POLITICA- Pagina 424

“Meritocrazia Italia” punta su innovazione ed equità sociale

Riceviamo e pubblichiamo

Si è concluso nella suggestiva cornice della Biblioteca Nazionale di TORINO – Auditorium Vivaldi – l’incontro organizzato dall’Associazione Meritocrazia Italiana sul tema: P.A. e BENESSERE SOSTENIBILE – Equità sociale e innovazione.
Vi è stata una numerosissima partecipazione, tante le personalità del mondo delle Istituzioni che si sono ritrovate a Torino per discutere e confrontarsi con il Presidente dell’Associazione, i vertici ed i tanti iscritti, nella convinzione che:”… innovazione ed economia circolare sono obiettivi di civiltà in cui Meritocrazia Italia crede e che farà di tutto, nelle proprie possibilità, per tenere alta l’attenzione dei cittadini sull’utilità di un progresso eco compatibile….”

I numerosi e prestigiosi relatori, tutti sapientemente guidati dal giornalista Marco Sodano-Digital Editor de La Stampa, hanno evidenziato che il benessere sostenibile è il principale indicatore per valutare il progresso di una società e non solo dal punto di vista economico ma anche socio-ambientale. Sviluppare delle politiche mirate al miglioramento dell’ambiente, servizi, sanità e istruzione deve essere tra gli obiettivi.

Sabato 7 dicembre è stata la volta della Direzione Nazionale dell’Associazione, svoltasi nell’aula del Consiglio dell’Ordine egli Avvocati di Torino. Tanti ed importanti i punti all’ordine del giorno, sicuramente la tanto attesa relazione introduttiva del Presidente dell’Associazione, Avv. Walter Mauriello, il quale ha ribadito che Meritocrazia Italia non è “contro nessuno”, evidenziando la necessità di dialogo e confronto trasversale con tutte le forze politiche, associative e popolari, perché l’obiettivo è quello di avvicinare di nuovo le persone alla Politica e arginare lo strappo cretosi tra la politica e la società civile.

La giornata si è conclusa con la tanto attesa seconda lezione di CREA, la Scuola di Formazione Politica dell’Associazione, sul tema: “Ordinamento giuridico Italiano e dell’Unione Europea” relatore prof. Alessia Fachechi Responsabile Nazionale Dipartimenti.

Conclude la due giorni meritocratica a Torino il Presidente dell’Associazione l’Avv. Walter Mauriello il quale saluta gli associati, dando appuntamento al prossimo evento e alla prossima Direzione Nazione, prevista per il 24 e 25 gennaio 2020, nella meravigliosa cornice della Città, capitale della Cultura 2019, Matera.

Meritocrazia Italia

I cattolici democratici e il Pd

Il dibattito e’ quantomai aperto e sarebbe del tutto negativo ridurlo ad una sorta di richiesta di
spazi, o di mendicare ruoli o, peggio ancora, di intestardirsi a ritagliarsi una funzione che non trova
riscontro.

Ma, al di là delle legittime posizioni e del vasto, radicato e massiccio pluralismo che
ormai caratterizza da decenni le scelte concrete e politiche dei cattolici italiani, un dato e’ indubbio:
la cosiddetta “questione cattolica”, seppur in forma diversa e più articolata rispetto ad un passato
anche solo recente, ha nuovamente fatto irruzione nel dibattito pubblico del nostro paese.
Ora, senza entrare nei dettagli di una discussione che e’ appena agli inizi, credo sia utile
richiamare almeno tre aspetti che, almeno a mio giudizio, non possono essere semplicisticamente
aggirati.

Innanzitutto, e al di là delle buone intenzioni dei vari proponenti, il tempo per dar vita ad una sorta
di Democrazia Cristiana bonsai e’ alle nostre spalle. Scrivevo in una precedente riflessione che
dopo l’esperienza di Andreotti e D’Antoni nel lontano 2001 con “Democrazia Europea”, si sono
succeduti circa una sessantina di tentativi a livello nazionale e a livello locale finalizzati a dar vita a
nuovi partiti, nuovi soggetti politici e nuove sfide elettorali. Tutti, purtroppo o per fortuna,
puntualmente falliti. Almeno a livello elettorale. Perché quasi tutti accomunati dal fatidico 0,5/1%
dei consensi. Gli ultimi due potenziali partiti nati nelle ultime settimane avranno un epilogo diverso?
Può darsi, ma se il buongiorno si vede dal mattino non c’è da essere particolarmente ottimisti su
un esito politico ed elettorale diametralmente opposto rispetto alle decine di nobili e disinteressati
tentativi sperimentati negli ultimi anni.

In secondo luogo, piaccia o non piaccia, il consenso che il centro destra – e nello specifico il
progetto leghista incarnato da Salvini – registra tra i cattolici praticanti e non, e’ massiccio e
trasversale. Un consenso che potremmo definire antico perché, dalla fine della Democrazia
Cristiana in poi, proprio il contenitore del centro destra ha registrato una vasta e convinta
adesione politica ed elettorale di settori consistenti del cosiddetto mondo cattolico italiano.
Ricordato ancora recentemente in una importante intervista rilasciata dal cardinal Camillo Ruini al
Corriere della Sera. Un consenso che, molte volte, prescinde anche dalla concreta e quotidiana
predicazione della Chiesa italiana.

Ecco perché, in ultimo luogo, se si vuol dar voce, oggi e non ieri, spessore e consistenza alla
cultura cattolico democratica, cattolico sociale e cattolico popolare, non si può non prendere in
seria consolidazione quei partiti “plurali” – almeno così si definiscono – che vivono in virtù della
pluralita’ culturale che li contraddistingue. E il Pd rientra a pieno titolo in questa dimensione e in
questo impegno. Purché siano chiare due condizioni. La prima e’ che quest’area sia più visibile e
più unita, pur senza chiudersi in una ristretta ed esclusiva enclave. Paraconfessionale. E, in
secondo luogo, che il gruppo dirigente del Pd creda sino in fondo in questa prospettiva plurale e
che valorizzi, di conseguenza, la ricchezza e la fecondità politica, culturale, ideale, sociale e
programmatica di questa pluralita’. Come, ad esempio, sostiene un autorevole dirigente come
Goffredo Bettini.

Questo, forse, e’ un impegno concreto per i cattolici democratici e popolari nell’attuale contesto
politico italiano. Pur nel rispetto di tutte le altre esperienze e di tutti gli altri tentativi che puntano a
ridare dignità, presenza e autorevolezza alla cultura politica dei cattolici italiani. Perché oggi è
così’, domani chissà…. Essendo la politica, soprattutto quella italiana, per sua natura in continua
evoluzione e in perenne mutamento. A volte persin troppo rapido, smodato e confuso.

Giorgio Merlo

Molinette, Città della Salute, Parco della Salute…

PAROLE ROSSE   di Roberto Placido

Era il, ormai lontano, 2003 e gli allora Presidente della Regione Piemonte, Enzo Ghigo ed il Sindaco della Città di Torino, Sergio Chiamparino, concordarono di realizzare le “nuove” Molinette. Fu individuata l’area dell’ex Fiat Avio nel frattempo passata, non senza strascichi giudiziari e l’immancabile lievitazione dei costi, all’immobiliarista Luigi Zunino. Si era in piena euforia o come la definì qualcuno, anni dopo, “sbornia” olimpica e si dava la realizzazione come imminente o comunque a breve.

Nel 2005 le elezioni regionali le vinse il centrosinistra ed il nuovo Presidente della Regione lanciò il famoso ….”contrordine compagni”. Così basta area Fiat Avio, dove langue l’altra grande, sfortunata e pluri indagata, opera regionale e cioè il grattacielo progettato dal famoso architetto Massimiliano Fuksas che non si sa quando mai sarà pronto. Doveva inaugurarlo la Bresso, non ci riuscì Chiamparino e chissà quando Cirio. Quindi la nuova Presidente indica l’area del” Campo Volo” sull’asse opposto all’esistente ed a quanto proposto fin ad allora. Ricordo ancora una riunione serale con Presidente, assessori regionali, consiglieri di centrosinistra e Sindaco proprio a Collegno. Nell’anno del Signore 2010 le elezioni le vinse il centrodestra con Roberto Cota e quindi nuovo cambio di area. No al Campo Volo ma rivisitazione delle Molinette con la costruzione di un nuovo edificio, in Corso Spezia, dove allora c’era il campo di calcio della famosa squadra giovanile del Bacigalupo ed ora un Parcheggio. Si arriva al 2014, altre elezioni, con un anno di anticipo, per le note vicende di “rimborsopoli” e le famose “mutande verdi”.

Alla guida della Regione Piemonte arriva, in una perfetta regola dell’alternanza, il centrosinistra con Chiamparino Presidente e si ritorna in una sorta di fatica di Sisifo, lì da dove si era partiti e cioè all’ex Fiat Avio. Prima di affrontare, sommariamente, il progetto attuale ricordo una proposta suggestiva sostenuta da tre famosi architetti torinesi e cioè l’utilizzo dell’area ex MOI (mercato ortofrutticolo) e dogane. Veniamo così, finalmente, all’area ex Fiat Avio ritenuta da molti non adatta a realizzarvi una struttura ospedaliera perché pesantemente inquinata con necessità di scendere di due metri dal livello zero ed alcuni dicono che serva scendere addirittura di sette metri. Area considerata troppo piccola per tutto quello che dovrebbe contenere. I problemi della divisione Sant’Anna-Regina Margherita sono determinati proprio da questo. L’area infatti è poco più grande di quella dell’ospedale torinese Giovanni Bosco, meno della metà del nuovo Careggi di Firenze e dell’Ospedale di Bergamo. Per di più scollegato dall’attuale area degli ospedali. Si rischia non di semplificare ma di arrivare ad avere sei ospedali più il Sant’Anna- Regina Margherita ed Oftalmico che nonostante promesse ed impegni è sempre lì.

Le scelte della giunta Chiamparino hanno portato a questa situazione. Il suo rinchiudersi e rifiutare un vero confronto e gli eventuali contributi e proposte di modifiche, prima di giustamente decidere, con tutte le realtà professionali dei medici, infermieri e professionisti non ha aiutato. Il progetto è stato definito da uno dei più stimati dirigenti sanitari torinesi, storicamente di sinistra, “oscurantista, nato con uno sguardo rivolto al passato e non al futuro e che non ha eguali in nessun nuovo e grande ospedale italiano sia pubblico che privato. Il tutto con un costo finanziario dell’opera, con l’intervento dei privati, sull’ordine del 7,5% quando il costo del denaro con CDP (Cassa Depositi e Prestiti) costa 0-0,5% sollevando, naturalmente più di qualche perplessità se non altro. La sanità pubblica piemontese continua a resistere, con punte di eccellenza, sempre con maggiori difficoltà e non so ancora per quanto, soprattutto grazie all’impegno di quanti in essa ci lavorano. In queste condizioni rischiamo di assistere alla lievitazione dei costi, del numero degli ospedali e dell’ennesima occasione persa, di divisioni sbagliate e pericolose tra ostetricia, neonatologia e materno-infantile come vorrebbe fare la nuova giunta di centro destra e che ha generato la mobilitazione di molte donne culminata con il ”Flash Mob” in Piazza Castello di ieri, sabato 7 dicembre.

Intanto l’unica novità che esiste, dopo l’accorpamento tra le Molinette ed il CTO (ospedale ortopedico-traumatologico), avvenuto qualche anno fa, sono le lenzuola fatte con la stampigliatura “Città della Salute” e non più Ospedale Molinette o San Giovanni Battista e della Città di Torino. Come si dice….. chi si accontenta, gode.

Adusbef e Moderati: “Gli incroci monitorati dai T-Red siano dotati di timer”

Riceviamo e pubblichiamo
“Anche l’Associazione dei Consumatori chiede alla Sindaca Appendino di introdurre un conto alla rovescia per misurare la durata della luce gialla.  Mi associo a questa richiesta, da me già formulata lo scorso lunedì in Consiglio Comunale”
La richiesta di introdurre timer con il conto alla rovescia, da me rivolta direttamente alla Giunta lo scorso lunedì in Sala Rossa, arriva anche da Adusbef. La richiesta è rivolta dall’Associazione dei Consumatori direttamente alla Sindaca Appendino: l’introduzione di simili dispositivi per il countdown eviterebbero disagi legati alla durata della luce gialla soprattutto nelle arterie a più veloce percorrenza e a più elevato rischio di tamponamenti. Condivido anche l’invito, espresso da Adusbef sia a livello nazionale sia locale, di procedere alla verifica di quell’anomalia che vede non consentita per diversi chilometri la svolta a destra su alcuni nostri corsi cittadini. Senza regole chiare e in assenza di una totale trasparenza nei confronti degli automobilisti mi risulta impossibile credere che i rilevatori delle infrazioni semaforiche siano stati introdotti da questa Giunta per intenti diversi dalla mera necessità di fare cassa.Non solo mi associo alle domande e alle proposte di Adusbef, ma me ne farò portavoce in occasione della prossima Commissione di approfondimento della mia interpellanza sul tema.
Silvio Magliano – Capogruppo Moderati, Consiglio Comunale Torino.

Le vignette di Mellana

Questa settimana una vignetta è dedicata ai piemontesi che hanno potuto apprezzare il raffinato umorismo del loro assessore regionale alla Sanità.
A proposito del mangiare, e bere credo, italiano faccio presente a chi di dovere  che il Moijto per essere tale, tra gli altri ingredienti vuole lo zucchero di canna,  la cui melassa serve a fare il rum cubano e l’angostura che viene prodotta nei Caraibi a Trinidad e Tobago.
Claudio Mellana

Taglio treni, interrogazione in Regione

Riceviamo e pubblichiamo

Il Consigliere Regionale della Lega Salvini Andrea Cerutti, dopo le funeste notizie apprese sul taglio dei treni diretti veloci, e le ultime dichiarazioni, ha deciso di depositare un’interrogazione in Regione Piemonte per avere maggiori informazioni e chiarimenti.

Dichiara il Consigliere Cerutti (Lega): “Se dal 15 dicembre entreranno in vigore i nuovi orari sarà un colpo molto pesante per il Piemonte che verrebbe in parte marginalizzato e perderebbe grandi risultati ottenuti sul piano della mobilità veloce. Infatti, parrebbe che sia Italo Spa (NTV) che Ferrovie dello Stato, intenda sopprimere molte tratte veloci dirette privilegiando una politica commerciale di scalo a Milano Porta Garibaldi. Questo significa una assenza totale di collegamenti diretti veloci ad esempio di Italo verso Venezia e una riduzione del 30% dei treni diretti veloci di Ferrovie verso Milano, Bologna e Firenze”.

Continua Cerutti (Lega): “In un momento in cui la Regione più che mai ha una forte idea nel voler andare ad un’altra velocità  con azioni concrete per portare avanti i lavori del trasporto ad alta velocità quale la TAV; dovrebbe con audacia essere invitata a mediare ed interloquire con queste politiche commerciali che rallenterebbero solo i cittadini della Regione, marginalizzando Torino e il Piemonte intero”.

Torino, ma chi l’ha detto che non sei bella? Però…

Antonello Venditti cantava : Torino ma chi  l’ ha detto che non sei bella ?

Non dirlo a noi che in questa città ci siamo nati e continuiamo ad amarla nonostante tutto  e nonostante tutti.

Ma ammettiamolo fino in fondo : sei proprio peggiorata, dalla pulizia alla quotidiana vivibilità.

Ed ora un altro triste primato: perdiamo posti di lavoro, i nostri figli scappano per studiare o
lavorare ed importiamo malavita organizzata. Barriera di Milano è tra le capitali italiane della Mafia
Nigeriana. E giusto per non farci mancare nulla le bande sono due con tutti i conflitti relativi .

Non bisognava essere dei geni per intuire che qualcosa non andava. Corso Giulio Cesare e Corso
Vercelli sono divisi in territorio per spacciatori. Per anni abbiamo urlato allo scandalo.

Ci veniva risposto: spacciano perché i bianchi le droghe le
comprano e le consumano. Il che vuol dire: dove vai porto pesci. Vuol dire che non si vuole
capire per non contraddire le proprie  ideologiche convinzioni. Vuol dire negare il fenomeno
perché incapaci di affrontarlo.

Vuol dire anche  parlare di solidarietà quando si deve invece reprimere. Il Tribuno di Matteo Salvini aveva
preannunciato rimpatri e censimento dei campi dei Rom, parole parole … Chiara Appendino
aveva promesso: con noi le periferie rifioriranno … parole…parole,,,,
Problemi non solo di oggi. Dai primi anni ’90  centinaia e centinaia di prostitute di
colore ” avamposto ” di organizzazioni criminali. Non solo a Torino, s’ intende.

Tutti i grandi centri e non solo. In Emilia e Romagna con interi quartieri allo sbando nella convivenza civile.

O a Padova dove sono stati costruiti muri per isolare i tossici. Oramai storie di ordinaria follia. Saremmo
ingenerosi se imputassimo tutte le colpe ai politici. Anche di una società civile che pensa solo
ed esclusivamente ai fatti propri. Individui sempre meno preoccupati delle conseguenze dei
propri atti.

La legge non vuole ignoranza. Viceversa l’ ignoranza è portata a giustificazione delle
irregolarità dei propri atti. Mi ha colpito la notizia delle infrazioni elevate dai semafori agli incroci
più pericolosi a Torino. 3 in funzione e 600 multe elevate perché sono passati con il rosso.

Incredibile no ? Una volta si diceva uomo avvisato mezzo salvato. Ergo, ci sono 600 persone a
cui non interessa nulla delle loro infrazioni. Non interessa nulla delle conseguenze. Ignoranza
e mala fede vanno a  braccetto. Sono l’ humus della diffusione della droga e delle varie delinquenze.
Unico antidoto è il sapere.

L’Ocse ha stabilito che abbiamo tra le peggiori scuole d’ Europa e i conseguenti peggiori scolari.

Con il solito ed endemico divario tra Nord e Sud.
La Storia ci insegna, o per meglio dire lo studio della Storia ci insegna, che gli imperi
collassano.

L’impero romano ne è l’esempio. Collassando hanno prodotto nuovi sistemi. Difficile ,
ora, intravedere altre soluzioni sociali. Avviene il collasso e basta. Mi sa che la nostra Citta è sull’orlo del baratro.

Si possono fare altri esempi di ignoranza e di omissione. Si ha conoscenza dell’
immigrazione ma si omettono le sue conseguenze sul quadro democratico. Un esempio per tutti.

La comunità rumena a Torino è censita intorno a 85mila unità. Tre anni fa avrebbe potuto votare e in
massa non l’ ha fatto.

Probabilmente ( oramai ) il 50 % dei Torinesi non sono nati a Torino. Esagero ? Va bene,
diciamolo in altro modo, in molte zone periferiche nelle scuole dell’ obbligo gli studenti sono
non italiani. La cittadinanza  diventa un fatto non solo di principio universale ma , attraverso l’integrazione,

un fatto democratico dunque di sistema. Sarebbe anche una risposta al
decadimento sociale che porta con sé l’uso delle droghe e la criminalita.

Miseria chiama miseria. Miseria economica ed anche ( se non soprattutto) culturale. Troppa
ignoranza imperante. Troppa.  Invece una volta il non sapere era un disvalore. Ora un sub valore. E la
pochezza imperversa nella società civile e nella società politica.

Difficile uscirne. Collassano i ponti. Possono collassare le città intere.

 

Patrizio Tosetto

Sanità, Parco della Salute: è polemica dopo le dichiarazioni dell’assessore

 ICARDI: «FORSE E’ IL MOMENTO DI COSTRUIRE UNA TORRE PSICHIATRICA PER RICOVERARE I RESIDUATI BELLICI DEL PD TORINESE»

L’assessore regionale alla Sanità del Piemonte, Luigi Genesio Icardi, in merito alle polemiche giornalistiche sul progetto del Parco della Salute di Torino, ieri ha dichiarato:

« mercoledì ho passato la giornata al Ministero, incontrando i massimi dirigenti della Sanità nazionale e nessuno mi ha posto questioni sul Parco della Salute. Ho parlato a lungo con il ministro di temi importanti, come il Patto della Salute, fondamentali per i prossimi tre anni della Sanità nazionale. In chiusura, sapendo dell’incontro dei consiglieri regionali Chiamparino e Salizzoni con lo stesso ministro, gli ho chiesto se ci fossero dei problemi e lui mi ha rassicurato, sostenendo che non gliene risultano e che rinnova la sua disponibilità a collaborare. Non vedo, quindi, cosa ci sia da dire, se non che, dopo anni di immobilismo, il progetto è stato finalmente sbloccato da questa nuova Giunta regionale, con l’accordo di tutti i soggetti istituzionali di competenza e ora va avanti per la sua strada, che non esclude una riflessione più ampia sulla migliore collocazione dei reparti dei bambini. Alla luce dei fatti e di quanto, invece, si legge sui giornali, sto pensando di modificare il Piano di edilizia sanitaria con la costruzione di una torre psichiatrica, nella quale ricoverare i residuati bellici della Sinistra torinese».

Gli replica Marco Grimaldi (Liberi Uguali Verdi) “Negli ultimi tre giorni due giorni l’Assessore alla sanità Icardi ci ha spiegato che, a suo dire, facciamo interrogazioni in stile Stasi, che siamo la Pravda e che vuole rinchiudere la sinistra torinese in un ospedale psichiatrico. Io non so – commenta Marco Grimaldi  – che intenzioni abbia davvero Icardi, certo non ci pare che sia nella condizione psicologica adatta ad affrontare il lavoro di confronto necessario al suo ruolo. La sanità impegna l’80% del bilancio regionale: Cirio ha davvero intenzione di lasciarne la gestione nelle mani di una persona che per giorni parla di persone che devono aiutarlo a decidere il futuro del Sant’Anna, salvo infine svelare che queste tre persone non esistono?”.

Cronache dello sfascio

Attivato il Mose e sembra che funzioni. Domanda lecita: e farlo prima?
Per Ilva ed Alitalia il sindacato propone l’ intervento dello Stato salvaguardando l’occupazione.
Encomiabile. Domanda successiva: chi mette i soldi e dove li trovano? Piemonte senza sbocchi
al mare con Genova e Savona isolate. Sarà un caso, ma anche le esportazioni crollano in terra sabauda.

Embraco: salta l’ accordo  e Novi dolciaria è  in alto mare, mentre l’Ad di Unicredit comunica da Londra che ci sono 8000 esuberi di cui 6000 in Italia. Appunto, semplicemente comunica.

I ricercatori del Cnr sono disperati perché dal 2017 li avrebbero dovuti assumere e non ci
sono i soldi per la ricerca. In compenso sono stati spesi 9 miliardi per il  reddito di cittadinanza.
Complimenti Giggino, con la complicità di Salvini e Zingaretti. Purtroppo non finisce qui.
Si credeva che con Toninelli si fosse toccato il fondo. Errore. Parliamo di De Micheli, quota PD ed attuale
Ministro, partendo dalla non nomina del commissario italiano tav alle infrastrutture da
completare come Asti Cuneo. Il silenzio regna sovrano. Ed i No Tav rialzano la testa. Vero,
le opere vanno avanti, ma per forza d’ inerzia e perché l’Europa deve e vuole andare avanti.

Mamma mia. Non è finita. Taglio di treni dell’ alta velocità. Venezia e Roma rischiano di diventare
una lontana chimera. I parlamentari torinesi furibondi. Domanda: ammesso e non concesso che le Ferrovie
dello Stato siano private ( non è così  ma facciamo finta di crederci ) operano in concessione
statale. Il Ministro competente non ha nulla da dire? Niente di niente. Le ultime  discussioni
sul Salva Stati hanno riaperto (anche) la prospettiva di una bancarotta italiana.

Addirittura stanno rientrando imprenditori che avevano spostato le loro attività nei paesi dell’ Est. Si
sta aggravando e negativizzando tutto. Triste dirlo, triste ripeterlo, al problema Italia corrisponde
un problema più profondo in Piemonte, nella nostra regione, dove Torino oramai è sempre in fondo
alle classifiche. Illudersi è frustrante. Prepariamoci al peggio.

 

Patrizio Tosetto

Costanzo (M5S): “Mantenere impegni presi con lavoratori”

Riceviamo e pubblichiamo

“IL LAVORO SI PAGA NON A SUON DI CONFERENZE STAMPA O CON PIANI INDUSTRIALI ROBOANTI MA MANTENENDO GLI IMPEGNI PRESI”

“Il piano industriale presentato in pompa magna da IGI Group investimenti alla stampa e alle istituzioni – afferma Jessica Costanzo (M5S), presente alla conferenza stampa di oggi pomeriggio presso il castello di Parella – è sicuramente ben confezionato. I dubbi e i problemi però, permangono e sono diversi: come si fa a mostrare ottimismo e quando migliaia di lavoratori attendono gli stipendi arretrati da mesi? Si è parlato di ricapitalizzazioni, si sono mostrate cifre e sono state garantite nuove assunzioni a tempo indeterminato, mentre occorreva porre un primo e unico punto all’ordine del giorno: quello della erogazione dei pagamenti ai lavoratori. Su questo e su molto altro invece, le parole dei vertici di IGI Group sono state evasive e lacunose. Evidentemente, la priorità del nuovo Gruppo era quella di mostrarsi solido alle banche e al Tribunale che si pronuncerà il 20 sull’istanza pre-fallimentare. Nulla in contrario, ma non lo riteniamo sufficiente. E’ stata data evidente priorità all’accordo con i 320 creditori per la rinegoziazione del debito, e si è parlato di surroga come unico passo concreto per l’erogazione degli stipendi. Tuttavia non è più sufficiente: sappiamo che per molti lavoratori, vista la natura della loro attività a servizio anche del consorzio, non può essere attivata alcuna surroga dal momento che ci sono dei pignoramenti che bloccano le fatture.

Arrivare a normalizzare il pagamento dei salari – conclude Costanzo – è il primo e imprescindibile punto per poi affrontare tutte le altre questioni.