Il racconto del percorso artistico fatto nell’ultimo biennio al Timone attraverso le opere realizzate dagli artisti
L’Associazione Il Timone – punto di riferimento per la città di Novara e il territorio per le persone con disabilità – presenta una mostra di opere d’arte, risultato del percorso di terapeutica artistica svolta presso la sede dell’Associazione nel biennio 2018/2019 e che ha visto coinvolti circa 40 utenti.
La mostra sarà inaugurata sabato 6 aprile alle ore 10.00, presso la Sala Accademia del Broletto a Novara e resterà aperta fino a domenica 7 aprile. Gli orari per visitare l’esposizione sono per entrambe le giornate dalle 10.00 alle 19.00 con ingresso libero.
Saranno esposte circa 20 opere – alcune singole altre sotto forma di composizione – frutto del lavoro e della personale espressione artistica degli utenti del Timone, che presenteranno al pubblico le proprie creazioni spiegando le varie tecniche utilizzate. L’obiettivo della mostra è quello di valorizzare i ragazzi per il lavoro svolto con impegno, sotto la supervisione di Laura Lebra, artista terapista, che ha aiutato i partecipanti a trovare la loro migliore forma di espressione attraverso l’arte e le diverse tecniche apprese nei due anni di percorso. Gli artisti del Timone saranno i principali protagonisti del weekend a Novara con questa bellissima mostra dove arte e disabilità si incontrano e si fondono in un racconto unico di esperienze e di emozioni senza confini, perché l’arte ha consentito a ciascun artista di trovare una personale forma di espressione e di comunicazione.
Nei due giorni di esposizione sarà presente al Broletto anche lo staff dell’Associazione Il Timone che affiancherà gli artisti per sostenerli nel momento in cui racconteranno al pubblico le proprie opere d’arte. L’Associazione Il Timone conta circa 120 utenti, e si avvale della collaborazione di numerosi volontari, oltre che di una squadra di educatori e professionisti esperti di psicologia, logopedia, fisioterapia, neuropsicomotricità, pet-therapy, ginnastica e arte terapeutica. La Fondazione De Agostini sostiene l’Associazione Il Timone in tutte le sue quotidiane attività, realizzate negli spazi della sede di Via Giovanni da Verrazano 13, nella consapevolezza di quanto sia importante per il territorio novarese poter usufruire di servizi di qualità, finalizzati all’inclusione sociale, a favore delle persone più svantaggiate.
***
Associazione “Il Timone”
Costituita a Novara nel maggio 2015 l’Associazione “Il Timone”, che nasce con l’obiettivo di perseguire finalità sociali, formative e ricreative nei settori dello sport, dell’assistenza e dell’educazione, opera nel sostegno alle persone diversamente abili e focalizza la propria attenzione nell’attività socio-assistenziale, terapeutica e sportiva. L’associazione promuove e sostiene anche eventi culturali, artistici e sportivi. La Fondazione De Agostini sostiene e accompagna l’associazione nella promozione delle sue attività.
www.iltimonenovara.it
Fondazione De Agostini
La Fondazione De Agostini nasce nel 2007 a Novara, per volontà delle famiglie Boroli e Drago, azioniste del Gruppo De Agostini. Fortemente radicata sul territorio, dove il Gruppo De Agostini è presente dal 1908, la Fondazione è principalmente impegnata in ambito sociale, con l’obiettivo di rispondere ai bisogni delle categorie più deboli, ma anche nella formazione e nella ricerca medico-scientifica. La Fondazione ha attivato una rete di relazioni e collaborazioni con Enti, Fondazioni e Istituzioni che condividono gli stessi obiettivi e le stesse finalità e, insieme a loro, si impegna a dare vita e a sostenere progetti sia in Italia sia in ambito internazionale. Dal 2007, anno della sua nascita, ad oggi la Fondazione De Agostini ha sostenuto 150 interventi per un importo complessivo di circa 14.500.000 Euro erogati.
www.fondazionedeagostini.it

Ericsson (NASDAQ: ERIC) e Comau portano alla Hannover Messe il Digital Twin abilitato dalla connettività 5G. Questo progetto d’innovazione, attualmente in fase di sperimentazione, rappresenta uno step ulteriore della partnership che lega da tempo le due realtà, che intendono sviluppare nuovi casi d’uso e soluzioni per l’Industria 4.0 e lo Smart Manufacturing grazie alle potenzialità offerte dalla tecnologia mobile di quinta generazione. Comau ed Ericsson presentano la versione digitalizzata di una linea di montaggio in un impianto automobilistico. Indossando appositi occhiali per applicazioni di Realtà Virtuale i visitatori si trovano immersi nella linea di lavoro e possono “muoversi” all’interno di essa, monitorando i parametri chiave del processo e quelli delle macchine quali, ad esempio, vibrazioni, temperatura, pressioni ed assorbimenti. Un pannello di controllo digitale, fruibile in Realtà Virtuale tramite un tablet standard, può identificare le situazioni che potrebbero creare rallentamenti o interruzioni del processo fornendo istruzioni per affrontare il problema efficacemente. Le caratteristiche della connettività 5G permettono di raccogliere un flusso di dati stabile, continuo e massivo, in real-time, che è vitale per i processi di automazione. Grazie alla bassa-latenza del 5G, il Digital Twin presenta informazioni relative al robot reale sotto forma di output visivi, che permettono di capire come evolverà l’attività del robot nella cella. Non solo: dall’analisi dei dati è possibile prevedere malfunzionamenti e individuare quale componente deve essere riparato o sostituito, suggerendo quali azioni effettuare per intervenire in modo efficace. Il 5G diventa la tecnologia abilitante per ogni attività remota di analytics e digital intelligence su tutti gli asset del sistema produttivo. Il progetto pilota presentato ad Hannover è frutto del continuo sviluppo, unito all’impegno in ricerca e innovazione, di Comau ed Ericsson, per abilitare il processo di trasformazione digitale nel manufacturing. “Le nuove tecnologie digitali e interconnesse di Comau forniscono dati di produzione in tempo reale, dove e quando necessario, contribuendo a ridurre i tempi di inattività, migliorando la qualità complessiva. L’analisi digitalizzata dei dati fornisce ai clienti moltissime informazioni sui flussi e i volumi di produzione – informazioni rese disponibili sia localmente che da remoto. Il 5G è un driver abilitante per la trasformazione digitale all’interno dell’ambiente di Industry 4.0, in particolare grazie alla bassa latenza, alla banda larga e alla connettività Plug & Play delle strumentazioni di fabbrica. La demo presentata insieme ad Ericsson mostra come un Digital Twin viene applicato in una linea di produzione”, rileva Maurizio Cremonini, Comau Head of Marketing and Digital Initiatives Platform. “Ampiezza di banda e bassa latenza, caratteristiche della nuova tecnologia 5G, sono i fattori determinanti che permetteranno di accelerare i processi di digitalizzazione e automazione, abilitando casi d’uso all’avanguardia nell’ambito dello Smart Manufacturing e di Industria 4.0”, afferma Magnus Frodigh, Head of Research di Ericsson. “La demo che presentiamo insieme a Comau mostra come l’implementazione del 5G in ambito industriale consentirà di aumentare la produttività, contenendo i costi”. Il Digital Twin verrà mostrato alla Hannover Messe, dal 1° al 5 aprile, presso lo stand Ericsson nella Hall 8.
LA TESTIMONIANZA DEI RELIGIOSI
Due conferenze all’interno del progetto Alternanza Scuola-Lavoro 2019 dell’Istituto Confucio dell’Università di Torino
L’Istituto Confucio dell’Università di Torino, all’interno del progetto di Alternanza scuola Lavoro per il 2019, presenta due conferenze dedicate ad altrettante figure di religiosi fondamentali per le relazioni Europa – Cina tra il ‘600 e il ‘700: Teodorico Pedrini (Fermo 30 giugno 1671 – Pechino 10 dicembre 1746), missionario in Cina e musicista; Prospero Intorcetta (Piazza Armerina 1626 – Hangzhou, Cina 1696) è stato un missionario e gesuita italiano primo a tradurre in Europa le opere di Confucio.
Martedì 2 aprile è prevista la conferenza “La Cina e l’Europa tra Seicento e Settecento. La testimonianza dei religiosi e la figura di Teodorico Pedrini”.
Due i panel:
· “Teodorico Pedrini: missionario e musicista nella Cina del Settecento” a cura di Fabio G. Galeffi e Gabriele Tarsetti – Centro Studi Teodorico Pedrini
· “I primi imperatori Qing e la tolleranza religiosa” a cura di Monica De Togni – Università degli Studi di Torino
Fabio Galeffi e Gabriele Tarsetti sono due ricercatori indipendenti di Fermo, la città natale del missionario e musicista Teodorico Pedrini. Insieme hanno costituito, nel 2005, il Centro Studi Teodorico Pedrini (www.teodoricopedrini.it), con lo scopo di approfondire la ricerca e di costruire un patrimonio di documentazione permanente sulla figura del missionario fermano. Da allora hanno raccolto circa 200 documenti anagrafici su di lui e sulla sua famiglia e reperito circa 620 lettere e relazioni, in originale o in copia, attribuibili a Pedrini, tali da costituire quello che è uno dei più corposi epistolari missionari oggi conosciuti. Il loro primo volume organico e sistematico, da poco edito, “Son mandato à Cina, à Cina vado – Lettere dalla missione 1702 – 1744”, (Macerata, Quodlibet, 2018) è la prima monografia, del genere ”epistolario” pubblicata su Teodorico Pedrini.
Monica De Togni è professore associato di Storia dell’Asia Orientale presso il Dipartimento di Lettere e Filosofia dell’Università di Torino. In questa università, nel 2013 e 2014, ha ricoperto il ruolo di vicepresidente del corso di Lingue e culture di studi asiatici e africani. Al momento, le sue ricerche mirano a capire se e come la proposta pacifista sia stata presa in considerazione e abbia trovato un’adesione in Cina durante il XX secolo, con un’attenzione particolare per la prima metà del secolo. In passato, si è occupata delle istituzioni di autogoverno alla fine della dinastia Qing e all’inizio del periodo repubblicano, guardando all’attuazione effettiva delle ultime riforme di Qing nella provincia del Sichuan e alle continuità e discontinuità di questa implementazione durante gli anni successivi della Repubblica.
Lunedì 8 aprile è prevista la conferenza “La Cina e l’Europa tra Seicento e Settecento. La testimonianza dei religiosi e la figura di Prospero Intorcetta”. Ad aprire l’incontro il Direttore del Dipartimento di Studi Umanistici e membro del Board dell’Istituto Confucio, Prof. Donato Pirovano.
Due i panel:
· “L’avventura dei Gesuiti in Cina e il suo impatto sulla cultura europea” a cura di Stefania Stafutti – Università degli Studi di Torino
· “Come Confucio parlò latino: Prospero Intorcetta mediatore culturale e linguistico” a cura di Rodney Lokaj e Alessandro Tosco – Università degli Studi di Enna “Kore”
La professoressa Stefania Stafutti è direttrice dell’Istituto Confucio di Torino, ordinario di Lingua e Letteratura Cinese dell’Università di Torino e Delegato del Rettore per le Relazioni Internazionali con la Cina. Stefania Stafutti traccerà i momenti salienti della presenza dei Gesuiti in Cina ed evidenzierà l’influenza sulla cultura europea dei loro scritti e delle loro testimonianze, nonché le impronte che essi lasciarono nell’ambito della cultura cinese.
Il professor Rodney Lokaj si è formato fra Melbourne, Perugia, Edimburgo e Roma, in quest’ultima città sotto l’egida del filologo classico e dantista, Giorgio Brugnoli e dove, alla “Sapienza”, Lokaj è stato professore a contratto per più di un decennio di latino medievale e umanistico. Visiting professor a Oxford, Bristol e Berkeley, California, attualmente è professore associato di filologia italiana all’Università di Enna “Kore”. Alessandro Tosco si è laureato in Lingua e letteratura cinese presso l’Università degli Studi di Torino; nello stesso Ateneo ha conseguito il Dottorato di Ricerca in Studi Euro-Asiatici. Ha perfezionato lo studio del cinese presso la Beijing Languange and Culture University e la East China Normal University of Shanghai. Nel 2014 ha vinto una borsa di studio per “Nuovi Sinologi” elargita da Hanban / Confucius Institute Headquarters. Attualmente è ricercatore di Lingua e letteratura cinese presso l’Università degli Studi di Enna “Kore”.
***
DOVE E QUANDO
Martedì 2 aprile 2019 ore 10.00 – 13.00 Aula Magna, Palazzo del Rettorato, via Verdi 8 Torino.
Lunedì 8 aprile 2019 ore 10.30 – 13.30 Aula Magna, Palazzo del Rettorato, via Verdi 8 Torino.
Ingresso libero fino ad esaurimento posti.
INFORMAZIONI
Per informazioni: 011 670 39 13 / segreteria@istitutoconfucio.torino.it
DALLA TOSCANA
Invece di soccorrerla, una decina i ragazzi del liceo artistico di Pistoia avrebbero bullizzato una loro compagna ubriaca. La preside ha annunciato provvedimenti severi. La ragazza di 15 anni aveva portato a scuola alcune bottiglie di alcolici e superalcolici, poi ha bevuto e si è sentita male. Secondo la preside, in giardino i compagni di classe, anzichè aiutarla, le hanno dipinto la faccia, tirato acqua e presa a calci e l’hanno legata, mettendole lo scotch sulla bocca.
I dati Eurosat rilevano che gli italiani si sono piazzati solo quart’ultimi in Europa per l’impiego di internet, con il 74% di connessioni rispetto all’85% degli europei. Il web è utilizzato dagli italiani soprattutto per le email (57%), per vedere video (52%) e per i social network(46%). Gli europei nel complesso usano internet in particolare per la posta elettronica (73%), poi per cercare informazioni su beni o prodotti (70%), per guardare video (57%) e social (56%).Sono i danesi i più in rete d’Europa con il 98% di utenti tra i 16 e i 64 anni) seguiti da lussemburghesi (97%) e olandesi (95%), invece i più disconnessi dei 28 Paesi sono i bulgari (65%).
La tappa marchigiana del road show CircOILeconomy, promosso dal CONOU insieme a Confindustria, ha fatto il punto sulle opportunità, per gli imprenditori, di ottimizzare i sistemi di raccolta degli oli industriali usati
L’incidenza ambientale ed economica del riutilizzo dei materiali di risulta delle attività industriali è oramai un dato di fatto, e non fanno eccezione gli oli usati che originano da molte lavorazioni che si svolgono all’interno delle imprese. Per questo è opportuno svolgere un’azione di aggiornamento costante dei detentori di questo rifiuto circa le norme e le tecniche che permettono un corretto stoccaggio dell’olio. Un intervento che, se per un verso supporta i produttori nell’adempimento delle regole vigenti, dall’altro contribuisce a rendere più efficiente il processo di rigenerazione incrementando la resa di produzione di olio base rigenerato. Su questo principio si basa l’iniziativa dal titolo CircOILeconomy, fortemente voluta dal CONOU, il Consorzio Nazionale per la gestione, raccolta e trattamento degli oli minerali usati, e Confindustria. Dopo Rimini, Mestre e Brescia l’iniziativa ha fatto tappa ad Ancora, presso la sede della rappresentanza di Confindustria Marche Nord, dove i referenti tecnici del Consorzio e i rappresentati di Confindustria hanno accolto molti imprenditori titolari di aziende del territorio detentrici degli oli usati. I dati diffusi nel corso della manifestazione offrono efficacemente la misura dell’attività svolta sul territorio. Nel 2018, infatti, nel distretto di Ancona, sono state raccolte circa 1.547 tonnellate di olio usato industriale. Per quanto riguarda il territorio regionale va anche citato il dato riferito al distretto di Pesaro/Urbino che si attesta su una raccolta che, per il 2018, è stata di 229 tonnellate. Tutto il materiale raccolto è stato avviato al riciclo tramite rigenerazione, con un conseguente e significativo risparmio sulle importazioni di petrolio del Paese e sulle emissioni di CO2. Negli ultimi anni, rispetto ai quantitativi di olio lubrificante usato immessi al consumo in Italia, il peso del settore industriale ha assunto un’importanza crescente. Per questo motivo il CONOU ha dato vita a una campagna itinerante che sta attraversando l’Italia per incontrare le imprese proponendosi come loro interlocutore privilegiato. Il roadshow, grazie alla collaborazione con le rappresentanze regionali di Confindustria, proseguirà nei prossimi mesi il suo itinerario nelle principali città italiane (www.conou.it). Per le imprese, diventare ‘ambasciatrici’ di buone pratiche di gestione si traduce anche in vantaggi sotto forma di brand reputation, affidabilità e nuove opportunità di business: praticare scelte attente all’ambiente e alla sostenibilità economica facilita i rapporti con le istituzioni, la pubblica amministrazione e le associazioni del settore. “Il tessuto produttivo delle provincie di Ancona e Pesaro – ha dichiarato Salvatore Giordano, Direttore Generale di Confindustria Marche Nord – è rappresentato in larga parte da industrie manifatturiere, in particolare del settore meccanico, che continua ad essere un grande utilizzatore di oli usati industriali. Abbiamo dunque accolto con grande piacere la tappa marchigiana del roadshow promosso da Conou perché ne condividiamo gli obiettivi: anche a livello locale come Confindustria siamo in prima linea su tutti i temi che riguardano l’economia circolare perché riteniamo che sia sempre più un fattore centrale per il benessere diffuso ma anche per la competitività delle industrie, come ha recentemente affermato Claudio Andrea Gemme (Presidente del Gruppo Tecnico Industria e Ambiente di Confindustria e firmatario del Protocollo d’intesa con Conou). Contribuire a formare gli imprenditori che hanno a che fare con un rifiuto complesso da gestire, eleverà ulteriormente l’efficacia di una filiera già molto performante”. “È inscritta nel DNA del Consorzio l’esigenza di promuovere, in ogni ambito della vita civile, l’idea che solo procedendo ad una profonda rivoluzione culturale ispirata ai principi della sostenibilità economica e ambientale delle attività industriali si possa sperare di consegnare alle prossime generazioni un ecosistema ancora vivo e vivibile – sottolinea Riccardo Piunti, Vice Presidente del Conou -. Con CircOILeconomy noi vogliamo contribuire a tradurre in fatti concreti questo passaggio di visione, in particolare per quanto riguarda gli oli industriali usati, nella certezza di trovare accoglienza e rispondenza nei nostri interlocutori che possono individuare nel CONOU il giusto alleato per trarre vantaggio da una corretta gestione di questo rifiuto”.
***
Il CONOU
Il CONOU, che raggruppa 72 imprese di raccolta e 3 impianti di rigenerazione, dal 1984 a oggi ha raccolto 5,7 milioni di tonnellate di olio lubrificante usato, ne ha avviato a rigenerazione 5,1 milioni consentendo un risparmio sulle importazioni di petrolio di circa 3 miliardi di euro. Sotto la guida del Presidente Tomasi dal 2003, ha continuato la sua progressione d’eccellenza diventando un esempio virtuoso di economia circolare non solo a livello nazionale. Solo nel 2018 sono state raccolte oltre 189mila tonnellate di lubrificante usato, ancora una volta in crescita rispetto all’anno precedente. Numeri che, in questo ambito, collocano l’Italia ai massimi livelli europei e internazionali. In particolare, i risultati ottenuti nel campo della rigenerazione assegnano al nostro Paese la leadership del processo di ri-raffinazione di oli usati anche in virtù della presenza di alcune importanti realtà industriali tecnologicamente all’avanguardia nel settore. Tutti questi traguardi, sono stati raggiunti anche grazie a una continua e capillare attività di formazione e informazione svolta sul territorio. In 35 anni di attività, infatti, il Consorzio ha sempre investito energie e risorse nella formazione di tutti gli attori coinvolti con lo scopo di sensibilizzare e sostenere ogni anello della catena in grado di contribuire al successo della filiera.
FOCUS INTERNAZIONALE di Filippo Re
Moschee e minareti al posto di chiese e cupole? La Russia si avvia davvero verso una piena islamizzazione?
C’è preoccupazione ai vertici del Cremlino e nella Chiesa ortodossa dopo aver appreso i risultati di una ricerca secondo cui il 30% della popolazione russa sarà islamica entro i prossimi 15 anni. Lo sostiene il presidente del Consiglio dei muftì di tutta la Russia, Ravil Gainutdin, che cita le previsioni di esperti. I fedeli dell’islam aumenteranno molto per ragioni demografiche, economiche e migratorie. Le repubbliche del Caucaso e del Tatarstan sono quelle a maggioranza islamica e sono anche quelle che hanno i più alti tassi di natalità nella Federazione russa. Le stime più recenti indicano che i musulmani in Russia sono tra i 14 e i 20 milioni di persone, tra il 10 e il 14% dei residenti, che nel 2018 erano quasi 150 milioni. Il cambiamento demografico, prevedono i demografi, è già in atto e non sarà senza conseguenze. La crescita degli islamici porterà alla costruzione di decine di nuove moschee nelle maggiori città del Paese. Ma la guida spirituale dei musulmani sostiene anche che i russi cristiani sono destinati a scomparire entro il 2050. Non parla di dati esagerati neppure il presidente della Commissione patriarcale per la protezione della famiglia e dell’infanzia, il religioso ortodosso Dimitri Smirnov, secondo cui lo scenario sarà più o meno così: i musulmani metteranno al mondo più figli. I ceceni, per esempio, hanno otto figli per famiglia. E così facendo, dopo il 2050 ceceni, arabi, daghestani e ingusci vivranno in Russia al posto dei cristiani.
Il genocidio dei cristiani
FOCUS INTERNAZIONALE / STORIA di Filippo Re
Siamo sicuri che il genocidio degli armeni sia avvenuto in Turchia solo tra il 1915 e il 1916? Quel biennio di atrocità è stato un evento isolato? No, rispondono due storici israeliani, la tragedia cominciò nell’Ottocento e proseguì fino agli anni Venti del nuovo secolo. Si trattò di un vero progetto di “decristianizzazione” per creare un nuovo Stato islamico senza cristiani, fu pianificato dal sultano Abdul Hamid II e in seguito dai Giovani Turchi e dallo stesso Ataturk, fondatore della nuova Turchia repubblicana che ancora oggi nega il genocidio. La storiografia esistente sul genocidio turco degli armeni si arricchisce di un nuovo studio che intende sottolineare che il piano di sterminio di armeni, assiri e greci nacque verso la fine dell’Ottocento per protrarsi fino ai primi anni della nuova Repubblica turca. Non fu pertanto un atto isolato tra il 1915 e il 1916 ma parte di un più ampio attacco ottomano e repubblicano contro i cristiani tra il 1894 e il 1924. E’ questa la tesi riportata nel libro “Il genocidio dei cristiani, la guerra dei turchi per creare uno Stato islamico puro” (Rizzoli), degli storici israeliani Benny Morris e Dror Ze’evi, dopo ricerche durate quasi dieci anni negli archivi turchi, tedeschi, inglesi, americani e francesi. Un’opera monumentale, 800 pagine, che documentano nei dettagli l’annientamento delle comunità cristiane dell’Impero, armeni in particolare, ma anche assiri e greci, deportati e uccisi con intere famiglie mentre chiese e scuole cristiane venivano date alle fiamme. Una follia omicida che andava attuata subito perchè, secondo i turchi, le minoranze cristiane erano in grado di mettere in pericolo l’unità dello Stato attraverso rivolte appoggiate e armate da nazioni straniere. Gli armeni erano in sostanza considerati una quinta colonna nell’Impero agonizzante, pronta ad aiutare i nemici dei turchi e pertanto da eliminare. Con questo pretesto gli Ottomani misero in atto un piano di pulizia etnica ideato dal sultano Abdul Hamid II nell’ultima decade dell’Ottocento, proseguito dal movimento dei Giovani Turchi e dal governo repubblicano di Ataturk. Tra il 1894 e il 1924 si contarono tra il milione e mezzo e i due milioni e mezzo di cristiani uccisi da turchi, curdi, ceceni e arabi in nome dell’islam e di una terribile pulizia etnica. I massacri compiuti contro i cristiani non si possono spiegare solo con la volontà del sultano di reprimere con violenza le rivolte delle
minoranze o ritenere il genocidio armeno del 1915 un terribile crimine provocato dal contesto bellico e ancora considerare la pulizia etnica del 1919-1924, che ha provocato centinaia di migliaia di morti, come una conseguenza della sanguinosa guerra turca di liberazione nazionale. Gli autori del libro non attribuiscono le atrocità compiute a un’unica ideologia aberrante o a un singolo dittatore perchè, secondo la loro tesi, l’eccidio degli armeni avvenne sotto regimi diversi (un sultano, i Giovani Turchi e i nazionalisti di Ataturk) e fu unito da un orrendo filo rosso, annientarli comunque e sempre. Quei trent’anni segnarono l’inizio di un autentico progetto di sterminio per liberarsi definitivamente dei cristiani e fondare uno Stato puro e compatto dal punto di vista religioso. “L’indagine condotta, scrivono Benny Morris e Dror Ze’evi, ci ha mostrato in che modo i turchi, prima sotto Abdul Hamid II, poi sotto i Giovani Turchi e infine sotto Ataturk, siano arrivati a considerare i cristiani d’Anatolia un pericolo per la sopravvivenza dello Stato, perchè abbiano stabilito di sbarazzarsi di loro e come
abbiano portato a termine il proprio proposito in un processo durato tre decenni”. Pertanto i tre periodi storici non devono essere isolati proprio perchè sono saldamenti legati dall’obiettivo unico di arrivare allo sterminio dei cristiani. “Dall’analisi delle fonti, aggiungono i due storici, risulta chiaro che distaccare questi tre eventi contribuisce soltanto a offuscare i contorni di quel progetto unitario elaborato dai turchi ed evolutosi nel tempo”. Gli autori non risparmiano pesanti accuse neanche a Mustafa Kemal Ataturk, fondatore della Turchia moderna e laica, che volle l’eliminazione degli ultimi armeni rimasti in vita e la cacciata dall’Anatolia di centinaia di migliaia di greci e di assiri. Sconcertanti ma assai significative risultano le numerose testimonianze di diplomatici occidentali e missionari secondo i quali Ataturk affermò più volte, davanti a loro, che sognava una Turchia senza cristiani. Gli autori del libro sono Benny Morris, noto storico israeliano che insegna all’Università Ben-Gurion del Negev di Beersheba ed è autore di molti libri sul Medio Oriente e sulla questione israelo-palestinese e Dror Ze’evi che insegna nella medesima Università dove ha fondato il dipartimento di studi sul Medio Oriente. Non solo Ankara continua a negare il genocidio ma un comitato di esperti dell’Istituto nazionale di storia turca è al lavoro per preparare 25 volumi al fine di confutare le terribili accuse rivolte alla Turchia.
Trentenne uccide la zia a coltellate
DALL’EMILIA ROMAGNA
E’ stato convalidato l’arresto del trentenne Mohammed El Fathi che venerdì a Finale Emilia avrebbe ucciso con numerose coltellate la propria zia, all’interno dell’abitazione della donna. La detenzione cautelare nel reparto ospedaliero di diagnosi e cura, per i problemi di natura psicologica dell’indagato, è stata disposta dal giudice.