CULTURA E SPETTACOLI- Pagina 741

Addio a Adriana Innocenti, grande attrice di teatro

Torna oggi alla mente quel che Testori le disse, all’indomani della messa in scena di Erodiade: “Adesso so che la tua arte va oltre la grandezza e si pone su quella soglia, per me rarissima, in cui l’interprete confina con la Testimone. Ho conosciuto qualche grande attrice (poche per la verità); ma nessuna che sapesse essere tanto più umile quanto più grande si faceva sulla scena, come invece tu sei stata, di giorno in giorno, e sei”

INNOCENTI3

Restano tanti ricordi, oggi, di Adriana Innocenti, scomparsa ieri mentre passo dopo passo, sempre più incerti, stava raggiungendo il traguardo dei novanta. Resta quel carattere indomabile, quella sua voce potente che sembrava ogni volta venir su dalle viscere del palcoscenico, quel viso mobilissimo e quegli occhi che dopo le frasi di rito, penso a certe conferenze stampa, risputavano una smorfia da monella, uno sberleffo, una battuta, resta quella gran voglia di viverlo il palcoscenico, quasi con rabbia, sempre con passione, non staccarsi da lì, di prolungare i tempi e gli spazi, mentre il compagno Piero Nuti la tirava via, con un sorriso, caldo, pieno d’affetto. Restano gli appuntamenti più recenti, perché alzi la mano chi non se l’è goduta, fino a ieri, negli appuntamenti di fine anno con Trappola per topi della Christie o grazie alla tragedia greca con cui apriva ogni anno la stagione dell’Erba, facendone anche una palestra per i nuovi attori. Resta il ricordo personale di chi scrive, quando in una lontanissima stagione dello Stabile torinese guidato da Franco Enriquez scopriva con la Mascia del Gabbiano cecoviano quell’interprete altissima che contribuiva a rinforzare una passione per il teatro che era nata da poco, quel carattere, quel temperamento alleggerito in quell’istante da una dolcezza e da un sogno senza confini, sul fondo della scena, capacissima a rubarla, mentre in primo piano Brignone e Mauri, Moriconi e Pani costruivano il mondo di rinunce dello scrittore. Resta soprattutto una lunga storia di teatro, di televisione, di radio e di cinema, a dire come l’attrice abbia attraversato senza inciampi tutte le strade dello spettacolo italiano. S’era diplomata all’Accademia INNOCENTI1Nazionale d’Arte Drammatica e aveva debuttato in teatro con La cena delle beffe nella compagnia di Annibale Ninchi, immediatamente dopo la guerra. Poi una lunga gavetta, tanti titoli e tanti personaggi, sino ad approdare allo Stabile di Torino, prima con Gianfranco De Bosio, con i testi (riscoperti) ruzantiani dell’Anconitana e dei Dialoghi, e con Enriquez poi, passando da Shakespeare alla Locandiera goldoniana agli autori contemporanei come il Wesker di Radici. Tra i registi che l’hanno diretta ricorderemo almeno ancora Luchino Visconti, Vittorio De Sica (“Liolà”), Luigi Squarzina, il sodalizio con Nuti e Maurizio Scaparro per il Teatro Popolare di Roma (“La vendetta della vecchia signora” di Dürrenmatt diretto da Pino Micol), come per il cinema s’affidò a Monicelli, Comencini, Pupi Avati, Ettore Scola, Lizzani, ad Alberto Bevilacqua per Attenti al buffone. Giorgio Strehler la chiamò al Piccolo di Milano per l’opera da tre soldi e per tre intere stagioni fu la signora Peachum, condivise con Sandro Massimini, Elio Pandolfi e Aurora Banfi l’amore per l’operetta, dalla Principessa della Czarda al Paese dei campanelli, fu insignita di premi prestigiosi come il San Genesio (per la Venexiana) o gli Idi annuali a Saint Vincent, incrociò la strada di Giovanni Testori che per lei scrisse l’applauditissimo e richiestissimo Erodiade, rappresentato anche all’estero, mise su pagina i suoi ricordi di vita e di arte in A piedi nudi nel teatro parafrasando con allegria Neil Simon. Sul finire del secolo scorso trovò nuove amicizie ed una casa a Torino. Germana Erba e Gian Mesturino la considerarono come la colonna di Torino Spettacoli.

INNOCENTI2

Nascono tra gli altri Arsenico e vecchi merletti di Kesserling, Agatha, signora degli enigmi di Groppali, Le troiane, Il Calapranzi di Pinter in abiti maschili, il goldoniano Osteria della posta. Una vita intera ad amare la propria professione, a inventare, a passare da un tempo all’altro, a rivisitare gli antichi e a scoprire i moderni, tra caparbia e affetto. Torna oggi alla mente quel che Testori le disse, all’indomani della messa in scena di Erodiade: “Adesso so che la tua arte va oltre la grandezza e si pone su quella soglia, per me rarissima, in cui l’interprete confina con la Testimone. Ho conosciuto qualche grande attrice (poche per la verità); ma nessuna che sapesse essere tanto più umile quanto più grande si faceva sulla scena, come invece tu sei stata, di giorno in giorno, e sei”.

Elio Rabbione

 

Quando le pagine dei giornali diventano storia

Torino vecchiaCOSA SUCCESSE IN CITTA’ / di Simona Pili Stella

Secondo una ricerca condotta presso l’ University College di Londra dalla neuroscienziata Eleanor Maguire, il passato è strettamente connesso al futuro, tanto che chi soffre di amnesia e quindi dimentica il passato, non riesce più nemmeno ad immaginarsi e a prospettarsi un futuro. Ebbene, forse per attenerci un po’ alle recenti scoperte, o forse perché in fondo il mondo e nello specifico la città in cui viviamo è fatta di storia e di aneddoti passati, “Il Torinese” ha deciso di dedicare questa particolare “rubrica” a Torino e agli avvenimenti più curiosi e che più l’hanno segnata nel corso degli anni, se non addirittura dei secoli precedenti.

comune palazzo civicoIl 1 gennaio 1948 venne consegnato, ai 288 Sindaci dei comuni della nostra provincia, il testo della nuova Costituzione. Alle undici di mattina la campana civica della torre di Palazzo Madama, cominciò a rintoccare e tutti i Sindaci (riuniti al Municipio per l’occasione) formando un corteo, si recarono in prefettura per ritirare il testo della nuova Costituzione.

In prima fila vi era l’On. Negarville, circondato dalla Giunta e seguito da una folta rappresentanza dei gruppi politici del Consiglio comunale di Torino. Per via Garibaldi e piazza Castello si formò un cordone fitto di spettatori giunti appositamente per assistere all’evento. Contemporaneamente, in un vasto salone della prefettura, si radunarono attorno al Dott. Carcaterra le più alte autorità cittadine.

Non appena il corteo giunse nel gremitissimo salone, si svolse la solenne cerimonia: il primo dei fascicoli della Gazzetta Ufficiale, contenente il testo della Carta Costituzionale, venne consegnato all’ on. Negarville, Sindaco di Torino. Dinnanzi al Dott. Carcaterra si avvicendarono successivamente i Sindaci dei comuni della provincia.

A mezzogiorno, il Sindaco del capoluogo piemontese, al cospetto degli assessori e dei consiglieri, fece il suo ingresso nella “sala rossa” del Consiglio, dove depositò la copia della Costituzione.

[La Stampa]

Era l’8 gennaio del 1970 quando Vittoria Bonifetti, nuora dello scrittore De Amicis, si spense nella sua abitazione in via Massena 71. Moglie dell’unico figlio rimasto di Edmondo De Amicis, l’Avv. Ugo (scomparso il 13 ottobre del 1962), la vedova De Amicis decise di lasciare l’intero suo patrimonio ai bambini meno fortunati delle scuole elementari e medie della città di Torino.

Un po’ come la storia del libro “Cuore”, la morte della vedova De Amicis si coronò di calda umanità: non avendo avuto figli i due coniugi concordarono che alla morte di entrambi, il loro cospicuo patrimonio (di oltre mezzo miliardo di lire) venisse destinato ai figli di persone povere, in modo da permettergli di studiare e di migliorare le loro condizioni. Il lascito De Amicis venne impiegato dal Comune per istituire borse di studio da destinare a studenti meritevoli e bisognosi.

Fu un grande gesto che rese omaggio sia al più grande best-seller della letteratura per ragazzi che al suo autore, il celebre scrittore Edmondo De Amicis.

[La Stampa]

Incendio_del_Cinema_StatutoLa sera del 13 febbraio 1983 un tragico evento colpì la città di Torino e i tutti i suoi abitanti. Intorno alle 18e15 un’ improvvisa fiammata, causata da un cortocircuito, divampò all’interno del cinema Statuto durante la proiezione di un film. L’improvvisa fiammata incendiò una tenda adibita a separare il corridoio dalla platea;questa cadendo, a sua volta incendiò immediatamente le poltrone delle ultime file.

Gli spettatori, terrorizzati, si rovesciarono in massa sulle sei uscite di sicurezza le quali, però, erano state tutte chiuse dal gestore ad eccezione di una. In galleria, poiché la proiezione del film non venne interrotta e poiché non erano ancora visibili le fiamme, nessuno percepì immediatamente il grave pericolo. Le conseguenze furono catastrofiche: la galleria si trasformò in una sorta di “camera a gas” che soffocò i presenti in meno di un minuto.

Quella sera morirono 64 persone: la vittima più giovane fu un bambino di 7 anni, mentre la più anziana fu una vittima di 55 anni.

[La Stampa]

Alle 17e30 del 7 febbraio 1955 un tram che percorreva c.so Massimo D’azeglio e diretto al capolinea delle Molinette, trovò in prossimità della biforcazione per via Valperga Caluso, un oggetto metallico di forma cilindrica. Il tranviere individuò subito l’oggetto come una bomba a mano di tipo “balilla” e poiché l’ordigno era senza sicura, diede immediatamente l’allarme.

Giunsero immediatamente i carabinieri che dopo aver fatto evacuare i passeggeri dal tram e dopo aver fatto allontanare i passanti, isolando la zona, fecero giungere sul posto due artificieri.

La bomba venne portata via e fatta esplodere in un posto isolato e sicuro. Grazie all’immediato riconoscimento dell’ordigno da parte del tranviere, venne evitata quella che avrebbe potuto essere ricordata come una tragedia.

[La Stampa]

Simona Pili Stellapili simona

Soldati  e Bonfantini, i “due Marii” a Corconio

I due scrittori scelsero questa  località come luogo di volontario “esilio rigeneratore” per uscire da “storte vicende sentimentali”

 

corconio6

Corconio è  una frazione di Orta San Giulio, in collina, raccolta nella sua malinconica bellezza. Lì, tra il 1934 e il 1936, Mario Soldati e Mario Bonfantini trascorsero un lungo periodo in questo incantato e solitario borgo che guarda sul lago d’Orta. I due scrittori scelsero questa  località come luogo di volontario “esilio rigeneratore” per uscire da “storte vicende sentimentali”. Nel 1934 Mario Soldati aveva 28 anni, era già stato in America, si era sposato con Marion Rieckelman  – una sua allieva della Columbia –  e da qualche tempo scriveva sceneggiature per la Cines-Pittaluga di Roma. Ma, sfortunatamente, era incappato in Acciaio, film tratto da un soggetto di Pirandello, diretto da Walter Ruttmann: più che un insuccesso, un verocorconio2 disastro. Si ritrovò licenziato, senza una lira e per di più anche un po’ sospetto agli occhi del Regime. Così prese una decisone netta, pur essendo per indole poco incline agli atti estremi: lasciò Roma e raggiunse l’amico Bonfantini a Novara e da lì,  in bicicletta, pedalando su strade sterrate e polverose “con ritmo quasi da professionisti” arrivarono al “buen retiro”  di Corconio, stregati da panorama tra il lago, le montagne e le antiche case di pietra. Quel posto divenne il suo luogo dell’anima, del vino, delle carte : ci rimase due anni, lontano da Roma e dal cinema, in compagnia di Mario Bonfantini  ( “vivendo la scrittori” ) e della gente del posto. Nel racconto “Un lungo momento magico” lo scrittore torinese rievocò le circostanze che lo avevano spinto a cercare rifugio sul Lago d’Orta. Lo fececorconio1 dopo la morte di Bonfantini, “ponendo fine al silenzio su quell’esperienza dovuto forse a quella forma di pudore cui si ricorre a volte per proteggere le cose più care”. In quel tempo Soldati scrisse il suo primo e bellissimo libro, “America primo amore”, diario e racconti del giovanissimo intellettuale europeo della sua esperienza di vita negli Stati Uniti, tantissimi articoli e vari altri scritti corconio4tra cui la prima parte del “La confessione”. Soggiornarono all’albergo della famiglia Rigotti , quasi adottati da quella famiglia, dove Angioletta e sua sorella Annetta, la “Nitti”, mandavano avanti l’attività , perché il padre, pa’ Pédar, “badava alla campagna, alle bestie, a fare il vino, a distillare la grappa clandestina, a commerci vari, a divertirsi e battere la cavallina”. Corconio, cento abitanti allora, fu un luogo importante per Soldati e Bonfantini, i “due Marii”, capace di offrire sorprese e meraviglie tra le pieghe più insospettabili della vita quotidiana, in prossimità del lago e sotto il “meraviglioso miraggio” del Monte Rosa. Lì condivisero con la comunità del piccolo borgo la vita, lenta e piacevole, scandita dalle partite di bocce e dalle “lunghe giornate al tavolino, ore interminabili proficue, difese e ovattate dal silenzio delle lente nebbie”. Conoscono personaggi eccentrici, ascoltando i loro racconti: il Nando, un “matto pacifico” che credeva di essere un genio della politica e si riferiva a se stesso in terza persona; il Cesarone, un uomo che aveva venduto sua moglie a un ricco capo mastro emigrato negli Stati Uniti.corconio5 Insomma, fu un periodo d’incontri e di lavoro in un atmosfera dove Mario Soldati, cresciuto negli ambienti della borghesia sabauda, scoprì i valori della “civiltà contadina”, restandone influenzato. Soldati riconobbe l’importanza di quell’esperienza , parlando dell’antica amicizia con l’altro “Mario”, quando scrisse:..il momento più importante della nostra amicizia e forse anche della sua e della mia vita è tra l’autunno del 1934 e la primavera del 1936, quando il destino ci appaiò, ci assecondò nella scelta di un volontario esilio sul lago d’Orta: quell’autoconfino rigeneratore, quel delizioso paradiso perduto e ritrovato che accogliendo lui e me, Mario il vecchio e Mario il giovane, ci salvò in extremis da strazianti, estenuanti, storte vicende sentimentali e restituì l’uno e l’altro al suo verocorconio7 se stesso. Fa bisogno di dire che recuperammo allora, e conservammo poi per sempre, il senso della realtà, della bellezza, della vita”. Sul finire della lunghissima parentesi romana, a metà degli anni Cinquanta, poco prima del suo “rientro al Nord”, Soldati frequentò assiduamente le zone della giovinezza come “villeggiante fuori stagione”, sul lago d’Orta e sul Maggiore, dove nacquero – ad esempio – i racconti de “La Messa dei villeggianti”. A Orta e Corconio, Mario Soldati tornò anche per girare nel ’59 “Orta mia”, un magnifico cortometraggio della collezione Corona Cinematografica, di grande ed elegante narrazione, girato in un superbo Ferraniacolor. Già nel  1941 aveva scelto il “suo” lago per realizzarvi le scene conclusive del film “Piccolo mondo antico” e, successivamente, vi ambientò alcuni dei suoi “Racconti del Maresciallo”. Il filmato di “Orta mia” si chiude sulla terrazza di una vecchia osteria corconio3affacciata sul lago, richiamando il luogo che aveva accolto i due amici tanti anni prima. Per una significativa coincidenza, anche Mario Bonfantini, nel suo volume “Il lago d’Orta” , del 1961, scelse di congedarsi dai suoi lettori con la stessa immagine di Soldati, descrivendo così l’albergo Rigotti: “Una modesta casa di belle linee dove era fino a non molti anni fa una cortese locanda: v’è chi sostiene che dalla sua lunga terrazza si gode, in ogni stagione, la più bella vista del lago”. Ora l’albergo non c’è più, ma tutto il resto è rimasto più o meno come allora.Dalla Chiesa di S. Stefano alla seicentesca villa della famiglia Bonola. La stazione , col quel rosso ferroviario dei muri sempre più smunto,da tempo è una casa privata: lì, i treni che sferragliano sulla Domodossola-Novara, non si fermano più da una vita. Ma se i muri  delle case potessero parlare chissà quanti racconti avrebbe in serbo Corconio. Storie per chi sa ascoltare e non ha fretta. Come non ne avevano, a quel tempo, i “due Marii”.

Marco Travaglini

ORTA MIA (Prima Visione Tv) (Italia 1960, colore; dur. 17’39”)  Regia: Mario Soldati   (Italia 1949, b/n.) https://www.youtube.com/watch?v=KQgVbkeAlT4

 
Orta può davvero considerarsi come un luogo soldatiano per elezione. E’ lì che l’autore, dopo aver passato a Corconio due anni della sua vita – dal 1934 al 1936, in sodalizio con Mario Bonfantini –  si recava spesso e vi ambientò  momenti importanti della sua ricca produzione letteraria.  ORTA MIA è un magnifico documento storico…

Gran festa piena di divertimento “I tre moschettieri” all’Astra

Vogliamo definire l’operazione una gran festa teatrale? Senza dubbio. Per il grande divertimento, sfacciatamente sempre presente, per le gag senza tregua che sinora si son potute vedere (basta che di un boccale si faccia un inatteso microfono per innestare un nuovo meccanismo di allegria), e che seguiranno, per le zone d’ombra, anche pallide, che non esistono affatto, per l’irruenza dei protagonisti spadaccini

moschettieri2Sbalordiscono i numeri. Otto i registi che dirigono e cinque i drammaturghi che hanno scritto, 38 gli attori impegnati con 25 collaboratori e 11 tecnici, 96 costumi e 170 bottoni automatici con 260 metri di passamanerie, 30 spade per 25 duelli, 9 ore e 40 minuti di spettacolo, otto puntate per 56 repliche complessive per un totale di 11200 spettatori, sinora ogni replica sold out con gli spettatori alla ricerca dell’ultimo posto disponibile per familiari e amici che reclamano. Un vero successo. Inseguito, commentato, condiviso, consigliato, trasmesso. Già, perché Beppe Navello ha pensato bene (benissimo) di rispolverare per la stagione del TPE, tra le pareti dell’Astra, quella antica impresa sperimentata allo Stabile dell’Aquila – ne era il direttore – nella stagione 1986/87 di inscenare I tre moschettieri del vecchio Dumas (pure lui pubblicava a puntate), D’Artagnan e compagni di cuore e di spada con re e regina, con le mire del Richelieu e del damerino Buckingam, i languori di Costanza e gli intrighi di Milady, con un fitto incrociarsi di spade tra musiche e canzoni, con un gruppo di attori quasi tutti under 35 che non sanno davvero cosa voglia dire giocare al risparmio, il tutto immerso in uno spazio rivisitato (l’impianto scenico con balaustre tutt’intorno, scale semoventi, abbozzi di taverne, angoli del Louvre, strade insidiose, è firmato da Luigi Perego, come i costumi, bellissimi, stivali e cappelli piumati, trine e pizzi, lunghe collane, ampi mantelli dai più differenti colori) che inalbera con un colpo d’occhio da bocca aperta le case e i tetti della place des Vosges parigina, tra gli applausi di un pubblico che finora s’è letteralmente goduto le prime due puntate – regie rispettivamente di Navello e Gigi Proietti, seguiranno Piero Maccarinelli e Ugo Gregoretti a completare la vecchia guardia del progetto, già aquilana, e poi i giovani Myriam Tanant, Andrea Baracco, Robert Talarczyk e Emiliano Bronzino – con risate e contagiosa partecipazione. Nessun pericolo per chimoschettieri1 entrasse a mezza strada nel racconto perché non manca neppure il riassunto delle puntate precedenti con la voce piacevolmente squillante della giovanissima annunciatrice Lia Tomatis, come non mancano, lo si fa per ogni megaproduzione che si rispetti, i siparietti per gli sponsor che han dato una mano all’iniziativa. Il passato scorre veloce sul pavimento a scacchiera che è al centro della sala, quello stesso in cui le vicende seguono alle vicende, il giovane guascone fa il suo ingresso in città su di un mezzo che è metà cavallo e metà bipattino simpaticamente scorrazzante e zigzagante, o dove a tratti piroettano le musiche di Germano Mazzocchetti eseguite al piano da Alessandro Panatteri, con canzoncine vivaci e coretti facilmente assimilabili offerti da belle voci; il presente da par suo scivola in modo leggero dando di gomito alla grande o spicciola attualità, dalle unioni civili ai selfie sempre lì a portata di mano.

Vogliamo definire l’operazione una gran festa teatrale? Senza dubbio. Per il grande divertimento, sfacciatamente sempre presente, per le gag senza tregua che sinora si son potute vedere (basta che di un boccale si faccia un inatteso microfono per innestare un nuovo meccanismo di allegria), e che seguiranno, per le zone d’ombra, anche pallide, che non esistono affatto, per l’irruenza dei protagonisti spadaccini (Luca Terracciano, Alberto Onofrietti, Diego Casalis e Matteo Romoli, irriverenti e inesauribili, disponibili agli zampilli di sudore) e per quel re Luigi da operetta che Gianluigi Pizzetti costruisce leggiadro e smemorato mossetta dopo mossetta, per quel padre di Sergio Troiano fintamente apprensivo ed estremamente rompiballe, pronto a consigliare (tutto unguenti e magliette della salute) e a comparire inaspettato da una vasca da bagno come di sotto il mantello regale, per la sottile e lunga anima nera, un misto di astuzia e perfidia, che è il cardinale di Antonio Sarasso, per i duetti sospirosi tra la Regina di Marcella Favilla e l’infido inglese che sta sotto il pennacchio ed i velluti di Riccardo Ripani. La vicenda, si sa, continua: segnatevi   la terza puntata per il prossimo 8 marzo, avrà la firma di Piero Maccarinelli.

 

Elio Rabbione

Il terrorismo, le memorie di chi visse gli “anni di piombo”

In un libro curato da Michele Ruggiero

Terrorismo

Ripensare al terrorismo di ieri per ridare sensibilità alle coscienze oggi: si può sintetizzare così la ragione che ha motivato la pubblicazione degli atti del dibattito svoltosi il 15 giugno 2015 nell’aula del consiglio regionale del Piemonte in occasione della presentazione del  libro “Pronto qui Prima linea”  di Michele Ruggiero e Mario Renosio. Il libro che raccoglie la sequenza degli interventie delle testimonianze di chi ha vissuto quel periodo, curato da Ruggiero,  giornalista torinese della Rai , seguendo il filo rosso che tiene insieme ragionamenti, pensieri ed emozioni di allora, s’intitola “Il terrorismo” ed è edito da Impremix Visual Grafika. Di rilievo, e va sottolineato, il contributo di Carole Beebe Tarantelli, vedova dell’economista Ezio Tarantelli ucciso dalle Br il 27 marzo del 1985, che ha curato la postfazione. terrorismo1 Un libro-documento importante che offre lo spunto per affrontare delicate domande: quando apparve il terrorismo in Italia? Quando comparve la violenza organizzata elevata e giustificata a confronto politico sotto altre forme? Domande ineludibili specie per i più giovani che dai programmi scolastici poco ricevono per colmare le lacune sulla storia recente del nostro paese e poco possono trarre dalle famiglie i cui ricordi sono oramai sbiaditi. Ricostruire quegli anni, le tragedie che vi si consumarono invece è essenziale per dare piena consapevolezza di quanto dura e dolorosa sia stata la lotta per difendere le istituzioni e la democrazia dagli attacchi del terrorismo e darne memoria è condizione per scongiurare che lutti e sofferenze di allora possano ritornare. Tra l’altro la “paternità” dell’evento e il luogo dove si tenne il convegno ( il Comitato Resistenza e Costituzione e la sede del Consiglio regionale a Palazzo Lascaris) rimandano alnesso molto stretto tra la nascita del Comitato stesso e quel periodo così difficile e doloroso nella storia del nostro Paese. Il Comitato Resistenza e terrorismo2Costituzione, infatti,  nacque nel 1976 con l’obiettivo di riaffermare i valori e gli ideali della lotta di Liberazione. Ma in quel momento la nascita del Comitato aveva anche l’obiettivo di rafforzare il senso dello Stato, la sua forza basata sulla democrazia e sul coraggio di quegli uomini, magistrati e forze dell’ordine soprattutto, che quella democrazia avevano il compito di difendere anche a costo della propria vita. Il Consiglio regionale di allora ( presieduto da Dino Sanlorenzo) era convinto che il terrorismo andasse sconfitto anche sul piano politico, morale, culturale e ideale; che fosse cioè necessaria la mobilitazione delle coscienze. “ E fu decisiva la mobilitazione democratica degli uomini e delle istituzioni – come ricorda il Vicepresidente del Consiglio regionale Nino Boeti, oggi alla guida di quel Comitato – per far fronte a un nemico della democrazia, il terrorismo, che feriva e uccideva uomini innocenti responsabili soltanto di lavorare in una azienda in crisiterrorismo3, giornalisti, poliziotti che facevano il loro dovere, magistrati coraggiosi con la schiena dritta sull’altare della giustizia”. Dal 1976 al 1978 sono state censite più di 1.400 iniziative, 650 assunte e promosse dalle autonomie locali, più di 350 assemblee di fabbrica alla presenza di forze politiche,80 assemblee scolastiche solo nella provincia di Torino, 350 manifestazioni organizzate dalle associazioni partigiane. Nel 1978 è stata poi lanciata una petizione con l’obiettivo di promuovere un’azione di solidarietà nel momento più delicato quello in cui si doveva celebrare il processo alle Brigate rosse non celebrato nel maggio 1977. In poco tempo la petizione raccolse più di 300.000 firme. Un lavoro enorme, un impegno straordinario che è bene ricordare anche attraverso questo libro, in un momento delicato dove gli attentati terroristici ( come quello di Parigi del 13 novembre scorso ) ripropongono un drammatico ritorno alla memoria degli “anni di piombo”.

 

Marco Travaglini

"Venanzio Revolt. I miei primi 80 anni di cinema”

Scritto e diretto da Fabrizio Dividi, Marta Evangelisti e Vincenzo Greco ,voce narrante di Nanni Moretti e prodotto dalla Dinamovie Pictures

ventavoli

A inaugurare la 15a edizione di Piemonte Movie gLocal Film Festival mercoledì 9 marzo ore 20.45 al Cinema Massimo Sala 1 sarà l’anteprima assoluta del film” Venanzio Revolt.I miei primi 80 anni di cinema”, scritto e diretto da Fabrizio Dividi, Marta Evangelisti e Vincenzo Greco ,voce narrante di Nanni Moretti e prodotto dalla Dinamovie Pictures. Dopo essersi aggiudicati il Premio Miglior Cortometraggio a Piemonte Movie 2010 con “Linda. Uno spot contro il silenzio” e aver realizzato per l’edizione 2012 del Festival il documentario “Sale per la capra”, che rievoca la tragedia del cinema Statuto, i registi presenteranno il loro nuovo documentario, che omaggia uno dei personaggi più significativi e poliedrici del nostro cinema, Lorenzo Ventavoli. Si tratta di un racconto lungo 80 anni ( a partire dagli Anni Trenta ) tra cinema, teatro e storia torinese in cui Ventavoli, esercente, produttore, scrittore e perfino attore (un’apparizione nel “Divo” di Sorrentino e in “Preferivo il rumore del mare” di Mimmo Calopresti), uomo di cinema, ma anche uomo di fiume per la sua profonda passione per il canottaggio, rievoca la sua vita, stimolato dall’amico di sempre, il critico cinematografico Steve Della Casa, che lo intervista nella quieta familiarità del “suo” Circolo Canottieri Cerea. Emerge il ritratto di un uomo che ha saputo tradurre la passione di famiglia in impresa non solo commerciale, ma anche culturale ed intellettuale. E’ stato Presidente del Museo del Cinema, ha fondato il Festival Cinema Giovani, poi divenuto Torino Film Festival, di cui è stato anche Presidente, “ha tenuto in qualche modo a battesimo, come dice Steve Della Casa, tutti noi che ci occupiamo di cinema a Torino”. Si è sempre distinto per una programmazione colta che da oltre mezzo secolo vede nel “suo” Nuovo Romano un luogo di riferimento ventavoliirrinunciabile per i cinefili torinesi. “ Venanzio Revolt – rivela nel film – è lo pseudonimo con il quale scrivevo i testi per l’avanspettacolo al Romano”. Il documentario parte dalla storia di suo padre, Giordano Bruno Ventavoli, socialista, giunto a Torino da Monsummano nel’22 per fuggire dalle squadracce fasciste. Trovò impiego presso la fabbrica di automobili Itala , ma nel ’31 l’azienda entrò in crisi e costrinse i lavoratori non iscritti al Partito Nazionale Fascista a lasciare il lavoro.”Allora mio padre – racconta Ventavoli nel film – prese in gestione il cinema Diana in corso regina Margherita. Un anno dopo nacqui io. Fin da piccolo cominciai a occupare le poltrone libere, iniziando così già in tenera età una passione che ben presto diventerà anche un mestiere. Entravo al cinema alle 14 e vi restavo fino a tardi. Tornavamo insieme a casa con il tram 16 “. E poi i ricordi di quando, al cinema Alpi, nel 1950, appena diciottenne, si conquistò il primo stipendio facendo le fatture e di quando, nel 1958, iniziò a dirigere il Romano, dove i Torinesi scoprirono Ingmar Bergman da “ Il posto delle fragole” al “ Settimo sigillo”, proiettato il giorno di Natale del 1959. E poi, tanti altri ricordi e aneddoti alcuni davvero curiosi legati ad alcuni dei più grandi cineasti dell’ultimo secolo: Bunuel, Bergman ( da lui conosciuto a Stoccolma all’anteprima de “ L’uovo del serpente”), De Sica, Truffaut, Allen … Gustoso l’aneddoto dell’incontro con Woody Allen, giunto a Torino per un concerto al Regio, quando Ventavoli gli mostrò la sua collezione, una trentina di film yiddish.” E’ leggenda – dice Ventavoli nel film – che siano stati la sua fonte di ispirazione. Invece non esitò ad ammettere che li ignorava tutti, tranne uno, ma solo perchè era presente un cantante di sinagoga di cui si ricordava sua madre”.

Helen Alterio

“Il ventre della collina” per ricordare Sarajevo

sarajevo1Un monologo scritto dall’autrice e attrice novarese Mariarosa Franchini su spunto offerto dal libro “Truccarsi a Sarajevo”, del giornalista Alberto Bobbio di “Famiglia Cristiana”. Al Teatro dell’Istituto Salesiano “San Lorenzo” di Novara

Dal palcoscenico la denuncia di un genocidio, per riflettere e non dimenticare. È quanto Passio 2016 propone il prossimo venerdì 4 marzo, alle 12.00, al Teatro dell’Istituto Salesiano “San Lorenzo” di Novara, in viale Ferrucci 33 con la prima rappresentazione dello spettacolo “Il ventre della collina”, un monologo scritto dall’autrice e attrice novarese Mariarosa Franchini su spunto offerto dal libro “Truccarsi a Sarajevo”, del giornalista Alberto Bobbio di “Famiglia Cristiana”. Realizzata con il supporto dell’associazione Liberazione e Speranza onlus, la rappresentazione pone a tema i massacri che tra il 1991 e il 1995 insanguinarono la Bosnia in seguito all’esplodere delle tensioni etniche nella federazione jugoslava.sarajevo22 Fatti trascorsi da appena 20 anni eppure quasi scomparsi dalla memoria collettiva che l’autrice osserva da un punto di vista di assoluta originalità: il racconto-confessione di Salko Dedic, responsabile del centro che, a Tuzla – a 100 km da Sarajevo -custodisce le salme di oltre 3000 vittime in attesa di identificazione. Ad impersonarlo è l’attore Toni Mazzara. Al termine Alberto Bobbio darà la sua testimonianza di inviato in Bosnia-Erzegovina agli inizi degli anni 2000.

 

Marco Travaglini

Piemonte Movie gLocal Film Festival, il cinema trova casa

Lo spirito della rassegna consiste nel fare il punto della produzione regionale annuale dando visibilità ai film indipendenti e nel valorizzare i grandi professionisti del cinema piemontese

ventavoli 2

Dal 2000 il cinema piemontese ha trovato casa nel Piemonte Movie gLocal Film Festival . L’edizione numero 15 di quest’anno prevede un programma di 5 giorni – dal 9 al 13 marzo – al Movie, Cinema Massimo e Cinema Classico. Lo spirito del Festival consiste nel fare il punto della produzione regionale annuale dando visibilità ai film indipendenti e nel valorizzare i grandi professionisti del cinema piemontese. Verranno proposte al pubblico le 2 sezioni competitive, Spazio Piemonte e Panoramica Doc, rispettivamente riservate a corti e documentari, 2 omaggi a riconosciuti registi come Claudio Caligari e Guido Chiesa , e 2 film in anteprima e fuori concorso, ad aprire e chiudere il Festival. L’apertura della 15a edizione, mercoledì 9 marzo, ore 20.45 al Cinema Massimo terrà a battesimo il film “Venanzio Revolt. I miei primi 80 anni di cinema”, diretto da Fabrizio Dividi, Marta Evangelisti e Vincenzo Greco, che vede come protagonista uno dei padri del cinema torinese, Lorenzo Ventavoli.

ventavoli

Nel film, in anteprima assoluta, lo storico esercente e distributore si racconta, intervistato dal critico Steve Della Casa, attraverso episodi della sua vita e aneddoti legati ad alcuni degli artisti più importanti della storia del cinema, quali Bunuel, Bergman, De Sica, Truffaut e molti altri. Domenica 13 marzo alle 21.30, dopo la premiazione, si potrà assistere all’anteprima nazionale di Madeleine, lungometraggio girato in Piemonte dai registi Lorenzo Ceva Valla e Mario Garofalo, al Cinema Classico. Gli omaggi, infine, realizzati con il Museo del Cinema e ospitati nelle sale del Massimo, sono dedicati al regista indipendente Claudio Caligari, recentemente scomparso e a Guido Chiesa.

Mauro Reverberi

INTERNATIONAL CHAMBER MUSIC COMPETITION

Accademia di Musica di Pinerolo, Città di Pinerolo, Città di Torino – Città metropolitana promuovono concerto e premiazione al Conservatorio G. Verdi di Torino

 musica chamber

Vengono da tutto il mondo le formazioni under 33 di musica da camera che si contenderanno il montepremi di 23.000 euro messo in palio dal Concorso – unico in Italia facente parte della World Federation of International Music Competition di Ginevra ad aprire al duo, trio, quartetto, quintetto e sestetto anche con pianoforte – assegnato da una giuria formata da musicisti di rilievo e prestigio internazionale.

La finale, giornata che si terrà domenica 6 marzo 2016 nella prestigiosa Sala Concerti del Conservatorio di Torino (ore 9-17 finale; ore 20:30 – 23:00 concerto dei cinque gruppi finalisti, festa conclusiva e premiazione), vede protagonista anche il pubblico, che potrà affiancare il proprio voto a quello di una giuria d’eccezione che vede collaborare Andrea Lucchesini (Italia, presidente), Dimitri Ashkenazy (Islanda), Robert Atchison (Regno Unito), Pavel Gililov (Russia), Yovan Markovitch (Francia), Harald Schoneweg (Germania), Marco Zuccarini (Italia). Tra i votanti sarà estratto il fortunato vincitore di un viaggio in una città italiana.

Weekend al cinema. Le trame dei film

film cinemaPIANETA CINEMA

 

A cura di Elio Rabbione

 

1981: Un’indagine a New York – Thriller. Regia di J.C. Chandor, con Oscar Isaac e Jessica Chastain. Il regista dell’apprezzato “Margin Call” racconta la spirale di violenza che poco a poco avvolge Abel Morales, proprietario di una compagnia di trasporti petroliferi, che sta per firmare l’affare più importante di tanti anni d’attività. Mentre la concorrenza cerca in ogni modo di fermarlo, un detective indaga su presunte sue irregolarità fiscali. Mentre Abel continua ad avere una incrollabile fiducia nella giustizia, la moglie, da parte sua, vorrebbe che rinunciasse alla propria integrità morale. Durata 125 minuti. (Classico)

 

Anomalisa – Animazione. Regia di Charlie Kaufman con la collaborazione di Duke Johnson. Michael Stone ha scritto un best seller dal titolo “Come posso aiutarti ad aiutarli?” ed è a Cincinnati per una conferenza. E’ un uomo depresso, i contatti con la famiglia sono inesistenti, anche la sua immagine riflessa nello specchio gli è quasi sconosciuta. Ma nelle sale dell’albergo incontra Lisa, una ragazza diversa da tutte le persone che vede intorno a sé. Forse potrebbe essere la svolta della sua vita. Dall’autore di “Essere John Malkovich” e “Il ladro di orchidee”, animazione rigorosamente riservata al solo pubblico adulto. Durata 90 minuti. (Romano sala 3)

 

Attacco al potere 2 – Azione. Regia di Babak Najafi con Gerald Butler, Aaron Eckhart e Angela Bassett. Mentre il capo della sicurezza personale del Presidente americano decide di dare le proprie dimissioni visto che sta per diventare padre, il premier britannico muore all’improvviso. Con il convergere a Londra dei più importanti capi di stato, l’Internazionale Terroristica di radice islamica ha programmato un attentato. Durata 99 minuti. (Ideal, Lux, Massaua, The Space, Uci)

 

spotlight3Il caso Spotlight – Drammatico. Regia di Thomas McCarthy, con Mark Ruffalo, Rachel McAdams, Michael Keaton e Lev Schreiber. Una serie d’articoli, un’inchiesta e un premio Pulitzer per un gruppo di giornalisti del “Globe” di Boston – a seguito dell’arrivo di un nuovo direttore, Marty Baron, pronto ad affrontare tematiche importanti e certo non comode – che tra il 2001 e il 2002 misero allo scoperto, dopo i tanti tentativi di insabbiamento da parte del clero e in primis delle alte gerarchie ecclesiastiche, i casi di pedofilia consumatisi in quella città e non soltanto. Oscar per il miglior film. Assolutamente consigliato. Durata 128 minuti. (Centrale v.o., Eliseo rosso, F.lli Marx sala Groucho, Nazionale 1, Uci)

 

Il club – Drammatico. Regia di Pablo Larrain, con Alfredo Castro. In Cile, quattro sacerdoti vivono in una casa che s’affaccia sul mare, in solitudine e con la colpa di aver offeso il lato sacro della vita. A sconvolgere ulteriormente la loro esistenza sarà l’arrivo di padre Lazcano e di Sandokan che l’accompagna, vittima e testimone delle colpe commesse dall’uomo anni prima. Protagonista e regista dell’indimenticato “Tony Manero”. Durata 98 minuti. (Romano sala 1)

 

cinema salaDeadpool – Fantasy. Regia di Tim Miller, con Ryan Reynolds. Tratto dal fumetto della Marvel Comics. Niente a che fare con l’eroe tradizionale, l’opposto del politicamente corretto, umorismo e parolacce, il tutto condito da una buona dose di cinismo. Un B-Movie che negli States è un grande successo ai botteghini nonostante il suo divieto ai minori. Durata 107 minuti. (Greenwich sala 2, Ideal, Massaua, Reposi, The Space, Uci)

 

Fuocoammare – Documentario. Regia di Gianfranco Rosi. Gli sbarchi di Lampedusa visti con gli occhi del dodicenne Samuele. Orso d’oro al FilmFest di Berlino. Durata 107 minuti. (F.lli Marx sala Chico, Massimo 1)

 

Gods of Egypt – Avventura. Regia di Alex Proyas con Gerald Butler. Le divinità dell’antico Egitto, Horus e Set, chiamate in feroce lotta tra loro dal giovane Bek che con la donna amata vuole difendere e salvare il mondo e una prossima catastrofe. Durata 100 minuti. (Ideal, Reposi, The Space, Uci)

 

Legend – Thriller. Regia di Brian Helgeland, con Tom Hardy, Emily Browning e Chazz Palminteri. Già sceneggiatore di “L.A. Confidential” e “Mystic River”, Halgeland porta oggi sullo schermo la storia vera dei due fratelli Reggie (elegante e con un grande senso degli affari) e Ronnie (sanguinario, istintivo, dichiaratamente omosessuale) Kray, a capo di un’organizzazione malavitosa nella Londra degli anni Cinquanta e Sessanta, proprietari di una rete di night in cui erano ospiti fissi Frank Sinatra, Judy Garland e Shirley Bassey. Tom Hardy, già in predicato agli Oscar quale miglior attore non protagonista, sfoggia tutta la sua bravura ricoprendo il doppio ruolo, un vero one man show che non potrà che aumentare il suo successo. Durata 131 minuti. (Greenwich sala 3, Ideal, Reposi, The Space, Uci)

 

cinema salaMarie Heurtin – Dal buio alla luce – Drammatico. Regia di Jean-Pierre Ameris con Isabelle Carré. Ambientata nel XIX secolo, è la storia di Marie, una ragazza sorda e cieca, esclusa dal mondo, che, accolta in un monastero di Poitiers, viene amorevolmente seguita da Suor Margherita: con lei apprenderà il linguaggio dei segni, acquistando fiducia in sé e dimostrando a chi con scetticismo l’aveva avversata le proprie doti di umana sensibilità. Durata 95 minuti. (Classico)

 

Lo chiamavano Jeeg Robot – Fantasy. Regia di Gabriele Mainetti, con Claudio Santamaria, Luca Marinelli e Ilenia Pastorelli. Enzo è un ladruncolo romano che vive di espedienti. Una sera, inseguito dalla polizia, nelle acque del Tevere viene a contatto con un materiale radioattivo che gli conferisce sconosciuti ultrapoteri. Ad Alessia, appassionata di fumetti, piacerà considerarlo come un eroe dei suoi prediletti Manga nella lotta al male sempre in agguato, che questa volta ha le sembianze allucinate dello Zingaro. Opera prima. Durata 112 minuti. (Massimo 2, Reposi, The Space, Uci)

 

Pedro galletto coraggioso – Animazione. Regia di Gabriel Riva Palacio Alatriste. Il sogno di Pedro, sin da quando era pulcino, è quello di battersi con un grande campione, Sylvester Pollone. Ma bisogna anche salvare la fattoria in cui vive dal disastro economico. Durata 98 minuti. (Massaua, Reposi, The Space, Uci)

 

BATTISTON FILMPerfetti sconosciuti – Commedia. Regia di Paolo Genovese, con Marco Giallini, Edoardo Leo, Valerio Mastandrea, Giuseppe Battiston, Kasia Smutniak, Alba Rohrwacher. Una cena tra amici, l’appuntamento è per un’eclisse di luna, la padrona di casa decide di mettere tutti i cellulari sul tavolo e di rispondere a telefonate e sms senza che nessuno nasconda qualcosa a nessuno. Un gioco pericoloso, di inevitabili confessioni, che verrebbe a sconquassare le vite che ognuno di noi possiede, quella pubblica, quella privata e, soprattutto, quella segreta. Alla fine della serata, torneranno ancora i conti come quando ci siamo messi a tavola? Durata 97 minuti. (Classico, Eliseo sala grande, F.lli Marx sala Chico, Ideal, Lux 3, Massaua, Reposi, The Space, Uci)

 

REGALI FILMRegali da uno sconosciuto – The Gift – Thriller psicologico. Diretto e interpretato da Joel Edgerton con Rebecca Hall e Jason Bateman. Simon e Robyn incontrano un giorno per caso un vecchio amico di lui, Gordon, un invito a cena, visite sempre più frequenti, regali lasciati all’ingresso della loro nuova casa. Un susseguirsi di fatti improvvisi e inquietanti, i pesci morti nella vasca, la scomparsa del cane, Robin, assalita, che si scopre incinta. Film a piccolo budget, che s’insinua minaccioso a poco a poco nello sguarda dello spettatore, rimuovendo le certezza del buono e del cattivo, sino alla sorpresa finale. Durata 108 minuti. (Lux sala 1, Massaua, The Space, Uci)

Remember – Thriller. Regia di Atom Egoyan, con Christopher Plummer, Martin Landau e Bruno Ganz. Zev, vecchio ebreo ospite di una clinica e affetto da demenza senile, viene spinto da Max a ricercare e ad uccidere il nazista, arrivato anni prima negli States, che nel campo di Auschwitz ha trucidato le loro famiglie. Il vecchio condurrà a termine il proprio compito: ma non mancheranno sconvolgenti quanto dolorose sorprese. Grande successo all’ultima Mostra di Venezia. Durata 95 minuti. (Romano sala 3)

 

Revenant – Avventuroso/drammatico. Regia di Alejandro Gonzales Iňàrritu, con Leonardo Di Caprio e Tom Hardy. Tratto da una storia vera. L’America dei grandi paesaggi e delle pianure sterminate, i pionieri alla ricerca di nuovi confini e delle pelli degli orsi. Uno di questi, Hugh Glass, nel 1823, viene attaccato da un grizzly mentre i suoi compagni lo abbandonano senza armi né cibo: il perfido Fitzgerald (Tom Hardy) gli uccide il figlio che ha avuto da una donna indiana. Di qui la sete di vendetta del protagonista, le imboscate, le uccisioni, gli stenti superati. Di Caprio, finalmente, in odore di Oscar, dopo essersi di recente già assicurato il Globe. Durata 156 minuti. (Greenwich sala 1, Massaua, Massimo 3 v.o.)

 

ROOM FILMRoom – Drammatico. Regia di Lenny Abrahamson con Brie Larson. Jacob Tremblay e William H. Macy. Tratto dal libro di Emma Donoghue (anche sceneggiatrice) incentrato sulla recente storia dell’austriaco Josef Fritzl, condannato al carcere a vita, è la storia di Ma’ e Jack, madre e figlio segregate per anni in una stanza, senza alcun contatto con il mondo esterno. Una vita sotterranea, che Ma’ ha cercato d’inventare giorno dopo giorno, tra affetti e protezione. Un giorno gli rivelerà che al di là di quelle pareti esiste la vita, quella vera. Premio Oscar alla Larson come migliore interprete femminile. Durata 118 minuti. (Eliseo blu, F.lli Marx sala Harpo, Nazionale 2, Uci)

 

Suffragette – Drammatico. Regia di Sarah Gavron con Carey Mulligan, Helena Bonham Carter esuffragette23 Meryl Streep. Nella Londra di inizio Novecento, sono gli anni della Women’s Social and Political Union, la giovane Maud, fin da bambina al lavoro in una lavanderia, vittima di maltrattamenti e abusi, trovandosi un giorno a perorare la giusta causa dinanzi a Lloyd George in persona, prende coscienza della reale situazione in cui versano le donne e partecipa a scioperi e boicottaggi. Manganellate e arresti, nonché l’allontanamento dalla figlia che un marito insensibile e prepotente darà in adozione ad una coppia, non la distolgono dalla certezza di essere sulla strada giusta. Durata 106 minuti. (Due Giardini sala Nirvana, Romano sala 2, Uci)

 

The Danish girl – Biografico. Regia di Tom Hooper, con Eddie Redmayne e Alicia Vikander. Einar Wegener fu un pittore paesaggista nella Copenhagen degli anni Venti, felicemente sposato a Gerda, pur essa pittrice. Un giorno posa per la moglie sostituendo la modella andando incontro a una seconda vita nelle vesti di Lili Elbe. L’amore di una coppia, una donna che guiderà il marito alla scoperta della sua autentica identità sessuale. Wegener sarà il primo uomo a tentare un’operazione per il cambio di sesso. Alla Wikander l’Oscar quale migliore attrice non protagonista. Durata 120 minuti. (Ambrosio sala 1, Centrale v.o., Due Giardini sala Ombrerosse, Reposi, The Space, Uci)

 

The hateful eight – Western. Regia di Quentin Tarantino, con Kurt Russell, Samuel L. Jackson, Jennifer Jason Leigh, Tim Roth. All’indomani della Guerra di Secessione, tra le montagne del Wyoming, una tempesta di neve blocca in una stazione di posta una diligenza e nove persone, un cacciatore di taglie con la sua prigioniera da condurre alla forca ed un collega di colore un tempo arruolato a servire la causa dell’Unione, un generale sudista, un boia e un cowboy, un messicano e il conduttore della diligenza, il nuovo sceriffo di Red Rock. Tensioni claustrofobiche mentre qualcuno non è chi dice di essere, sino alla violenza finale. Musiche di Ennio Morricone, già vincitore del recente Globe e prossimo (?) a salire sul podio più alto degli Oscar. Durata 180 minuti. (Ambrosio sala 2)

 

Tiramisù – Commedia. Regia di Fabio De Luigi, con Vittoria Puccini, Fabio De Luigi e Angelo Duro. Antonio è un grigio informatore medico che giorno dopo giorno tenta di vendere i propri prodotti senza un minimo di verve e di immaginazione. Vicino a lui l’amico idealista, il cognato che non bada a nulla pur di far la bella vita e una moglie paziente e rassegnata (ma non troppo) che prepara ottimi tiramisù per le public relations del consorte. Opera prima. Durata 95 minuti. (Ideal, Massaua, Reposi, The Space, Uci)

TRUMBO FILML’ultima parola – La vera storia di Dulton Trumbo – Drammatico. Regia di Jay Roach, con Bryan Cranston, Helen Mirren, Diane Lane. Negli anni della Hollywood colpita dalla “caccia alle streghe” del senatore McCarthy, lo sceneggiatore Dulton Trumbo è inserito nella “black list” che raggruppa famosi nomi della Mecca del cinema. Perderà il lavoro, vincerà due Oscar lavorando sotto falso nome, verrà riabilitato solo anni più tardi, anche grazie ad attori come Kirk Douglas e a registi come Otto Preminger. Un pezzo di storia americana da vedere e ripensare. Eccellente protagonista Bryan Cranston, candidato all’Oscar. Durata 124 minuti. (Ambrosio sala 3)

 

Zootropolis – Animazione. Regia di Byron Howard, Rich Moore e Jared Bush. Le avventure della coniglietta Judy nella capitale del mondo animale, nelle vesti di fresca poliziotta. Con la volpe Nick, fino a quel momento disposta a campare di espedienti, dovrà affrontare chi ha sequestrato i 14 animali che tutta la città sta cercando. Durata 108 minuti. (Ideal, Lux sala 1, Massaua, Reposi, The Space, Uci)