenti populisti,
demagogici, anti politici e anti parlamentari pur di assecondare la spirale anti sistema. Sarebbe
non solo la fine della politica ma innescherebbe, ed è quel che più conta, anche la crisi
irreversibile della nostra democrazia.

Giorgio Merlo

Matrimonio rosso-giallo e altri pot pourri

Tutto ciò è pazzesco e abbastanza patetico.  L’80 % dei grillini non vuole fare l’ accordo con il pd e l’80 % del PD non vuole fare l’accordo con i pentastellati.

Appendino insiste sull’intesa, ed ora ci si mette anche Enrico Letta. Perché? Solo Dio lo sa. Dimenticavo,  tra i più accaniti sostenitori dell’accordo sono quelli della sinistra sbrindellata che, notoriamente, non sono del pd e neppure dei cinquestelle. Concretamente chi non c’entra niente con il matrimonio,  vuole mettere il becco su qualcosa che non lo riguarda direttamente.  Oggi,  in Italia e Torino si vive pericolosamente,  e non solo per il coronavirus. E Appendino? Mah,  fate un po’ voi . Ha promesso che rivoluzionava il trasporto e invece l’ hobby locale è lasciare monopattini ovunque. Ha promesso la riqualificazione delle periferie. Se c’ è qualcuno che ha notato qualcosa di positivo, cortesemente,  me lo comunichi.  E la chiusura del centro storico al traffico privato?  Nulla di ciò è avvenuto con i residenti e i commercianti arrabbiati come bufali. Sgombero campi Rom e spostamento del mercato del libero scambio? I campi Rom non sgombrati e l’abusivismo nel commercio continua (nonostante il covid). Ma Chiaretta è più furba della sua sodale romana Raggi. Fate voi, io non mi presento più. Chiamala fessa… e poi diciamocelo,  è troppo stressante. Intanto  molti del PD rilanciano le primarie.  Su cosa ? Solo sulla scelta dei candidati? Sulle alleanze? Sui programmi? Ma sì ma dai , facciamo un pot pourri Qualcosa ( forse ) ne verrà fuori.
Ammetto che  sono proprio curioso di vedere come questa sceneggiata si concluderà.
Patrizio Tosetto

Vaccini, Pd: “Dobbiamo fare meglio”

Il 31 marzo, sono state somministrate 18.107 dosi, di queste 8.639 sono seconde dosi.

Nei primi quindici giorni di marzo siamo stati sempre sotto le 10.000 al giorno. Poi la capacità è aumentata fino ad arrivare, solo negli ultimi giorni a cifre più alte, senza mai raggiungere 20.000.

È dunque definitivamente sfuggito l’obiettivo, rilanciato a mezzo stampa per un mese e mezzo, delle 20.000 dose inoculate al giorno e ribadito di fronte al generale Figliuolo nelle scorse ore.

Secondo i dati del Ministero, il Piemonte ha somministrato il 90,2 % delle dosi ricevute, collocandosi quattordicesimo in Italia. Poco sotto la media italiana del 90,7%.

Ma il dato delle dosi ricevute viene caricato con ritardo, per tutte le regioni, e quindi in realtà siamo più indietro. I dati nazionali non riportano, infatti, dosi ricevute già due giorni fa dalla nostra Regione e di cui il bollettino regionale già il 30 marzo dava fedelmente conto: 85.410 dosi ricevute in più di Pfizer e distribuite alle aziende. Il che porta il Piemonte ad aver somministrato solamente l’82,3% delle dosi ricevute.

Abbiamo somministrato 103.901 dosi di Astrazeneca su 191.400 (54%).

Abbiamo somministrato 36.177 dosi di Moderna su 63.400 (57%). E qui accantoniamo la giustificazione delle seconde dosi: sono state somministrate 26.640 prime dosi e 8.537 seconde dosi. Dobbiamo somministrare 18.103 seconde dosi, ma abbiamo in magazzino 27.223 dosi.

Abbiamo somministrato 669.185 Pfizer su 727.480 ricevute (91%).

Un’ultima nota: non ha senso confrontare i numeri assoluti, perché le Regioni hanno dimensioni diverse; né le percentuali rispetto alla popolazione, perché i vaccini vengono distribuiti secondo più criteri (ad esempio i numeri della popolazione anziana) e non solo in proporzione alla popolazione. Per questo le prestazioni delle regioni sono confrontabili solo in base alle percentuali di inoculo delle dosi ricevute.

La nostra Regione presenta ampi margini di miglioramento e le attuali prestazioni giustificano forti preoccupazioni sulla capacità del nostro sistema di far fronte al prossimo incremento delle dosi disponibili: man mano che la disponibilità si è ampliata, il Piemonte è scivolato indietro in classifica.

A queste difficoltà si sommano le false partenze, il più delle volte dettate dall’ansia da annuncio di questa Giunta: si vedano i disservizi causati dalla mancata partenza lunedì delle vaccinazioni negli studi dei medici di base o dal mancato coinvolgimento dei medici di base nei centri vaccinali che pure avevano dato disponibilità.

Aprile sarà il mese della “prova del 9”. Da un lato si allarga la platea agli ultra 60enni e dall’altra arriveranno anche le fiale del vaccino Johnson & Johnson. Riusciremo a raggiungere le 30.000 dosi al giorno annunciate? È ora di passare dalle parole ai fatti.

Domenico Rossi – Vicepresidente della Commissione Sanità

Daniele Valle – Coordinatore del Gruppo di lavoro Covid

 

Scorie nucleari, Costanzo (Misto): “Mozione bocciata, governo dimentica il Piemonte”

“Condivido la forte preoccupazione dei sindaci torinesi in merito alla necessità che Sogin consideri tutti i dati tecnici completi in arrivo dai territori prima di decidere in merito ai siti potenzialmente idonei ad ospitare il deposito unico nazionale delle scorie nucleari.
La preoccupazione aumenta soprattutto dopo quanto avvenuto ieri alla Camera, dove nel corso delle votazioni sulle mozioni presentate sul tema della Cnapi e della realizzazione del deposito nazionale dei rifiuti radioattivi, sono stati bocciati alcuni impegni che ritengo fondamentali per il territorio piemontese. Mi riferisco ad esempio alla richiesta  di esclusione delle aree prossime a quelle di produzione di prodotti certificati da marchi di qualità ( d.o.c. o altra origine denominata) nonché prodotti agroalimentari tradizionali, di denominazione comunale o certificati dal comitato scientifico di slow-food. Manca poi, nei testi delle mozioni approvate, ogni riferimento ai carichi ambientali già in essere e che gravano sui territori ad esempio sedi di discariche o di impianti a biometano. Da ultimo non c’è intenzione di rivedere i criteri attualmente previsti dalla normativa vigente per l’individuazione delle aree idonee, basati su dati risalenti al 2014. Avevo chiesto la votazione per parti separate dell’atto proprio per permettere al governo di approvare almeno questi impegni fondamentali per l’area torinese e per il Piemonte, ma il ministero si è rivelato cieco e sordo alle istanze piemontesi”.
Così in una nota la deputata torinese Jessica Costanzo (Gruppo Misto).

Petrarulo (Fi): “per le bici colonnine dotate di compressori”

La Città di Torino, negli ultimi tempi, ha realizzato e messo in progetto diverse piste ciclabili con l’intenzione di motivare ed agevolare l’uso dei mezzi su ruote a pedali e/o elettrici per una movimentazione green.

L’inconveniente per chi va in bici di bucare una gomma o avere problemi di perdita d’aria dalle valvole non è così raro e quando ci si trova a percorrere strade con gomme non correttamente gonfie può essere pericoloso.
Il Capogruppo del Gruppo di Forza Italia al Comune di Torino Raffaele Petrarulo ha presentato una proposta di mozione per chiedere alla Sindaca che vengano posizionate, in alcuni punti dei percorsi delle piste ciclabili, colonnine dotate di compressori al fine di agevolare i cittadini che utilizzano questi mezzi.

M5S: “In Piemonte erogati 400 milioni per l’export”

I dati gennaio-ottobre 2020 del Fondo 394 legato al Patto dell’Export 

“Nonostante il difficile momento che l’Italia ed il Piemonte vivono con l’emergenza Covid, i dati che arrivano sull’export, grazie ai Soft Loans garantiti dal Fondo 394 e il Fondo di Promozione Integrata all’interno del Patto dell’Export promosso dal ministro Luigi Di Maio, sono incoraggianti e dimostrano anche l’ottimo lavoro svolto da tutti gli imprenditori coinvolti in questo progetto nella nostra regione”.
“Da gennaio a ottobre 2020 secondo i dati diffusi nonostante la fase critica che stiamo vivendo in Piemonte sono state presentate 1.206 domande per un totale aiuti per l’export pari a 410 milioni , ripartiti in 246 per il Fondo 394 e 164 per il Fondo Promozione Integrata” continuano i Consiglieri regionali ed i parlamentari M5S del Piemonte.
“A livello nazionale i settori che hanno presentato più domande sono stati quello della industria meccanica (2.124 per un totale di 70 milioni di euro), il tessile (1.556 per 327 milioni di euro), il commercio (1.413 per 306 milioni), l’industria metallurgica ( 1357 domande per  570 milioni di euro) e agroalimentare (1263 domande per 396 milioni di euro).
“Sono dati che fanno ben sperare e dimostrano come le nostre eccellenze imprenditoriali, nonostante la pandemia in atto e molte restrizioni a cui siamo stati  costretti per la prevenzione sanitaria, continuano a lavorare con determinazione e serietà” concludono i Consiglieri regionali ed i parlamentari M5S del Piemonte.
Gruppo regionale M5S Piemonte
Parlamentari M5S Piemonte
On. Luca Carabetta
Deputato XVIII Legislatura – Commissione Attività Produttive
Responsabile Nazionale Innovazione M5S
Membro dell’Intergruppo Parlamentare per l’Innovazione

Il Manifesto per le città democratiche

Mercoledì 31 marzo alle ore 12, in via San Dalmazzo 9/bis/b, presso la sede elettorale di Igor Boni (candidato alle primarie del centrosinistra torinese), si svolgerà la conferenza stampa di presentazione del Manifesto per le città democratiche e antiproibizioniste lanciato da Radicali Italiani.

Parteciperanno e interverranno all’evento (in collegamento web) il Segretario nazionale di Radicali Italiani Massimiliano Iervolino e la tesoriera di radicali Italiani Giulia Crivellini. Parteciperanno, inoltre, Silvio Viale, Patrizia De Grazia e Silvja Manzi della direzione nazionale di Radicali italiani.
La conferenza stampa sarà trasmessa in diretta sulle seguenti pagine Facebook:
https://www.facebook.com/radicali
https://www.facebook.com/igorilicboni/

Nel presentare l’evento i dirigenti di Radicali Italiani hanno dichiarato:

“Nel 2021 andranno al voto oltre 1000 comuni italiani, tra cui alcune delle città più importanti: Roma, Milano, Torino, Bologna e Napoli. Queste città, insieme alle altre Città metropolitane, si troveranno – per la seconda volta dopo l’approvazione della riforma Del Rio – a eleggere non solo il proprio sindaco ma anche, per via indiretta, il sindaco della Città metropolitana. Attualmente però le Città metropolitane sono enti amministrativi senza autonomia finanziaria, senza competenze e senza legittimità democratica e soffrono di un assetto istituzionale che non consente loro di rispondere con efficacia ai tanti bisogni dei cittadini.

La prima sfida tra tutte è il governo delle trasformazioni del territorio in un’ottica di rafforzamento dei diritti di democrazia, di inclusione e di partecipazione. Dobbiamo tornare a dare capacità di attrazione al patto democratico nelle nostre comunità che oggi invece vivono una crisi profonda, con periferie sociali lontane dalla politica, deluse dalla democrazia, pronte a cedere volontariamente diritti in cambio della protezione che non percepiscono.

Il nostro Manifesto per le città democratiche e antiproibizioniste che fa parte integrante del programma elettorale di Igor Boni in vista della competizione elettorale torinese, si fonda su proposte di ampliamento della partecipazione dei cittadini e dei poteri attribuiti alle istituzioni più prossime e al contempo sulle libertà civili capaci di motivare la scelta democratica. La visione antiproibizionista può migliorare la sicurezza, liberare energie per accorciare la forbice delle disuguaglianze e costruire nuove condizioni per l’emancipazione socio-economica dei cittadini, a partire da quelli più deboli. Più sicurezza e meno criminalità nei nostri quartieri? Legalizzare la Cannabis è la strada da percorrere”.

Italexit in piazza con gli ambulanti

Riceviamo e pubblichiamo / Centinaia di ambulanti, commercianti e lavoratori autonomi si sono ritrovati in Piazza Vittorio ieri mattina a Torino per difendere il diritto al lavoro.

Italexit è scesa convintamente al loro fianco per ribadire il supporto morale, politico e materiale alle categorie colpite. Il Senatore Gianluigi Paragone si farà portavoce delle loro legittime rivendicazioni nelle aule parlamentari. Applauditissimo l’intervento degli esponenti torinesi del partito che hanno ribadito l’importanza di creare un fronte comune di lotta contro le scellerate politiche governative: “Il nostro popolo non sarà mai veramente libero fino a quando sarà governato dalle marionette di Bruxelles. Italexit subito!”

Allasia: “Necessario tutelare gli ambulanti non alimentari”

Questa mattina il presidente del Consiglio regionale Stefano Allasia ha incontrato, con l’assessore Maurizio Marrone, una rappresentanza degli ambulanti appartenenti alle sigle GOIA, UBAT e APICAST, scese in piazza per protestare contro le chiusure dei mercati agli operatori non alimentari.

“A nome dell’Assemblea legislativa – sottolinea il presidente Allasia – esprimiamo vicinanza e supporto ai commercianti ambulanti che hanno manifestato per poter tornare a lavorare in sicurezza. Come Consiglio Regionale invitiamo la Giunta ad intervenire nei confronti del governo nazionale affinché la categoria, ormai allo stremo, possa tornare in attività dopo le feste pasquali. La chiusura dei mercati agli operatori extra alimentari è un provvedimento discriminatorio che mette in difficoltà economiche migliaia di famiglie piemontesi”.

Parità retributiva, la proposta del Pd piemontese

Domenico Ravetti (Pd): “Presto in Aula una proposta concreta per il riconoscimento della parità retributiva tra uomini e donne”

Torino – 30 marzo 2020 – “La proposta di legge di cui sono il primo firmatario che ha lo scopo di promuovere la parità retributiva tra i sessi e di sostenere l’occupazione femminile stabile e di qualità è stata licenziata dalla Commissione e sarà presto votata dall’Aula. Il pieno riconoscimento del ruolo della donna nel mondo del lavoro costituisce il parametro per misurare la maturità di una democrazia. Le donne continuano ad essere meno presenti nel mondo del lavoro rispetto agli uomini anche dal punto di vista dell’impegno temporale, sono più coinvolte in lavori con part time involontario, incontrano maggiori difficoltà nella stabilizzazione e, soprattutto nel settore privato, sono soggette a disparità salariali molto evidenti. Una donna lavoratrice nel privato può percepire anche un quinto in meno del suo collega uomo, a parità di mansione e di ore lavorate” spiega il Consigliere regionale del Partito Democratico Domenico Ravetti.
“In questo contesto ho ritenuto importante – afferma Ravetti – presentare un provvedimento che, data l’importanza del tema, auspico che il Consiglio regionale discuta e approvi in tempi stretti. La proposta prevede da parte della Regione la creazione di un Registro delle imprese virtuose in materia retributiva di genere, al quale possono iscriversi le imprese pubbliche e private con sede legale e operanti sul territorio piemontese e con meno di cento dipendenti che attuano la parità retributiva tra donne e uomini. Per queste imprese la Regione prevede, nell’attribuzione di benefici economici, un sistema di premialità e la possibilità di utilizzare una “certificazione di pari opportunità di lavoro”.
“Sono introdotte, inoltre – prosegue Domenico Ravetti – misure per contrastare l’abbandono lavorativo delle donne, in particolare, il fenomeno delle dimissioni in bianco e il licenziamento delle dipendenti nel periodo compreso tra il congedo di maternità obbligatorio e il primo triennio di puerperio, ma anche in caso di adozioni e affidamenti e disposizioni per sostenere e valorizzare le imprese che assumono donne con contratti a tempo indeterminato. Nello specifico la Regione riconosce a queste imprese una riduzione del 50% dell’aliquota Irap per il triennio successivo alla data di sottoscrizione dei contratti e un punteggio aggiuntivo nella valutazione dei progetti presentati nell’ambito di avvisi e bandi regionali”.