ECONOMIA E SOCIETA'- Pagina 683

"Stampa" e "Repubblica" dopo lo scambio di direttori diventano sorelle

Il quotidiano torinese e Repubblica, hanno pubblicato questa mattina  due fondi “fotocopia” in cui illustrano gli intenti comuni per il futuro dei due giornali. Le quote Rcs di Fca saranno distribuite ai soci. Oggi avvio di seduta a Piazza Affari in forte rialzo per  L’Espresso dopo l’accordo con Itedi. Il titolo sale  dell’8,3% a 1,07 euro

stampa rep giornali

Fca ha firmato un accordo (memorandum d’intesa) per la  fusione tra Itedi, la società nell’editoria di Fiat Chrysler Automobiles, e il gruppo Editoriale l’Espresso. L’obiettivo è dar vita al più importante gruppo editoriale italiano. L’azienda automobilistica  avrà il 16%, mentre la controllata della famiglia Perrone sarà al 5%, e  Cir avrà oltre il 40% dell’Espresso. Lo comunica Fca in una nota. Dalla fusione delle due società  L’Espresso e Itedi nasce il primo gruppo leader editoriale italiano e uno dei principali gruppi europei, con  750 milioni di ricavi, 5,8 milioni di lettori e la più alta redditività del settore. Elkann e Marchionne vogliono dare più peso all’auto e, sotto la Mole,  c’è chi sostiene che dopo oltre un secolo la famiglia Agnelli esce a tutti gli effetti dall’editoria, perdendo il controllo storico da sempre detenuto sulla Stampa e lasciando anche il Corriere della Sera. Il quotidiano torinese e Repubblica, hanno pubblicato questa mattina  due fondi “fotocopia” in cui illustrano gli intenti comuni per il futuro dei due giornali, dopo il recente passaggio di Mario Calabresi che dalla Stampa è giunto alla direzione di Repubblica sostituendo Ezio Mauro (che del quotidiano torinese fu già direttore). Le quote Rcs di Fca saranno distribuite ai soci. Oggi avvio di seduta a Piazza Affari in forte rialzo per  L’Espresso dopo l’accordo con Itedi. Il titolo sale  dell’8,3% a 1,07 euro, seguito dalla controllante Cir (+3,13%). Cade invece Rcs (-4,59% a 0,58 euro) dopo l’annuncio dell’uscita di Fca con l’attribuzione delle azioni del gruppo che edita il Corriere della Sera ai propri soci.

 

(Foto: il Torinese)

Canile e gattile, ecco i nuovi orari per adottare i cuccioli

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La struttura comunale nata per accogliere cani e gatti abbandonati

Il Canile Rifugio di strada Cuorgnè 139 è la struttura comunale nata per accogliere cani e gatti abbandonati, in attesa di adozione. Questo è il suo nuovo orario di apertura al pubblico: dal lunedì al giovedì: 9-12 / 14-16; il venerdì: 9-12; 1° e 3° sabato del mese: 9-12 / 14-16

Info e contatti: http://goo.gl/pY3ds5

Astro-Samantha a Torino: "Il futuro dello spazio è su Marte"

CRISTOFORETTIVisita al padiglione dedicato alla simulazione del terreno di Marte e alla sala di controllo della missione ExoMars

L’astronauta italiana Samantha Cristoforetti ha incontrato a Torino i tecnici delle società Altec e Thales Alenia Space Italia che hanno seguito la sua missione, Futura. “Sono emozionata a vedere di persona  i tecnici e gli ingegneri con i quali ho parlato via satellite nei miei mesi in orbita. Il futuro spaziale passa per Marte, la vera frontiera degli ultimi studi nei grandi centri ricerche, come questi a Torino”, ha detto. E’ stata accompagnata dal sindaco, Piero Fassino, nella visita al padiglione dedicato alla simulazione del terreno di Marte e alla sala di controllo della missione ExoMars, che contiene la strumentazione Avionic Test Bench da impiegare nella missione sul pianeta, in programma il 14 marzo. Il costo sarà di un miliardo e 200 milioni di euro.

Quando la ricerca si industrializza per sconfiggere la crisi

Si inizierà in uno stabilimento di Rivalta con  un innovativo motore per aerei di media e piccola dimensione, con propulsori a turbo elica di ultima generazione

OPERAIO LAVORO

La crisi si fa sentire ancora e le istituzioni mettono in campo le (poche) risorse disponibili per realizzare progetti di rilancio dell’economia. La Regione Piemonte si e’ attivata in collaborazIone con il ministero dello sviluppo economico a favore dei processi di ricerca e sviluppo nelle aziende. L’obiettivo e’ consentire l’ingresso nel mercato  dei processi innovativi  delle imprese. Sono 80 i milioni di euro dei fondi europei 2014-2020.  La Regione intende aiutare le realtà’ aziendali piemontesi  e anche quelle che in Piemonte desiderano sperimentare nuove produzioni, ricerca e sviluppo. Il Sole 24 Ore spiega che sarà “il progetto di Avio Aero, gruppo Ge, per lo sviluppo di un motore aeronautico di nuova generazione negli stabilimenti piemontesi il primo a ottenere il sostegno della Regione nel quadro di questa misura, per 4,7 milioni.” Il Gruppo ha annunciato un piano di investimenti in Piemonte per 40 milioni, di cui  4,7 della Regione e  8 dal ministero. E intende investire in Piemonte 40 milioni: darà il via nello stabilimento di Rivalta ad  un innovativo motore per aerei di media e piccola dimensione, con propulsori a turbo elica di ultima generazione, con gli 80 milioni resi disponibili dalla Regione Piemonte sull’industrializzazione della ricerca sarà possibile intervenire a favore di aziende ed enti di ricerca, con  base minima di investimento  di 5 milioni per singolo progetto.

Il Fila sarà presto restituito alla città. I lavori nello stadio stanno rispettando i tempi

fila posa1fila3torio fila 2 Grazie al  crowdfunding tra Granata torinesi e fuori città sono già stati raccolti 200 mila euro

Stanno procedendo nel rispetto dei temi i lavori di rifacimento dello storico Filadelfia, il mitico stadio del Grande Torino.

All’Ansa il presidente della Fondazione Filadelfia, Cesare Salvadori, che ha guidato in un sopralluogo i consiglieri della V commissione del Comune, ha dichiarato: “l’obiettivo, anche se ambizioso, è essere pronti il 17 ottobre  o in ogni caso per la fine dell’anno”.

Mentre nel cantiere si sta drenando il terreno fanno già capolino le prime opere di muratura e i basamenti delle gradinate. Presto avverrà la consegna del progetto definitivo del museo da allestire all’interno del complesso e a maggio sarà seminato il manto erboso. Grazie al  crowdfunding tra Granata torinesi e fuori città sono già stati raccolti 200 mila euro.

 
(Foto: il Torinese)

Antichi mestieri addio. Attività artigiane sempre più a rischio estinzione nel Torinese

balo3Per esempio, negli ultimi sei anni in Torino e nella provincia i pellicciai sono scesi da 24 a 19 (-20,8%), mentre i fabbricanti di calzature da 12 a 9 (-25%). Invece i falegnami sono calati da 91 a 55 (-39,5%)

Si dice da sempre che i vecchi mestieri rischiano l’estinzione. Ma ora ci sono dati che lo confermano ufficialmente: sono quelli di Confartigianato, che parlano di 12.534 imprese artigiane che hanno abbassato la serranda definitivamente dal 2009 al 2005, con un crollo del -9,2%. Per esempio, negli ultimi sei anni in Torino e nella provincia i pellicciai sono scesi da 24 a 19 (-20,8%), mentre i fabbricanti di calzature da 12 a 9 (-25%). Invece i falegnami sono calati da 91 a 55 (-39,5%), i corniciai da 163 a 106 (34,9%), i ceramisti da 71 a 67 (-5,6%). E ancora: gli artigiani del marmo artistico da 52 a 41 (-21,15%), i produttori di poltrone e divani da 107 a 83 (-22,4%). E alla fine del terzo trimestre 2015 erano aperti solo 3 orologiai e un unico armatore. “Non è soltanto colpa della debolezza dei consumi interni se la ripresa è ostacolata – dice all’Ansa Dino De Santis, presidente di Confartigianato Torino – ma anche dell’aumento della pressione fiscale, poi la burocrazia, i tempi di pagamento da parte della P.A. Sono tutti aspetti che hanno inciso in modo determinante, causando una moria delle imprese artigiane e l’estinzione di alcuni mestieri”.

(Foto: il Torinese)

Tanto si perde. Anatomia dello psicodramma, dalla crisi del Lungo al suicidio del centrodestra

AVVISTAMENTI / di EffeVi

Poi ci sono i revenants e i grillini che leccano il gelato. Mentre i provvidi leghisti, che hanno appena eletto un giovane di occhio svelto come Riccardo Molinari, lasciano che a Torino scorra il sangue e si concentrano per vincere, da soli, nella città-simbolo di Novara

chiampafassino

Per capire qualcosa della incerta partita in corso a Torino, intanto conviene partire da lì, dal suicidio finale del centrodestra subalpino. “Tanto si perde”: non è lucida rassegnazione, quanto un imperativo morale, una dottrina strategica, uno specchio del principe per gli ultimi berlusconiani.

Intanto, va ricordato, non necessariamente si perde: ancora a dicembre tutti i sondaggi davano Fassino in testa, i grillini secondi a un’incollatura dal centrodestra, purché unito: ovvero, ballottaggio con esiti finali consegnati al riporto tra Torinesi non fassiniani, che restano maggioranza .

FASSINO BABBO NATALEPiero Fassino è un uomo che non si spaventa facilmente: giganteggia sulla mediocrità del PD locale e, con la sua squadra di inossidabili ex-Pci anni ’80 (incarnata plasticamente dall’onnipresente Giancarlo Quagliotti, storico ufficiale di collegamento tra il partito e mondi importanti come la Fiat e il gruppo Gavio), sta tenendo faticosamente sulle sue spalle un sistema al limite dell’implosione. Il modello dell’età aurea di Chiamparino ha il fiato corto: un modello, potremmo dire, “cosmetico”, fondato sul governo del consenso attraverso i circenses, sull’utilizzo sapiente dell’orgoglio provinciale dei Torinesi e sulla robusta penetrazione della politica nella società: oggi il sindaco di Torino, tra la macchina comunale, le 32 società partecipate e gli 86 enti e fondazioni controllate, è di gran lunga il principale datore di lavoro nell’area metropolitana; di qui discendono anche i rapporti necessariamente incestuosi intorno ad appalti e servizi pubblici, con una serie di infortuni e scandaletti che hanno fatto scrivere abbondantemente, appunto, di un “sistema Torino”gazebo forza italia

Un sistema che, con l’asciugarsi dei trasferimenti per grandi eventi, è oggi al collasso. Neanche la più brillante campagna di comunicazione potrebbe coprire ulteriormente i primati negativi di Torino: caduta del PIL, prima città in Italia per debito finanziario, seconda per sfratti, al primo posto nel Nord per disoccupazione giovanile, quarta in Italia per reati in generale, con una qualità della vita in discesa per criminalità, scarsa coesione sociale, depauperamento della forza lavoro.

mole rosa 2015La prossima fine del sistema Torino è avvertita in maniera molto chiara, visto che pezzi dell’establishment si stanno rapidamente distanziando o addirittura riposizionando, rendendo Fassino-Atlante (noto come “il Lungo”) sempre più ansioso di raccattare tutto il possibile per tentare di salvarsi senza ballottaggio.

E qui torna utile l’ultimo aiutino del centrodestra residuale, quello del “tanto si perde” – e perciò tanto vale aiutare l’amico Piero, ché con lui si ragiona. Certo, appare molto lontana l’età aurea della “concordia” come sistema di governo: i tempi delle Olimpiadi, in cui Enzo Ghigo per la Regione e Sergio Chiamparino dal capoluogo erano i dioscuri di un sistema che aveva anticipato il “partito della Nazione”, con la gestione in comune delle robuste commesse pubbliche, attraverso una rigida divisione delle sfere di influenza nell’economia e nella società piemontese. E dovranno riflettere gli adepti della dottrina, molto diffusa nell’ex-PdL, di leale opposizione di sua maestà, che per bon ton hanno evitato di ostacolare le manovre del PD sulle fondazioni bancarie, piuttosto che le varianti urbanistiche a scopo di cosmetica di bilancio. Allo stesso modo, dovranno reinventarsi professionalmente quegli esponenti politici che avevano fatto del “tanto si perde” un vero business, che comportava di solito andare a sbraitare in televisione o in piazza e poi salire in ufficio e trattare laicamente di nomine e appalti, a condizione di abbaiare molto e di non mordere mai.

napoli osvaldoLa tesi del complotto pro-Fassino ha preso quota quando i “tantosiperdisti” hanno provato a candidare contro Fassino proprio l’uomo che ne è il comprimario, ovvero il simpatico 71enne ex-deputato, ex-sindaco di un paese di valle, e mai attivo politicamente in città, come Osvaldo Napoli, tuttora presidente di una controllata di Anci. Va ricordato infatti che per questo incarico l’ex deputato Napoli riceve un compenso stabilito motu proprio – e in contrasto con il parere del CdA di Anci – dallo stesso Fassino.

Se poi aggiungiamo che esponenti storici di questo centrodestra “collaborativo”, come Michele Vietti ed Enzo Ghigo, sono passati dall’appoggio discreto al sostegno pubblico, con tanto di interviste e di candidature di amici e collaboratori nelle liste a sostegno di Fassino, diventa difficile non vedere il consolidarsi di un “partito della nazione” sotto la Mole.

Non a caso i provvidi leghisti, che hanno appena eletto un giovane di occhio svelto come Riccardo Molinari, lasciano che a Torino scorra il sangue e si concentrano per vincere, da soli, nella città-simbolo di Novara , contando di fare comunque un buon risultato (da soli o in coalizione con liste civiche) per il semplice fatto di essere i soli fuori dal gioco, guardando a destra.

rosso robertoOssia, non esattamente i soli: perché di fatto a destra si posiziona la curiosa candidatura del revenant Roberto Rosso: l’uomo che nel 2001 portò Forza Italia al 32%, arrivando vicino a sloggiare Chiamparino da Palazzo Civico, torna oggi alla guida di una strana combinazione di Udc e liste di appoggio che si collocano al centro, ma utilizzano slogan che farebbero impallidire Le Pen padre. Un’operazione che ricorda un po’ le rivolte contadine medievali: raccoglie gli esclusi, presenta rivendicazioni forti, e spera poi di essere ricevuto dal principe per ottenere concessioni ; non è infatti difficile vedere dietro Rosso l’ombra di Vito Bonsignore, che vuole a ogni costo sedere al tavolo di quelli che hanno fornito a Fassino l’aiuto indispensabile a salvarsi.

Resta da capire chi sia, in realtà, la vera novità della campagna, la candidata “sindaca” (come amanoappendino dire da quelle parti) Chiara Appendino del M5S. Già il compiacente trattamento che le riserva quotidianamente La Stampa fa pensare a Longanesi: lei la rivoluzione non la farà di sicuro, perché se non la conosciamo, conosciamo bene la famiglia e il mondo da cui proviene. Un mondo Unione Industriale e Fiat, biennio in Economia e Commercio con stage e tesi su “valutazione parco calciatori” presso la Juventus F.C. S.p.A., non proprio una multinazionale dove parentele e relazioni personali non pesino. La buona Chiara potrà esibire cappelli peruviani e targhette “no oil”, ma insomma, Torino è una città di provincia e non è difficile capire che per estrazione, censo e stile di vita, una volta scesa dal palcoscenico, la persona presenta un profilo differente da quello classico del grillino scappato di casa.

unita novelli jottiSarà per questo che un eventuale vittoria dei grillini a Palazzo Civico non spaventa più di tanto certo establishment: certo, c’è da temere un’infornata di consiglieri “analfabeti” e di assessori incompetenti (ma poi nulla che non si sia già visto). Ma la buona “sindaca”, in fondo, viene da quella Torino che, senza troppo clamore, comanda sempre e comunque; saprà tenere le redini, l’amministrazione è un fatto tecnico, avete visto a Parma. E quanto ne segue. I più vecchi ricorderanno il terrore del 1975, quando arrivò a Palazzo Civico un Diego Novelli con una maggioranza Pci dura e ferrigna. Si pensava a Cuba o al Cile di Allende: epurazioni, espropri, persecuzioni politiche e poliziesche, la gogna per i preti e i buoni borghesi. In pochi mesi si vide che erano timori infondati, che persino con i comunisti (figuriamoci con i radical-chic anni ’70 o 2.0) chi comanda davvero può ragionare. E che anzi con i comunisti è più facile intendersi perché hanno lo zelo del neofita: l’espressione, ferocemente torinese, fu: “hanno berliccato il gelato”. Per dire: sono pronti ad accomodarsi a tavola.

Ecco, l’impressione è che la candidata del M5S a Torino sia il grillismo dal volto umano, nata in un mondo dove il gelato è sempre in tavola. Forse, anche più interessante dello stesso vecchio Piero, tanto Lungo quanto logorato.

 

La città della Fiat e l'auto in condivisione, a grandi passi verso la smart mobility

I vantaggi di guidare una shared car sono indubbiamente considerevoli: riduzione dei costi fissi di manutenzione per coloro che utilizzano l’auto per spostamenti brevi, accesso alla ZTL e, dal lato della vivibilità urbana, minor numero di veicoli per servire un maggior numero di persone – in media, un’auto condivisa sostituisce quindici auto di proprietà – sebbene l’utilizzo dell’auto in condivisione sia conveniente solo al di sotto di un kilometraggio massimo (tra i 5000 e i 7000 km all’anno)

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Torino, novembre 2002: ha inizio il progetto “IoGuido” per la mobilità sostenibile, il servizio di carsharing gestito da CarCityClub, società a capitale misto GTT, Leasys e AMC. L’obiettivo? Ridurre l’impatto e la congestione causata dall’alto numero di veicoli circolanti in città, fonte di considerevole abbassamento della qualità della vita e di elevati livelli di inquinamento.
Nella città che è stata il centro nevralgico della produzione automobilistica italiana, e che è al secondo posto in Italia per quanto riguarda il rapporto abitanti-autovetture – 850 auto ogni 100 abitanti, seconda solo a Roma -, si può parlare di rivoluzione copernicana nella percezione dell’auto, uno slittamento dall’accesso alla proprietà all’accesso alla soddisfazione del bisogno di trasporto.park car sharing

Certo, non è questo l’inizio della pratica del carsharing in sè e per sè, in quanto esso affonda le sue radici addirittura negli anni Cinquanta, a Zurigo, e per i primi, consistenti, prodromi della diffusione delle car-sharing organizations deve far riferimento alla Francia e all’Olanda degli anni Settanta e Ottanta.

Dal 2002 ad oggi, poi, sempre più forti si sono fatte le spinte economico-sociali promotrici dell’economia dell’accesso (in vece di quella della proprietà). La crisi del 2008, da una parte, e il sempre maggior desiderio di vivibilità all’interno del contesto cittadino, nonchè la dilagante e crescente sensibilità ambientale, dall’altra, hanno favorito lo sviluppo delle car-sharing organization, tanto che nell’aprile 2015, dopo Milano, Roma e Firenze, Torino ha aperto le porte a Enjoy e Car2Go, servizi di carsharing free-flow.

car sharing
Al contrario della flotta appartenente a IoGuido, infatti, le Fiat 500 e le SmartForTwo dei servizi in questione si possono posteggiare in qualsiasi parcheggio interno al perimetro dell’area urbana torinese, ivi compresi i parcheggi blu, di cui esse possono fruire gratuitamente, e il loro accesso è consentito tramite app per smartphone, senza la necessità di prenotazione (obbligatoria, invece, per le auto del CarCityClub).

I vantaggi di guidare una shared car sono indubbiamente considerevoli: riduzione dei costi fissi di manutenzione per coloro che utilizzano l’auto per spostamenti brevi, accesso alla ZTL e, dal lato della vivibilità urbana, minor numero di veicoli per servire un maggior numero di persone – in media, un’auto condivisa sostituisce quindici auto di proprietà – sebbene l’utilizzo dell’auto in condivisione sia conveniente solo al di sotto di un kilometraggio massimo (tra i 5000 e i 7000 km all’anno). Certo è, comunque, che in un contesto di crescente urbanizzazione ed inquinamento, il carsharing può risultare uno strumento efficace e di larga adesione per attutire tali problemi e ridurre l’incidenza dell’auto nel progressivo peggioramento della qualità della vita in aree urbane.car sharing33

Leader nell’adesione alla sharing mobility è, in Italia, la città di Milano, che costituisce l’80% del mercato delle car-sharing organizations, e per prima ha introdotto il sistema free-flow (dicembre 2013); inoltre, dal luglio 2015, i milanesi possono usufruire dell’implementazione di 150 scooter della flotta Enjoy, noleggiabili con gli stessi schemi delle auto. L’appetibilità del mercato milanese ha consentito la sua penetrazione da parte di nuove organizzazioni, quali Share’n Go (che utilizza veicoli elettrici) e Twist, e ha contestualmente permesso l’adozione di una flotta più consistente , sia per quanto concerne le 500 del gruppo ENI (944 veicoli contro i 400 di Torino), che per le Smart del gruppo Daimler-Benz (700 contro le 450 torinesi), ma il Turin Action Plan for Energy, stilato in previsione di una riduzione delle emissioni di CO2 di 1 360 941 tonnellate dal 20015 al 2020, presenta tra gli strumenti per la razionalizzazione del trasporto privato, anche l’incentivazione e l’estensione del servizio di car-sharing.

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La città piemontese, inoltre, da marzo 2016 vedrà l’introduzione del car-sharing elettrico, gestito da BlueSolution del gruppo Bollorè, la cui prima BlueCar venne progettata al fianco di Pininfarina, e la cui costruzione è sita a Bairo, nel Canavese; l’obiettivo è arrivare, dalle 30 vetture iniziali e le 15 colonnine di ricarica, ad una flotta di 400 veicoli e 700 colonnine di ricarica aperte anche ai privati. Una Torino che si avvia a grandi passi ad essere sempre più smart.

Veronica Bosco

(foto: il Torinese)

La tutela dei consumatori in Europa

Consumatoriuno“Strumenti alternativi di risoluzione delle controversie transfrontaliere. Italia e Spagna a confronto”

Tutela del consumatore, codice del consumo e mercato europeo: sono questi i temi del corso di perfezionamento organizzato dallo Iuc (International university college of Turin), e dall’Ecu (European consumers union). A Palazzo Lascaris, si è tenuto il convegno che ha messo a confronto le esperienze tra l’Italia e la Spagna.L’evento, intitolato “Strumenti alternativi di risoluzione delle controversie transfrontaliere. Italia e Spagna a confronto”, ha previsto anche un’occasione di offerta formativa con accreditamento presso il Consiglio dell’Ordine degli avvocati di Torino.I lavori hanno evidenziato come il diritto dei consumatori abbia assunto negli ultimi anni una grande centralità nel panorama giuridico nazionale, rappresentando altresì un settore in cui l’armonizzazione comunitaria ha certamente prodotto un buon risultato. Si tratta di una disciplina articolata e complessa, dotata di numerose specificità, le quali richiedono un particolare approfondimento, anche rivolto alle più interessanti decisioni giurisprudenziali.Dopo i saluti  di Bartolomeo Grippo dell’Ordine degli avvocati di Torino, e di Abogado Marìa Jesùs Garcìa de Miguel, console onorario di Spagna a Torino,  le varie  relazioni – tra le quali anche quella del Comitato regionale per le Comunicazioni del Piemonte (Corecom) –  hanno cercato di capire e interpretare al meglio le normative vigenti, rapportandole con i principi generali del nostro ordinamento che certamente non possono essere sacrificati in nome della specializzazione professionale. Oltre ad affrontare i temi classici legati alla tutela dei consumatori è stata fatta una lettura critica dell’impianto normativo esistente, verificando anche quali siano oggi gli strumenti per contribuire all’affermazione di un consumo alternativo in forza del quale l’individuo cessa di agire come strumento di realizzazione del mercato – secondo l’interpretazione dominante in materia – per compiere scelte di consumo non mosse esclusivamente da ragioni economiche ma volte a valorizzare posizioni etiche o politiche. Manuel Feliu Rey e Migle Laukyte, entrambi dell’ Universidad Carlos III de Madrid, hanno spiegato come in Spagna il consumatore non sia inquadrato dal legislatore come soggetto fisico, ma come giuridico. Ciò comporta ad esempio il riconoscimento dell’imprenditore come consumatore, condizione condizione che ad esempio lo relazione in maniera differente con gli istituti bancari rispetto all’Italia.

Il convegno ha poi messo in evidenza come il proliferare di scelte di consumo collettivo (si pensi all’esperienza dei gruppi di acquisto solidale o collettivo), il rifiuto di acquistare merci realizzate da determinati produttori così come una maggiore sensibilità a rifiutare che alcuni beni siano oggetto di processi di commodificazione e rimessi alle logiche del mercato, rappresentino alcune delle tendenze che oggi devono interessare il diritto dei consumatori, ossia quello dell’individuo passivo da proteggere perchè sempre soggetto debole sul mercato.

 

www.cr.piemonte.it

Studenti e lavoratori? Con l'apprendistato duale il Piemonte è regione laboratorio

OPERAIO LAVOROREGIONE PALAZZO
Consentirà anche gli studenti di licei, accademie di Belle arti, conservatori musicali, oltre che di istituti tecnici e professionali, di essere assunti come apprendisti

Lezioni, esami e soprattutto formazione in azienda,  in ufficio e nei laboratori. E’ il sistema duale in Apprendistato che, nelle intenzioni della Regione,  consentirà anche gli studenti di licei, accademie di Belle arti, conservatori musicali, oltre che di istituti tecnici e professionali, di essere assunti in apprendistato acquisendo il doppio status di “studente” e “lavoratore”.

La Regione Piemonte ha  appena siglato  un protocollo d’intesa che regolamenta i contenuti formativi e gli aspetti contrattuali dell’ apprendistato duale. Per la prima volta sindacati, associazioni imprenditoriali, Atenei e Ufficio Scolastico Regionale si sono riuniti attorno a un tavolo. L’accordo consentirà ai giovani tra i 15 e i 29 anni di conseguire, spiegano in Regione ” tutti i titoli di studio previsti dall’ordinamento italiano ed europeo, dalla qualifica professionale al dottorato di ricerca, lavorando, alternando cioè momenti di formazione a scuola e in azienda, attraverso i percorsi previsti dall’Apprendistato di 1° livello e da quello di Alta formazione e ricerca. Dei 72 milioni di euro che la Regione mette a disposizione dell’offerta formativa per tutte le tipologie di apprendistato, circa 26 saranno destinati all’apprendistato duale”.

Novità anche per  le imprese che assumeranno in apprendistato o che ospiteranno studenti in alternanza scuola-lavoro: potranno godere di una serie di benefici fiscali e contributivi grazie ai quali sarà possibile realizzare una riduzione del costo del lavoro e una semplificazione gestionale, come  l’azzeramento dei costi per la formazione svolta a scuola, la diminuzione al 10% di quelli per la formazione interna all’azienda e  la riduzione dal 10 al 5% dell’aliquota di contribuzione per le imprese con più di nove dipendenti.

“L’apprendistato duale – spiega l’assessore all’Istruzione, Formazione Professionale e Lavoro, Gianna Pentenero – permetterà di collegare in modo più veloce ed efficace l’offerta formativa con la domanda delle imprese e la programmazione didattica con le necessità del sistema produttivo, contrastando così la dispersione scolastica e favorendo l’occupabilità giovanile. Un sistema nel quale formazione e lavoro si raccordano organicamente, grazie all’integrazione di apprendimenti in aula ed in azienda, tra teoria e pratica, che permetteranno di rafforzare il legame tra gli indirizzi di studio scelti dai nostri ragazzi e i fabbisogni di competenze delle imprese”.

Al momento dell’accordo c’era anche il sottosegretario al Lavoro, Luigi Bobba: “le imprese – ha sottolineato – non avranno alcun obbligo di assumere l’apprendista e il nuovo contratto costerà il 60-65% in meno del precedente perché si pagheranno solo le ore di lavoro e non quelle di formazione esterna, mentre la formazione interna sarà pagata al 10%. Così facendo si mira a rendere più stringente il collegamento fra mondo dello studio e realtà del lavoro”.

 www.regione.piemonte.it