CULTURA E SPETTACOLI- Pagina 741

La “Repubblica” della Val d'Ossola

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In breve tempo il nuovo governo dà prova dell’ampiezza dei settori sui quali intende intervenire. Non si limita alla normale amministrazione, ma si muove lungo linee profondamente innovatrici, riflettendo “una visione non municipale dei problemi

 

Nel periodo più buio della storia italiana, durante l’occupazione nazifascista dell’Italia del nord, la Repubblica partigiana dell’Ossola ha rappresentato il primo tentativo organizzato di rinascita democratica del paese. Per più di quaranta giorni, dal 10 settembre al 23 ottobre del 1944, oltre ottantamila cittadini furono i protagonisti del governo di un vasto territorio all’estremo nord del Piemonte, al confine con la Svizzera, dandosi un ordinamento repubblicano ed una legislazione che sarà in parte riproposta e rivalutata nella Costituzione italiana del 1946. La vicinanza con la Confederazione Elvetica consentì di seguire  con interesse e attenzione le vicende di questo territorio libero anche da parte della stampa internazionale. Una storia, quella dei “quaranta giorni di libertà”, breve ma ricca di esperienze politico-sociali che trovarono poi un seguito ideale nei primi passi e nelle scelte della nuova Italia repubblicana. Nel territorio liberato dalle formazioni partigiane si trovavano 35 comuni con 85.000 abitanti. I centri principali  erano Domodossola, Pieve Vergonte, Villadossola e poi tutti gli altri nel fondovalle e sulle  vallate laterali.

Nel giorno stesso dell’occupazione di Domodossola, il 10 settembre 1944, Dionigi Superti, comandante della divisione Val d’Ossola, insediò la giunta di governo. In breve tempo il nuovo governo dà prova dell’ampiezza dei settori sui quali intende intervenire. Non si limita alla normale amministrazione, ma si muove lungo linee profondamente innovatrici, riflettendo “una visione non municipale dei problemi“. Anche nella riorganizzazione del sistema giudiziario ogni provvedimento viene inserito in un progetto di ampio respiro che non solo rimuove la legislazione fascista, ma afferma con chiarezza i principi democratici su cui intende fondarsi. La responsabilità della giustizia venne affidata ad un avvocato di formazione socialista, Ezio Vigorelli, che si dimostrò sempre attento a garantire i diritti degli imputati, compresi i fascisti di Salò. I prigionieri, radunati a Druogno in Val Vigezzo, erano trattati senza durezza, come testimoniato anche dalla “Tribune de Genève“, una delle tante testate internazionali che seguirono con interesse l’esperienza ossolana. In campo scolastico e pedagogico, grazie alla collaborazione di intellettuali antifascisti come Gianfranco Contini e Carlo Calcaterra, vennero sviluppati programmi molto avanzati, fondati su un ciclo iniziale di formazione comune a tutti e sulla successiva distinzione tra studi liceali e studi tecnico-professionali. In pratica vennero gettate le basi per molte riforme e la vita democratica fu molto intensa e partecipata.

Molti progetti restarono sulla carta, data la brevità dell’esperienza maturata nella zona liberata. Sul finire dell’ottobre del 1944 la controffensiva di tedeschi e fascisti provocò la caduta della piccola repubblica dopo giorni di duri combattimenti. Furono 13 mila gli uomini impiegati per la riconquista dell’Ossola, in gran parte truppe fasciste (meno di mille erano tedeschi), con un rapporto di forze di 4 a 1 nei confronti dei partigiani. Alle 17.40 del 14 ottobre i fascisti entrarono in Domodossola e trovarono la città semideserta, abbandonata da più della metà della popolazione stabile. Molti erano fuggiti in Svizzera, dove furono alloggiati a Briga in capannoni militari, per evitare il rischio di gravi rappresaglie. Proprio in quei giorni fu organizzata dal governo Provvisorio , e in modo particolare da Gisella Floreanini ( nome di battaglia, Amelia Valli: la prima donna a ricoprire un incarico governativo in Italia), commissario all’assistenza e ai rapporti con le organizzazioni di massa, un’importante operazione di salvataggio di 2500 bambini che, con alcuni treni, vennero inviati in Svizzera. Contrariamente a quanto avveniva normalmente per gli espatriati in Svizzera, i bambini dell’Ossola non furono trasferiti in campi di concentramento ma vennero accolti da centinaia di famiglie elvetiche che li nutrirono e accudirono come i propri figli. Quasi tutti i bambini rientrarono in Italia dopo la liberazione e la fine della guerra mantenendo , in molti casi,un legame affettivo con le famiglie che li avevano accolti nel “paese del pane bianco”. L’esercito partigiano si divise in tre spezzoni in val Divedro, in Val Formazza e in Valsesia.

L’ultimo combattimento di un certo rilievo  avvenne il 19 ottobre, con il contrattacco partigiano alle Casse del Toce. Di lì a poco, lunedì 23 ottobre 1944, la fine dei “quaranta giorni di libertà” . Restava però, indelebile,  il segno lasciato da quel “piccolo mondo pieno d’amore, di vita, di speranza e verità”. La “repubblica” dell’Ossola, certamente la più nota e prestigiosa delle 18 “zone libere” partigiane che ebbero vita tra estate e autunno 1944 in piena occupazione tedesca, rappresentò un esperimento democratico di straordinaria importanza. In proposito, è utile riportare il lucido sintetico giudizio che, a distanza di anni ( nel 1989) ne dette il filologo e critico letterario domese Gianfranco Contini: «La Resistenza Ossolana è stata un movimento di popolo, sia nei momenti della clandestinità, sia in quello palese della collaborazione al Governo provvisorio. La misura della partecipazione pubblica, in cui ognuno ebbe qualcosa da pagare o da perdere (e poi da non reclamare), fu un fatto civile di rara e non abbastanza sottolineata rilevanza».

Marco Travaglini

Le onde vagabonde del lago Maggiore

LAGO MAGGIORE 2Il lago, da una sponda all’altra, ha fatto da “levatrice” delle idee, riflettendo – nel suo specchio d’acqua – i pensieri di tanti

Il “Maggiore” è il lago che ha “stregato” personaggi illustri, artisti e scrittori: Hemingway, Goethe, Byron, Fogazzaro, D’Azeglio, Rosmini, Manzoni, Flaubert, Mann, Bernard Shaw, Wagner, Toscanini, Verga e Stendhal (che qui scrisse buona parte del suo “Viaggio in Italia” e alcune pagine de “La Certosa di Parma“). E’ il lago dove, dopo la guerra, scrittori, artisti e intellettuali europei, da Hesse a Remarque, da Frisch alla Highsmith, da Jawlenski a Max Ernst decisero di prendervi dimora. Ma è, senza togliere ad altri, il lago descritto con amore dai “luinesi” Piero Chiara e Vittorio Sereni. Per non parlare di Dario Fo che racconta la sua infanzia sulle sponde del Maggiore ne “Il paese dei Mezaràt“.

E’ il lago dove, un gruppo d’intellettuali, a metà degli anni ’70, fondò il “Premio Stresa” di narrativa. Tra loro c’erano Mario Bonfantini, Piero Chiara e Mario Soldati ma anche il bavenese Gianfranco Lazzaro (autore di “Il cielo color delle colline” e “Berto”) ed il poeta stresiano Franco Esposito (fondatore della rivista “Microprovincia”). Il lago, da una sponda all’altra, ha fatto da “levatrice” delle idee, riflettendo – nel suo specchio d’acqua – i pensieri di tanti. Le storie che ho scelto di raccontare, protagonista un improbabile (e, forse, molto comune) “bancario” in pensione ne “Quando la notte si mangia le stelle” sono delle vere e proprie manipolazioni di fatti in parte vissuti ed in parte conosciuti, direttamente o indirettamente. Parafrasando Piero Chiara ” il mio autobiografismo non è che lutilizzazione di una vasta casistica immagazzinata dalla memoria. Naturalmente quel che manca a raggiungere leffetto narrativo, lo aggiungo. Nessuna realtà è buona per sé“. Una frase che, se non ricordo male, indica il limite entro il quale chi scrive riferisce la realtà che lo circonda.

Si può raccontare una storia se la s’ “interpreta“, arricchita come accade alle storie legate alla tradizione del racconto orale. Lucciconi, in fondo, si limita a riferire ciò che vede, ciò che sente e ciò che vorrebbe, in fondo, sentire e vedere. La “correzione” della realtà spesso si limita ad un lieve aggiustamento, ad un ritocco, a qualche invenzione che non guasta la veridicità del fatto, rendendo la storia più piacevole. Il fabbro e gli avventori dell’osteria, la signora che ha fatto “la vita” per tutta la vita, i ragazzini che pescano con le canne di bambù e sfidano le doppiette caricate a sale per una manciata di ciliegie, i pescatori ed i contrabbandieri e tutti altri personaggi accompagnano, con la loro umanità, il susseguirsi – pagina dopo pagina – di questo “inventario” di gente, di luoghi e di vicende di lago.

E il lago? Il lago è lo stesso che è risalito per tutta la sua lunghezza dall’inverna, il vento che nella buona stagione si alza ogni giorno dalla pianura piemontese e lombarda e “migra” in Svizzera, nel canton Ticino. E’ il lago delle onde vagabonde che arrivano così, senza preavviso: è l’acqua che scappa e che ritorna indietro. Succhiano i remi delle barche e le accarezzano sotto il ventre, affidando l’odore del lago all’aria che soffia. I luoghi (reali) ed i personaggi (spesso reali, seppur camuffati, a volte inventati di sana pianta) di questo libro rappresentano il fondale del piccolo teatro dove si è svolta una parte della mia vita. Una parte importante, per certi versi “decisiva”.

I luoghi ed i fatti sono “usati” per ricordare, narrare e condividere. Parlare di un piccolo paese di lago e della vita che vi scorre è come scoprire il proprio ombelico senza mai esibirlo. E’ una forma di riconoscenza verso il “mio” paese ed il “mio” lago, ma anche un invito a frequentarlo, annusandone il vento, ascoltandone le onde, guardando il profilo dei monti che si riflettono nell’acqua. Non c’è nulla di più difficile ed al tempo stesso di più bello del cercare le parole per dare una forma alle emozioni ed ai ricordi che ci legano ad un determinato posto, a chi ci ha vissuto e ci vive.

 

Marco Travaglini

L’acqua ferruginosa dell’Alpe Veglia

E’ la “seconda sorgente minerale più alta d’Europa”

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Come tante vallate del Piemonte e della Lombardia anche l’Ossola può giustamente oggidì rendersi vantaggiosa per soggiorno estivo colle efficaci sue acque minerali…la sorgente che promette maggior avvenire è quella di Varzo – di più recente scoperta –perché si trova in una località preferibile e più elevata sul livello del mare, nell’alpe di Veglia. Questo si trova all’altezza di 1753 metri, in un bellissimo ed esteso altipiano delle Alpi Lepontine, che decorrono dal Monte Rosa al Gottardo”. Il dottor Costantino Alvazzi Delfrate nel suo “Guida all’acqua minerale della stazione climatica d’altezza di Varzo Veglia nell’Ossola”, pubblicato a Torino da Rosemberg & Sellier nel 1892, decantava così la seconda sorgente minerale più alta d’Europa, dopo quella di Panticosa, nei Pirenei aragonesi, dove le montagne toccano le nubi”. La sorgente dell’alpe Veglia  si trova nell’alveo del Rio Mottiscia dove sgorga tra le acque del torrente. Nel 1875 due alpini di presidio all’Alpe Veglia ( all’epoca, sulle montagne di confine, furono inviate le truppe alpine a difesa di eventuali sconfinamenti stranieri )notarono questa sorgente, dalla quale fuoriusciva acqua lievemente frizzante che colorava di ruggine le rocce circostanti. Quattro anni dopo, le  analisi chimiche la definirono “un’ottima acqua minerale acidulo ferruginosa“. Nel 1883, il Comune di Varzo stipulò  un accordo per la durata di nove anni, con una ditta di Torino, per l’esclusiva di raccolta, trasporto e commercio dell’acqua di Veglia. L’anno successivo, in occasione dell’Esposizione Generale Nazionaledel 1884  a Torino, l’acqua di Veglia venne premiata con una medaglia d’argento per le sue proprietà tonico ricostituenti, unite alla “grande conservabilità di quell’acqua aggradevole”. I riconoscimenti e la fama conquistata dalla sorgente aumentarono l’affluenza di forestieri verso questa splendida conca alpina e così venne costruito un primo posto di accoglienza e ristoro, il mitico albergo Monte Leone ( che prese il nome della montagna che domina , con i suoi 3.553 metri, l’alpe Veglia)finanziato dai soci del Club Alpino Italiano ed inaugurato il 17 agosto 1884. Bere quest’acqua bicarbonato-calcica-ferruginosa che sgorgava, effervescente e naturale, dalla viva roccia, era diventato il piacere di molti che frequentavano i gruppi di baite dell’alpe (Isola, Ponte, Aione, Cianciavero, La Balma, Cornù). veglia 1Diverse ditte si dimostrarono interessate al suo sfruttamento tra le quali anche la ditta Branca di Milano, senza tuttavia giungere ad un accordo con i Comuni di Varzo e di Trasquera. Inizialmente l’acqua aveva una portata in uscita di 300 litri ogni ora, ma nel 1907 si ebbe una diminuzione della fuoriuscita a causa delle notevoli dispersioni durante il percorso. Negli stessi anni s’avvio la costruzione di un secondo albergo, il Lepontino, per far fronte alla grande richiesta turistica. Ma l’acqua non venne mai incanalata. Nel 1981, una forte scossa sismica ebbe come  epicentro proprio l’area dell’alpe Veglia e causò la scomparsa della fonte. Si rese necessario un successivo sondaggio per ripristinare il punto di deflusso dell’acqua, che tuttavia si trovò spostato poco più in basso rispetto al punto di uscita precedente. Tornando alla vecchia guida del 1872, si informava il lettore che “col riposo l’acqua minerale depone un copioso precipitato giallo-ocracco, che pure deponesi abbondantemente sulla ghiaia del canaletto, ove scorre l’acqua;segno evidente dell’abbondanza di ferro contenuto”, precisando altresì che “in Veglia, per ora, non si paga né diritto d’acqua, né diritto di soggiorno…l’acqua è libera..ma il diritto di esportazione e di commercio è riservato alle due ditte Costanzo e fratelli Passa fino alla fine dell’anno 1892”. Il lungo periodo di innevamento del Veglia ( dove l’inverno “è solo neve e silenzio”),  la portata limitata e le difficoltà di trasporto hanno di fatto impe­dito uno sfruttamento commerciale di questa sorgente di acqua ferruginosa ossolana. Nonostante le buone indicazioni terapeutiche ( “debolezza organica, malattie polmonari, catarro bronchiale cronico, dispepsie, malattie dell’utero, malattie nervose, malattie vescicali, malattie oculari e della pelle”), non se ne fece niente, lasciandola scorrere libera e fresca. E forse è giusto così. Quest’acqua color del ferro che “stimola l’appetito, è diuretica, purifica il corpo e, inoltre, risveglia felicità e allegria”, è di tutti e di tutti deve restare. In fondo, come è stato scritto “contribuisce ad allontanare tristezza, noia e a dimenticare i bui luoghi in cui si vive durante l’anno”. Cosa chiedere di più? Prosit!

Marco Travaglini

Questo weekend nei cinema di Torino

SUL GRANDE SCHERMO
A cura di Elio Rabbione

 ALICE FILM

Alice attraverso lo specchio – Fantastico. Regia di James Bobin, con Johnny Depp, Anne Hathaway, Mia Wasikowska e Helena Bonham Carter. Alice, attraversato uno specchio magico, si ritrova nel Sottomondo dove incontra gli amici di sempre, lo Stregatto, il Bianconiglio e il Cappellaio Matto, quest’ultimo del tutto in crisi avendo perso la sua “moltezza”. Mirana manderà Alice alla ricerca della Chronosphere, un oggetto metallico che regola il trascorrere del tempo. Dovrà salvare il Cappellaio prima dello scadere del tempo. Durata 108 minuti. (Ideal, The Space, Uci)

 

Angry Birds – Il film – Animazione. Regia di Fergal Reilly e Clay Keytis. Un’isola dove vi sono uccelli che quasi non sanno volare, tre di essi – il collerico Red, il velocissimo Chuck, l’esplosivo Bomb – vivono emarginati dal resto dei pennuti. Ma quando l’isola verrà invasa da una masnada di maiali verdi che la vorrebbero fare da padroni, non dovranno i tre dimostrare il loro coraggio e la disperata ricerca della salvezza comune? Durata 97 minuti. (Ideal, Massaia, Lux sala 3, Reposi, The Space, Uci)

 

La casa delle estati lontane – Drammatico. Regia di Shirel Amitay, con Geraldine Nakache e Judith Chemia. Regista israeliana, alla sua prima prova, già assistente di Jacques Rivette, Amitay narra dell’incontro, nella cittadina di Atlit, nel 1995 durante il processo di pace arabo-israeliano, di tre sorelle che da tempo non si vedono per la vendita della casa dei genitori. Idee diverse, affetti, dissapori, mentre le tre ragazze dialogano con le ombre del padre (che è Pippo Delbono) e della madre, forse per ricostruire un ponte di emozioni e di ricordi tra il passato e il presente. Durata 91 minuti. (Nazionale sala 2)

 TEQUILA FILM

Cinque tequila – Commedia. Regia di Jack Zagha Kababie, con Luis Bayardo e Eduardo Manzano. Il vecchio Pedro racconta per l’ennesima volta di quando il celebre Jiménez scrisse su un tovagliolo il testo di una canzone e gliela dedicò. Vorrebbe che quel ricordo trovasse posto nel museo che è stato dedicato al compositore e cantante. Ma saranno i suoi tre amici a soddisfare il suo desiderio. Durata 93 minuti. (Due giardini sala Nirvana, F.lli Marx sala Harpo)

 

Conspirancy – Thriller. Regia di Shintaro Shimosawa, con Al Pacino, Anthony Hopkins e Josh Duhamel. Esempio di legal Thriller, l’opera prima di Shimosawa vede un giovane avvocato mettersi nei guai quando una ex fiamma gli offre le prove per affondare il manager di un importante gruppo farmaceutico (Hopkins). Ma di mezzo c’è anche il socio del suo stesso studio legale (Pacino). Durata 106 minuti. (Ideal, Lux sala 1 e sala 3, Massaua, The Space, Uci)

 JULIETA FILM

Julieta – Drammatico. Regia di Pedro Almodovar, con Adriana Ugarte e Emma Suarèz. L’autore di “Volver” ha tratto il suo ultimo film, presentato in concorso a Cannes ma che la regia non ha considerato nella attribuzione dei premi finali, da alcuni racconti di Alice Munro. Una madre, in una lunga lettera indirizzata ad una figlia che non vede da anni, ricorda i momenti salienti della sua vita. Durata 99 minuti. (Ambrosio sala 3, Due Giardini sala Nirvana, F.lli Marx sala Chico, Romano sala 1)

 

Friend Request – La morte ha il tuo profilo – Thriller. Regia di Simon Verhoeven con William Moseley e Alicia Debnam-Carey. Laura, laragazza più popolare del college partecipa ai social media come tanti e un giorno accetta l’amicizia di una misteriosa compagna. Ma i suoi amici cominciano a morire nei modi più orribili. Durata 92 minuti. (The Space, Uci)

In nome di mia figlia – Drammatico. Regia di Vincent Garenq, con Daniel Auteuil e Sebastien Koch. Tratto da una storia vera. La figlia quattordicenne di André muore mentre è in vacanza in Germania con la madre e il patrigno. L’atteggiamento di quest’ultimo e i dubbi sorti durante l’autopsia spingono André a credere che l’uomo che ha preso il suo posto non sia estraneo a quella morte. Durata 87 minuti. (Nazionale sala 1)

 

Gli invisibili – Drammatico. Regia di Over Moverman, con Richard Gere e Jana Malone. Perso nel traffico e nel rumore assordante delle strade di Manhattan, George è un senza tetto, un solitario homeless, uno di quegli uomini che per caso o per volontà si sono allontanati dalla società civile, uno di quelli che frugano nei cestini della spazzatura mentre cercano un rifugio quotidiano o un ricovero per la notte: mentre la città sembra non vederlo, mentre anche la figlia ha troncato ogni rapporto con lui. Una sceneggiatura ricca della propria “povertà”, la forza posta nel grigiore e nella indifferente monotonia di ogni giorno. Bere passa con bravura dal miliardario di “Franny” all’invisibile barbone di oggi, convincendo appieno. Durata 120 minuti. (Massimo2)

 KIKI FILM

Kiki e i segreti del sesso – Commedia. Regia di Paco Leòn, con Natalia de Molina, Alex Garcia, Silvia Rey, Paco Leòn e Ana Katz. Remake di un film australiano, “Kiki” narra cinque storie intorno a incredibili vicende di feticismo. C’è che chi conosce l’orgasmo quando viene rapinata, una moglie cerca il marito solo quando questi è in lacrime, un chirurgo si sente soddisfatto della moglie solo quando dorme, c’è chi si sente appagata solo sfiorando tessuti di seta. Si ride e ci s’interroga, parecchio. Durata 102 minuti. (Eliseo grande, Lux sala 2, The Space, Uci)

 

Laurence anyways – Drammatico. Regia di Xavier Dolan, con Melvil Poupaud e Susanne Clément. Nella Montréal del finire degli anni Ottanta, Laurence è uno stimato professore e uno scrittore esordiente e apprezzato. Nel giorno del suo 35mo compleanno confessa alla moglie che tutta la sua vita è stata ed è una menzogna, che è nato in un corpo sbagliato, che si sente donna in abiti maschili. Dopo le iniziali incomprensioni, la coppia ritroverà un proprio particolare equilibrio. Un film che arriva sugli schermi italiani con quattro anni di ritardo: forse il recupero è dovuto al Gran Prix della giuria che Dolan ha vinto quest’anno a Cannes grazie a “Juste la fin du monde”. Durata 159 minuti. (Classico)

 

Ma Ma Tutto andrà bene – Drammatico. Regia di Julio Medem, con Penelope Cruz e Luis Tosar. A Magda, insegnante disoccupata, viene diagnosticato un tumore al seno. In crisi con il marito, con la volontà di nascondere al figlio il proprio stato, la donna trova in Arturo l’uomo che può condividere con lei le vicissitudini, le ansie, le paure che si accompagneranno alla malattia. Una storia narrata con estrema sincerità e crudezza, dove la Cruz ritorna a certi personaggi forti che un recentissimo passato aveva (con leggerezza) messo da parte. Durata 115 minuti. (Eliseo blu, Uci)

 MOTHER FILM

Mother’s day – Commedia. Regia di Garry Marshall, con Jennifer Aniston, Kate Hudson e Julia Roberts. Dall’acclamato regista di “Pretty woman” e “Capodanno a New York” un film dedicato alle donne, o meglio alle mamme, nei giorni che precedono la loro festa annuale. Commedia corale: c’è la madre divorziata con figli cui non va proprio giù il nuovo matrimonio dell’ex, c’è chi va alla ricerca della propria vera madre, c’è chi deve risolvere i rapporti conflittuali con il proprio figlio, c’è anche il padre che deve rivestire le vesti di madre e badare alle due figlie adolescenti, c’è la figlia già cresciuta che riscopre il proprio rapporto con la madre non più giovanissima. Durata 118 minuti. (Ambrosio sala 1, Ideal, Reposi, The Space, Uci)

 

Now you see me 2 – Azione. Regia di Jon Chu, con Mark Ruffalo, Jesse Eisenberg, Daniel Radcliffe, Woody Harrelson, Michael Caine. Considerato il successo planetario della prima puntata, produttori e attori (davvero un bel gruppo!) si sono messi alla confezione di questa seconda che promette bene anzi benissimo: e ne hanno in cantiere una terza. Qui i Quattro Cavalieri illusionisti sono obbligati a lottare contro un tycoon della tecnologia (Radcliffe) che li minaccia e, quel che è più, fa di tutto per rovinarne la reputazione. La carta vincente non potrà che essere una esibizione di cui nessuno ha mai visto l’eguale. Durata 115 minuti. (Eliseo blu, Ideal, Lux sala 2, Massaia, Reposi, The Space, Uci)

 

Passo falso – Drammatico. Regia di Yannick Paillet, con Pascal Elba e Laurent Lucas. Un sergente perso nel territorio afghano, all’indomani di uno scontro a fuoco, in equilibrio su una vecchia mina posta dai russi. Poco lontano un camion di talebani con il suo consistente carico di eroina ed una donna francese in ostaggio, un gruppo di donne che con i loro asini vengono a recuperare il prezioso carico. Lo aiuteranno a salvarsi o dovrà affidarsi esclusivamente al suo coraggio o alla fortuna? Durata 76 minuti. (F.lli Marx sala Groucho)

pazza gioia film

La pazza gioia – Commedia drammatica. Regia di Paolo Virzì, con Valeria Bruni Tedeschi e Micaela Ramazzotti, Tommaso Ragno e Marco Messeri. “Clinicamente pazze”, Beatrice Morandini Valdirana e Donatella Morelli sono ospiti di Villa Biondi, un centro per malattie mentali sulle colline pistoiesi, l’una egocentrica e logorroica, l’altra tatuatissima e fragile, solitaria, cui la legge ha tolto il figlio per affidarlo in adozione ad una coppia. Nonostante le diversità che le dividono, le due donne fanno amicizia, sentono il bisogno l’una dell’altra, fuggono, vivono appieno “una breve vacanza”, provano a inseguire una vita nuova sul filo sottile della “loro” normalità. Grande successo alla Quinzaine di Cannes per le interpreti e per l’autore del “Capitale umano”. Durata 118 minuti. (Ambrosio sala 2, Due Giardini sala Ombrerosse, F.lli Marx sala Chico, Massimo 2, Reposi, Uci)

 

Pelè – Biografico. Regia Michael e Jeff Zimbalist, con Leonardo Lima Carvalho e Kevin de Paula. Il calcio giocato in strada a piedi scalzi, la povertà sofferta e la promessa fatta al padre, la prima vittoria clamorosa con la Coppa del Mondo a soli 17 anni: i successi e la carriera di un calciatore che continua a essere considerato il più grande e fantasioso di tutti i tempi. Durata 107 minuti. (Uci)

 

FILM PERFETTIPerfetti sconosciuti – Commedia. Regia di Paolo Genovese, con Marco Giallini, Edoardo Leo, Valerio Mastandrea, Giuseppe Battiston, Kasia Smutniak, Alba Rohrwacher. Una cena tra amici, l’appuntamento è per un’eclisse di luna, la padrona di casa decide di mettere tutti i cellulari sul tavolo e di rispondere a telefonate e sms senza che nessuno nasconda qualcosa a nessuno. Un gioco pericoloso, di inevitabili confessioni, che verrebbe a sconquassare le vite che ognuno di noi possiede, quella pubblica, quella privata e, soprattutto, quella segreta. Alla fine della serata, torneranno ancora i conti come quando ci siamo messi a tavola? Durata 97 minuti. (Greenwich sala 1)

 

Segreti di famiglia – Drammatico. Regia di Joachim Trier, con Isabelle Huppert, Jesse Eisenberg e Gabriel Byrne. Durante la preparazione della mostra che deve rendere omaggio a Isabelle, fotografa di guerra scomparsa, tornano a casa gli uomini che in modo diverso le sono stati accanto: il marito perso nei suoi ricordi, il figlio maggiore in preda alle sue nevrosi, il minore scontroso verso tutto e verso tutti, anche l’antico collega giornalista. Tutti quanti dovranno confrontarsi che quelle verità che sono sempre state taciute. Durata 107 minuti. (Romano sala 2)

 

La sposa bambina – Drammatico. Regia di Khadija Al-Salami, con Reham Mohammed. Nello Yemen di oggi, un padre quando la figlia arriva al decimo anno di età la dà in moglie ad un uomo vecchio più di lei di vent’anni. Violenze, soprusi, botte se Nojoud si rifiuta di servire la vecchia suocera: ma la bambina troverà il coraggio di fuggire dal suo villaggio e di recarsi a Sana’a. Nell’aula del tribunale chiederà il divorzio. Durata 99 minuti. (Centrale)

 

The conjuring – Il caso Enfield – Regia di James Wan, con Patrick Wilson e Vera Farmiga. Nella Londra degli anni Settanta, Ed e Lorraine Warren, ricercatori del paranormale, se la devono vedere con presenze demoniache che infestano la casa in cui abita una madre single divorziata con i suoi quattro figli, tra i sette e i tredici anni: sarà Janet di undici anni quella che vedrà la propria vita davvero in pericolo. Durata 133 minuti. (Massaua, Ideal, Reposi, The Space, Uci)

 nice film

The Nice Guys – Azione. Regia di Shane Black, con Russell Crowe e Ryan Gosling. Dirige l’inventore della saga “Arma letale”, star Gibson e Glover. Per l’occasione, i due guys sono, nella Los Angeles degli anni Settanta, un investigatore privato, alcolizzato e padre single della tredicenne Holly, e un detective molto sui generis, costretti ad allearsi dal momento che hanno qualche faccenda poco pulita da sbrigare e soprattutto perché qualcuno li vuole morti. Durata 116 minuti. (Greenwich sala 2, Ideal, Uci)

 

The Neon Demon – Drammatico. Regia di Nicolas Winding Refe, con Elle Fanning e Jena Malone. Jesse, giovanissima aspirante modella, si trasferisce a Los Angeles, dove è reclutata da un magnate della moda. Ma ad attenderla ci sono anche certe colleghe che faranno di tutto per impadronirsi della sua bellezza e della sua giovinezza. Davvero con ogni mezzo. Presentato a Cannes in concorso, con tutti quei buuuh! di cui il regista va fiero. Durata 117 minuti. (Greenwich sala 1)

 

Tra la terra e il cielo – Drammatico. Regia di Neeraj Ghaywan, con Richa Chadda e Vicky Kaushal. Nel cuore sacro dell’India s’incrociano alcune vicende: come quella di Devi, che è sorpresa in intimità con un suo compagno di studi da alcuni poliziotti corrotti, come quella di Deepak che si innamora di una ragazza di una casta superiore. Durata 103 minuti. (Romano sala 1)

 

Tutti vogliono qualcosa – Commedia. Regia di Richard Linklater, con Blake Jenner, Zoey Deutch e Ryan Guzman. Negli anni Ottanta, un gruppo di matricole del college, pure accaniti giocatori di baseball, tentano di farsi strada in un momento pericoloso che li porta all’età adulta. Durata 116 minuti. (Greenwich sala 2, Ideal, The Space, Uci)

 

L’uomo che vide l’infinito – Drammatico. Regia di Matt Brown, con Jeremy Irons e Dev Patel. Ai primi del Novecento, nelle aule di Cambridge, l’amicizia che nasce tra un giovane genio della matematica, di origine indiana, e un maturo professore. Un’amicizia e una collaborazione tra studiosi che saranno capaci di superare molti pregiudizi. Durata 108 minuti. (Ambrosio sala 3, Centrale v.o., Eliseo rosso, F.lli Marx sala Groucho, Reposi, The Space, Uci)

 film cinema

Warcraft – L’inizio – Fantasy. Regia di Duncan Jones, con Paula Patton e Travis Rimmel. Il regno di Azeroth vive in pace da molti anni ma un bel giorno deve difendersi da terribili invasori: sono gli Orchi, provenienti da una terra agonizzante e pronti a colonizzare un nuovo mondo che li possa accogliere. Su due fronti opposti, due eroi a combattere per le loro famiglie e per le loro terre. Durata 123 minuti. (Ideal, The Space, Uci)

 

X-Men: Apocalisse – Fantasy. Regia di Bryan Singer, con James McAvoy, Michael Fassbender e Jennifer Lawrence. La vendetta di Apocalisse, dall’antico Egitto ai giorni nostri, quando un gruppo di fedelissimi lo richiama in vita e lo affianca per riprendere il comando e scatenare un violento attacco alla terra. Durata 143 minuti. (Uci)

La “scatola dei sogni” di Torino Spettacoli

Montesano, Alessandro Siani, Caprioglio, Sandrelli, Brignano e Bova tra Alfieri, Erba e Gioiello

teatro to spettac

L’hanno sempre definito “la scatola dei sogni”, perché è davvero un contenitore prezioso e tutto da scoprire, fatto di emozioni, il teatro, uno “strumento/sogno/mezzo straordinario che – da sempre – porta ad un immediato confronto con la realtà, attuale o riportata all’attualità da temi antichi, con il desiderio di creare, con la volontà di porre in discussione temi e generazioni. Aggiungeremmo, all’interno, la capacità organizzativa, la spinta alla progettazione e alla promozione culturale: ecco, questo e certo altro ancora è Torino Spettacoli, il Teatro Stabile Privato cui fanno capo le conduzioni e i cartelloni dei teatri Alfieri, Gioiello ed Erba. Non intenti e realizzazioni nati oggi o in un ieri recentissimo, ma il disegno di una passione e di un gruppo di lavoro che hanno visto sul campo in un più o meno lontano passato Giuseppe Erba prima e la figlia Germana poi, un disegno che oggi è passato e rimane invariato ad altri. A Giuseppe Erba, impresario (la sua “ditta” con Gassman negli anni Sessanta, gli anni del tendone e delle scommesse, e le successive collaborazioni) e organizzatore, per anni alla guida del Regio torinese, inaugurato nella sua veste teatro to spettacoliodierna proprio con la sua sovrintendenza, nel centenario della nascita è dedicata la stagione 2016/2017, non dimenticando nel percorso di un anno la figura di Adriana Innocenti, l’attrice scomparsa pochi mesi fa che per anni è stata l’anima di Torino Spettacoli sul palcoscenico e nell’insegnamento, cui prossimamente sarà intitolato un premio a segnalare attrici di spicco delle nuove generazioni.

Che cosa proporrà quest’anno la “bella abitudine di andare a teatro”? Ad inizio stagione, suddiviso tra Erba e Gioiello, “Piemonte in scena” con tra gli altri “Na seria ’n piola”, uno spettacolo di poesie, canzoni e monologhi in lingua piemontese su musiche e testi di Farassino e Carlo Artuffo presentato da Alfa Gruppo Teatro e “Miseria e nobiltà” di Scarpetta con la Compagnia Teatrale Masaniello. Ad ottobre all’Erba il 18° Festival di cultura classica, dove Piero Nuti, Luciano Caratto e gli altri attori di Torino Spettacoli riproporranno o rivisiteranno i testi di Pindaro o Bacchilide, il mito di Alcesti o quelle commedie plautine che ancora oggi, tra pentole d’oro o soldati fanfaroni, spingono il pubblico ad un immediato divertimento. Posto di primaria importanza per “Grande Prosa” che come ogni anno la fa da padrona sul palcoscenico dell’Erba. S’inizia con Milena Vukotic che propone con l’aiuto di Antonello Avallone, conterrete e regista, “Regina Madre” di Manlio Stancanelli, commedia a due personaggi dei giorni nostri che prende le mosse da un classico “ritorno a casa”, con Paola e Selvaggia Quattrini che portano in teatro “Camera con vista” di Forster, con Giorgio Lupano e Rita Mazza che ancora dal cinema offrono “Figli di un Dio minore” di Mark Madoff per la regia di Marco Mattolini; e poi Anna Mazzamauro, Saverio Marconi, Pietro Longhi. Tra le produzioni di Torino Spettacoli, il goldoniano “Curioso accidente” a novembre con Miriam Mesturino e Piero Nuti, le feste natalizie affidate agli intrighi firmati Agatha Christie questa volta con “Assassinio sul Nilo” (nello stesso periodo, le risate saranno ancora una volta d’obbligo al Gioiello con “Forbici Follia”: mentre non disperino gli aficionados dal momento che l’immancabile “Trappola per topi”, ormai marchio di fabbrica consolidato, è soltanto spostato, stessa sede di via Colombo, nella seconda metà di febbraio), “Il sogno di un uomo ridicolo” da Dostoevskij con Luciano Caratto. Da non dimenticare quel piccolo capolavoro che già l’anno scorso s’è rivelato “L’amore migliora la vita” con il trio Bassi/Ivone/Borghetti e che con “Boomerang” dovrebbe in marzo ripetere il clamoroso successo.sandrelli to spettacoli

Al Gioiello ad inaugurare la stagione The Blue Dolls interpreti di “Le voci dello swing” in compagnia del Lentini’s vocale Sestet. Seguiranno Margherita Fumero a riprendere il successo di “La santa coppia”, “L’uomo perfetto” con Emanuela Aureli e Milena Miconi, “Cuori scatenati” con Sergio Muniz, Stefania e Amanda Sandrelli con “Il bagno”, testo scritto da Astrid Veillon, ovvero quattro amiche si ritrovano ad affrontare la verità sulla loro amicizia durante una festa di compleanno, Sandra Milo con “100m2”, ancora Miriam Mesturino con Alessandro Marrapodi e Giorgio Caprile in “Toc Toc” di Laurent Baffie, commedia francese tra cattiveria e tenerezza, rappresentata con enorme successo in mezzo mondo, terapia di gruppo dagli esiti davvero inaspettati e divertenti, Franco Branciaroli autore, interprete e regista di “Dipartita finale”, affiancato da Giambico Tedeschi, Ugo Pagliai e Maurizio Donadoni, “è una parodia, un western, un gioco da ubriachi sulla condizione umana dei nostri tempi”.

Grandi beniamini del pubblico per “Il fiore all’occhiello” all’Alfieri infine. Si ripeterà il successo di “Stomp”, Serena Autieri riproporrà “Vacanze romane” nelle vesti di principessa secondo il vecchio film di William Wyler con la Hepburn, Enrico Montesano alle prese con “Il marchese del Grillo”, tratto dal film di Monicelli, fantastico successo del Sistina romano la passata stagione, la Compagnia della Rancia e Saverio Marconi pronti a entusiasmare con “Sister Act”, Alessandro Siani e Christian De Sica nel “Principe abusivo”, e ancora Enrico Brignano, la coppia Jannuzzo/Caprioglio, Vincenzo Salemme, Flavio Insinna, Raoul Bova e Chiara Francini in “Due”, diretto da Luca Maniero, pronti a interpretare i loro giovani personaggi protesi verso il futuro come quanti li hanno avvicinati e preceduti, genitori, amanti, figli, amici, in un passato più o meno recente.

Elio Rabbione

Dal Mondo a Torino per "The children's world"

children worldDopo lo straordinario successo ad agosto 2015 della prima edizione, ritorna a Torino la manifestazione THE CHILDREN’S WORLD – Spettacoli dal mondo per tutti

A ospitarla, dal 22 al 26 giugno, la Casa del Teatro Ragazzi e Giovani, le piazze e vie del centro e i quartieri della città.

Anche in questa edizione la scelta artistica ha privilegiato spettacoli di qualità provenienti da vari paesi del mondo (Danimarca, Francia, Italia, Kenya, Romania, Spagna e Usa) e momenti di partecipazione con laboratori interattivi di magia, giocoleria, hip hop e marionette. Una cinque giorni di teatro, danza, circo e musica accompagnerà, fin dalla mattina, il pubblico di tutte le età in un viaggio avvincente con oltre 30 appuntamenti, per concludersi ogni sera con performance e spettacoli nell’arena all’aperto e nella sala grande della Casa del Teatro Ragazzi e Giovani.

I generi teatrali coinvolti in questa seconda edizione di The Children’s World sono davvero tantissimi: dal teatro comico nonsense alla clownerie, dalla giocoleria al rap, dai giochi di prestigio al tip tap, dall’opera lirica alla Body Percussion, dal circo-teatro alle marionette, dal teatro di strada al teatro acrobatico africano.

Arriva dalla Danimarca la comicità delirante della compagnia Batida con lo spettacolo Grande Finale in cui nove attori-musicisti offrono una girandola teatrale che ha già entusiasmato le platee di mezzo mondo. Il Kenya porta a Torino il ritmo e l’energia tipica dell’Africa che esploderanno in due differenti spettacoli presentati dai The Black Blues Brothers, cinque artisti di Nairobi che metteranno in scena un repertorio vastissimo di discipline acrobatiche.

Per la prima volta in Italia gli americani Sole Defined presentano Frequency, una performance che fonde Tap Dance e Body Percussion dando vita a uno show dinamico, contagioso e con influenze musicali da tutto il mondo. Il principale Teatro di Marionette di Bucarest, Teatrul Tendarica, arriva in città con grandi e piccoli pupazzi della tradizione rumena per la fiaba La capra e i tre capretti di Ion Creangă.

È francese lo spettacolo musicale Un reve de Figaro. Tratto da Le nozze di Figaro di Mozart e di Beaumarchais è curato dagli allievi del Conservatorio di Chambéry. Infine, la Spagna partecipa a THE CHILDREN’S WORLD con la mascotte della manifestazione El Mico/De Peluix, il famoso pupazzo ambulante, alto 6 metri, della compagnia catalana Efimer. El Mico si risveglierà tutti i pomeriggi in una circoscrizione della città differente dove inizierà a girare per le vie seguito da un nutrito corteo di spettatori.

Completano il programma le esibizioni degli artisti della Fondazione TRG Onlus. Si potrà assistere a spettacoli come E fiaba sia!, un viaggio nelle fiabe della tradizione europea colta e popolare e Museum Flash, azioni teatrali di strada ispirate ai musei della Città, a momenti di giocoleria e circo-teatro (di Milo & Olivia), di magia e trasformismo (Mago Budinì), di teatro fisico mixato al virtuosismo vocale e strumentale del Trio Trioche, di rap del performer torinese Alp King, ai burattini della Compagnia Marco Grilli e all’electrodance di Ben Akadinma.

THE CHILDREN’S WORLD 2016 è inserito nel progetto Tutta mia la città, un cartellone che mira a coniugare le energie e le esperienze dei territori, offrendo un ricco programma di appuntamenti d’arte, letteratura, musica, teatro, nella convinzione che la cultura possa essere un volano di nuovi investimenti su quelle aree, un’opportunità per far emergere nuove identità su cui scommettere il proprio futuro. Al centro della proposta le zone più strategiche nell’azione di riqualificazione delle periferie: luoghi fertili e ricchi di realtà culturali sempre più presenti nel panorama cittadino. Un’occasione preziosa per scoprire, in un ideale percorso spaziale e temporale, suggestivi spazi della città spesso poco noti perché ai margini dei circuiti turistici.

A dispetto delle apparenze, il Children’s World non è esattamente una manifestazione per bambini. Certo, assistendo al ricco carosello di spettacoli in programma, i piccoli rimarranno a bocca aperta, rideranno, si emozioneranno. Ma non saranno i soli. Children’s World è il mondo del bambino che c’è in ciascuno di noi. Tutti avranno l’opportunità di emozionarsi, ridere e stupirsi. L’idea forte che sta alla base del programma di Childrens’World per come l’ha concepito Graziano Melano, direttore artistico della Fondazione TRG, che ho l’opportunità di presiedere, è di evitare di ricorrere a forme di intrattenimento riservate solo ai bambini. Un’arte inclusiva in grado di offrire una vasta quantità di proposte adatte a un pubblico di qualsiasi età e provenienza, in centro come in periferia.

Alberto Vanelli, Presidente della Casa del Teatro Ragazzi e Giovani

La seconda edizione del festival The Children’s World, all’insegna dell’iniziativa ‘Tutta mia la Città’, condurrà il pubblico di tutte le generazioni in un viaggio che da Torino arriva ai confini del mondo. Artisti di vari Paesi giungeranno in città con i loro diversi modi di fare teatro e spettacolo, offrendo l’opportunità di entrare in contatto con un bagaglio di esperienze originali e spesso insolite che regaleranno emozioni e divertimento. Sul palcoscenico e nell’arena della Casa del Teatro Ragazzi e Giovani si avvicenderanno artisti danesi, francesi, statunitensi, italiani, spagnoli, romeni e kenyani. I linguaggi utilizzati dalle compagnie spazieranno dal teatro comico/demenziale alla step dance e body percussion, dai pupazzi micro e macro al circo-teatro, dal melodramma alla magia, dall’hip-hop alla fiaba, fino al rap.

I luoghi di rappresentazione disegneranno una mappa di Torino che si spingerà ben oltre il centro cittadino, tracciando una linea ideale che unirà, da nord a sud, i quartieri Falchera e Mirafiori. Sono previste, inoltre, incursioni teatrali di strada in centro e nelle piazze periferiche. Importanti partner, disseminati nelle circoscrizioni cittadine, accoglieranno gli artisti ospiti della manifestazione. Una possibilità di percorrere grandi distanze artistiche senza allontanarsi dalla città.

Graziano Melano, Direttore artistico della Casa del Teatro Ragazzi e Giovani

The Children’s World è un progetto di Città di Torino e Fondazione Teatro Ragazzi e Giovani Onlus con la direzione artistica di Graziano Melano, in collaborazione con la Fondazione per la cultura Torino e il sostegno di Intesa Sanpaolo.

Biglietti
Spettacoli e laboratori all’aperto: gratuiti
Appuntamenti alla Casa del Teatro Ragazzi e Giovani: biglietti a posto unico € 5.00; ingresso gratuito fino a 12 anni.
Programma completo all’indirizzo
www.casateatroragazzi.it e www.inpiemonteintorino.i

Libri a corte. Incontri con gli autori

giardini reali 4Tre giovedì dedicati ai libri che raccontano le corti reali presentati dai loro autori, in un progetto dei Musei Reali di Torino e della Reggia di Venaria. Giovedì 23 giugno, 30 giugno, 7 luglio, ore 18 Musei Reali, Sala da ballo

La corte è il filo conduttore degli appuntamenti di questo primo ciclo di Incontri con gli autori che i Musei Reali e la Reggia di Venaria presentano al pubblico per indagare alcuni temi di fondamentale importanza per le residenze reali. Da giovedì 23 giugno per tre settimane successive si alterneranno relatori di rilievo che approfondiranno storia, arte e architettura delle corti europee con un focus sulla dinastia sabauda.

A fare da cornice è il tripudio di marmi, oro e specchi della Sala da ballo di Palazzo Reale, creata da Pelagio Palagi per Carlo Alberto tra il 1835 e il 1842, in cui si terranno tutti gli incontri del ciclo.

Gli appuntamenti si tengono alle 18 e sono compresi nel biglietti d’ingresso ai Musei Reali, che il giovedì sono aperti fino alle ore 22.

L’ingresso alla conferenza è gratuito, segnalando la propria partecipazione alla biglietteria. L’accesso alla sala è consentito fino all’esaurimento dei posti disponibili.

 polo reale cavallo

giovedì 23 giugno, ore 18

Stato sabaudo e Sacro Romano Impero, a cura di Marco Bellabarba e Andrea Merlotti, Bologna, il Mulino, 2014

Annamaria Bava e Maria Carla Visconti dialogano con Andrea Merlotti

Seguirà visita guidata al Salone degli Svizzeri a cura di Luisa Gentile e Clara Goria

Il volume affronta il carattere ‘imperiale’ dello Stato sabaudo, unico fra quelli italiani a far parte del corpo germanico dell’Impero. Lo fa partendo dalle stanze di Palazzo Reale, da quelSalone delle glorie sassoni – oggi noto come Salone degli svizzeri – in cui un’opera di Dauphin mostrava Giove nell’atto di donare lo scettro del comando al genio dei Sassonia, di cui i Savoia si presentavano come un ramo cadetto. Germanico era, quindi, il cuore del progetto decorativo del palazzo ducale voluto da Carlo Emanuele II: non a caso, Carlo Alberto la fece rimuovere, volendo presentare i Savoia come dinastia italiana.

giovedì 30 giugno, ore 18

Natalia Gozzano, Lo specchio della corte il maestro di casa. Gentiluomini al servizio del collezionismo a Roma nel Seicento, Roma, Campisano 2014

Annamaria Bava e Andrea Merlotti dialogano con l’autrice

Letture dal testo a cura dell’attrice Roberta Bosetti, Compagnia Cuocolo/Bosetti Iraa Theater

All’interno delle corte dei palazzi delle grandi famiglie romane ci porta la storica dell’arte Natalia Gozzano, nel suo interessante volume sui «maestri di casa» delle famiglie da cui provenivano principi e cardinali. I principi Colonna, i marchesi del Bufalo, i cardinali Brancaccio, Chigi e Pamphilj rivivono attraverso i loro meno celebri e celebrati funzionari, i quali erano – o potevano essere – centrali nelle scelte collezionistiche dei loro signori. Da una intelligente analisi della letteratura dedicata alla loro formazione emerge bene il ruolo che tali «maestri di casa» ebbero come mediatori fra corti principesche e società.

giovedì 7 luglio, ore 18

Fabio Isman, Le città ideali, Bologna, il Mulino, 2016

Enrica Pagella e Carlo Tosco dialogano con l’autore

castello armeria reale

Se la corte e la città sono un binomio di cui spesso si sottolineano gli elementi di contrasto più che di dialogo, il recente volume di Fabio Isman, una fra le più note firme del giornalismo italiano, mostra come anche il sogno della città ideale, perseguito da principi di tutte le epoche, possa intrecciarsi con quello della corte. Basti pensare ai casi di Pio II con Pienza e di Vespasiano Gonzaga con Sabbioneta. Ma anche da una principessa di una grande casa romana, Olimpia Maidalchini con la costruzione, affidata a Borromini, di San Martino al Cimino; senza dimenticare i progetti del re di Napoli per San Leucio.

 
www.museireali.beniculturali.it
 (foto: il Torinese)

“In punta di piedi”, la storia straordinariamente normale di Antonio Amedeo

AMADEO LIBRO“In punta di piedi”, il racconto autobiografico di Antonio Amedeo ( pubblicato dalla novarese “Lampi di stampa”) riassume in poco più di centoventi pagine la storia “straordinariamente normale” dell’autore. Un libro che si legge tutto d’un fiato ma che, da come è ricco e bello, si vorrebbe non finisse mai. Antonio Amedeo, classe 1939, nasce a Intra, in quella che un tempo veniva chiamata “ la piccola Manchester” per le tante aziende di cotone e filati. E’ lì che passa  quell’infanzia che narra attraverso gustosissimi episodi e un ironico utilizzo del dialetto intrese, portando a conoscenza del lettore l’affollata “famiglia allargata” di parenti, amici, conoscenti. Ricordi di altri tempi, molto simili anche ai miei e a tanti nati prima del “boom economico”, a partire dal poco piacevole incontro con l’olio di fegato di merluzzo. “Prima di cena, nei mesi primaverili, avveniva la somministrazione dell’olio di fegato di merluzzo”, scrive. “Ci mettevamo in fila di fronte all’armadio a muro della cucina dal quale papà Attilio estraeva una bottiglia verdastra contenente quel liquido dal gusto ripugnante, ma che avrebbe dovuto farci crescere sani e belli. Lo assorbivamo dall’apposito cucchiaio, sempre quello, sempre unto, forse perché non si voleva infierire sui rimanenti cucchiai che se la ridevano nel cassetto. In tutta la casa c’era una sola stufa. Serviva per cucinare, per riscaldare, per avere dell’acqua calda, per far asciugare calze, mutande ecc., per scaldare il ferro da stiro. Veniva giustamente chiamata: stufa economica”. La sua adolescenza, segnata dall’esperienza degli scout (  per tutta la vita, seguirà il principio dell’essere sempre “preparato” ) ne affinerà il carattere e la propensione all’impegno nei confronti degli altri. Con Amalia, che Antonio sposa nel 1966, partecipa anche ad uno stage di quasi due anni a Lione per prepararsi a un periodo di volontariato presso un paese dell’Africa francofona. Ma, alla fin fine, in Rwanda non ci andranno e inizierà così la sua vita da operaio ( dalla Nestlè al cotonificio Meierhofer, dalla Girmi di Omegna alla Candy di Brugherio, nel milanese) e la sua ricca esperienza sindacale. Antonio Amedeo, per tre lustri, s’impegna a fondo nella Fiom Cgil con incarichi nel campo della formazione AMADEO LIBRO 2sindacale. E’ veramente bravo e dalla Lombardia al Veneto, dalla Toscana all’Umbria, il suo lavoro gli fa guadagnare stima e affetto di molti.  Un’esperienza preziosa e gratificante  ( sulla quale scrive anche un  libro che la riassume: “La testa, le braccia e il cuore” ), nonostante qualche “boccone amaro” che dovrà mandar giù e che lo riporterà, poco prima della pensione, a varcare di nuovo i cancelli della Candy. I ricordi di Amedeo fluiscono nel suo racconto, alternandosi tra i momenti belli e quelli tristi e difficili, come nel caso della morte dei propri cari. Ci fa partecipare alla vita della sua famiglia e, nello stesso tempo, di una comunità con le speranze e i sogni, le preoccupazioni e le difficoltà di tanti. Se posso dare un consiglio spassionato, invito tutti a leggerlo perché strapperà sorrisi e farà riflettere, consentendo ai più di paragonare la propria vita a quella dell’autore che, ancora oggi, tra gli impegni di famiglia, le passeggiate in montagna e il volontariato alla Casa della Resistenza,  trova il tempo per dare qualcosa agli altri. “In punta di piedi” è un regalo che Antonio Amedeo ci ha fatto. Un bel regalo da parte di una bella persona.

Marco Travaglini

Fuochi d'artificio vocali a San Giovanni con il tenore Juan Diego Florez

floresIl celebre tenore peruviano chiude il Festival di primavera “La voce e l’orchestra” all’Auditorium Rai di Torino

Si arricchisce per la festività padronale di San Giovanni, con uno straordinario quinto appuntamento fuori abbonamento, il Festival primaverile dell’ Orchestra Sinfonica della Rai ” La voce e l’Orchestra”. Venerdi 24 giugno all’Auditorium Rai di Torino, alle 19, si esibirà Juan Diego Florez, la star del belcanto, in un recital che unisce arie mozartiane e rossiniane, pagine del repertorio francese a canzoni italiane e arie da zarzuelas. La tappa torinese è l’unica occasione italiana per ascoltare in recital la star del belcanto Juan Diego Flórez, che, dal suo debutto, avvenuto a soli 23 anni al Teatro alla Scala di Milano nella stagione 1996-97 su direzione di Riccardo Muti, ha cantato nei principali teatri d’opera internazionali, collaborando con prestigiosi direttori e riscuotendo un notevole successo nei ruoli da protagonista nelle opere di Rossini, Donizetti e Bellini.

Il tenore peruviano canterà arie mozartiane, come il “Dies Bildins ” dal “Flauto Magico”, “Un’aura amorosa” da “Così fan tutte “, e l’aria “D’ogni colpa” tratta da “La betulla innamorata”. Le arie verdiane sono tratte dalle opere “Un giorno di regno” e “Jerusalem”, mentre le pagine del repertorio francese provengono dal Faust ( Salut! Demeure chaste et pure) e dal “Romeo et Juliet” di Charles Gounod (Ah! Leve-toi, soleil), e dal Werther di Jules Massenet (Pourquoi me reveiller). Le canzoni italiane in programma sono di Francesco Paolo Tosti e Ruggero Leoncavallo, le arie da zarzuelas di Reveriano Soutullo e José Serrano. A dirigere l’Orchestra Sinfonica Nazionale della Rai il direttore d’orchestra americano Christopher Franklin, che ha all’attivo importanti tournée all’estero, dalla Wiener Konzerthaus alla Philarmonie di Colonia e al Theatre des Champs-Elysees di Parigi.

Mara Martellotta

Per i in vendita presso l’auditorium Rai di Torino informazioni al numero: 0118104653.

Al Regio una Carmen dalla forte presenza scenica

Anna Caterina Antonacci nell’opera in scena dal 22 giugno

 regio 2

Il mezzosoprano Anna Caterina Antonacci sarà l’acclamata interprete della Carmen di Bizet, in scena dal 22 giugno al 3 luglio prossimi al teatro Regio di Torino. Orchestra e Coro del Teatro Regio sono diretti da Asher Fisch e, per le ultime due recite, da Ryan McAdams. L’allestimento in prima nazionale italiana proviene dall’Opernhaus di Zurigo ed è firmato da Matthias Hartmann. A ricoprire il ruolo di Don José sarà il tenore Dmytro Popov, mentre Escamillo sarà il baritono Vito Priante; il soprano Irina Lungu vestirà i panni di Micaela.L’opera verrà eseguita in versione originale con i dialoghi parlati. L’attenzione e la scena, piuttosto spoglia, si focalizzeranno sull’interprete principale, Anna Caterina Antonacci, artista dalla forte presenza scenica, dal timbro morbido e seducente, capace di fare di questo personaggio quasi un’icona interpretativa. Carmen regiofu l’ultima opera che compose Georges Bizet, che vi cominciò a lavorare nel 1875 su incarico dell’Opera-Comique. Dovette affrontare mille difficoltà e apportare modifiche per adattarsi alle richieste dei cantanti, non abituati a muoversi così tanto in scena, dell’orchestra, che in certi punti trovava la musica difficile da eseguire, e della direzione artistica. Bizet fece in modo che la caratterizzazione dei personaggi non snaturasse completamente l’originale di Merimee’. Dove necessario, comunque, modifico’ lui stesso il libretto, cambiando alcuni versi dell’ Habanera e dell’assolo di Carmen nella scena delle carte. Dopo una prima rappresentazione accolta freddamente, nel marzo 1875, il compositore, a tre mesi di distanza, morì a soli 36 anni. Carmen venne poi rappresentata a Vienna, riadattata sostituendo le parti dialogate con i recitativi del Grand-Opera e fu destinata a divenire una delle opere maggiormente famose al mondo. La prima di Carmen al teatro Regio è prevista   il 22 giugno alle 20 e sarà trasmessa in diretta da Rai Radio 3. Il Coro del Teatro Regio e il Coro di Voci Bianche saranno dirette dal maestro Claudio Fenoglio.

Mara Martellotta

(foto: il Torinese)